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#reportage fotografico
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Carnevale di Ndirucce - Città Sant'Angelo 🎭🎊
Tema: Canta che ti passa! 🎼🎧🎶
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fashionbooksmilano · 1 year
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William Klein  Painted Contacts
Roberto Koch Editore,Contrasto Roma 2020, 140 pagine, 69 fot.colori,  20,4 x 29 cm, ISBN  9788869658068
euro 35,00
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Una nuova edizione compatta delle foto del cuore di William Klein: i provini a contatto dipinti
Painted Contacts presenta le foto del cuore di Klein: i provini a contatto dipinti. Queste immagini sono presentate ora in una scelta sorprendente e aggiornata con trenta fotografie in più rispetto al volume, uscito in una versione lussuosa, qualche anno fa. Settanta fotografie del grande fotografo-artista americano ripercorrono la sua vita e la sua visione: opere in cui la commistione di pittura e fotografia trova espressione nel gesto dell’autore che sceglie, tra i vari provini a contatto, l’immagine da ingrandire e la contorna di segni grafici forti e unici. Un foglio di provini a contatto contiene sei strisce di immagini, ognuna con 6 pose, per un totale di 36 fotografie scattate a un 125° di secondo. Queste frazioni di momenti rimangono lì, sulla carta, ed è all’autore che spetta il compito più complicato, per molti il vero gesto creativo: la scelta artistica. Evidenziate con tratti di colore, forti tinte acriliche che ne sottolineano l’importanza, Klein ha saputo rendere le foto dei contatti dipinti, ingrandite a dismisura, dei veri pezzi unici, immagini che racchiudono il senso della visione di questo maestro della fotografia e insieme il gesto dell’artista, la sua concezione della vita come un flusso inarrestabile di immagini, suoni, rumore e danza. Così, attraverso i contatti dipinti, Klein ha deciso di raccontare la sua vita, il suo sguardo sulla città (da New York a Roma, Parigi, Mosca e Tokyo), sull’universo della moda, sul cinema e sul mondo. William Klein (New York, 1928) esordisce a Parigi come pittore e nel 1954 torna a New York per fotografare la sua città e realizzare il libro New York (1956). Negli anni ‘50 sarà a Roma, a cui dedicherà un secondo volume fotografico, e poi a Mosca, Tokyo, Parigi. Dalla fine degli anni ’50 alterna cinema e fotografia con lavori di finzione, immagini di moda, reportage. Contrasto ha pubblicato: William Klein. Retrospettiva, Roma+Klein, Parigi+Klein e William Klein. Il mondo a modo suo
21/03/23
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susieporta · 6 months
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Il solo amore, è quello impossibile.
Breve sunto di una lezione scolastica
Classe: 12-14 anni
' Il solo vero grande amore, è quello impossibile.'
Mormorio e risatine...
'Prof , spieghi? Le nostre storie non valgono nulla?
' Al contrario. Le vostre storie d'amore, oggi ( e qua di coppie ne vedo tante) sono tali perchè portano dentro il resto di qualcosa di non realizzato, inappagato. Se così non fosse, vi sareste già mollati'
Meta classe si mette piu in attenti e segue, l'altra invece accende i telefoni..'
Si va avanti
'l'amore assoluto, vero, è quello impossibile. E proprio perchè è tale, permette di avere relazioni diciamo 'normali'
' Non capisco' ( ragazza molto sveglia, e sul pezzo)
'L'amore è per caso, e unisce ed interseca vite che si sfiorano, apparetemente inconciliabili. Essi si innamorano, e si agganciano per sempre, ma non stanno assieme'
'Perchè?
Proprio perchè appartengono a mondi oppostiti, per certi versi incompatibili. L'amore lascia qualcosa di aperto, di erotizzato si dice in termini clinici.
Una tensione amorosa legata all'oggetto perduto, che fa in modo tal da rendere quel varco mai aperto, mai chiuso, ma sempre erotizzato
' In senso sessuale??
'No . il sesso non c'entra. Tu puoi fare sesso anche con un ebete, se fisicamante attraente. ( risate fragorose...)
Ma dopo, lui non sarà mai in grado di saziare quel desiderio innescato dal primo incontro, magari andato in fumo'
' Comincio a capire'
' Ok. Allora , dunque. Proprio perchè e' impossibile resterà il Grande Amore, . Perchè non consumato, non toccato, Non immerso nella quotidianità, non usurato dal tempo e dal decadimento del corpo L'altro è sempre quello che avete incontrato, ma non avete potuto avere.'
'Sapete secondo Lacan, quale è la lettera d'amore piu' importante? Quella non spedita. Trattenuta da voi, non in taccata.
Vi faccio un esempio
C'è un film, chiamato i ponti di Madison County che forse voi no, ma il vostro pro qua alle mie spalle ha di certo visto ( prof ingnavo colto di sorpresa mentre scrive al telefono, risate dei ragazzi)
Ecco, chiedete in casa di vederlo, lo trovate su molte piattaforme
Racconta un amore, un amore impossibile.
Che dura solo pochi giorni.
Ma eterno
cito:
Il film è ambientato nello stato dello Iowa. Attraverso i tre diari personali di Francesca Johnson (Meryl Streep), lasciati in eredità ai suoi due figli, avviene il racconto dell’estate 1965. Mentre marito e figli sono in viaggio, Francesca, casalinga, vive una fugace ma intensa storia d’amore con il fotografo Robert Kincaid (Clint Eastwood).
Giunto per fare un reportage fotografico dei sei ponti coperti di Madison County, Robert entra come un uragano nella vita di Francesca, fino a farla innamorare. Lei, però, vive la lotta interiore tra la morale famigliare e la nuova passione sopraggiunta, fino al momento in cui compie una scelta dolorosa.
Nelle pagine del diario, Francesca, nome quanto mai simbolico per la tradizione letteraria, racconta le sue scelte. Non cerca giudizio favorevole, non argomenta con ragioni e motivazioni. Lascia solo dispiegare gli eventi che, nella loro forza poetica, creano ponti empatici. I ponti di Madison County sono ponti reali che collegano i due amanti, ad inizio film, e sono ponti immaginari, che collegano due anime lontane.
L’Iowa, con i suoi spazi sterminati, diventa foglio bianco per scrivere dell’amore tra due individui soli e diversi. Un luogo dove, per pochi giorni, reale e immaginario collassano in corpi avvinghiati, sorrisi e abbracci. Capelli al vento, picnic, bagni caldi e luci soffuse. Canzoni blues, balli e cene come Dio comanda.
Il principio di realtà poi ritorna prepotente, e come lama squarcia i fogli ora pieni di parole. Ma l’immaginazione e il ricordo restano intatti come un diamante, eterno. Prendono spazio e forma non più nel caldo Iowa, ma nella mente dei protagonisti, dove il tempo, così rapido nell’estate 1965, diventa invariato, fisso.
' Avete capito, adesso?
Un amore fugace, impossibile, e per questo eterno'
'Prof, io non credo di aver capito molto, ma qualcosa si.
Quello che so, è che oggi mollo il mio ragazzo..'
Risate generali che durano mezz'ora.
E mi fanno capire, se mai ce ne fosse bisogno che due ore passate qua, con questi studenti che mi hanno pure preso per i fondelli, valgono mille congressi in giro per il mondo.
Maurizio Montanari
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curiositasmundi · 11 months
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In una sala gremita, presso Francavilla al Mare, Rino Rocchelli sorride alla platea e ringraziando, dopo aver ricevuto un premio dedicato alla memoria del figlio, dice una frase molto significativa: “La Verità è stata trovata, non la Giustizia”. Non si può riassumere meglio quello che è successo il 24 maggio del 2014. Andy Rocchelli era un talento fotografico riconosciuto, i suoi reportage dai territori dell’ex Unione Sovietica erano precisi nello stile e riconoscibilissimi, la stima del suo lavoro era evidente e non deve essere riscoperta. Coprendo la questione del Donbas nei mesi dei referendum non riconosciuti del 2014, Rocchelli morirà insieme al collega e amico Andrej Mironov sotto il fuoco dalla parte ucraina nei pressi di Slovjiansk. Rimarrà ferito ma vivo il corrispondente francese William Roguelon. La notizia sconvolse l’industria fotografica nel profondo, furono tantissimi i presenti al funerale di Rocchelli a Pavia, e il ricordo addolorato dei ragazzi e delle ragazze di Cesuralab, realtà fotografica che Andy fondò anni prima insieme ad un pugno di altri fotografi, è un’immagine fortissima che rimarrà impressa a tutti i presenti. Il caso Rocchelli purtroppo si evolverà in una questione politica, da una parte i filo ucraini in Italia considereranno la questione argomento di propaganda filorussa, dall’altra molti canali simpatizzanti proprio dei filorussi useranno Rocchelli per descrivere gli ucraini come atroci assassini. È un’ingiustizia nell’ingiustizia, poiché la morte di Rocchelli rimane un dolore umano: un collega è rimasto brutalmente ucciso mentre faceva il suo mestiere, e chiunque abbia voluto indagare per capire chi fosse il colpevole di quest’atrocità ha fatto il suo sacrosanto dovere. Invece le indagini saranno sempre inquinate dalle urla di varie tifoserie, in particolare quando verrà arrestato Vitalij Markiv nel 2017. Il soldato ucraino venne accusato dell’uccisione dei reporter poiché era presente sulla collina da dove sono partiti i colpi, la quale era presieduta dal reparto della Guardia Nazionale di cui Markiv faceva parte e da uno dell’esercito. Il processo sarà piuttosto teatrale, ucraini presenti sempre in aula accoglieranno ogni volta Markiv con l’urlo “Slava Ukraïni!” e la risposta “Heroiam slava!” (Gloria all’Ucraina! Gloria agli Eroi!). Secondo il governo ucraino Markiv è vittima di un processo persecutorio fatto nell’isterismo di trovare un colpevole. Dall’altra parte le autorità italiane denunceranno chiaramente gli ostacoli posti dalle autorità ucraine durante le indagini nel tentativo di sabotarle. Il processo, il 3 novembre del 2020, finisce con l’assoluzione di Markiv che arriva per un errore formale. In un battito di ciglia Markiv se ne torna in Ucraina accolto da eroe. Il suo paese è già governato dal presidente Zelenskiy, che su questo tema non ha mai pronunciato una sillaba negli incontri oramai super amichevoli tra i nostri paesi. Solamente lo sforzo di due reporter italiani, Giuseppe Borello e Andrea Sceresini, porterà nuovi dettagli che metteranno luce su chi è colpevole di quello che è successo.
[...]
In tutto questo sulla famigerata lista ‘Myrotvorec’ il nome di Rocchelli era presente e orribilmente segnalato come: “liquidato”. Come se fosse stato un nemico politico, non un giornalista che svolgeva il suo lavoro. Ma su quella lista molti corrispondenti italiani ci finiscono ancora oggi, le autorità ucraine dicono che non la ritengono ufficiale e non ha peso, ma i nomi ci sono e uffici stampa, comandanti, soldati, fixer che sono legati a ideologie di estrema destra invece la leggono come fosse il Vangelo.Sulla morte di Rocchelli bisogna rimanere solidi “rompicoglioni”: quello che gli è successo è un crimine di guerra ed essere obiettivi significa che, se piangiamo i colleghi morti in Donbas sotto i bombardamenti dell’artiglieria russa, si deve anche puntare il dito su chi è responsabile nella Difesa ucraina, perché una famiglia ha perso un figlio, un’attivista che era voce autorevole per i diritti umani come Mironov non c’è più, colleghi si stringono nel dolore di un fratello ucciso ed è semplicemente insopportabile che su mille strette di mano e abbracci non venga detta la frase: la questione va chiusa per il bene della Giustizia. Qualcuno potrà pensare che Rocchelli si sia trovato nel posto sbagliato e queste cose capitano quando ci si immischia in una guerra. Questo pensiero è sbagliato e può esserlo per due motivi: o non fai il reporter e non conosci le dinamiche oppure sei fazioso, perché un reporter è sempre nel posto giusto quando la sua esperienza e il suo intuito lo portano dove la storia è presente. Gli incidenti capitano, ma qui parliamo di un’uccisione intenzionale.
[...]
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carmenvicinanza · 1 year
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Eva Besnyő
https://www.unadonnalgiorno.it/eva-besnyo/
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Eva Besnyő, fotografa e giornalista che ha fatto parte di quella schiera di apolidi ungheresi che tra gli anni 20 e 30 del ‘900 hanno girato l’Europa alla ricerca di una libertà  civile e artistica.
Si è occupata di reportage, ritrattistica, si è specializzata in fotografia di architettura, è stata la reporter ufficiale del movimento femminista dei Paesi Bassi.
La sua fotografia, realista e militante, l’ha resa una professionista indipendente che è riuscita a scegliere di vivere come sentiva di fare, nonostante fosse una donna, ebrea, attiva politicamente durante la seconda guerra mondiale e dopo. Ha viaggiato, frequentato importanti circoli artistici formandosi con grandi maestri, sperimentato stili e tematiche differenti.
Nacque a Budapest il 29 aprile 1910 da una famiglia ebrea benestante, da madre ungherese e padre ebreo che, nonostante avesse cambiato il suo cognome ebraico, Blumgrund, in quello ungherese Besnyő, morì a Auschwitz, nel 1944.
Suo amico d’infanzia e vicino di casa era Endre Friedmann che, ispirato da lei, che lo portava in giro a fotografare con la sua prima Kodak Brownie, sarebbe poi diventato il celeberrimo Robert Capa. La loro amicizia è durata per tutta la vita.
Dopo il liceo è andata ad apprendere il mestiere nello studio di József Pécsi, specializzato in ritratti e fotografia pubblicitaria, un importante luogo di ritrovo per i futuri artisti visivi degli anni ’20 e ’30.
La sua visione e tecnica fotografica è scaturita dal libro Die Welt ist schön (Il mondo è bello) di Albert Renger-Patzsch, precursore della Nuova oggettività in fotografia, che prevedeva un atteggiamento asettico verso la vita e l’arte, accentuando solo alcuni particolari per aumentarne l’effetto espressivo. Da quel momento in poi le sue fotografie hanno scrutato il mondo senza sentimentalismi o accenti lirici, guardando la realtà in maniera diretta e senza fronzoli.
Trasferitasi a Berlino nel 1930, allora centro dell’avanguardia e della sperimentazione artistica, vendeva le sue foto a riviste che le firmavano con nomi maschili.
Entrata a far parte della cerchia di artisti e intellettuali impegnati socialmente e politicamente, ha frequentato i corsi serali della Scuola marxista per lavoratori, conosciuto il teatro sperimentale, il cinema russo, la Bauhaus e le nuove correnti di architettura, facendo propria l’estetica della Neue Sehen, basata sulla sperimentazione tecnica, sull’uso di inquadrature inconsuete, diagonali, angoli di ripresa dall’alto verso il basso e viceversa, contrasti di luci e ombre, costruzione geometrica della scena.
Alla fine del 1931 era riuscita ad aprire il proprio studio fotografico, continuando a lavorare su reportage giornalistici commissionati da agenzie di stampa. La famosa fotografia del bambino che cammina lungo una strada, portando sulla schiena un violoncello, Boys with Cello, risale a quel periodo, così come la serie di foto dei portuali sulla Sprea, dei carbonai in strada, degli operai ad Alexanderplatz, allora il più grande cantiere in Europa.
Nell’autunno del 1932, per l’ondata crescente di antisemitismo, si vide costretta a lasciare Berlino per trasferirsi ad Amsterdam, dove era entrata a far parte della schiera di artisti che ruotavano intorno alla pittrice Charley Toorop (dedita a sviluppare lo stile pittorico del realismo sociale).
Le immagini di quel tempo includono molte iconiche fotografie su temi sociali. Il suo lavoro diventava sempre più politico, mentre si consolidava anche la sua reputazione come fotografa di architettura secondo l’idea di Nuova costruzione funzionalista, edifici creati dando priorità all’utilità funzionale, anziché all’estetica.
Ha fatto parte del Vereeniging van Arbeiders Fotografen (VAF), associazione di fotografi affiliata all’allora Partito Comunista dei Paesi Bassi, collaborato con la rivista socialista illustrata Noi. Il nostro lavoro, la nostra vita e fatto parte della BKVK (Associazione delle arti per la protezione dei diritti culturali) con cui ha organizzato la mostra di protesta del 1936 contro i Giochi Olimpici di Berlino “D-O-O-D” (De Olympiade onder Diktatuur).
Nel 1937 è stata fautrice della mostra internazionale Foto ’37, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, a cui parteciparono i più noti fotografi del tempo.
Per la resistenza olandese produceva fototessere per carte d’identità di persone appartenenti a gruppi clandestini.
L’invasione tedesca del maggio 1940, la costrinse, come ebrea, a vivere in clandestinità.
Dopo il Decreto Giornalistico del maggio 1941, non poté più pubblicare con il proprio nome a causa delle sue origini ebraiche e venne costretta a usare uno pseudonimo, Wim Brusse.
Attratta da una visione del mondo plasmata dall’umanesimo, negli anni del dopoguerra, le sue fotografie divennero stilisticamente decisive per il neorealismo.
Ha partecipato a mostre collettive al MoMa di New York e ricevuto la medaglia d’oro alla Prima Biennale della Fotografia di Venezia, nel 1957.
Negli anni ’70 è stata la “portavoce visiva” del movimento femminista marxista olandese Dolle Mina partecipando, come attivista, alle performance di strada che mescolavano umorismo e provocazione in un’atmosfera giocosa.
Nel 1980 rifiutò il Ritterorden (cavalierato) che le avrebbe voluto conferire la Regina dei Paesi Bassi.
Nel 1982 c’è stata la sua prima retrospettiva all’Amsterdam Historical Museum, dove era esposto circa mezzo secolo del suo lavoro.
Nel 1999, a Berlino, ha ricevuto il premio Dr. Erich Salomon per il lavoro svolto nella sua carriera e alla fine dello stesso anno il Museo Stedelijk le ha dedicato una mostra.
Si è spenta a Laren, in Olanda, il 12 dicembre 2003.
Gran parte delle sue foto sono conservate al Maria Austria Instituut di Amsterdam.
Nel 2021 una mostra online in corso al Museo Kassák di Budapest ha esplorato i punti di vista e di svolta della sua vita, dai primi autoritratti e fotografie sociali in Ungheria, agli anni esteticamente formativi a Berlino, fino al successo e alle prestigiose commissioni nei Paesi Bassi.
Eva Besnyo: 1910-2003: Fotografin / Woman Photgrapher: Budapest. Berlin. Amsterdam è il libro che racconta il suo percorso artistico.
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ITALIAN NIUMAN CIRCUS: FOTO SPETTACOLO A TRIESTE
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ITALIAN NIUMAN CIRCUS: FOTO SPETTACOLO A TRIESTE In questi giorni, Italian Niuman, il circo di proprietà dei coniugi Daiana Dell'Acqua e Kevin Niemen sta dando i propri spettacoli a Trieste.
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Proprio in questa città, il nostro amico e corrispondente Roberto Ermanis ha raggiunto il complesso ed ha realizzato il reportage fotografico sullo spettacolo presentato fino a settimana scorsa. Spettacolo con la scaletta costruita prima dell'arrivo di Jason Caveagna e di Beatrice e i rispettivi numeri, che ieri vi abbiamo presentato con una news dedicata. Per vedere altri foto album dedicati allo spettacolo del circo Italian Niuman CLICCATE QUA
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Italian Niuman Circus è a Trieste, piazzale delle Puglie, davanti Palasport Chiarbola, dal 12 Aprile a mercoledì 1 Maggio 2024.
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Per prenotare il vostro biglietto, per conoscere date ed orari degli spettacoli visitate il sito internet ufficiale del circo raggiungibile CLICCANDO QUA Scarica il biglietto sconto speciale amici di Circusfans Italia: ritaglia l’immagine qui sotto e consegnala alle casse del circo prescelto
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Per raggiungere il gruppo l'Impresario Circense su Facebook cliccate sull'immagine sottostante
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Iscriviti ai nostri canali social: Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest, Tumblr, Flickr e Tik Tok E ..... per non perderti neanche una news iscriviti al canale Telegram di Circusfans Italia. Per raggiungerlo inquadra il QR Code con il tuo cellulare oppure clicca direttamente sull’immagine qui sotto.
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ITALIAN NIUMAN CIRCUS: FOTO SPETTACOLO A TRIESTE
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cresy · 16 days
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EVENTI/ ARTE / BARI/ GIAPPONE/PUGLIA/BARI
EVENTI/ ARTE / BARI/ GIAPPONE EVENTO/ MOSTRA“La Via dei Ciliegi”, a Bari la mostra di arte giapponese.Sala del Colonnato del Palazzo della Città metropolitana di Bari, le bella foto scattate durante la mostra. REPORTAGE FOTOGRAFICO CLICCA SUL LINK: https://www.facebook.com/groups/pugliadaamaregruppo/permalink/1583121939102989 Espongono gli artisti di Reijinsha Co., Ltd. Tomoko Oshima,…
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rallytimeofficial · 2 months
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Al Rally dei Laghi dominio di Andrea Crugnola e Andrea Sassi su Citroen C3 Rally2 del Team FPF
🔴 🔴 Al Rally dei Laghi dominio di Andrea Crugnola e Andrea Sassi su Citroen C3 Rally2 del Team FPF 📸 Foto di copertina e reportage fotografico di Alessandro Rizzo
Andrea Crugnola ed Andrea Sassi sono i vincitori della 32esima edizione del Rally Internazionale dei Laghi andata in scena tra ieri, sabato 2 ed oggi, domenica 3 marzo. A bordo della Citroen C3 Rally2 del team FPF, Crugnola ha confermato il suo status di professionista- o per meglio dire di “fenomeno”- lasciando agli avversari solo le briciole. Un dominio cominciato fin dalla Ps1 Magugliani…
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queefmagazine · 2 months
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Ho trascorso diversi giorni con Carmilla e Matteo, una coppia di sex performer, documentando le loro giornate, il lavoro, le relazioni con i clienti e la loro vita privata. È stato un viaggio molto intenso che mi ha permesso di vedere il mondo attraverso i loro occhi e di comprendere meglio le sfide che affrontano ogni giorno.
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lamilanomagazine · 2 months
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Mantova: apre la mostra fotografica “Ukraine. Chronicles of war” di Andrea Carrubba, a cura di Sandro Iovine al Baratta
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Mantova: apre la mostra fotografica “Ukraine. Chronicles of war” di Andrea Carrubba, a cura di Sandro Iovine al Baratta. A due anni dalla invasione russa dell’Ucraina, la Biblioteca Baratts propone una mostra fotografica per riportare l’attenzione sul conflitto. Sabato 24 febbraio, alle 18, presso la sala Peppino Impastato della Biblioteca Baratta a Mantova in corso Garibaldi 88 si inaugura la mostra “Ukraine. Chronicles of war”. Gli scatti di Andrea Carrubba, ripresi nei territori occupati e martoriati dagli eserciti russi, riportano la testimonianza delle terribili conseguenze della guerra che si sta svolgendo ai margini dell’Europa. Carrubba è un fotografo documentarista indipendente e giornalista visivo con un interesse principale per le questioni sociali e umanitarie. Dopo l'Università ha studiato alla John Kaverdash Academy di Milano e si è laureato in Fotografia Professionale. Ha inoltre frequentato il War Reporting Training Camp, una formazione Hefat specializzata per reporter che lavorano in aree di crisi. Freelance dal 2012, ha pubblicato le foto tra gli altri su Time, Washington Post, The Guardian, The Times, El Pais, Cnn, Los Angeles Times, Der Spiegel, The Telegraph, Vanity Fair, Die Zeit, The Atlantic, L'Obs, Al Jazeera Internazionale, Vice e Rolling Stone. Attualmente sta lavorando per elaborare storie di reportage in Italia e all'estero. La mostra è curata da Sandro Iovine, giornalista, critico fotografico, nato nel 1961 a Roma dove, dopo il liceo classico, ha studiato Scienze Politiche con indirizzo Internazionale e lingua e cultura giapponese. Dal 1989 al 1998 è stato redattore presso la Editrice Reflex, prima di trasferirsi a Milano dove, dal 1999 al 2014 ha diretto la rivista “Il fotografo”. Ha insegnato Storia della fotografia a Roma presso l’ISFCI e dal 2003 al 2014 Fotogiornalismo e Comunicazione visiva a Milano. Ha tenuto Master presso il Mifav- Università di Tor Vergata (di cui ha codiretto l’organo di stampa F&D) le Università di Bologna, Insubria, Palermo, Pavia, Perugia e Siena. Ha collaborato con Rai Radio 1, Rai-Radio 3, Radio 24 e Radio Svizzera Italiana, Paese Sera, Avvenimenti, Il Giornale di Napoli e Il Manifesto. Ha curato numerosi libri fotografici come da riferimento nella sezione Pubblicazioni. Nel 2011 è stato curatore della sezione fotografia di Roma Provincia Creativa e fa parte del comitato di valutazione all’interno del progetto Eyes in Progress. Nel 2014 ha fondato la rivista di cultura dell’immagine FPmag (www.fpmagazine.eu) che attualmente dirige. A Milano dirige anche la scuola di fotografia FPschool (www.fpschool.it). Dal 2015 al 2017 è stato Ceo dell’agenzia fotogiornalistia Echo Photojournalism. L’esposizione è realizzata grazie alla collaborazione con Renzo Boatelli, architetto che ha vissuto e lavorato in Ucraina, e Nazzareno Trufelli, architetto e docente presso il Liceo Artistico Giulio Romano di Mantova. Il percorso fotografico sarà visitabile, gratuitamente, dal 24 febbraio al 24 marzo negli orari di apertura del Baratta.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Chieti
LA CIVITELLA
Situata nella parte più alta della città, sul colle di Teate.
Civitella significa fortezza perché su questo colle venne costruita per esigenze di difesa una grande fortezza con castello e caserma. Oggi sono rimaste soltanto le mura e una torretta.
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Solo in tempi recenti si è scoperto, a seguito dei lavori per lo stadio del Chieti calcio lì situato, un vero e proprio museo a cielo aperto che viaggia tra epoche differenti come strati di rocce che raccontano diverse ere. Anni e anni prima lì non venivano applauditi calciatori ma squadre di gladiatori infatti la Civitella sorge là dove si trovava una struttura dell'epoca imperiale romana l’anfiteatro della città e prima ancora una necropoli dell'età italica e ancora prima un insediamento risalente all'età del bronzo.
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I TRE TEMPLI
Sono stati scoperti 3 templi e parte dei relativi frontoni e meteope decorati in terracotta da svastiche, cornucopie e foglie. In particolare è stato rinvenuto il Campidoglio di Teate adornato da statue di divinità e muse e le ante fisse raffiguranti Demetra persiana (Diana) e Ercole a riposo, per la cui realizzazione sono stati usati degli stampi in posizioni differenti.
Ercole è il semidio della forza usata però con saggezza, mentre Demetra persiana è la dea della natura e delle fiere, incarna la potenza femminile pertanto è la dea delle donne caste cioè delle donne indipendenti che non soggiaciono alle richieste, all'arroganza e alla violenza del maschio. Demetra inoltre aveva un albero sacro il noce, quindi la sua raffigurazione per i cristiani era un simbolo demoniaco considerandola una strega.
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NEOLITICO
In quest'era l'uomo da cacciatore diventa agricoltore e inizia a lavorare e decorare la terracotta per contenere e conservare le provviste.
Ritrovamento della Grotta dei Piccioni dimora degli uomini primitivi, poi divenuto santuario.
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L'OFFERENTE DI RAPINO
Statuetta raffigurante una donna che porta in offerta un piattino su cui figurano delle spighe.
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CAPPELLA DI UN LIBERTO E I GIOCHI DEI GLADIATORI
Lusius Storax era un liberto diventato poi seviro, sulla sua cappella funebre ha fatto rappresentare in maniera realistica l'organizzazione dei giochi dei gladiatori, dalle trombe che suonano ai gladiatori che combattono in squadre.
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ilgiornaledelriccio · 6 months
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Manifestazione nazionale per la Palestina, Roma 28 Ottobre 2023. Report e interviste.
Sabato 28 Ottobre 2023 oltre 50.000 persone hanno risposto alla mobilitazione nazionale in solidarietà al popolo palestinese, organizzata dopo le due precedenti manifestazioni del 13 e 21 Ottobre. Reportage fotografico del 13 Ottobre: Roma per la Palestina. Piazza Vittorio, 13 Ottobre. (Reportage fotografico) Il corteo è partito da Piazza di Porta San Paolo ed ha raggiunto Piazza San…
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vorticimagazine · 9 months
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50 anni di fotografie e racconti di Guido Harari
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Noi di Vortici.it ci siamo sempre occupati di fotografia sia dal punto di vista storico, sia a proposito di eventi culturali. Ed è proprio di un’esposizione davvero particolare che scegliamo di parlarvi. La Fondazione Ferrara Arte e il Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara presentano la grande mostra antologica dedicata a Guido Harari, fotografo e giornalista musicale italiano. Un percorso espositivo affascinante è allestito nelle sale di Palazzo dei Diamanti con oltre 300 fotografie, installazioni e filmati originali, proiezioni e incursioni musicali, insieme a un set fotografico e incontri con l’autore. 50 anni di fotografie e racconti di Guido Harari: la mostra a Palazzo dei Diamanti a Ferrara (16 Luglio - 1 Ottobre 2023) La mostra “GUIDO HARARI. INCONTRI – 50 anni di fotografie e racconti”, in corso dal 16 luglio al 1 ottobre 2023 a Palazzo dei Diamanti di Ferrara, ripercorre tutte le fasi dell’eclettica carriera di Guido Harari: dagli esordi in ambito musicale come fotografo e giornalista, alle numerose copertine di dischi per artisti del calibro di Fabrizio De André, Bob Dylan, Vasco Rossi, Kate Bush, Paolo Conte, Lou Reed, Frank Zappa, fino all’affermazione di un lavoro che nel tempo è rimbalzato da un genere all’altro – editoria, pubblicità, moda, reportage – privilegiando sempre il ritratto come racconto intimo degli incontri con le maggiori personalità del suo tempo. Il percorso espositivo parte dagli anni Settanta, quando Harari, ancora adolescente, inizia a coniugare le sue due grandi passioni: la musica e la fotografia. Immagini e sequenze inedite, insieme a filmati d’epoca di backstage, videointerviste, il documentario di Sky Arte a lui dedicato e l’audioguida con la voce narrante dello stesso Harari conducono il visitatore nel cuore del suo processo creativo. La mostra propone anche una sezione dedicata alla passione parallela per la curatela di libri intesi come una forma di “fotografia senza macchina fotografica” oltre che occasioni d’incontri vecchi e nuovi, da cui sono nate le biografie illustrate di Fabrizio De André, Fernanda Pivano, Mia Martini, Giorgio Gaber e Pier Paolo Pasolini e una dedicata a immagini “di ricerca” inedite che Harari va realizzando da qualche anno come sua personale forma di meditazione in progress. Una sezione di grande impatto è intitolata “Occhi di Ferrara”, dove, durante lo svolgimento della mostra, Harari esporrà di volta in volta i ritratti su prenotazione che realizzerà nella Caverna Magica, un set fotografico allestito alla fine del percorso espositivo. Oltre alla stampa firmata dal fotografo che sarà consegnata in tempo reale ai soggetti ritratti, una seconda stampa sarà esposta, anche questa in tempo reale, sviluppando una sorta di “mostra nella mostra” che rappresenterà idealmente gli sguardi della città che la ospita.
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Guido Harari LE SEZIONI DELLA MOSTRA: LIGHT MY FIRE. IL BIG BANG DI UNA PASSIONE La mostra prende le mosse dalla ricostruzione idealizzata della stanza di Harari ragazzino, con tutta l’iconografia da cui ha tratto ispirazione: poster, foto, riviste e libri d’epoca, pagine di diario, copertine di dischi, autografi e memorabilia. FRONTE DEL PALCO In una sala immersiva, prende vita la dimensione propulsiva dei concerti, cogliendo la melodia cinetica di artisti come: Bowie, i Queen, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Bob Marley, Pink Floyd, Paul McCartney, Rolling Stones, Miles Davis, Neil Young, Clash, Led Zeppelin, Prince, Police, Talking Heads, Michael Jackson, Stevie Wonder, James Brown, Nirvana, Simon & Garfunkel, Santana, Ray Charles, Tina Turner, Vasco Rossi, Giorgio Gaber. ALL AREAS ACCESS Uno sguardo privilegiato e molto ravvicinato sul backstage di tournée e sale di registrazione, alla ricerca di un’intimità con gli artisti, che esploderà presto nella dimensione più esclusiva del ritratto: da Fabrizio De André a Paolo Conte, Lou Reed, Laurie Anderson, Peter Gabriel, Kate Bush, Frank Zappa, Keith Jarrett, Mark Knopfler, Vasco Rossi, Claudio Baglioni, Gianna Nannini, PFM e altri. REMAIN IN LIGHT I ritratti dei musicisti del cuore, tra cui Tom Waits, Lou Reed e Laurie Anderson, Jeff Buckley, George Harrison, Keith Richards, Patti Smith, B.B. King, Frank Zappa, Van Morrison, Bob Marley, Eric Clapton, Elton John, Kate Bush, i Clash, Joni Mitchell, Leonard Cohen, Philip Glass, Peter Gabriel, Nick Cave, George Michael, R.E.M., Iggy Pop, Ute Lemper, Brian Eno e molti altri. IL RITRATTO COME INCONTRO Alcuni incontri del cuore: lunghe frequentazioni e collisioni isolate, tra questi José Saramago, Wim Wenders, Richard Gere, Pina Bausch, Greta Thunberg, Luis Sepulveda, Amos Oz, Zygmunt Bauman, Allen Ginsberg, Gregory Corso, Hanna Schygulla, Lindsay Kemp, Daniel Ezralow, Alejandro Jodorowsky, Noa, Mikhail Baryshnikov, Frank O. Gehry, Robert Altman, Jean-Luc Godard, Madre Teresa. LA MUSICA CHE MI GIRA INTORNO Le eccellenze della canzone italiana d’autore, le grandi signore della musica italiana, la primavera dei gruppi indie: da Paolo Conte a Franco Battiato, Fabrizio De André, Lucio Dalla, Ivano Fossati, Gino Paoli, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Pino Daniele, Francesco De Gregori, Roberto Vecchioni, Zucchero, Francesco Guccini, Vasco Rossi, Ligabue, Vinicio Capossela, Ezio Bosso, Morgan, Litfiba, C.S.I., Milva, Ornella Vanoni, Mia Martini, Loredana Bertè, Alice, Giuni Russo, Antonella Ruggiero. ITALIANS I protagonisti della cultura e della società, eccellenze italiane tra il Novecento e il Duemila, fotografate quasi fossero tutte delle rockstar: da Gianni Agnelli a Rita Levi Montalcini, Ennio Morricone, Nanni Moretti, Roberto Benigni, Umberto Eco, Michelangelo Antonioni, Dario Fo e Franca Rame, Bernardo Bertolucci, Carmelo Bene, Roberto Baggio, Ettore Sottsass, Renzo Piano, Carla Fracci, Vittorio Gassman, Lina Wertmuller, Monica Vitti, Gino Strada, Luciano Pavarotti, Sophia Loren, Giorgio Armani, Carla Fracci, Margherita Hack, Alda Merini, Marcello Mastroianni, Tiziano Terzani, Michelangelo Pistoletto, Enzo Biagi, Miuccia Prada, Liliana Segre, Toni Servillo e molti altri. IL SENTIMENTO DELLO SGUARDO. I FOTOGRAFI I ritratti di alcuni grandi fotografi che hanno ispirato Harari, colti in primi piani che emergono dal buio, quasi a volerlo esorcizzare: Duane Michals, Richard Avedon, Sebastião Salgado, Helmut Newton, Steve McCurry, Letizia Battaglia, Ferdinando Scianna, Nino Migliori, Gianni Berengo Gardin, Mario Giacomelli, Franco Fontana, Anton Corbijn con Tom Waits, Paolo Pellegrin. FOTOGRAFARE SENZA MACCHINA FOTOGRAFICA Una passione parallela: la curatela dei libri, l’editing di testi, documenti e immagini, il recupero e il restauro di archivi dimenticati, il progetto grafico come elemento essenziale del racconto, libri come occasioni di incontri vecchi e nuovi. Le biografie illustrate di Fabrizio De André, Fernanda Pivano, Mia Martini, Giorgio Gaber e Pier Paolo Pasolini, presentate con doppie pagine tratte dai libri e una video proiezione con filmati inediti di lavorazione relativi al libro “Pasolini. Bestemmia”. IN CERCA DI UN ALTROVE Antidoti ai rituali della fotografia commerciale e ai ritratti di celebrità, sono schegge di reportage, ricerche e sperimentazioni inedite, alla ricerca di nuovi linguaggi che puntino oltre la fotografia. OCCHI DI FERRARA Durante il periodo di apertura della mostra, nell’ultima sala del percorso saranno esposti in tempo reale i ritratti che Guido Harari avrà realizzato nella Caverna Magica, dando vita ad una sorta di “mostra nella mostra” che, una volta completata, rappresenterà idealmente gli sguardi della città.  CAVERNA MAGICA A margine del percorso espositivo il visitatore che lo desideri, prenotandosi in anticipo sul sito www.mostraguidoharari.it, potrà farsi ritrarre da Harari nel suo set fotografico, allestito nello spazio adiacente al bookshop di Palazzo dei Diamanti.   Immagine di copertina: Pikasus Foto: All About Jazz
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carmenvicinanza · 4 months
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Saydia Gulrukh
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Non scrivo per rendere felici le persone. Se lo fai per questo motivo non stai scrivendo la cosa giusta.
Saydia Gulrukh, giornalista, ricercatrice e blogger femminista bengalese, nota per il coraggio con cui si occupa di diritti negati, sfidando il potere e continuando a denunciare e chiedere un giusto salario e maggiore sicurezza sul lavoro.
Il suo attivismo è iniziato mentre studiava all’Università Jahangirnagar, quando le sue compagne le hanno confidato storie di stupri e abusi. Con 37 giorni di sciopero, ha contribuito a far espellere uno studente che aveva stuprato cento ragazze e aveva addirittura celebrato questo orrendo primato coi suoi amici. 
Dopo la laurea in antropologia ha proseguito i suoi studi alla Simon Frasier University in Canada e conseguito un dottorato di ricerca all’Università di Chapel Hill.
Tornata in Bangladesh, ha iniziato a lavorare per il giornale in lingua inglese NewAge, la sua prima inchiesta è stata la scomparsa di Kalpana Chakma, attivista femminista che ha ricoperto la carica di segretaria organizzativa della Hill Women’s Federation nel 2008. 
Seguendo un progetto fotografico su bambini e bambine operaie, ha iniziato a occuparsi della condizione delle persone che lavorano nell’industria tessile, uno dei pilastri principali dell’economia con l’82% di tutte le esportazioni che vanno a rifornire i principali rivenditori di abbigliamento occidentali. 
Nei suoi reportage ha coperto la morte e gli infortuni sul posto di lavoro e i conseguenti casi giudiziari. È stata minacciata, molestata e aggredita fisicamente durante le proteste che chiedevano giustizia per le vittime di incidenti come l’incendio della fabbrica Tazreen del 2012 che ha ucciso 112 persone e il crollo dell’edificio Savar del 2013, dove ne sono state uccise 1.129. È scesa in piazza e svolto indagini per diversi anni provando a fare chiarezza sulle violazioni dei diritti di operai e operaie, spesso minori sottopagati. Scrive della condizione in cui versano le donne in un blog femminista collettivo.  
Saydia Gulrukh non ha paura delle conseguenze del suo attivismo, convinta che per realizzare un mondo migliore ci sia bisogno del contributo di ogni persona e lei continua, tenace e coraggiosa, a fare la sua parte.
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circusfans-italia · 6 months
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CI HA LASCIATO MAXI NIEDERMEYER
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CI HA LASCIATO MAXI NIEDERMEYER Apprendiamo della scomparsa di Maxi Niedermayer, conosciuta nel nostro paese anche come Maximova, protagonista di un numero molto particolare che portava in piste l'ultimo orso polare in un circo europeo, l'orsa bruna Natascha e la tigre Natascha, tutti in libertà, ossia senza gabbia, ma solo con una catena o un guinzaglio. Questo nell'ultima parte della sua carriera, esauritasi appunto nel nostro Paese intorno al 2014.
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Maxi ha dedicato tutta la sua vita agli animali e agli orsi e felini in particolare, lavoro ereditato dalla madre, a sua volta addestratrice di orsi.
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Le prime apparizioni in Italia tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Al Circo Città di Roma (nel periodo della celeberrima ripresa televisiva di Rai Due a Tivoli) e al Circo Lidia Togni negli anni dello chapiteau ovale a due piste. 
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Maxi al Circo di Vienna (2007, Foto E. Pollicardi) Ricomparve anni dopo al Circo di Vienna (2007) della famiglia Vassallo. E al Golden Circus Festival di Liana Orfei nell'edizione 2007/2008. Dopo una stagione al Cirque Medrano Gibault tornò nel nostro paese al Circo Martin Show della famiglia Martino dove rimase per cinque anni, finchè si fermò.
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Negli ultimi anni il numero divideva l'opinione pubblica e sovente veniva attaccato sui giornali. Nonostante l'estetica retrò, rimaneva un momento carico di suggestioni, che ricordava i circhi dell'Est con i loro gruppi di orsi. Colpiva che questa originale composizione di animali entrasse in pista su una carrozza. Trainata da un cavallo su cui veniva fatta accomodare anche la tigre. Cose che non vedremo più ma che hanno lasciato un segno nella storia del circo.
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Christoph Enzinger che era solito far visita a questa artista, ha realizzato una serie di foto molto belle alcune delle quali si trovano in questa pagina durante la permanenza al Circo Martin Show (famiglia Martino). 
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Qualche anno fa era stato pubblicato un bel reportage biografico e fotografico che riprendemmo anche noi e che si può trovare CLICCANDO QUI.
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giancarlonicoli · 11 months
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13 giu 2023 16:22
COSA RESTA DEL BUNGA BUNGA? “LA VERITÀ” RISCRIVE LA STORIA DELLE MUTANDE PAZZE DEL CAV: “IL TRAMONTO POLITICO DI BERLUSCONI È INIZIATO CON LA SALDATURA VERGOGNOSA TRA MEDIA, MAGISTRATURA E FACCENDIERI DI INFIMO LIVELLO LA COSTRUZIONE DI INCHIESTE CHE HANNO PORTATO IN AULA RAGAZZE BALBETTANTI COSTRETTE A PARLARE DELLA LORO INTIMITÀ CON IL CAVALIERE” - DALLE FOTO DI ZAPPADU A VILLA CERTOSA ALLA LETTERA DI VERONICA LARIO A “REPUBBLICA”, DA NOEMI LETIZIA A PATRIZIA D’ADDARIO FINO A RUBY RUBACUORI: “SE CERTI SOGGETTI AGIVANO IN CODESTA MANIERA ERA SOLO PERCHÉ POTEVANO CONTARE SULLA SPONDA DI CERTA STAMPA ALLA RICERCA DELLE PROVE DELLE UMANE DEBOLEZZE DEL CAV…”
Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “la Verità”
[…] non si può depurare la biografia di Silvio Berlusconi dagli attacchi e dalle trappole che i suoi nemici gli hanno riservato sfruttando la sua passione […] per le donne. […] ogni dettaglio della vita intima di Berlusconi è finito su giornali e libri. […] A far partire questa caccia è stata l'ex moglie di Silvio, Veronica Lario, la quale, il 31 gennaio 2007, aveva affidato il suo sfogo di consorte tradita […] al giornale nemico per eccellenza del marito, La Repubblica. […]
Dopo poche settimane, era il 17 aprile 2007, sul settimanale Oggi, è apparso in copertina un'immagine di Silvio in compagnia di cinque ragazze a villa Certosa. Il titolo era inequivocabile: «L'harem di Berlusconi. Dalla Sardegna le incredibili foto di cui si parlerà per anni». Nel reportage si vedeva il fondatore di Forza Italia passeggiare in giardino con fanciulle con cui mostrava di avere fiducia.
L'uomo che aveva capito che la passione di Berlusconi poteva diventare un affare era stato Antonello Zappadu, un fotografo sardo che aveva lavorato anche per i giornali del Cavaliere. Zappadu non è uno qualunque. Figlio di un giornalista, Mario, aveva iniziato a fare foto a 15 anni e si era occupato soprattutto di cronaca nera. […] Amico dei banditi sardi (in particolare di Graziano Mesina), che usava come fonti, venne persino indagato (e prosciolto) per il rapimento del piccolo Farouk Kassam, delle cui fasi era informato quasi in tempo reale.
C'è chi prova persino a farlo fuori, tanto che girava con una pistola sotto il sedile dell'auto.
[…] Per lui la Costa Smeralda non aveva segreti e neppure villa Certosa. Che cosa accadesse là dentro lo sapeva all'istante. E così […] iniziò ad appostarsi sulle colline intorno alla dimora con teleobiettivi […] più volte pizzicò il povero Silvio […]
Dopo lo scoop di Oggi che vendette centinaia di migliaia di copie e consentì a Zappadu di mettere da parte un bel gruzzolo (si vociferò di 400.000 euro), il fotografo proseguì gli appostamenti. Nel 2009 […] il fotoreporter sardo mise in vendita altri scatti «rubati» nel buen retiro sardo di Silvio e che ritraevano, tra gli altri, il presidente ceco Mirek Topolànek desnudo e due ragazze in atteggiamenti saffici sotto la doccia.
Chi scrive conosce bene Zappadu avendoci lavorato insieme per Panorama. Lui fece scalo a Milano prima di andare a Parigi. E ci raccontò che stava andando a trattare la vendita delle nuove immagini con tabloid anglosassoni e francesi interessati a pubblicarle alla vigilia del G8 dell'Aquila, dove Berlusconi avrebbe fatto da padrone di casa. Riferimmo la notizia al giornale e la casa editrice prese in considerazione l'idea di acquistarle e pubblicarle ben prima del G8. Con due risultati: dare una notizia ed evitare che le foto venissero utilizzate per screditare oltre che l'immagine di Berlusconi anche quella del Paese alla vigilia del vertice. […]
Ma quando Silvio, impegnato su un set fotografico, fu informato della cifra richiesta da Zappadu (circa 1,5 milioni) imprecò a voce altissima e mandò a monte la trattativa. La sera l'avvocato Nicolò Ghedini presentò un'istanza di sequestro alla magistratura e le immagini vennero pubblicate sul sito del Paìs dopo poche ore. Ma l'assalto a Berlusconi era solo iniziato. E si preparava una manovra a tenaglia portata avanti dai due principali quotidiani italiani.
Pochi giorni prima della pubblicazione delle immagini di villa Certosa sul Paìs, La Repubblica aveva svelato la visita lampo dell'allora premier alla festa per il diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, una sconosciuta ragazza di Portici (Napoli), che chiamava Silvio «Papi». […] nessuno ha mai dimostrato che il legame tra l'anziano leader e la pulzella fosse men che lecito malgrado qualche intercettazione malevola.
A dar supporto alle allusioni intervenne ancora una volta la Lario, infastidita anche dalle polemiche per la presunta presenza di candidate-veline nelle liste di Forza Italia alle elezioni Europee. L'ex attrice sentì l'irresistibile bisogno di inviare l'ennesima lettera alla Repubblica e l'allora direttore Ezio Mauro ha raccontato ieri che la first lady con cui gli era «capitato di parlare qualche volta» lo aveva chiamato e gli aveva chiesto: «Se mando una lettera su mio marito lei la pubblica senza tagliarla?».
La risposta fu affermativa e ne nacque una prima pagina che il direttore tenne nascosta alla sua redazione sino a dopo le 20, temendo fughe di notizie. Il testo era sconcertante: «Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni […]. Quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore. E tutto in nome del potere… figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo e la notorietà…».
La metafora delle vergini e del drago fu cavalcata per mesi dai nemici del Cav e accese la fantasia dei media esteri quanto il bunga bunga. Mauro oggi si lamenta di essere stato accusato di «aver fatto saltare i confini tra privato e pubblico», ma rivendica che quel limite era stato cancellato dallo stesso Berlusconi e che loro si erano solo «infilati in quel varco sulla scia» della Lario.
Fatto sta che seguirono 10 ossessive e pruriginose domande scritte da Giuseppe D'Avanzo e pubblicate sul giornale sino a quando il Cavaliere non rispose. […] Ma i media erano pronti a un'altra clamorosa campagna. Ad anticiparla fu Massimo D'Alema in tv nella trasmissione di Lucia Annunziata, invitando l'opposizione a essere pronta ad «assumersi le sue responsabilità» perché sulla scena politica italiana si potute verificare delle «scosse». Era il 14 giugno 2009.
Sei giorni prima il pm di Bari, Giuseppe Scelsi, aveva raccolto in un verbale esplosivo le accuse della escort Patrizia D'Addario contro Berlusconi e le sue «cene eleganti». L'avvocato della D'Addario era Maria Pia Vigilante, ben nota per la sua professione a Scelsi, ma non solo a lui. La donna, impegnata nell'associazionismo progressista, aveva incontrato in quei giorni anche Alberto Maritati, ex magistrato ed ex sottosegretario del governo D'Alema e la direttrice del dorso pugliese del Corriere della sera, Maddalena Tulanti, una ex cronista dell'Unità ai tempi in cui il giornale era guidato da Baffino.
È la stessa D'Addario a raccontare, nella sua corposa autobiografia, scritta a quattro mani con la Tulanti (Gradisca, presidente), che l'11 giugno, tre giorni prima che l'ex premier parlasse di «scosse», aveva dato, attraverso il suo avvocato, la disponibilità a raccontare la sua verità al Corriere.
Il 15 giugno la decisione era presa e il 16 Fiorenza Sarzanini, all'epoca inviata di giudiziaria del quotidiano di via Solferino, insieme con la Tulanti incontrò a Bari la D'Addario nello studio della Vigilante. L'intervista uscì il giorno successivo. La escort diventò subito la campionessa delle femministe e della sinistra nonostante un curriculum rivedibile.
Nell'archivio del Tribunale c'è ancora un suo fotoromanzo erotico, intitolato Diavoli, dove Patrizia, in arte Patty love, recita a seno nudo, bendata e legata. La trama, come anticipato da Panorama nel 2010, è quasi profetica: Patty si concede a un regista per fare carriera e poi, sentendosi usata, preannunciando minacciosa: «Gli pagherò ogni attimo che mi ha toccata, palpata, posseduta».
Il primo che la D'Addario ha cercato di incastrare con le sue registrazioni è stato un tecnico comunale che in cambio di un'accelerazione di una pratica le aveva chiesto favori sessuali. Poi toccò al suo protettore, Giuseppe Barba, che la portava a prostituirsi sulla statale 98. Per vendicarsi dell'uomo, sposato con un'altra donna, inizialmente tappezza alcuni negozi con la foto dell'amante nudo.
Quindi presenta un'altra denuncia, questa volta allegando diversi filmati raccolti in una cassetta Vhs. Nel verbale d'ispezione i poliziotti annotano: «Nella scena viene ripreso un rapporto sessuale tra il Barba e la D'Addario e durante l'amplesso i due parlano di trovare una persona da sfruttare, “cui levare la pila” (cioè i soldi , ndr)». Durante il filmino a luci rosse Patrizia lo accusa: «Per colpa tua sono diventata una porca».
Barba finisce in prigione e dopo alcuni mesi la escort ritira la querela dichiarando di «convivere felicemente» con l'uomo che, a suo dire, le aveva puntato un coltello alla gola e spezzato un dito, e di «non avere alcun risentimento nei suoi confronti». Insomma, un continuo tira e molla che alla fine indispettisce avvocati e investigatori, che smettono di darle retta. Tre anni dopo D'Addario diventa la escort più famosa del mondo. Ma Berlusconi non cade.
E allora, nel 2010, dopo una spifferata sulle indagini in corso apparsa sul Fatto quotidiano, i giornali si buttano su un'altra inchiesta giudiziaria che, con le sue ramificazioni, dura tuttora e che è costata milioni di euro ai contributi, ma per cui Berlusconi è stato assolto. Stiamo parlando del cosiddetto Ruby-gate, concentrato sulle visite ad Arcore di una diciassettenne marocchina, Karima El Mahroug. La ragazza era sì giovane, ma non sprovveduta. E pareva ben più grande della sua età.
Tanto che all'epoca giravano in Rete video di sue performance come cubista non proprio da educanda. Intorno a lei girava un noto produttore di film porno e un manager di locali del divertimento, con un passato da finanziere. Fu proprio lui ad avvicinarci nella sua discoteca ea sussurrarci all'orecchio che con Berlusconi avevano quasi risolto. Lui e la fidanzata gli hanno trasmesso un cd in cambio di qualche milione di euro. Nessuna indagine dimostrò mai che quel materiale ricattatorio esistesse, né che Berlusconi avesse pagato per occultarlo.
Ciò non toglie che se certi soggetti agivano in codesta maniera era solo perché potevano contare sulla sponda di certa stampa alla ricerca ossessiva delle prove delle umane debolezze del Cav. Il tramonto politico di Berlusconi è iniziato con la discutibile saldatura tra media, magistratura e faccendieri di infimo livello, una sinergia che ha permesso che si costruissero inchieste che hanno portato in aula ragazze balbettanti costrette a parlare della loro intimità con il Cav. Un teatrino osceno che ha legato indissolubilmente il nome del Belpaese al bunga bunga.
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