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#sinuosità
libero-de-mente · 5 months
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Il primo bacio
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Ho baciato per la prima volta una ragazza, in una pineta.
Era un'estate, di quelle con le vacanze piene di compiti da consegnare a scuola al rientro.
Di quelle dove le canzoni estive di Alan Sorrenti o Umberto Tozzi spopolavano nei juke box dei lidi balneari.
Era un pomeriggio, ci eravamo dati un appuntamento.
Avevamo scelto l'orario in cui i genitori facevano il riposino post pranzo, prima di tornare in spiaggia.
All'ombra dei pini marittimi, circondati dai canneti, ci sentivamo sicuri.
Lei era bellissima. Non perché ve lo sto scrivendo io, lei era davvero una ragazza bellissima.
Lo dicevano e pensavano tanti, come quelli che in spiaggia la corteggiavano in branco.
Veniva dalla provincia di Napoli, era una mescolanza di lava e di mare, di sinuosità generose e sguardi malinconici, di tenerezze e speranze.
"Teneva" la bellezza negli occhi, nel sorriso perfetto con quei denti bianchissimi.
I capelli di un nero corvino, mossi, che scendevano sulle spalle per fermarsi sul seno.
Avevo il cuore in gola. Lei era appoggiata al tronco di un pino, le presi il volto delicatamente con le mani e le sfiorai le labbra con le mie.
Fu allora che buttò le sue braccia attorno al mio collo.
Lei dettava il ritmo. Lento e veloce, ma non troppo.
A volte fermandosi e lasciandomi in attesa con la bocca semichiusa, mi sentivo un babbeo, ed era in quel momento che la sentivo sorridere compiaciuta di come rispettassi i suoi tempi.
Senza forzare, senza violare, ma con delicatezza e poi passione.
Credo di aver avuto paura due o tre volte di finire in frantumi.
Ho baciato per la prima volta, quella volta, perché innamorato.
Da quella volta, in vita mia, ho sempre baciato perché innamorato.
Perché con un sentimento così so davvero baciare.
I baci che ho ricevuto non si sono mai fermati alle labbra, ma sono scesi fino al cuore.
Penso che dovremmo essere baciati spesso, da chi sappia davvero farlo.
Un bacio ti può condannare, un bacio ti può salvare.
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biancoscuro · 3 months
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A me è sempre garbato guardare una donna camminare. Da quello spesso dipende il mio primo giudizio. L'andatura, la postura elegante sono una condizione necessaria ma ovviamente non sufficiente se devo dirla da ingegnere. Se devo dirla da puttaniere, invece la sinuosità elegante di una camminata, il lieve ondeggiare, il leggero muoversi delle natiche mi fa addrizzare subito il cazzo.
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figliadeifiori · 6 months
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LETTERA #14
Mi ferisce la rabbia che mostri, mi feriscono quei polsi fermi e le vene rialzate sulle tempie. Mi ferisce la rigidità dei tuoi gesti.
Ma ricordo la sinuosità del tuo corpo, la delicatezza con cui le tue mani mi stringevano e la gentilezza con cui mi accarezzavano. Ricordo come rilassavo la tua tensione nervosa con massaggi circolari, Dio se li amavi.
Ed io mi innamoravo, ancora, di più.
Mi ferisce vederti dimagrito, stanco, deperito; mi rallegra però vederti curato, sistemato e consapevole della tua bellezza, in cui sembravi credere poco e di cui ti ho sovraffollato la mente con costanti “sei il mio bellissimo D.” Mi piace pensare che, alla fine, anche tu, hai finito per vedere quello che vedevo io: tanta bellezza.
Forse per questo oggi sono gelosa dello specchio appeso in fondo alla tua cima di scale, davanti all’ultimo gradino, quello che trattavamo come un box scatta foto tessere, perché ci mettevamo sempre in posa riflettendoci. Ricordo che davanti a quello specchio ripensavi anche alla mia di bellezza ed esordivi con “Ma quanto è bella questa H.” prima di accompagnarmi dolcemente sul tuo letto.
Mi ferisce pensare che tu quello specchio lo guardi tutti i giorni, se non l’hai buttato, cosa che non sarebbe stato male fare. Ma ti dimentichi forse che la causa delle visioni sono i ricordi. Butti lo specchio, ma la mente?
Per quanto non ti penso, a volte mi vieni in mente all’improvviso, mentre fisso le ombre degli alberi per terra, ripenso al tuo viso baciato dal sole. Quando mi guardo allo specchio e non mi piaccio abbastanza, mi riecheggia nella mente il tuo “Quanto sei bella!” e mi strappa un sorriso. Spero lo strappi anche a te: ricordi che siamo legati da un filo invisibile?
Quando piango mi senti?
Mi ferisce non poterti aspettare sul ciglio della strada, con la cena pronta a casa, con un caffellatte, il tuo amato caffellatte della mattina, e le tue gocciole sotto marca.
Mi ferisce che mi manchi, che non mi cerchi.
Mi ferisce pensare che anche tu stia vivendo il mio stesso malessere: vorrei darti un abbraccio e sigillare con un bacio. Vorrei dormire stretta a te senza farti mancare l’aria, scusa.
Mi rallegra vedere che la tua scrittura stia tornando a essere poesia e la tua fame inesauribile. Mi rallegra constatare che i tuoi obiettivi non siano cambiati, perché mi fa sentire ancora parte della tua vita, anche se non lo sono più.
Siamo una squadra ricordi?
Ti voglio bene,
Buonanotte.
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kegantodini · 2 years
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Monologo di un grande uomo
L'acacia è un albero. Quando questo è piccolo e fragile si ricopre di spine, per evitare che grandi animali possino appoggiarsi distruggendolo o altri animali possino divorarli le appetitose foglie. Poi però, quando cresce, le sue spine scompaiano: poiché da pianta diventa albero, forte, grande, robusto e non ha più di che preoccuparsi per la sua incolumità. Quindi quando è fragile deve tirare fuori le spine, la cattiveria, per sopravvivere; però quando forte rimane solo la sua sinuosità,gentilezza e forza.
Chiediamoci se questo non accada anche con le persone, io penso di sì: chi ha bisogno di tirar fuori le spine, di difendersi sempre, di maleducazione; probabilmente lo fa a causa della sua vulnerabilità, mentre chi è forte, tenderà sempre a essere gentile, privo di corazza,privo di cattiveria.
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southernlonewolf · 2 years
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La sinuosità di un corpo conserva un portamento regale se indossa l’eleganza di un’anima.
Anna Maria D’Alò
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GOOD MORNING!
BUONGIORNO!
Guarda "BOLERO - 1996" su YouTube.
youtube
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La scenografia
Dei tuoi appartamenti
Buia sacrestia della teatralità...
La diplomazia lavabiancheria
Dei miei chiarimenti
Solita amnesia della tranquillità...
La didascalia
Dei tuoi atteggiamenti
Sacra liturgia della formalità...
L'autobiografia enciclopedia
Dei miei mutamenti tormenti
Meteorologia della scontrosità
E della codardia...
E ci baciamo là
Sopra il boccascena
Dell'ultima cena di chi tradirà...
E un'altra volta in più già
Ci si uccide la passione
Dentro un'auto nel burrone
La spingiamo giù ma...
Siamo sempre qua
Storie in bianco e nero
Dove abbiamo solo
Un ruolo fisso da comparsa
Nelle file di un Bolero
E tutto il resto è farsa...
Noi venimmo qua
Facce da straniero
Dentro questa scena oscena
Per non farne a meno
Altro giro di Bolero
Ed un altro sorso di veleno...
La radiografia
Dei miei giuramenti
Vaga profezia della meschinità...
La coreografia scelta simmetria
Dei tuoi turbamenti
Nuda rapsodia della sinuosità...
La tappezzeria
Dei miei pentimenti
Fiacca parodia della maturità...
La cineseria microchirurgia
Dei tuoi sentimenti lamenti
Pura maestria della fragilità
E della tirannia...
E se il mio cuore sta
Fermo alla frontiera
Tu ti mostri fiera della vanità...
Ci sono anch'io là
Tra i tuoi ninnoli d'avorio
A suonare il repertorio
Di un eterno addio ma...
Siamo sempre qua
Chiusi in un mistero
Che l'amor sia tutto
È tutto ciò che noi sappiamo
Dell'amore che è il Bolero
In cui ci muoviamo...
Noi saremo qua
Tra il falso e il vero
Il bene e il male
Quando voleremo
Digitando uno e zero
In una realtà virtuale
O contando il tempo di un Bolero
Bolero, Bolero, Bolero
Bolero, Bolero, Bolero
Bolero...
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massimiliano-1926 · 2 years
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Esisteva una segreta stanza dove Lei amava rifugiarsi nelle notti insonni.
Per solcarne la soglia ed addentrarsi in essa era necessario possedere la chiave capace di aprire la porta chiusa a difesa dei suoi reconditi pensieri.
Scalza amava passeggiare sul pavimento di legno oramai invecchiato.
Nuda, innanzi agli specchi, ammirava la sinuosità delle sue forme riflesse.
Non c’era malizia o forse albergava in lei un innato erotismo capace di fondere e confondere la purezza di un sorriso con la tentazione di uno sguardo.
Spesso la potevi ritrovare seduta di spalle in complice attesa.
Era in quei momenti che sentiva la sua pelle percorsa da una mano leggera, come seta, ma in grado di donarle vibrazioni.
La sua schiena rappresentava la tela dove ogni emozione veniva raffigurata con un cuore nero.
Lei, incanto e perdizione, racchiudeva l’essenza dell’opera più bella.
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Fotografia IG: @_come__seta_
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s-memorando · 6 months
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19 marzo 2009
– Ferdinand Hodler – Sguardo nell’eternità – 1916 – Le foglie. Le donne. Le guardo.Le guardo nella loro bellezzadove si incontrano e approdanotutte le stagioni della vita,nelle loro turgide formedove si generano curve, sinuosità e pieghe,nel loro desiderio di libertàdove si perdono sogni e speranze. Le nomino – le foglie, le donne –nella unicità che le distingue,nel colore purpureo che sempre…
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agrpress-blog · 6 months
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Il Consiglio Regionale della Toscana patrocinerà l’importante evento di celebrazione del lungo percorso artistico di Paolo Solei, settant’ anni di età e di dedizione alla creatività poiché i primi disegni risalgono a quando, ancora molto piccolo, ha potuto tenere in mano la matita. Architetto presso la Regione Toscana per tutto il suo percorso professionale, Paolo Solei non ha mai rinunciato a liberare le proprie sensazioni nell’atto del dipingere, affrancandosi dalla logica e dai calcoli che, invece, contraddistinguevano il suo impiego; la scelta di uno stile inusuale come il Liberty che con lui diviene vivace e solare, gli è stato necessario a svelare il suo approccio ironico e nello stesso tempo leggero alla vita, come se la semplicità dei soggetti rappresentati, animali da cortile stilizzati che divengono assoluti protagonisti insieme a oggetti della quotidianità, simboli ispirati al Messico come il sole che assume sembianze umane, o ancora le sinuosità e la flora che da sempre sono legati a una corrente artistica di cui si può trovare traccia nell’intero continente europeo, fossero funzionali a raccontare il suo punto di vista sull’esistenza. La mostra avrà luogo presso la sala espositiva del prezioso Palazzo del Pegaso di Firenze - via de’ Pucci, 16 -, sede del Consiglio della Regione Toscana. Nel giorno dell’inaugurazione, mercoledì 8 novembre 2023 alle ore 12.30, sarà presente il Presidente del Consiglio Regionale,che aprirà i lavori, a cui seguirà la presentazione da parte della critica d’arte internazionale Marta Lock, la quale dice di lui: «Paolo Solei non si limita a modernizzare lo Stile Liberty reinterpretandone le linee guida secondo la sua espressività, ma stravolge il concetto di natura che al movimento era legata, essenzialmente limitato al mondo floreale, e lo amplia a tutta la flora e la fauna, ai simboli che per lui sono irrinunciabili perché parte della sua dimensione di sognatore a metà tra la realtà osservata e la capacità di andare oltre immaginando un mondo fantastico in cui persino gli oggetti inanimati vivono di vita propria. I pesci, gli animali domestici e quelli più esotici, gli oggetti che fanno parte della vita quotidiana, sono tutti spunti per Solei per raccontare la favola della vita, il fascino di tutto ciò che appartiene all’esistenza e che nella sua semplicità la può rendere migliore; differentemente dallo Stile Liberty tradizionale però, le sue opere presentano una gamma cromatica espressionista, tonalità intense e piene che restano affini al contesto in cui sono utilizzate e al contempo, grazie alla loro vivacità quasi Fauves, contribuiscono a dare all’osservatore la sensazione di trovarsi davanti a un’ambientazione un po’ magica da cui si fa fatica a uscire». Il percorso espositivo si svilupperà attraverso tre sezioni che ripercorrono le fasi pittoriche dall’inizio della carriera di Paolo Solei fino agli anni più recenti: nella sezione I miei primi settant’anni di “carriera artistica” sono raccolti i lavori e gli schizzi dei primi anni; la seconda sezione è dedicata alla celebrazione dell’Arte come terapia e compagna di vita; la terza è dedicata invece al Sogno toscano, che dà il titolo alla mostra. Un’occasione imperdibile dunque per scoprire il talento e l’allegria delle opere di questo originale artista. Sogno toscano, mostra antologica di Paolo Solei, rimarrà aperta al pubblico presso Palazzo del Pegaso a Firenze fino a lunedì 20 novembre 2023 (orario: giovedì 9 e venerdì 10, da lunedì 13 a venerdì 17, e lunedì 20, ore 10.00 - 12.00 e 15.00 - 19.00; sabato 11 e sabato 18, ore 10.00 -13.00)
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editorialstaff2020 · 7 months
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Lo scultore Park Eun Sun presenta a Milano “Il Ritmo delle Pietra” per festeggiare l’anniversario della Fondazione delle Corea del sud
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S’intitola il Ritmo della terra la mostra di Park Eun Sun che il consolato Generale della Repubblica di Corea ha organizzato a Palazzo Litta in Corso Magenta, 24 a Milano, In occasione della Celebrazioni per l’anniversario della Fondazione della Corea.
Park Eun Sun nasce nel 1965 a Mopko in Corea del Sud dove fin da bambino si appassiona alla pitture e successivamente alla scultura presso l’Università di Kyung Hee. Nel 1993 si trasferisce a Pietrasanta (Lucca), dove prosegue gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Park ha esposto in diverse gallerie e musei in Italia (Firenze, Genova, Pietrasanta, Roma, Torino, Verona, Padova, Milano) e all’estero (Belgio, Corea, Francia, Germania, Inghilterra, Lussemburgo, Olanda, Panama, Polonia, Singapore, Stati Uniti e Svizzera). Dal 2021 l’artista è rappresentato in esclusiva dalla Galleria d’Arte Contini che ha realizzato diverse importanti mostre tra cui nel 2021 Infinita fluidità della pietra a Viareggio, Nell’Infinito dell’Arte a Venezia e Cortina d’Ampezzo e Dal Mare all’Infinito a Forte dei Marmi. Nello stesso anno riceve la Cittadinanza Onoraria dalla città di Pietrasanta. Nel 2022 le opere monumentali dell’artista sono esposte al Teatro del Silenzio di Lajatico (Pisa) e nel centro storico di Pontedera (Pisa). Nello stesso anno un’opera monumentale è stata donata alla città di Pietrasanta.
Con “Il Ritmo della Pietra” saranno esposte sia opere in marmo e granito policromi sia bronzee. Le sculture e installazioni, con il geometrismo e la sinuosità tipici di Park, si sposano quasi in un dialogo per opposti con gli ambienti barocchi di Palazzo Litta. L’opera dello scultore risponde inoltre a una sfida ben precisa: quella di utilizzare un materiale antico per poter dare vita a forme che appartengono al contemporaneo. Spostandosi tra i saloni, l’esperienza espositiva è scandita dal ritmo delle creazioni del maestro in un alternarsi di colori e forme plastiche, declinate anche nelle creazioni “luminose” che identificano la parte più recente della produzione di Park, iniziata durante il periodo della pandemia. Con queste innovative creazioni il maestro mette in luce nuove possibilità tecnologiche a supporto del suo genio creativo: sfere marmoree svuotate e riempite di luce danno una voce nuova all’eternità classica ed elegante delle infinite sfumature del marmo. La mostra è visitabile gratuitamente dal 13 al 18 ottobre, dalle 10 alle 18.
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claudiotrezzani · 7 months
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Tracce.
Su primordialità, tracce.
Già, primordialità.
Dove si trova il fiume viola di Bettina Gouchet?
Ed il lago bianco di Mathieu Lasserre?
E la sinuosa curva di Steffen Ulbrich?
Sul Pianeta Rosso, m'affiora sulle labbra.
Certo, non per il colore.
Per la deliziosa alienità, invece.
E primordialità, dicevo.
Purezza, onirica sospensione.
Astrazione, ed insomma.
Il viaggio di Bettina è dalla scabra incrostazione presso il margine inferiore sinistro dell'inquadratura verso l'infinito dell'orizzonte.
Quello di Mathieu è dalla zuccherosa pennellata in basso alla severità di line che la sovrasta.
Quello di Steffen percorre una corda che trae slancio dalla sua stessa iniziale circonvoluzione.
Bettina fonde il materiale con l'immateriale.
Mathieu la dolcezza con il rigore.
Steffen il vigore  con la sinuosità.
Hanno trasfigurato l'esistente, loro.
Non tradito, sublimato.
All rights reserved
Se esiste il platoniano iperuranio, loro lo hanno visitato.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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scontomio · 7 months
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biancoscuro · 8 months
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A me è sempre garbato guardare una donna camminare.
Da quello spesso dipende il mio primo giudizio.
L'andatura, la postura elegante sono una condizione necessaria ma ovviamente non sufficiente se devo dirla da ingegnere.
Se devo dirla da puttaniere, invece la sinuosità elegante di una camminata, il lieve ondeggiare, il leggero muoversi delle natiche mi fa addrizzare subito il cazzo.
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stillucestore · 8 months
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Tobia Scarpa ha superato i confini dello spazio e del tempo.
Figlio dell’architetto Carlo Scarpa, Tobia Scarpa nasce a Venezia il 1° gennaio del 1935. Una volta laureato nel 1960 iniziano le prime collaborazioni: Gavina, Cassina, B&B Italia, che danno vita ad alcuni oggetti diventati celebri, come la poltrona “Soriana” con cui vince il “Compasso d’Oro”, la sedia “Libertà” dal design inconfondibile.
Fondamentale la collaborazione con gli architetti Castiglioni progettisti alla Flos, da cui derivano importanti creazioni: Fantasma (1962), Biagio (1968), Pierrot (1990) e Papillona (1975).
Foglio è una lampada da parete divenuta iconica dagli anni'60 (1966): il concept moderno e le superfici lucide mantengono l'estetica dell'oggetto sempre attuale.
La scocca di Foglio è costituita da una lastra in alluminio, con le estremità arrotondate ripiegate su loro stesse verso il centro della struttura.
I due lembi formano gli alloggi per le lampadine LED. L'apparecchio è dimmerabile. Disponibile in diverse finiture tra cui scegliere: Bianco, Nero, Cromo, Nickel Nero e Oro.
Lo stile inconfondibile di Tobia Scarpa abbraccia un'estetica moderna e contemporanea, sempre proiettato a coniugare il vecchio ed il nuovo, rappresentando l’arte di esprimere l’anima segreta dei materiali.
Grazie alla sinuosità semplice e lineare, il concept moderno e la superficie lucida, la lampada Foglio riesce ad essere un oggetto sempre attuale.
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La Casa comincia dalla Luce.
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