Tumgik
#li saluta tutti
spettriedemoni · 2 years
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Elettrichino
A Tigrotto piacciono le FIAT 600 e le Panda vecchie oltre alle vecchie 500 così come le nuove 500, sia quelle normali che le 500L e 500X.
C'è poi questo autobus elettrico che Tigrotto ha preso solo una volta. Ha il numero 10 ed è il massimo per lui.
Lo chiama "elettrichino" perché gli ho spiegato che è elettrico.
Mi fa sorridere ogni volta che lo chiama così.
Elettrichino
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yomersapiens · 10 months
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Ho una giara di biscotti. Ok forse è un barattolo ma la parola giara mi piace di più, ha più fascino. Io amo i biscotti e amo inzupparli un pochetto nel latte a fine colazione. Mai più di tre, più di tre è peccato e vuol dire che qualcosa sta andando storto nella mia vita. Tre è il numero perfetto di biscotti. Vuol dire che sono bravo a fingere che tutto stia andando bene. Compro diversi pacchi di biscotti ogni volta che ne trovo qualcuno interessante e che non ho mai provato. Poi li apro e li riverso nella giara. Mi piace guardarli da fuori (ovviamente perché non credo di riuscire a potere mai entrare nella giara, anche se mi piacerebbe molto restringermi a tal punto da entrarci) e da fuori è come osservare i vari strati dell'evoluzione del mio appetito. Sono una di quelle persone che non riesce a finire le cose, soprattutto i biscotti. Se li mangio tutti poi smetteranno di esistere (non ritengo plausibile l'andare a comprare nuovamente lo stesso pacco) così lì lascio depositare sul fondo. Sono i superstiti, quelli che ho risparmiato. Si accalcano e fanno salotto nelle profondità della giara e accolgono i nuovi arrivati. Così ora ce n'è uno per specie. Quello al cioccolato saluta il compagno alla mela che parla con una gocciola che sta vicino a un pan di stelle che trae ispirazione da un cookie triplo caramello che è attratto da uno all'avena dalle proprietà snellenti. Mi piace molto la mia giara. Una volta facevo la stessa cosa con le persone. Cioè no, non ho una giara piena di cadaveri umani. Nemmeno una cantina. Intendo con le storie passate. Non volevo finissero mai e le lasciavo a depositarsi nei fondali dei miei pensieri. Dare l'ultimo saluto mi sembrava una brutalità. "Metti che poi torna? Io lascio la porticina aperta..." pensavo mentre tutto restava spalancato. Storia dopo storia la metaforica giara si riempiva e non era possibile quasi far entrare niente di nuovo, per questo poi mi toccava sempre dire "Scusate, siamo pieni, provate a passare più avanti". Poi non so cosa è successo, è come se il passato abbia fatto la muffa o forse sono stato io a decidere che era ora di sgomberare e ho fatto piazza pulita. Sempre nella mia testa però, non c'era bisogno di andare ad avvisare che avevo chiuso, cioè vi immaginato se dopo mille anni torna uno e vi dice "Sappi comunque che ora ho chiuso!" e tu sei lì che cerchi di ricordarti chi era sto qua. Ho evitato brutte figure. Dovevo chiudere per me stesso e l'ho fatto e la giara ora è vuota. Quella delle persone del passato eh. Quella di biscotti non potrà mai essere vuota perché io amo i biscotti come finale di colazione. Sempre tre. Mai più di tre. Tre è il numero perfetto di biscotti e poi se hai più tipologie di biscotti puoi mangiarne tre per tipo! È così che funziona, fidatevi di me, io sono un esperto.
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generalevannacci · 4 months
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Andrea Masala
Ci volevo dire a Ernesto a Galli a Della e a Loggia che anche oggi l’insegnante di sostegno che era in classe con me alla terza ora sta prendendo, in questo momento, un treno per tornare a Priverno. Lo fa tutti i giorni. Prende un regionale a sue spese alle 5 di mattina e ritorna col regionale alle 8 di sera. Fa da mangiare ai figli, li prepara per il giorno dopo e li saluta perché non li vedrà a colazione ma a cena.
La stessa cosa l’insegnante di sostegno della quarta ora. E quella della quinta ora. E quella della sesta.
Con uno Stato che non solo non gli organizza un lavoro vicino casa, ma neanche gli associa allo stipendio (vergognoso) un abbonamento per treni veloci. L’alta velocità non è per la bassa manovalanza.
Ogni santo giorno un esercito di insegnanti di sostegno e di maestre elementari si sottopone a questa tortura per uno stipendio da fame, decurtato dal costo dei trasporti. Cambiano le destinazioni ma sempre verso un sud ad autonomia differenziata reale, parte di una quistione meridionale che si approfondisce sempre più, di una secessione di fatto che non interessa a nessuno.
Tra loro anche prof ordinari e perfino presidi.
Ogni giorno le famiglie romane possono avere la certezza che le scuole accoglieranno i loro figli grazie a questa migrazione quotidiana, a questo import-export di competenze e cura.
Altrimenti sarebbero chiuse.
Ogni giorno le stesse famiglia possono leggere sui giornali dei benestanti un intellettuale benestante che insulta chi si prende cura dei loro figli.
Perché accettiamo tutto questo? Per lo stesso motivo per cui abbiamo accettato la precarietà più estesa d’Europa, la fine del servizio sanitario pubblico, la cacciata dei giovani dal paese, i salari più fermi d’Europa, il territorio più devastato d’Europa, l’aria più inquinata d’Europa.
Qual è questo motivo? Semplice: pensare che il problema sia la destra che si chiama destra e il suo personale politico e non le cose di destra che fanno tutti. Essere ingaggiati da 30 anni in questa crociata quotidiana fatta di bandane, olgettine, treni fermati, golpe quotidiani… Una crociata-fiction in cui ci siamo arruolati, lasciando soltanto un momento la nostra vita di là, nel camerino già vecchio, tra un manifesto e lo specchio.
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libero-de-mente · 4 months
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DIALOGO CON UN CANE
Questa mattina, complice un ictus nottambulo (sicuro altrimenti non mi darei altra spiegazione), ho deciso di approfittare della gradevole temperatura per fare una camminata.
La salute, lo staccare mentalmente, bruciare calorie... niente di tutto questo, volevo uscire di casa. Punto.
Così intraprendo un percorso che ho fatto altre volte, sfruttando piste pedonali e ciclabili che mi danno moltissime alternative qui in zona, che mi permettono di camminare nella natura e lontano da strade trafficate. Insomma il silenzio tra alberi e campi, interrotto solo dalle voci di chi, chiacchierando tra loro, incontro sul mio cammino e i passi ritmati, come il respiro affannato, di chi m'imbatto mentre corre.
Già, quelli che corrono. Che impegno e costanza, i volti paonazzi, il sudore che fa brillare la loro pelle come se fosse quella dei vampiri alla luce del sole, quelli della saga di Twilight per intenderci.
Si vede, dalla loro espressione, che un divano a casa non ce l'hanno. Diversamente da me che mentre cammino so già dove mi butterò appena rincasato.
Poco dopo aver intrapreso la camminata incrocio un ragazzo disabile, seduto sulla carrozzina, con un cane al guinzaglio. L'ho incrocio spesso quando faccio queste uscite insane per la mia indole, sempre cortese saluta tutti. E tutti ricambiano. Così fa con me e io ricambio.
Bello salutarsi col sorriso ed essere ricambiati. Decido anche io di adottare questa strategia con chi incontrerò. Risultato: nessuno mi caga. Zero. Anzi al mio saluto mi guardano stranito.
Evidentemente la sedia a rotelle ha quel suo perché che fa scattare la solidarietà, per uno sulle sue gambe no.
Così mentre cammino e vengo doppiato, triplicato e via a crescere dagli stessi volti o dalle stesse natiche, si quelle femminili a volte mi incitano a correre... dietro loro come stimolo motivazionale sia chiaro.
Dopo una curva mi ritrovo dietro una donna, capelli biondi ben curati, indossa dei jeans e un bellissimo cappotto. Scarpe rialzate con un tacco. Non è una mise da jogging ne da camminata. Intatti con lei e al guinzaglio c'è un magnifico esemplare di cairn terrier.
La bestiola mi "sente" e subito si gira, anzi si ferma a guardarmi e la sua accompagnatrice umana si accorge della mia presenza proprio perché il cane si è fermato. Tirandole il guinzaglio.
Cerco di superarli ma niente, il cane scodinzolando mi punta e vuole salutarmi. Mi cerca. Guardo la donna che lo sta portando al guinzaglio, cerco un'intesa con lo sguardo come per avere il suo consenso.
Ma avendo entrambi gli occhiali da sole scuri non riesco a interpretare nulla. Così prendo l'iniziativa decidendo di accosciarmi, con il cane che mi fa le feste.
- Sai - gli dico - lo so che non dovevo accosciarmi, che ora dovrò aspettare che passi uno robusto per aiutarmi a rimettermi in piedi - la donna sorride divertita - ma io devo dirti una cosa.
Vedi tutti questi umani che corrono? Ecco io li ammiro, un giorno sarò come loro, allenato, e correrò anche io.
Senza distogliere lo sguardo dal pelosetto sento lei ridere di più.
- Come dici? - rivolgendomi sempre al carin terrier - Si hai ragione. Meglio non correre che c'ho una certa età. Promesso non lo farò. Come scusa? - a questo punto porgo l'orecchio al cane come se lo stessi ascoltando, la padrona è completamente partita in una risata dietro l'altra - Si, si certo. Hai ragione! - prendendo il musetto del cane gentilmente tra le mie mani - Farò come mi consigli. Appena arriverò a casa prenderò quella fetta di pizza avanzata da ieri sera e la mangerò.
A questo punto lei, la donna si intromette nella conversazione privata: - Ma gli risulta simpatico, non è così avvezzo a farsi coccolare e scodinzolare agli estranei. In realtà risulta simpatico anche a me, ma cos'è tutta questa simpatia?
- Vede - le rispondo - credo si tratti di empatia tra esseri viventi, ogni tanto capita sa? E come se si fosse connessi tra di loro. Vede? Il suo cane mi sta leccando e mi dà dei piccoli leggeri morsi come a dire "Ti voglio bene", ora mi chiedo una cosa...
- Cosa? Se posso sapere?
- Essendo stato leccato e morso dallo splendido cucciolotto, come nei film sui licantropi, con la Luna piena mi trasformerò in un Carinmannaro? Oppure sarà il cane a trasformarsi in uno Scemoumano? Guardi che se fossi in lei mi preoccuperei. Tanto anche.
Mentre lei ride oramai senza ritegno buttando la testa all'indietro, io rapido ne approfitto per rialzarmi. Un po' per cercare di sfuggire al suo sguardo mente goffamente mi rialzo, un po' perché le gambe stavano per andarmi in cancrena.
Quando torna a fissarmi sono in piedi. Mi guarda e io le dico: - Si mi sono alzato senza dire "oplà", lo so è un patetico tentativo di dimostrare meno anni di quelli che ho. Però guardi, se vuole, mentre ammiro il suo cane mi posso mettere le mani dietro la schiena. Come gli umarell.
- Sto morendo giuro - mi dice mentre con la gamba sinistra leggermente piegata verso la gamba destra piega il busto in avanti dal ridere - Ah ah ah ah!
Guardo il cane, scodinzola come se percepisse questa ilarità nell'aria. Lo saluto, accarezzandogli amorevolmente la testa.
Mi guarda con uno sguardo particolare. Che non comprendo.
Saluto l'umana con il cane che si lascia scappare "magari ci rivediamo" e riprendo la camminata come se nulla fosse.
Penso allo sguardo del cane, cerco di interpretarlo.
Ma l'unico pensiero che mi esce è del tipo "Dai non fare lo stronzo. Mi costringe a guardare Beautiful tutti i giorni, con me sul divano. Mentre da anni guardiamo quella pallosa soap opera in cui Brooke Logan si è sposata ventordici volte, lei è sempre single. Speravo che almeno tu..."
Bastardo! Mi voleva fregare con quel musetto carino e coccoloso.
In tutto questo non le ho nemmeno chiesto il nome. Del cane dico, che frana sono.
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gcorvetti · 8 months
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Così è la vita.
Ieri mi è arrivato un messaggio su whatsapp del pianista, l'ultimo risaliva a Gennaio, se qualcuno avrà letto i miei deliri passati sa bene che sto tizio che uno del gruppetto degli 'amici', autodefinito 'gli stronzi' così, un gruppetto di italiani all'estero goliardico a base di alcol e erba, neanche a dirlo ero il più grande tutti gli altri intorno ai 30 e qualcuno sui 35. Fatto sta che nel mio cambio pelle e la partenza della maggior parte dei ragazzi, quelli che sono ricercatori e con una testa così, siamo restai in 3 sto pianista, io e un pizzaiolo. Onestamente a parte il cambio interiore e la situazione che si è andata a sfumare ho preferito chiudere con sti due, poi col pianista c'era anche stata una specie di collaborazione finita male non so neanche il perché se è stata colpa mia, se a lui non andava o se si è messa nel mezzo la sua ragazza e quindi ho dovuto dire addio ad un progetto musicale decente, commerciale si ma decente, e questa cosa mi ha parecchio irritato. Fatto sta che mi ha scritto e vorrebbe incontrarmi per un caffè. E' partito un dibattito con Spock che per natura da sempre una secondo opportunità alle persone, per sbagliare, anche io ma già il fatto che lui non sia più la stessa persona che ho conosciuto, da quando si è messo con sta qua (che ha anche sposato) lei l'ha cambiato così tanto che non è più la stessa persona, detta bassa bassa 'le ha dato i coglioni' e per come la vedo io se ti fai manipolare così non sei una persona che può starmi accanto. Quindi ieri ho saltato la risposta, oggi ho iniziato a pianificare alcune cose per fare dei video di idee musicali sperimentali e mi è venuto in mente che è meglio che rispondo a sto tizio prima che si irrita pensando che non gli voglio rispondere e che lo piscio, non sono mica un millenials che ghosta le persone. Non capisco cosa c'è di così strano, cosa non comprende di questa situazione, ci si incontra si passa un periodo insieme perché c'è una magia (chiamiamola così) quando la magia finisce e non ci sono motivi specifici ci si allontana punto, la vita è così, se ci si incontra per strada ci si saluta e magari li può scapparci il caffè, ma onestamente non saprei di cosa parlare con lui, che è uno di quelli inquadrati, accademico, ma che nella sua visione della vita non contempla la musica come passione vitale, ha fatto anche il conservatorio (il signore da il pane a chi non ha i denti, detto siculo), non parla mai di musica, non ha mai scritto una canzone, non dico una sinfonia o un brano per pianoforte ma proprio una canzonetta, se gli parli di musica sposta subito il discorso ad altro, sapete quanto per me la musica sia indispensabile non c'è attimo che non ci penso. Comunque, gli dirò che non ha senso quello che dice, visto che scrive che gli dispiace che non ci vediamo più. Ah dimenticavo, negli ultimi mesi i due simpaticoni mi contattavano solo per dei favori, cosa che io odio profondamente, sarà anche per questo che li ho allontanati. Lo sfanculizzo alla Mascetti con una supercazzola d'antologia 🤣​
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l-incantatrice · 2 years
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Come si cambia....
Come si diventa estranei .....
Come non ci si saluta più.....
Come tutto si perde.....
Come si fa ....si dimentica tutto ...
Risate...malinconie...confidenze...
Si dimenticano le parole dette con sincerità.....
E poi si ricorda solo ciò che si vuole ricordare...la parte egoistica ....dove tutti vogliono avere ragione ...
Cos'è la vita in compenso?! Solo meteora che sfavilla per un attimo...oppure è il rapporto umano tra persone che si vogliono bene....?!
La vita continua....vero....ma i ricordi li porti con te ....quelli importanti e veri !!!
Pensieri in libertà pagina Facebook
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susieporta · 4 months
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Per guardare una donna devi stare fermo.
Quasi immobile..Devi osservarla mentre saluta gli ospiti, uno ad uno, alla fine della cena.
Per ciascuno un saluto differente,
una mano diversa.
La risata, la cordialità, la carezza.
Per guardare una donna devi attendere che la porta si chiuda, e gli amici se ne siano andati‘ Quello non lo inviteremo mai piu!’‘ Loro invece sono stati amabili’
E tu, fermo.
Allora vedi il trucco che si sgonfia meravigliosamente, il tacco gettato in aria.
La stanchezza, la caduta sul divano.
Devi guardare come accarezza i riccioli di tua figlia quando, stanca, lei s’avvicina, perché vuole piu’cura di tutti gli altri ospiti.
Mani che affondando in riccioli inestricabili, e li sciolgono
Poi devi lasciarla addormentare, muoverti in silenzio.Per guardare una donna, tutta una donna, devi saper restare immobile.
Spesso, ci vuole una vita.
Urbe, a presto
Maurizio Montanari
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curiositasmundi · 5 months
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Tema: Il mio vicino che fa casino
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Il mio vicino che fa casino abita di fronte a me, nel condominio dall'altra parte della strada allo stesso piano, l'ultimo.
A guardarlo sembrerebbe affetto da una qualche sindrome cromosomica: sotto una zazzera di capelli e dietro a occhiali con la montatura grossa gli guizzano occhi piccoli chiari molto reattivi, a dispetto di una stolidità facciale che a volte si adombra, a volte s’incanta e talaltre si allarga in un ebete sorriso estatico.
Ha movenze scimmiesche e si sposta nello spazio in maniera bizzarra come per prender la rincorsa con la parte inferiore del corpo mentre quella superiore non sembra ancora preparata, o se qualcuno lo chiama o si è ricordato di botto di una cosa che doveva fare, parte tuffandosi con la parte superiore mentre quella inferiore sta ancora dirigendosi in un'altra direzione.
Lui non parla, urla, perché ha una voce nasale che deve compensare col volume, così da raggiungere il timbro di un elettroutensile da cantiere. Le telefonate le fa tutte col vivavoce a palla in modo tale che l'intera via sappia tutti i suoi cazzi e controcazzi. Lui non chiude le porte, le sbatte. Non tira giù le tapparelle, le schianta. Non lava i piatti, li fracassa nell'acquaio. Quando la domenica fa le pulizie si sentono boati sordi, agghiaccianti stridii di mobili trascinati e l’aspirapolvere fuori giri e vicino all'implosione, come se stesse aspirando dentro un sacchetto di plastica. Il mio vicino ha uno scooter che non si avvia, ed è capace di stare sotto casa dieci minuti col motorino di avviamento che singhiozza in agonia finché miracolosamente il motore parte con una latrato lancinante e una fumata che la Terra dei fuochi lévati. Lui grugnisce soddisfatto e parte a palla di fuoco attraverso il quartiere e lo si sente per un po' in lontananza, come poi lo si sente ritornare, dove si ferma davanti al suo box a basculante che lui ha motorizzato con un accrocchio che trasmette le vibrazioni a tutti i box di lamiera adiacenti al suo, cosicché quando lo apre pare che si apra il ponte di un traghetto. L'apertura impiega un minuto buono e la chiusura anche, minuti in cui lui assiste contemplando soddisfattissimo il movimento del basculante col dito piantato sull'interruttore apri/chiudi. Poi entra nel portoncino d'ingresso del condominio, lo sbatte per bene e sale le scale pestando i piedi per tre piani fino a richiudersi il portone blindato di casa con una detonazione da mina navale. Il mio vicino che fa casino quando m'incontra mi fa un sorrisone salutandomi con la mano come i bambini e con un caloroso Tao! Infatti ha una dizione tutta particolare, T e C si interscambiano volentieri come le B e P e forse altre lettere, cosicché se ne esce con esilaranti frasi tutte da interpretare e dai suoni fanciulleschi e al tempo stesso aramaici.
A dispetto delle sembianze e del suo portamento il mio vicino non solo ha un'attività in proprio che gli dà da vivere, ma ha anche una figlia avuta con una bella donna, penultima di una serie di belle donne che dopo pochi anni o anche solo mesi lo hanno lasciato. Che sia per una questione di decibel, modalità irruente, o magari anche doti amatorie che compensano le sue balzane caratteristiche -le quali nel tempo però mal si conciliano con la vita di coppia- non è dato sapere. Di sicuro è un tipo con molti amici che gli vogliono bene e talvolta lo riportano a casa anche nel cuore della notte e che lui saluta festosamente in mezzo alla strada con altisonanti Tao, ti veghiamo domagni, tao, tao, tao! Tirando giù dal letto i tre condomini adiacenti, tra cui il mio. Ma al mio vicino che fa casino non gli si può voler male, è semplicemente il contrario di chi attraversa la vita sottovoce e in punta di piedi, lui l’attraversa come un uomo-orchestra, solo che con tutti gli strumenti musicali indossati inciampa, ruzzola, sbatte, sfascia, facendo un casino pazzesco che allarma, fa soprassaltare e indigna tutta quella quieta e brava gente che si pasce nella pigra routine delle cose che non accadono, lui gli entra nel sonno svegliandoli almeno per un po’ sautantogli tangissimo con un fottissimo tao! Quando andrò via da questa casa, a differenza di altri, il mio vicino che fa casino un po’ mi mancherà.
Tao!
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sciatu · 1 year
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Otto templi vi sono in quel di Agrigento, ognuno nell’antichità dedicato ad un dio potente e generoso. Io li visito chiedendo il perché, i segreti e la magia di quanto chiamano amore (da un idea di @aphroditeurania22).
Υπάρχουν οκτώ ναοί στον Ακράγα, ο καθένας στην αρχαιότητα αφιερωμένος σε έναν ισχυρό και γενναιόδωρο θεό. Τους επισκέπτομαι ρωτώντας γιατί, τα μυστικά και τη μαγεία αυτού που λένε αγάπη (από μια ιδέα της @ Aphroditeurania22).
TEMPIO DI VULCANO (EFESO) - Piccole differenze vi erano tra il dio Vulcano dei Romani ed il dio Efeso dei Greci. Alla fine, il costruttore delle armi degli dei e il marito di Venere vennero assimilati ad una unica divinità. Tra gli antichi romani, nel momento del sacrificio venivano accesi tre fuochi. Uno di questi era quello dedicato a Vulcano ed era posto ai margini dell’area cerimoniale per distruggere i demoni che avrebbero contrastato la cerimonia. Per questo motivo ad Agrigento, il tempio di Vulcano era stato costruito a parte, fuori dalle mura a protezione dai male oscuro.
Tempio di Vulcano - Tutti si stupiscono come possa essere tu che pieghi il ferro dandogli forme mortali, proprio tu che vivi nell’antro oscuro del nero monte, tra le fiamme e le scintille del fuoco distruttore, come possa essere tu coperto di cenere e difettoso nel corpo il marito di chi tra le dee, è pura bellezza, è assoluta perfezione che domina i cuori, accende le passioni, genera i desideri, concepisce i peccati e giustifica la loro redenzione. Tu, padrone di diritto ma non nella realtà, della bellezza assoluta, amante per legge, tradito per destino, amante inutile e provvisorio. Tu divorato dalla gelosia, dal possesso negato, dal diritto rubato, che vivi nell’oscurità del tuo lavoro il tuo oscuro dolore, con cui pieghi il ferro, con la tua rabbia che armi i forti solo perché mietano le vite che la tua gelosia vorrebbe cancellare. La gelosia, desideri rubati, voglie tradite, passione omicida, amore avvelenato nell’odio, fuoco distruttore, anima che annega nell’amore cannibale, nella sua terribile negazione. A te vengo e porto doni come un malato che ne vista un altro, come un carcerato che tra le sbarre ne saluta un altro chiedendoti la forza e la pazienza che porti un giorno alla pace, ma non la pietà, non il perdono che lei non ha e che non mostra con la bellezza delle sue forme donata ad altri sacrileghi e falsi. L’amore è follia, è una nave che nelle tempeste non riusciamo a governare, un puledro che non obbedisce, un fuoco che accendiamo per diletto e che poi ci divora. Tu sai quanto sia l’amore dolore e vergona, sai la vetta che con le sue illusioni promette e l’abisso in cui la sua disillusione ci scaraventa: tu conosci l’inganno che esso è, le sue promesse negate, le aspettative tradite, la sua falsa eternità. A te vengo a chiedere conforto e cura, perché l’amore rende gli uomini dei e i dei, uomini mortali e sofferenti, l’amore nessuno rispetta e tutti tradisce.
TEMPLE OF VULCANO (EFESUS) - Small differences existed between the god Vulcan of the Romans and the god Ephesus of the Greeks. Eventually, the weapon maker of the gods and the husband of Venus were assimilated into a single deity. Among the ancient Romans, three fires were lit at the time of sacrifice. One of these was the one dedicated to Vulcan and was placed on the edge of the ceremonial area to destroy the demons that would have thwarted the ceremony. For this reason, in Agrigento the temple of Vulcan was built separately, outside the walls to protect against dark evil.
Temple of Vulcan - Everyone is amazed how it can be you who bends iron giving it mortal shapes, you who live in the dark cave of the black mountain, among the flames and sparks of the destructive fire, how you can be you, covered in ashes and defective in the body, the husband of who among the goddesses, is pure beauty, is absolute perfection that dominates hearts, ignites passions, generates desires, conceives sins and justifies their redemption. You, master by right but not in reality, of absolute beauty, lover by law, betrayed by destiny, useless and temporary lover. You devoured by jealousy, by denied possession, by stolen right, who live your dark pain in the darkness of your work, with whom you bend iron, with your anger who arms the strong only because they reap the lives that your jealousy would like cancel. Jealousy, stolen desires, betrayed desires, murderous passion, love poisoned in hate, destructive fire, soul drowning in cannibal love, in its terrible denial. I come to you and I bring gifts like a sick person who sees another, like a prisoner who greets another between bars asking you for the strength and patience that will lead one day to peace, but not the pity, not the forgiveness that she does not he has and which he does not show with the beauty of his forms given to other sacrilegious and false ones. Love is madness, it's a ship that we can't manage in storms, a foal that doesn't obey, a fire that we light for pleasure and that then devours us. You know how much pain and shame love is, you know the summit that with its illusions promises and the abyss into which its disillusionment throws us: you know the deception it is, its promises denied, its expectations betrayed, its false eternity. I come to you to ask for comfort and care, because love makes men gods and gods, mortal and suffering men, love respects no one and betrays everyone.
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Terza ed ultima parte
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Ora che la profezia si è compiuta, Satana può tornare sulla Terra e dare inizio a 2 milioni di anni di tenebre. Si apre quindi un varco dal quale escono Satana, Saddam e in seguito Kenny. I soldati cercano di sparare a Saddam ma lui è invulnerabile. Gli scagnozzi di Satana iniziano a portare devastazione. A questo punto. Sheila si rende conto di aver fatto una gran cazzata. C’è voluto Satana per farglielo capire! A Saddam gli prende bene e inizia a comandare e a schivizzare tutti, spodestando Satana. Kenny chiede a Satana di fare qualcosa ma non può, essendo ancora sotto l’influenza di Saddam. Saddam ordina di costruire una statua con le sue sembianze nel punto dove si trova “quel ragazzino ciccione”, ovvero Cartman. Il ragazzo si offende e arrabbiato impreca. Una delle scariche del V-Chip, ormai guastatosi, colpisce uno dei demoni annientandolo. Cartman capisce che il guasto del V-Chip, causato dalla scossa, gli ha fornito i superpoteri ed è capace di annientare i demoni e incoraggiato da Kyle (cosa scioccante: Kyle che incoraggia Cartman a fare qualcosa!) inizia a pronunciare le peggio oscenità e dirige le scariche elettriche contro Saddam, da cui non riesce a difendersi (tra l’altro, battaglia in puro stile Dragon Ball!).
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Capendo di non poter vincere, chiede scusa a Cartman e gli dice che cambierà (di nuovo, come no!). Tra lo sgomento generale, Cartman sembra davvero risparmiarlo ma dopo si gira e pronuncia l’ultima sequela di parolacce, di cui la finale è “Barbra Streisand” e colpisce nuovamente Saddam.
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Quest’ultimo chiede a Satana di aiutarlo, insultandolo nuovamente e Satana, che finalmente ne ha abbastanza (OOOOHHHH!), lo getta nella fossa degli Inferi, dove muore impalato. Satana è finalmente libero dalle angherie di Saddam e ritrova fiducia in sé stesso e dà il merito a Kenny, che gli aveva fatto capire che doveva allontanarsi da lui. L’avevo detto! Kenny miglior terapista di coppia di sempre! Per ringraziarlo gli concede un desiderio che esaudirà. Kenny potrebbe chiedere di tornare in vita o di andare in Paradiso ma decide invece di esprimere il desiderio che tutto torni com’era prima della guerra. Stan gli chiede se ne è sicuro e Chef gli chiede se è consapevole che esprimendo questo desiderio dovrà ritornare all’Inferno e Kenny risponde che si, ne è consapevole però vuole comunque il bene per loro. Satana accetta di esaudire il desiderio ma rimugina sul fatto che sarà destinato a vivere all’Inferno da solo. Vede improvvisamente sotto di sé Mr. Cilindro, il pupazzo del signor Garrison e decide di portarlo all’inferno con sé per compagnia. Stan, Kyle e Cartman ringraziano Kenny per il suo gesto e Kenny li saluta TOGLIENDOSI IL CAPPUCCIO, RIVELANDO IL SUO VERO VOLTO E PRONUNCIANDO LE PAROLE “ADDIO RAGAZZI”, SORRIDENDO (SIIIIIII!)!
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Kenny svanisce, Satana ritorna all’Inferno portando con se i suoi servitori, la zona di battaglia ritorna com’era prima della guerra e tutte le vittime (tra i quali Trombino e Pompadour) e i soldati uccisi ritornano in vita. Kyle fa notare a sua madre come sia stata ironicamente la boccaccia di Cartman a salvarli e Sheila si scusa con il figlio per averlo trascurato. Wendy bacia Stan (se non sbaglio è l'unica volta) senza curarsi del vomito che il ragazzo le riversa addosso per l’emozione. Stan chiede come farà ora con Gregory ma lei afferma che in realtà non gli mai piaciuto e lo manda a fanculo (Gregory visibilmente scioccato dalla cosa). Wendy cara, con tutto il rispetto sei un po' una paraculo. Hai fatto gli occhioni dolci a Gregory per tre quarti di film. Che poi, povero Gregory! Ha attuato il piano della Resistance e non ha ricevuto nemmeno un grazie. Vabbè. Stan esulta ringraziando il clitoride.
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Ed eccoci alla conclusione, con una ripresa da brividi della canzone di inizio film, dove tutti festeggiano la ritrovata pace tra americani e canadesi, la fine dell’astio nei confronti di Pompino e Pompadour e la gioia di vivere nel loro paesino pieno di gente problematica e cazzona (Mountain Town Reprise).
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All'improvviso Kyle indica una sottospecie di cometa che sfreccia verso il cielo: non è altro che Kenny, che per il suo sacrificio sta salendo in Paradiso tutti sulla Terra lo salutano felicemente. Due ragazze angelo completamente nude danno a Kenny la sua aureola e le sue ali e anche Kenny sarà adesso finalmente felice con il suo lieto fine, venendo accolto da un gran numero di donne nude.
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Durante i titoli di coda sentiamo una versione alternativa di “What Would Brian Boitano Do?". Dopo di essa sentiamo la canzone “Eyes of Child”, degna della fine di un film Disney. Nella scena post credit vediamo Ike, che sta ancora spettando che Kyle e la madre ritornino. Nel mentre vede un topo e lo mangia.
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FINE
Considerazioni finali:
Trovo che sia uno dei film d’animazione più sottovalutati di sempre come anche uno dei musical più sottovalutai di sempre. La colonna sonora è semplicemente magistrale!Sono convinta che se diventasse un musical a Broadway, sarebbe un successo. semplicemente geniale ed è in pieno stile South Park, con quell’umorismo e quella satira che da sempre lo caratterizza. Poi voglio dire, Kenny e Cartman salvatori dell'umanità! Il sacrificio da parte di Kenny te lo aspetti ma non Cartman che salva il culo a tutti! Va ricordato però che qui non siamo ancora alla quinta stagione, dove diventa "definitivamente malvagio" durante il primo episodio di essa, per quella sua azione memorabile e iconica che penso tutti conosciamo.
Il film tratta il tema della censura e della libertà di parola. Il film ci pone anche davanti ad una domanda. Di chi è la colpa se i bambini vedono cose non adatte a loro? Di chi le crea o dei genitori che non sanno cosa i figli vedano o facciano e che non sono nemmeno pronti a prendersi questa responsabilità? Il film è un grande dito medio ai chi criticava South Park per la troppa volgarità, soprattutto certi genitori, nonostante sia sempre stato uno show diretto ad un pubblico adulto. Vi consiglio di vederlo, anche se non avete familiarità con la serie TV. È stato così anche anche per me.
Ora qualche curiosità:
• La canzone “Blame Canada” venne candidata all’Oscar come miglior canzone e venne eseguita sul palco da Robin Williams ma non vinse.
• Questo film doveva essere la conclusione definitiva di South Park, che era arrivato alla fine della terza stagione e non era più molto seguito. Alla fine, il film ebbe così tanto successo che la serie continuò. Un consiglio: se volete vedere il film e la serie, iniziate con la serie e alla fine della terza stagione guardatelo. Durante la quarta serie, infatti, ci sono alcuni riferimenti agli avvenimenti del film e un mini-sequel incentrato su Satana che ora ha un nuovo compagno e finisce per ritrovarsi Saddam alla porta.
• Le canzoni del film sono una parodia/omaggio ai film del Rinascimento Disney e dei grandi musical come “Les Misérables”.
• Il film detiene il record sul Guinness dei primati come il film d’animazione in cui vengono pronunciate più parolacce e vari gesti e termini offensivi. Il totale è di 399.
Prima di salutarvi, vi lascio questa magistrale cover in italiano di "Blame Canada", che per quello che mi riguarda, potrebbe far parte del doppiaggio italiano
Non mi resta che dileguarmi. A presto, si spera.
Liz
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stregattasblog · 2 years
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17.06.22
Come si cambia....
Come si diventa estranei .....
Come non ci si saluta più.....
Come tutto si perde.....
Come si fa ....si dimentica tutto ...
Risate...malinconie...confidenze...
Si dimenticano le parole dette con sincerità.....
E poi si ricorda solo ciò che si vuole ricordare...la parte egoistica ....dove tutti vogliono avere ragione ...
Cos'è la vita in compenso?! Solo meteore che sfavillano per un attimo...oppure è il rapporto umano tra persone che si vogliono bene....?!
La vita continua....vero....ma i ricordi li porti con te ....quelli importanti e veri !!!
(Pensieri in liberta' fb)
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heresiae · 2 years
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E purtroppo ritornano
Da questo mese siamo in 40% in presenza, il che significa 8 giorni in un mese e, se sei intelligente, ne fai due a settimana per agevolare il ritorno a una semi normalità in ufficio.
Più o meno noi soliti noti (siamo cinque in totale) li stiamo facendo proprio così, anche se non sempre ci becchiamo negli stessi giorni. Il resto del team creativo non si capisce perché insiste a fare solo mezze giornate o dove chispiolo sia finito.
Poi ci sono gli account che, sia ringraziato Odino, ora non condividono più il nostro ufficio, ma devono comunque passare di qui se vogliono prendere un caffè alla macchinetta o l'acqua al distributore.
Oggi, per la prima volta in due anni e mezzo, rivedo lei, la nemesi della chiunque, torinese doc da generazioni, radical chic de sto ca***, cattocomunista e orgogliosa di esserlo, puzza sotto al naso mai celata: l'AccountRompicoglioni.
Entra nel nostro ufficio, saluta tutti e tutti "Ciao!", nient'altro, nessun "Come stai / Come va" o altro gancio da parte nostra. Ma lei, imperterrita, dimostra subito che non importa quanti mesi in lockdown abbiamo passato, non è cambiata di una virgola.
AR: "Oh, io comunque è il secondo giorno di fila che vengo in ufficio e non sto per niente bene".
Questo in una stanza dove pressoché tutti abbiamo già fatto più volte due giorni di fila per recuperare / perché sì in ufficio senza mai fiatare. Ma non preoccupatevi, se anche qualcuno avesse detto "beh, io è già un mese che faccio così" lei avrebbe detto che settimana scorsa ne ha fatti cinque e le è venuta la febbre per lo stress.
Perché deve essere chiaro: lei qui, è quella che soffre più di tutti. Sempre.
Cazzo se non mi era mancata.
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liberoisw199 · 11 days
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I preparativi erano durati alcuni mesi. Nell’epoca delle guide cartacee, dei soldi da cambiare, dei traveller-cheques, organizzare un viaggio oltremanica richiedeva un certo impegno. L’idea di partire senza avere una meta precisa, senza un posto dove dormire, cercando gli orari dei treni alla stazione era qualcosa di avventuroso. O almeno così sembrava a noi ragazzi di vent’anni che vedevamo Londra come il mito della libertà e della trasgressione. Che poi noi torinesi medioborghesi avevamo ben poco da trasgredire in una Londra già popolata di creste colorate di altezze impossibili, catene e abiti di pelle. I Sex Pistols spaccavano le chitarre e noi andavamo nei parchi a suonare i nostri quattro accordi melodici. Ma l’aria era carica di potenzialità inespresse, di possibilità infinite.
Chiesi una sigaretta a un signore e capii subito quanto fosse penoso il mio inglese: in una sola frase riuscii ad apostrofarlo con “hei tipo” e a dargli dell’omosessuale. Ma lui mi fece notare l’errore e non se la prese troppo.
E le ragazze: nel mio immaginario erano tutte come Patsy Kensit e ovviamente aspettavano solo un amante latino. La prima sera a Covent Garden mi seguirono due enormi ragazzi di colore e capii che era meglio fare un po’ attenzione.
E dire che quella storia era cominciata con i migliori auspici, pur nella fregatura. Eh si. Il mio amico del cuore, compagno di sempre, all’ultimo momento si era portato dietro la fidanzata. E questo menage-a-trois non mi faceva certo impazzire. Quindi per chiarire subito la situazione li mollai nel loro vagone e mi accodai a una bella ragazza bionda con zaino sulle spalle che poi si scopre tedesca. Che belli i treni con gli scompartimenti! Il viaggio fino a Parigi trascorse tra risate e chiacchiere, e la voglia pazzesca di baciarla e la timidezza insuperabile. E lei rideva e mi guardava. E certo era più disinibita di me, che stavo sempre a godere di sogni ad occhi aperti. Come diceva Pessoa: “manca sempre qualcosa. Un bicchiere, una brezza, una frase. E la vita duole quanto più la si gode e quanto più la si inventa”. Quanto mi piaceva quell’effetto da poeta un po’ inadatto, con le parole giuste e le citazioni che non andavano da nessuna parte. E il resto del mondo maschile era un’altra cosa.
Cercavo di imparare dai miei simili ma senza successo. E non mi piacevano neanche tanto.
Scena davanti a un pub inglese: lei è seduta con una birra in mano, sembra sola. Arriva un vichingo biondo, la saluta, dice quattro parole, e allo scoccare del trentesimo secondo ecco la frase: vuoi venire a letto con me? Cioè trenta secondi! Inarrivabili gli olandesi!
Londra si offriva in tutti i lavoretti possibili per italiani incompetenti: cameriere, aiuto cucina, chambermaid, preparazione hamburger…
Dopo quindici giorni i soldi stavano finendo e decisi di lavorare da Mc Donald. Tre giorni. Il terzo lo passai otto ore davanti a una piastra rovente di un metro quadro e mi chiesi cosa ci stavo a fare lì. Nel frattempo la convivenza in tre era diventata sempre più pesante… la nostra camera era in un condominio: un bagno al piano terra e uno all’ultimo piano. La corrente era a gettone e per risparmiare la sera si usano le candele. E il letto… era a castello con un materasso in più che si tirava fuori da sotto il letto e si metteva per terra. E io e Marco facevamo a turno per il posto nel letto di sotto. Quello di sopra era d’ufficio destinato ad Alessandra. Quando mi toccava il letto di sotto qualche volta mi svegliavo e notavo la rete sopra con una strana curvatura, come se ci fosse un doppio peso. E infatti c’era. E speravo di riaddormentarmi presto.
Forse era il momento di dichiarare conclusa l’avventura. Quando ti chiedi cosa ci stai a fare in un luogo o in una situazione è il momento di cambiare.
Ho sempre amato viaggiare da solo. Ti permette di entrare in contatto con tante persone, di comunicare, di conoscere. Di metterti alla prova.
Ricordo ogni emozione, ogni evento, mille aneddoti dei miei due “Inter rail”. E pur con tanti bellissimi viaggi fatti in seguito penso ogni tanto a quella foto, a quel gabbiano con la bandiera, a quel vento di libertà che ancora non sapevo sarebbe finito presto.
Foto mia no reblog please
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l’incompletezza. ogni mattino  mi alzo e so di non essere completo so  di non esserlo, semplicemente.
mi faccio il caffè, infilo i guanti, metto in moto l’auto mi accendo una sigaretta e abbasso il finestrino. fumo aria azzurra, e so di non essere completo.
so che quel che son alla fine è tutto un punto interrogativo svolto l’auto, semaforo, freno parcheggio, scendo entro in un bar, prendo un cafè da solo e telefono e so di essere incompleto.
rispondo a quel tale che mi dice delle enormi banalità, che crede che siano delle cose importantissime. e so di essere incompleto. lui è uno sciocco, vuoto e senza valori. io no, ma siamo incompleti. è che lui non lo sa, quindi chissà forse crede che le sue vanterie qualcuno ci creda e se annuisco, forse crede di essere felice. lui.
ma io so di essere incompleto.
faccio un altro tiro dal fondo - anche lui incompleto -  di una sigaretta,  fumo aria azzurra, quella che ti vendono per morire secondo i canoni di una società senza senso. getto la sigaretta via. e saluto dal lato opposto della via una vecchia amica
mi sorride, è così bella, lei sa di esserlo, ma finge di non saperlo; ha un cappello rosso alla francese , un baschetto di fustagno di gran marca credo e un vestitino nero aderente, e un cagnolino che sembra stupido che si guarda intorno con   l’ aria perennemente scocciata come dire mi vogliono fregare lo so, e abbaia. lei invece parla come se il mondo non avesse nulla da temere e da fare.
e come se il mio tempo non scorresse,
quelle due pupille fonde e allegre e brillanti decisamente affascinanti, ma per il resto, beh è un po’ come il suo cane, un po’ sciocca. si dice che cani e padroni si somiglino. … il cane, no decisamente no. non va.
buono giottino, buono e se lo porta in braccio, lui sempre nervoso lei sempre sorridente.
e mentre parla e vedo il suo seno duro e dirimpetto ballonzolare, e so che sono incompleto. so che sono incompleto e vuoto. questa sua vuotezza questa sua superficialità mi svuota, lo so… perchè le persone vuote mi svuotano di riflesso. ma loro no non sentono la mia incompletezza che li incompleta perché se si sentissero come me, smetterebbero di parlare e andrebbero via. via via via sgomenti. via via correrebbero via…. sempre più forte
questo  continuo senso di vuoto mi sgomenta, come fa a non sgomentare anche loro? forse è questa la loro incompletezza, che non capiscono la mia incompletezza
mi sorride, mi saluta, mi dice qualche ultima scemenza tipo di salutare non so chi, pronuncia nomi ma io non so chi siano. altri vuoti? un vuoto che chiede di salutare altri vuoti? che io non conosco!
“sì certo certo” rispondo cose a caso, tanto sono le futilità della vita i riti  di estranei che si incrociano,
e lei si volta per andarsene, il cane ringhioso e un po’ puzzolente in braccio. quasi inciampa sul suo ombrello di marca in vero legno, si riprende ride e il seno sobbalza florido e sodo. al che io afferro la mano e le chiedo, senti te ne vai già, non vuoi prendere qualcosa da bere invece ?
no no , mi dice, ho fretta…ma - si interrompe - facciamo un’ altra sera. certo, dico.  e mi da’ il suo numero “hai facebook?” mai avuto le rispondo, allora ti do’ il numero, dice. e mi da’ il numero. “….mai avuto facebook?” “già” rispondo. chiamami. e sorride  dicendolo.
mmm  e che è quel sorriso, io pensavo di starti antipatico da sempre? e sorride. o meglio per un istante ha sorriso con malizia. brevissimo impalpabile, ma io l’ho colto. colgo sempre le cose inutili e esiziali nelle persone. dettagli vacui. specie nelle donne. specie se mi piacciono , e mi voglio illudere. ma no, dai, non ho visto nulla…. mi immagino le cose. e intanto penso che sono incompleto. mi sento incompleto. no invece ha sorriso con un po’ di malizia. lo so, non mi sbaglio. il telefono rumoreggia. msg.  è lei. scrive:  “chiamami (emoticon che non capisco)”
non capisco mai gli emoticon, forse  quelli che hanno inventato gli emoticon dovevano essere stupidi o geniali:  sono tutti uguali, sono tutti simili, sono tutti insipidi, ma però tutti sanno tutto degli emoticons, quindi devono essere importanti, ma io no. perchè non hanno dettagli. non hanno sfumature . son solo delle cose gialle o colorate. e noi pare che sembriamo tanti bambini  che non sanno parlare e fanno disegnini buffi e  infantili “bravo Luigino che bella casa hai disegnato” ed è uno scarabocchio, ma mamma dice sempre che bello…
mittente stupido e ricevente accondiscendente  che finge che hai detto una gran cosa molto buffa e divertente e invece non gliene importa niente di quel disegnino giallo e trova te infantile che invece che parlare, disegni. o almeno io trovo tutto così sciocco e vano. penso. erano meglio i francobolli. penso. no, non era meglio. no. sì. …
e intanto mi sento  sgomento e incompleto. e penso che forse tra le sue gambe un po’ sarei completo, per qualche minuto. poi no penso di no, ma penso alle sue tette e le scrivo “certo” forse dovrei mettere un emoticon? ma son tutti uguali per me. penserà che sono stupido.
Che bella parigi quando eravamo insieme! E chissà  la mia amica del cagnolino, come si chiama… mmm Astrid? Astrea? .. Greta ecco come si chiama. Greta certo sarebbe bello Parigi con Greta, girare di giorno la grande ville lumiere, bere in qualche cafè, visitare qualche museo, sonnecchiare nei pigri pomeriggi nei parchetti o sulla Senna, e poi la sera tardi, sfilarle quel vestito nero, quelle calze nere fino all’inguine
mi volto, guardo il telefono e scrivo Greta in rubrica.. penso a quel leggero sapore di fragole e caramelle che ha la sua pelle. e quel suo occhio nero come la pece che dice qualcosa, sorride e insinua un’ intuizione di malizia, dicendo “chiamami”. chiamami. chissà
alzo la testa e guardo l’altro lato della strada, un fascio di sole del pomeriggio colora di arancio un muro di una casa, e una finestra intercetta e riflette  quel fascio che mi acceca. mi sposto. una signora porta la spesa. una bici va. le auto sfrecciano sul viale . mi giro, bar tabacchi- già  le sigarette. mi accendo una sigaretta, l’ultima a mano e mi fermo lì in questo non-luogo. tra marciapiede case strada e negozi. non è un posto perchè mi fermo? sto lì con un solo pensiero, che sono incompleto. sono incompleto e sto in un non-luogo.
#me
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sunsprivate · 4 months
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sono le 4:30 am del mattino, in questi giorni dormire non è una delle mie più grandi qualità, lo stomaco mi si contorce e molto spesso mi sembra quasi di affogare in me stessa, ma ciò che mi succede non penso sia d’interesse tuo. Non so nemmeno perché io ti stia scrivendo questa lettera ma parlarti sembra sempre impossibile quindi,
di sotto fondo ho “nei treni la notte” magari il nostro caro e vecchio frah quintale riuscirà a farmi scrivere qualcosa di grandioso. Non so se ti manderò mai questo messaggio, ma comunque penso che ormai sfortunatamente non ci sia più nulla da dire, devo solo reimparare a guardarti con gli occhi di una persona banalissima, incontrata per caso in un locale. Devo guardarti con occhi di chi non dovrà preoccuparsi più per te e che ti saluta solo che con un cenno. Non l’ho deciso io di sentire tutto questo per te e probabilmente per te sarò un peso, l’ennesima ragazzina scassa cazzo che non riesce a dimenticarti…e forse è così, ma non puoi negare che non ci sia stato qualcosa fra noi due, qualcosa di inspiegabile? Forse! Fa terribilmente male che non ci sarà mai più nulla? Non immagini nemmeno quanto.
Alla luce di tutto io mi farò da parte, altro non posso fare, le sceneggiate non fanno al caso mio, mi ritirerò semplicemente nel mio, guardandoti purtroppo non al mio fianco…
Io non so se il tuo volermi bene sia veritiero quanto pensi di dire, ma dal canto mio, il bene che ti voglio è più immenso di tutti i caratteri che posso inserire nelle note del telefono, io voglio che tu sia veramente felice, spensierato e senza preoccupazioni, senza che la tua vita sia accompagnata da quei mostri che ti porti dietro che avremo potuto combattere insieme se me lo avessi permesso.
Avrei tante…infinite cose da dirti ma penso che il momento delle sdolcinatezze sia giunto al termine, non fanno per me queste cose, come ben sai mi imbarazzo facilmente e molto spesso anche di quello che provo e di quello che sento, gesti plateali non li so fare, ma credimi che se avessi avuto bisogno di me anche alle 5 del mattino non avrei esitato a venirti a cercare.
Per ora io torno nel mio mutismo selettivo perché è l’unico modo che ho per non soffrire più di quello che sto soffrendo, per non finire nel baratro di un sentimento troppo grande per il mio corpo che non lo riesce a contenere.
Naska canta “non saremo mai amici io e te o mi ami o mi uccidi” e probabilmente sarebbe la scelta giusta per me, ma perderti farebbe ancora più male, perciò posso solo che adattarmi, non posso costringerti e nemmeno implorarti, non sarei io e non saresti tu…percio se mai ti capitasse di pensarmi, il mio numero lo hai…il resto lo conosci.
Non ti dimenticare mai di me
Tua x sempre, sole.
(P.s l’odore di sigaretta e birra è e sarà per sempre un ricordo solo tuo)
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lamilanomagazine · 5 months
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Natale a Lecce: ultimo weekend di iniziative
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Natale a Lecce: ultimo weekend di iniziative Ultimi due giorni di programmazione per il cartellone "Natale a Lecce", organizzato dall'Amministrazione comunale per questo periodo di feste. Sabato 6 gennaio, alle ore 17 partirà da Piazza Sant'Oronzo la parata "Musical Show" con le principesse Disney e i supereroi più famosi, a cura dell'associazione Bambuballa che terminerà, per la gioia di bambini e bambine, nella Villa Comunale. Alle 20.15, invece, per i concerti gratuiti promossi nelle chiese dall'Amministrazione comunale, nella Basilica di Santa Croce si terrà il Concerto di Epifania che vedrà protagonisti Chiara Scatolino (soprano), Rosellina Massari (oboe), Angela Cosi (arpa) e Antonio Rizzato (pianoforte), alle prese con un repertorio che include, fra gli altri, brani di Franck, Morricone, Gomez, Ippolito, Ettorre, Adam e Verdi. Nella stessa giornata, sono in programma anche il concerto di canti gregoriani "Hic iacet in praesepio" all'Abbazia di Cerrate, a cura della delegazione Fai di Lecce, a conclusione della messa celebrata all'interno della Chiesa e, per la rassegna "Epifania a Lecce" a cura di Artwork, alle 20 nella Chiesa di San Matteo, il Conservatorio di Musica "Tito Schipa" di Lecce sarà protagonista del concerto "Steal Away – Gospel & Spirituals". In centro prosegue con l'ultima giornata di spettacoli Kids – il festival internazionale del teatro e delle arti per le giovani generazioni, che, come da tradizione, saluta tutti gli appassionati nel giorno dell'Epifania (programma completo al link ). Alla Chiesa della Nova, alle 18, è prevista l'esibizione dell'ITS Olivetti Band. Si chiude anche la rassegna "Le mani e l'ascolto" al Fondo Verri, dalle 19, con la Festa in musica con Mauro Tre, Redi Hasa, Rachele Andrioli, Claudio Prima, Roberto Gagliardi, Giorgia Santoro, Gian Luca Milanese. Domenica 7 gennaio, alle ore 11, nella Chiesa della Nova, ultimo dei concerti gratuiti nelle chiese promossi dall'Amministrazione comunale: La Cantiga de la Serena presenta "Ave Eva – la devozione a Maria", un repertorio di canti devozionali di ambito liturgico e paraliturgico, di tradizione popolare e d'autore, eseguiti utilizzando strumenti che appartengono a diverse culture musicali, lasciando ampio spazio alla libera espressione del proprio modo di sentire e filtrare questi antichi canti di amore, preghiera e gioia. Attivi in questo weekend i teatri cittadini: il Teatro Koreja con "Slips Inside – I clown come non li avete mai visti" per la rassegna di teatro ragazzi Teatro in tasca (6 gennaio, ore 17.30), il Teatro Apollo con la stagione di danza del Balletto del Sud e il suo "Gaîté Parisienne" (6 gennaio, ore 18) e con la stagione concertistica della Camerata Musicale Salentina che ospita il concerto pianoforte e voce di Frida Bollani Magoni (7 gennaio, ore 18). Ultimi giorni anche per visitare nelle casette in legno allestite in piazza Sant'Oronzo il mercatino di artigianato ed enogastronomia "Che tipico Natale", in quelle di Piazza Mazzini la Fiera dei giocattoli, addobbi e doni natalizi, lungo via Trinchese, il Mercatino della Creatività, che ospita le creazioni più variegate degli operatori del proprio ingegno, nel chiostro dei Teatini, la Fiera dell'artigianato tipico natalizio, in Piazza Duomo il presepe artistico, all'ex Conservatorio Sant'Anna la mostra allestita fino al 14 gennaio "Devozione Barocca", che raccoglie le opere in cartapesta conservate nella chiesa di Sant'Anna e nel bastione Santa Trinità del castello Carlo V la XXII Mostra del Presepio, a cura dell'Associazione Italiana Amici del Presepio – sede di Lecce, in collaborazione con il Comune e la Direzione Musei Puglia (orari: lunedì-venerdì: 17.30-21, sabato, domenica e festivi: 10.30-13, 17.30-21). La programmazione completa delle iniziative in città, comprese quelle nei teatri cittadini, è disponibile sul sito... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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