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praestigiator · 10 years
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La Divina Commedia: scuola di teatralità comunicativa
Nel corso dei miei studi mnemonici per poter implementare la Divina Commedia all’interno del Multiple Mental Marvel, non ho potuto fare a meno di soffermarmi sull’inarrivabile magnificenza del Poema, elevata fonte di bellezza aulica. Lo studio serrato dell’Opera Dantesca, oltre a concedermi l’opportunità di portare a un nuovo livello d’impossibilità lo stunt reso famoso da Harry Kahne, mi sta dolcemente traghettando verso una maggiore consapevolezza di me, gli altri e la magìa celata nel più minuto dettaglio quotidiano, oggigiorno sempre più ignorata a causa di un disimpegnato assopimento mentale. Lo svisceramento del Testo porta ad una piacevole scoperta: la Divina Commedia è stata scritta per noi, come dono verso la salvezza spirituale ed intellettuale. Il viaggio che il Sommo Poeta ha compiuto nei tre mondi meritava di essere trascritto ai posteri con elevata fedeltà nei contenuti, per poterli portare a condurre in vita terrena un’esistenza lontana dal peccato. Ma non è la sola dote letteraria che fa di Dante un'anima immortale. Fra le pieghe di ogni verso e' nascosto molto di più, un tesoro che non potrà mai essere eguagliato da alcuna parafrasi; qualsiasi interpretazione avrebbe la sola funzione di rimuovere bellezza alla semplicità del verso stesso. Ebbene, proprio quella semplicità ricercata, sostenuta da un approfondito studio del teatro, della sceneggiatura e della regìa, fa della Divina Commedia un mirifico spettacolo interpretato da attori di inchiostro, su di un palcoscenico di carta. Possiamo allora rovistare in questo vasto e tortuoso cammino poetico, per riscoprire quegli aspetti che iniettati nei nostri spettacoli - e nella nostra vita - potrebbero renderli della vere Opere d'Arte?
Presto, su Praestigiator, un’analisi del testo in pillole, volta a prestigiatori e non, come omaggio all'importanza della teatralità, non solo sul palco, ma come chiave di lettura - e scrittura (!) - nella magìa di tutti i giorni.
Post a cura di Vanni De Luca
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praestigiator · 10 years
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Dante, the Great Magician
Harry Jansen era un mago rispettato e di successo prima dell'arrivo del fenomeno Howard Thurston.
All'apice della sua carriera, Thurston dovette ricorrere ad un degno erede per poter dare vita al secondo tour parallelo che portasse il suo nome. Questi trasformò Jansen in Dante e gli onori al seguito del cambiamento furono molti. Nei primi anni '20 Howard Thurston era il re indiscusso della magia in america. Pubblicava articoli per riviste di tendenza, colmava ogni teatro che lo vedesse sul palco ed aveva un suo spettacolo radiofonico. Il tour teatrale aveva riscosso talmente tanto successo dal convincerlo ad adottare una seconda troupe. Nel 1923 selezionò Harry Jansen come suo eletto a capo dello show, soprannominandolo "Dante". Harry Jansen non era sconosciuto al pubblico. Si era già affermato precedentemente sotto le spoglie di "The Great Jansen" ed "Herr Jansen". Negli infernotti magici era rinomato come uno degli ultimi gradi di conoscenza nell'ingegneria illusionistica. E fu proprio la sua abilità a condurlo ad un primo rapporto lavorativo con Thurston; per anni aveva fabbricato alcune fra le più grandi illusioni mai presentate al grande pubblico. Il successo di Dante fu immediato. Sul palco non si presentava come un mero clone di Thurston, bensì come un performer attorniato da un'aura tutta sua, ricalcata dal suo fare unico e dalla strumentazione originale. Il tour parallelo riscosse un successo incredibile, tanto che lo stesso Thurston attraverso una campagna pubblicitaria cercò di ingaggiare altri performers d'alto livello che volessero cavalcare i palcoscenici potendo trarre ispirazione dal suo lievito madre, rivelando di aver investito 35.000$ iniziali sul tour di Dante (parliamo degli anni '20!). L'atto di Dante era un affare di famiglia. Sua moglie, simpaticamente rinominata "Mamma" nella comunità magica, era il direttore artistico del tour. I figli erano i suoi assistenti e proponevano un numero nel quale la figlia più piccola veniva segata a metà. Lo spettacolo era di per sé una grande illusione: richiedeva l'aiuto di 23 membri fra cast artistico e crew. Uno dei numeri più apprezzati dagli astanti era l'apparizione di tre alberi di rose da un asse di legno spesso due centimetri. Le illusioni presentate erano fra le più squisite al mondo, tutte rigorosamente supervisionate e riadattate da Jansen stesso. La vera forza dello show, ad ogni modo, era l'uomo presente sul palco: Dante. Sul datato magazine dedicato alla magia "The Sphinx", Paul Semple ha scritto: "A mio parere Dante è un incredibile showman, e riesce a far scaturire un elevatissimo grado di stupore attraverso ognuno dei suoi effetti. Dedica particolare attenzione ai più minuti dettagli ed ognuna delle sue illusioni respira il tocco della sua abile mano artigiana." La tenitura dello show è incalcolabile: replicato per diversi anni in America e nel 1928 la famiglia Jansen approda in Europa, dove si è stabilizzata per una dozzina d'anni prima di farvici ritorno. Nella tappa australiana del suo tour mondiale, Dante bandì un concorso per selezionare la donna più bella del continente. La vincitrice fu la giovane danzatrice Mona Miller, che venne ingaggiata per divenire sua assistente nello show.
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Le vicende (e le leggende) di Dante hanno pervaso le riviste magiche degli anni '30 per svariato tempo. Innumerevoli le recensioni del suo spettacolo dal titolo "Sim-Sala-Bim" (che secondo Theo Annemann gli sia stato suggerito da una goliardica canzone Danese). Irremediabilmente frenata dalle oscure nubi della Seconda Guerra Mondiale, la famiglia Jansen abbandonò il palcoscenico sino al termine del conflitto.
Per annunciare il suo ritorno, Dante acquistò un'intera pagina del magazine Variety, che intitolava "C'è voluta una guerra!". Più che l'insensibile rievocazione di un grave avvenimento, Dante faceva riferimento ad un episodio che ha visto andare a picco una delle imbarcazioni che portavano verso gli Stati Uniti la sua strumentazione, probabilmente a causa di un attacco sottomarino.
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Howard Thurston era venuto a mancare già da qualche anno e Dante notò che lo showbusiness americano stava subendo dei sensibili cambiamenti.
Questi avvenimenti, sommati alla perdita del figlio a causa di un incidente in motociclo durante un suo spettacolo, lo indussero ad annunciare il suo ritiro dalle scene. Proprio come fece Thurston anni addietro con lui, Dante scelse l'illusionista che avrebbe ereditato la sua impronta: un certo Rupert Howard, conosciuto anche come Paul Rupert o Merlin. In occasione dell'onore ricevuto, Rupert cambiò il proprio nome in Dantòn (ricordate "The Prestige" di Christopher Nolan?). I due portarono lo spettacolo in scena per un paio d'anni, alché i pensieri di pensionamento di Dante evaporarono: il palco era la sua casa. Il tour fu un successo e ricalcando le orme di Thrurston Dante cominciò ad ipotizzare l'accostamento di altri due o tre tour paralleli fregiati del suo marchio di fabbrica. La filosofia magica di Dante - così come tanti performers dell'epoca - era incentrata sulle grandi illusioni. In quanto da lui dichiarato, la vera essenza della magia risiede negli spettacoli per il grande pubblico; attorniati da attori, ballerine, cantanti e grandi illusioni. Nonostante oggi vengano talvolta percepiti come desueti alcuni spettacoli di illusionismo, c'è da fare chiarezza, parafrasando correttamente l'esposto di Dante, traendone un'importante lezione. Oggi abbiamo completamente perso il senso del palcoscenico, focalizzando l'attenzione dello spettatore su quanto di più basso si possa azzardare: il nostro ego. Se il Prestigiatore Moderno acquisisse la capacità di sollevare dall'autocelebrazione il focus dello spettatore, affidandolo al rapporto empatico e al carisma, ecco che scoccherebbe la tanto ricercata scintilla chiamata magia. Le qualità sopra citate non si ottengono con lo schioccare di dita e richiedono un lavoro costante ed intenso su sé stessi, con il fervente obiettivo di farne un atto di riconoscenza per il pubblico. Ergo, la chiamata al senso artistico, il gusto musicale e la capacità attoriale cui tanto Dante arde, è la semplice risposta di chi ha deciso di fare della sua vita uno spettacolo e dello spettacolo la sua vita. Possa accadere di fronte a migliaia di spettatori come al compagno di banco, siate spettacolo, non lo spettacolo.
Post a cura di Vanni De Luca
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praestigiator · 10 years
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Deceptive Practice - The mysteries and mentors of Ricky Jay
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Per chi non ne fosse a conoscenza, Ricky Jay è uno degli showman più carismatici e preparati che esistano sulla piazza.
La sua capacità attoriale è seconda solo alla sua preparazione tecnica, senza considerare l'approfondita conoscenza storica nel campo dell'illusionismo. Insomma, un monumento vivente che ancora oggi sul palcoscenico riesce a rendere gustosamente interessanti le rivisitazioni di stunt e prestigi prossimi a soffiare seicento candeline. Il suo film documentario Deceptive Practice è un gioiello di inestimabile valore apprezzabile altresì da un pubblico profano all'arte, che racchiude nei suoi 88 minuti le fonti di ispirazione e lo spirito di sacrificio di un uomo che ha deciso di fare dell'arte magica il più grande amore della sua vita. Durante la visione del documentario sono stato pervaso da un turbinìo di emozioni. Vediamo questi uomini sul palcoscenico e sovente non diamo conto di quante ore abbiano passato con la schiena piegata per rendere semplice e godibile qualcosa di estremamente complesso. Uomini che arrivano da un'epoca in cui esisteva solo la radio, dove la carta stampata era quel martello che forgiava esseri pensanti e potenti.
Come tutti i più meravigliosi giochi di prestigio, anche questo film cela dei segreti... delle chiavi di lettura nascoste, da cui ognuno di noi dovrebbe prendere esempio. Da qui ho avanzato delle riflessioni personali, che condivido con voi lettori:
In ogni spettacolo il testo è sempre lo stesso, pagine e pagine di copione scandite a ritmi svizzeri, sempre freschi di nuova energia... ed ogni routine eseguita con una naturalezza ed un'eleganza da nobel. I prestigiatori odierni si dimenticano dell'importanza drammaturgica e della sicurezza che un testo curato è in grado di infondere. Poi ci chiediamo perché mostri sacri come Robert Houdin ammonivano: "un prestigiatore è un attore che interpreta la parte del prestigiatore."
Esegue gli stessi effetti da 40 anni, e potremmo guardare all'infinito le sue mani eseguire i classici di Max Malini, Dai Vernon o Slydini, senza mai risultarne stanchi. Il mondo attorno ci obbliga a percepire come desueta un'idea che ci è venuta in mente solo pochi istanti fa. Jay è considerato come uno fra i più abili rivisitatori dei classici della magia, rendendoli immancabilmente portatori di nuova meraviglia. Leggo proprio in questi giorni un interessante articolo scritto dall'amico Mariano Tomatis, che in merito alla nuova edizione dell'antologia Divinazioni Mentali di don Salvatore Cimò (di cui ne cura l'introduzione), scrive:
"[...] studiando i suoi effetti si entra a far parte di un club straordinariamente esclusivo, visto che oggi quasi tutti l’hanno dimenticato. Se sottovalutate il valore di queste pagine, lo fate a vostro rischio."
Ai giorni nostri dovremmo attingere esclusivamente dalla nobiltà che il duro lavoro comporta. Tornare alla riscoperta di un mondo "povero" gioverebbe sicuramente alla mente del Prestigiatore Moderno e non solo. La pazienza, la pervicacia e l'incessante fame di sapere sono valori che oggi paiono sostituibili da effimere gratificazioni, con i danni che ciò ne comporta. Uomini come Jay meritano di essere stimati e riveriti per la costante ricerca e l'infinita passione che quotidianamente menifestano per la loro arte. Inutile consigliarne la visione, chi è stato toccato dalle parole qui esposte, correrà con eccitazione a visionare il documentario, per ritrovarsi piacevolmente scavato dentro. Anche se, per ingolosirvi... ecco quella che Jay chiama "la lezione di storia"
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praestigiator · 10 years
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Un magico regalo di Natale... e non solo
Quale miglior regalo di Natale se non quello di aiutare chi sta vivendo un periodo difficile? Iniziative del genere non dovrebbero nascere esclusivamente durante suddette festività, ma essere una parte integrante del nostro essere e della nostra funzione all'interno della società. Harris "The Third" è un performer che ha investito gran parte della sua vita magica cercando di comunicare attraverso il mezzo artistico un messaggio spirituale, che renda lo spettatore parte viva e operante di un cambiamento. Il suo progetto Random Acts Of Magic è l'ammirevole desiderio di regalare momenti di gioia e spensieratezza ad ogni essere vivente. La sua iniziativa mi ha riportato alla mente i valori che mi hanno spinto a intraprendere il percorso de La grande bellezza; dove la magia è condotta al cuore delle persone nel luogo dove più serve e meno ce lo si aspetta: fra il rosso e il verde di un semaforo. In questo episodio natalizio, Harris fa apparire magicamente del denaro per i volontari dell'associazione umanitaria Salvation Army:
Sicuramente un video da cui trarre ispirazione...
"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" Mahatma Gandi
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praestigiator · 10 years
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IncanTO - Torino città di prestigio
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Città magica per eccellenza, Torino diventa capitale dell’illusionismo con IncanTo Torino Città di prestigio, rassegna di magia per tutti, grandi, piccini, maghi professionisti, amatori, studiosi e curiosi. Incontri con i maggiori artisti italiani, spettacoli in piazza, numeri di close up per le strade, laboratori per scuole e bambini e Gran galà finale, per scoprire un mondo misterioso in cui l’impossibile si fa possibile e la fantasia prende il sopravvento.
Il progetto è realizzato dal Circolo dei lettori, Regione Piemonte, Città di Torino e Teatro Regio in collaborazione con il Circolo Amici della Magia e Arte Brachetti.  La direzione artistica dell’evento è stata affidata a Mariano Tomatis, Marco Aimone e Carlo Bono.
Potete visualizzare il cartellone completo degli eventi di IncanTO cliccando qui
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praestigiator · 11 years
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A photograph of nudists watching a naked conjuror do a card trick, taken by Saidman for the Daily Herald newspaper on 1 May, 1938. These members of the National Sun and Air Association are attending their annual conference at Friern Park in North Finchley, London. Influenced by German ideas on health, the naturist movement began to develop in England in the 1920s. The National Sun and Air Association grew out of meetings held in a Hendon pub. By 1937, the association had a membership of 2,350.
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praestigiator · 11 years
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Le carte da gioco del mago Méliès
Kickstarter è una piattaforma di crowdfunding dove chiunque abbia un progetto ambizioso ma non la disponibilità economica per realizzarlo, può essere finanziato dal popolo della rete. Il sogno di Derek McKee è quello di dare alla luce un mazzo che rievochi carta dopo carta il fascinoso cortometraggio "Viaggio nella Luna" realizzato dal mago e regista francese George Méliès.
Ecco Derek spiegare il progetto nel dettaglio:
McKee con il suo progetto ha creato tutti i presupposti per riportare alla luce la perla del cinema muto per antonomasia. Sarà cura del prestigiatore moderno darle finalmente voce o "rimescolare le carte" per creare un finale totalmente diverso.
Post a cura di Vanni De Luca
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praestigiator · 11 years
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Il mago moderno
Cos'è il mago moderno? Ultimamente mi sono posto questa domanda, indico con il termine mago l'artista (o presunto tale) che, prestigiatore o illusionista, voglia intrattenere un pubblico. Ma cosa otteniamo esattamente da questo nostro intrattenimento e cosa invece speriami di ottenere? Alcuni vogliono la fama e solitamente usano mezzi come youtube per dire subliminalmente "guarda quanto sono bravo", altri invece vogliono dimostrare le proprie capacità tornando sempre al discorso bravura e quindi lo spettacolo si trasforma in una sfida per vedere se il pubblico capisce o il prestigiatore la spunta. Esiste poi un terzo tipo di spettacolo (o non-spettacolo) cioè la magia atta a regalare un momento insolito al pubblico che non pensa "devo capire il trucco" ma pensa "wow! Fantastico" e magari chiede di rivedere quel che è successo per riprovare quel senso di meraviglia e stupore che ormai è sempre più raro nella vita di tutti i giorni. Ho parlato di non-spettacolo perchè credo questo tipo di magia sia piU facile ottenerla nella vita di tutti i giorni ma voglio spiegarmi meglio: se andiamo a vedere un mago durante uno show tutto quel che vediamo è organizzato per arrivare ad uno scopo, nell'assurdo se un mago fa uscire un coniglio da un uovo appena partorito da una gallina uno spettatore si chiede come avrà fatto (mentre un mago vorrà comprare lo stesso effetto) ma se un contadino dice di avere una gallina che fa la stessa cosa e ce lo mostra prestigiatori o no vorremo solo rivederlo stupiti per quel che è successo, due reazioni diverse date dalla stessa cosa. Quindi come ottenere questa meraviglia senza modificare geneticamente una gallina? Offrendo il giusto contesto e il giusto spirito alla nostra magia, ragionando non tanto su quel che piace a noi ma su quello che lascia un ricordo indelebile al nostro pubblico. Parafrasando Paul Harris in "Art of Astonishment" dall'infanzia ci insegnano a dividere tutto quel che vediamo in varie scatole della razionalità nella nostra mente e anche ora se vediamo una magia la cataloghiamo nella scatola "l'hamessonellamanica" o "l'hanascostointasca" oppure al massimo nella scatola "nonsocomehafattomaèuntrucco" ma quando riusciamo a risvegliare lo stupore per un istante torniamo bambini e smettiamo di inscatolare la nostra vita. Quindi grossomodo alla domanda iniziale abbiamo trovato una risposta, il mago moderno può essere colui che vuole dimostrare abilità oppure (come sarebbe meglio) colui che sinceramente vuole affascinare il suo pubblico, poi un mio caro amico l'ha detta giusta in una sua fantastica lezione: -per esser maghi siamo tutti un po' egocentrici- l'importante è che questo non scavalchi la cosa che rende davvero bella la magia, poter mostrare il sorriso e lo sguardo di un bambino anche in un volto segnato dall'età.
Post a cura di Zacca
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praestigiator · 11 years
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Il mago Méliès
Un nostro caro lettore ci ha segnalato un articolo di giornale incentrato sulla vita e le opere di Georges Méliès, pubblicato nel 1947 sul bisettimanale “La Cittadella” di Bergamo. Inutile parlare del gusto provato nel digitalizzare la copia cartacea per renderla disponibile ai più.
E' con un doveroso grazie a Saverio che qui di seguito vi riportiamo quanto scritto da Corrado Terzi, direttore capo del giornale.
IL MAGO MELIES
Tutti coloro che hanno avvicinato il cinema ricordano questo nome.
Ma nessuno che voglia avere un'idea chiara della storia di quest'arte; nessuno che intenda ricercarne e capirne le origini, ricercare e capire i primi e più puri aspetti, le più antiche e genuine immagini del cinema, può esimersi dallo studiare a fondo il lavoro, il carattere, la vita di Georges Méliès.
In effetti, era quasi impossibile, fino a ieri, operare proficuamente in questo senso, raramente essendosi interessati gli studiosi di avvicinare questo nome per capirne l'importanza: se togliamo un numero della «Revue du Cinéma» apparso nel 1929, a Méliès dedicato, e le memorie dello stesso pubblicate su «Cinema» nel 1937, poco o nulla esisteva. La lacuna era grave, e di quello stato di cose ce ne rendiamo conto ora che Maurice Bessy e Lo Duca hanno raccolto con infinita cura, in un magnifico volume, tutto quanto è ancora possibile trovare, di fotografie, documenti, bozzetti, disegni, scritti, riguardante Méliès(1). La preziosa documentazione di Bessy e Lo Duca conferma e stabilisce questo: Méliès non fu solo un pioniere del cinema, bensì lo scopritore dell'arte cinematografica. Se collaborò a sviluppare la tecnica del mezzo, ciò avvenne solo di riflesso, come conseguenza: Méliès fu il primo “artista”.
Non scoprì qualcosa del cinema, non ne capì o stabilì alcune leggi: Méliès inventò tutto il cinema. Ne inventò lo spirito, la bellezza, le infinite possibilità espressive e ne usò in tal senso. Fu Méliès a capire il significato dell'invenzione dei fratelli Lumière. Essendosi offerto di acquistarla, nel 1895, ad un prezzo allora favoloso, si ebbe da Antonio Lumière un rifiuto in merito alla cessione del brevetto. Non già perché questi intendesse sfruttare da solo il ritrovato tecnico (il cinema non era, in quell'anno, altro che un ritrovato tecnico) ma perché era convinto, in coscienza, di far cosa disonesta vendendo un'invenzione che non dava alcuna speranza di prolungati guadagni. Così Méliès si sentì dare questa “storica” risposta: “Giovanotto, ringraziatemi. Questa invenzione non è in vendita, ma per voi sarebbe la rovina. Può essere sfruttata per qualche tempo come curiosità scientifica: oltre a ciò non ha alcun avvenire commerciale.”
Ma Méliès, per fortuna nostra e del cinema, riuscì ugualmente, in seguito, a servirsene.
Erede continuatore dell'arte di Robert Houdin, uno dei più celebri prestigiatori del secolo scorso, Méliès era ricco di una vivacissima fantasia inventiva e , inizialmente, aveva visto nella macchina dei Lumière la possibilità di perfezionare il suo mestiere. Ma ben presto, dai giuochi di prestigio cinematografici (che si risolsero in una copiosa invenzione di “trucchi”) passò alla costruzione di narrazioni filmiche vere e proprie.
Dai primi filmetti di pochi metri giunse, nel 1902, a «Le Voyage dans la Lune», colorato, lungo 280 metri – in un'epoca in cui la lunghezza massima era di 20 o 30! In proiezione «Le Voyage dans la Lune» si svolgeva senza alcuna didascalia ed era compreso perfettamente in ogni paese. Fu il primo film internazionale per eccellenza. Vennero poi, tra i più famosi, «New York – Paris en automobile», «Le Voyage à travers l'Impossible», «20.000 lieues sous les Mers», «Les Quat'cents Farces du Diable» ed altri, moltissimi altri. L'attività di Méliès ridotta in cifre ha del fantastico. Dal 1895 al 1910 egli realizzò circa 4000 film, di cui molti di 700 metri e colorati. Una media dunque, di 265 all'anno: se si ammette che Méliès riposasse almeno alla domenica e in qualche altra festività, significa qualcosa come un film al giorno! L'intuito anticipatore di questo straordinario “regista” non si fermò alla fabbricazione di film. Méliès fondò la prima Casa di Produzione, la “Star-Film”, e fu Méliès il primo a costruire un vero e proprio teatro di posa, secondo leggi che ancor oggi vengono adottate. Né si limitò alla creazione di soggetti fantastici, attraverso i quali per lo più è conosciuto: inventò il grottesco, il poliziesco, il film comico e in costume, fece i primi tentativi di cinema verista, drammatico, ecc.
Venne poi, per Méliès, il tramonto. Fu un tramonto impostogli dalla disonestà della concorrenza, dai pochi scrupoli dei noleggiatori che, controtipando i suoi film e distribuendo le copie così ottenute in proprio, gli sottraevano ogni fonte di guadagno.
Per molti anni Méliès fu dimenticato. Morì nove anni fa, il 21 gennaio 1938, a Orly, all'età di 77 anni, dopo aver vissuto a lungo di vita stenta, indegna del suo valore, dei suoi meriti, in un negozietto di giocattoli davanti alla stazione di Montparnasse, a Parigi. Di quattromila film, ne restano oggi appena un centinaio. Dov'è il mecenate che controtiperà questi cimeli per distribuirli alle cineteche del mondo? E' vero che la gloria di Méliès resterà anche a dispetto della labilità delle sue opere, così come rimase la gloria di Zeusi, più resistente al tempo delle sue pitture, ma dobbiamo proprio ammettere che l'uomo non sia oggi migliore di duemila anni fa? Dobbiamo pensare che la distrazione dei contemporanei non abbia alcun rimedio?
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(1)Maurice Bessy e Lo Duca, Georges Méliès Mage – Prisma, 1945, Parigi.
Post a cura di Vanni De Luca
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praestigiator · 11 years
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Come fare jackpot con la creatività
Nel corso della presentazione della sua ultima creatura letteraria "Te lo leggo nella mente", tenuta al Circolo Amici Della Magia di Torino, Mariano Tomatis ci ha permesso di sbirciare attraverso alcune delle sei porte che scandiscono il fascinoso viaggio lungo il testo. Relativamente al tema della creatività, Mariano introduce l'argomento suggerendo quella che oggi viene chiamata "creatività combinatoria". Immaginando il processo di incubazione e nascita di una nuova idea, l'esempio pratico può essere quello di una slot machine, che vede sulla prima colonna un effetto che si vuole migliorare, sulla seconda il materiale da utilizzare (palline, carte, ecc...), e sulla terza il modo di rivelare l'informazione. Tirando la leva le combinazioni possibili sono pressoché infinite; molte di queste daranno un risultato scarso, alcune dei premi accettabili, mentre si contano sulla punta delle dita le combinazioni realmente vincenti. Per quanto l'accostamento fra creatività e gioco d'azzardo sembri poco calzante, non possiamo negare di trovarci di fronte ad una grande verità: la creatività non è aggiungere puntini su di un foglio bianco perseguendo all'infinito nuove conoscenze, bensì la capacità di unire in un disegno affascinante quei pochi puntini di cui si è già in possesso. Questo messaggio di speranza mi ha riportato alla mente un passaggio del film "La leggenda del pianista sull'oceano", tratto da "Novecento. Un monologo." di A. Baricco.
Tu pensa a un pianoforte: I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere.
E quando avrete il timore che il materiale a vostra disposizione non sia abbastanza aggiornato, ricordatevi l'adagio francese pronunciato sul finale del film dal vecchio antiquario:
"In culo i soldi, una buona storia vale più di una vecchia tromba"
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praestigiator · 11 years
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Magicopoly
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praestigiator · 11 years
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What we’re doing is very serious. And we’re taking people to the edge of their understanding and we’re showing them the abyss, we’re showing them over the edge what’s there. But because we live in a culture that essentially trivializes what we do, we don’t tend to think it through in that way. But we don’t have to play that game, and we can make it something very serious and very beautiful. And that, to me, is the basic responsibility of elegance that binds us all together.
Derren Brown - International Magic Lecture, 1999
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praestigiator · 11 years
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La casa fantasma in Olanda
Date uno sguardo a questa enorme casa. La prima impressione lascia credere che muri, finestre e porte stiano per abbandonare la realtà terrena per ricongiungersi in un universo parallelo.
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In realtà è fatta esclusivamente di vetro, trattato con particolari tecniche di stampa che hanno permesso di imprimere sulla sua superficie le foto di alcuni cascinali ritratti a pochi passi dall’imponente - per quanto fragile - attrazione locale. L’illusione non si limita all’osservazione della copertina! Al suo ingresso si presenta come un salto a piè pari nell’onirica opera di Lewis Carroll Alice nel paese delle meraviglie. Gli ambienti, i finestroni e l’altezza della fittizia abitazione danno l’illusione di tornare alla propria infanzia o, perché no, di aver sorseggiato da una bottiglietta la cui etichetta cita “bevimi”. Dicono gli architetti che hanno preso parte al progetto:
Quando gli adulti interagiscono all’interno della struttura, possono rievocare le sensazioni del tornare bambini, non solo in quanto a statura, ma anche emotivamente, potendo così rivivere nostalgicamente la loro percezione delle cose.
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Lentamente tramontato il sole e calata la notte sulle case attorno, la struttura si impone come un’inesauribile sorgente di luce ed energia che governano il centro della piazza.
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Battezzata “La casa di vetro”, l’opera figlia dell’architettura moderna può essere ammirata nella piazza centrale del comune di Schijndel, in Olanda. Nel caso il campanello non funzionasse, vi consigliamo di bussare con mano leggera.
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praestigiator · 11 years
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Riporta la trama:
Un’ambientazione quasi western fa da sfondo allo strano caso di Joe Whip, 15 anni: non sa chi sia suo padre e la sola cosa che gli dà soddisfazione è fare trucchi di magia. Quando sua madre lo mette alla porta, vaga nei bar di Reno intrattenendo i clienti con giochi di prestigio. Norman Terence, il più abile mago della zona, lo accoglie da subito in casa sua e Joe sembra trovare in lui un padre oltre che un mentore. Riuscirà l’allievo a superare il maestro? Un romanzo in forma di partita di poker sentimentale, con suspense garantita fino all’ultima carta.
Uccidere il padre è una lettura intrigante, dai contenuti volutamente ambigui, in grado di essere apprezzata in punti chiave diametralmente opposti sia da chi i prestigi è solito ammirarli e chi, invece, è dedito a crearli.
Un viaggio che porterà lo spettatore alla scoperta dei sacrifici, delle gioie e dei conflitti interni insiti nel prestigiatore che ha deciso di fare dell'arte magica il cammino più importante della sua vita. Al tempo stesso un Vademecum per il Prestigiatore Moderno, indirettamente invitato a porsi le giuste domande, facendolo riflettere sulla filosofia radicata nelle fondamenta dei suoi prestigi e sull'indelebile messaggio che il pubblico dovrà portare con sé per il resto della sua vita, una volta spente le luci sul palcoscenico. Un racconto che senza ombra di dubbio mette a dura prova le attuali sicurezze del prestigiatore "soddisfatto", conducendolo verso un più elevato grado di consapevolezza e umiltà. Il viaggio non termina con l'ultima pagina. Ora sta a voi: dare all'Arte Magica quanto le è meritatamente dovuto o riporre quel mazzo di carte nel cassetto della vostra scrivania. Questa volta, per sempre. Si ringrazia Luisa Guglielmino per la gentile collaborazione.
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praestigiator · 11 years
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Infamous, la locandina
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Ancora tutto in cantiere, ma siamo convinti che il nuovo show del mentalista vincitore di due Olivier Awards non deluderà le aspettative dei “Brownofili”.
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praestigiator · 11 years
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Il mago nascosto fra "I Briganti"
Tsukiyoka Yoshitoshi è l'artista che ha dipinto alcuni fra gli eroi del famoso romanzo Cinese Shui-Hu-Chuan, pubblicato in Italia come "I briganti".
Le storie, che non sembrano seguire un sentiero narrativo, si incentrano sulle vicende di 108 briganti, estremamente capaci nel combattimento, sprezzanti del pericolo, nonché militarmente e strategicamente preparati.
Nonostante i loro precedenti, che li riconoscono agli occhi altrui come dei fuorilegge, si dimostrano degli eroici cavalieri disposti a sacrificare la loro vita per difendere i deboli e gli oppressi da ogni forma di ingiustizia o corruzione.
Il romanzo riscosse particolare successo in Giappone quando nel 1827, Kuniyoshi Utagawa cominciò a dipingere una selezione di 75 fra i 108 eroi Cinesi.
Quarant'anni dopo, il suo allievo Tsukiyoka Yoshitoshi realizzò la sua personale selezione, ritraendo solamente 50 dei Briganti. Coraggio, fermezza e nobiltà sono le virtù rievocate in ogni dipinto. L'immaginazione dell'autore porta alla raffigurazione di animali giganti come mezzi di trasporto fra gli elementi aria, terra e acqua.
Yoshitoshi mette a nudo la sua ossessione per i fantasmi, i demoni e i maghi. A questo proposito è interessante soffermarsi su uno dei suoi dipinti:
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Il blocco di legno mostra il mago Sangoku Taro, "che ha attraversato le terre dell'India e della Cina per apprendere dei giochi di prestigio." Noi speriamo che le lezioni da lui apprese siano più che sufficienti, e che il misterioso oggetto contenuto nella manica gli consenta di avere la meglio sull'energumeno ed il demone alle sue spalle. Ecco un particolare della manica:
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Incoraggiamo il prestigiatore moderno a donare nuova luce a questo dipinto, magari sostituendo dalle proprie pareti l'oramai sdoganato manifesto di Thurston, prossimo a divenire obsoleto.
  Post a cura di Vanni De Luca
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praestigiator · 11 years
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Derren Brown ad "Affari Tuoi"!
La trasmissione televisiva "Mash Up - when stars swap shows", in onda sull'emittente inglese Channel 4, è famosa per la rivisitazione dei programmi più conosciuti del palinsesto, grazie alla partecipazione straordinaria di alcune fra le star più in voga del momento. Nell'ultima puntata è stato preso di mira il format televisivo "Deal Or No Deal" - la versione originale dell'italianizzato "Affari tuoi" - che ha messo in palio il superpremio da 250.000£ a scopo benefico. Le natiche chiamate in (giusta) causa per occupare la postazione del concorrente di turno sono state quelle di Derren Brown. Come confermato dal quotidiano inglese The Sun, la notizia ha destato reazioni sorprese da parte dei fan sulla scelta dell'avvantaggiato concorrente.  Riportando alcuni commenti dalla pagina Twitter dell'artista: "Scusate, ma questo non è come barare?" "Teoricamente dovrebbe essere molto bravo a questo gioco, giusto?" Lo stupore dei fan ha avuto modo di riaffiorare durante la messa in onda: nessuna reale partita o vincita in palio, bensì tutta una messinscena mediatica sfociata in una breve e brillante performance comica del mentalista, che si è divertito a rendere imprevedibile ogni fase del gioco a premi, nonché l'osservazione del Bon Ton!
Post a cura di Vanni De Luca
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