Tumgik
#non mi piacciono per niente i disegni
spettriedemoni · 10 months
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Domande a cui rispondere
Ringrazio @pianetatschai che mi tagga in questa simpatica catena.
1. Are you named after anyone?
Mi chiamo come mio nonno paterno, Vincenzo. Non vi dico le volte che mi hanno fatto la battuta di Miseria e Nobiltà con Totò "Vincenzo m'è padre a me". Io rispondevo che a me era nonno.
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Quando è morto mio padre, ormai due anni fa.
3. Hai figli?
Ho un figlio maschio che chiamo Tigrotto.
4. Fai largo uso del sarcasmo?
Solo perché l'omicidio è illegale.
5. Quali sport pratichi o hai praticato?
Ho giocato a calcio ma a livello amatoriale dilettantistico e in squadre da 5 o 8 non certo a 11. Però ho fatto l'arbitro, vale? Ho praticato tennis con scarsi risultati.
Ora faccio camminate. Cioè non ora ora perché fa troppo caldo. Se ne riparlerà a settembre. Nell'attesa farò nuoto al mare.
6. Qual è la prima cosa che noti in una persona?
Fisicamente devono colpirmi gli occhi. Mi piacciono le persone intelligenti, non invadenti e generalmente ho scoperto di preferire persone riservate.
7. Qual è il colore dei tuoi occhi?
Castano scuro. Una volta mi dissero che sono "profondi"... non ho mai ben capito cosa significhi.
8. Scary movies o happy endings?
Mi piacciono i film di spavento anche se finiscono male. Va pur detto che se almeno al cinema non c’è l’happy ending ci resto male, un po’ come nel primo Nightmare che finisce… no vabbè dai niente spoiler.
9. Qualche talento particolare?
A parte disegnare, conosco a memoria i nomi e numeri di maglia della nazionale italiana campione del mondo 1982. Pure quella del 2006. Anche quella dell’Argentina 1986. Sono campione mondiale di procrastinazione e faccio pure una discreta pizza.
10. Dove sei nata?
Nella città di Gabriele D’Annunzio e di Ennio Flaiano, nella terra famosa più per gli arrosticini che per le sue montagne. Benché molti credano che Pescara sia nelle Marche sono nato in Abruzzo. A Pescara, per l’appunto.
11. Quali sono i tuoi hobby?
Modellismo ferroviario (che però non pratico non avendo sufficiente spazio e soldi), disegnare, leggere.
12. Hai animali domestici?
No nessun animale domestico. In generale pur amando molto gli animali preferisco non tenerli in casa perché mi sembrerebbe di tenerli sempre un po’ prigionieri.
13. Quanto sei alto?
Circa 1.77 m da disteso.
14. Materia preferita a scuola?
Disegno, italiano e storia. Ma alla fine molto poco italiano e storia e molto disegno. Ho imbrattato tutti i libri nelle seconde e terze di copertina con i miei disegni. Pure i libri di italiano e storia, ovviamente.
15. Dream job?
Disegnatore di fumetti.
A questo punto dovrei taggare qualcuno e scelgo @mybittersweet @crisigenerica @surfer-osa @labluesky e chiunque si senta di farlo.
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nitroglycerin-a · 6 months
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Cosa pensi dei fumetti di fumettibrutti?
È una domanda che ha diverse risposte, ho conosciuto in modo (ovviamente) superficiale Yole perché faceva anche lei l’accademia a Bologna, ci ho scambiato due parole una volta, simpatica, gentile, credo sia una ragazza molto intelligente e con tanto carisma, è risaputo anche, detto innanzitutto dai nostri stessi professori, che il modo di disegnare che ha è stato suggerito da questi ultimi perché lei, non volendo usare un font già scritto, scrivesse talmente male che per matchare con il tratto gli dissero di disegnare “più storto”. Per quanto riguarda le tematiche, credo che abbia un grandissimo potenziale e tantissimo potere mediatico per portare alta la voce delle minoranze di cui fa parte, cosa che secondo me sfrutta poco e minimizza ma non le do nemmeno la colpa, il fatto che sia così famosa parte dal fatto che in Italia la gente non legge fumetti, non ha nessuna competenza di lettura dell’immagine e non ha mezzi di paragone per quanto riguarda l’estetica, non legge e non si informa. Personalmente, i disegni non mi piacciono per niente e nemmeno cosa scrive, ma lei deve vendere, quello è il fatto, si è accaparrata una fetta di pubblico che ha un target preciso e ora deve soddisfare i requisiti che sono imposti da editori come Feltrinelli che a tutto pensano tranne a fare le cose fatte bene, l’editoria in Italia questo è; un cumulo di immondizia, se hai firmato un contratto quello che devi e quello farai. Penso possa fare molto di più? Si. Penso abbia molto di più da dire? Si. Penso lo farà? Si dai, lo credo. La stimo come persone e come lavoratrice del settore perché se dovessi dire che non lavora e che non fa un cazzo direi una puttanata e non sarebbe nemmeno da me, si fa assolutamente il culo per la sua carriera e lo riconosco. Il fatto è che non può girare per anni ancora dietro al concetto di troia li succhiacazzi la, boh, sterile, non mi interessa, non è ciò che voglio leggere, a volte alla gente piace comprare cose che già conosce (perché viste sui social), poco impegnative, facili da comprendere, semplici da guardare, e alla fine va bene così, la maggioranza vince sempre dopotutto ed infatti lei è una donna di successo con ormai tanta esperienza e tante opportunità mentre io sono qua a farmelo in mano quindi la cogliona probabilmente so io
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dil3tta · 1 year
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ok, scrivo. scrivo scrivo scrivo, Fabio mi ha detto di scrivere e io scrivo, altrimenti non riuscirei ad alzarmi da questo letto e cominciare la giornata. tutte le mattine vengo incastrata dai miei mostri e mi vengono le crisi, stamattina voglio cercare di riordinare la mia testa un minimo per avere le forze di uscire dalle coperte senza gli occhi lucidi.
punto primo: mi devo mettere l'anima in pace. con Luca è finita, deve finire, è meglio così. quel ragazzo è più confuso di me, ha mille problemi, non ha la sensibilità che cerco in una persona, non è stato nemmeno la mia migliore scopata. la cosa che mi trattiene è l'affetto che provo per i suoi confronti, nei confronti delle sue piccole routine, il suo sorriso, le nottate che passavamo a ridere e ad abbracciarci, nei confronti delle sue canzoni e dei suoi disegni al computer, dei piccoli baci nel sonno, e delle belle esperienze che abbiamo trascorso insieme. in a malapena un mese mi ha capovolto la vita e non riesco a rendermene capace, per questo non riesco ad andarmene così facilmente. una parte di me credeva che questo affetto mi avrebbe salvata, che mi avrebbe aiutata a stare meglio, a dimenticare il mare di merda in cui sto nuotando ultimamente. ma non posso mettere la mia salute mentale nelle mani di una persona che sta messa peggio di me. ci avevo creduto, come sempre ci avevo sperato nelle sue parole e nelle sue confidenze, ma ho già imparato che non posso fidarmi di nessuno e che alla fine sono tutti uguali.
eccoci al secondo punto: uno val l'altro, perché nessuno val nulla. perché dovrei prendermi la pena per un qualsiasi ragazzo conosciuto su tinder? perché c'è stata la chimica? perché mi piacciono i suoi tatuaggi? è inutile prendersi in giro, come sempre ho idealizzato tutto, troppo. anche se faccio finta di essere la super acida in realtà sono sempre la solita tenerona, che basta darle il dito e si prende tutto il braccio. mi è bastata qualche parola dolce detta in stato di ebbrezza a farmi rivolticare la testa e a farmi mille film. come sempre sono parecchio stupida e ingenua, il problema è che sto così tanto male ultimamente che per queste cose ho cominciato a tagliarmi.
punto tre: non posso cercare sicurezza mentale laddove c'è solo instabilità. sto avendo a che fare con una persona che vedendo i miei tagli mi ha suggerito di iniziare a drogarmi per sfogarmi. per questo ragazzo io uscivo di casa senza preavviso alle due di notte, per lui sono andata fino a Brescia con la riserva di benzina, sarei stata capace anche di farmi un tiro di cocaina. e lì la cosa sarebbe completamente degenerata. quindi, per quanto questo ragazzo mi abbia fatto dimenticare dei miei problemi con qualche canna e scopata, non ne ha risolto nemmeno uno, anzi, ne ha creati degli altri.
punto quattro: sono triste perché non sto con lui o perché lui era l'unica persona che avevo? probabilmente la seconda. il che si va ad aggiungere alla lista di ragioni per cui è difficile per me lasciarlo andare, ma il fatto che lui fosse l'unico non vuol dire che lui fosse la persona giusta. io ci ho provato, ho lottato per lui, ho fatto la mia parte, ma ora che la corrente lo sta portando via, non posso far altro che lasciarlo andare.
conclusioni: con Luca è finita e non posso farci niente. il mare è pieno di pesci, ho 20 anni e vivo a Milano, quindi è ora che la smetto di disperarmi per i ragazzi e mi alzo da questo cazzo di letto perché il bagno non si pulisce da solo.
è lecito avere periodi di merda. è lecito stare male. non devo auto infliggermi dolori e colpe solo perché sto male. passerà. è sempre passato tutto, passerà anche questo.
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dreaan23 · 1 year
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Tokyo ghoul 2/2 Eh sì, stavolta vi beccate anche il pippone Tokyo ghoul, non il mio anime preferito ma per quanto riguarda i manga assolutamente (anche perché non ne ho letti tanti ancora). Secondo me l'anime non rovina il manga ma lo castra, ci sono cose che puoi esprimere solo con disegni non animati in bianco e nero, e non vengono spiegate un sacco di cose, ma ci sta, gli spiegoni negli anime non piacciono. La storia dei ghoul ecc. Figa ma nulla di che, la vera hit di questa opera sono i disegni in continuo miglioramento da volume a volume (se confrontate gli ultimi di :RE ai primi di Tokyo ghoul noterete un'enorme differenza e questo perché il mangaka aveva scelto di diventarlo da abbastanza poco tempo ). Per me sei stata una fonte di sfogo Tokyo ghoul e anche un po' un mood, non dico di essere fissato ma effettivamente ho più di 200 euro di manga dato li ho tutti e 2 light novel su 3, quasi quasi prenderei anche l'artbook. Un po' forse adolescenziale sto Tokyo ghoul ma neanche troppo, un po' tanto deprimente, infatti ho finito di leggere Tokyo ghoul in psichiatria (dopo 2 anni e mezzo che l'ho iniziato) e una delle prime pagine che ho letto furono: "vivere non serve a niente, è tutto vano" e cose di sto tipo, effettivamente ad uno che hanno appena diagnosticato un episodio depressivo e ansioso forse non era il top, però man mano che leggi poi il protagonista ti fa capire che per lui non è stato tutto inutile ed è stato tutto necessario, anche le torture che ha ricevuto, e forse io in kaneki mi ci sono sempre rivisto (almeno alla versione a lui da essere umano), a volte ci penso di fare i capelli biondi platino/bianchi per fare come kaneki ma in realtà penso che sia troppo da bimbiminkia e non ho voglia di diventare pelato quindi va bene così, già mi rompono i coglioni per aver fatto qualche mesh i parenti, figuriamoci ahahah, tanto prima o poi mi diventeranno bianchi i capelli se non muoio prima quindi tanto vale aspettare. Grazie a Sui Ishida per aver creato quest'opera (anche se lui ha detto di aver odiato il periodo in cui l'ha scritto perché doveva rispettare scadenze assurde) Ciao (presso Tokyo, Japan) https://www.instagram.com/p/CmOtavzIQ3t93rBExrjUIe219ZLjI2wsWkMTHE0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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gcorvetti · 1 year
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Dormire?
Questa notte non ho dormito, vuoi lei che russava come un trattore, vuoi la gatta, vuoi i pensieri, forse c'è la luna piena, fatto sta che non ho dormito; mi sono alzato dal letto alle 5:30 perché che cazzo stavo a rigirarmi come una fetta di carne sulla brace, e ho pensato mangio qualcosa, c'era anche mezza caffettiera quindi mi sono fatto 2 uova e preso un caffè, scritto 10 minuti, e poi cercato di capire come il link alle puntate di Lost sia sparito dal mio browser, anche il mio sito dedicato al motore di gioco di Blender è sparito, ieri ho cercato in vano di ripristinarlo, ma adesso è un'accozzaglia di errori di PHP che mi viene da piangere solo a pensare che più di 10 anni fa ci misi 3 mesi a riempirlo del materiale scrivendo praticamente ogni giorno, va bè cercherò di contattare il provider e vedere cosa possono fare.
Poi sono crollato, vuoi l'età, la stanchezza, la pancia piena verso le 7 e qualcosa, tranne che alle 8 lei mi ha iniziato a parlare come se fossi sveglio o avessi dormito tutta la notte come un ghiro, si proprio lei che non mi ha fatto dormire infierisce sul mio sonno, riesco comunque a fare un'altra ora e poi mi sveglio dopo un sogno assurdo. Sarà collegato al fatto che volevo farmi una canna lo scorso fine settimana ma l'unico 'tipo' che poteva darmela o non aveva niente (cosa che dubito e cercherò conferma) o mi ha pisciato. Sogno strano, forse un futuro dove l'erba è legale o forse una app illegale, fatto sta che attraverso questa app potevi sapere a che distanza si trova il più vicino omino e a mia sorpresa ne avevo parecchi a qualche metro, una tipa molto bella che mi passa dopo qualche minuto accanto e prendo la palla al balzo per chiederle, ma per trattare si avvicina molto e le pianto un bacio in quelle labbra morbide, non fa una piega, mi da l'erba e poi mi intima di non farlo mai più, le chiedo se posso contattarla e mi da il consenso e il numero di telefono, poi arriva un'altra tipa con un bambino e vanno via, ma prima sbircia nella mia borsa vedendo dei disegni fatti da me e mi dice che sono belli le piacciono, fine del sogno. Lo so che i sogni sono desideri avvolte quindi il frutto della nostra mente, ma cosa ci sta a fare una cosa nel mio sogno?
Domani è un altro giorno ed è un giorno importante, l'inizio del corso di marketing che ho voluto fare a tutti i costi per riuscire a promuovere il mio prodotto e in via top secret anche la mia musica, infatti non ho detto a quelle del fondo, che figuriamoci già mi buttano giù per un progetto che potenzialmente è valido, figuriamoci se dico che voglio solo suonare, mi sbattono fuori senza darmi un centesimo.
Va bè oggi ho da fare comunque alcune cose e anche se inizio sto corso avrò il tempo di fare il resto, musica compresa.
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cappottoestivo · 3 years
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Ho sempre pensato di non avere grosse fisse. Ma mentre mi chiedo se i miei piedi infreddoliti hanno davvero bisogno di calze mi dico che, sta mania dei piedi nudi, in fondo ce l’ho. Niente calze in casa, non mi piacciono le ciabatte, non mi piacciono i pigiami (non c’entra, lo so, diretta conseguenza delle ciabatte), e in realtà qualche pregiudizio ce l’ho pure su chi va a letto in pigiama. Mi fa un certo effetto chi si veste per andare a letto. Non mi piaccio manco le “parure”. Neppure le lenzuola del mio letto sono abbinate. Suppongo non ci siano motivi profondi se non quelli di scombinare disegni pre impostati. Una ribellione futile. Innocente.
Tutto ciò per distrarmi dai piedi freddi. E per non pensare che un paio di calzettoni proprio mi ci vogliono. M’arrendo.
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kyda · 3 years
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alcuni giorni fa, su instagram, ho visto un viso ritratto da uno dei profili che seguo e ho pensato a tutti quelli che ho fatto negli anni e a quanta poca voglia ho avuto negli ultimi mesi (e ho ancora) di disegnare volti
la prima volta che ho fatto vedere i nuovi disegni a mio padre eravamo in videochiamata e prima ancora che glieli mostrassi si è avvicinato a dei suoi colleghi per farli vedere anche a loro
quando ho iniziato a riprendere l'album lui ha scherzato e mi ha detto "queste cose mi fai vedere così?" e i suoi colleghi hanno detto che erano particolari e che erano molto belli
ogni volta che gliene mostro uno ci scherza su, mi chiede quando (ri)vestirò i miei soggetti, però è sempre impaziente di vedere gli ultimi progressi
qualche giorno fa la mia vicina di casa ha aperto l'album e immediatamente lo ha richiuso così 😳, mi ha guardata e sorridendo ha iniziato a sfogliarlo lentamente e con attenzione
ogni volta che condivido anche solo uno schizzo su instagram non manca "🔥" come risposta, i commenti gentili e le chiacchiere che poi partono da lì con amici vicini e lontani che mi fanno un sacco piacere
mia madre mi aveva detto di volerli condividere con qualcuno e poi ci ha ripensato, ha detto che sono troppo nudi, chissà cosa pensa poi la gente di qui, e io non ho detto niente per un paio di giorni fino a che non ha ripreso lei l'argomento e mi ha detto non è quello che penso io, sono gli altri, chissà cosa ci vedono, lo sai
le ho detto che se qualcuno dovesse mai fare dei commenti sgradevoli sulla scelta dei miei soggetti probabilmente ne sceglierei di più scomodi per loro, perché a me piacciono così e sono in una fase di sperimentazione e cambiamenti e definizione e se quello che disegno esprime quello che provo non mi interessano i commenti negativi che non mi arricchiscono in nessun modo
ieri li ha condivisi quasi tutti su facebook e contenta mi leggeva quello che i suoi amici dicevano
fra le altre cose, a proposito di uno dei primi: "questo è il mio preferito, sembra... un amore senza età... senza tempo..." e io mi sono quasi commossa per quello che qualcun altro ha visto in una cosa che ho creato io, l'ho anche appuntato sulla pagina perché non me lo voglio dimenticare come sto prendendo nota di tutti i bei pensieri ricevuti nelle ultime settimane nonostante lo stupore iniziale che spesso mi lascia perplessa, perché non penso ci sia qualcosa da nascondere o di cui vergognarsi quando si crea
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benzedrina · 3 years
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In laboratorio dopo la pubblicazione dell'articolo a primo nome le cose stanno andando un po' a cazzo. Io ho un po' finito la benzina e loro sono molto pressanti nei miei confronti. Solita roba. Il prof mi avvisa che entro la fine di Gennaio dobbiamo assolutamente sottomettere il mio lavoro della magistrale. Giornale: Frontiers. Sarà un altro primo nome. Male non fa. Il problema è collaborare con il mio vecchio tutor. Una persona capace di farti perdere 2 giorni per controllare una cosa vista nell'arco di una ventina di secondi. Ehi C vedi che queste reads sono già processate, E da cosa lo vedi?, Ho fatto un quality check e c'è un'alta percentuale di primer che servono per processarle, Non mi fido, segui il loro protocollo e controlliamo. 2 giorni per dire che avevo ragione io. Grazie. Ti odio.
F scappa di casa per venire da me. Lo fa di mattina mentre i genitori lavorano e sono troppo occupati per controllarla. Si. Controllarla. Perché in casa sua vige un regime dittatoriale. Se mi vedessero con orecchini e tatuaggi sarei radiato a vita. Ma ehi. Faccio un dottorato. Varrà qualcosa nella presentazione della mia persona? Oppure devo presentarmi in giacca e cravatta e poi essere il peggior troglodita del mondo? Ma questo è un ragionamento che ha anche mio padre. F scappa di casa. Sta con me 2-3 ore. E poi torna. Ho comprato delle corde morbide e resistenti per lo shibari. Ho imparato lo schema di un po' di nodi e stamattina ne abbiamo provato qualcuno. La sensazione che ti da quel tipo di corda mentre ti stringe in quel modo è la sensazione di un caldo e accogliente abbraccio. Nulla di cattivo. Nulla di perverso. Una sensazione di calore pervade la zona legata. Nel frattempo le ho fatto qualche foto.
L è passata da casa ieri sera. Ha preso dei panzerotti e li ha mangiati con me. Si è stesa sul letto e si è fatta fare un massaggio alla schiena. Volevo parlare. Voleva stare un po' con me. Ieri voleva me. È troppo orgogliosa per dirmelo. Il suo modo di esprimere i suoi sentimenti nei miei confronti è andarmi contro in tutte, tutte, tutte, tutte le cose che faccio o che propongo. Tutte. Lo fa per andare contro la mia vanità. Come oggi. Un'amica si avvicina. Ehi Gi lo sai che le cose che scrivi mi piacciono tanto, Aspe cosa? (ansia a mille sperando che non fosse questo blog qui), Sul tuo profilo delle foto e dei disegni, mi capita di andarci spesso per leggere le cose che scrivi, Grazie ma alla fine sono 2 cazzate sparate in croce, niente di che. L prende in pieno il discorso e rimarca il mio concetto, poi borbotta qualcosa e va avanti. Quest'amica mi fa notare che è stata L a consigliarle e a passarle il profilo Instagram. Lo ammetterà mai?
Oggi in spiaggia c'erano molte persone. Il sabato pomeriggio è un buon pomeriggio per poter fare qualche km in riva al mare. Lui suona violento e dolce. Lui suona e io lo ascolto. Cammino con tutti i problemi, le mie paranoie, i miei pensieri. Lui li sovrasta tutti. Il mare d'inverno è una sensazione totalizzante. Ti riempie e ti svuota. E poi ho pensato al buttarmi in mare e annegare con lui. È un pensiero talmente vecchio e legato a me che per quanto io stia pensando a una cosa pesante, non ne sento il peso. Ogni volta che sono al mare ci penso. Da una vita vedo il mare e penso a buttarmi per annegare. Come se volessi un suo abbraccio. Come se volessi sentire la sua presenza sul mio corpo. Poi guardo il cielo. Guardo le nuvole. Si tingono del tramonto. Sento la gente parlare. Sento i bambini correre controvento. Sento la vita. Ecco perché è totalizzante. Vita e morte sono lì nello stesso momento. E io ascolto.
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Capitolo 55 - Il vino, i puzzle e i suonatori di cucchiai (Prima Parte)
Nel capitolo precedente: Eddie e Angie si svegliano a casa di lei. E’ la terza volta di fila che dormono assieme ma, sebbene Eddie la stuzzichi in continuazione, non hanno ancora fatto l’amore. Angie comincia a farsi paranoie anche su questo ed è convinta ci sia qualcosa che non va. Eddie, Stone e Mike si recano da Roxy la mattina stessa, proprio durante il turno di Angie. Lui le fa delle battutine, le lancia dei messaggi d’amore subliminali attraverso le canzoni del juke box, poi la segue nel retro e la bacia; lei pensa lo faccia apposta per far sì che i loro amici li scoprano. I due discutono brevemente, ma poi si riappacificano subito. Meg rivela ad Angie il suo nuovo progetto: diventare una tatuatrice. Capisce inoltre che Angie ha qualche preoccupazione e fa in modo di far sputare il rospo all’amica, che le confessa i suoi dubbi circa l’attrazione fisica di Eddie nei suoi confronti. Meg cerca di farla ragionare e le suggerisce di organizzare un’altra serata con Eddie, stavolta particolarmente romantica.
***
“Ian, puoi venire qui un secondo?” chiamo il mio collega mentre sfoglio il blocco da disegno che la mia coinquilina mi ha appena passato in cassa assieme agli acquisti. “Che c'è?” lo sento rispondere in lontananza. “Ho bisogno di te” “Non puoi fare da sola? Quel tizio che ha fatto cadere il ragù alla bolognese ha combinato un casino!” “Pff se quello è ragù alla bolognese io sono Julia Roberts!” il commento mi scappa proprio nel momento in cui Hannigan, probabilmente attratto dal trambusto, ritorna dal magazzino. “ANGIE?” mi guarda in cagnesco e io vorrei sotterrarmi. “Ehm nel senso che è una salsa prodotta nella nostra amata America! Sano cibo americano, gustoso e nutriente… che trae ispirazione da una ricetta italiana per… per…” cerco di recuperare rivolgendomi al mio pubblico costituito da Meg, che mi guarda come se stesse per scoppiare a ridere, il mio capo e due clienti perplessi, un ragazzo e una signora sulla cinquantina. “Per darne una nuova interpretazione?” suggerisce il ragazzo dal reparto snack. “ESATTO! Una nuova interpretazione. Diversa dall'originale” “Ma altrettanto valida” aggiunge il boss. “Validissima!” esclamo a denti stretti. “E’ mezza italiana.” spiega Meg parlando ai clienti “Deve rompere il cazzo su tutto, ma il sugo è buono” Il ragazzo ridacchia e la signora scuote la testa e si dirige verso i surgelati. “Avrei gradito evitassi l'uso della parola cazzo, ma hai riassunto perfettamente il mio pensiero” il volto di Hannigan si rasserena e io forse ho ancora un posto di lavoro. “Comunque è tutta colpa di Ian” preciso non appena vedo apparire il mio collega alle spalle del capo. “E io che c'entro?” “Ti ho chiamato e non sei venuto” “Beh adesso sono qua, che c'è?” “Adesso c'è lui, non ho più bisogno” “Mi spiegate che cazzo succede? Non ci sto capendo un cazzo” sbotta il capo nel mezzo del nostro battibecco. “Pensavo che la parola cazzo non si potesse dire” Meg interviene alzando la mano come se fosse a scuola. “Ai clienti no, ai dipendenti sì” “Meg deve comprare del vino” indico la mia coinquilina e la bottiglia che ha piazzato sul bancone. “E allora? Stacchi alle 13, hai ancora dieci minuti” Ian mi rivolge uno sguardo da pesce lesso e in questo momento gli infilerei due dita negli occhi. “Non è per l'orario, è che io non posso venderglielo…” “Ah già! Beh, ci pensi tu?” domanda al nostro principale. “Sì, certo Ian! Ci penso io, sono già qui! D'altronde perché far lavorare i miei dipendenti stipendiati quando posso fare tutto da me, no?” “Uhm… allora vado a buttare un altro po’ di segatura su quella macchia” Ian si allontana e Meg stavolta non si trattiene e scoppia a ridere senza ritegno. “Ahah non ce la fa! Comunque fa ridere che non puoi vendermi il vino, considerato che poi te lo berrai tu alla faccia mia” commenta Meg mentre Hannigan batte lo scontrino della sua spesa: bottiglia di rosso, pane in cassetta, salmone, formaggio, burro e snack vari. “Certo che anche tu, non ce la fai proprio, eh?” mi nascondo la faccia tra le mani. “Potresti evitare di dirmelo, almeno…” borbotta il capo scuotendo la testa. “Che? Dire cosa? Non ho parlato! Oops, stavo per dimenticarmi il dolce, aspetta un secondo!” Meg capisce di aver fatto una stronzata e fa la gnorri, allontanandosi verso il reparto dolci. “Comunque scherzava eheh” ribadisco sperando non noti che sto sudando. “Ovviamente”
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“Sono fighissimi!” “Grazie Meg per aver fatto la spesa per me e averla portata su per quattro piani… hai detto questo, vero?” la mia amica sistema tutto in frigo mentre io continuo a sfogliare il suo album di schizzi. “Precisamente” “Comunque non devi dire che ti piacciono solo per farmi contenta, voglio un parere sincero” “Sono sincera! Devo dire che preferisco quelli in bianco e nero” “Vero? Non mi sento ancora sicura col colore. Cioè, non è che non sappia fare disegni a colori, solo che nel momento in cui faccio qualcosa e lo coloro e penso che dovrebbe andare sulla pelle di qualcuno, finisce che mi sembrano tutte delle cagate, ne ho fatti pochissimi colorati” “La serie dei fiori è perfetta, anche quella degli animali” è davvero brava a disegnare, l'ho sempre sostenuto. “Sono solo scarabocchi per cominciare, per provare un po’ di temi e stili diversi” “Non sono scarabocchi… e questo?” mi soffermo su un disegno fatto su un foglio volante, piegato e inserito in mezzo al blocco, che mi cade a terra mentre giro le pagine. “Quale?” Meg si volta distrattamente per poi sbattere lo sportello del frigo e correre a prendermi il foglietto dalle mani non appena vede di che si tratta “Oh questo? Questo non è niente, questo… l'ho fatto l'altra sera al salone nei tempi morti, è una schifezza” E’ una pagina composta interamente da tessere di un puzzle, tutte diverse per forma e sfumatura, che però non compongono nessun disegno. Sono tutte vuote e riempiono il foglio completamente, tranne che per un piccolo spazio, una tessera mancante. Al posto della tessera, nello strato sottostante, s'intravede ciò che sembra carne viva e tessuto muscolare, che è anche l'unica parte colorata del disegno. “E’ semplice, ma di effetto. Quello potrebbe essere davvero un tatuaggio” “Dici?” “Sì! Sembra anche molto realistico. E inquietante, ma in senso positivo! Mi piace” “Oh beh, grazie” “Che significa?” “Che ti ringrazio del complimento?” “Ahaha no, che significa il tatuaggio?” “Ah” “C'è sempre un significato dietro, no? Quale sarebbe il significato di un tatuaggio così?” “Beh ma… ma questo non è un tatuaggio è solo un esercizio di stile, non c'è un ragionamento dietro” “No?” “No! Ok, presumo che potrebbe rappresentare, boh, un pezzo mancante nella vita di una persona? Voglio dire, tutti abbiamo un vuoto dentro, no? Nessuno si sente completo al 100%, c'è sempre una tessera del puzzle che non troviamo o che abbiamo perso per strada. E può essere tante cose: una persona, una passione, uno scopo nella vita. Tu che dici?” “Che sarebbe un tatuaggio di coppia perfetto” “Di coppia? Ahahah non ti facevo così sentimentale!” “Non necessariamente coppia di fidanzati. Anche solo tra due veri amici. O fratelli. Pensaci, uno si tatua il puzzle incompleto e l'altro si tatua il pezzo mancante, che si incastra perfettamente” “E’ un'idea. Dovrebbe rappresentare un legame forte. Tra fratelli… o anche tra un genitore e un figlio” “Sì beh, anche” non è detto che sia sempre forte. “Una madre… una madre potrebbe farsi questo, con uno o più pezzi mancanti a seconda di quanti figli ha. E i figli saranno le tessere mancanti” e se invece i pezzi perduti fossero i genitori? “E poi tu gli tatuerai quelle belle braccine pacioccone da neonati” “Ahahahah scema, lo possono fare da grandi. OPPURE… le tessere mancanti si possono fare nello stesso tatuaggio, un po’ più in là” Meg prende il blocco dalle mani e comincia a fare uno schizzo mentre mi parla, presa da un improvvisa ispirazione. “Ci puoi mettere anche il nome. O le iniziali” “Di chi?” “Del bambino. Nel pezzo del puzzle” “Certo, a sapere il nome” “In che senso? Ahaha come fai a non sapere il nome?” Meg mi guarda stranita, poi sorride: “Nel senso, se solo mi venisse in mente un nome per fare una prova” “Prova con Angie” le dico ridendo sotto i baffi. “Uno a caso” “A casissimo” “E’ inutile che ci provi, tanto non me lo faccio un tatuaggio di coppia con te, scordatelo” scuote la testa mentre inizia a tratteggiare una A in corsivo all'interno del disegno. “FIGURATI! Ho paura dei buchi alle orecchie, secondo te adesso mi faccio un tatuaggio, sei pazza?!” “O te lo vuoi fare con Eddie?” “Dai, muoviti, c'è dello shopping che ci aspetta” “Ahah questo entusiasmo da parte tua mi sorprende, l'astinenza fa brutti scherzi” “MEG!”
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“E secondo te una sottoveste da puttanella la troviamo al negozio dell'usato?” Meg non modera il tono della voce quando mi fermo davanti all'entrata di Rummage Hall. “Shhhhhh! Non devo comprare una sottoveste da puttanella, che cavolo dici?” “Come no? Siamo uscite espressamente per questo” “Avevi detto che dovevo mettere qualcosa di carino, senza esagerare. Non voglio esagerare, se no Eddie capisce…” “Scusami, lo scopo del tutto non è proprio quello? Far sì che capisca?” “Beh sì” “E allora, puttanella sia!” Meg entra nel negozio e io la seguo a ruota. “Shhhhhhhhhhhhhhh” “Comunque qui non troveremo un cazzo” la mia amica si dirige a lunghe falcate nel reparto abbigliamento. “Dove mi volevi portare, da Nancy Meyer? Non ho i soldi per quella roba” “No, ma Fantasy Unlimited è qui a due passi” “MA QUELLO- ehm… quello è un sexy shop” alzo la voce anch'io senza rendermene conto, per poi zittirmi da sola. “Appunto, devi essere sexy stasera, no? E comunque hanno cose molto carine, ci ho preso un sacco di roba, che per la cronaca uso anche per andare a ballare. Beh, ormai solo per quello” commenta facendo spallucce mentre esamina una vestaglietta in simil-raso, per poi rimetterla a posto. “A te bastano due triangoli di stoffa per essere vestita e stare bene, Meg, per me è leggermente diverso” “Ci vogliono solo dei triangoli un po’ più grandi, che problema c'è?” “Il problema è che non esistono triangoli abbastanza grandi per me” “Ma figurati!” “E poi non so se a Eddie piacerebbe, insomma, non so i suoi gusti” magari questo tipo di artifici di seduzione non gli piacciono, magari preferisce uno stile più semplice, un approccio più naturale. Perché cazzo non sono naturalmente figa? “E’ un ragazzo, è etero, quali vuoi che siano i suoi gusti? Più carne vede più è contento” è la risposta alquanto semplicistica di Meg. “La mia carne?” “Sì, perché?” “Ce n'è fin troppa nel mio caso, forse sarebbe più sensato nasconderla” chi voglio prendere in giro? Non basta mettersi una cosa addosso per trasformarsi in una ragazza attraente. Bisogna anche essere in grado di portarla e sentirsi a proprio agio in quei panni. Io non mi sento a mio agio nemmeno adesso che ho il cappotto. Non sono mai a mio agio, tranne a volte, con Eddie. Perché rovinare tutto? Mi faccio trovare così, col cappotto. O con la vestaglia di pelo, tanto ormai è abituato ai miei look di merda, niente di nuovo sotto il sole. “Angie, che cazzo dici?? Vuole vedere la tua carne perché gli piaci, pensavo che questo punto fosse ormai chiarito” “Gli piaccio, nell'insieme” “No, fanculo l'insieme, fanculo il cervello e le altre cazzate” “Cazzate?” “Angie, gli piaci fisicamente, gli fai sangue, ti vuole” “Mi vuole così tanto che devo vestirmi da puttanella per farmi notare?” “Il punto non è farti notare, è qui che non hai capito un cazzo. Ti ha già notata, praticamente state insieme! Il punto è solo fargli capire che sei pronta e disponibile al passo successivo. E stimolarlo un pochino, scaldare un po’ l'ambiente” “Se lo dici tu” scaldare l'ambiente eh? “Angie, cazzo, mi farai venire un esaurimento!” Meg si stringe la radice del naso tra le dita e temo che stia davvero per sbottare. “Non urlare! C'è gente” protesto guardandomi attorno imbarazzata e sperando che nessuno stia sentendo la nostra conversazione. “Scusa una cosa, quando siete insieme non noti niente in lui?” “In che senso?” “Quando vi baciate o vi abbracciate… quando pomiciate, insomma” “Beh, sembra preso… sì, sembra molto coinvolto e mi guarda sempre in maniera molto-” “Ok ok, gli occhi dell'amore, ma a parte quello, non senti niente?” “Che devo sentire?” “Dico, dormite pure assieme” “Puoi essere più chiara” “Non hai mai sentito… bussare?” “Bussare?” “Mini-Eddie non si alza per dirti ciao?” “Mini… MEG MA CHE CAZZO??” “Gli viene duro? L'avrai notato, no?” “MA SEI IMPAZZITA?!” “Shhh non urlare, c'è gente” Meg sghignazza e io la prenderei a testate. “Tu sei da ricovero” la prendo per la manica della giacca e faccio per trascinarla fuori dal negozio con me, ma lei mi spinge nel reparto libri. “Mamma mia come sei bacchettona” “Non sono bacchettona, sono solo… discreta!” “Ok, discretamente, non hai mai sentito se gli viene duro o no?” “A parte il fatto che non vuol dire niente” “Oh certo, adesso a Eddie vengono erezioni random, dopotutto è in piena età puberale!” “Tu scherzi, ma guarda che è vero. L'erezione non è necessariamente legata solo all'eccitazione sessuale. Sai che si possono avere erezioni anche in punto di morte in determinate condizioni?” “Oh davvero? E quante volte è morto Eddie di recente?” ribatte sorniona. “Comunque, a parte questo… non sono affari tuoi” mi giro dall'altra parte, facendo l'offesa, e guardando verso il reparto abbigliamento, dove eravamo fino a cinque minuti fa, avvisto una cosa che non avevo notato prima. “Tanto lo so già!” mi urla dietro Meg mentre mi allontano verso l'oggetto del mio interesse, prima di raggiungermi alle spalle sbuffando “Dai non ti arrabbiare, ti chiedo scusa. Volevo solo provare la mia tesi! E stuzzicarti un po'” “Che ne dici di questa?” mi volto mostrando alla mia amica il capo che ho appena tirato giù dallo stand. “Dico che… considerato che si tratta di Eddie, neanche da Fantasy Unlimited troveremmo una cosa migliore per stimolare la sua fantasia. Aggiudicata!”
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Sono a metà strada tra il primo e il secondo piano quando mi rendo conto di aver preso le scale anziché l'ascensore. Mi fermo un attimo, con un piede su un gradino e l'altro su quello più in alto, contemplando quanto sono scemo e cercando di risalire al momento in cui ho inserito il pilota automatico e concludo di aver perso un po’ la lucidità nel momento in cui ho parcheggiato sotto casa di Angie. Il portone era aperto? Credo di sì, perché non ricordo di aver suonato e me lo ricorderei se avessi sentito la sua voce, anche attraverso quel merdoso citofono gracchiante. A quanto pare, passare più tempo assieme non ha cambiato l'effetto che l'idea di vederla ha su di me. Spero non cambi mai. Scuoto la testa e riprendo a salire le scale, due per volta, per arrivare prima. Non ho propriamente corso, ma quando arrivo al quarto piano mi sento accaldato. Faccio un bel respiro, mi sistemo meglio lo zaino in spalla e mi avvio lungo il corridoio verso l'appartamento di Angie. La prima cosa strana che noto è un suono: il suono di un sassofono, che diventa sempre più forte man mano che vado avanti. La seconda stranezza mi si presenta non appena giro l'angolo e vedo che la porta di casa di Angie ha qualcosa che non va. Avvicinandomi mi accorgo che la lampada del corridoio proietta un sottile fascio di luce sulle piastrelle del pavimento all'interno dell'abitazione ed è lì che capisco che la porta è semi-aperta. Da quel che so, Angie si chiude a chiave a doppia mandata anche quando va in bagno ed è sola in casa, non lascerebbe mai la porta d'ingresso aperta. Mi avvicino lentamente e nel frattempo apro lo zaino e ci infilo la mano dentro per trovare un oggetto contundente da usare come eventuale arma di difesa. Mi scoccerebbe sprecare del buon vino fracassando la bottiglia sulla testa di un fantomatico ladro, ma dubito che la videocassetta di Harold e Maude sortirebbe lo stesso effetto. Afferro la bottiglia per il collo mentre spingo la porta ed entro con circospezione nell'appartamento, notando subito due cose. Prima di tutto vedo che c'è qualcosa a terra, all'inizio mi sembrano pezzi di un oggetto colorato andato in frantumi, ma quando mi chino per capire meglio di cosa si tratta, prendo in mano alcuni di questi frammenti e scopro che non sono altro che fiori, abbandonati sul pavimento. Continuo facendo a tastoni a terra in cerca di acqua o di pezzi di vetro di un vaso caduto e rotto, ma non trovo nulla. Pensandoci, almeno fino a ieri, qui non c'era nessun vaso di fiori. Quasi allo stesso tempo, realizzo che dei fiori qui ci sono solo i petali e che sembrano formare una scia verso il soggiorno. In quel momento realizzo che riesco a seguire il percorso dei petali blu e rossi sul pavimento perché l'ingresso non è rischiarato solo dalla luce del corridoio, ma anche da alcune candele accese posizionate sul mobiletto del telefono e sulla scarpiera. Oh. Mi alzo di scatto sentendomi deficiente per aver scambiato un allestimento romantico per la scena di un crimine, chiudo la porta e seguo la via indicata dai fiori, dirigendomi verso il soggiorno e immaginando le diverse scene che potrei trovarmi di fronte e che hanno tutte la stessa adorabile protagonista. In realtà è proprio lei che manca quando mi affaccio nella stanza, tutto ciò che trovo sono altre candele, il tavolino apparecchiato e imbandito con ogni ben di dio e poco più in là, tra i due divani, un cesto con una composizione di fiori rossi e blu come i petali trovati a terra all'ingresso. Your love is king canta Sade in sottofondo, che così sottofondo non è visto che il volume è abbastanza sostenuto, e io resto qui impalato col vino ancora in mano in attesa che Angie appaia magicamente, magari con un piccolo agguato alle mie spalle, coprendomi gli occhi con le mani, o in qualsiasi altra maniera abbia escogitato, ma questo non accade. D'un tratto mi sembra di sentire un rumore, anzi, una successione quasi regolare di rumori. Mi avvicino allo stereo di Angie e abbasso il volume e la serie di tonfi sordi si fa più chiara. Forse un allestimento romantico non esclude una scena del crimine… che cazzo sta succedendo? “Angie?” la chiamo e non ottengo risposta. I rumori vengono dalla cucina ed è lì che vado, spedito ma con cautela. Inizialmente apro la porta piano piano, ma la spalanco quando vedo Angie alla finestra, sporgersi fuori, praticamente appollaiata sul davanzale. “Angie!” la chiamo di nuovo, ma non mi sente. Allora appoggio la bottiglia di vino sul tavolo e la raggiungo, scuotendola per una spalla “Angie che-” “AAH! Oh cazzo, ATTENTI LA’ SOTTO!!” Angie sobbalza e inizia a gridare fuori dalla finestra, dopodiché sento un rumore tagliente come di qualcosa andato in pezzi ed è a questo punto che mi sporgo anch'io a vedere che succede. Succede che c'è un piccolo gruppetto di persone sul marciapiede qua fuori, disposte in una sorta di cerchio attorno a una macchia rossa che si allarga, e un tipo inveisce e fa il dito nella nostra direzione. “Angie… che hai combinato? Che significa?” le chiedo mentre entrambi ricacciamo la testa dentro l'appartamento. “Ho appena perso una bottiglia di vino rosso e uno stivale” Angie sospira e mi risponde come se si trattasse di una cosa normalissima, finalmente voltandosi verso di me. E finalmente mi concentro un attimo e realizzo cos'ho di fronte: Angie vestita soltanto di una maglietta nera degli Who che viva Dio le lascia quasi interamente scoperte le gambe, gli occhi truccati con la matita o quel che è, con quelle codine ai lati che vanno all'insù e che fanno sembrare il suo sguardo ancora più da gattina, un rossetto lucido sulle labbra, profumo di vaniglia addosso. Il ladro deve avermi fatto fuori e questo è il paradiso. “Beh, al vino posso rimediare perché l'ho portato anch'io…” indietreggio verso il tavolo senza staccarle gli occhi di dosso, indicando il punto in cui dovrei aver piazzato la bottiglia “e posso scendere un attimo e recuperarti la scarpa. Perciò vedi? A tutto c'è rimedio eheh, tranquilla” che cazzo rido? Credo di essere simpatico? E perché sto sudando? “Mi scoccia farti scendere, sei appena arrivato” replica con un broncio irresistibile dei suoi, staccandosi dalla finestra e dal mio sguardo, rivolgendo gli occhi a terra. “Figurati, no problem! Vado e torno.” faccio per uscire dalla cucina, poi ritorno sui miei passi “Anzi no, non posso” “Oh ok… perché? Cioè, non fa niente Eddie, non… non ti preoccupare” inizia a balbettare e io rido sotto i baffi, cercando però di rimanere serio. “Dimenticavo che devo fare una cosa prima” “Che cosa?” mi chiede perplessa prima che io mi avvicini per prenderle il viso tra le mani e baciarla. “Questo. Torno subito, ok?” le sussurro subito dopo. “Va bene” sorride e io la bacio ancora. “E al mio ritorno sappi che ho una serie di domande da farti su tutto questo” “Va bene” il suo sorriso si allarga ancora di più e io la bacio di nuovo. “Te lo dico prima così non ti colgo impreparata” “Va bene…” ripete e io sto per baciarla un'altra volta, ma lei mi trattiene premendo le mani sul mio petto “Adesso vai però” “Ah è così?” faccio per baciarla ancora e lei mi spinge via con più forza. “Muoviti” “Vado, vado. Come siamo autoritarie…” mi stacco da lei ed esco dalla cucina, per poi riapparire un secondo dopo sulla porta, giusto per un attimo “Mi piace”
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Ci metto un po’ a scovare gli anfibi, anzi, l'anfibio marrone di Angie perché era rotolato giù dal marciapiede sotto una macchina. Quando lo trovo guardo istintivamente in alto, come se mi aspettassi di vederla ancora lì, affacciata alla finestra, coi suoi capelli colorati svolazzanti e visibili nella brezza notturna. Invece non c'è e io torno subito dentro e l'intero tragitto, stavolta in ascensore, lo passo cercando di immaginare il nesso tra vino e stivale e la dinamica che ha portato entrambi giù dalla finestra. Avanzo verso l'appartamento e Sade canta ancora forte e chiaro. “Grazie Eddie. Vuoi?” giro l'angolo e Angie è sulla porta con una scodella di patatine in mano, che mi porge appena le distanze si accorciano. Voglio te le direi, ma mi limito a prendere il recipiente e affondarci la mano per prenderne un po’. “Di nulla” le do la scarpa e la vedo allontanarsi velocemente verso la sua stanza, allontanarsi velocemente sulle sue gambe nude… EDDIE STAI SUDANDO, RIPRENDITI! “Perché resti lì? Dai entra” Angie ritorna e io sono ancora sulla porta a trangugiare patatine. “Ti aspettavo” alzo le spalle e seguo di nuovo i petali di fiori e i suoi passi fino al soggiorno. “Allora?” mi chiede quando siamo di fronte al divano e io metto giu la ciotola di patatine sul tavolino pensando che stessimo per sederci. Invece resta ritta in piedi e mi guarda sorridendo, con la punta del suo canino che si affaccia e preme sul suo labbro inferiore per un secondo come al solito. “Allora?” ripeto avvicinandomi fino ad avere il viso a pochi centimetri dal suo, ma senza abbracciarla né baciarla, come se ci fosse un gioco, una sfida in atto tra noi due, una sfida che perderò sicuramente. “La serie di domande…” abbassa lo sguardo e, tendendo i lembi della maglietta all'ingiù, si siede di scatto e sono convinto stia arrossendo anche se non mi guarda. “Ok… Sade?” le chiedo indicando il giradischi e sedendomi accanto a lei, mentre mi tolgo la giacca e la appoggio sull'altro divano di fronte. “Ahahah di tutto questo la cosa più strana ti sembra il disco di Sade?” “No, però è la prima cosa che mi è venuta in mente adesso” “Non ti piace? E’… è un bel disco” si gira verso di me e si muove impercettibilmente accorciando la distanza tra noi sul divano. “Lei è molto brava, solo non pensavo ti piacesse. Posso passare alla seconda domanda?” “Certo” “Che cazzo ci facevi affacciata alla finestra con una bottiglia e uno stivale?” il sorriso di Angie si allarga di nuovo. “Cercavo di aprire il vino” fa spallucce come se fosse la spiegazione più ovvia. “A scarpate?” “Ahahah più o meno. Me l'ha insegnato mio padre” “Sento che sta per arrivare un aneddoto memorabile, sono tutto orecchi” Angie mi racconta di quella volta in cui è andata in campeggio sul lago Payette coi suoi genitori, un'idea di suo padre per festeggiare il suo compleanno e quello della moglie, che a quanto pare sono vicini. La prima sera Ray ha tirato fuori una bottiglia di vino portata per l'occasione, ma si è accorto di aver dimenticato il cavatappi. Si è accanito sul tappo con un coltello, senza riuscire ad aprire la bottiglia, e Janis voleva rimandare il brindisi alla sera successiva, dopo aver comprato un cavatappi in un negozietto lì vicino, ma non c'era verso di convincere Ray. Così il padre di Angie, come se niente fosse, si è tolto lo scarpone davanti a loro, ci ha infilato dentro la bottiglia e, senza dire nulla, con la camminata sbilenca ha raggiunto il pino giallo più vicino, e ha iniziato a sbattere la bottiglia, protetta dalla scarpa, sul tronco. “Sai, la pressione all'interno della bottiglia spinge fuori il tappo, finché non riesci a toglierlo con le mani. Io e mia madre eravamo piegate in due dalle risate” durante il racconto Angie accavalla le gambe e si muove sul divano, cosa che fa sollevare un po’ alla volta la sua maglietta. Io lo noto e mi sento anche un po’ un coglione per questo. “Però ha funzionato” “E quella è stata la prima volta in cui ho assaggiato il vino: avevo 11 anni. Era buono, nonostante fosse stato shakerato per un quarto d'ora” “Allora niente cavatappi a casa tua?” “Già… cioè, in teoria ce l'avevamo, ma non lo trovo più. Secondo me l'ha fatto sparire qualcuno alla mia festa di compleanno oppure l'abbiamo prestato a Matt e Chris. Di certo non mi sembrava il caso di andare a chiederglielo, sai com'è…” sì, so com'è, non hai chiesto a loro perché avrebbero fatto domande a cui non hai intenzione di rispondere, almeno per ora. “E hai deciso di usare il metodo Pacifico” “E non avendo alberi a disposizione, l'unica alternativa era sbattere la bottiglia al muro. Ma non volevo rischiare di sporcare…” “Eheh così hai pensato bene di farlo fuori dalla finestra?” io adoro questa ragazza. “Già e stava funzionando finché qualcuno mi ha spaventata e mi ha fatto cadere tutto. E ho combinato un casino” mi lancia una finta occhiataccia e si fa più in là sul divano. “Hai ragione, è tutta colpa mia.” mi sposto in modo da sedermi più vicino “Ma saprò farmi perdonare” ok, più che vicino, praticamente incollato. “E come?” mi guarda divertita, sbattendo le ciglia praticamente sulle mie. “Aprendo l'altra bottiglia” mi alzo di scatto e la lascio lì, forse un po’ delusa? Vado in cucina, prendo la bottiglia e apro la finestra. “Col metodo Pacifico?” domanda lei, apparsa sulla porta. “Nah, col metodo Vedder” mi affaccio alla finestra, tolgo la copertura del tappo, tiro fuori l'accendino e inizio a scaldare l'estremità del collo della bottiglia con la fiamma. “Ma non è pericoloso?” sento una mano che mi circonda il fianco e per un pelo la bottiglia di rosso non fa la fine di quella di Angie. “Ma va, l'ho fatto un sacco di volte” rispondo ruotando la bottiglia. “Ehi, si sta stappando!” Angie esclama alle mie spalle mentre il tappo comincia a muoversi verso l'alto. A quel punto inclino leggermente la bottiglia onde evitare che il sughero esploda come un proiettile dentro l'appartamento o nella finestra di qualcun altro, finché il tappo finalmente non salta e finisce giù in strada, dove apparentemente non colpisce nessuno. Anche il vino è salvo. “Visto! L'aria calda si espande nella bottiglia e spinge il tappo.” richiudo la finestra e mostro trionfante la bottiglia stappata ad Angie, che solleva un sopracciglio perplessa “Che c'è? Anch'io ne so di scienza, sai?” “Quindi sai anche che potevi far scoppiare tutto e farti male?” alza gli occhi al cielo e mi sta ancora abbracciando. “Nah, basta sapere come si fa e stare attenti. Allora, sono perdonato?” le chiedo sollevando la bottiglia verso di lei. “Certo!” sorride e mi guarda in silenzio per un attimo e io mi aspetto un bacio, invece mi lascia andare e fa per uscire dalla cucina, poi si volta di nuovo “Vieni? Andiamo ad assaggiare il tuo vino bollito”
Il vino non è affatto bollito e non è male, io e Angie siamo al secondo bicchiere e, mentre mi sto ingozzando di patatine e sandwich, mi rendo conto di avere caldo. Non posso essere così accaldato per due bicchieri di vino, né tanto meno per la mezza nudità di Angie, anche se… E’ a questo punto realizzo che la mia freddolosa ragazza è vestita di una sola maglietta e non sento i suoi denti battere per il gelo, quindi ci deve essere qualcosa sotto. “La mia serie di domande non è finita comunque…” butto lì mentre Angie si è messa comoda sul divano, appoggiata sul bracciolo e semi-distesa. “Spara” “Fa un cazzo di caldo qui o sbaglio?” le chiedo togliendomi la camicia di flanella e lei comincia a ridere in maniera strana e scomposta e, mentre ride e cerca di tirarsi su per mettersi a sedere, i suoi piedi si avvicinano, mi toccano le gambe e fanno per spingermi un po’ più in là per fare leva. Ma io non mi muovo di un millimetro. “Ahahah non sbagli, oggi come vedi è proprio una serata perfetta: un disastro dopo l'altro” “Perché, che è successo?” lancio la camicia là dove sta la giacca. “Non so, deve… devono essersi rotti i riscaldamenti, il che non è di certo una novità. Ma… stavolta boh, si saranno rotti al contrario, è da oggi pomeriggio che vanno a tutto spiano senza mai staccarsi” “Vuoi che dia un'occhiata ai caloriferi?” “Ma non serve, non è solo qui, tutto il palazzo sta bruciando in pratica” “Se vuoi vado giù a vedere la caldaia…” “NO!”  Angie praticamente mi dà un calcio, poi si ricompone “Ehm, no, tranquillo. E poi scusa è l'amministratore che deve chiamare dei tecnici, è pagato apposta! Che ci pensi lui” “Ok” “Poi metti che non risolvi il problema e magari danno la colpa a te che ci hai messo mano…” “Va bene” “E per lo meno non si gela” “Beh, sì, sempre meglio che gelare, però non è il massimo” “Lo so. Ed ecco spiegato… ehm, il motivo della mia… mise” continua Angie tirando di nuovo in giù l'orlo della maglietta per coprirsi le cosce. “Allora non lo definirei affatto un disastro” le sorrido e l'accarezzo col dorso della mano dalla caviglia al ginocchio. Lei mi guarda fisso negli occhi e per un attimo mi illudo che stia per saltarmi addosso e baciarmi, ma vengo smentito anche stavolta. “Allora? Che film guardiamo per primo? Il mio o il tuo?” “Decidi tu” ora come ora mi ero pure scordato dei film, del caldo, del vino, di dove stiamo e forse pure in che anno siamo. “No, dai, dimmi tu” la mia mano fa ancora su e giù. “Per me è uguale, Angie” “Anche per me” “Sei la padrona di casa, fai tu” “E tu sei il mio ospite, quindi sta a te” e ti pareva, come sempre: sta a me. “Uhm… e va bene! Allora, guardiamo prima il tuo” “Ok! La cassetta è lì sotto il televisore, la metti su tu? Io vado a prendere dell'acqua” in un nanosecondo Angie sgattaiola via in cucina e io mi ritrovo solo. Vado a spegnere lo stereo, poi davanti alla tv e, mentre mi metto a carponi per prendere la vhs di Quei bravi ragazzi, faccio un pensiero, anzi due, uno peggio (o meglio?) dell'altro. Il primo è che avrei preferito andare a prendere io l'acqua, per poi tornare qui e vedere Angie chinata al mio posto ad armeggiare col videoregistratore e che sarebbe stato un bel vedere. Il secondo pensiero è che la tv stava molto meglio di là in camera di Angie e che sarebbe stato molto più interessante guardarla insieme a lei dal suo letto. “L'hai trovata?” la domanda di Angie mi scuote, fisicamente, nel senso che faccio una specie di scatto, come se fossi stato colto in flagrante a fare qualcosa di illecito. “Sì sì” schiaccio Play, mi alzo e cerco di raggiungere il divano prima di lei. Ci riesco e mi siedo proprio nel mezzo. Così non potrà starmi lontana. Sorrido tra me e me, compiaciuto per la mia astuzia. “Se vuoi metterti comodo, stenditi pure. Io mi metto di là. Eheh volendo, abbiamo un divano a testa” ma Angie sarà consapevole del suo immenso potere? Quello di farmi cadere le palle con le sue uscite? “Veramente… non voglio” “Sicuro?” ma, non so, secondo te? “Sicurissimo, non voglio un divano tutto per me, lo voglio dividere con te” tendo le braccia e la prendo per la vita, tirandola verso di me, finché non la riporto sul divano. E l'abbraccio e la bacio e l'accarezzo, spingendola verso il bracciolo dalla sua parte. E a un certo punto la sento muovere una mano sotto di me e credo di sapere cosa sta per fare. E mi sento tutto d'un tratto euforico. Invece riesce a sorprendermi ancora, perché percepisco chiaramente il gesto con cui afferra il bordo della maglietta e lo tira giù, per l'ennesima volta. Mi viene da sorridere pensando alle mie stupide illusioni a luci rosse, anche se da una parte mi dispiace che Angie non si senta ancora a suo agio con me. Non c'è fretta, davvero, solo vorrei capire qual è il problema. Mi stacco da lei con un ultimo bacino e così le permetto di rimettersi a sedere. “Ok. Mandiamo avanti veloce tutte le pubblicità e gli avvisi. Dov'è il telecomando? Oh eccolo lì!” Angie, che prima stava quasi per abbandonarmi da solo su questo divano e che fino a un minuto fa faceva un po’ la ritrosa di fronte alle mie avances, praticamente mi sale sopra per scavalcarmi e allungarsi a prendere il telecomando sull'altro bracciolo del divano e poi fa la stessa cosa per tornare al suo posto. E non ho la minima intenzione di lamentarmi, anzi.
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Siamo quasi alla fine del mio film e la situazione è la seguente: il vino è finito da non mi ricordo quando, del cibo resta solo qualche salatino e due tortine al cioccolato, sono in maglietta e boxer perché fa veramente caldo, anche se abbiamo aperto la finestra del salotto; Angie sta fumando una sigaretta, sdraiata sul divano con le gambe sopra le mie e io le sto accarezzando da ore, cosa che contribuisce a fare alzare ulteriormente la temperatura, e io mi sento anche un pochino in colpa perché Harold è appena corso in ospedale con Maude e so già cosa sta per succedere, e il finale mi spezza il cuore ogni volta, e invece ora sono qui a bearmi di quanto sia liscia e morbida la pelle di Angie sotto le mie dita. “E’ triste. Ma anche bello, allo stesso tempo” commenta lei sui titoli di coda. “Già, davvero non l'avevi mai visto?” “Giuro. E ora capisco perché ti piace” “Eheh è vero, Cat Stevens ci ha messo del suo” commento pensando che si riferisca alla colonna sonora. “Mmm sì, ma non volevo dire quello. Intendevo che… beh, questo film è come te” scrolla la sigaretta nel posacenere appoggiato a terra e fa un altro tiro. Ed è stupenda. Non perché fuma, però… lo so che è una cosa sgradevole da dire, e poi fa anche male, è una pessima pessima abitudine, ma ci sono dei momenti, momenti particolari in cui, magari fomentato da un'eccessiva temperatura ambientale e una conseguente nudità, trovo qualcosa di estremamente sexy in una donna mentre fuma. “Assurdo?” “Assurdo, eccentrico, riflessivo, dolce e amaro…” Angie conta gli aggettivi sulla punta delle dita, lentamente, e non posso dire che non ci abbia preso. Quindi l'ha capito che c'è anche l'amaro, il buio. Forse è per quello che ancora non si fida completamente di me. “Eccentrico eh?” un ghigno diabolico mi spunta sulla faccia. “Beh…” “Disse colei che cercò di aprire una bottiglia con una scarpa alla finestra” “Ok questa diventerà un'altro di quei tormentoni per cui mi prenderai per il culo a vita?” “Sì… dopotutto non posso più prenderti in giro per le tue uscite con Meg a scopo rimorchio” “Ah no? E perché?” si mette a sedere e per un attimo temo di perdere il contatto con le sue gambe, ma le tiene sempre sulle mie. “Perché non le fai più” la prendo per la vita e la abbraccio, mentre lei mi mette le mani sulle spalle. “Sicuro?” “Non ne hai più bisogno” “Posso appendere le mie efficacissime tecniche di conquista al chiodo allora?” “Certo, ormai hai rimorchiato me” “Come ho fatto poi, non si sa…” “Con le tue efficaci tecniche di conquista” “Che consistono in? Non fare assolutamente niente?” come se avesse avesse avuto bisogno di fare qualcosa per farmi cadere ai suoi piedi. Mi stendo giù sul divano e me la tiro dietro. “Essere te stessa e non fare assolutamente niente, il metodo migliore” “Se lo dici tu…” borbotta lei, mentre cerca di tirarsi su, ma io la tengo stretta e glielo impedisco. A questo punto, anche per non scivolare dal divano, è costretta a mettersi più o meno a cavalcioni sopra di me. “Con me ha funzionato, non vedi?” l'acchiappo mentre cerca di nuovo di divincolarsi, la stringo ancora più forte e le infilo una mano sotto la maglietta per accarezzarle la schiena. “Eddie! Dai, fammi tirare su…” “Perché?” “Perché così ti faccio male…” “Ma figurati!” “E’ vero” “Non mi puoi schiacchiare, lo sento che hai tutto il peso sulle ginocchia e sulle braccia” “Perché voglio risparmiarti l'asfissia da schiacciamento” “Ma piantala!” decido di usare le maniere forti e dalla schiena scivolo verso l'ascella per farle il solletico, ma lei cede molto prima che io ci arrivi. Appunto mentale: Angie soffre un sacco il solletico “Oh, così va meglio!” “Ahahah smettila!” “Molto meglio” ripeto quando ci ritroviamo praticamente naso a naso e allora smetto di torturarla, chiudo gli occhi e respiro in silenzio insieme a lei per credo cinque minuti, aspettando qualcosa… che non arriva. Angie sposta le mani dai miei capelli, dove erano affondate per sbaglio, e, aggrappandosi ai cuscini, si solleva e si stacca da me. “Spengo la tv” Angie si allunga sul tavolino dove ho lasciato il telecomando per prenderlo e spegnere l'apparecchio, poi si risiede, ai miei piedi. Faccio un respiro profondo e mi tiro su a sedere anch'io. “Sarà meglio che vada” faccio per alzarmi, ma Angie con un gesto repentino mi tira per un braccio e mi rimette a sedere con decisione. “DOVE VAI?” “A casa, così ti lascio dormire” le do un buffetto sulla guancia e provo di nuovo ad alzarmi in piedi, ma Angie me lo impedisce di nuovo. “Ma io non voglio dormire! Cioè… voglio dire, che puoi dormire con me, insomma, puoi fermarti qui a dormire” “Anche stasera?” “Sì! Perché? Non vuoi?” Angie tormenta ancora l'orlo della sua maglietta e se tira un altro po’ la trasformerà in un saio. “Certo che voglio. Pensavo che magari poteva essere un problema” “Per quale motivo?” “Non so, per Meg?” “Meg non c'è, dorme fuori” “Ma domattina tornerà, no? Se mi vede qui anche domattina? Cosa penserà?” io lo dico per lei, mica per me. Se mi vede e fa due più due io sono solo contento. “Niente, cosa deve pensare? E comunque gliel'ho già detto” “Gliel'hai detto?” le chiedo io improvvisamente interessato e carico di speranza. Che abbia rivelato finalmente a qualcuno che stiamo assieme? “Sì, le ho detto che saresti venuto stasera. E che magari ti saresti fermato a dormire” speranza infranta in dieci secondi netti. Forse. “E lei?” “E lei niente, ha detto Va bene” Angie alza le spalle e prende le ultime due tortine rimaste sul tavolino, addentandone una e porgendomi l'altra. “Va bene? Va bene e basta?” prendo il dolce e gli do un morso. “Sì, cosa doveva dire?” “Niente. Ma… allora Meg lo sa” “Certo che lo sa, te l'ho appena detto! Perché d'un tratto ti fai tutti questi problemi?” “No, intendo dire che lo sa… di noi…” un secondo morso e la tortina non c'è più. “NO! Io… io non le ho detto niente” “Angie… è la quarta volta che dormiamo insieme in una settimana, non credo sia necessario che tu glielo dica. Se non è scema, l'avrà capito da sola” “Sa che dormo da te e tu da me, non è che sa… cosa… ehm… cosa facciamo” Angie finisce il suo dolcetto e si versa mezzo bicchiere d'acqua per mandarlo giù meglio. “Credo lo possa intuire” anzi, sono sicuro che l'intuito di Meg andrà ben oltre quello che accade davvero tra me e Angie nella realtà. “Meg non ha peli sulla lingua: se avesse dei sospetti, me ne avrebbe già parlato apertamente” “Fallo tu” “Cosa?” “Parlagliene apertamente, dille di noi” “CHE? PERCHE’?” ma perché la terrorizza così tanto? “Perché è una tua amica e da qualche parte dovrai pure cominciare, no?” “Di che cazzo stai parlando?” “Senti, ne abbiamo già discusso, vuoi tenere la cosa segreta? E va bene, ci sto. Però potresti fare una cosa graduale, senza grandi annunci collettivi, cominciare a dirlo a qualcuno. E perché non dalla tua migliore amica?” “Non lo so, forse perché è totalmente incapace di tenere un segreto?” Angie mi guarda come se fossi scemo e alza gli occhi al cielo. “Beh appunto, ancora meglio, no? Lo diciamo solo a Meg e poi ci pensa lei a far girare la voce, così ci risparmiamo gli annunci” provo ad abbracciarla e mi becco una sberla sul petto. “Vaffanculo, Eddie” “Andiamo a letto?” “Mmm… ok”
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milich96 · 5 years
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Volevo solo farti sapere che apprezzo molto la tua arte, i tuoi disegni sono davvero simpatici e caratteristici, inoltre hamtaro è tra i miei anime preferiti in assoluto .. sono contenta di sapere che ci sia un'artista italiana che condivide questa passione ^.^
Ahhhh occielo ma che cosa dolcissima, grazie mille!!! ⭐⭐⭐⭐
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Hamtaro è sicuramente nella mia top 5 di anime preferiti e recentemente la nostalgia mi ha preso e niente, ho ricominciato a disegnarlo hahah Sono felice, non solo di trovare altri compatrioti fan del cartone, ma a cui piacciono le scemenze che disegno haha
Grazie ancora e ancora per avermi mandato questo messaggio ❤❤❤
Psst se te la senti mandami pure un mex in privato, così possiamo parlare ancora di più ⭐⭐
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Nome: Rory
Link del tuo blog: http://roryartdot.tumblr.com
Cosa fai?: Artista disoccupata, purtroppo.
Come si chiama il tuo Mc: Amelia, il mio OC da self insert.
Breve descrizione dell’Mc: In queste cose il mio personaggio è sempre una versione di me. Ha quindi lunghi capelli biondi, alta 1,65, le piacciono le cose carine ma ha un segreto gusto per macabro e storie horror che ogni tanto affiora. Innamorata persa di Asra dal Day1.
Cosa ti piace di questo gioco?: I disegni. Ho inziato a giocarci perché vedevo delle bella fanart. Gioco da un paio di settimane o poco più e sono piuttosto indietro con la storia.
Personaggio/i preferito/i?: Asra e Faust. Onestamente, ho scaricato il gioco dopo alcune fanart di Julian, ma dopo aver giocato i primi capitoli ho realizzato che lui non mi piace per niente. Degli altri, nessuno a parte Asra è il mio tipo. E morirei per la felicità di Faust.
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lesolitecose · 5 years
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Oggi volevo dedicare un post a una delle persone più importanti della mia vita, colui che c'è sempre stato, e che nonostante tutto non si è mai arreso di fronte a niente, soprattutto di fronte al sogno di diventare un grande artista (cosa che ai miei occhi è già). Ogni volta che vado a casa sua c'è sempre qualche novità che mi vuol far vedere, e io, puntualmente, non vedo l'ora di scoprire di cosa si tratti, anche se so che è sempre qualcosa di bello trattandosi di lui. Una volta mi ha fatto un ritratto, una piccola bozza che col tempo è riuscito a trasformare in uno dei disegni che mi piacciono di più (non per egocentrismo, ma per la mano d'opera e l'impegno che ci ha messo dentro) e ora, quando tira fuori tutti i suoi sketch book , mi rivedo lì, tra quelle pagine piene di idee e sentimenti nascosti, e l'idea che un giorno sfogliando quei vecchi quaderni mi ritrovi così, mi fa sorridere.
In questi anni abbiamo condiviso tantissime cose, ci siamo costruiti una marea di ricordi insieme a tutti i nostri amici, e la cosa straordinaria è che, anche quando stavamo per mollare tutto, alla fine ci siamo tenuti più stretti.
Avrei mille altre cose da dire, ma non la finirei più di scrivere. Gli voglio bene, anche se suona banale, semplice e scontato, ma non è solo tutto qui.
Io sorrido
e tu
mi salvi la vita.
Ps. Seguitelo su istagram, è eccezionale! (e non lo dico perché sono sua amica, ma lo dico perché è davvero bravo!) ❤️
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Non il sabato sera
Non sono una da sabato sera in discoteca, ma più una da pizza sul lettone il sabato sera e Buongiorno Amore Mio la domenica mattina. 
“Vuoi che ti preparo il caffè? Mi sento che oggi viene buono”
Non sono una che si trascura, mi piace curare ogni dettaglio di me, per sistemare quello che invece non si vede.
“Giuro dieci minuti e sono pronta”
Non sono una da scarpe da ginnastica e tuta, sono più una a cui piace camminare in punta di piedi e indossare abiti scomodi.
“Metti una tuta, chiama un taxi e vieni qui”
Non sono una con grandi tatuaggi, nemmeno si vedono, i miei. Per vederli devo essere spogliata di tutto, per leggerli, per leggermi.
“Niente disegni, non su di te. Ah, questo è sexy però”
Non sono una da grandi festival, ma più da grandi concerti, quelli dove si piange, e poi piangiamo tutti per la stessa canzone.
“A te che sei, sostanza dei sogni miei, compagna dei giorni miei”
Non sono una da lunghe camminate nei parchi, ma più una da chilometri tra gli scaffali delle librerie. Il profumo è lo stesso.
“Sai, c’è un’enorme libreria in Danimarca dove vorrei portarti, sarebbe il posto perfetto per te”
Non sono una da cene troppo sofisticate, mi piace ridere fino alle lacrime e fare la scarpetta con il sugo.
“E’ stata la cena più divertente della mia vita. Cosa mai avrà avuto di diverso quel grissino? E poi hai visto come hanno portato quei carciofi?! A noi nemmeno piacciono i carciofi!”
Non sono una che ama ballare in mezzo a tanta gente, ma amo il modo che hai di guardarmi quelle poche volte in cui capita.
“Eri la cosa più bella che potessi avere davanti, volevo solo che tutti sapessero che sei Mia”
Non sono una da film vuoti, mi piacciono i grandi classici, i grandi film, i grandi attori, le grandi emozioni.
“Ma come non lo hai visto? Non ci credo!”
Non sono una che abbraccia, io non abbraccio mai nessuno. In tutta la vita non ho mai abbracciato qualcuno da dietro prima di addormentarmi, eppure adesso lo faccio quasi ogni notte con te.
“Mi abbracci amore?”
Non sono una che fa il primo passo, ma più una che ne fa tre o quattro prima di arrivare.
“Guardaci qui, adesso, in questa vasca. Pensa se tu fossi tornata indietro.”
Non sono una da videogiochi, sono più una da Mi Piace Infastidirti Mentre Giochi .
"Sei la mia Vittoria Reale”
Non sono una da facciamo l’amore solo ogni tanto, ma più una da facciamolo sempre.
“Credo che da questo momento non potrò più fare a meno di te”
Non sono una da sabato sera, e nemmeno tu lo sei. Non sei uno da sabato sera, sei uno da per tutta la vita.
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     👑☠️     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐣𝐚𝐦𝐢𝐬𝐨𝐧 𝐝𝐰𝐚𝐲𝐧𝐞 & 𝐬𝐚𝐫𝐚𝐡 𝐣𝐢𝐥𝐥𝐢𝐚𝐧      ❪    ↷↷     mini role ❫      c  o  l   l   e  g  e      15.10.2020  —  #ravenfirerpg
Il nuovo anno accademico portava con sé il sapore della novità, la voglia di riprendere dopo la pausa estiva, e in qualche modo questo atteggiamento propositivo si ripercuoteva spesso anche sui suoi studenti. I corridoi cominciavano ad essere affollati e il vociare continuo era ormai una regola. Jamison teneva la maggior parte delle sue lezioni al mattino, qualche pomeriggio lo trascorreva nel suo ufficio per dare alla possibilità agli studenti di andare a ricevimento, e i restanti li trascorreva all'Aquarium. Non si poteva dire, infatti, che non fosse un uomo impegnato, ma sapeva come equilibrare ogni cosa. Mancavano pochi minuti al termine della sua lezione, la lavagna era ancora scritta con disegni e formule, gli studenti lo seguivano con attenzione, ma stressarli le prime lezioni dell'anno non giovava a nessuno di loro. Terminò la sua spiegazione congedandoli con un saluto prima che la classe si svuotasse e rimanesse solamente una ragazza seduta in uno dei primi banchi. Il dooddrear prese il proprio tempo a mettere via i suoi libri prima di notare ancora la presenza della giovane.
« Miss Marshall, la lezione è stata di suo interesse? »
Sarah Jillian Marshall
Le lezioni universitarie erano ricominciate e Sarah era al settimo cielo, durante tutto il periodo estivo il collage le era mancato davvero tanto, era quel tipo di studentessa che si attardava durante le lezioni giusto per finire di trascrivere in bella gli appunti della lezione, preferiva farlo quando ancora le nozioni erano ben chiare nella mente, non che avesse problemi di memoria la fata ma si era presa tale abitudine dal suo primo anno, in quel periodo ella si attardava pur di non tornare presto a casa. Ultimamente tra le lezioni ed il lavoro part time all’erboristeria, Sarah doveva fare le cose di corsa, ma fortunatamente i titolari del negozio erano stati molto dolci con lei, dicendole che poteva arrivare in negozio anche con qualche ora di ritardo. Quel giorno, la lezione di biologia era finita e lei come da abitudine stava finendo di trascrivere ciò che il professore aveva appena spiegato, tanto da non rendersi conto di essere rimasta sola nell’aula con lui, se ne rese conto quando l’uomo le rivolse la parola. «Oh si, moltissimo. Argomento molto interessante. Come inizio non c’è male.» Era sincera la Marshall, per lei la spiegazione era stata piuttosto chiara, interessante, il professore aveva il carisma e la bravura tale da coinvolgere tutti gli studenti affinché essi non si annoiassero.
Jamison Dwayne H. Forbes
Era difficile per il dooddrear non entusiasmarsi di fronte alla sua classe, soprattutto perché vedeva in loro lo stesso entusiasmo che aveva lui stesso quando frequentava il college. Okay, forse era più attratto dal genere femminile che dalla lezione, eppure si divertiva. Era anche questo uno dei motivi per cui aveva scelto di percorrere quella strada. Aveva osservato con attenzione i propri studenti, il fatto che fossero attenti, alcune più di altri lo sapeva, ma non la giovane che s'era attardata a ricopiare probabilmente alcuni appunti. « Sembra molto entusiasta del corso, ne sono felice. » Commentò incrociando le braccia al petto dopo aver riposto ogni libro nella borsa in pelle che era un po' come un cimelio di famiglia. Non era raro che Jamison si fermasse a parlare con qualche sua studentessa, e in fondo gli piaceva perfino confondersi tra di loro. « L'anno scorso ha avuto dei bei voti, e non mi sorprenderei se fosse così anche quest'anno. C'è qualcosa però che cambierebbe? Sono più che propenso ad accettare anche consigli dai miei studenti su come migliorare. Ne ha qualcuno? »
Sarah Jillian Marshall
«Beh, mi piace molto il suo corso, lo seguo sempre con interesse.» Niente di più vero per la fata, amava la facoltà da lei intrapresa, sperava un giorno di riuscire a diventare una biologa, non aveva ancora le idee chiare circa la specializzazione ma sicuramente avrebbe scelto qualcosa che avrebbe certamente fatto a caso suo. Ascoltò le parole del professore e posò la penna con la quale stava trascrivendo gli appunti. «Ci tengo ad avere ottimi voti e poi sin da piccola lo studio è stata una mio passione ed ancora oggi cerco di dare il meglio e superarmi.» Non era una persona pretenziosa la Marshall, anche davanti alle difficoltà o ad un voto più basso rispetto ai suoi standard non si indignava anzi vedeva in ciò un pretesto per dare il massimo la volta successiva. «Vuole dei consigli da me? Non so che dirle a me le sue lezioni piacciono molto. Non so, forse dovrebbe fare più domande in classe? Oddio i miei colleghi mi odieranno.»
Jamison Dwayne H. Forbes
Il sorriso che era comparso sulle labbra del professore era ancora lì, soprattutto nell'osservare la reazione della giovane studentessa che ora appariva quasi in imbarazzo. Non era sua intenzione che ciò accadesse, ma contava molto per lui che gli studenti fossero tutti soddisfatti. Inclinò appena il capo prima di incrociare le braccia al petto e riflettere su come avrebbe potuto migliorare quell'aspetto delle sue lezioni. Voleva un tipo di lezione interattivo e non statica come era successo ai suoi tempi, ma che coinvolgesse tutti dal primo all'ultimo. « Credo che abbia ragione, sa? » Si passò una mano sulla mascella squadrata e coperta da un velo di barba che ormai aveva fatto suo prima di rivolgersi a Sarah. « Vorrei che foste tutti coivolti, in una lezione più interattiva. Ad ogni modo, Miss Marshall... Ha già pensato alla sua specializzazione? »
Sarah Jillian Marshall
«Dice? Il mio era solo un consiglio buttato lì sul momento.» Mormorò la fata che probabilmente sarebbe stata odiata dai suoi colleghi di corso, ma non avrebbero di certo mai saputo che se il professore avesse iniziato a rendere interattiva la lezione era per un'idea avuta da lei. Probabilmente avrebbero pensato che voleva vederli più coinvolti nella lezione e poteva benissimo starci. «In realtà no, non ho ancora pensato alla specializzazione, dovrei ma penso che deciderò all'ultimo minuto. Lei ha qualche consiglio da darmi?» Chiese curiosa del parere del professore, aveva vagliato qualche specializzazione la giovane, ma era ancora molto confusa a riguardo, però ascoltare le proposte altrui magari le avrebbe dato una visione diversa. Poggiò le sue cose dentro la borsa e guardò il professore, tenendosi pronta ad ascoltare ogni suo consiglio.
Jamison Dwayne H. Forbes
Era questo che aveva in mente il professore quando parlava del fatto che volesse un qualcosa di interattivo, dove i partecipanti potevano tranquillamente scambiarsi opinioni e arricchirsi vicendevolmente, esattamente come stavano facendo lui e Sarah. Sorrise sinceramente alla giovane, un leggero movimento del capo per annuire prima di inclinare appena lo stesso per scrutarla. « Non abbia paura, rimarrà il nostro piccolo segreto e gli altri studenti non lo sapranno, se questo è ciò che la preoccupa. » Commentò il dooddrear prima di notare quando si fosse fatto tardi. Era stata una conversazione che avrebbe voluto proseguire, sicuramente avrebbe forzato la mano per farle intraprendere la sua specializzazione ma sapeva che quella era una scelta che spettava solamente alla Marshall. « Posso dirle che ha un talento innato nella mia materia, e mi piacerebbe che potesse valutare anche la tesi con me, ma mai come in questo momento non voglio darle consigli. La scelta della specializzazione è una scelta di vita che spetta solamente a lei, Miss Marshall... Ora, mi dispiace davvero ma devo lasciarla, in ogni caso ci pensi. » Le strizzò l'occhiolino e Jamison s'affrettò per prendere la proria borsa e dirigersi così prima nel suo studio e poi all'Aquarium. Era quella la sua vita, impegni su impegni, ma andava bene così.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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