Tumgik
#sacrilego
falcemartello · 3 months
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Il progressista è quel cretino che pensa che ogni cambiamento sia intrinsecamente positivo e ogni ripensamento debba essere visto come un sacrilego passo indietro. A furia di seguire questi dementi sempre più invasati l'Occidente è diventato la cloaca che è ora.
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ME CONTRO TE - VACANZE IN TRANSILVANIA
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:: Trama Me contro te - Vacanze in Transilvania ::
I Me Contro Te stavolta se la devono vedere con il Conte Dracula nel cui castello è conservato il diamante che la banda dei Malefici vuole utilizzare per alimentare il cannone che oscurerà il sole e, di conseguenza, distruggere il mondo intero, compresi gli odiati Sofì e Luì. Nel quinto capitolo della saga, i Me Contro Te giocano con gli stereotipi dell'immaginario del vampirismo di Dracula che però ora ha una figlia, Ombra, molto critica nei confronti dello 'stile' di vita del padre. La diversità come valore. C'è però anche qualcosa di più profondo in questo modo di porsi di Luigi Calagna e Sofia Scalia che richiama, non sembri sacrilego, il cinema delle origini quando la 'retorica' attoriale, ancora teatrale, imponeva codici precisi della rappresentazione priva della parola.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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Primo, non buttare. Avete mai provato a gettare un libro, anche il piú deplorevole dei libri, nella spazzatura? Sentirete una forza soprannaturale che vi trattiene nel momento di lasciarlo cadere nel cestino, piú irresistibile dell’angelo che fermò la mano di Abramo pronta ad abbattersi su Isacco.
[...]
I libri no. I libri si conservano, e se li scopriamo ammucchiati in un cassonetto sentiamo che c’è qualcosa, se non proprio di sacrilego, quantomeno di incongruo.
Cit. "Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri"
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susieporta · 1 year
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«Ho sempre cercato di interpretare l’aspetto più umano, più legato agli uomini, quindi, per forza di cose, legato a Dio. Io, personalmente, mi sento dentro un’ampolla che mi connette con l’esterno. Di notte, ad esempio, vado a concentrarmi sulla terrazza di casa mia a Bologna. Non c’è niente che mi divide dal cielo, neanche dal cielo che ho dentro. Le cose mi ronzano intorno: il fischio di un treno lontano, l’abbaiare dei cani, la sirena di una croce rossa, suoni e visioni. Non vorrei essere sacrilego: comincio con le preghiere classiche, dopo viene questo “mantra”. È una unione di segni che mi danno una grande piacevolezza e pienezza di spirito, è il momento artistico. Hai capito? E ciò parte dalla convinzione che dentro ogni uomo c’è Dio. Non è un dubbio, è una certezza. Dentro di me c’è il mio Dio».
LucioDalla
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visionairemagazine · 2 years
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Ritratti di Donna: Moana Pozzi.
A cura di Donatella Lavizzari
Art: Donatella Lavizzari
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“La gente vive male la propria sessualità. La vera perversione è la routine, l’abbruttimento nel lavoro quotidiano. La pornografia invece esalta il lato oscuro del desiderio.Il sesso è anche nero, contorto, corrosivo; non è sempre una cosa solare, gioiosa. A me piace l’oscenità, mi annoia invece la volgarità, che è cattivo gusto e basta. L’osceno è il sublime.”
Moana Pozzi
Moana è stata un sogno della società italiana. Dico ‘sogno’ non nel senso di una realtà desiderata, ma nel senso di qualcosa di profondo che affiora involontariamente e con cui si devono fare i conti.
Di questo tipo di sogno, che può essere scomodo come una smania buia che agita in sé contenuti allarmanti, l'apparizione di Moana ha l'aspetto trasgressivo, sacrilego, mitologico di un'intellettuale del porno.
Non solo e non tanto per la diffusione della sua immagine mediatica quanto piuttosto per le implicanze emotive ampiamente condivise, tali cioè da acquisire un preciso rilievo culturale.
Donna libera, ribelle contro il retaggio culturale e simbolo di emancipazione femminile, Moana Pozzi ha segnato un’epoca, vivendo controtendenza, senza veli morali e falsità.
Dotata di classe, intelligenza e sensualità, è entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo degli italiani, diventando il loro desiderio proibito. In un Paese dove il desiderio sessuale, in particolare quello femminile, veniva considerato come una malattia, Moana ha fatto il contrario di ciò che la società si aspettava da una donna ‘perbene’.
Ed era questa libertà a confondere.
L'amico Paolo Crespi  – che l'aveva intervistata verso la fine degli anni '80, quando Moana era nel cast de "L'Araba Fenice", programma di Antonio Ricci & C, bloccato dalla Fininvest di Silvio Berlusconi in seguito alla censura di Federcasalinghe –, la ricorda oggi come "donna intelligente e carismatica, in grado letteralmente di 'leggerti dentro' e quindi, inevitabilmente, di metterti in soggezione, ribaltando completamente i ruoli.
Una perturbazione che passava dagli occhi, magnetici, prima che dal fisico prorompente, del cui effetto su uomini e donne aveva naturalmente piena consapevolezza e controllo. Una sfida sorridente e maliziosa, rivolta direttamente all'interlocutore che doveva saper sostenere lo sguardo della donna prima di imbucarsi beatamente nella generosa scollatura della pornodiva". 
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“Vorrei essere eterna, vorrei non finire mai”, sussurrò una notte a Gigi Marzullo, durante un’intervista.
Moana vive nel ricordo dei molti che l’hanno amata.
Vive nei suoi film, nei suoi libri.
Vive nell’Arte di Mimmo Rotella e Mario Schifano.
Perché Moana è leggenda.
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killer-onthe-road · 19 days
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Orestiada - Esquilo
Y, una vez se vistiera el arnés del destino, levantose en su espíritu un vendaval contrario, impío, sacrilego, a cuyo embate mudó de sentimientos hasta atreverse a todo. Que instiga a los mortales obtusa consejera, una infausta demencia, hontanar primigenio de criminales actos.
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castelnow · 26 days
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Ho quasi annullato il pranzo di Pasqua coi parenti perché l'ordine di Oreste: "Non giudicarti" si è trasformato in totale anarchia e non volevo presentarmi al pranzo come da consuetudine nell'idea che le tradizioni devono essere spazzate tutte via. Poi, semplicemente, sono riuscita a sbrigarmi e non ho compiuto l'atto sacrilego. Peccato che qui sia terribilmente inquietante perché sono rimasta per un pò sola in stanza con quel mio zio che vende quadri contraffatti
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libraryoferana · 2 months
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#Fantasy, #Dark Fantasy, #Mito #IARTG Colui che fa patti con i mostri deve prestare attenzione! Un eroe stringe un patto sacrilego con una strega e scopre che la magia non dimentica mai. Storie di miti in una terra di magia proibita  https://books2read.com/La-maledizione-del-guerriero-ALB-WarriorsCurse
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luigifurone · 2 months
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24. (La torre)
Stava sulla torre quasi immobile, con lo sguardo fisso alle stelle. Il cielo era meravigliosamente limpido, quella sera, nulla di meglio per le sue osservazioni. E per quanto continuasse ad osservare, mancava sempre ancora qualcosa, lassù, per colmare i vuoti delle sue carte. Si tolse da quella immobilità, sospirando. Sedette sul muro della terrazza, era stanco. Il momento era adatto per andare a dormire, o perlomeno a godersi il fresco, steso tra i veli del baldacchino. Ma i suoi pensieri … il girovagare dei suoi pensieri non glielo permetteva. Era insoddisfatto, affamato. Riempite le carte, domata la fame, così pensava. Fu distratto da una voce che veniva dai vicoli del bazar, dal basso. Era una voce lamentosa, un vecchio forse. S’affacciò, senza riuscire a vederlo. Ne sentì appena le ultime parole, sperdute tra i vicoli. “La magia …”, lamentava quell’essere. La magia? Non aveva mai creduto alla magia, ma chissà quell’uomo contro cosa andasse imprecando. Però, la magia. Forse. Per riempire quel vuoto. Ma non erano più sicuri i suoi pensieri, i suoi mattoni, eretti in modo che nessuno potesse approfittarne, buttarli giù, testimoni della sua sapienza e di mille sapienti prima di lui? Destinati ad alzarsi come un luccicante minareto, visibile dalle dune più lontane? Ancora uno sguardo al cielo. Come un riflesso gli tornò in mente lo sguardo della ragazza che ormai lo fissava da qualche giorno. L’aveva scoperto per caso, guardando il nuovo banco nel suq, proprio vicino alla sua casa. Due occhi che avevano iniziato a seguirlo. Lo seguivano anche adesso, scoprì sorpreso. Li ricordava come se avesse lei lì davanti, ora. Lo spazio che li separava dalle sopracciglia, perfette. Il colore, ricco come i giardini di Assaf. Una perfezione persino innaturale, da tanto che si andava replicando nel suo spirito. Per l’abitudine dei suoi studi, cominciò a considerare quelle sopracciglia come archi. Li disegnò a memoria, non erano semicircolari. Era un’osservazione stupida. Nel frattempo, aveva dimenticato le stelle. Le stelle, dal canto loro, brillavano gioiose, senza badargli. Forse c’è una curva, un calcolo che le contiene, quelle sopracciglia. Forse c’è anche per il loro colore, qualcosa che possa contenerlo. Sarebbe uno studio importante. Non è forse, del resto, per gli occhi di qualcuno che si perdono milioni di esseri? Non è forse per gli occhi di qualcuno che l’uomo uccide e invece magari non uccide più? Pareva che le stelle si fossero un po’ incupite ora, a sentire le sue peregrinazioni, persino gli occhi della ragazza pareva si fossero allontanati. Sembrava stessero perdendo qualcosa del loro splendore. Divenne triste. E se li avesse persi, questi occhi? E se avesse perso le stelle, o entrambi? Forse stava perdendo sé stesso. S’affacciò alla balconata. Il cielo era diventato un immenso mare, ed un mare era il deserto che vedeva oltre la fine della città. Le stelle danzavano della loro luce, le ultime voci dalle taverne portavano risate e rumori di boccali che s’urtavano sui tavoli. Domani la ragazza sarebbe tornata al mercato, forse, e i suoi occhi l’avrebbero nuovamente annegato, qualunque calcolo ne avesse potuto fare. Si sentì un po’ sacrilego e piccolo, circondato da tanta ampiezza. Le carte macchiate d’inchiostro che aveva sullo scrittoio al confronto s’erano fatte piccole come passi di formiche sulle dune. Ci sarebbe stato davvero qualcuno a ricordarle, quando di lui e dei mille sapienti si fosse persa la memoria? Sapevano tanto d’inutilità, ora, quelle carte, una inutilità tale da non sfamare un cuore. Forse nemmeno una fame qualsiasi. Avrebbe voluto diventare un soffio di vento e perdersi. Era un pensiero non così brutto, però. Disperdersi. Ma non finire, non morire. Solo cancellare le linee, quelle che disegnava sugli occhi di lei e sulle stelle. Ripulire il mondo da quei tratti infinitesimi, perché erano proprio così piccoli, così insignificanti. Il mondo non aveva quei segni. Voleva solo farsi sommergere da quel mare, respirarlo. Come una specie di ebbrezza.
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lucadea · 3 months
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La lapide in ricordo delle reliquie Santa Giulia
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La lapide in ricordo del ritrovamento delle reliquie Santa Giulia a Lavagna. Scendendo dalla chiesa di Santa Giulia verso Lavagna si incontra questa edicola con una lapide a ricordo del tentato furto della reliquia della Santa. La lapide recita: "Qui venne ritrovata l'insigne reliquia di S. Giulia che mano audace gettava nella piana sottostante dopo ripartito il bottino del sacrilego furto consumato nella chiesa parrocchiale la notte del 14 marzo 1911 - In memoria i frazionisti di Rigone posero questo ricordo." Conosci il sentiero che va alla chiesa di Santa Giulia?  The plaque in memory of the discovery of the Santa Giulia relics in Lavagna - La plaque en mémoire de la découverte des reliques de Santa Giulia à Lavagna - La placa en memoria del descubrimiento de las reliquias de Santa Giulia en Lavagna - A placa em memória da descoberta das relíquias de Santa Giulia em Lavagna - Die Gedenktafel zur Erinnerung an die Entdeckung der Reliquien von Santa Giulia in Lavagna - Tấm bia tưởng nhớ việc phát hiện di tích Santa Giulia ở Lavagna - 纪念在拉瓦尼亚发现圣朱利亚遗迹的牌匾 - ラヴァーニャのサンタ・ジュリア遺跡の発見を記念する銘板 Read the full article
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claudiotrezzani · 3 months
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Stavo discettando con il Dottor Paolo Salotto - sopraffino linguista - sui pregi di un motore frazionato in sei cilindri.
Quanto al suono, evidenziavo come particolarmente melodioso quello del sei cilindri "Busso", dal cognome del progettista incaricato dall'Alfa Romeo.
Indi mi soffermavo sulla sua architettura a V (60 gradi nel succitato caso), giungendo a tracciare un sacrilego - perché trattasi di un quattro cilindri - parallelo con il pari architettura (ma l'angolo qui è di tredici gradi) montato sulla Lancia Fulvia, sempre a proposito della emissoria eufonia, anche se non certo del peculiare timbro e tono (pregevoli entrambe, ma diversi ).
Epperò concludevo:
del "Busso"  - oltre al suono - ciò che più mi delizia è la sericità erogatoria.
Al che il Dott. Salotto prontamente osservava:
"Serico, come l'effetto fotografico che tu talvolta dai all'acqua".
Vigorosa, sensibilissima percezione, da parte del mio interlocutore!
O della Transdisciplinare Osmosi.
Ecco il potere della fotografia.
Viene da chi guarda, il potere della fotografia.
Ciascuno di noi reca un personale tesoro d'esperienze.
Ogni volta che lo sguardo si posa su di una immagine, il summentovato tesoro con essa interagisce.
Transdisciplinariamente agisce, ed in maniera osmotica.
Niente sussiste separato, eddunque.
Se vogliamo rimanere ancorati al paragone musicale, timbri e toni pari sono, pur passando dalla dimensione sonora a quella visuale.
E tattile.
Un tessuto è serico, ma lo è anche il modo in cui una catena cinematica rende il moto al suolo.
E così l'acqua resa evanescente da una prolungata esposizione.
Sensazioni sposano forme, ed insomma.
E le forme non sono confinate all'ambito grafico.
E' forma il disegno che un fenomeno acquisisce nella mente del fruitore.
E la fotografia è un viaggio che incontra viaggi.
Ogni volta, quello dell'osservatore.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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svmm-s · 3 months
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found mother bjork while reading vogue
mangiando in una villa ottocentesca hamburger mi sembra di star compiendo un atto sacrilego
non ricordo cosa stessi guardando nell’ascensore della feltrinelli
amen
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ME CONTRO TE - VACANZE IN TRANSILVANIA ( 2023 )
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I Me Contro Te stavolta se la devono vedere con il Conte Dracula nel cui castello è conservato il diamante che la banda dei Malefici vuole utilizzare per alimentare il cannone che oscurerà il sole e, di conseguenza, distruggere il mondo intero, compresi gli odiati Sofì e Luì. Nel quinto capitolo della saga, i Me Contro Te giocano con gli stereotipi dell'immaginario del vampirismo di Dracula che però ora ha una figlia, Ombra, molto critica nei confronti dello 'stile' di vita del padre. La diversità come valore. C'è però anche qualcosa di più profondo in questo modo di porsi di Luigi Calagna e Sofia Scalia che richiama, non sembri sacrilego, il cinema delle origini quando la 'retorica' attoriale, ancora teatrale, imponeva codici precisi della rappresentazione priva della parola.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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cb01-me-contro-te-5 · 6 months
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Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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robertolapaglia · 9 months
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#shorts La Chiesa e la condanna delle forchette
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