Tumgik
#Insegna Luminoso
zeroloop · 29 days
Text
Illumina il tuo spazio con la Striscia LED Flessibile Programmabile
XAXVSTS Insegna Luminoso LED Flessibile Programmabile | 45 X 12 cm | LED Display Personalizzabile USB 5V Auto Camion | Controllo via App Bluetooth e Telecomando per Negozio e Pubblicità Se stai cercando di dare un tocco luminoso e personalizzato al tuo ambiente, la striscia LED flessibile programmabile potrebbe essere la soluzione che fa al caso tuo. In questa recensione, esploreremo le…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
mccek · 2 years
Text
Simone Crespi pochi giorni fa ha ottenuto il diploma di istituto tecnico con il massimo dei voti.
Simone da novembre ha studiato in ospedale dove è in cura per un tumore.
Gli insegnanti lo hanno aiutato, lui non ha mai mollato.
Ha studiato tra una chemio e l'altra, tra una visita e l'altra, tra un pensiero sulla vita e uno sulla morte.
Tra l'accettazione di una realtà dolorosa e il desiderio di un futuro luminoso.
Molti giornali e molti post hanno applaudito Simone per la sua forza, il suo coraggio, il suo non arrendersi.
E' giusto applaudire Simone.
Ma Simone ci insegna che noi diamo troppa importanza al nostro corpo, al fisico, alla materia.
Certo, è importante.
Ma è la tua anima che chiede di essere nutrita.
Di capire, di imparare, di diventare qualcosa di più.
Di continuare il cammino che stiamo facendo, di percepire nuovi stati di coscienza, nuove realtà.
Il nostro corpo può rompersi, può ammalarsi, può lasciarci.
Ma la nostra anima no.
Quella ci sarà sempre: e tutto quello che avrà percepito, sentito, amato, rimarrà per sempre.
Ovunque andremo, qualunque cosa saremo.❤️
Tumblr media
4 notes · View notes
amicidomenicani · 1 year
Text
Quesito Buongiorno! Scrivo per sottoporre alla Sua attenzione 2 questioni chiedendo di criticarne il contenuto alla luce della morale. Non sono schierato per una posizione piuttosto che un'altra, ma scrivo per individuare il giusto schieramento, ovvero per capire dove sia il retto comportamento morale.  1) A rigor di logica, se i diritti fondamentali dell'essere umano sono tali, nessuno e per nessuna ragione al mondo può violarli.  Tra cui la libertà di scelta, ad esempio, se vaccinarsi o meno. Lo deduco dal fatto che: se Dio rispetta tali diritti cioè tale libertà assoluta, anche l'uomo deve rispettarli. Inoltre: vale di più un essere umano vivo nel corpo, oppure il rispetto della libertà umana, sempre in riferimento alla Pandemia? Se si parla di principi non-negoziabili, allora sembra la libertà umana.  Pertanto, anche ci fosse una pandemia con una mortalità del 99%, rimarrebbe sempre moralmente illecito limitare la libertà individuale. Altrimenti non sarebbero più valori non-negoziabili. Tuttavia, esiste un limite alla libertà umana? E questo limite a quali principi si ispira? 2) Collegata alla precedente. La frase-fatta "la tua libertà finisce dove inizia la mia": è un principio moralmente corretto? Non è invece in contrasto con il principio non-negoziabile che garantisce la totale libertà individuale, ovvero il diritto assoluto soggettivo di un soggetto, salvo limiti imposti da una legge (che sia però moralmente rispettosa della virtù legale della Giustizia)? grazie! Risposta del sacerdote Carissimo, 1. Dio ha creato l'uomo libero. Tra i diritti di cui gode ogni persona c'è quello della libertà. Come ha detto il concilio Vaticano II, la libertà è il segno più luminoso della nostra somiglianza con Dio. È proprio a motivo della libertà che noi siamo signori di noi stessi e abbiamo dominio sul nostro atto di scelta, come diceva San Tommaso d’Aquino. 2. Tuttavia la libertà dell'uomo non è assoluta. Qui sta il tuo errore. Potrei dire: la libertà è un assoluto. In altre parole, è un principio non negoziabile che l'uomo sia libero. Ma concludere che la libertà dell'uomo sia assoluta è un errore. 3. Non è necessario fare grandi ragionamenti per capire che la libertà dell'uomo ha dei limiti. I limiti sono essenzialmente due: la nostra natura e il nostro fine. Non siamo liberi nei confronti della nostra natura: ci troviamo fatti in un determinato modo, posti all'esistenza in un determinato periodo della storia, con all'origine due precisi genitori che non abbiamo scelto. Con un corpo e con un'anima che hanno le loro intrinseche necessità. Non siamo liberi, inoltre, nei confronti del nostro fine: perché tutto quello che l'uomo fa, lo fa per la sua felicità, indipendentemente dal fatto che questa felicità sia vera o presunta. Anche Aristotele, il filosofo pagano, riconosceva che l'uomo non è libero nei confronti del proprio fine: diceva che di necessità vuole la sua felicità. Con questo si afferma nello stesso tempo che non siamo noi gli autori della legge morale. Non siamo noi a decidere ciò che è bene e ciò che è male. È già stato scritto nella nostra stessa natura. 4. L'ambito della libertà è quello dei mezzi. Ed è un ambito quantomai vasto. Perché ognuno realizza la propria felicità scegliendo un particolare stato di vita, una determinata professione, organizzando la propria giornata e il proprio futuro come vuole. 5. Giovanni Paolo II, nella grande enciclica Veritatis splendor in una pagina luminosa sulla libertà umana scrive: “Leggiamo nel libro della Genesi: «Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti" (Gn 2,16-17). Con questa immagine, la Rivelazione insegna che il potere di decidere del bene e del male non appartiene all'uomo, ma a Dio solo. L'uomo è certamente libero, dal momento che può com
prendere ed accogliere i comandi di Dio. Ed è in possesso d'una libertà quanto mai ampia, perché può mangiare «di tutti gli alberi del giardino». Ma questa libertà non è illimitata: deve arrestarsi di fronte all'«albero della conoscenza del bene e del male», essendo chiamata ad accettare la legge morale che Dio dà all'uomo. In realtà, proprio in questa accettazione la libertà dell'uomo trova la sua vera e piena realizzazione. Dio, che solo è buono, conosce perfettamente ciò che è buono per l'uomo, e in forza del suo stesso amore glielo propone nei comandamenti. La legge di Dio, dunque, non attenua né tanto meno elimina la libertà dell'uomo, al contrario la garantisce e la promuove.  Ben diversamente però, alcune tendenze culturali odierne sono all'origine di non pochi orientamenti etici che pongono al centro del loro pensiero un presunto conflitto tra la libertà e la legge. Tali sono le dottrine che attribuiscono ai singoli individui o ai gruppi sociali la facoltà di decidere del bene e del male: la libertà umana potrebbe «creare i valori» e godrebbe di un primato sulla verità, al punto che la verità stessa sarebbe considerata una creazione della libertà. Questa, dunque, rivendicherebbe una tale autonomia morale che praticamente significherebbe la sua sovranità assoluta” (VS 35). 6. L'espressione "la tua libertà finisce dove comincia quella dell'altro" sebbene sembri rispettosa del bene dell'altro tuttavia mette in conflitto le libertà dei singoli. È stato notato giustamente che la legge, come equilibratrice dei diritti dei singoli (il contrattualismo), entra quasi come nemica del diritto individuale, perché il suo intervento necessariamente ha sempre un significato limitante. Sembra quasi che ci si debba difendere da un’aggressione o di aggredire un nemico. Gli uomini si troverebbero sempre di fronte a nemici o a estranei. Secondo la morale che si basa sulla legge naturale ci si trova di fronte ad una legge scritta nella stessa natura di ogni persona umana che armonizza le esigenze degli ioni con quelle degli altri nell'osservanza di una legge superiore che obbliga l'uno e l'altro in termini imparziali. Ma oggi non si vuole parlare di legge naturale. Il motivo è semplice: parlare di legge naturale suppone un legislatore universale. Questo legislatore universale ha un nome proprio: è Dio. Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo volentieri nella preghiera. Padre Angelo
0 notes
Text
La vita è una danza
Tumblr media
Il film “La vita è una danza” di Cédric Klapisch  è arrivato al cinema da oggi grazie a BIM Distribuzione. Il regista di “L’appartamento spagnolo” e della serie Netflix “Chiami il mio agente!” torna sul grande schermo con una gioiosa commedia francese che insegna il valore della rinascita anche di fronte alle sfide più ardue, rivolgendo sempre lo sguardo verso il lato più luminoso della vita e abbracciando nuove opportunità. Protagonista del film la prima ballerina dell'Opéra di Parigi Marion Barbeau, qui nei panni di Elise, una promettente ballerina di danza classica che vive nella capitale francese insieme al fidanzato.  https://www.youtube.com/watch?v=Bl1D6mbarc0&feature=youtu.be La vita è una danza, retroscena Dopo aver scoperto che il ragazzo la tradisce e aver subito un grave infortunio, la giovane donna intraprenderà un cammino verso la guarigione fisica ed emotiva che la condurrà fino in Bretagna, dove il calore dei suoi amici e un nuovo amore la metteranno di fronte alla possibilità di una rinascita.  Le parole del regista “Non condivido quel lato oscuro e doloroso che spesso associamo al mondo della danza” - ha dichiarato il regista Cédric Klapisch - “Per molte persone, infatti, la danza classica è associata all'idea di sofferenza. C'è ovviamente del vero in questo: i corpi dei ballerini soffrono come quelli dei grandi atleti. Non nego i sacrifici che richiede. Ma ho preferito focalizzarmi più sull’idea della passione che del sacrificio. Non si può essere ballerini senza essere focalizzati sulla vita, perché ballare è soprattutto uno dei piaceri della vita. La storia del film si basa su un'idea di ricostruzione e rinascita, con il desiderio che ci sia bisogno di andare verso qualcosa di positivo e solare, qualunque siano gli sforzi per raggiungerlo. Potrei dire prevedibilmente che è un film sulla vita, - conclude - un film sul piacere profondo di chi balla e che nutre questo desiderio di elevarsi, di superarsi.” Le parole della protagonista “Élise ha le caratteristiche tipiche di una ballerina” - spiega la protagonista Marion Barbeau - “È una combattente, una persona fortissima che si è costruita una corazza intorno dopo la morte della madre. Ma il suo infortunio le insegnerà anche a domare le sue debolezze e a convivere con le sue fragilità. Questo è ciò che ho amato di più nella sceneggiatura: il fatto che Élise non si senta mai dispiaciuta per se stessa, nonostante quello che le succede.” Read the full article
0 notes
statoprecario · 2 years
Text
LA VITA È UNA DANZA di Cédric Klapisch | Dal 6 OTTOBRE al cinema | BIM Distribuzione
LA VITA È UNA DANZA di Cédric Klapisch | Dal 6 OTTOBRE al cinema | BIM Distribuzione
“La vita è una danza” di Cédric Klapisch, in arrivo al cinema dal 6 ottobre grazie a BIM Distribuzione.  Il regista di “L’appartamento spagnolo” torna sul grande schermo con una gioiosa commedia francese che insegna il valore della rinascita anche di fronte alle sfide più ardue, rivolgendo sempre lo sguardo verso il lato più luminoso della vita e abbracciando nuove opportunità. Protagonista del…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
ma-pi-ma · 2 years
Text
Tumblr media
Quando stamattina sono uscito di casa ho sinceramente sperato di trovarmi davanti una situazione diversa. Per carità, non confidavo in chissà quale miracolo, ma una parte di me voleva credere che la fine dell'obbligo delle mascherine all'aperto avesse "liberato" parecchi individui. Speranza vana.
Oggi, esattamente come ieri, il mio quartiere brulica di zombie con la mascherina appiccicata alla faccia. Dalle scuole fuoriescono bambini con il sorriso celato dalla maledetta pezza bianca. Nei parchi, sotto un luminoso sole di Febbraio, pascolano mandrie di mascherinati. In strada passeggiano, come se nulla fosse inni, viventi all'ipocondria, di qualsiasi età.
Cosa hanno fatto alla gente? Me lo chiedo scrutando lo sguardo degli adepti di questa nuova, demenziale religione. La mascherina è ormai un amuleto, un talismano, un simbolo di credo bigotto. In una accezione meno mistica, si tratta di una coperta di Linus il cui unico scopo è quello di infondere sicurezza e tranquillità a menti rese sterili attraverso la più imponente e violenta campagna propagandistica della Storia. Dal punto di vista del potere, una dimostrazione di placida fedeltà.
La paura è la nuova zona di comfort in cui sguazzano e continueranno a sguazzare milioni di cittadini. Alcuni, inevitabilmente, si desteranno nel tempo, intorpiditi dello spirito e nella psiche. Altri, e dobbiamo prenderne atto, non li recupereremo più.
Il modo e la velocità con cui la nostra civiltà si è liquefatta di fronte a due anni di pura irrazionalità insegna più di quanto facciano mille libri di sociologia. E nulla toglie il sorriso più delle risposte alle domande sorte in questi mesi.
Matteo Brandi
24 notes · View notes
aminuscolo · 3 years
Text
maternità. o forse no.
Quando mi aspettava dissero a mamma che sarei stata idrocefala. Non ho mai indagato troppo l’esito di una tale malattia, non credo che si sopravviva molto, dopo. Mi sono chiesta più volte come avesse vissuto mamma quei mesi restanti, quel tempo di attesa non più attesa. O forse ancora attesa? Non posso domandarlo a lei, cosa ne sa. Sono nata io, le misure della testa normali, quarant’anni fino a qui. Come può, mia madre, ricordare il tempo prima, così falsato da un tale esito? Ricorda l’ostinato desiderio, papà che misurava la pancia e diceva che si erano sbagliati, papà che misurava la pancia e diceva “eh beh se non si sono sbagliati ne faremo un altro”. Ma il dolore lo ha cancellato: funziona così l’esistenza. Cancella o si incista, a seconda di che cosa? È una domanda che mi faccio spesso cui non so rispondere.
Io credo che sia da qualche parte in questa domanda la mia vocazione alla psicoanalisi. Voglio consegnarmi a sapere che non avrò risposta, al mio buco.
Trisomia 21. A me invece hanno detto queste parole. Questo sappiamo tutti cos’è, non dobbiamo andare a indagare troppo. Sindrome di down. Quando ero piccola “down” era un insulto: chissà come lo permettevamo. Ora no. Trisomia 21. Io che con la disabilità ci lavoro, io che so che non c’è la sindrome di down ma ci sono Giulio, Lara, Margherita, ho pensato: “sono dolcissimi”. Poi mi sono ricordata che non si deve pensare così, ma l’ho pensato lo stesso.
Però, mamma, io ho abortito. Sono passati quarant’anni e la medicina non sbaglia e te lo dice prima il tuo destino, quando ancora sei in tempo per scegliere. E io ho voluto sapere, ho voluto sapere anche se la ginecologa mi diceva che la villocentesi era rischiosa per il feto, e che insomma avevo quarant’anni. Ho voluto sapere e ho cambiato ginecologa. Ho voluto sapere anche se mi hanno detto che era messo in una posizione strana e la villocentesi era molto pericolosa. Ho voluto sapere. Correrò il rischio, ho detto. Poi ti ritrovi su un tavolo operatorio che non sembra il tavolo di marmo di quella piccola storia ignobile, ma pare più un’opera avveniristica. E vedi quella lampada ovale sopra di te, senti le voci, ti dicono: hey sei troppo lunga. Sistemano il tuo corpo, lo sollevano, alzano le tue gambe, le annodano con una benda nera ai ganci, annodano pure il braccio ad un cuscino e dal braccio la flebo. L’altro braccio lo stringono alla camicia, quella camicia un po’ larga che si annoda alle spalle, e passa sopra il tuo seno e arriva dall’altro lato, fissato perché non cada. Sembra una camicia di forza: “è perché tu non ti faccia male”. Chissà se dicono così anche ai matti. Anche matti non si usa più e anche con loro ci lavoro. I matti: Luca, Antonio, Rossana. Il tavolo, dunque, gli attrezzi, il verde, le cuffie, la plastica, le mascherine. Poi un’iniezione e tutto quel ‘lungo’, tutti quei centoottanta centimetri per sessanta chili di corpo, si addormentano in pochi secondi, solo il tempo di pensare: “cosa mi sta succedendo, che sensazione bellissima”. Ti risvegli e non senti niente, non sei più in una sala operatoria ma in un corridoio. Non sai quanto tempo sia passato non sai nemmeno se è passato del tempo. Un po’ brucia, come una cistite. Il tuo corpo, dopo quattro mesi di un seno enorme e di una pancia che è ancora la tua senza essere propriamente la tua, sembra tornare in sé. Non è uguale a lui ma è più lui di prima. E hai pianto così tanto nelle settimane precedenti che ti svegli e piangi di meno. La psicologa ti dice le fasi della depressione che attraverserai e tu la lasci parlare perché sai che no, non sei depressa. E che sei fortunata perché non pensi che esistano fasi, ma pensi che ad Anna accadrà qualcosa e a Livia qualcosa di diverso. Ma sei stanca, di sentire troppe parole che non dovresti sentire, di sentire che non riesci a rispondere e che invece dovresti per altre che non sapranno farlo e che non sapranno nemmeno andare oltre. Sei arrabbiata, ma sei più occupata a aver cura di te, a pensare che a mamma non glielo dirai, non le hai detto ancora niente, del resto. Non le hai detto che eri incinta e non le hai detto che hai avuto paura. Forse puoi raccontarti che lo hai fatto perché qualcosa in te conosceva il destino, ma credo sia più perché aspettavi di poterle dire un luminoso senza ombre. Ma, forse, la maternità (o no), insegna che un luminoso senza ombre non esiste. E insomma non c’è più niente, nel tuo corpo. Eppure c’è il tuo corpo.
La storia più bella che sono riuscita a raccontarmi è che mi sono fatta carico io del dolore destinato a lei. A te regalano spettri, mamma, io mi prendo la realtà. E poi tu sei stata madre così tanto, così bene, che questa storia a me pare funzionare alla perfezione. Me la scrivo così, in testa. Incistarsi o cancellare, è tutto qui no? Cristina Campo scriveva che sperare non è aspettare un evento, chiedere che sia proprio quello il suo esito, ma che esiste una fiducia più grande, un affidarsi che racchiude tutti gli eventi e ne supera il significato. L’arazzo, quel concorrere di ogni elemento a un disegno che non conosciamo. C’era una lettera di Manganelli a Lietta che diceva qualcosa di simile, l’opera di un ago che ci muove e che conosce l’intero tappeto avendo termini di giudizio che a noi sfuggono. Devo ritrovarla, mamma. Questo te lo racconto. Come se mi fosse venuto in mente per un motivo diverso. La verità è fatta così, credo, quella possibile per noi.
Oggi Milano è luminosa.
11 notes · View notes
darsispazio · 5 years
Text
Questa prima immagine
Così è arrivata la prima foto di un buco nero lontanissimo e "luminoso", ovvero ciò che quando ero ragazzo non si era nemmeno certi che fosse, adesso è.
L'espansione è accelerata, lo sappiamo ed anche la conoscenza ormai è accelerata prosegue a ritmi vorticosi e scardina ogni certezza cartesiana:
nel mentre che l'universo ci insegna che è fatto per il novantacinque per cento di cose che non conosciamo, allo stesso tempo
ci mostra oggetti che non avremmo mai pensato di poter vedere, mai.
Oggetti smisuratamente lontani, ora sono qui, sono per noi.
Per quali noi? Per quale modello di uomo? Tutto è nostro per invocazione, non (più) per possesso. Ecco la nuova regola, che ci è consegnata dalle stelle.
Lo sfaldarsi inesorabile progressivo accelerato di un vecchio cosmo statico stazionario rivela nei fatti l'unico vero fatto,
che siamo sulla soglia di un cambiamento d'epoca di un rovesciamento di mondo di un universo che smussa gli angoli,
che sorride ad un uomo nuovo, che conquista non (più) con la forza ma semmai solo, con il sorriso.
Tumblr media
Il buco nero supermassiccio al centro di Messier 87. 
Crediti: The Event Horizon Telescope
4 notes · View notes
poetyca · 2 years
Text
Mente o cuore – Mind or heart
Tumblr media
  Mente o cuore
Gli scompensi, gli inganni e le illusioni sono compagni della paura, figli della mente che non accoglie la vita per come essa è. La mente che conficca le unghie in quello che rassicura, che diventa certo, a costo di tremare se le cose non sono come ci si aspetta, di creare bolle di illusioni per quietare l’agitarsi di chi vede precipitare le certezze. Eppure tutto appare per poi sgretolarsi, la vita stessa lo insegna: solo il cuore abbraccia con accoglienza e coraggio, a volte spirito d’avventura ogni cosa. Siamo come su un ponte oscillante gettato sul nulla – a noi il compito di imparare l’equilibrio e di far tacere la paura, siamo noi a costruire il paesaggio – buio o luminoso – attraverso le nostre scelte.
27.06.2011 Poetyca
Mind or heart
Imbalances, the deceptions and illusions are companions of fear, children of the mind that does not accept life as it is. The mind that sticking nails in what reassures becomes certain that, at the cost of shaking if things are not as expected, bubbles to create illusions to quiet the agitation of one who sees rush certainties. Yet everything seems to fall apart then, life itself teaches us this: only the heart embraces warmth and courage, sometimes adventurous everything. We are like floating on a bridge thrown over anything – our task is to learn the balance to silence and fear, we build the landscape – Dark or light – through our choices.
27.06.2011 Poetyca
from WordPress https://ift.tt/7EbyuHZ via IFTTT
0 notes
siracusian-girl25 · 6 years
Text
Tumblr media
Tu sei il sole che brilla luminoso durante la mia giornata.
Sei la gravità che mi trattiene in ogni modo.
Sei la luna che brilla per tutta la notte.
Sei le stelle che brillano oh così luminose.
Sei l'ossigeno che mi tiene in vita.
Tu sei il mio cuore che batte dentro.
Tu sei il sangue che scorre attraverso di me.
Tu sei l'unico ragazzo che riesco a vedere.
Hai la voce di quando canta un tordo.La vita sembra degna di essere vissuta con te in giro,
Mi fai ridere anche senza un suono.
Mi fai sorridere quando i miei occhi sono pieni di lacrime,
Tu mi ami come nessun altro e aiutami a superare tutte le mie paure.
Ogni giorno che trascorro con te, mi insegna qualcosa di nuovo,
Come riesci ad essere così perfetto, non ne ho idea.
Grazie caro mio per aver inserito la mia vita ti amo dolce vita miaa!! @ebelloloscurita
2 notes · View notes
Text
Vetrofanie e insegna a cassonetto luminoso led bifacciale.
Vetrofanie e insegna a cassonetto luminoso led bifacciale.
Personalizzazione esterno Gelateria con vetrofanie in vinile pretagliato e stampe digitali , e insegna a cassonetto luminoso bifacciale retroilluminato a led personalizzato con vinile translucent stampato in digitale . progetto vetrofanie e insegne: Gelateria al Panciotto – Udine – #vetrofanie #insegne luminose #udine #neonaurorafvg
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
Text
La vita è una danza
Tumblr media
Il regista di “L’appartamento spagnolo”, Cédric Klapisch, torna sul grande schermo con "La vita è una danza" (BIM Distribuzione), una gioiosa commedia francese che insegna il valore della rinascita anche di fronte alle sfide più ardue, rivolgendo sempre lo sguardo verso il lato più luminoso della vita e abbracciando nuove opportunità. Protagonista del film la prima ballerina dell'Opéra di Parigi Marion Barbeau, qui nei panni di Elise, una promettente ballerina di danza classica che vive nella capitale francese insieme al fidanzato.  La vita è una danza, la trama Dopo aver scoperto che il ragazzo la tradisce e aver subito un grave infortunio, la giovane donna intraprenderà un cammino verso la guarigione fisica ed emotiva che la condurrà fino in Bretagna, dove il calore dei suoi amici e un nuovo amore la metteranno di fronte alla possibilità di una rinascita.  https://www.youtube.com/watch?v=Bl1D6mbarc0 Le parole del regista “Non condivido quel lato oscuro e doloroso che spesso associamo al mondo della danza” - ha dichiarato il regista Cédric Klapisch - “Per molte persone, infatti, la danza classica è associata all'idea di sofferenza. C'è ovviamente del vero in questo: i corpi dei ballerini soffrono come quelli dei grandi atleti. Non nego i sacrifici che richiede. Ma ho preferito focalizzarmi più sull’idea della passione che del sacrificio. Non si può essere ballerini senza essere focalizzati sulla vita, perché ballare è soprattutto uno dei piaceri della vita. La storia del film si basa su un'idea di ricostruzione e rinascita, con il desiderio che ci sia bisogno di andare verso qualcosa di positivo e solare, qualunque siano gli sforzi per raggiungerlo. Potrei dire prevedibilmente che è un film sulla vita, - conclude - un film sul piacere profondo di chi balla e che nutre questo desiderio di elevarsi, di superarsi.” “Élise ha le caratteristiche tipiche di una ballerina” - spiega la protagonista Marion Barbeau - “È una combattente, una persona fortissima che si è costruita una corazza intorno dopo la morte della madre. Ma il suo infortunio le insegnerà anche a domare le sue debolezze e a convivere con le sue fragilità. Questo è ciò che ho amato di più nella sceneggiatura: il fatto che Élise non si senta mai dispiaciuta per se stessa, nonostante quello che le succede.” Read the full article
0 notes
Photo
Tumblr media
Sorteggio fatto alle ore 00:15 del 15.02.21
Dagaz simboleggia la luce del giorno, la chiarezza, la trasformazione e la metamorfosi, il nuovo inizio, salute, prosperità ed equilibrio. E' la runa della luce che primeggia sull'oscurità, il trionfo del bene sul male, è speranza e sollievo. Se questa runa viene stratta vuol dire che c'è un cambiamento in atto e si stà andando verso alla trasformazione positiva, l'atto è già in corso: abbandono di cattive abitudini, fine di una relazione dannosa, vincita di un'azione legale, un nuovo lavoro, una nuova casa o una nuova vita! Dagaz è una runa gioiosa, di vita e di speranza, insegna che per raggiungere i propri obiettivi non è necessario sforzarsi, affaticarsi o sottoporsi a rigide pratiche ascetiche, a digiuni e a privazioni. Aspettatevi una trasformazione eccezionale quando ricevete Dagaz. Può avvenire sotto forma di un cambiamento radicale di comportamento o circostanze in una situazione che si ribalta completamente. Che sia interna o esterna la trasformazione sarà radicale e vi costringerà a una nuova vita e un nuovo modo di vederla. Una completa fiducia è essenziale, e può venivi chiesto di gettarvi in un abisso bendati e disarmati. Il momento di iniziare è adesso. Dagaz è il luminoso calore del sole che irrompe dalle barriere, illuminando il se interiore. Questa irruzione parla di prosperità, di spezzare ciò che ci trattiene dall'evoluzione. E' allineato con la luce del giorno in cui tutto viene rivelato, e il proprio cammino è illuminato. La frase "Carpe diem" è un commento eccellente su come l'energia di questa runa dovrebbe essere usata. Ogni mattina, ogni giorno è un nuovo inizio. Molto probabilmente non è chiaro il perché il nostro cammino segue una certa direzione, l'unica cosa certa è che era necessario. Questa runa incoraggia a lasciare andare e seguire la chiamata ovunque possa portare.
0 notes
giancarlonicoli · 4 years
Link
7 ott 2020 19:38
È SEMPRE LA STESSA STORIA! MAGIE, ESOTERISMO, ERBE CURATIVE: SOLO UNA SCUSA PER SCOPA'! - LA POLIZIA DI NOVARA STA ANALIZZANDO IL MATERIALE SEQUESTRATO AL “DOTTORE” DELLA PSICOSETTA PIEMONTESE, CHE PER 30 ANNI HA RIDOTTO IN SCHIAVITÙ (E NON SOLO) DECINE DI RAGAZZINE, ANCHE MINORI - STUPRI, BALLETTI, ISOLAMENTO TOTALE DAL MONDO: IL RACCONTO DI UNA EX ADEPTA - “C’ERA SOLO SESSO. FACEVA SCRIVERE SU QUADERNI E FOGLI LE SUE PERLE DI SAGGEZZA, COME…” – VIDEO
-
Michele Focarete per “Libero Quotidiano”
Lui nega ogni addebito e minaccia querele a raffica. Mentre gli agenti della squadra Mobile di Novara, coordinati dalla dirigente Valeria Dulbecco, continuano ad indagare e a raccogliere prove per incastrare Gianni Maria Guidi, il pensionato di 77 anni che - secondo l'accusa - avrebbe abusato per almeno trent' anni di molte donne, anche minorenni.
In questi giorni si analizza il materiale sequestrato, soprattutto informatico: oltre 30 cellulari e altrettanti computer e iPad. E si continuano ad ascoltare testimoni, più di una decina, e tutti puntano il dito contro l'orco. Dalla questura piemontese non trapela neppure una virgola: il riserbo è totale. Ma una ex adepta che chiameremo Luciana, 28 anni, impiegata, uscita dalla setta qualche anno fa, racconta.
Non lo fa volentieri, perché ha voluto rimuovere quelle giornate pesanti, fatte anche di pratiche sessuali estreme e dolorose. Un'esistenza devastata, da schiava che accettava insopportabili violenze e soprusi di ogni genere. «Ma il mondo migliore che in cambio ci prometteva non arrivava mai. Quel mondo che lui descriveva come luminoso». Ci sono voluti diversi anni, prima che la donna si accorgesse di come era stata plagiata, sottomessa.
Spesso legata e sodomizzata. Ma poi ha capito che «le perle di saggezza» che il guru andava predicando, erano solo frottole. E ha raccolto tutto il suo coraggio e l'orgoglio che ancora aveva in corpo, denunciando. Nero su bianco. «Il mio ego era stato annullato, perché bisognava creare un'alternativa a questa esistenza. E chi non stava al passo, veniva abbandonato». Una storia tremenda che però insegna qualcosa: tra tante vittime c'è sempre quella che trova la forza mentale di dire basta e di andare alla polizia a denunciare il mostro.
Guidi, che non si faceva mai chiamare per nome dalle donne che definiva discepole, adepte, schiave, è titolare di una erboristeria a Milano, in via Osoppo. La stessa via che negli anni '50 fu teatro di una cruenta rapina milionaria i cui racconti tennero col fiato sospeso i lettori per diverse settimane. Forse, anche questa drammatica vicenda dai contorni ancora oscuri potrebbe suscitare un'intensa emozione tra l'opinione pubblica.
SESSO E SAGGEZZA
«C'era solo sesso», ricorda Luciana, «e non le perle di saggezza che andava predicando. Molte delle quali, venivano fatte scrivere su quaderni e singoli fogli, con particolare attenzione al tipo di carta, sempre ricercato e antichizzato, quasi arcaico».
E ne mostra uno: "Quelli che cadranno dovranno essere inesorabilmente lasciati indietro, dato che non è concepibile che si precluda uno sviluppo verso l'alto per rimanere vicino all'amico ed al camerata che non è in grado di camminare nella nostra stessa direzione. Tale atteggiamento per i più coerenti, dovrà essere applicato allo stesso livello oggettivo, familiare e sociale perlomeno su un piano interiore. Perché da un certo punto in poi i nostri amici potranno essere solamente coloro che percorrono la nostra stessa via".
DOGMI FASULLI
«Per questi suoi dogmi», ricorda Luciana, «mi allontanai dalla mia famiglia, dagli amici veri, credendo così di arrivare ad una evoluzione di una parvenza di vita normale. Tanto da farti credere che bisognava vivere in quel modo, nella promiscuità, nudi, come in un altro modo. Un percorso corale, basato sul segreto».
E ancora: «Solo i migliori possono tentare la via e solo pochi tra i migliori conseguiranno, forse, dei risultati. E io, stupidamente, volevo essere la migliore, concedendomi ogni volta che lui lo desiderava, giorno e notte». Infatti, nella casa isolata tra boschi di Cerano, Guidi, capo indiscusso della psicosetta, ribadiva anche con scritte, «che non erano adatti coloro che sono caratterizzati da tare fisiche o psichiche più o meno evidenti, anche in considerazione del fatto che certe menomazioni erano considerate, in tempi di tradizione vivente, delle signature di non qualificazione impresse nell'individuo». Gianni Maria Guidi, dal canto suo continua a ribadire la sua innocenza ed è convinto che questa storia gli abbia rovinato la reputazione, costruita con tanta fatica
0 notes
ele-nam · 6 years
Text
18. Sulla Lentezza 🥑
L’alba di Domenica mattina, esattamente un mese fa, mi ritrovo sveglia, a contare le pecore in cielo, immersa nel cloro acquoso della una piscina sul tetto di casa. Emergono lentamente come bolle i ricordi della notte appena passata, una notte qualsiasi, con tanti cocktails e alcun senso della prossemica.
L’energia di Gabriella fa ondeggiare l’acqua, riportandomi al presente. Inizia a raccontarmi cose, generali cose: insegna yoga qui vicino; ah, sei in hangover? Ho smesso con l’alcool da un anno ormai. Non c’è male, non manca neanche. 
Guardo la sua aura di energia andarsene via mentre scende le scale, e continuo a crogiolarmi nel brodo, pensando alla mia forma fisica arrotondata, ai ban mi mangiati nel cuore della notte, e a come una metropoli quale HCMC può far perdere il senso, il valore, del tempo e delle cose.
Da bambina volevo mangiare un sacco di gelati. Da adolescente, cominciando a muovermi indipendentemente, c’è stato un periodo in cui ne prendevo uno al giorno, senza alcun limite imposto dall’alto.
Raggiunto questo breaking point, sperimentare diventa la chiave. Il focus è posto sul valore che do a me stessa: la Qualità del tempo, la Qualità delle relazioni, e come vivereil mio corpo al meglio.
è incredibile come sia cambiato tutto, nel giro di un solo mese. Il livello di concentrazione, la percezione del lavoro, e quella delle relazioni, del tempo libero, della creatività, e anche il fisico stesso, avendo perso peso con una facilità mai immaginata precedentemente.
Mi hanno chiesto se sono innamorata.
Ho risposto di sì. Ma non posso dire di chi! Sono innamorata, in un vortice di Zen: dello sguardo luminoso di una mamma giapponese, che accompagna da lontano il bambino entrare a scuola; del vento caldo tra i capelli in bicicletta, come un phon di prima mattina, e del sole cocente che asciuga la pelle e le da l’odore dell’Estate. Mi innamoro di un bambino piccolissimo, con un libro piccolissimo, che legge in un angolo. Mi innamoro della mia famiglia adottiva, le mie nuove sorelle e fratelli temporanei; le ginocchia sbucciate di chi Vive; le sopracciglia arruffate; le cicatrici con storie da raccontare; il sudore di un abbraccio, che non importa; le risate e i denti tutti un po’ imperfetti di chi Amo, oggi.
1 note · View note
allecram-me · 7 years
Text
Chi l’avrebbe detto mai?
La realizzazione della generosità che ho dentro mi attraversa in certi picchi burrascosi: l’accolgo con sgomento, mi riscopro milioni di volte più pronta, più dolce, più indifesa. Costantemente in una discussione aperta.  Ho regalato via un’altra notte, aspettandomi indietro un nuovo giorno di vetro opaco. Invece trasparenza chiama trasparenza, e lo specchio si è fatto sempre più luminoso, più celere nel rispondere rimandandomi un volto che, per inciso, riconosco mio, ma mi sconvolge. Non sapevo di poter essere così. In questa luce assonnata apro le danze aspettando i tempi del mondo reale seduta sulla poltroncina comoda nell’ombelico del mondo, in un bar di passaggio al centro del fermento universitario, e mi sento a casa mia. Con questi raggi attraverso i barlumi dell’umanità variegata che in quel crocevia si cede il passo a vicenda, e partecipo di mondi tanto altri, osservo come fossi dentro; sono dentro come se ce li avessi anche io dentro, quei modi. Non è così, ma è bellissimo. Abbagliante. In modo analogo, qualche momento più tardi mi trovo a tenere banco ad una conversazione goliardica con un vecchietto qualunque, tra risate qualunque, che mi racconta la storia qualunque di se’ e della sua figlia qualunque. “Signurì, a voi non vi ci vedo proprio a fare le psicologhe”, così si avvia, ma quando poi se ne va sostiene il contrario. Ma io che parlo, io che dirigo, io che rispondo: questa è la cifra magica dello scambio. Io che posso essere normale, e più che normale, contemporaneamente.  “Ora devo andare, devo passare a prendere mia figlia, insegna a scuola, in provincia” “Ma quella scuola lì? Come si chiama sua figlia? Incredibile, è stata mia insegnante”. Il mondo è così piccolo e così divertente, ai miei occhi di oggi.  E dopo ancora camminare per le strade di una Napoli diversa, triangolandola in questa impalcatura di specchi magica, nuova, miracolosa. Non ho paura di provare, non ho paura di parlare, non ho paura di scoprire gli occhi, e il venditore di libri occhi di ghiaccio potrebbe essere chiunque, ma non importa, posso lasciare qualcosa, posso lasciare che mi lasci qualsiasi cosa. Possiamo mettere in comune tutto, non importa.  Me ne vado tranquilla, come non sono mai stata. Racconto a mio padre, come non ho mai potuto. Ho un potere tra le mani che sfrigola in onde azzurrine e dense, concrete, evidenti.  E’ una generosità che era solo in potenza. E’ una versione di me che può fare qualsiasi cosa.  Come mi è successo di smettere d’aver paura?
10 notes · View notes