Tumgik
#no veramente ma posso ancora sentire ste cose
janniksnr · 4 months
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arrivo al banco gastronomia del supermercato, commessa e cliente parlano di figli e sport come tennis e calcio. lui le chiede perché non porta la figlia a fare calcio. lei, con la faccia super schifata risponde "queste cose non mi piacciono, le bambine devono fare cose da femmine". dal 1900 è tutto, linea allo studio.
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[Skam Italia] Fic: Monologhi interiori
I’m really not planning to translate this into English, since there is already @skamsnake‘s fic delving into this concept beautifully, with her “Deserters of the balcony” ... But I haven’t seen one in Italian yet, so... Una cosetta veramente senza alcuna pretesa, scritta perché mi andava dopo aver visto questo post di @silenzio-assenzio​ ( http://silenzio-assenzio.tumblr.com/post/181808805604/un-penny-per-il-monologo-interiore-di-nico-durante ) Sospensione dell’incredulità sul fatto che questi monologhi siano in italiano, okay ;D ?  Un giorno riuscirò a scrivere qualcosa di un po’ meno breve... Ma non è questo il giorno.
17 Settembre 2018 - Ore 07:59 Quest’anno andrà meglio. Esagerazione. Quest’anno farà meno schifo dello scorso. Ce può sta’, sì. Quest’anno dobbiamo soltanto arrivare alla matura senza troppe assenze, tenere una media alta che se no mamma ce sta ancora più addosso ed evitare drammi. Non siamo qui per farci amici. Socializzare, okay. Evitare che ci sparlino dietro, pure. Più di così, si vedrà. Vorranno sapere che è successo al Virgilio, ma non mi va di parlarne. Non mi andava nemmeno di uscire dal letto, in verità, ma se avessi mancato il primo giorno so che avrei dovuto mettermi a ridiscutere la scelta di non andare ad una scuola privata con i miei. Okay, Niccolò, vediamo di che morte dobbiamo morire.
8 Ottobre 2018 - Ore 13:04 Che palle. Altri 8 mesi e mezzo così no. Cioè, son circondato da gente tollerabile - fatta eccezione per Covitti, a cui probabilmente brucia il culo di non essere più la star della classe? bo’, davvero, non capisco quale sia il suo problema - ed i prof non sono né più né meno pesanti rispetto a quelli che c’avevo ma... Altre occasioni per conoscerli meglio? O per liberarmi di ‘ste cazzo di ore di alternanza? In cui magari, per una botta di culo, trovo anche il ragazzo pieno di lentiggini che ho intravisto nei corridoi? Quello che c’ha un amico che non butteresti via manco lui - il fascino dell’occhio azzurro - esatto.  Seh. Vabbé. Sogna, Niccolò. Sogna.  C’avrà di meglio da fare, sicuro. A parte il gruppo di teatro, il nulla cosmico. Interpreto già la parte di un sano di mente tutti i giorni, quindi grazie ma anche no grazie.
“Ehi, ciao! Avete mai pensato di avere di un vostro programma in radio?” No, non ci hai mai pensato. Chi cazzo l’ascolta, poi, una radio scolastica? Nessuno. Ma è un modo come un altro per far passare il tempo. Per far sembrare le giornate meno monotone e tutte uguali. E poi te lo chiede Sana. Glielo devi, dopo che l’hai tagliata fuori dalla tua vita per storie tue con suo fratello... no? Sempre meglio che andare a pulire i cessi al McDonalds, di sicuro. O stare a sentire Maddi e le sue interessantissime cronache delle giornate all'università. In cui non ribadisce mai, figuriamoci, che se fossi stato più attento a seguire la terapia ed i suoi consigli magari a quest’ora il diploma ce l’avrei. Non lo fa apposta. Non lo dice apertamente. Lo fa intuire.  Quand'è che ci decidiamo a mollarla, comunque?  Nell'anno del mai, perché poi con chi c’andiamo a lamentare quando stiamo uno schifo? Chi è che c’è sempre stato? Ecco, già abbiamo la risposta.  Bravo Niccolò, bravo. 11 Ottobre 2018  - 17:43 C’è. C’è!  Okay. Piano d’azione al volo: non voltiamoci, non lo guardiamo, facciamo finta che non esista e di non sentire che ci sta fissando. Lui mica lo sa che c’abbiamo ‘sta paranoia che la gente non c’abbia di meglio da fare che starci con gli occhi addosso e che abbiamo sì imparato a fregarcene... Ma fatto sta che se entro in una stanza io do per scontato che la gente mi stia ad osservare.  Incluso lui.  Ma se mi volto e lo guardo poi magari finisce che mi strozzo con la torta, o m’inciampo nel banco. No. Un minimo di dignità, ora che abbiamo un pubblico. Salutiamo le ragazze. Studiamo con grande interesse il piatto di plastica e voltiamoci verso la lavagna. No, Nico, non distogliere lo sguardo neanche per un attimo. Mantieni questa tua aria misteriosa e distaccata, finché puoi. Magari lo stani... Ehi. No. Stop. Dove stai andando, tizio carino di cui non so manco il nome? Non te l’aspetti che io ti segua, eh? Che io me ne stia seduto oltre il vetro, a luce spenta, a sentirti cazzeggiare con il microfono della radio? Che esattamente la ragione per cui lo farò, metti mai che succeda qualcosa di elettrizzante. Qualcosa che non so manco io che vorrei che fosse, ma che non m’aspettavo sarebbe stato il trovare qualcuno con cui non pesano i silenzi.  Con cui mi escono sorrisi che non sono falsi, con cui parlare senza starmi a chiedere cosa potrei mai dire per far colpo e rendere memorabile la conversazione.  E non mi era mai successo prima, perciò mi raccomando Niccolò: non mandare tutto a puttane come tuo solito immaginando cose che non ci sono. Cerchiamo di conoscerlo meglio, prima, e di vedere se questo suo interesse è soltanto qualcosa di vago - un ‘non t’ho mai visto prima, da dove esci fuori?’ con aggiunta di ‘uao, mi ha rivolto la parola uno di quinto’ che non è mai da sottovalutare - o se c’è qualcosa su cui possiamo lavorare. Lavorare per portare dove? C’è Maddalena, te la ricordi? Sì, ora non corriamo. Nessuno sta partendo con film in cui te stai a pacca’ sto ragazzo - che ancora non sai come si chiama: ma ce la fai a chiedergli il suo nome, Colino? - sul terrazzo della scuola. Nei bagni. Nella sala di registrazione della radio. Nessuno. Zero film proprio. Stiamo a scambiarci sguardi, passandoci il fumo, e va bene così. Ovvio che deve arrivare ‘sta tipa. Che io non sono da antipatie a pelle, di solito, ma ‘sta qui m’irrita già solo dalla confidenza che dà al mio compagno disertore. Vi conoscete? State insieme? Non sono cazzi miei? Posso tollerarti giusto perché mi dai l’occasione di presentarmi, anche se lui ancora non lo fa. Però, ecco, potresti cogliere quando ti si ‘sta sottilmente invitando a sloggiare che qui si vorrebbe rimanere soli un altro po’.  No, okay, forse ho parlato troppo presto quando t’ho definita più simpatica di tuo fratello. Covitti. Un cognome, una garanzia. 16 Ottobre 2018 - 11:55  Andiamo a fumare? Sì, perché no? Diamo casualmente al nostro nuovo amico - uno di quei pochi con cui hai vagamente legato, in questa scuola di merda - appuntamento sul quel balcone. Quello che ti permette di buttare l’occhio in IVB e magari beccare Marti di sfuggita.  Marti che sarebbe Martino Rametta, da quanto hai letto sui fogli di entrata/uscita della radio, ma che sei liberissimo di chiamare come ti pare nella tua testa. Fatti valere, Niccolò.  Che magari c’è Marti, lì dentro, che te sta’ a spogliare con gli occhi. Te piacerebbe. Può darsi benissimo che non sia così, certo, ma può darsi anche che sì, okay? Infatti: guarda un po’ chi c’è?  Indoviniamo pure chi s’è appena dato una sigaretta sui denti, troppo distratto da ‘Sono o non sono l’uomo dei tuoi sogni, eh? Eh? Guardami ancora, Martino, guardami!!’ per avere pure idea di dove stessi ficcando quella cazzo di sigaretta? Avrebbe potuto andare peggio, avrei potuto mettermela su per il naso. E l’ho fatto pure sorridere. Adoro farlo sorridere.  Magari posso invitarlo a casa mia uno di questi giorni, e farlo sorridere ancor di più?
Maddalena! Ci sta sempre Maddalena, Niccolò! Perché non ti preoccupi di far sorridere lei, piuttosto? Ultimamente c’ha sempre ‘sta aria da martire, che è anche comprensibile dopo tutto quello che le ho fatto passare in ‘sti 3 anni... e okay, diciamole che ci vediamo venerdì sera per andare al cinema che è tipo un secolo che non usciamo - ma non da soli, che me sale l’angoscia solo a pensare di star solo con lei e forse questo dovrebbe dirmi qualcosa ma... ma BLABLABLA vaffanculo, come direbbe il Vate - e torniamo ad occuparci di Martino. Distratto da Sana, non ci siamo! Che crede che tu stia qui ad aspettare i suoi comodi?  Ritirata, soldato Fares! Torneremo all'attacco un altro giorno.  E vediamo di liberarci di quella fastidiosa vocina che fa  “S'informano i signori viaggiatori che Niccolò Fares sta sotto tutta Trenitalia ed Italo per Martino Rametta, ci scusiamo per il disagio.” ogni volta che incroci il suo sguardo, già che ci siamo. 19 Ottobre 2018 - 14:22 Martino? Che ci fa qui? Non mi pare che prenda ‘sto autobus per andare a casa.  Di sicuro non è per seguire me, che manco m’ha notato. Che ‘sta a guardare su quel cellulare? Messaggi della Covitti? I cazzi miei mai, no. Quelli non sono interessanti, m’hanno rotto. Facciamo le persone educate e salutiamo, non facciamoci distrarre né dai suoi occhi né dalle sue labbra - impresa difficile ma non impossibile - e sbirciamo. Sana. Che non sembra avergli dato la risposta che sperava. Magari posso aiutare, chiedere non costa nulla. E mi stai forse dando la scusa perfetta per invitarti da me, Marti? E ti pare che io non ne approfitti? Quando mi ricapita di sapere che musica ascolti, che libri leggi, guardarti e pensare a quanto vorrei sdraiarti sul divano o inginocchiarmi ai tuoi piedi e... No. Quelle fantasie teniamocele per noi, Nico. Non facciamolo scappare a gambe levate già da subito. Godiamoci questo venerdì pomeriggio insieme, sentendoci il cuore scoppiare per come anche solo stare a meno di un metro da Martino ci faccia sentire vivi come prima d’ora.  Maddalena chi? 19 Ottobre 2018 - 19:30 Maddalena. Maddalena, sì. Me la ricordo, vagamente. Gliene volevo parlare, a Martino, ma non mica potevo uscirmene di punto in bianco con un ‘Ah, ci starebbe ‘sta tipa con cui esco da 3 anni ma niente di serio. Te dimmi che ce stai ed io la mollo, giuro.’ Un conto sarebbe se ce stessa a prova’, ma non me pare. Cioè, forse sì. Più che provarci ci sta, ma ancora non sono sicuro fino a che punto. Metti che ora mi alzo e lo baci, dopo essermi tolto il sapore di ‘sta merda - e ne vado pure orgoglioso di averla cucinata, perché Marti pareva davvero colpito dal mio estro gastronomico, eh! -  dalla bocca con un sorso di birra, posso essere sicuro al 100% che non mi ficchi la faccia nel piatto e se ne vada? No. E allora perché parlargli di Maddalena? Non c’è motivo. Troverò il momento per dirgli di lei. Be’, ora che m’ha scritto ci si vede stasera per il cinema, e tra pochissimo passa da me con Matteo ed Elisa pare che l’abbia trovato Maddi, il momento. Perché ti pare che mi so’ ricordato di averla invitata io fuori, quando c’ho Marti in casa. Che continua a scherzare e sorridere, facendomi quasi sperare che sia io a metterlo di buon umore. E so che è da infame baciarla così, davanti a Martino. Senza nemmeno avergli menzionato prima la sua esistenza. Ma ‘sti cazzi. Non sono esattamente una bella persona, non creiamogli false illusioni. Piuttosto, teniamo d’occhio la sua reazione oggi e nei prossimi giorni. Chissà che non ci possa dire qualcosa.
---------------- A/N: Non so voi, ma quando parlo tra me e me a volte mi do del ‘tu’, a volte parlo al plurale “noi” e butto là qualche osservazione in prima persona, ma non uso MAI esclusivamente quest’ultima. Magari è soltanto qualcosa che faccio io, ma mi andava di dare questa impostazione anche a Nico... 
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gloriabourne · 5 years
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The one where Ermal is sick
Ermal sbuffò leggendo l'ennesimo commento indecente sotto il suo post.
Bastava dire che era malato e subito decine di persone si improvvisavano medici ed erano pronte a elargire consigli, il più delle volte del tutto inappropriati.
Fece scorrere rapidamente la rubrica arrivando al numero di Fabrizio e avviò la chiamata senza pensarci due volte.
In quelle condizioni - e soprattutto dopo aver letto certe cose che lo avevano fatto a dir poco rabbrividire - sentiva il bisogno di parlare con lui, di sentire la sua voce, di sentirlo un po' più vicino anche se fisicamente erano lontani.
"Che c'è? È successo qualcosa?" rispose Fabrizio senza nemmeno salutare.
"No, perché?" replicò Ermal senza capire per quale motivo Fabrizio fosse così agitato.
"Mi avevi detto che avevi da fare oggi. Non mi aspettavo di sentirti. Ho pensato che fosse successo qualcosa di grave."
Ermal sorrise sinceramente commosso dal modo in cui Fabrizio si preoccupava costantemente per lui. "Niente di grave, Bizio. Ho solo un po' di febbre quindi ho posticipato l'evento."
"Febbre? Hai preso una tachipirina, un'aspirina...?"
"Bizio, calmati! Ho preso una tachipirina, ora aspetto che faccia effetto" rispose Ermal.
"Se non passa, chiama il medico."
"D'accordo. Anche se, in caso non passasse, mi hanno suggerito delle cure alternative" scherzò Ermal. Non avrebbe voluto ricordare di nuovo i commenti letti poco prima, ma l'ipocondria di Fabrizio stava prendendo il sopravvento e quello era l'unico modo per distrarlo.
"Cioè?"
"Tra le altre cose, mi è stato suggerito di sudare. Non importa come" disse Ermal.
"Sicuramente sarebbe più facile se fossi lì con te, ma si può fare lo stesso. Non sarebbe la prima volta" rispose Fabrizio alludendo a quella volta in cui, quando entrambi erano troppo presi dai rispettivi tour per riuscire a vedersi, erano rimasti al telefono sussurrandosi cosa avrebbero voluto fare all'altro nel buio di una camera d'albergo.
Era stato bello, Ermal doveva ammetterlo. E quando avevano finito la telefonata, entrambi si erano sentiti appagati come se davvero fossero insieme.
La voce roca di Fabrizio, anche se filtrata dal telefono, per Ermal restava il migliore afrodisiaco di sempre. E Fabrizio era rimasto sorpreso da quanto potesse diventare sfacciato Ermal quando c'era uno schermo a dividerli.
"Sto troppo male per il sesso telefonico, Bizio" rispose Ermal.
"Peccato, sudare ti avrebbe fatto bene davvero."
"Appena ci vediamo puoi farmi sudare quanto vuoi" rispose Ermal sorridendo.
Fabrizio si mise a ridere coprendosi la bocca con una mano, anche se non c'era nessuno con lui che potesse essere testimone del suo imbarazzo.
Che poi, ancora non capiva per quale motivo si imbarazzasse tanto di fronte ad un’allusione del suo fidanzato.
"Cerca di dormire un po' almeno" disse Fabrizio.
"Sì, certo. Ora dormo, mamma" scherzò Ermal prima di salutarlo e chiudere la conversazione.
Quando Fabrizio posò il cellulare sul tavolo, sulla sua faccia c'era ancora un enorme sorriso.
Non poteva farci niente. Sentire la voce di Ermal lo metteva sempre di buon umore.
Non era paragonabile a vederlo, a passare del tempo con lui, ma poteva accontentarsi.
O forse no.
Il suo sguardo venne catturato dalle chiavi della sua macchina, appoggiate accanto al cellulare.
Se fosse partito subito, sarebbe stato a Milano in sei ore. Non era poi molto.
Senza contare che Ermal stava veramente male se aveva deciso di rimandare un evento, quindi non era il caso che rimanesse da solo.
Senza pensarci troppo, afferrò le chiavi e il cellulare e uscì di casa.
  Quando Ermal si svegliò, non sapeva con certezza quanto avesse dormito ma si sentiva come se un camion gli fosse passato sopra.
Ogni muscolo del suo corpo era indolenzito e la testa gli pulsava come nei suoi peggiori post-sbornia, al punto che faceva fatica a tenere gli occhi aperti.
Si stropicciò gli occhi con una mano, cercando di aprirli quel tanto che bastava per leggere l'ora sul display della sveglia sul comodino.
Aveva dormito quasi otto ore, eppure si sentiva uno straccio.
Richiuse gli occhi e prese un respiro profondo, cercando di prepararsi mentalmente a subire gli effetti di quella terribile influenza, ma si bloccò quasi subito quando un profumo familiare - ma che purtroppo raramente sentiva in casa sua - gli invase le narici, il cervello e soprattutto il cuore.
Era il profumo di Fabrizio, su quello non aveva dubbi.
Si voltò lentamente trovandolo seduto sull'altro lato del letto, con il cellulare tra le mani e un'espressione concentrata sul viso.
"Che ci fai qua?" chiese Ermal con la voce ancora assonnata.
Fabrizio sollevò lo sguardo di scatto e abbandonò il cellulare sul comodino, rendendosi conto che Ermal era sveglio.
"Ehi, come stai?" chiese preoccupato.
"Sto bene. Che ci fai qua?" ripeté Ermal.
Era felice di vederlo, ovviamente. Ma non riusciva proprio a capire per quale motivo fosse lì.
"Non avevo niente da fare, così ho preso la macchina e sono venuto qui. Sono arrivato un'oretta fa più o meno, ho aperto con la copia delle chiavi che mi hai dato. Non volevo svegliarti" spiegò Fabrizio. Poi si sporse verso Ermal e gli posò le labbra sulla fronte.
Ermal sospirò sentendo il breve contatto delle labbra fresche di Fabrizio sulla sua pelle, mentre il più grande si allontanava leggermente dicendo: "Hai ancora la febbre."
Ermal fece una smorfia. "Lo so. Credo che le medicine che ho preso fino a adesso non abbiano fatto effetto."
"Misurala di nuovo, per precauzione" disse Fabrizio alzandosi dal letto. Poi aggiunse: "Ti ho lasciato sul comodino un bicchiere d'acqua e una tachipirina. Prendila! Intanto io vado a fare un po' di tè."
Ermal lo guardò sparire oltre la porta della camera da letto e non poté impedire a un sorriso di farsi largo sul suo volto.
Era bello avere Fabrizio a casa sua, vederlo muoversi tra quelle mura con estrema naturalezza, come se fosse esattamente dove avrebbe dovuto essere.
Le occasioni per vedersi non erano mai tante e la maggior parte delle volte capitava in anonime camere d'albergo, dopo eventi pubblici in cui era difficile nascondere agli occhi degli altri cosa ci fosse tra loro. Così appena arrivati nella camera di uno dei due, finivano per strapparsi di dosso i vestiti senza troppe cerimonie, solo con la voglia di sfogare tutto ciò che davanti agli altri erano costretti a reprimere.
Le volte in cui potevano stare insieme con tranquillità, come una coppia normale, erano davvero poche. Forse perché in fondo non erano una coppia normale.
Capitava quasi sempre a Roma, a casa di Fabrizio, perché erano più le volte in cui Ermal era da quelle parti che le volte in cui Fabrizio andava a Milano.
Ecco perché Ermal era ancora incredulo di fronte a Fabrizio che si aggirava per casa sua come se fosse una cosa normale.
Sarebbe stato bello se le cose tra loro fossero state sempre così. Se ad ogni risveglio fossero stati insieme, se quando uno dei due stava male l'altro fosse stato accanto a lui.
Ermal avrebbe fatto di tutto per un futuro del genere.
Quando Fabrizio tornò in camera e lasciò una tazza di tè sul comodino di Ermal, notò che il bicchiere d'acqua e la pastiglia che aveva lasciato non erano stati toccati.
"Ermal, prendi 'sta roba per favore!" disse lanciandogli la stessa occhiataccia che lanciava ai suoi figli quando non lo ascoltavano.
"Sì, scusa. Ora la prendo. È che mi sono un po' perso nei miei pensieri" disse Ermal, mentre Fabrizio prendeva posto accanto a lui.
"Che pensieri?"
"Niente. Pensavo che sono felice che tu sia qui" disse Ermal strisciando verso Fabrizio e appoggiando la testa sul suo petto.
Fabrizio sorrise mentre accarezzava lentamente i capelli di Ermal.
Anche lui era felice di essere lì.
Ogni momento passato con Ermal era un momento felice, anche se aveva la febbre e stava male.
Ogni momento passato insieme gli provocava una gioia indescrivibile, quel tipo di gioia che Fabrizio provava con i suoi figli oppure quando suonava davanti ai suoi fan. Quel tipo di gioia che si impadronisce di ogni cellula del tuo corpo e non ti permette di fare altro se non essere felice.
Aveva ancora la mano immersa nei suoi capelli, quando sentì Ermal sospirare sul suo petto.
"Tutto ok?" chiese interrompendo bruscamente il movimento della sua mano.
"Sì. Pure troppo" rispose Ermal con un altro sospiro.
"Che vuoi dire?"
"Che non ci vediamo da un po' e sai che mi piace quando mi tocchi i capelli" mormorò Ermal.
Fabrizio sorrise compiaciuto capendo cosa volesse dire Ermal e, ripensando a ciò che si erano detti al telefono, disse: "Forse, prima di prendere 'ste medicine che per adesso non ti sono servite a un cazzo, potremmo provare qualcos'altro."
"Cosa?" chiese Ermal sollevando lo sguardo.
"Ti hanno suggerito di sudare, giusto?" disse Fabrizio con un sorrisetto malizioso.
Ermal si lasciò scappare un verso che sembrava a metà tra una risata e un lamento e disse: "Fabrì, te l'ho già detto che sto troppo male per fare certe cose. Mi piacerebbe tanto, ma proprio non ho le forze."
"E chi l'ha detto che devi fare qualcosa? Posso fare tutto io."
"Seriamente?" chiese Ermal.
Fabrizio spinse leggermente Ermal di lato, fino a farlo distendere di schiena, e si portò lentamente sopra di lui. "Seriamente. Tu stai fermo, io intanto mi prendo cura di te."
Ermal chiuse gli occhi e sospirò, colpito più dal tono di voce di Fabrizio che dalle sue parole e dalle implicazioni nascoste in esse.
"Non ho ancora iniziato e già ti vedo sofferente. Mi devo fermare?" chiese Fabrizio mentre si abbassava leggermente per baciargli il collo.
"No..." sussurrò Ermal godendosi il contatto delle labbra fresche di Fabrizio contro la propria pelle bollente, ormai non solo a causa della febbre.
Fabrizio sorrise compiaciuto mentre continuava a baciargli il collo e infilava lentamente una mano oltre l'orlo della maglietta di Ermal.
Ermal rabbrividì sentendo le dita di Fabrizio scorrere lentamente sotto la sua maglia, facendo improvvisamente bloccare il più grande.
"Hai freddo?" chiese Fabrizio preoccupato.
Ermal scosse la testa. "No, sto bene. Toglimela."
In realtà, aveva freddo davvero - segno che la febbre si stava alzando - ma aveva bisogno di sentire Fabrizio, di avere le sue mani a contatto con la sua pelle, e se doveva patire un po' di freddo per essere accontentato lo avrebbe fatto senza problemi.
Fabrizio gli sfilò la maglia, ritornando poi a baciargli il collo dal punto in cui si era fermato un attimo prima.
Lo baciò lentamente, percorrendo il collo, soffermandosi sulla spalla e poi scendendo sempre più in basso fino a fermarsi all'altezza del cuore.
La pelle di Ermal sotto le sue labbra era più calda del solito, cosa che lo fece allarmare per un attimo. Fece un respiro profondo, cercando di mettere a tacere la sua ipocondria almeno per qualche minuto, e continuò la sua scia di baci mentre una mano si insinuava oltre l'elastico dei pantaloni.
Ermal sospirò quando sentì la mano di Fabrizio toccarlo lentamente attraverso il tessuto dei boxer, stimolando un principio di erezione che aveva iniziato a formarsi qualche minuto prima, appena Fabrizio aveva iniziato a toccargli i capelli come era abituato a fare dopo aver fatto l'amore.
Odiava quando qualcuno gli toccava i capelli, odiava persino quando lo faceva sua madre. Ma se era Fabrizio a farlo, non solo non gli dava fastidio ma gli piaceva. Anzi, era una delle cose che aspettava con ansia ogni volta che si vedevano.
Le mani di Fabrizio sembravano fatte apposta per incastrarsi tra i suoi ricci, così come i suoi capelli sembravano fatti apposta per attorcigliarsi attorno alle dita tatuate del suo fidanzato. E quel gesto - che era nato come un gesto d'affetto quasi fraterno - era diventato presto un simbolo di fiducia totale, qualcosa che Ermal aveva usato per far capire a Fabrizio che era pronto ad affidarsi totalmente a lui. E con il tempo, era diventata un'abitudine.
Ogni volta che facevano l'amore, poi finivano abbracciati tra le lenzuola, con le mani di Ermal pronte a tracciare il contorno dei tatuaggi di Fabrizio e le dita di Fabrizio tra i ricci di Ermal.
"Sei pensieroso" constatò Fabrizio, sollevando leggermente lo sguardo.
"Sono sempre pensieroso" scherzò Ermal, ripensando a una volta in cui Fabrizio gli aveva detto che pensava troppo e che avrebbe dovuto provare a scollegare il cervello per qualche ora.
"Vediamo se riesco a farti smettere di pensare" rispose Fabrizio. Poi, senza aspettare una risposta, gli abbassò i pantaloni e i boxer insieme.
Ermal sospirò coprendosi il viso con un braccio. "Se continui di questo passo, ci riuscirai sicuramente."
Fabrizio si lasciò scappare una risata mentre con una mano iniziava a massaggiare l'erezione di Ermal, ormai libera da costrizioni.
Ed Ermal smise di pensare davvero.
Non riusciva a pensare a niente, se non alla mano di Fabrizio che scivolava lentamente - forse anche troppo - lungo la sua erezione, alle sue dita che si soffermavano sulla punta qualche secondo di troppo.
Ma la vera difficoltà nell'articolare pensieri di senso compiuto arrivò un attimo dopo, quando Fabrizio prese l'erezione di Ermal tra le labbra facendola scivolare lentamente nella sua bocca.
Ermal gemette, mentre spostava il braccio con cui si era coperto gli occhi fino a quel momento e spostava lo sguardo verso il basso.
Era convinto di non aver mai visto niente di più erotico, osceno e allo stesso tempo tenero in vita sua.
E no, non avrebbe mai pensato di poter definire un pompino con il termine tenero, ma lo era. Lo era perché era Fabrizio a farlo, lo era perché lo stava facendo solo perché voleva prendersi cura di lui, perché voleva che anche con la febbre potesse stare bene per un attimo.
Fabrizio sollevò lo sguardo per un attimo, puntando gli occhi in quelli del suo compagno, ed Ermal si sentì morire.
Ogni volta che Fabrizio lo guardava, si sentiva annegare. Era come se sprofondasse nei suoi occhi, senza possibilità di risalire in superficie. Non che volesse farlo, in realtà. Anzi, avrebbe voluto annegare negli occhi di Fabrizio per tutta la vita.
Non erano azzurri, non ricordavano il cielo o il mare, ma Ermal riusciva a sprofondarci dentro ugualmente.
Gli occhi di Fabrizio lo distaccavano dalla realtà. E in quel momento, oltre che distaccarlo dalla realtà, lo eccitavano più di quanto credesse fosse possibile.
I suoi occhi puntati su di lui, mentre le sue labbra e la sua mano si muovevano lentamente sulla sua erezione, era quanto di più erotico avesse mai visto in vita sua.
Con quell'immagine davanti agli occhi, non ci volle molto prima che Ermal arrivasse al limite gemendo il nome di Fabrizio e riversandosi nella sua bocca un attimo dopo.
Quando Fabrizio si distese accanto ad Ermal qualche secondo dopo, il più piccolo aveva ancora il respiro affannato e gli occhi chiusi, segno che si stava ancora godendo gli ultimi strascichi di un orgasmo che evidentemente era stato più forte del previsto.
"Stai bene?" chiese Fabrizio, afferrando un lembo della coperta e trascinandola sul corpo ancora nudo di Ermal.
Anche lui era stanco. Sentire Ermal tremare sotto di sé, sentirlo venire, gli faceva provare qualcosa che non aveva mai provato con nessun altro. Per un attimo, si era sentito come se quell'orgasmo lo stesse provando anche lui.
E invece, si ritrovava con una dolorosa erezione nei pantaloni e la necessità di risolvere il problema al più presto, ma allo stesso tempo con la voglia di restare in quel letto accanto a Ermal perché non c'era niente di meglio che ascoltare il suo respiro.
"E me lo chiedi? Se volevi farmi sudare, ci sei riuscito" rispose Ermal recuperando un po' di fiato.
Fabrizio sorrise, portando una mano sulla fronte di Ermal. Era sudato, su questo non c'erano dubbi, ma aveva ancora la febbre.
"La febbre mi sa che non è scesa. Prendi comunque la pastiglia e poi cerca di dormire" disse Fabrizio alzandosi dal letto.
"Tu dove stai andando?" chiese Ermal, mentre si sporgeva verso il comodino per afferrare il bicchiere d'acqua e la tachipirina che Fabrizio aveva lasciato lì.
Fabrizio si bloccò mentre usciva dalla stanza, abbassando lo sguardo imbarazzato. Quanto sarebbe stato patetico ammettere che stava andando in bagno a farsi una sega perché si era eccitato vedendo le espressioni da orgasmo sul volto del suo fidanzato?
Sarebbe stato decisamente imbarazzante, ma non era una cosa di cui vergognarsi.
"Vado un momento in bagno" disse semplicemente Fabrizio.
Lo sguardo di Ermal si soffermò sull'erezione del compagno - ormai evidente nonostante fosse ancora coperta dai jeans - e disse: "Vieni qua."
"Ermal, davvero ci metto un attimo. Tra pochi minuti sono di nuovo da te."
"Non mi interessa quanto ci metti. Non esiste proprio che, con il tuo fidanzato nudo in un letto, tu risolva quel problema da solo. Torna immediatamente qui."
Fabrizio sospirò contrariato ma tornò a stendersi accanto a lui.
"Stai male, hai ancora la febbre ed eravamo d'accordo che avrei fatto tutto io. Non fare i capricci, per favore" disse Fabrizio.
"Non sto facendo i capricci e puoi comunque fare tutto tu, non mi oppongo" disse Ermal con un sorrisetto malizioso.
Fabrizio rimase in silenzio. Da una parte fare l'amore con Ermal era l'unica cosa a cui riusciva a pensare. Gli era mancato così tanto che sentiva il bisogno di averlo vicino, di sentire la propria pelle a contatto con la sua.
Ma dall'altra parte sapeva bene che Ermal stava male e lui si era fiondato lì per prendersi cura del suo compagno, non per approfittarsi di lui.
"Bizio, smettila di farti le tue solite seghe mentali" disse Ermal scostando il plaid con cui Fabrizio l'aveva coperto poco prima. Poi indicò la cassettiera di fronte al letto e disse: "Lubrificante e preservativi sono nel primo cassetto."
"Sei sicuro?"
"Sì. Ho ancora la febbre, quindi non ho sudato abbastanza" ironizzò Ermal, mentre Fabrizio si alzava dal letto e recuperava il necessario nel cassetto che gli era stato indicato.
"E poi, non sei l'unico che ha bisogno di attenzioni" aggiunse un attimo dopo.
Fabrizio si voltò incuriosito per poi ridacchiare imbarazzato vedendo Ermal che alludeva a sé stesso.
"Ermal, non è possibile però! Tu non sei umano! C'hai sempre voglia!"
"Sei solo geloso perché ormai sei vecchio e non sei più in grado di sopportare due amplessi di seguito. Io evidentemente sì" rispose Ermal.
Fabrizio gli lanciò la scatola di preservativi con fare dispettoso e disse: "Taci. Fino a poco fa eri te quello che non aveva le forze per scopare."
"Ci sono parti di me che a quanto pare le forze le hanno" rispose Ermal sorridendo.
"Ho notato" rispose Fabrizio abbandonando il lubrificante sul letto e sdraiandosi nuovamente accanto a lui.
Gli spostò i ricci dalla fronte, facendo scorrere la mano tra i capelli mentre si avvicinava e gli lasciava un bacio sulle labbra.
Appena cercò di allontanarsi, Ermal lo spinse nuovamente verso di sé approfondendo il contatto, mentre con una mano percorreva lentamente il petto di Fabrizio fino ad arrivare all'orlo della t-shirt nera che indossava.
Capendo le sue intenzioni, Fabrizio si allontanò quel tanto che bastava per riuscire a sfilarsi la maglietta e poi tornò a baciarlo.
Baciare Ermal era una delle cose che preferiva fare in assoluto. Lo rilassava e lo eccitava allo stesso tempo. Era come stare contemporaneamente sulle montagne russe e seduti sul divano a guardare la televisione.
Fabrizio non aveva idea di come fosse possibile, ma gli piaceva quella sensazione. Amava sentire lo stomaco attorcigliarsi e allo stesso tempo sentirsi a casa con le labbra di Ermal premute sulle sue.
Si allontanò per un attimo, giusto il tempo di slacciarsi la cintura e sbottonarsi i jeans, mentre Ermal lo fissava con gli occhi lucidi. E Fabrizio ne era certo, non erano lucidi per colpa della febbre.
Conosceva quello sguardo. Era lo sguardo che Ermal aveva ogni volta che facevano l'amore, lo sguardo che supplicava Fabrizio di andare oltre, che gli faceva capire che non poteva più aspettare.
Si sfilò i pantaloni e i boxer lentamente, sotto lo sguardo di Ermal che sembrava pregarlo di fare più in fretta.
"Ti vedo in difficoltà" scherzò Fabrizio.
"Sono malato, non puoi prendermi in giro" rispose Ermal coprendosi gli occhi con una mano, per evitare che Fabrizio vedesse nel suo sguardo quanto lo desiderasse.
"Dai, sto scherzando. Non sei l'unico ad avere qualche problema" rispose Fabrizio scostandogli la mano dagli occhi e accarezzandogli dolcemente una guancia.
"Lo so, infatti non capisco perché ci stai mettendo tanto" replicò Ermal.
"Ah, ci sto mettendo tanto?" disse Fabrizio. Un attimo dopo, la sua mano era sull'erezione di Ermal, mentre il suo compagno sotto di lui aveva smesso di parlare e se ne stava con la bocca leggermente aperta e la testa reclinata all'indietro, ormai a corto di fiato.
"Se ci metto tanto è solo perché voglio fare le cose con calma, perché voglio che tu ti goda il momento" mormorò Fabrizio all'orecchio di Ermal, mentre la sua mano si spostava lentamente dalla sua erezione e andava a sfiorare la sua apertura.
"Quello che dovrebbe godersi il momento sei tu. Io ho già dato" rispose Ermal con la voce spezzata.
"Che ne dici se ci godiamo il momento entrambi?" disse Fabrizio mentre prendeva il lubrificante e se ne versava un po' sulle dita.
Ermal annuì mentre fissava Fabrizio, facendo attenzione a non perdersi nemmeno uno dei suoi movimenti.
Quando le dita di Fabrizio iniziarono a prepararlo lentamente, Ermal si lasciò sfuggire un gemito mentre cercava - con quel poco di lucidità rimasta - di prendere un preservativo dalla scatola e scartarlo.
"Quanta fretta" commentò Fabrizio.
"Ti dispiace? Lo sto facendo per te, eh!"
Fabrizio scosse la testa mentre Ermal si mise seduto - ignorando il mal di testa lancinante che sembrava volergli intimare di stare sdraiato e non fare sforzi - e gli infilò il preservativo soffermandosi più del necessario con le mani sull'erezione del compagno.
Fabrizio sospirò sentendo le mani di Ermal su di sé. Dopo tanti mesi, sentire Ermal che lo toccava gli faceva ancora lo stesso effetto della prima volta. Gli faceva mancare il respiro e gli faceva battere il cuore all'impazzata. E onestamente sperava di poter provare quelle sensazioni per il resto della sua vita.
Avrebbe voluto continuare per sempre a sentire il respiro che gli si bloccava in gola ogni volta che Ermal lo toccava, ogni volta che lo accoglieva dentro di sé proprio come in quel momento. Avrebbe voluto sentire per sempre i sospiri di Ermal, i gemiti che gli arrivavano dritti al cuore ogni volta che si spingeva un po' di più dentro di lui.
"Stai bene?" chiese Fabrizio a un certo punto. Le parole faticavano a uscire e fermarsi era l'ultima cosa che avrebbe voluto, ma era passato troppo tempo dall'ultima volta in cui avevano fatto l'amore ed era terrorizzato dall'idea che Ermal potesse non godere di quel momento come invece stava facendo lui.
Ermal annuì mordendosi il labbro inferiore, mentre sentiva Fabrizio spingersi dentro di lui sempre più velocemente e massaggiare la sua erezione al ritmo delle sue spinte.
Quando Fabrizio venne - abbandonando la testa sulla spalla di Ermal esausto -, Ermal non poté trattenersi ulteriormente e si lasciò andare con un sospiro e il nome di Fabrizio tra le labbra.
Fabrizio non seppe dire per quanto tempo era rimasto con la fronte appoggiata sulla spalla di Ermal, ad ascoltare il suo respiro. Probabilmente per parecchi minuti, visto che quando aveva sollevato lo sguardo Ermal aveva gli occhi chiusi, le labbra leggermente aperte e il respiro ormai si era regolarizzato.
Si spostò di lato, trascinando Ermal con sé e facendogli posare la testa sul suo petto.
Ermal borbottò qualcosa continuando a tenere gli occhi chiusi e Fabrizio, pur non capendo cosa aveva detto, si mise a ridere.
"Ma che ridi?" mormorò Ermal a voce un po' un più alta, con la faccia nascosta contro il petto di Fabrizio e gli occhi ancora chiusi.
"Niente, è che non ho capito che hai detto."
"Dicevo che non stavo dormendo. Stavo solo riposando gli occhi."
Fabrizio ridacchiò. "Certo. Guarda che non ti fa male dormire un po' visto che stai male."
"Non voglio dormire mentre sei qui."
Fabrizio gli passò una mano sulla fronte, sospirando sollevato quando si accorse che non era più bollente come poco prima.
"La febbre è scesa" disse sorridendo. Poi aggiunse: "Dai, dormi un po'. Ti prometto che rimango qui. Non me ne vado."
Ermal sospirò cercando di mettersi più comodo tra le braccia di Fabrizio. "Va bene. Ma dormo solo un'oretta. Poi svegliami."
Fabrizio annuì, anche se era consapevole che non lo avrebbe svegliato.
Lo avrebbe lasciato dormire, permettendogli di recuperare le ore di sonno arretrato, e magari avrebbe dormito un po' anche lui. In fondo, entrambi sapevano che la vicinanza dell'altro non faceva altro che tranquillizzarli.
Qualche minuto dopo Fabrizio iniziò a sentire le palpebre farsi più pesanti, e proprio mentre stava per chiudere gli occhi sotto il peso del sonno, sentì Ermal dire: "Grazie."
Sorrise mentre lo stringeva maggiormente a sé a chiudeva gli occhi.
Un attimo prima di addormentarsi, dalle sue labbra sfuggì un sussurro. "Ti amo, Ermal."
Era la prima volta che lo diceva e non era sicuro che Ermal lo avesse sentito. Ma appena quelle parole lasciarono inconsciamente la sua bocca, il più giovane si strinse a lui approfondendo ulteriormente l'abbraccio.
Forse non l'aveva sentito davvero, forse dormiva troppo per percepire davvero le parole di Fabrizio.
Ma era ovvio che il suo cuore aveva sentito tutto forte e chiaro, ed era sufficiente.
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xvkushhh-blog · 6 years
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non posso scriverti da nessuna parte e vorrei dirti quel milione di cose che avrei voluto sempre dirti..sono io che sono fatta male proprio, faccio schifo io come persona e non mi merito niente.. non voglio fare la vittima ti sto solo dicendo la realtà dei fatti.. io ho sbagliato tanto per la paura di perderti dall’inizio.. dalla prima litigata che mi hai visto sbroccare e ho fatto sempre peggio perche avevo il terrore che da un giorno all altro potevi accorgerti che non ero io la persona che volevi veramente al tuo fianco.. e so che me lhai detto miliardi di volte ma io sono una testa di cazzo e me odio per questo ma purtroppo non posso decidere io quello che la testa mia pensa in continuazione.. mi dispiace per ogni singola parola sbagliata che ti ho detto dalla prima parola che non dovevo dirti mesi fa all ultima che ti ho detto oggi, ti chiedo scusa veramente perche tu mi avrai anche messo le mani addosso ma io ti ho fatto sentire davvero una merda.. come mi hai detto che solo io ti facevo sentire una principessa ti ho anche fatto sentire la cosa piu brutta penso.. perche io mi ci so sentita co quelle poche cose che mi hai detto quindi figuriamoci tu.. mi sono allargato davvero mi dispiace sul serio manò.. e anche il fatto di restare amici.. per me era solo un cazzo di modo per continuare a stare con te anche se ce lho a morte con te e mi dispiace davvero perche tu dici che ti ho fatto.. ma è la mia mente malata davvero penso di avere qualche problema.. te lho detto anche per vedere come reagivi o che dicevi se ti andava bene o no.. e quanto avrei voluto farti venire a dormire da me.. non sei mai venuto a casa mia e sono mesi che non ci sto nemmeno io e figurati mi sentirei piu a casa se ci fossi tu perche ormai casa mia sei tu.. da mesi ormai.. non sai quanto amo farti stare tra le mie braccia e coccolarti per ore.. mi sono innamorata di te dal primo cazzo di bacio che ti ho dato ho sentito che stava per succede un casino ma non avrei mai immaginato di innamorarmi cosi tanto di una persona.. mi dispiace davvero per tutto quello che ti ho detto e per come ti ho fatto stare non sai che cazzo darei per stare con te.. non continuo perche scoppio a piange ho paura che si sveglia mamma sono rientrata ora..dopo tutti sti mesi a casa mia me sento un’estranea proprio..ormai solo con te mi sento bene.. non ti dico altro perche spero che ne avrò di momenti per dirti tutto quello che penso su di te su di noi e in generale che cazzo mi passa per la testa..non so mai co chi parlarne e ho paura a parlarne con te perche non voglio farmi vede ancora piu debole de quanto gia non tho fatto vede..non voglio che vuoi tornare con me dopo che ti ho scritto ste cose voglio che vuoi tornare con me per stare bene insieme e perche vuoi davvero solo me nella tua vita.. me lo devi far capire se io so riuscita a farti sentire una principessa e nessuno c’era mai riuscito.. tu prova a farmi sentire il tuo principe perche soltanto tu ci riuscivi.. e solo tu puoi.. ti amo davvero piccola mia, sogni d’oro❤️..
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uds · 7 years
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in un'esplosione interstellare sono tornato per salvare l'universo
il mio è un paese piccolo, qualche migliaio di anime e un dialetto fatto apposta per parlare di sbagli.
quand'ero ragazzino, quindi, non è che ci fossero poi troppe sottoculture musicali tra i miei coetanei. tolti quelli a cui la musica interessava poco o niente e quelli che ascoltavano quello che passavano videomusic o mtv, di gruppetti appassionati ad uno specifico genere (o scena, o orientamento, o come la volete mettere giù) c'erano giusto i metallari (con all'interno la ben salda deriva dedita al culto del DRIMTIATER*) e i truzzi (corriere su corriere che partivano zeppe di buffalo -pun intended-, giubbotti catarinfrangenti della energie e capelli a spuntoni in direzione del TNT KAMASUTRA ogni domenica pomeriggio). manco i rapper ci potevamo permettere, dico proprio a livello numerico.
(bon, a dire il vero c'era anche un gruppo, piuttosto nutrito, estremamente fan dei litfiba. perché proprio i litfiba tra tutti non sono mai riuscito a capirlo)
per il resto, ognuno faceva sostanzialmente storia a sé. 
c'è anche da dire che parliamo di un'epoca in cui internet non era ancora quella cosa totalizzante che, a tratti, viene fastidiosamente interrotta dalla vita reale. quello che ascoltavi o lo avevi comprato, o ti avevano passato una cassetta (o, poco dopo, un cd), o lo avevi registrato dalla radio/dalla tv. le possibilità, sia di scoperte personali che di influenze reciproche, erano estremamente ridotte.
va infine considerato che, a livello sociale, esclusi i circoletti dell'amicizia di cui sopra, essere appassionato di musica nella seconda parte degli anni novanta dalle mie parti era sostanzialmente inutile. non c'era alcun tipo di prestigio generale, non c'era riscontro tra i coetanei, non aiutava a crearsi nuovi giri o a trovare a chi tirare i limonetti fuori dalle sale giochi. la musica non era così importante rispetto ad altro, tutto qua. capisco che per chi vive la propria giovinezza a milano o roma nel 2017 sia inconcepibile, ma this is deep provincia. non avevi facebook in cui pubblicare un video dei joy division per farti mettere un batti cinque metaforico che ti alzasse il morale (già basso perché stavi ascoltando i joy division, ma basso in modo bello) da qualcuno a seicento chilometri da te.
detto questo, nel mio contesto i radiohead li ascoltavamo in due.
sì, c'è stata la parentesi in cui karma police la conoscevano tutti, ma comunque sia li ascoltavamo in due.
i radiohead erano bollati come musica depressa, e lasciati là con un certo fastidio. te li ascoltavi da solo, in camera o camminando in diga col montgomery e il walkman della sony, ripetutamente, preso male nella maniera più sublime possibile, con i testi a memoria e a million bubbles all surrogate and bulletproof. quella roba meravigliosa per cui nello stesso momento ti senti parte di qualcosa di più grande di tutto, pur sapendo di essere solo. quell'effetto, in quel modo, me l'han fatto provare in pochissimi. e provarlo a sedici anni vuol dire portartelo dietro in ogni momento importante del diventare te stesso. the bends è tuttora il disco della mia vita (avete idea di cosa non siano le b side di quel disco? madonna mia, la definizione da devoto oli di bellezza totale).
poco dopo ok computer è uscito un documentario sulla band, che consiglio a tutti di recuperare, dal titolo meeting people is easy. è fatto di alienazione, noia e azzurrino. tutte le volte che ho incontrato qualcuno che lo aveva visto, si cadeva sempre a parlare della stessa scena: thom che viene rimbalzato all'entrata di un locale in cui c'era una festa, col buttafuori che lo prende per il culo in quanto membro dei radiohead. quel momento sembrava messo là apposta per far scattare nella testa del fan le parole “ecco, esattamente”.
- pausa: oh, chiaro che questo processo di identificazione può funzionare con qualunque appassionato di una band che ha qualcosa da dire sulla condizione umana e non è particolarmente considerata nella zona in cui quel fan esiste, ma io sto parlando di me, non è che posso mettermi a fare la biografia di ugo trevisi, fan numero uno dei pearl jam ad attimis (UD)-
i radiohead erano il filtro attraverso il quale affrontavo (affrontavamo) il non capirci un cazzo della mia (nostra) adolescenza. quando nel 2001 sono andato a vederli all'arena di verona c'è stato un momento, alla fine di paranoid android, in cui metà arena cantava con thom e l'altra metà faceva il coro. accendini. cuori che battevano fuori giri. tra una nota e l'altra, tra una sillaba e l'altra, pareva quasi di sentire il silenzio e il rispetto che ci si aspetta all'interno di un tempio. è stato -di nuovo- un momento di comunione con altri quindicimila tizi che sentivano le stesse cose, ognuno a modo proprio. una preghiera al nostro non sapere chi siamo.
finito il concerto, tornato a casa, al mio paese rimanevamo pur sempre in due ad ascoltarli (bon, no, in realtà era già uscito kid a, internet era già bello potente e il culto cominciava a crescere, ma avete capito cosa intendo).
domani mi arriva la riedizione di ok computer (finalmente lift in versione studio, che cazzo). e io l'ascolterò. e ci saranno i vecchi dubbi, e quelli nuovi. e quel momento a verona. e le camminate col sony in diga. e, probabilmente, più occhi lucidi di quanto sia accettabile per un quasi trentacinquenne.
in tutto questo, su facebook leggo giovinetti che, a corollario dei recenti concerti italiani dei radiohead, accusano coetanei di essere dei poser e ascoltarli solo perché vanno di moda, altro che chi li capisce veramente come loro. e penso a thom fuori dal locale, e porca zozza per non sentirmi un vecchio scorreggione che minaccia di bucare il pallone ai regazzini fastidiosi devo fare una di quelle fatiche che non avete idea**.
e, comunque, raga. climbing up the walls. che canzone non è?
*se già il giovane metallaro è di norma convinto che il metal sia il genere migliore tra tutti, in quanto il più affine alla musica classica, il giovane fan del DRIMTIATER poteva mettere la mano di tutta la sua famiglia sul fuoco riguardo al fatto che IL DRIMTIATER è il genere più perfetto tra i generi perfetti. IL DRIMTIATER era, banalmente, il tipo di prog metal suonato dai dream theater. il vero discepolo del DRIMTIATER poteva spiegarti in un'unica scrollata di spalle che il genere comprenderebbe in teoria anche tutti i gruppi con sonorità simili, ma dato che tutti quelli che suonano simili ai dream theater hanno copiato i dream theater, non vale la pena considerarli. se a te non piaceva  IL DRIMTIATER era perché non lo capivi. se preferivi altri gruppi in realtà eri invidioso perché quelli de IL DRIMTIATER suonavano meglio. io adesso mi son messo a fare lo spiegone, ma non fate finta che non esistessero anche da voi, dai. in molti casi eravate voi, ammettetelo.
**ci dovrebbe essere una legge per cui non è possibile dare giudizi tranchant di debordante arroganza su un fenomeno di cultura pop se non si era presenti per viverne il contesto. il contesto è tutto. il confine tra aver studiato un fenomeno e il credersi stocazzo è grande come ste cinque dita, che possono metaforicamente esse fero o piuma.
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maximus21lol · 7 years
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Sono fregato, abbastanza fregato, da me stesso.
E da te.
Da me stesso per ciò che provo e da te causa dei miei dissidi infiniti, non destinati ad essere chiariti.
Ma, nonostante questa partenza molto depressa, le cose non cambiano : Ti amo.
Oh sì, molte volte mi ritrovo a chiedere se questo tempo passato a farlo nel buio più totale verrà mai ripagato con te che accendi l'interruttore. Se sto leggendo ciò in un futuro nel quale è ancora buio, so che non mi importerà di cosa pensano gli altri e continuerò a fare a meno della vista. Se sto leggendo ciò in un futuro nel quale la luce si è rilevata malfunzionante, sono cose che capitano, mi ricorderò che non è stato tempo sprecato perché sto bene assieme a te. Se sto leggendo ciò in un futuro nel quale la luce si è finalmente accesa e funziona, spero di essere assieme a te a leggere ciò perché questa è la nostra rivincita su tutto e tutti.
E spero vada, prima o poi, in quest'ultima maniera. Io me lo merito, e francamente te lo meriti anche te, ma cosa ci meritiamo e perché? Beh, ci meritiamo quella persona che ci ama incondizionatamente, che ha una marcia in più rispetto agli altri, che riesce ancora a sorprenderci dopo anni, che non ci rinfaccerà il nostro modo di essere per ripicca ma solo perché è fonte di attrazione. Perché ce lo meritiamo? Io sono bipolare, aiuterebbe, ed aiuti, ed aiuterai quando sarò giù di morale perché so che ci sarai tu, a prescindere da tutto. Tu riesci ad avere tutto sotto controllo, sono felice per te, ma sotto non stai bene. Mi sbaglierò sicuramente, ma sono pronto a scommettere che tu sei felice per le piccole cose, sopprimendo chi non crede in te, chi non ti conosce e ti giudica, chi sembrava dovesse amarti ed ha sbagliato tutto, chi non ti dà il giusto valore. Però sono ugualmente pronto a scommettere che qualcosa da qualche parte dentro di te manca, ritengo di essere il pezzo mancante.
Hai bisogno di sentirti completa, Mi piace farti stare bene quando stai con me, Mi piace stare bene quando sto con te.
Non ci capirò mai, dové il problema? Paura? Non ci vediamo bene? Siamo bloccati mentalmente? Su questo piano ne so quanto te. Magari aspetti che io accenda la luce, ma non credo, magari hai paura di accendere l'interruttore, magari vuoi tenere il buio ancora per un po’. Ma che tu voglia tenere questa stanza spenta non ci credo. Non ci credo perché sono convinto che questa faccia parte delle cose che tu reprimi e che tu dai per baggianate.
Ma basta farmi odiare facendo il saccente, Inizio a parlare per me.
Il punto è che non so da cosa cominciare, inizia a farsi tardi ed io sfaso, sacrificherò la forma per il contenuto. Sono innamorato di te nella maniera più completa possibile, prendi qualsiasi piano della tua persona, lo amo.
Sei intelligente, mi fa impazzire. Sei fredda, mi spinge a scioglierti. Sei bella, mi piace ammirarti. Sei scherzosa, mi piace farmi confondere dalle tue espressioni. Sei complicata, mi piace sbrogliare la matassa anche quando non ci riesco. Sei stronza, mi piace capire che è il tuo reale modo di essere a differenza di ogni altra persona, mi fa sentire privilegiato. Sei pigra, mi piace oziare a casa con te. Sei tu, mi viene naturale amarti.
Sinceramente non so quanto ancora potrò resistere sai?
Hai presente tutte quelle cose per il quale prendiamo per il culo le coppiettine felici? Hai presente che all'inizio di tutto ciò mi reputavo fregato? Ecco, intendevo soprattutto questo.
Tutte quelle stronzate che ci riempiono di illusioni, che la vita sia bella, che abbia un senso, la felicità. Sono veramente illusioni per quanto triste possa risultare, ma voglio illudermi con te. Voglio stringerti la mano, Voglio fissarti negli occhi per ore, Voglio baciarti e far ballare le nostre lingue, Voglio portarti a braccetto ai balli scolastici, Voglio dire orgoglioso che tu sei la mia donna, Voglio dire che ci siamo trovati, Voglio passare le nottate insonni con te, Voglio discutere animatamente sui nostri principi, Voglio discutere animatamente su cosa riteniamo giusto e cosa sbagliato, Voglio farti il solletico, Voglio baciarti il collo perché ti voglio, Voglio fare l'amore con te Sì, l'amore Voglio illudermi che staremo assieme tutta la vita, Voglio illudermi di poterti fissare un giorno mentre raggiungi l'altare, Voglio ascoltare i rapper che ti piacciono, Voglio sopportare te e le tue manie, Voglio te.
È quasi l'una di un sabato qualunque di maggio, non usciamo da un po’ e mi manca la tua voce ed il tuo faccino ed i tuoi abbracci. Hai ignorato appunto un mio “mi manchi” di cinque ore fa, ti vedo online, non puoi neanche immaginare cosa mi scateni nella testa ciò. Chissà chi ti sta intrattenendo che non sia io, chissà con chi hai voglia di parlare che non sia io. Ho trovato una lametta in bagno, a caso, e ti ho mandato la foto per attirare la tua attenzione. Sì, odio chi ha un disperato bisogno di attenzioni, odio quindi chi vedo nello specchio tutti i giorni. Le tue attenzioni sono speciali quanto rare, sono le uniche di cui ho bisogno. Non posso scriverti tutto ciò in chat perché ti scoinvolgerebbe, quindi lascio il caso decidere quando tu vedrai tutto ciò.
Non ci posso fare nulla, sono cotto e panato di te, perdonami. Caso mai stessi leggendo da sola e ti stia spaventando, ricordati che sono io, se sto usando un termine l'ho scelto accuratamente nel suo contesto e per il suo significato.
Ti voglio avere tutta per me Ste, prima o poi spero tu voglia Max tutto per te.
Rimane che ti amo in ogni maniera possibile, ti lascio con le due paroline appena ripetute ed una citazione di quella band di depressi che amo.
Ti amo
And true love waits in haunted attics, And true love lives on lollipops and crisps.
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Oggi sono tornata a casa fradicia di pioggia, le gocce che colavano dalla frangetta la naso; avevo camminato per quei due chilometri scarsi che separano la scuola da casa mia con lo sguardo un po’ perso, avevo in mente i messaggi che Marie mi aveva mandato un anno fa dopo aver parlato con Marco.
“Dice che quando ti ha davanti non riesce a trattenersi dal bisogno di parlarti, di avere un contatto. E comunque anche se ti fa incazzare a volte lo fa apposta perché, in fondo, ci tiene.”
Perché, in fondo, ci tiene.
Me l’ha dimostrato nel modo più sbagliato. Era a questo che pensavo, a come m’ha dimostrato quel tenerci, e ho sentito il bisogno di scrivere su questo diario. Ogni giorno riempio una pagina del piccolo quadernino a5 che mi porto sempre dietro, ma solo qui riesco a raccontare ogni cosa che sento nei minimi dettagli, tutto quello che succede, tutte le paure.
E’ passato poco più di un mese dall’ultima volta che abbiamo parlato, e tutto è regolare. Io non sento il bisogno di cercarlo, come il mese scorso, ma il problema più grosso è che ho paura di crollare e cercarlo come poi era successo in quella occasione.
Lo penso poco probabile, ad ogni modo, le parole che m’ha detto erano quelle che ho aspettato tanto di sentire, quelle che m’ero convinta mi avrebbero liberato. Mi sento meglio, in effetti, e mi sentirei ancora meglio se non visualizzasse le mie storie di facebook una volta sì e una no, giusto per capire che sto facendo e come sto.
Può essere considerato un modo tutto suo d’interessarsi, di tenerci nonostante tutto? Posso pensare che quelle visualizzazioni siano un tacito “Di te m’importa e m’importerà sempre”?
Dall’altro lato Davide mi ha bloccato su facebok ma non si perde neanche una mia storia di instagram. Ivan stessa cosa, solo che controlla quelle di whatsapp. Sembra si siano divisi i compiti, e rido perché me ne sono accorta solo adesso.
Che brutta invenzione ‘ste storie, le visualizzazioni che sono peggio dei like nel farti cadere in paranoia.
 Le novità che ho da raccontare però non riguardano né Marco, né Davide, né Ivan (anche se quest’ultimo si è lasciato con la ragazza con cui stava, niente meno che quella con cui usciva di nascosto quando stava con Marie, e ha iniziato ad essere un po’ inquietante tanto che io e Marie abbiamo iniziato a chiederci se non abbia iniziato seriamente a mangiarsi le mani, se non abbia in testa qualcosa).
Ho riniziato ad uscire con Rachele e Alex, e quindi di conseguenza con Andrea, Leonardo, Mattew e un loro nuovo amico, che qui chiamerò Diego.
Diego è molto molto bello, alto, sorridente e pieno di tatuaggi. Ha un modo di fare giocoso e rilassato, parla con chiunque dando a tutti la stessa confidenza anche se li conosce da poco.
L’avrò visto sei o sette volte ma questo non mi ha impedito di prendermi una cotta per lui, di quelle molto infantili che si hanno alle medie per i ragazzi più grandi, che ti fanno impazzire ogni volta che capita una cosa stupida come che ti rivolga la parola o che ti aggiunga agli amici di facebook.
Rachele ne è felice, è stata lei ad assecondarmi sin dall’inizio. “Se ti piace ti chiamo ogni volta che usciamo e c’è lui, così magari una cosa tira l’altra e lo conosci meglio.”
E così ha fatto e fa tutt’ora, e ne sono felice perché con questa scusa passo un po’ più di tempo con lei e non mi sembra più così lontana come prima, anche se alle volte continua a fare e dire piccole cose che mettono a dura prova la mia pazienza e che mi sforzo d’ignorare.
Non voglio avere discussioni con lei, non adesso. Sarebbe il momento più sbagliato, e non ne ho proprio voglia.
Comunque, la ‘cosa’ con Diego sembra quasi fattibile e realizzabile, se non per poco più di un paio di cose che non tornano e che impediscono che il tutto sia fattibile. 
Prima cosa: Diego è davvero troppo bello. I miei complessi di inferiorità mi bloccano e m’impediscono di fare passi decisivi. Riesco a scherzarci come amica e anzi, lo faccio volentieri perché è davvero simpatico, ma non riesco ad andare oltre. Mi blocca anche il fatto che non so bene in che situazione sono e ora come ora avere un qualcosa con qualcuno mi distruggerebbe del tutto. Mi sto concentrando pian piano su me stessa, sullo stare bene con me e basta, sull’essere felice nonostante tutto il resto. Non sono pronta per ‘provarci seriamente’ come mi ha consigliato Rachele.
“Impara a stare da sola con te stessa e poi potrai stare con altre persone” mi ha scritto Marie ieri sera. Lei quando le ho parlato di Diego ha capito subito che infondo è un ‘amore platonico’, come lo avevo per Theo. E’ una scusa per fare un po’ la scema, pensare ad altro.
Niente di serio, niente di definitivo.
Seconda cosa: Andrea.
Sembra strano da dire, alla fine ci siamo lasciati due anni e mezzo fa, non dovrebbe ostacolarmi in nessun modo perché comunque la nostra storia è bella che sepolta. Il problema è che per me lo è, ma non per lui.
Ci siamo un attimo riappacificati con questa scusa che esco con loro, questo nonostante quello che è successo a gennaio quando sono stata casa sua e mi è saltato addosso, ha iniziato a toccarmi e a chiedere tacitamente qualcosa in più, e io in confusione gli ho concesso qualche bacio e fortunatamente sono riuscita a scappare prima che succedesse altro. Abbiamo deciso di metterci un pietra sopra e non pensarci, e io ho imparato la lezione e ho deciso di non andare più a casa sua da sola per nessuna ragione.
Dovrebbe essere tutto apposto, quindi, ma non è affatto così. E’ molto appiccicoso nei miei confronti, un po’ come tutte le volte che ci riappacifichiamo, o forse un po’ di più. Diego da quando ha scoperto che siamo stati assieme ci tira frecciatine e ogni tanto ci chiede quando torneremo assieme, noi ridiamo e gli diciamo di non sperarci troppo, non vogliamo che succeda. Eppure sembra così geloso quando parlo con Diego o Leonardo, come lunedì sera che avevo chiesto a Leonardo le chiavi della sua macchina perché pensavo di aver lasciato il borsellino dei filtri sul sedile e alla fine m’aveva accompagnato. Appena eravamo fuori portata d’orecchio di tutti lui s’era girato verso gli altri e poi era tornato a guardare me ridacchiando.
“C’è Andrea che ci sta guardando malissimo.”
Io ho sbuffato, mi sono sfogata con lui per questa situazione.
“Manco fosse il mio moroso. Non lo è più, e da due anni! Ti rendi conto di quanto sia assurda questa situazione?”
Era mentre gli parlavo che mi rendevo conto che molto probabilmente quando m’aveva detto che aveva parlato di me a Diego dopo che aveva scoperto la mia cotta e lui gli era sembrato poco propenso, probabilmente mentiva spudoratamente. Chissà se gli aveva davvero parlato, e se lo aveva fatto cosa gli aveva detto veramente. Chissà cosa gli passa per la testa, se l’abbia capito che lo faccio apposta a evitarlo e cercare di non stare da sola con lui. Il suo atteggiamento mi dà fastidio, mi mette ribrezzo, ma non ho ancora trovato l’occasione o la scusa giusta per dirglielo chiaramente.
Terza cosa: io stessa. Non ho voglia sinceramente di dedicarmi di nuovo a qualcuno, mettermi a disposizione senza magari poi ricevere niente in cambio. Quando dico che sto bene da sola lo intendo davvero, ora che sono da sola sul serio, che non ho nessuno a cui pensare o a cui rendere conto. Sento le mie amiche parlare dei loro fidanzati, delle cose belle che fanno assieme a loro e anche delle litigate, e nonostante tutto non le invidio; certo, ogni tanto il bisogno fisiologico di un po’ d’affetto si sente, ma non voglio cedere per una debolezza puramente fisica.
Mi sto costruendo forte e indipendente, pian piano, e presto lo sarò, spero, e non avrò bisogno di ricordi inutili come quelli che ho di Marco, di ritorni patetici come quelli di Andrea, di parole tristi con le quali riempo quaderni, di sentirmi così debole e patetica come mi è capitato molte volte, fin troppe, negli ultimi mesi.
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iirrddkk · 4 years
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(Parte 2 :) )
Io non L ho mai detto ti amo in vita mia, ma son felice veramente che la prima volta che L ho provato sia stato per lei. Davvero. Chiunque la amerebbe conoscendola cazzo. È stupenda. E se un giorno scoprirà pure questo mio profilo... La cazzo sappilo, sei stupenda. Auguro a tutte le persone in questo mondo di merda, egoista, materialista, di incontrarla, di scambiarci due parole, di guardarla negli occhi quando sorride, di sentirla ridere. In questo momento mi è impossibile credere che esistano persone che siano sopravvissute senza conoscerla. Raga mi dispiace per voi, è meravigliosa. E non dico ste cazzate perché sono una romanticona del cazzo e basta, si Vabbhe son pure quella ma non fatemene una colpa, le dico perché le sento. Le sento sempre. Incondizionatamente. Anche quando mi fa incazzare e vorrei mandarla a quel paese io lo so che la amo. Ogni volta che entrò in classe e devo aspettare che entri lei, perché entra sempre all’ultimo ovviamente rido, ogni volta che la vedo ferma nella porta che ride sparando cazzate con le sue amiche, mi batte il cuore come se stessi vedendo chissà chi. E io mi chiedo se continuerà a farlo per molto tempo. Non lo so. So solo che il mio cuore non ha mai fatto così per nessun altro. So solo che da quando la conosco ho sempre la fottuta paura di perderla. Io lo so che mi vuole bene, lo riesco a sentire a volte; ma ahimè ormai son diventata troppo egoista nei miei confronti per farmelo bastare. Sono diventata incontentabile da quando L ho baciata quella notte. Non mi basta più nulla. Se mi da un bacio ne voglio altri tremila. Cazzo io la voglio veramente. Però sto cambiando argomento di nuovo, scusate, mi confonde pure solo pensarla. Non mi basta per niente essere solo amiche, sopratutto perché non possiamo tornare a esserlo come lo eravamo prima; non mi basta per niente. Ma faccio finta. Preferisco fingere di stare bene così e continuare a vederla, anche se non quanto vorrei, che dirle che ogni volta che la vedo mi sciolgo, che vorrei fare con lei tutte le forme d’amore esistenti, che vorrei dirle e farle tante cose... perché lei non le vuole da me. E questo la allontanerebbe. E io lontano da lei per ora non ci posso stare proprio per un cazzo. Come cazzo fa la gente con le relazioni a distanza? Io muoio dentro, anche se non lo dico magari, solo a non vederla per un paio di giorni. Raga voi che ci riuscite, siete forti cazzo. Come è forte lei, come è forte la sua ragazza, che a non so quanti km di distanza, ma tanti, e ancora sono come il primo giorno che si sono incontrate. Vorrei un amore così. Forse anche migliore. Si sì lo vorrei migliore, come spero che il loro migliori e resista. Io non ho mai cercato l’amore in realtà, e come dicono tutti gli smielati “arriva quando meno te l’aspetti”, peccato che ce L ho sempre avuto davanti ma invece di guardare stavo dormendo probabilmente.. Vabbhe. Io andrò avanti, non ora, ma lo farò credo. Però stanotte ho voglia di parlare di lei, sarà perché ho già stressato abbastanza la gente con cui ne parlo, sarà perché queste cose non posso dirle a lei o ad altri, sarà che scrivere mi ha sempre aiutato a distrarmi. Stanotte voglio scrivere di te La, sono le 11:11 della notte del 7 gennaio 2020 e io ho voglia di scrivere di te, come ogni notte d’altronde, però oggi solo cose positive menomale hahaha. Non so perché scrivo così visto che spero vivamente tu non leggerai mai sta roba. Sarebbe alquanto imbarazzante. Però mi ci son quasi abituata ad essere imbarazzata quando si tratta di te sai. Sappi che io sto bene, anche quando dico che non me ne va bene una, sto bene. Io spero tu sia felicissima. Spero tu stia piangendo ma dalla felicità se mai leggerai ste parole buttate Al vento. Spero tu sia in qualche Autobus o treno di Budapest mentre torni a casa dall’università o che ne so, chissà dove andrai, sei sempre stata inaspettata tu. Cazzo fino ad un paio di mesi fa aspettavo il principe azzurro guardando film del cazzo, pur non volendo quei ragazzi là perché dai anch’io so essere realista; poi bho mi sono accorta che non volevo qualsiasi principe (...)
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lemieletteremaidate · 6 years
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Lettera al mio ex
15 maggio 2017
Amore mio so che stai dormendo ormai, è tardi ma non riesco a dormire perché sono una cretina e sto pensando a come ti tratto sempre.
Per me sei veramente importante e non voglio perderti per niente al mondo, e quelle che ti hanno perso non hanno capito proprio niente ... Io non avrò capito niente della vita ma su queste cose capisco tutto anche se non lo faccio vedere.
In pochissimo tempo sei diventato importante e sei diventato parte di me, la parte migliore.
Forse questo è uno sbaglio ma ormai ci sto troppo dentro per tirarmi indietro, questa è la stessa cosa che ho pensato dall'inizio ed è strano perché la forza per tirarmi indietro dove serviva l'ho sempre trovata.
Eppure c'era qualcosa che mi diceva che tu eri diverso e che mi dovevo fidare.
Non immagini cosa darei per renderti felice anche se so che non posso.
Sembra una frase forzata tirata fuori da qualche film romantico che a voi maschi non piacciono ma per me è la verità.
La cosa che mi dispiace di più è che non ci riesco a essere come dovrei ma non lo faccio apposta, ormai sono talmente tanto abituata a fare l'acida che la dolcezza mi fa quasi schifo perché fa sembrare tutto finto.
Quando sto con te sono la vera me, quella che non ci stava più da tempo, e sinceramente ancora non ho capito come hai fatto.
A me piace tantissimo stare da sola perché alla fine sempre sola sto con te è diverso.
Sono veramente contenta di averti conosciuto e di essere la tua ragazza è solo per questo mi considero la ragazza più fortunata di sto mondo perché ho te, sono contenta perché qua fra 7928219 persone ci sta qualcuno che ne vale la pena, uno che lo trovi una volta e non trovi più... Quello che da un senso a tutto e ricompone tutti i pezzi.
Lo so che è tutto strano e che stare con me non ha alcun senso ma non te ne andare perché solo con te posso essere me stessa.
E penso anche che ti meriti di meglio e magari un giorno lo capirai anche tu.
Magari non si nota quanto ci tengo a te ma lo posso sapere solo io, di quello che dice la gente non me ne fotte niente perché tutto succede per un motivo e se te ne freghi tu perché non dovrei farlo pure io.
E soprattutto non ho bisogno di stare a sentire gente che giudica la vita degli altri senza pensare alla propria.
E nella mia vita ho fatto tantissime cose sbagliate ma era quello che mi sentivo di fare quindi non rimpiango niente, alla fine faccio di testa mia e certe volte non ci ragiono tanto perché secondo me non ha più senso, però da quando ci sei tu mi sento una persona migliore perché mi fai ragionare.
Fino a due mesi fa me ne stavo a pensare in casa o uscivo a fa casini perché mi ero stufata di vivere e di e sta dietro a i soliti ragazzi che ti si vogliono scopa dopo 2 giorni e se ne fregano di te ti vogliono solo usare.
Ho cercato di riempire quel vuoto che avevo, ma non ci sono riuscita, ho allontanato tutti e mi sono allontanata da tutti, poi sei arrivato tu e mi hai salvato la vita anche se non lo sai.
E ci deve sta un motivo se dopo due mesi abbiamo litigato pochissimo rispetto a come so abituata io, ho un orgoglio che non ho mai messo da parte per nessuno ma per te rinuncerei anche a quello.
Parlo poco ma quando lo faccio è perché sto dicendo cose che penso,senza di te non ci posso stare.
Ste cose te le ricaccio di botto ma l'importante è che le ricaccio ahah, non mi uccidere ma non ho niente da fare soprattutto a quest'ora e mi piace a scrive.
Sceglierò sempre il tuo sorriso, i tuoi occhi e tutto ciò che sei.
Scusa se a volte mi comporto da bambina ma sono stupida e non ci devi fa caso che di solito dico solo cavolate.
Sei la mia vita
Amore scusa per tutto.
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ilquarta · 7 years
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Bene se stai leggendo questo testo ti chiedo di prenderti due minuti di pausa da ogni cosa che stai facendo e di leggerlo veramente con il cuore della persona che ho conosciuto più di tre anni fa. 7 mesi sono passati anche per me, beh per essere precisi sono una settimana in più del tempo che mi sei venuta dietro prima di metterti con me. Dopo tutti questi mesi passati a morirti dietro mi sembra lecito che ci dia un taglio, sono duramente provato e ho davvero raggiunto il limite di sopportazione e sofferenza. Vedo con piacere che la tua vita è cambiata totalmente da quando stavi con me, ora non stai in casa un giorno; sei sempre in giro, sempre felice con amici e amiche, vai a feste, a ballare, al cinema,.. un po’ tutto ciò che non facevi con me. A fine estate spero ripenserai a tutto il divertimento estivo e a quando stavi con me per fare un confronto e pensare un attimo a cosa ti faceva stare veramente meglio. Considera che io non ti ho mai impedito di fare nulla e pensaci bene. Per quanto riguarda me penso che sia arrivato il momento di dire basta, di smettere di cercarti, pensarti o spiarti. Penso che da oggi cercherò di voltare pagina e andare avanti senza di te. È palese che non hai più nessun interesse per me e non ha senso rincorrere qualcuno che scappa in questa maniera. Non ti perdonerò mai per aver distrutto tutto ciò che eravamo e saremmo diventati, il nostro rapporto stupendo e quella complicità che ci univa. Come ho già detto: “La parte più difficile non è cancellare il passato tanto quello non si può fare, la parte più difficile sarà dimenticare il futuro che avevi immaginato con quella persona.” Ebbene sì perché avrò bisogno ancora di un po’ di tempo per superarti come si deve ma non importa aspetterò. Forse quando ti renderai conto che al giorno d'oggi non troverei nessuno che ti verrà dietro per tutti questi mesi e che sia serio come me FORSE, nonostante i miei mille difetti due domande te le farai. O forse non te ne frega nemmeno di pensare a ste cose. Vabbè poco importa pure questo. Ti auguro una buona vita, come piace a te, viaggiando tanto e vivendo quegli amori pazzi che piccioni molto alle ragazze, di quelli che si fanno in vacanza 1 settimana e di cui rimane solo un bellissimo ricordo. Quelle fiamme che come già ti stava succedendo a Rimini con Alessandro non si dimenticano facilmente. Ti auguro poi di trovare una persona seria che ti voglia bene davvero alla quale importi solo di te. Senza doppie facce o voglie strane. Io invece mi auguro solamente di trovare un'altra persona come la vecchia Valentina, che non abbia troppi interessi per terzi, si accontenti di me, mi stia vicino, mi faccia stare bene e mi ami. Ti giuro che non c'è cosa che attualmente mi manca più di te. Probabilmente ogni tanto scriverò ancora qualcosa per te o su di te ma molto meno di prima. Se ti mancherà ancora tutto quello che eravamo lo sai che per te, se il momento lo consentirà ci sarò sempre. Non esitare a farti sentire quando hai bisogno di aiuto o di una spalla nei momenti peggiori; io ormai non c'è l'ho più tu forse ce l'hai ma non sono più io e fa niente dai tanto nella vita sono abituato ad essere rimpiazzato.. Avrei ancora tante cose da dire ma non penso servano, sarebbero solo parole buttate al vento; piano piano il tempo cancellerà gran parte dei nostri ricordi insieme,tanti sorrisi, lacrime, momenti, ed emozioni andranno dimenticati. Cose che per noi erano importantissime come il 17 febbraio o il 17 maggio non importeranno più a nessuno, forse non ne parleremo mai più con nessuno e piano piano andremo a perdere pure questi ricordi e per noi non rimarranno altro che date importanti. Io ricordo ancora la notte del 17 maggio quando non riuscivo a dormire perché per la prima volta la realtà era diventata più bella dei sogni e stavo sveglio a pensarti; feci la notte in bianco più bella della mia vita. Beh valentina se sei arrivata a leggere fino a questo punto e non ti è ancora venuto da piangere vuol dire che probabilmente non tornerai mai più da me; questo non lo posso sapere come non posso sapere tante altre cose, forse troppe.. ma ormai non hanno più importanza.. Cercherò di voltare pagina ma ricorda che non strapperò mai le pagine che mi hai fatto scrivere perché per ora sono il capitolo più bello della mia vita. Ciao tata❤️
15-08-17
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