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#lucio cornelio silla
sonyclasica · 1 year
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DOROTHEE OBERLINGER & ENSEMBLE 1700
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GIUSEPPE SCARLATTI: I PORTENTOSI EFFETTI DELLA MADRE NATURA
Dorothee Oberlinger y su Ensemble 1700 publican Giuseppe Scarlatti: I portensosi effetti della madre natura el 9 de junio.
Consíguelo AQUÍ
Para Dorothee Oberlinger y su Ensemble 1700, los descubrimientos, las rarezas y obras apenas escuchadas siempre han estado en el programa. Este doble álbum no es la excepción: los nombres de los compositores Alessandro y Domenico Scarlatti pueden sonar familiares, pero el nombre del compositor que protagoniza esta ópera bufa es prácticamente desconocido. Guiseppe Scarlatti, que a menudo afirmaba ser pariente directo de los otros dos Scarlatti, dejó varias óperas que gozaron de gran popularidad entre el público de la época. Las óperas cómicas estaban de moda en la Europa amante de la diversión en torno a 1750, sobre todo las creaciones venecianas con los ingeniosos libretos de Carlo Goldoni, que también escribió el de esta ópera.
Así que Friedrich II acertó de pleno cuando llevó la exitosa obra de Giuseppe Scarlatti "I portentosi effetti della Madre Natura" ("Los portentosos efectos de la Madre Naturaleza") a Berlín y al entonces nuevo Schlosstheater: donde celebró su resurrección 250 años después, en junio de 2022, cuando Dorothee Oberlinger la puso en escena. Tras su popularidad, la ópera de Scarlatti desapareció de los escenarios, se perdieron partes, y Dorothee Oberlinger la completó con otros manuscritos relacionados de Viena y Wolfenbüttel, también con notables interludios, incluida música de Pergolesi, en los que pueden brillar los instrumentistas del Ensemble 1700.
Y la historia de esta ópera bufa "I portentosi effetti della madre natura" también es conmovedora: Desde el aislamiento total, Celidoro tropieza de repente con la libertad. Todo es nuevo para él: el mundo, la gente, la confusa presencia de las mujeres, y sus instintos naturales chocan constantemente con reglas misteriosas. Esta desenfadada ópera bufa muestra divertidamente cómo encuentra su lugar en la sociedad a través de la espesura de los juegos de poder y amor. Giuseppe Scarlatti brilla con su espíritu cómico, su suavidad melódica, su brillo de coloratura y sus animadas escenas de conjunto. ¡Todo un descubrimiento!
ENSEMBLE 1700
Fundado en 2002 por Dorothee Oberlinger, el conjunto se dedica a la música de cámara europea de los siglos XVII y XVIII. Basándose en el conocimiento musicológico y la práctica interpretativa, junto con el más alto nivel de capacidad técnica, el conjunto produce variados programas de conciertos que son recibidos con entusiasmo por la prensa y el público. Actuaciones como invitado en importantes salas y festivales de música de Europa y EE.UU. han dado a conocer internacionalmente al conjunto. Para proyectos individuales, el conjunto cuenta con colaboradores destacados como Reinhard Goebel como director, el virtuoso de la flauta travesera y la musette François Lazarevitch, el gambista Vittorio Ghielmi, el contratenor Andreas Scholl y el violinista y contratenor Dmitry Sinkovsky. Como orquesta de ópera, el Ensemble 1700, bajo la dirección de Dorothee Oberlinger, ha interpretado hasta ahora Lucio Cornelio Silla de Haendel, Polifemo de Bonincini (¡OPUS Klassik 2021!) y Pastorelle en musique de Telemann.
DOROTHEE OBERLINGER
Directora musical
Como flautista de pico, directora de conjunto, directora de festival y profesora, Dorothee Oberlinger es una de las personalidades más influyentes de la música antigua: celebrada en todo el mundo con premios como el ECHO Klassik, el Diapason d'Or, el ICMA Award, el OPUS Klassik (Instrumentista del Año 2020) y el Premio Telemann de la Ciudad de Magdeburgo 2020. Como solista ha trabajado desde 2002 con su Ensemble 1700, así como con conjuntos barrocos como los Sonatori de la Gioiosa Marca, Musica Antiqua Köln, l'arte del mondo, B'Rock, Akademie für Alte Musik Berlin, Academy of Ancient Music, Al Ayre Españnol, L'Arte dei Suonatori, Zefiro o Concerto Köln. Desde 2004 es profesora en la Universidad Mozarteum de Salzburgo (2008-18 directora del Instituto de Música Antigua, actualmente subdirectora del Instituto de Música Nueva). Es directora artística del Festival Barroco de Bad Arolsen y, desde 2018, del Festival de Música de Potsdam Sanssouci. Desde 2016 lleva a cabo proyectos de ópera muy aclamados con su Ensemble 1700.
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LA DITTATURA NELLA ROMA ANTICA
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LA DITTATURA NELLA ROMA ANTICA
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La carriera politica (cursus honorum) a Roma in età repubblicana, e poi, formalmente, in età monarchico imperiale, era segnata da tappe e regole chiare.
Il primo gradino era – a scelta – il tribunato militare (grado di ufficiale) oppure la questura. Il secondo gradino era l’edilizia o curule (patrizia) o plebea. Poi si diveniva pretore, ed il gradino più alto era il consolato. In tempi normali, tra una investitura e l’altra dovevano passare cinque anni, anche se in determinate circostanze la carica poteva essere prolungata a tempo. Questo per impedire che una successione anno dopo anno di cariche potesse far nascere tentazioni autoritarie nella testa di qualcuno. Le cariche erano poi sempre collegiali, era cioè previsto che si fosse almeno in due, perché i poteri avessero dei contrappesi. Ogni carica durava un anno. Prima che scadessero, si procedeva ad eleggere i magistrati dell’anno seguente, così da evitare vacanza di gestione. I plebei avevano una magistratura esclusiva, il tribunato delle plebe, in numero che variava nel tempo. Con le leggi Liciniae-Sextiae anche per i plebei si aprì una carriera specifica, al cui culmine c’era il consolato, massima carica. Avevano tutti potere di iniziativa legislativa, ma le leggi erano promulgate dal Senatus PopulusQue Romanus (SPQR, il Senato E il Popolo Romano).
Di grande importanza la carica della CENSURA, quinquennale, che sorvegliava il rispetto delle leggi, ed aveva anche il potere di espellere dal senato chi era giudicato abusivo o indegno di esserci. Famose le censure di Marco Porcio Catone, soprannominato IL CENSORE, come il censore per antonomasia, e quella di Appio Claudio Pulcro.
Il consolato era il gradino più alto del cursus honorum: in tempo di pace era la massima autorità civile, con potere esecutivo e possibilità di proporre leggi e provvedimenti, che il SPQR vagliava per poi decidere. In caso di guerra era il comandante in capo. Uscito di carica, entrava di diritto nel senato e poteva aspirare ad un governatorato in una delle province, incarico di prestigio e molto remunerativo. Ad un certo punto le province dell’impero furono troppe per il numero di ex consoli (consulares), ed allora furono designati al governatorato anche gli ex pretori. Poteva succedere che in determinate circostanze i problemi da affrontare fossero troppo grandi per essere fronteggiati con le magistrature ordinarie. Allora a situazione STRAORDINARIA si opponeva MAGISTRATURA STRAORDINARIA. Ecco allora il DITTATORE, dotato di PIENI POTERI. Intorno a questa figura LEGALE e prevista dalla Costituzione romana, l’intera Società romana si compattava, intorno al capo scelto.. Però, a differenza di quanto sta combinando Orban e forse combinerebbe Salvini, la durata della carica era determinata con precisione, salvo proroghe decise secondo la prassi normale, oppure era a problema. Al termine del periodo, il dittatore, se non voleva essere condannato a morte, deponeva la carica, e così anche a problema risolto.
ALCUNI ESEMPI. Nell’anno 218 a.C. Annibale attraversa il fiume Ebro in Spagna, e così tra Roma e Cartagine scoppia la seconda guerra punica, nota anche come guerra annibalica. Valicò Pirenei ed Alpi, e, con grande sorpresa dei romani, dilagò nella Pianura Padana. Sconfisse i romani al Ticino ed al Trebbia, poi scese verso il centro Italia. Gli si fece incontro il console Flaminio, per fermarlo. A quel tempo i romani concepivano la guerra come fatta di scontri cavallereschi: una schiera contro l’altra, pronti, via, e lealmente uno vince uno perde. Annibale invece adotta espedienti inattesi, provocando sfracelli nei nemici, che lo gratificano come attore con perfidia: la perfidia punica. Così si dirige verso il lago Trasimeno, e, là dove a ridosso dell’acqua ci sono delle colline boscose, distribuisce e nasconde vari contingenti militari tra gli alberi, per far sfilare i romani e circondarli. Quel giorno si aggiunge anche una nebbia fitta fitta, per cui i romani avanzano senza vedere nulla di quanto hanno intorno. Di colpo Annibale, fin lì seguito dai romani, si ferma, parte il segnale e dalle colline scendono i cartaginesi appostati. Mai vista una situazione del genere dai romani. Ed è una strage micidiale: molti romani sono uccisi a fil di spada, molti altri annegano nel lago.
Arriva la notizia della tragedia a Roma, ed è il panico. Le magistrature ordinarie hanno finora fallito, la situazione di estremo pericolo è straordinaria: è il momento allora di ricorrere alla magistratura straordinaria, la dittatura. E viene nominato Quinto Fabio Massimo. La gens Fabia era molto antica, politicamente appartenente al patriziato conservatore, con un potere economico fondato sul possesso della terra, fautori quindi di una economia legata all’agricoltura, ed ostili a quella basata sul commercio. I Fabi, collegandosi all’omologa classe sociale terriera di Cartagine, avevano fatto di tutto per evitare la guerra. Ma Annibale, che apparteneva alla famiglia Barca, imperialista e mercantile, aveva messo tutti d’accordo, rompendo gli indugi e provocando la guerra.
Fabio ha a sua disposizione nuove legioni reclutate in fretta e furia. E fa delle riflessioni: se Annibale ha sterminato legioni esperte, cosa farà mai contro questi sbarbatelli novizi? Non pare il caso di affrontarlo di nuovo in campo aperto. Annibale – pensa Fabio – ha il problema dei rifornimenti: era partito convinto che gli italici, approfittando della sua presenza in Italia, si sarebbero sganciati da Roma, ed in minima parte questo si verifica. In minima parte però: latini, etruschi, sanniti, umbri ed altri restano ben fedeli a Roma. Allora ecco che i romani hanno linee di rifornimento, anche di soldati, praticamente inesauribili, ma Annibale no. Allora Fabio inizia a praticare la guerriglia: toccata e fuga, specie contro i reparti punici dediti a fare provviste. Temporeggia, e quindi si merita il titolo di CUNCTATOR, il temporeggiatore, all’inizio titolo dispregiativo, ma poi, dopo la tragedia di Canne, titolo elogiativo. Scaduti i sei mesi di carica, la depose, e fu Canne: più di 50 mila romani uccisi e diecimila catturati…
Prima di lui nel IV secolo c’era stata la figura semi-leggendaria di Furio Camillo, terribile contro i latini, contro i galli e contro gli etruschi prossimi a Roma. Fu lui a conquistare la potente città etrusca di Veio. L’assedio andava avanti da dieci anni: allora a partire dal centro dell’accampamento romano, fece scavare una galleria, fino a sbucare all’interno della città, che fu presa intatta.
Altro dittatore famoso fu Lucio Papirio Cursore, così soprannominato, perché dedito alla corsa, in cui era insuperabile. A lui fu affidato il compito di fronteggiare i sanniti, che stavano dando, e poi avrebbero ancora dato, tanto filo da torcere ai romani, che la spuntarono, perché resistettero di più, grazie a tanta gente coriacea come Papirio.
E poi Lucio Cornelio Silla, feroce e spietato, che pretendeva di rimandare indietro le lancette della Storia: liste di proscrizione, cioè elenchi di persone da eliminare senza conseguenze penali, anzi con il premio. Ma al suo tempo ormai Roma declina vero la fine della Repubblica.
Cesare si fece dittatore perpetuo, ma durò poco, perché giovani idealisti nostalgici e senza un progetto lo uccisero. Ma ormai la strada era tracciata: Augusto si fece dare la carica di tribuno della plebe per sempre. Era una dittatura camuffata: il tribuno della plebe infatti era sacro ed inviolabile, ed aveva il diritto di veto. Quindi non si muove foglia che Augusto non voglia. E’ un piano inclinato, e la distanza tra potere e popolo si dilata sempre più, con pochi ricchi sfondati e masse di sbandati e nullatenenti, nei quali il sentimento di appartenenza a Roma si affievolisce sempre più. E’ il germe della rovina dell’impero romano, e di tutti gli Stati. Historia magistra vitae.
Il dittatore in guerra si sceglieva un magister equitum, un capo della cavalleria, reparto che da Scipione in poi divenne di determinante importanza nelle vittorie romane. Costui era il vice dittatore, in caso di assenza di quest’ultimo, ma doveva cieca obbedienza, come gli altri.
Oggi facciamo qualcosa del genere in ambito civile ed economico, con la nomina del commissario straordinario, quando un’azienda di una certa importanza e grandezza va in una fase di crisi.
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verdiprati · 7 years
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Mostly Mezzo Mondays: Prina (x2), Im, Invernizzi, Genaux, Piau, et al.
Mostly Mezzo Mondays: a recurring (though not weekly) feature where, on Monday nights, I blog a list of the upcoming broadcasts that have caught my eye on World Concert Hall.
This week (if all goes according to plan) we get a Sonia Prina baroque double header—one concert opera recorded months ago, one to be broadcast live with a stellar cast—plus what looks like a very lovely Mozart and Haydn concert with Sandrine Piau.
Sandrine Piau sings works by Haydn and Mozart with Il Giardino Armonico. Live broadcast on Dwójka (Polish radio station), Friday the 27th.
The baroque opera seria Achille in Sciro by Domenico Sarro was recorded at Teatro San Carlo di Napoli in November with Sonia Prina in the title role. It was previously scheduled for broadcast on Rai Radio 3, then bumped for reasons unknown to me. It’s back on the Rai broadcast schedule for this Saturday the 28th.
I am not familiar with Handel’s opera Lucio Cornelio Silla but with a cast like this my interest is more than piqued: Sunhae Im, Roberta Invernizzi, Francesca Lombardi Mazzulli, Martina Belli, Vivica Genaux, Sonia Prina, and Luca Tittoto. With Europa Galante conducted by Fabio Biondi. Live broadcast from the Wiener Konzerthaus on Ö1 (Austrian radio station) on Sunday the 29th.
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Caio Mario, l’uomo che sconfiggeva i barbari
Caio Mario, l’uomo che sconfiggeva i barbari. Accadde oggi: 30 luglio 101 a.C. Caio Mario sconfigge i Cimbri ai Campi Raudii #accaddeoggi #30luglio
Accadde oggi: 30 luglio 101 a.C. Caio Mario sconfigge i Cimbri ai Campi Raudii
Caio Mario, un uomo che viene su dal nulla
Quando sei un barbaro, sei tosto. Ma quando ti trovi davanti un contadino laziale più testardo e determinato di te, non c’è storia. Caio Mario ė Caio Mario e basta perché la famiglia d’origine era di origine troppo infima per permettersi un cognomen. Il padre, dice Plutarco,…
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gaiaitaliacom · 2 years
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25 aprile di maltempo a Milano, allagamenti e chiamate ai Vigili del Fuoco
25 aprile di maltempo a Milano, allagamenti e chiamate ai Vigili del Fuoco
di Redazione Milano Violentissimo temporale su Milano al ritmo di 27 millimetri d’acqua all’ora, nella serata del 25 aprile. Venti minuti di pioggia battente che hanno provocato allagamenti e decine di chiamate al centralino dei vigili del fuoco e allarme in diversi edifici della città. I pompieri sono dovuti intervenire in via Lucio Cornelio Silla, nell’estrema periferia Nord Ovest di Milano,…
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personal-reporter · 3 years
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Storie dal passato del mondo: Mario e Silla
Storie dal passato del mondo: Mario e Silla
La lotta tra Gaio Mario e Lucio Cornelio Silla fu la base del processo storico che vide il passaggio dalla res publica al principato, dal potere delle assemblee del senato a quello di un singolo individuo. Silla nacque in una famiglia appartenente a un ramo povero della gens dei Cornelii nel 138 a. C. e, anche se amava la gloria e i piaceri, questo non lo distoglieva dai doveri civili. (more…)
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tuttotv · 3 years
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Wonderland (Rai4), puntata di martedì 30 marzo 2021
Wonderland (Rai4), puntata di martedì 30 marzo 2021
Un viaggio indietro nel tempo di oltre duemila anni, fino alla Roma di Lucio Cornelio Silla, attende gli spettatori di Wonderland nella puntata di martedì 30 marzo, che sarà trasmessa come sempre in seconda serata alle 23.20 su Rai4 (canale 21). Continue reading
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historicaleye · 6 years
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Che belle le liste di Proscrizione, Lucio Cornelio Silla approva. https://ift.tt/2OKVRxc
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pangeanews · 6 years
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Di cannibali, inquisitori, militanti convenzionali ed escapologi, ovvero: la lista dei libri necessari per un verace ‘anticanone’
Rileggendo recentemente le Confessioni di Sant’Agostino, scritte oltre milleseicento anni fa, mi ha colpito un aspetto che precedentemente non avevo colto: gli autori a cui fa riferimento sono, per la maggior parte, ancora noti ai nostri giorni. Consapevolmente o meno, stava già contribuendo a costruire il canone occidentale. Il canone aristotelico-euclideo-cartesiano-newtoniano-darwinista/spenceriano in base al quale il mondo occidentale opera a tutt’oggi viene creato da millenni. Lungo la strada ci sono stati dei colpi di grazia alla possibilità di almeno un altro canone, per esempio l’Accademia di Atene, distrutta prima da Lucio Cornelio Silla nell’86 a.C., e in seguito, essendo stata rifondata, chiusa una volta per tutte da Giustiniano nel 529 (e non è un caso che uno dei periodi di maggior splendore nella storia dell’occidente, il rinascimento, coincida con l’Accademia platonica di Firenze riunita intorno a Marsilio Ficino). La chiesa aveva/ha il proprio diritto canonico e, per secoli, è stato l’organo che l’ha imposto e fatto rispettare. Sebbene il mondo occidentale del ventunesimo secolo sia esente da imprese che fanno rispettare, con grande alacrità, il canone, quali la santa inquisizione, opera comunque secondo un canone, che rimane quello aristotelico-euclideo-cartesiano-newtoniano-darwinista/spenceriano di cui sopra, che ci è inculcato dall’asilo alla bara, echeggiato da governi, dai media, da istituzioni ufficiali ed entità ufficiose, e infine dall’industria dello spettacolo. A giudicare dalla storia dell’umanità, la semplice realtà è che alla gente piacciono i dogmi, e ne ha bisogno. Concetti che a una mente distaccata e sensata sembrano, oltre che impensabili, grotteschi, crudeli, in una certa epoca e in un certo posto sembravano normalissimi. Usanze che oggi ci sembrano barbariche una volta erano la norma, e viceversa. La santa inquisizione è il bersaglio ovvio, così come la soluzione finale dei nazisti. Ma che dire delle grandi purghe di Stalin? I campi di sterminio di Pol Pot? La pulizia etnica nei Balcani? Ci sono poi molti esempi meno ovvi.
Nel libro Los Invencibles de América, l’autore spagnolo Jesús Á. Rojo Pinilla sostiene che, lungi dal commettere un genocidio contro gli Aztechi, Cortés e i suoi conquistadores li salvarono da un autoinflitto olocausto. Essendo l’allevamento di animali sconosciuto agli Aztechi, essi e i loro vicini si stavano, essenzialmente, mangiando a vicenda fino all’estinzione. Non solo sacrificavano decine di migliaia di vittime ogni anno, delle cui cosce poi si nutrivano, ma il loro cannibalismo era molto diffuso a causa della scarsità di cibo. Il canone occidentale contemporaneo, ancora convinto sostenitore della Leyenda Negra (la propaganda britannica/nordamericana che demonizza la Spagna e tutto quanto è spagnolo), in barba all’evidenza sia storica sia archeologica predica l’opposto: che il Messico precolombiano era il paradiso terrestre e che i conquistadores sterminarono tutti. Test sul DNA della popolazione messicana contemporanea rivelano che il 30% è di discendenza pura azteca o maya; il 60%, meticcia; e solo il 10%, bianca. Se il presunto olocausto fosse effettivamente avvenuto, il DNA dei messicani di oggi non indicherebbe una discendenza shiacciantemente bianca? I dogmi o, nella loro combinata onnipotenza, il canone, dovrebbe essere percepito come una forza tanto ineludibile quanto la gravità. È possibile sfuggirne?
Parecchi miei lettori mi hanno inviato mails in cui mi domandano suggerimenti circa libri da leggere per evadere dal canone occidentale. Ci ho pensato per qualche anno e, anche se una lista completa sarebbe impossibile e comunque molto al di là dell’ambito di questo pezzo, suppongo che una listarella, tanto per cominciare, potrebbe essere d’aiuto a quelle menti curiose che sono contrarie per natura, o deluse dal canone occidentale odierno e dalla onnipervadente propaganda che lo amplifica. A seguire, dunque, la mia listarella che si prefigge di (rullo di tamburi): aprire gli occhi, mettere in discussione i presupposti, e ampliare gli orizzonti.
Il Libro dei Mutamenti (I Ching), è non solo il primo libro (conosciuto) dell’umanità, ma una dissertazione molto approfondita sulla accidentalità in giustapposizione all’ossessione dell’occidente, e cioè la causalità, quel tanto evidente quanto asinino nesso tra causa ed effetto sul quale, tuttavia, la filosofia occidentale ha edificato interi sistemi. Inoltre, consultare Il Libro dei Mutamenti a scopo divinatorio può essere frustrante, ma anche illuminante.
La vita di Gesù in India. La sua vita sconosciuta prima e dopo la crocifissione, di Holger Kersten. Riconfigurare Gesù come un buddista fa al mondo il grande favore di liberarlo dalla tradizione abramitica. Inoltre, la sua non-morte sulla croce è spiegata con tale dovizia di particolari (spesso in bella vista nei vangeli canonici) che tendo a crederci. E il paolinismo, contrabbandato e imposto come cristianesimo, ha causato non pochi problemi nei secoli.
Una nuova scienza della vita: l’ipotesi di causazione formativa, di Rupert Sheldrake (spero ancora disponibile in italiano). Aprì i miei occhi, molti anni fa, e da allora Rupert e io siamo divenuti amici. Darwin (e, per estensione, Spencer, quel grande cooptatore): addio. Il primo capitolo riassume in modo magistrale la biologia che è insegnata a tutt’oggi a scuola; dal secondo capitolo in poi, benvenuti in un nuovo mondo. Quando è stato pubblicato originalmente, la prestigiosa rivista scientifica Nature lo ha attaccato con l’editoriale: A Book for Burning? (Un libro da bruciare?), poiché osava andare contro le inamovibili convinzioni del sacerdozio scientifico. Echi della santa inquisizione dal mondo della scienza convenzionale.
Fra la trinità delle opere che descrivono la decadenza del mondo occidentale – Il tramonto dell’Occidente, di Oswald Spengler; La crisi del mondo moderno, di René Guénon; e Rivolta contro il mondo moderno, di Julius Evola – sceglierei il terzo, con l’avvertimento di Hermann Hesse che è un libro “davvero pericoloso”. E, in effetti, lo è. È difficile non essere travolti dalla sua radicale reinterpretazione della storia. Solo col tempo ci si accorge che si tratta, dopo tutto, di una straordinariamente ben costruita… fantasy. Ma la sua grandiosità wagneriana e intrinseca potenza ne fanno uno dei libri più iconoclastici mai scritti, specialmente poiché è così ben strutturato e profondamente erudito. Lo raccomanderei, ma con il caveat: da leggersi cum grano salis; per il lettore maturo e apollineo, non per il giovane impressionabile e dionisiaco.
Il meno inebriante ma ugualmente fondamentale La ribellione delle masse, di Ortega y Gasset, è in grado di provocare l’ira dei progressisti contemporanei quanto la gioia di coloro che non digeriscono la propaganda. Basta contrastare il radicatissimo concetto contemporaneo “Ognuno ha diritto alla propria opinione” con “La sovranità dell’individuo non qualificato, dell’individuo umano generico in quanto tale, è passata, da idea o ideale giuridico che era, a essere uno stato psicologico inerente all’uomo qualunque”. Le masse, sosteneva Ortega y Gasset, sono la marmaglia; solo l’individuo conta, sempre che percorra un viaggio iniziatico che dura tutta la vita.
Di grande valore è l’antologia La filosofia perenne, di Aldous Huxley, un excursus attraverso lo spazio e il tempo alla ricerca della stessa matrice.
San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova – non erano un po’ strani, ed estremi? Da dove trasse ispirazione Cervantes per molte delle avventure del Don Chisciotte? I sufi, di Idries Shah, spiega quanto l’occidente sia indebitato con il sufismo e con i suoi insegnamenti, e introduce il lettore a un concetto fondamentale: il pensiero non-lineare.
Per un modicum d’India da una prospettiva occidentale, e limitandomi a un solo libro, sceglierei India segreta, di Paul Brunton. Il suo approccio ragionevole, la volontà di non essere credulone, e la graduale transizione, nonostante le premesse, dall’essere un non-credente al diventare disposto a essere meravigliato è, di per sé, una meraviglia.
Julius Evola ha scritto vari libri che meriterebbero d’essere menzionati. Dovendo scegliere, oltre a Rivolta, segnalerei La tradizione ermetica, lodato perfino da C. G. Jung, che a Evola non era gradito per ovvie ragioni, principalmente l’insistenza dello psiconauta svizzero sull’inconscio, secondo Evola basso e antitrascendentale.
Il che ci porta a Carl Gustav Jung, che non è un autore, ma una peregrinazione. Si è occupato un po’ di tutto, e il suo discepolo più dotato, Marie-Louise von Franz, era altrettanto acuta e in più in possesso, a differenza del suo maestro, dell’arte della concisione. Il lettore che desidera allontanarsi da quanto gli è stato propinato fin dalla culla potrebbe iniziare con l’eccezionale Risposta a Giobbe, di Jung. E per un pizzico di ufologia, allora nella sua infanzia, Su cose che si vedono in cielo (in bocca al lupo nel trovarlo, però: è esaurito da molto tempo).
Mentre siamo in argomento, A bordo dei dischi volanti, di George Adamski, è una lettura apassionante; se la storia non dovesse essere vera, sarebbe comunque fantascienza d’alto livello in grado d’aprire gli occhi. Per un trattamento più documentato dello stesso argomento, Daimonic Reality: A Field Guide to the Otherworld, di Patrick Harpur (purtroppo non tradotto in italiano, ma disponibile in castigliano: Realidad daimonica) rimane una delle migliori opere in assoluto su questo tema elusivo (mentre eviterei qualunque “testimonianza” di Whitley Strieber che abbia la pretesa d’essere vera).
Graham Hancock ha avuto la trovata geniale di scrivere un libro di saggistica con la tecnica della narrativa; ne è risultato Impronte degli dei. Alla ricerca dell’inizio e della fine, una lettura molto avvincente. Alcune delle sue affermazioni sono un po’ bislacche (Atlantide in Antartide!), altre, ad esempio che il grande diluvio è effettivamente avvenuto, sono da allora state confermate da diversi altri studiosi di larghe vedute.
Lui è Guido Mina di Sospiro
Mi piace virtualmente tutto ciò scritto o pubblicato da David Hatcher Childress, l’Indiana Jones in carne e ossa dell’archelogia proibita o rifiutata dal canone (noto però, e con disappunto, che nemmeno un suo libro è stato tradotto in italiano: editori italiani, fatevi sotto). Le quarte di copertina dei suoi libri promettono cose roboanti, ma in realtà il suo scrivere si basa su ricerca attenta e approfondita, e tende a presentare scoperte e fatti insoliti mentre, allo stesso tempo, s’ingegna di trovare un compromesso fra entusiasmo e plausibilità. Un altro entusiasta e prolifico compilatore di stranezze era il compianto Colin Wilson, il quale, tuttavia, non era altrettanto attento. Inoltre, l’intrepido David Hatcher Childress ha viaggiato e viaggia dappertutto per ricercare e sostanziare le sue teorie, mentre Colin Wilson era un viaggiatore in poltrona che si basava esclusivamente su quanto scritto da altri.
Complete Magic Primer, di David Conway (non tradotto in italiano, ma disponibile in castigliano, Magia: introducción al ocultismo) comincia con un eccellente, anche se condensata, storia della magia e del misticismo, e lentamente si trasforma in un manuale d’istruzioni. In altre parole, insegna come praticare la magia. Solo per gl’intrepidi; io non mi trastullerei con alcunché del genere, soprattutto se non fossi un credente.
L’enorme volume Archeologia proibita. Storia segreta della razza umana, di Michael Cremo e Richard Thompson è utile in quanto rivela a quali estremi sia ricorsa la scienza convenzionale nel sopprimere l’evidenza che prova che gli esseri umani hanno abitato il nostro pianeta per un periodo di tempo molto maggiore di quanto ci sia insegnato. Anche se la mole lo penalizza per il lettore non specialista, è comunque un contributo di grande importanza.
Infinitamente più strambo, e molto più divertente, è Vere allucinazioni, di Terence McKenna. Per coloro che non proveranno mai “dosi eroiche” di funghi psilocibinici nei recessi più profondi della giungla colombiana, questo è un viaggio vicario, pazzerellone, un amalgama di scienza, letteratura, mito ed esotismi di un avventuriere la cui genuina curiosità procede a pari passo con la mitomania—un’esuberante esplosione di alto kitsch letterario e filosofico! Se non convinti, eccovi l’approvazione del New York Times: “Le frasi polisillabiche che infarcisce di riferimenti intellettuali sono un tentativo di dare credibilità all’altrimenti screditato soggetto delle droghe.” Ma sì, non ci potrebbe essere più valido complimento di una una stroncatura del New York Times!
Altrettanto strambo ma a raggio ancora più ampio è Il mattino dei maghi. Introduzione al realismo fantastico, di Louis Pauwels e Jacques Bergier, un bestseller internazionale da decenni. Inter multa alia, il lettore troverà una descrizione leggibilissima di come l’alchimia è praticata e funziona; un parallelo fra i maya e i nazisti, e ben altro. Come sempre persiste la domanda: e se anche una frazione di tutto ciò fosse vero? Che cosa ci è stato raccontato, invece, e perché?
Con disicplina da studioso ma anche con senso dell’umorismo decisamente inglese, The Rough Guide to Unexplained Phenomena 2 (non tradotto in italiano, né in castigliano o francese), di John Michell e Bob Rickard, percorre un sentiero lungo il territorio ombroso fra il conosciuto e lo sconosciuto, fra i dogmi degli scienziati convenzionali e la realtà di fenomeni che occorrono a dispetto di tali dogmi, così come, secoli or sono, Galileo ebbe a pronunciare: “Eppur si muove.” (Allora la scienza, appena nata, era basata sull’investigazione priva di preconcetti, cosicché rifiutava de facto ogni dogma. Oggi la scienza convenzionale si è metamorfizzata in un sacerdozio scientifico.) Il compianto John Michell è autore, fra gli altri, di View over Atlantis (a sua volta non tradotto in italiano), uno dei libri cult degli anni settanta; Bob Rickard è il fondatore di The Fortean Times, un mensile britannico dedicato ai fenomeni anomali resi popolari da Charles Fort.
Il mio amico e coautore di due romanzi, Joscelyn Godwin, ha scritto, tradotto e curato oltre trenta libri, molti dei quali, se non tutti, troverebbero posto in questa lista. Ma essendo per scelta una listarella, proporrei Il mito polare. L’archetipo dei poli nella scienza, nel simbolismo e nell’occultismo, che esplora un’origine diversa dell’umanità in congiunzione a vari altri miti occulti. Dovrei ricordare al lettore che pur non aderendo necessariamente alle idee esposte in questi libri, mi interessa studiare versioni alternative della medesima realtà, di cui alcune (talvolta estreme) personalità erano o sono convinte. Come ogni libro di Joscelyn, anche questo è altamente erudito.
Infine, e forse sorprendentemente, includerei alcuni episodi della scandalosamente divertente serie di George MacDonald Fraser Flashman – a voi la scelta (in Italia è pubblicato da Longanesi). Il motivo è che il magistrale ritratto che MacDonald Fraser fa di Flashman è troppo vicino alla vera natura dell’uomo – una volta che si è disfatta della fasulla, sovraimposta patina di civiltà. Infatti, se l’uomo dovesse essere reinselvatichito (basta una catastrofe, naturale, nucleare o qualunque sia) le scandalose trasgressioni di Flashman in confronto sembrerebbero peccatucci.
Questa listarella è tutt’altro che esauriente, cosa che infatti non si è prefissa di fare. Infine, ricordatevi che la seguente avvertenza vale per ciascun libro elencato: da leggersi cum grano salis.
Guido Mina di Sospiro
Guido Mina di Sospiro è l’autore, tra l’altro, di “L’albero” (Rizzoli, 2002), “La metafisica del ping-pong” (Ponte alle Grazie, 2016) e “Sottovento e sopravvento” (Ponete alle Grazie, 2017)
L'articolo Di cannibali, inquisitori, militanti convenzionali ed escapologi, ovvero: la lista dei libri necessari per un verace ‘anticanone’ proviene da Pangea.
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jennyhanniver · 7 years
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Centurio
di  Massimiliano Colombo 
80 a.C. Caio Emilio Rufo è una recluta che milita nelle coorti di Lucio Cornelio Silla, durante la guerra civile che sta dilaniando la Repubblica. È un giovane idealista e inesperto, non ancora diventato uomo. Dalle vette innevate dei Pirenei alle battaglie navali al largo delle coste dell’Africa, Caio Rufo si addestra a combattere le legioni del più astuto e acerrimo…
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storicismo · 6 years
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Il sogno premonitore di Lucio Cornelio Silla http://www.diggita.it/v.php?id=1617268
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LA DITTATURA NELLA ROMA ANTICA
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LA DITTATURA NELLA ROMA ANTICA
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La carriera politica (cursus honorum) a Roma in età repubblicana, e poi, formalmente, in età monarchico imperiale, era segnata da tappe e regole chiare.
Il primo gradino era – a scelta – il tribunato militare (grado di ufficiale) oppure la questura. Il secondo gradino era l’edilizia o curule (patrizia) o plebea. Poi si diveniva pretore, ed il gradino più alto era il consolato. In tempi normali, tra una investitura e l’altra dovevano passare cinque anni, anche se in determinate circostanze la carica poteva essere prolungata a tempo. Questo per impedire che una successione anno dopo anno di cariche potesse far nascere tentazioni autoritarie nella testa di qualcuno. Le cariche erano poi sempre collegiali, era cioè previsto che si fosse almeno in due, perché i poteri avessero dei contrappesi. Ogni carica durava un anno. Prima che scadessero, si procedeva ad eleggere i magistrati dell’anno seguente, così da evitare vacanza di gestione. I plebei avevano una magistratura esclusiva, il tribunato delle plebe, in numero che variava nel tempo. Con le leggi Liciniae-Sextiae anche per i plebei si aprì una carriera specifica, al cui culmine c’era il consolato, massima carica. Avevano tutti potere di iniziativa legislativa, ma le leggi erano promulgate dal Senatus PopulusQue Romanus (SPQR, il Senato E il Popolo Romano).
Di grande importanza la carica della CENSURA, quinquennale, che sorvegliava il rispetto delle leggi, ed aveva anche il potere di espellere dal senato chi era giudicato abusivo o indegno di esserci. Famose le censure di Marco Porcio Catone, soprannominato IL CENSORE, come il censore per antonomasia, e quella di Appio Claudio Pulcro.
Il consolato era il gradino più alto del cursus honorum: in tempo di pace era la massima autorità civile, con potere esecutivo e possibilità di proporre leggi e provvedimenti, che il SPQR vagliava per poi decidere. In caso di guerra era il comandante in capo. Uscito di carica, entrava di diritto nel senato e poteva aspirare ad un governatorato in una delle province, incarico di prestigio e molto remunerativo. Ad un certo punto le province dell’impero furono troppe per il numero di ex consoli (consulares), ed allora furono designati al governatorato anche gli ex pretori. Poteva succedere che in determinate circostanze i problemi da affrontare fossero troppo grandi per essere fronteggiati con le magistrature ordinarie. Allora a situazione STRAORDINARIA si opponeva MAGISTRATURA STRAORDINARIA. Ecco allora il DITTATORE, dotato di PIENI POTERI. Intorno a questa figura LEGALE e prevista dalla Costituzione romana, l’intera Società romana si compattava, intorno al capo scelto.. Però, a differenza di quanto sta combinando Orban e forse combinerebbe Salvini, la durata della carica era determinata con precisione, salvo proroghe decise secondo la prassi normale, oppure era a problema. Al termine del periodo, il dittatore, se non voleva essere condannato a morte, deponeva la carica, e così anche a problema risolto.
ALCUNI ESEMPI. Nell’anno 218 a.C. Annibale attraversa il fiume Ebro in Spagna, e così tra Roma e Cartagine scoppia la seconda guerra punica, nota anche come guerra annibalica. Valicò Pirenei ed Alpi, e, con grande sorpresa dei romani, dilagò nella Pianura Padana. Sconfisse i romani al Ticino ed al Trebbia, poi scese verso il centro Italia. Gli si fece incontro il console Flaminio, per fermarlo. A quel tempo i romani concepivano la guerra come fatta di scontri cavallereschi: una schiera contro l’altra, pronti, via, e lealmente uno vince uno perde. Annibale invece adotta espedienti inattesi, provocando sfracelli nei nemici, che lo gratificano come attore con perfidia: la perfidia punica. Così si dirige verso il lago Trasimeno, e, là dove a ridosso dell’acqua ci sono delle colline boscose, distribuisce e nasconde vari contingenti militari tra gli alberi, per far sfilare i romani e circondarli. Quel giorno si aggiunge anche una nebbia fitta fitta, per cui i romani avanzano senza vedere nulla di quanto hanno intorno. Di colpo Annibale, fin lì seguito dai romani, si ferma, parte il segnale e dalle colline scendono i cartaginesi appostati. Mai vista una situazione del genere dai romani. Ed è una strage micidiale: molti romani sono uccisi a fil di spada, molti altri annegano nel lago.
Arriva la notizia della tragedia a Roma, ed è il panico. Le magistrature ordinarie hanno finora fallito, la situazione di estremo pericolo è straordinaria: è il momento allora di ricorrere alla magistratura straordinaria, la dittatura. E viene nominato Quinto Fabio Massimo. La gens Fabia era molto antica, politicamente appartenente al patriziato conservatore, con un potere economico fondato sul possesso della terra, fautori quindi di una economia legata all’agricoltura, ed ostili a quella basata sul commercio. I Fabi, collegandosi all’omologa classe sociale terriera di Cartagine, avevano fatto di tutto per evitare la guerra. Ma Annibale, che apparteneva alla famiglia Barca, imperialista e mercantile, aveva messo tutti d’accordo, rompendo gli indugi e provocando la guerra.
Fabio ha a sua disposizione nuove legioni reclutate in fretta e furia. E fa delle riflessioni: se Annibale ha sterminato legioni esperte, cosa farà mai contro questi sbarbatelli novizi? Non pare il caso di affrontarlo di nuovo in campo aperto. Annibale – pensa Fabio – ha il problema dei rifornimenti: era partito convinto che gli italici, approfittando della sua presenza in Italia, si sarebbero sganciati da Roma, ed in minima parte questo si verifica. In minima parte però: latini, etruschi, sanniti, umbri ed altri restano ben fedeli a Roma. Allora ecco che i romani hanno linee di rifornimento, anche di soldati, praticamente inesauribili, ma Annibale no. Allora Fabio inizia a praticare la guerriglia: toccata e fuga, specie contro i reparti punici dediti a fare provviste. Temporeggia, e quindi si merita il titolo di CUNCTATOR, il temporeggiatore, all’inizio titolo dispregiativo, ma poi, dopo la tragedia di Canne, titolo elogiativo. Scaduti i sei mesi di carica, la depose, e fu Canne: più di 50 mila romani uccisi e diecimila catturati…
Prima di lui nel IV secolo c’era stata la figura semi-leggendaria di Furio Camillo, terribile contro i latini, contro i galli e contro gli etruschi prossimi a Roma. Fu lui a conquistare la potente città etrusca di Veio. L’assedio andava avanti da dieci anni: allora a partire dal centro dell’accampamento romano, fece scavare una galleria, fino a sbucare all’interno della città, che fu presa intatta.
Altro dittatore famoso fu Lucio Papirio Cursore, così soprannominato, perché dedito alla corsa, in cui era insuperabile. A lui fu affidato il compito di fronteggiare i sanniti, che stavano dando, e poi avrebbero ancora dato, tanto filo da torcere ai romani, che la spuntarono, perché resistettero di più, grazie a tanta gente coriacea come Papirio.
E poi Lucio Cornelio Silla, feroce e spietato, che pretendeva di rimandare indietro le lancette della Storia: liste di proscrizione, cioè elenchi di persone da eliminare senza conseguenze penali, anzi con il premio. Ma al suo tempo ormai Roma declina vero la fine della Repubblica.
Cesare si fece dittatore perpetuo, ma durò poco, perché giovani idealisti nostalgici e senza un progetto lo uccisero. Ma ormai la strada era tracciata: Augusto si fece dare la carica di tribuno della plebe per sempre. Era una dittatura camuffata: il tribuno della plebe infatti era sacro ed inviolabile, ed aveva il diritto di veto. Quindi non si muove foglia che Augusto non voglia. E’ un piano inclinato, e la distanza tra potere e popolo si dilata sempre più, con pochi ricchi sfondati e masse di sbandati e nullatenenti, nei quali il sentimento di appartenenza a Roma si affievolisce sempre più. E’ il germe della rovina dell’impero romano, e di tutti gli Stati. Historia magistra vitae.
Il dittatore in guerra si sceglieva un magister equitum, un capo della cavalleria, reparto che da Scipione in poi divenne di determinante importanza nelle vittorie romane. Costui era il vice dittatore, in caso di assenza di quest’ultimo, ma doveva cieca obbedienza, come gli altri.
Oggi facciamo qualcosa del genere in ambito civile ed economico, con la nomina del commissario straordinario, quando un’azienda di una certa importanza e grandezza va in una fase di crisi.
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verdiprati · 5 years
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Mostly Mezzo Mondays: Röschmann; Prina, Genaux, Im, & Invernizzi; Persson & Davidsen; von Otter; Baráth, Cangemi, & Galou; D’Angelo
Mostly Mezzo Mondays: a recurring (though not weekly) feature where, on Monday nights, I blog a list of the upcoming broadcasts that have caught my eye on World Concert Hall. My interests: baroque vocal music, art song recitals, and a list of favorite singers.
Dorothea Röschmann sings Wagner’s Wesendonck Lieder as part of a concert with the Orchestre de Paris; Karina Cannelakis conducts. Wednesday, September 4; video livestream on Arte and simultaneous audio broadcast on Radio Clasique. 
I can’t say I’m very familiar with Handel’s Lucio Cornelio Silla, but I have heard good work from Sonia Prina, Vivica Genaux, Sunhae Im, and Roberta Invernizzi, all of whom are among the cast for a performance by Europa Galante at the Enescu Festival. Live broadcast Thursday, September 5 on Radio România Muzical.
Lise Davidsen has made a splash in dramatic soprano roles, but she also has mezzo repertoire, and is scheduled to sing the alto solo in Mahler’s Symphony No. 2 with the Bergen Philharmonic and massed choirs; Miah Persson takes the soprano solo. Live broadcast Thursday, September 5 on NRK Klassik.
Mahler’s Symphony No. 3 is also on the broadcast schedule this week, with Anne Sofie von Otter singing the alto solo for the NDR Radiophilharmonie. Live broadcast Saturday, September 7th on NDR Kultur. 
Handel’s Silla isn’t the only baroque opera based on Roman history we get from the Enescu Festival this year: Vivaldi’s Giustino is up for broadcast, too. Names catching my eye among the cast include��Emőke Baráth, Veronica Cangemi, and Delphine Galou. Live broadcast Sunday, September 8 on Radio România Muzical.
Dedicated mezzophiles may have their eye on the rising star of Emily D’Angelo. Along with Morgan Pearse and Marie Lys, she recently sang a program of “arias and duets from operas from the 17th and the 18th centuries” at the Innsbruck Festival, with its resident orchestra. Deferred broadcast Monday, September 9 on Ö1.
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sovetskoy · 9 years
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[ 1/? ]    First man in Rome —— Characters ; ; Lucius Cornelius Sulla
❝ [ . . . ] for an unwary moment Sulla dropped his mask, and Aurelia caught a glimpse of someone she didn’t know. Yet - was that really true? Better to say, someone she had sensed lived there inside him, but never before had seen. Someone devoid of human qualities, a naked clawed monster fit only to scream at the moon. And for the first time in her life, she felt terrible fear.
——— Colleen McCullough, The Grass Crown
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LA DITTATURA NELLA ROMA ANTICA. La carriera politica (cursus honorum) a Roma in età repubblicana, e poi – formalmente – in età monarchico imperiale, era segnata da tappe e regole chiare. Il primo gradino era – a scelta – il tribunato militare (grado di ufficiale) oppure la questura. Il secondo gradino era l’edilizia o curule (patrizia) o plebea. Poi si diveniva pretore, ed il gradino più alto era il consolato. In tempi normali, tra una investitura e l’altra dovevano passare cinque anni, anche se in determinate circostanze la carica poteva essere prolungata a tempo. Questo per impedire che una successione anno dopo anno di cariche potesse far nascere tentazioni autoritarie nella testa di qualcuno. Le cariche erano poi sempre collegiali, era cioè previsto che si fosse almeno in due, perché i poteri avessero dei contrappesi. Ogni carica durava un anno. Prima che scadessero, si procedeva ad eleggere i magistrati dell’anno seguente, così da evitare vacanza di gestione. I plebei avevano una magistratura esclusiva, il tribunato delle plebe, in numero che variava nel tempo. Con le leggi Liciniae-Sextiae anche per i plebei si aprì una carriera specifica, al cui culmine c’era il consolato, massima carica. Avevano tutti potere di iniziativa legislativa, ma le leggi erano promulgate dal Senatus PopulusQue Romanus (SPQR, il Senato E il Popolo Romano).
Di grande importanza la carica della CENSURA, quinquennale, che sorvegliava il rispetto delle leggi, ed aveva anche il potere di espellere dal senato chi era giudicato abusivo o indegno di esserci. Famose le censure di Marco Porcio Catone, soprannominato IL CENSORE, come il censore per antonomasia, e quella di Appio Claudio Pulcro.
Il consolato era il gradino più alto del cursus honorum: in tempo di pace era la massima autorità civile, con potere esecutivo e possibilità di proporre leggi e provvedimenti, che il SPQR vagliava per poi decidere. In caso di guerra era il comandante in capo. Uscito di carica, entrava di diritto nel senato e poteva aspirare ad un governatorato in una delle province, incarico di prestigio e molto remunerativo. Ad un certo punto le province dell’impero furono troppe per il numero di ex consoli (consulares), ed allora furono designati al governatorato anche gli ex pretori. Poteva succedere che in determinate circostanze i problemi da affrontare fossero troppo grandi per essere fronteggiati con le magistrature ordinarie. Allora a situazione STRAORDINARIA si opponeva MAGISTRATURA STRAORDINARIA. Ecco allora il DITTATORE, dotato di PIENI POTERI. Intorno a questa figura LEGALE e prevista dalla Costituzione romana, l’intera Società romana si compattava, intorno al capo scelto.. Però, a differenza di quanto sta combinando Orban e forse combinerebbe Salvini, la durata della carica era determinata con precisione, salvo proroghe decise secondo la prassi normale, oppure era a problema. Al termine del periodo, il dittatore, se non voleva essere condannato a morte, deponeva la carica, e così anche a problema risolto.
ALCUNI ESEMPI. Nell’anno 218 a.C. Annibale attraversa il fiume Ebro in Spagna, e così tra Roma e Cartagine scoppia la seconda guerra punica, nota anche come guerra annibalica. Valicò Pirenei ed Alpi, e, con grande sorpresa dei romani, dilagò nella Pianura Padana. Sconfisse i romani al Ticino ed al Trebbia, poi scese verso il centro Italia. Gli si fece incontro il console Flaminio, per fermarlo. A quel tempo i romani concepivano la guerra come fatta di scontri cavallereschi: una schiera contro l’altra, pronti, via, e lealmente uno vince uno perde. Annibale invece adotta espedienti inattesi, provocando sfracelli nei nemici, che lo gratificano come attore con perfidia: la perfidia punica. Così si dirige verso il lago Trasimeno, e, là dove a ridosso dell’acqua ci sono delle colline boscose, distribuisce e nasconde vari contingenti militari tra gli alberi, per far sfilare i romani e circondarli. Quel giorno si aggiunge anche una nebbia fitta fitta, per cui i romani avanzano senza vedere nulla di quanto hanno intorno. Di colpo Annibale, fin lì seguito dai romani, si ferma, parte il segnale e dalle colline scendono i cartaginesi appostati. Mai vista una situazione del genere dai romani. Ed è una strage micidiale: molti romani sono uccisi a fil di spada, molti altri annegano nel lago.
Arriva la notizia della tragedia a Roma, ed è il panico. Le magistrature ordinarie hanno finora fallito, la situazione di estremo pericolo è straordinaria: è il momento allora di ricorrere alla magistratura straordinaria, la dittatura. E viene nominato Quinto Fabio Massimo. La gens Fabia era molto antica, politicamente appartenente al patriziato conservatore, con un potere economico fondato sul possesso della terra, fautori quindi di una economia legata all’agricoltura, ed ostili a quella basata sul commercio. I Fabi, collegandosi all’omologa classe sociale terriera di Cartagine, avevano fatto di tutto per evitare la guerra. Ma Annibale, che apparteneva alla famiglia Barca, imperialista e mercantile, aveva messo tutti d’accordo, rompendo gli indugi e provocando la guerra.
Fabio ha a sua disposizione nuove legioni reclutate in fretta e furia. E fa delle riflessioni: se Annibale ha sterminato legioni esperte, cosa farà mai contro questi sbarbatelli novizi? Non pare il caso di affrontarlo di nuovo in campo aperto. Annibale – pensa Fabio – ha il problema dei rifornimenti: era partito convinto che gli italici, approfittando della sua presenza in Italia, si sarebbero sganciati da Roma, ed in minima parte questo si verifica. In minima parte però: latini, etruschi, sanniti, umbri ed altri restano ben fedeli a Roma. Allora ecco che i romani hanno linee di rifornimento, anche di soldati, praticamente inesauribili, ma Annibale no. Allora Fabio inizia a praticare la guerriglia: toccata e fuga, specie contro i reparti punici dediti a fare provviste. Temporeggia, e quindi si merita il titolo di CUNCTATOR, il temporeggiatore, all’inizio titolo dispregiativo, ma poi, dopo la tragedia di Canne, titolo elogiativo. Scaduti i sei mesi di carica, la depose, e fu Canne: più di 50 mila romani uccisi e diecimila catturati…
Prima di lui nel IV secolo c’era stata la figura semi-leggendaria di Furio Camillo, terribile contro i latini, contro i galli e contro gli etruschi prossimi a Roma. Fu lui a conquistare la potente città etrusca di Veio. L’assedio andava avanti da dieci anni: allora a partire dal centro dell’accampamento romano, fece scavare una galleria, fino a sbucare all’interno della città, che fu presa intatta.
Altro dittatore famoso fu Lucio Papirio Cursore, così soprannominato, perché dedito alla corsa, in cui era insuperabile. A lui fu affidato il compito di fronteggiare i sanniti, che stavano dando, e poi avrebbero ancora dato, tanto filo da torcere ai romani, che la spuntarono, perché resistettero di più, grazie a tanta gente coriacea come Papirio.
E poi Lucio Cornelio Silla, feroce e spietato, che pretendeva di rimandare indietro le lancette della Storia: liste di proscrizione, cioè elenchi di persone da eliminare senza conseguenze penali, anzi con il premio. Ma al suo tempo ormai Roma declina vero la fine della Repubblica.
Cesare si fece dittatore perpetuo, ma durò poco, perché giovani idealisti nostalgici e senza un progetto lo uccisero. Ma ormai la strada era tracciata: Augusto si fece dare la carica di tribuno della plebe per sempre. Era una dittatura camuffata: il tribuno della plebe infatti era sacro ed inviolabile, ed aveva il diritto di veto. Quindi non si muove foglia che Augusto non voglia. E’ un piano inclinato, e la distanza tra potere e popolo si dilata sempre più, con pochi ricchi sfondati e masse di sbandati e nullatenenti, nei quali il sentimento di appartenenza a Roma si affievolisce sempre più. E’ il germe della rovina dell’impero romano, e di tutti gli Stati. Historia magistra vitae.
Il dittatore in guerra si sceglieva un magister equitum, un capo della cavalleria, reparto che da Scipione in poi divenne di determinante importanza nelle vittorie romane. Costui era il vice dittatore, in caso di assenza di quest’ultimo, ma doveva cieca obbedienza, come gli altri.
Oggi facciamo qualcosa del genere in ambito civile ed economico, con la nomina del commissario straordinario, quando un’azienda di una certa importanza e grandezza va in una fase di crisi.
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verdiprati · 7 years
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Mostly Mezzo Mondays: Cavalli, Handel (x3), and Mozart operas with Gauvin, Lemieux, Röschmann, et al.
Mostly Mezzo Mondays: a recurring (though not weekly) feature where, on Monday nights, I blog a list of the upcoming broadcasts that have caught my eye on World Concert Hall. My interests: baroque vocal music, art song recitals, and a list of favorite singers.
First off: the aforeblogged broadcast of Handel’s opera Lucio Cornelio Silla was quite a good listen, in my opinion, so I think it’s worth mentioning that it is still available online (warning: autoplay audio). I believe the listen on demand period for Ö1 is seven days, so this should stay up at least until Saturday. Very satisfying performances from Sonia Prina, Vivica Genaux, Roberta Invernizzi, Sunhae Im, et al.
Next up: a video livestream of Cavalli’s opera Il Giasone from the Grand Théâtre de Genève. The large cast is led by Valer Sabadus as Giasone (Jason) and Kristina Hammarström as Medea. Friday, February 3 on Arte. 
We’ve now missed the Wiener Staatsoper livestream of Mozart’s Don Giovanni (sorry!) but you can catch a deferred audio broadcast and since it’ll be on Ö1, I expect it’ll remain available on demand for a week. The cast includes Simon Keenleyside in the title role, Erwin Schrott as Leporello, and Dorothea Röschmann as Donna Elvira. Saturday, February 4 on Ö1. 
Also up for deferred broadcast on the 4th: Handel’s Orlando with Iestyn Davies, Erin Morley, Sophie Junker, Diana Moore, and Matthew Brook. Harry Bicket conducts the English Concert. Saturday, February 4 on Rai Radio 3. 
Finally, to round out a star-studded Handelian week on the radio: a concert performance of Rodelinda from the Théâtre des Champs Elysées with Karina Gauvin, Marie-Nicole Lemieux, Romina Basso, David DQ Lee, Konstantin Wolf, and Juan Sancho. Maxim Emelyanychev conducts Il Pomo d’Oro. Sunday, February 5 on France Musique.
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