E' come un velo di ombre dense e appiccicose che lentamente finiscono per ricoprire ogni cosa, intrappolandoti.
E' un buco nero che inghiotte sogni, speranze, ambizioni, emozioni.
E' sentirsi sgretolare dall'interno, in milioni di pezzi, troppo piccoli da poter riassemblare insieme.
E' dover investire ogni briciolo di energie rimaste a dissimulare l'angoscia, a conservare quella parvenza di normalità necessaria a stare al mondo.
E' come muovere un corpo inanimato, pesante, sforzandosi di apparire convincenti.
E' come un colpo di spugna, che fa tabula rasa dei tuoi progetti futuri, lasciandoti in eredità sfiducia e disperazione, malcelati dietro un sorriso rassegnato e tremolante.
E' sentirsi irrimediabilmente soli e distanti da tutti.
Un dolore tanto insopportabile, da doverlo ovattare col distacco.
Un distacco coerente, che concretizzi e motivi quel senso di solitudine che ormai ti si è cucito addosso.
Un distacco necessario forse, specie quando inizi a non vedere più la luce alla fine del tunnel. Perché se la sconfitta è all'orizzonte, preferisci lasciarti cadere da solo, senza trascinarti dietro nessuno.
Sai che c’è? C’è che probabilmente faccio bene ad abusare delle pastiglie. Che scandalo eh? Faccio bene a saltare i pasti. A tagliarmi. A fumare un pacchetto al giorno. Faccio bene a farmi male. Si faccio bene. Perché io merito questo. E sai cosa? Forse dovrei fare di più! Aggiungere qualche canna, qualche bruciatura, l’alcol. Faccio bene a stare lontano dalle cose belle e che potrebbero rendermi felice, faccio bene, non le merito.