Tumgik
#ti farei vedere io
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se fossi ancora qui con me ti farei vedere io che la lezione d'amore che mi hai insegnato io l'ho imparata bene
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laragazzafortesworld2 · 4 months
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Partiamo dal fatto che gli occhi sono fatti per guardare, ma poi, dipende anche come le guarda, in che modo, ecc...
Perché anche io guardo le altre persone, che siano ragazzi o ragazze, ma per il semplice fatto per vedere se li conosco o meno o semplicemente se c'è qualcosa che mi colpisce nel loro outfit, spesso chiamo anche il mio ragazzo per farli guardare quella persona 🤣🤣.
Mentre il mio ex con i suoi amici, si piegavano per guardare il culo e le mutande delle ragazze (davanti a me senza problemi), quindi per me è questa la mancanza di rispetto.
Com'è mancanza di rispetto guardare un'altra ragazza e dirmi " ah sai, spesso mi capita di guardare una ragazza e pensare, chissà come sarebbe stato se mi fossi messo con quella" e la mia faccia li era tipo 👁️👄👁️🤌.
Oppure altro esempio, mettere like ad ogni foto di ogni singola ragazza, altro atteggiamento tossico.
Non che i like significano qualcosa eh, però io due domande me le farei se il mio tipo mettesse like a random a 1000 Mila tipe diverse o se ne seguisse altrettanto.
Purtroppo è capitato anche a me di sentirmi sbagliata e inadeguata, a non essere io che andavo bene.
Purtroppo se il dialogo non funziona e quella persona ignora i tuoi sentimenti, ti direi di mandare a fanculo.
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wutternach · 13 days
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Posta non risposta
Ricevo e volentieri ri-pubblico.
Non è una domanda la mia, ma è solo un pensiero di un signore per bene, che prende il the con i pasticcini, da solo o talvolta con la famiglia.
La cittadina di provincia limitrofa a quella dove abito ha una serie di negozi che frequentiamo, centri commerciali, piccoli negozi, servizi utili, ristoranti piacevoli. Tra questi c'è una deliziosa pasticceria, gestita da una coppia, moglie e marito. Una pasticceria dove, oltre ai dolci molto buoni, fanno caffetteria, sala da the, eventi, corsi di pasticceria per tutti, insomma un vero e proprio laboratorio artigianale raffinato. Lui lavora in un'agenzia di viaggi in realtà, ma è molto presente e segue tutta la parte amministrativa e gestionale dell'attività, curandone anche gli aspetti estetici e di accoglienza. Ha un'aria sempre molto cordiale e interessata al cliente, ancora non ho capito bene se fintamente cordiale o meno. Con alcuni aspetti, confesso, che mi stanno un po' sul cazzo, due tatuaggi piccolini stile fighetto finto giovane, un taglio di capelli e barba troppo studiato e delineato ma insomma, particolari estetici, nulla di più. Pare un bravo cristiano, come dicono i coatti romani con aria un po' compassionevole. Lei invece è la mente e il braccio del locale: è la pasticciera, inventa e realizza dolci di gran classe, progetta eventi, attività coinvolgenti e divertenti. Una bellissima donna, capelli corti probabilmente tinti senza darlo a vedere, viso sempre curato, trucco mai esagerato, gonnelline colorate, vestiti eleganti e scarpe di gran classe, sempre in ordine, stile un po' anni venti molto chic, un nome anch'esso molto chic, Carolina. Ascolta spesso Paolo Conte. Molto chic, sì, quasi snob che ti fa venire i nervi.
"Ciao carissimo Alessandro, come stai?" Tanti sguardi e tanti sorrisi.
"Salutami Francesca!" e ancora sguardi e tanti sorrisi cordiali.
"Buon weekend, anche ai ragazzi." Sguardi, sorrisi, sempre tanti.
Gentilezze.
Un gran rapporto cordiale.
Ecco, io, in tutta sincerità, l'elegante Carolina, la scoperei senza nessuna esitazione e tutto sommato con poca cordialità, con gli occhiali rossi da presbite che indossa sempre tenuti al collo con la cordicella raffinata; Ie alzerei le gonnelline fantasia anni venti per scoparla davanti e per scoparla dietro, sul bancone delle preparazioni e farciture; le farei tenere parte dei suoi vestiti eleganti addosso, mentre le lecco la fica nel laboratorio; la riempirei di parole forti, ma da apprezzare per sincerità, mentre mi prende il cazzo nella sua bocca perfetta, elegante, signorile.
Io, Carolina, la voglio sentire che mi chiede di schiaffeggiarle il culo, mentre mi prega cortesemente di venirle sulle tette esibite. La voglio percepire trasformata, mentre gode, quando il suo charme diventa solo un ricordo lontano ma che mi fa venire il cazzo ancora più duro.
Perché no, Carolina, a me Paolo Conte proprio non piace.
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tradimento-mortale · 1 year
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Chissà se adesso stai bene.
Chissà se adesso stai bene.
Non so per quale motivo me lo chieda di continuo, non credo neanche mi interessi davvero, però so che vorrei saperlo. Vorrei soltanto saperlo. Chissà se adesso stai bene. Ora che non ci parliamo più, al massimo ci spiamo, convinti che qualche foto possa bastare per intrometterci nelle nostre vite. Vorrei vederti un’altra volta. Vorrei che ci incontrassimo per la strada in uno di quei giorni in cui non c’è il sole ma non piove nemmeno, uno di quei giorni neutri, grigi, anonimi, che se ne stanno a metà, quando non sai bene come vestirti, come sentirti, dove andare. Vorrei che mi passassi di fianco e che abbassassi lo sguardo vedendomi, cercando di aggirarmi come se fossi un imprevisto, una buca sull’asfalto, per poi trovarti pochi minuti dopo esattamente sul mio stesso autobus vuoto, a due sedili di distanza, come se incontrarti fosse scritto, dovuto, necessario.
Io probabilmente mi avvicinerei lentamente, senza farmi vedere, in silenzio, come uno qualsiasi, come uno di quelli che viene a chiederti indicazioni, per andarltu a chiedere se stai bene. Soltanto quello. Ma la risposta non la so immaginare. E non so nemmeno quale risposta voglio immaginarmi. Forse nemmeno mi guarderesti negli occhi, nemmeno mi chiederesti di ripeterti la domanda, come si fa quando hai capito benissimo ma sei disorientato da quello che ti hanno chiesto. Forse. Forse lo capirei subito come stai, soltanto avvicinandomi. Proprio come succedeva prima, quando mi bastava un tono di voce, un gesto, un movimento, per conoscere, per sapere, per capirti. Ma adesso no, non ne sarei capace. Forse. Forse adesso dovrei sentirmelo dire, forse dovremmo dircelo come all’inizio, come le prime volte, quando ci vedevamo e ci guardavamo. Costruendo, ignari, quello che un giorno saremmo diventati. In fondo conoscersi è saper dedurre. Saper intuire. Saper leggere. Saper capire. Capire e capirsi dove gli altri non arrivano mai, perché non vogliono, perché non riescono, perché non possono. Stare insieme è concedersi quella libertà, prima di tutte le altre.
Noi eravamo completamente guidati dall’intuito. Ci capivamo e basta. Era già tutto chiaro. Bianco. Evidente. Non serve chiedere permesso per entrare reciprocamente l'uno nell'altro. Entravamo e basta. Ed era tutto lì. Dentro. Sotto. E intorno ai nostri occhi. Ai nostri gesti. Alle nostre bocche. Stare insieme significa scoprirsi ogni volta senza nessuno sforzo, senza rompere nessuna serratura. Significa trasformarsi e tramutarsi in chiave e in serratura a seconda del bisogno. A seconda delle necessità. A seconda fragilità.
Spiegarsi senza darsi spiegazioni.
Eravamo essenziali.
Sintetici a parole, espansi tutt’intorno.
Ora vorrei che il caso ci mettessedavanti per sapere se stai bene.
E se non proprio davanti, almeno sullo stesso autobus. Che poi sarebbe solo una scusa per capire come ci siamo ridotti. Per capire cos’è rimasto. Ma tanto capirei al volo. Capirei che non mi rispondersti. Ti alzeresti e se ne andresti, sfiorandomi per sussorrarmi di lasciarti andare.
Ti guarderei sfumare dietro alle porte mentre si chiudono.
Ti guardare sfumare davanti alle crepe del cuore mentre si aprono.
Non farei nulla, non cercherei di fermarti, non ti inseguirei. Tornerei al mio posto a guardare le macchine e la gente che passa fuori, con la fronte schiacciata contro il finestrino gelido.
Mi farei bastare il tuo andarsene come risposta.
Ci rifletterei su e dopo qualche canzone forse starei meglio. Sicuramente meglio di ora, che non ho niente su cui riflettere. Cazzo forse sto già riflettendo. Ora non ho veramente più nulla.
Nulla.
Nulla.
La malinconia mi ingoia.
Chissà se stai bene.
Chissà se veramente non riuscirei a fermarti mentre ti allontani. Di nuovo.
Chissà se riuscirei a non riflettere. Di nuovo.
Chissà se stai bene. Di nuovo.
Bip.
È la mia fermata. Scendo.
Di nuovo.
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A me piacerebbe chiederti cose diverse rispetto alle solite cose che ti chiedono tutti. Vorrei sedermi con te da qualche parte in città, a domandarti cose, cose completamente random che hanno a che fare con te come persona, come essere umano.
Mi piacerebbe chiederti cosa sogni quando sei libero di sognare, per cosa lotti, in cosa credi adesso, sempre se in qualcosa ancora credi.
Che cibo vorresti provare che non hai ancora provato, quali sono i tuoi luoghi preferiti della città, quali posti vorresti vedere fuori da questa città.
Ti chiederei anche cose che già so, solo per sentirti parlare di quello che ti piace.
Se solo potessi, se solo ne avessi il diritto, io lo farei sai...ti chiederei, ti parlerei, ti guarderei negli occhi come non ti guarda nessuno.
Se solo tu lo volessi, se solo io avessi il coraggio di farlo a prescindere da questo.
zoe
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ambrenoir · 2 months
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"Se fossi ancora qui con me
Ti farei vedere io
Che la lezione d'amore che mi hai insegnato
L'ho imparata bene
Sempre sarai nella tasca a destra in alto
In un passo stanco, dentro un salto in alto
Che mette i brividi
Sempre sarai in un sorriso inaspettato
O in un appuntamento con il mio destino."
Ermal Meta
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erosioni · 3 months
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Ars gratia artis 1
Mi basta avere tempo. I pensieri partono e si accavallano e sovrappongono. Pensando a cosa dovrei o devo fare, e come, a cosa dovrei pensare di dover fare, a cosa ho già fatto e detto e come, se andasse e andrà bene. Se invece c’è abbastanza tempo l’ozio disperde i pensieri: questi. 
Gli altri pensieri si accavallano, come le gambe: distanza interposta che proietta in avanti, un raccoglimento che sbircia ai lati. Invece di coprire in stage un turno non mio preferirei essere seduta a fare l’aperitivo, oppure in battello come i turisti, oppure in un letto non mio. Ma forse va bene anche solo stare qui a pensare.
In ogni caso la guardiania chiede solo tempo, soprattutto in un tardo pomeriggio di sole estivo che svuota il museo. Mi lascia allora non sragionare e con me nel fresco delle sale rimane il torpore dell'ozio. Comincio a pensare a qualcuno con cui vorrei bere, oppure con cui vorrei dividere un letto fresco, magari in una stanza anonima di hotel vista lago. Forse dividerlo con più di uno. Con due. Una coppia. È un bel pensiero. Mi cullo per un po’ con l’idea del threesome, finché posso. Disaccavallo le gambe e cambio posizione.
Non possiamo usare il cellulare, fa poco professionale. Ammesso che stare seduti qui sia una professione. Comunque sono severi. Sbircio l’ora: il turno è ancora lungo. Apertura serale estiva, l’idea geniale di qualcuno in assessorato. Non sia mai che qualche erudito manchi l’opportunità di vedere la collezione di sassi arcaici del primo piano nel dopo cena. Dai: comunque sono soldi per le vacanze.
Passa Martino, l’altro stagista. È alto, slanciato, con gli occhi scuri. La giacca gli sottolinea le spalle larghe. L’uniforme gli sta bene. Chi sa come starebbe senza. Mi fa un cenno di saluto annoiato e rispondo. “Tutto bene, Cami?” “Sì sì tutto bene, grazie, perché non andiamo a scopare nei cessi? Ho voglia di stare a quattro zampe davanti a te.” Questo mi limito a pensarlo ovviamente, in realtà annuisco sorridendo.
“Non c’è nessuno, vuoi uscire a fumare? Qui ci sto io…”. Forse anche meglio della scopata al cesso. Lo ringrazio con un altro sorriso e mi alzo. “Ti devo un favore” gli dico mentre esco dalla stanza, ma mi sa che sono troppo timida per fargli capire qual è il favore che gli farei per davvero.
Passando di fronte allo specchio dell’uscita mi vedo nell’uniforme della guardiania. Sembro un incrocio tra una hostess e una monaca: tailleur blu, camicetta bianca, gonna al ginocchio, calze velate. Definitivamente non da selfie.
All’esterno ci sono forse cinquanta gradi, ma è come stare fuori di galera. Mi rollo una sigaretta e aspiro con voluttà. Appoggiata al muro, mi slaccio il primo bottone della camicetta e socchiudo gli occhi. Non oso levarmi la giacchetta.
E faccio bene. “Signorina!” Sobbalzo come in un manga. Probabilmente ho l’espressione del gatto che ha mangiato il canarino. Ci mancava la direttrice, ma non era andata via? “Smetta subito di fumare e rientri! Lo sa che è proibito? Un po’ di professionalità, anche se è una stagista!” “Mi scusi, dottoressa” balbetto. Butto via la sigaretta. “Ma che fa? Sporca anche a terra? Andiamo bene! Raccolga quel mozzicone e lo metta nel cestino! Veloce…” Divento di tutti i colori. Sono proprio scema e ora la Bianchi mi prenderà in antipatia per sempre: è famosa per essere una super stronza con tutti. Mannaggia a me e a quando accetto di fare i turni degli altri.
Raccolgo il mozzicone e lo butto nel cestino. Mi giro e mi ritrovo faccia a faccia con la Bianchi, mi sta a cinque centimetri dal naso. I suoi occhi azzurri, vitrei, mi fissano come quelli di un serpente. Deglutisco e cerco di fare l’espressione docile.
Ora che cosa ho sbagliato? Ma non oso chiedere, mi limito a guardarla negli occhi con una lieve sensazione di smarrimento. Senza smettere di fissarmi, la Bianchi solleva le mani e mi chiude l’ultimo bottone della camicia. “In ordine, signorina… deve stare IN ORDINE…” Sento un tonfo al cuore. “S-sì mi s-scusi…” Non capisco il brivido che mi sale lungo la schiena. Questa stronza mi tratta come una merda e io mi eccito.
La seguo tutta remissiva mentre rientriamo. Ascolto il ticchettio dei suoi tacchi sul pavimento. Ma mi sono veramente eccitata? Do un’occhiata di sbieco al suo corpo. Ha il doppio dei miei anni, ma è una gran figa. “Scusa, ma stai veramente guardando il culo della Bianchi?” La mia voce interiore suona fintamente scandalizzata in mezzo ai pensieri che mi si accavallano in testa. “Sì” sono costretta ad ammettere. E sento pure le farfalle nello stomaco. Speriamo che mi lasci in guardiania dove posso finire di fare qualche fantasia su di lei in santa pace. Continuo a seguirla come un agnellino, ma con mia delusione passiamo davanti al desk dove c’è Martino. Lui mi guarda come dire “Povera”. Io non so più che espressione ho.
“Camilla…” mi riscuoto. La Bianchi si ricorda pure il mio nome? “Si chiama così vero?” Annuisco. “Mi segua in ufficio per favore. Martino: se c’è bisogno di ulteriore copertura in guardiania telefoni al mio interno, comunque non ci metteremo molto…”. Deglutisco e le farfalle nello stomaco si agitano anche di più. “Ma sei ansiosa o sei eccitata?” Non faccio in tempo a rispondermi che siamo nel silenzio dell’ufficio della Bianchi. Dovunque boiserie di mogano, libri e testine archeologiche. Sulla scrivania, enorme e piena di carte, un piccolo busto di qualche dea, ma non ho molta curiosità per i soprammobili, vista la situazione.
“Signorina, la nostra istituzione, anche se piccola, è famosa a livello internazionale per la sua serietà, per la sobrietà…” La ramanzina della Bianchi è cominciata. A quel punto mi rilasso. Cosa può succedere? Mi caccia? Non è certo il lavoro della mia vita. Mi scappa un sorrisetto di sollievo. “Che cos’è quel sorriso?” ruggisce la Bianchi “Lei mi sta sfidando?” Avvampo. “No, no dottoressa… mi dispiace, sono veramente dispiaciuta…”.
Mi si avvicina minacciosamente, rivedo quegli occhi freddissimi che mi trafiggono. Mi punta un dito al petto, mi fa quasi male. “I mocciosetti della tua età pensano di potersi permettere qualsiasi cosa, vero?” “Dottoressa i-io, mi dispiace…”. “Ora ti darò veramente una ragione per dispiacerti… ti piace aprirti la camicetta per farti vedere eh?”
Rimango spiazzata del tutto, forse più perché è passata al tu che per quello che dice. Mi afferra violentemente per il bavero della giacchetta. Ha una forza incredibile, nonostante sia alta come me. “Guardami bene, mocciosetta. Guardami…” Annaspo. Cado nel suo sguardo di disprezzo, poi abbasso gli occhi e li ritrovo nella sua scollatura abbondante. Ha un gran seno la Bianchi. Mi rifila un ceffone violentissimo. “Cosa guardi, mocciosetta?” Sono senza fiato: “A… a…” Mi arriva un secondo ceffone con il dorso della mano. Mi sale improvvisamente da piangere come da bambina.
“Mi guardi le tette? Ti fanno invidia? Tu certo hai ben poco in quel reparto!” Mi dà uno strattone alla camicetta e saltano tre bottoni. “Sei una puttanella maleducata e devi essere punita, lo sai?” Penso di avere il viso in fiamme e anche rigato di lacrime. Mi sento veramente umiliata e quel che è peggio riesco solo a balbettare cose incoerenti.
La Bianchi invece è una furia ma agisce in modo efficiente. Mi fa fare un mezzo giro su me stessa e mi spinge decisamente verso la scrivania. Sento che fruga in un cassetto. Qualcosa di metallico si chiude attorno ai miei polsi. Mi ha ammanettato questa stronza! Mi spinge e crollo a novanta gradi sulla scrivania mentre carte e libri finiscono a terra. Mi schiaccia la faccia contro il piano di vetro, tirandomi i capelli. Da quella posizione vedo gli occhi indifferenti della statuetta. Non capisco cosa sta succedendo, a parte che piango un po’ e mi tremano le gambe.
“Abbassiamo questa gonna ora, puttanella, vediamo che c’è sotto!” Cerco di divincolarmi, ma la Bianchi crudelmente mi sbatte la testa contro la scrivania. Sento un dolore fortissimo e trovo la forza di gridare. Mi sta addosso con tutto il peso. “Grida pure, mocciosetta, tanto è tutto insonorizzato qui…” “Per favore, per favore… no…” La gonna e i collant scivolano lungo le mie gambe e si afflosciano alle caviglie. “Lo sapevo, lo sapevo, hai delle mutandine davvero da quattro soldi. Tipico di voi mocciose: dove le prendi, al mercato?” Mi metto di nuovo a piangere perché non so cosa dire.
La Bianchi si piega su di me e mi sussurra: “Però hai un bel culetto, mocciosetta, va usato.” Inaspettatamente sento un brivido di eccitazione: mi sto bagnando. Comincia a sculacciarmi con la mano aperta. Sciaff. Grido e mi scuoto tutta, ma non mi azzardo più a ribellarmi. Sciaff. Sciaff. Continua con una mano durissima. “Per favore dottoressa noooo… bastaaa…” stavolta grido fortissimo, ma è inutile. “Ti stai eccitando, puttanella? Dimmi la verità?” Mi mordo le labbra per non rispondere, ma mi sto eccitando molto. Mi vergogno anche tanto, non credevo che una cosa del genere potesse essere eccitante.
Sento il sedere che pulsa, forse ci rimane anche il segno. Vorrei solo essere scopata adesso. “Sei proprio una troietta, vero, Camilla?” “Mhhh… sì sì…” Non so perché lo dico, forse per paura, ma in realtà mi fa piacere dirlo. Me lo fa ripetere diverse volte mentre mi sculaccia, è come se mi vedessi dall’esterno mentre mi umilia. “Sì, sono una troietta, una troietta, una troietta…”. Mi piace. Non ho più voglia di ribellarmi.
Mi spinge giù dalla scrivania. In ginocchio. Mi prende il mento e mi costringe ad alzare lo sguardo verso di lei. “Non mi dire che non l’hai mai fatto, mocciosetta…”. Non dico niente, mi vergogno e basta. La Bianchi si solleva la gonna. Sotto non ha nulla. È depilata. La sua vulva sembra un occhio indifferente. Mi prende la testa fra le mani.
Sento l’odore forte della sua eccitazione e in qualche modo sono felice che sia eccitata per una troietta come me. La lecco con desiderio, con passione, mentre mi passa una mano fra i capelli. A un tratto con soddisfazione sento che viene, viene per me.
Ora sorride. Io sono tutta bagnata, mi fa male il culo e sono anche ammanettata. Mi sdraio sul tappeto persiano esausta. “Che cosa vuoi veramente, Camilla?” “Voglio venire, ti prego, ti prego!” Non so da dove mi esce questa voce, sembro veramente una troia. Si piega su di me, mi abbassa le mutandine. La sua bocca raggiunge la mia figa. Vengo quasi subito con un mugolio. Vengo ancora e poi ancora. Sembra che non finisca mai. La Bianchi ridacchia: “Vedo che sei proprio una troietta, non mi ero sbagliata…”.
Tira fuori la chiave delle manette e mi libera. Istintivamente la abbraccio. Ci baciamo con la lingua. Ha il trucco tutto disfatto adesso, ma è molto affascinante lo stesso. “Hai imparato la lezione, Cami?” Annuisco anche se non so cosa ho imparato, a parte che mi piace essere sculacciata da donne mature. “Dietro quella porta c’è un bagno, datti una rinfrescata perché Martino è rimasto solo anche troppo…” Ora è di nuovo brusca. Sono un po’ delusa. Uffa: mi piaceva la Bianchi che mi faceva le coccole.
Mi ripulisco cercando di non guardarmi allo specchio. Ho la faccia di una tossica della stazione, i collant ovviamente sono smagliati, mi mancano bottoni alla camicetta. Quando esco, la direttrice è seduta alla scrivania, tutto è di nuovo in ordine. Mi avvicino alla porta: “Allora io vado, dottoressa…”. “Puoi chiamarmi Lucia quando siamo sole. Cosa che accadrà spesso nei tuoi prossimi turni, come puoi immaginare…” Il cuore mi batte un po’, cerco qualcosa da dire. Arrossisco mentre dico solo: “Ciao Lucia…”. Dio che frase stupida. Sono proprio scema. Speriamo che mi perdoni la goffaggine. Anzi no. No. Speriamo proprio che me la faccia pagare.
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Non scrivo mai di sport e tanto meno lo farei per il calcio ma questa è davvero un'altra storia...
"Quando toccò a me effettuare il provino c'era un uomo anziano che mi guardava come se io fossi nel posto sbagliato. Mi chiese: "sei qui per il provino?" e io risposi di sì.
"Con quelle scarpe? Guardale, come puoi pensare di giocare con quelle?", mi disse.
In effetti erano davvero malandate, vecchie e rotte.
Poi aggiunse: "e quei calzoncini? Non hai dei calzoncini da calcio?"
Gli risposi che ero lì con l'attrezzatura migliore che avevo e che volevo solo giocare e dimostrare le mie qualità.
E quando sono andato in campo dovevi vedere la sorpresa nel suo viso. Venne da me e disse: "Ti ingaggio subito, giocherai nella mia squadra".
Ho sofferto la fame, sono sopravvissuto a tempi difficili, ho giocato scalzo e non sono andato a scuola.
Non so cos'è il divertimento, non sono mai andato ad una festa perché so che se non darò tutto, non farò mai delle belle prestazioni in campo e non raggiungerò mai i miei obiettivi.
Oggi, con quello che guadagno, posso aiutare gli altri.
Ho costruito scuole, uno stadio, abbiamo dato vestiti, scarpe e alimenti a persone in stato di estrema povertà. E poi dono 70 euro al mese a tutti gli abitanti di una zona molto povera del Senegal, per contribuire all’economia familiare.
Perchè dovrei volere dieci Ferrari, venti orologi di diamanti e due aerei? A cosa servono queste cose per il bene del mondo?
Non sopporto neppure la Playstation, principale hobby dei miei compagni. Non l’ho mai usata, penso che sia solo un modo per perdere tempo e io non voglio perdere il mio inutilmente”.
La storia di Sadio Mané è d'esempio per tutti quei ragazzi che si affacciano al mondo del calcio.
Buon compleanno Sadio! ❤
Tumblr media
Fonte: Goal/Teledakar/El Pais
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Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita. Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro, però quando serve starò vicino a te. Non posso evitarti di precipitare, ma posso offrirti la mia mano perchè ti sostenga, per non farti cadere.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei, però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita, mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi. Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti, però posso offrirti lo spazio necessario per migliorare. Non posso evitare la tua sofferenza, però posso piangere con te, stare con te e aiutarti a superarla.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere, solamente posso volerti come sei e farti sentire importante… perchè io farei qualunque cosa per vedere su di te un sorriso che spacca tutto.
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fiore-dimaggio · 4 months
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Una stanza che sembra avere troppi ricordi,
su un orizzonte di carta rivedo i giorni in cui c’eri…
Se fossi ancora qui con me, ti farei vedere io
Che la lezione d’amore che mi hai insegnato
L’ho imparata bene..
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nonhovogliadiniente · 8 months
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Volevo dirti che non devi chiuderti al mondo, che ogni tempesta si placa e il sole arriva. Ti stai costruendo un muro attorno e non lasci entrare nessuno, nemmeno me. Non so più in che modo parlarti, non so cosa fare o cosa dire, mi sento sempre come se stessi camminando sulle mine in un campo da guerra. E attenzione, non me ne faccio un problema o un peso perché per te affronterei qualsiasi guerra, ma mi rende molto triste perche sento che anche se facessi di più non basterebbe.
Tu sei il mio posto sicuro e vorrei fosse lo stesso per te. Voglio che quando non hai voglia di vedere o sentire nessuno non includa me. Voglio che quando hai bisogno di un abbraccio cerchi le mie braccia. Voglio che quando hai bisogno di piangere fino allo sfinimento lo fai tra le mie braccia. Voglio che quando sei triste chiami me. Voglio che quando sei felice , lo sei con me. E lo so, è egoistico volere tutto ciò, ma sono così egoisticamente innamorata di te.
Io so che stai soffrendo, so che non ti senti viva e so come stai e vorrei fare qualcosa per aiutarti ma non lo permetti. Vorrei farti sentire viva nello stesso modo in cui ti ha fatto sentire viva lui. Un giorno mi hai detto “è la versione maschile di te” ed in quel momento non ho potuto fare a meno di credere che io e te in un altra vita saremmo state perfette insieme. Avrei potuto darti tutto il mio amore anche in questa vita ma non si può e quindi piano piano sto cercando di lasciar andare via tutto questo amore , inizia a starmi stretto e a consumarmi.
Tutto questo per dirti che ritornerai a stare bene e troverai la persona giusta per te, che non finisce il mondo se una storia non può esistere. Ci cambia come persona, ci rende forti, ci lascia un segno profondo ma ci rende ciò che siamo e saremo. Troverai qualcuno che ti farà sentire viva allo stesso modo.
E mi dirai che ci stai provando ma tu non ci stai provando stai solo soffocando il dolore. Dolore che è dovuto a tanti motivi, dolore che ti sta chiudendo e consumando. Non lasciare che il dolore chiuda tutte le porte , non lasciare che ti cambi e ti rende ciò che non sei. Sei più di tutto questo.
Permettimi di aiutarti, e non lo so in che modo ma voglio provarci , voglio abbattere tutti i muri . Proviamoci insieme , prendimi la mano e non mollarla perche insieme possiamo attraversare questa tempesta di emozioni che stai provando.
Sarò paziente, presente e ti ascolterò sempre.
Prometto di tirarti su il morale sempre o almeno di provarci. Prometto che non faremo mai a meno delle serate passate in macchina a camminare senza una meta e cantando le nostre canzoni. Prometto di abbracciarti sempre perché li e’ dove mi sento più a casa, tra le tue braccia. Prometto di non fare mai a meno dei nostri discorsi sciocchi. Prometto di portarti sempre al mare a vedere le onde quando ne hai bisogno.
Prometto che un giorno faremo quel viaggio insieme. Prometto che riuscirò a portarti su una moto con me. Prometto che un giorno prenderò casa e ti porterò via con me. Prometto di creare una casa nostra, dove tu possa essere sempre te stessa. Prometto che prenderemo un cane. Prometto che cucineremo crêpes almeno due volte a settimana. Prometto di non rovinare più la carbonara a meno che tu mi prometta che mi cucinerai sempre quella buonissima pasta che fai tu. Prometto di creare un ambiente pieno d’amore, tranquillità e serenità.
Tu sei la persona più importante per me e farei qualsiasi cosa per te quindi aggrappati a me, lasciami essere il tuo salvagente.
E ricorda,amore mio,che dietro le nuvole il cielo è sempre azzurro!
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hitmysoul · 8 months
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Alla mia bimba, a mia sorella
Amore mio, con i tuoi capelli castani lisci e morbidi, non crescere mai. Resta pura, non lasciarti mai ingoiare dal male del mondo, permetti al sole nel tuo cuore di non spegnersi mai. Quando ti ho vista la prima volta eri tutto ciò che potessi desiderare, il mondo intero è diventato più luminoso da quando hai vissuto il tuo primo giorno su questa terra. Avevi gli occhietti e i pugni chiusi, ma già sapevi vedere dentro di me. Mi hai resa forte, mi hai insegnato l'amore vero, mi hai salvato la vita, mi hai completata. Non ho mai modo di dirtelo e non voglio caricarti di tutto questo egoismo, ma desidero ardentemente che tu non venga mai scalfita dal dolore. Se potessi proteggerti da tutti i mali del mondo lo farei, li ho visti e li ho vissuti, ma l'unica cosa che posso fare è tenerti per mano, quella mano da giovane donna che prima era un piccolo chicco di riso nella mia. Tu che sei il mio Sole, la mia Speranza, la mia Vita.
Bimba mia, non lasciare che scorrano sulle tue guance solo lacrime di sconforto e rabbia. Lascia che si bagnino anche di gioia, risate, commozione. Permettimi di asciugare dai tuoi occhi il dolore, e di soffiarci delicatamente dentro un po' d'amore. Non pensare che il sorriso sia solo uno scudo, non credere alla solitudine pesante dell'anima, non pensare di non essere speciale. Ogni volta che sarà necessario io sarò lì a ricordarti il contrario, a rammentarti quando grata e benedetta è la Terra di averti come ospite, di quanto sono onorata di aver vissuto accanto alla tua anima, di averla osservata e adorata in ogni sua sfaccettatura.
Piccola mia, stai crescendo e crescerai. Non sarai più una bambina, anche se ai miei occhi non cambierai mai. Vivrai da sola, farai le tue prime esperienze, raggiungerai i tuoi primi traguardi, prenderai le tue prime scelte. Ricorda che ad ogni problema c'è sempre una soluzione, e che qualcosa di migliore e meraviglioso sta tentando di arrivare a te. Chiudi gli occhi, fai un respiro profondo, immergiti nel mare delle possibilità. Nessun dolore è fatto per durare, e ogni volta che non saprai cosa fare o ti sentirai persa, ricorda che puoi sempre navigare tra mille scelte. Ricordati di riposare, prenditi cura di te, metti dei cerotti sulle ferite, perchè non sanguineranno per sempre e io sarò sempre lì a medicarle, quando penserai di non riuscire da sola.
Tesoro mio, non spegnerti mai.
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solobrividiecoraggio · 11 months
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Stamattina tornando dalla passeggiata con Lucky un ragazzino mi ha chiesto con una certa insistenza se lo aiutavo alla macchinetta(per le sigarette).
Dopo avergli detto che non avevo la tessera sanitaria con me, la verità, mi ha detto di provare con il dito e la cosa mi ha sorpreso, mi ha fatto vedere il rilevatore, non fumando non sapevo che si potesse fare con l'impronta. "Prova no?" "Mm, no, non credo che funzioni" Avrebbe potuto funzionare per quel che ne sapevo(niente come detto), in ogni caso ho aggiunto che non sapevo nemmeno quanti anni avesse. Ha ammesso di essere minorenne. Apprezzabile che non abbia mentito ma magari lo ha fatto soltanto perché sapeva che potesse essere evidente per me. Gli ho detto definitivamente di no, riferendomi alla sua età. Ha risposto in modo scocciato, come se non stessi aiutando quando potevo farlo. Eh beh ragazzino, se cerchi di farmi sentire in colpa a livello sociale con me caschi male, mi irrigidisco immediatamente davanti a chi cerca di manipolare gli altri.
Per scelta e carattere sono una persona che punta sempre(a volte purtroppo) all'autosufficienza, perché l'assenza di dipendenze tra entità è una condizione necessaria per l'equità e la libertà. Se mi chiedi di permetterti di sbagliare, o comunque di fare una scelta con cui non sono d'accordo, non ti dirò sempre di no. Le persone non vanno protette dalle conseguenze dei propri comportamenti in modo sistematico, soprattutto se potremmo essere noi a sbagliarci. Ma ci sono cose non reversibili, non recuperabili, ed età generalmente non sufficienti per decidere in piena autonomia del proprio futuro. Dipende dalle situazioni. Per quanto io non trovi inammissibile che un adolescente fumi, non lo aiuterei e dove avessi margine per impedirglielo lo farei chiaramente.
È stata una replica della stessa situazione con quelle ragazzine tempo fa, loro però non avevano insistito.
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seoul-italybts · 1 year
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[✎ TESTO ♫ ITA] Angel Pt.1 (OST di FASTX) feat. JIMIN dei BTS⠸ 18.05.23
[✎ TESTO ♫ ITA] 
˚₊‧꒰ა Angel Pt.1 ໒꒱ ‧₊˚
~Angelo~ by JIMIN dei BTS
NLE Choppa, Kodak Black, JVKE, & Muni Long
__OST del film FAST X 🚗🌬
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Angelo, non volarmi troppo vicinə
Prima o poi ti tirerò giù
Non vorrai rinunciare a quelle ali
Quellə come me distruggono ciò che è bello
Angelo, non volarmi troppo vicinə
Sono ciò che desideri, non ciò di cui hai bisogno
Non vorrai rinunciare a quelle ali
Quellə come me distruggono ciò che è bello
Rinuncerei a tutto pur di alleviare il tuo dolore, già, lo farei ogni giorno
Mi sono allontanato per tenerti al sicuro
Rischierei tutto per te, ma una persona da sola non basta
Due persone come una sola, provavo la tua stessa sofferenza
Ero ancora alle medie quando Givens* è sfuggito alla sferza
* Prob. rif. a Jerry Givens, operatore penitenziario di colore, nello stato del Virginia, che ha eseguito 62 esecuzioni e poi, pentito, è diventato un attivista contro la pena di morte, n.d.t.
Corpi caduti <*morti> senza che mai neppure ce ne si accorgesse
Diventeremo una famiglia, vada come vada, fratello
[Noi] Da questo postaccio in cui tuttə quantə si tradiscono a vicenda
Ti ho tenuto con me qui nei jets <*termine gergale per 'bassi fondi/ghetto', n.d.t.>
Ti ho lasciato divertirti con il mio set
Per me, eri al primo posto, più importante persino di me stesso
Cioè, perché diamine l'ho fatto?
Io e la strada siamo anime gemelle
Ho il diavolo sulla spalla che sussurra, la mia risposta:
Angelo, non volarmi troppo vicinə
Prima o poi ti tirerò giù
Non vorrai rinunciare a quelle ali
Quellə come me distruggono ciò che è bello
Angelo, non volarmi troppo vicinə
Sono ciò che desideri, non ciò di cui hai bisogno
Non vorrai rinunciare a quelle ali
Quellə come me distruggono ciò che è bello
Generazioni maledette dalla slealtà
Noi spezziamo quella catena
Ho perso un amico
L'ho ritrovato
Lo riaccolto
Ci stiamo rimettendo in piedi
Le difficoltà non ci hanno mai spezzatə
Anzi, ci hanno resə quellə che siamo
Le perdite ci hanno insegnato molto
Han reso le vittorie delle benedizioni
In fin dei conti non abbiamo che la famiglia
Spero tu lo capisca
Sto provando a farcela senza di te
Ma se ce ne sarà bisogno, verrò a cercarti
Qui non si tratta di me, ma di volere tutto/troppo*¹
Magari un altro giorno
Tieniti il tuo piatto*²
*¹ in orig. eng si parla di volere "the whole cake / fig.: tutta la torta", ecco perché il riferimento al piatto nel verso *², n.d.t.
Dio, famiglia, sfide, obiettivi
Cuore, mente, corpo, anima
Seguo con attenzione i segnali su questa strada così stretta
Spero nel paradiso, alla fine, pregando per le anime perse con i miei angeli
Non lo sai? Non lo sai? Non lo sai? Non lo sai?
Non ti deluderò mai
No, non sarò mai perfettə
Non ti voglio veder soffrire mai
Faresti meglio ad andare, ad andare
Va' via, veloce
100 [*Km/h] sul cruscotto, stanotte
Vorrei che le cose fossero diverse
Angelo, non volarmi troppo vicinə
Prima o poi ti tirerò giù
Non vorrai rinunciare a quelle ali
Quellə come me distruggono ciò che è bello
Angelo, non volarmi troppo vicinə
Sono ciò che desideri, non ciò di cui hai bisogno
Non vorrai rinunciare a quelle ali
Quellə come me distruggono ciò che è bello
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS⠸ Twitter
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ross-nekochan · 2 years
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Per la prima volta (più o meno) ho messo una foto di me "in posa" sui social in cui io ho un nome e cognome, in cui mi si conosce e ho un volto, oltre che una maschera sociale.
Sebbene fossero anticipate da altre storie, l'hanno vista tutti i maschi con cui ho avuto a che fare in questi anni:
L, mio conoscente alle superiori, con cui sono uscita qualche anno fa, che mi aveva stupita un sacco e che penso un certo punto abbia cominciato a provarci perché aveva cominciato a fare domande intime e personali;
V, che mi scriveva ogni Cristo di giorno e che mi ha invitato 100 volte a bere una birra, ma ogni volta che tornavo, si dimentica di me, spariva e non se ne faceva niente;
il mio maestro si chitarra, di cui ho già parlato e che, come accennato, ha lasciato un like;
M, che mi aveva ammaliato con la sua sconfinata socievolezza e dolcezza, ma che ho scoperto fidanzato e di una immaturità allucinante;
A, che ho conosciuto su Tinder e con cui sono uscita a pranzo qualche mese fa, quando ho capito quanto brava sia stata a stuprarmi da sola, e che ha lasciato un commento che poteva calibrare meglio (ma i maschi fanno sempre questo errore).
Ed è questo quello che sono diventata: una bambola. Messa in vetrina, per la contemplazione altrui. (Auto)Prostituzione pure questa? E chi lo sa.
Mi dà fastidio essere guardata? No, anzi. Ormai mi ubriaco che di questo, degli "occhi", virtuali o meno, che contemplano la bambola che sono.
Dal libro scritto da Emily Ratajkowski (riportato in un post recensione di @insuperficie): Una pagina micidiale del libro lo esprime molto bene: «Se guardo il mio corpo, non mi sembra mio. È qualcosa, ma non è me. E loro possono guardarlo quanto vogliono, perché hanno ragione: il corpo è davvero soltanto uno strumento».
La scorsa estate e anche qualche settimana fa ho scritto praticamente la stessa cosa: ammirare me stessa allo specchio come se io non fossi io. Alle mie amiche l'ho descritta come disocciazione.
Forse siamo arrivate alla conclusione di non vedere il nostro corpo come nostro per i continui commenti (troppi) che riceviamo. Non ho mai pensato di avere un bel corpo, né un bel culo. Però ad un certo punto della vita ti viene detto così tante volte che, non solo ci credi, ma cominci ad ubriacarti di quelle parole. So di avere un bel culo (anche se ancora devo capire a che cosa corrisponda), perchè sono consapevole del valore che può avere per chi è esterno a me. Le loro parole si infondono nell'immagine riflessa allo specchio e che arriva ai miei occhi - ne diventa un vanto. Ed eccomi diventata Narciso. Un vanto, però, determinato dagli altri e non da me stessa. Narcisista ma dipendente. Se smettessero di dirmelo o di farmelo capire, cosa farei? Se il mio involucro, che è il mio vanto, perdesse di attrattiva, che altro senso avrei in questo mondo ipersessualizzato? Nessuno. Sarebbe il sintomo della fine della mia giovinezza, e della mia vita.
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Accoccolati ad ascoltare il mare
Quanto tempo siamo stati
Senza fiatare
Seguire il tuo profilo con un dito
Mentre il vento accarezzava piano
Il tuo vestito
E tu, fatta di sguardi, tu
E di sorrisi ingenui, tu
Ed io, a piedi nudi, io
Sfioravo i tuoi capelli, io
E fermarci a giocare con una formica
E poi chiudere gli occhi, non pensare più
Senti freddo anche tu
Senti freddo anche tu
E nascoste nell'ombra della sera, poche stelle
Ed un brivido improvviso
Sulla tua pelle
Poi correre felici a perdifiato
Fare a gara per vedere
Chi resta indietro
E tu, in un sospiro, tu
In ogni mio pensiero, tu
Ed io, restavo zitto, io
Per non sciupare tutto, io
E baciarti le labbra con un filo d'erba
E scoprirti più bella coi capelli in su
E mi piaci di più, e mi piaci di più
Forse sei l'amore
E adesso non ci sei che tu
Soltanto tu e sempre tu
Che stai scoppiando dentro il cuore mio
Ed io che cosa mai farei
Se adesso non ci fossi tu
Ad inventare questo amore
E per gioco noi siam caduti coi vestiti in mare
Ed un bacio e un altro, e un altro ancora
Da non poterti dire
Che tu, pallida e dolce, tu
Eri già tutto quanto, tu
Ed io, non ci credevo, io
E ti tenevo stretta, io
Coi vestiti inzuppati, stare lì a scherzare
Poi fermarci stupiti, io vorrei, cioè
Ho bisogno di te, ho bisogno di te
Dammi un po' d'amore
E adesso non ci sei che tu
Soltanto tu e sempre tu
Che stai scoppiando dentro il cuore mio
Ed io che cosa mai farei
Se adesso non ci fossi tu
Ad inventare questo amore!
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