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#stelle e ottone
cristalbeesnow · 2 months
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Stelle e ottone...Wonderful book!!!!
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crazy-pot-pourri · 3 months
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[Books] The Hidden Society. Stelle e Ottone (The Hidden Society #1) di Jude Archer.
Titolo: The Hidden Society. Stelle e Ottone (The Hidden Society #1). Autore: Jude Archer. Edizione: Il Castoro, 2024 Continue reading [Books] The Hidden Society. Stelle e Ottone (The Hidden Society #1) di Jude Archer.
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orizoncontrols · 11 months
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IL GIARDINO DEI TUOI SOGNI CON IL GIUSTO LIGHT DESIGN
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Man mano che i proprietari di case ampliavano i loro spazi abitativi e abbracciavano la vita all'aperto, i barbecue hanno lasciato il posto a cucine complete e l'intrattenimento è cresciuto fino a impressionanti TV all'aperto e sistemi audio paesaggistici. Altri hanno trasformato i cortili in ritiri, un'oasi per l'anima. Qualunque approccio ti piaccia, c'è una caratteristica che avvantaggia entrambi: il design dell'illuminazione per esterni.L'illuminazione per esterni si è trasformata in modo significativo, con i produttori di oggi che ci danno la possibilità di creare spazi incantevoli con le luci sviluppando luoghi di immensa bellezza e mistero. La notte è, dopotutto, il momento in cui le luci trasformano uno spazio da un bel paesaggio a un'ambientazione romantica o una festa vivace.In Orizon, il nostro team di progettazione collabora con alcuni dei leader nell'illuminazione per interni ed esterni. Insieme, creiamo la zona giorno all'aperto dei tuoi sogni. Per garantire il massimo della qualità e della durabilità all'esterno, ad esempio, optiamo per apparecchi in ottone al 100% e un sistema di cablaggio brevettato che resiste alle condizioni più difficili. Di conseguenza, siamo fiduciosi nel fornire questa soluzione ai nostri clienti, sapendo che è progettata per durare una vita.
VUOI TRASFORMARE IL TUO PATIO?
Innanzitutto, i nostri progettisti e system integrator visiteranno il tuo cortile per studiare gli spazi e possibili soluzione oltre che raccogliere la tua visione e il modo in cui utilizzi il tuo spazio. Quindi, elaboreremo i dettagli e realizzeremo un piano paesaggistico per integrare l'illuminazione in tutta la proprietà.Con queste informazioni in mano, discuteremo delle numerose opzioni, dalle diverse luci di percorso, faretti spot verso l'alto, luci che cadono e bagnano il paesaggio, luci ambientali e molto altro. Alcuni proprietari di case vogliono esplorare ogni dettaglio, mentre altri preferiscono sedersi e lasciare che la magia si svolga. Come integratore personalizzato, seguiamo il percorso più adatto a te.Il risultato è uno spazio bellissimo da godersi fino a notte fonda, sia che si guardi le stelle attorno a un focolare o che ci si goda l'ultimo film di successo sotto la luna piena. Questo tipo di illuminazione di qualità per paesaggi e terrazze aggiunge metratura vivibile alla tua proprietà mentre sviluppa la tua atmosfera ideale, uno spazio che crea ricordi che durano una vita.Per saperne di più sulle numerose opzioni nella progettazione dell'illuminazione per esterni o per programmare una consulenza gratuita, non esitare a CONTATTARCI.Orizon S.r.l. - Domotica San Donà di Piave - System Integrators per l'automazione dei sistemi intelligenti domotici, multimediali e professionali come il Building Management System, connessi all'IOT. Read the full article
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trendy-chic-world · 2 years
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Schott NYC Giacca Uomo 4,2 su 5 stelle 79 voti | 39 domande con risposta Prezzo: 650,50€ - 962,50€ e Reso gratuito su alcune taglie e colori Tutti i prezzi includono l'IVA. Vestibilità: Vestibilità conforme alla taglia indicata. Ordina la tua taglia abituale. Taglia: Seleziona Colore: Marrone (Marron) Marrone (Marron) Marron (Cordovan 81) Tabella delle taglie Dettagli prodotto Composizione materiale100% Pelle Di Pecora Restituita Istruzioni di lavaggioLavabile solo a secco Informazioni su questo articolo Composizione materiale principale in pelle Nappa spessa, pelliccia naturale di pecora Cuciture in pelle con cordoncino, cerniera in ottone e collo con fibbia Cinturini regolabili in vita realizzati in pelle bovina Solo lavaggio a secco Descrizione Bombardier Pecora Uomo Modello: LC1259. Visualizza di più
Schott NYC Giacca Uomo 4,2 su 5 stelle 79 voti | 39 domande con risposta Prezzo: 650,50€ – 962,50€ e Reso gratuito su alcune taglie e colori Tutti i prezzi includono l’IVA. Vestibilità: Vestibilità conforme alla taglia indicata. Ordina la tua taglia abituale. Taglia: Seleziona Colore: Marrone (Marron) Marrone (Marron) Marron (Cordovan 81) Tabella delle taglie Dettagli prodotto Composizione materiale100% Pelle Di Pecora Restituita Istruzioni di lavaggioLavabile solo a secco Informazioni su questo articolo Composizione materiale principale in pelle Nappa spessa, pelliccia naturale di pecora Cuciture in pelle con cordoncino, cerniera in ottone e collo con fibbia Cinturini regolabili in vita realizzati in pelle bovina Solo lavaggio a secco Descrizione Bombardier Pecora Uomo Modello: LC1259. Visualizza di più
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poesiablog60 · 2 years
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Ringraziare desidero il divino
per la diversità delle creature
che compongono questo singolare universo,
per la ragione,
che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto
e l’uccello leggero che vola oltre, più in alto, più su.
Ringraziare desidero per l’amore,
che ci fa vedere gli altri come li vede la divinità,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede.
Ringraziare desidero
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in noi,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo
per il prisma di cristallo e il peso di ottone,
per le strisce della tigre,
per l’odore medicinale degli eucaliptus,
e la speranza, la fiducia, la lavanda.
Ringraziare desidero
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica il passato,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un inizio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
per lo splendore del fuoco
che nessun umano può guardare senza uno stupore antico
e per il mare che è il più dolce fra tutti gli dei.
Ringraziare desidero perché
sono tornate le lucciole,
le nuvole disegnano,
le albe spargono brillanti nei prati,
e per noi
per quando siamo ardenti e leggeri
per quando siamo allegri e grati.
Io ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio
per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri
per la quiete della casa,
per i bambini che sono nostre divinità domestiche
per l’anima, perché consola il mio girovagare errante,
per il respiro che è un bene immenso,
per il fatto di avere una sorella.
Io ringraziare desidero
per tutti quelli che sono piccoli liberi e limpidi
per le facce del mondo che sono varie
per quando la notte si dorme abbracciati
per quando siamo attenti e innamorati,
fragili e confusi,
cercatori indecisi.
Ringrazio dunque
per i nostri maestri immensi
per tutti i baci d’amore,
e per l’amore che ci rende impavidi.
Per i nostri morti
che fanno della morte un luogo abitato,
e per i nostri vivi, che rendono la vita uno specchio fatato.
Per i figli,
col futuro negli occhi,
perchè su questa terra esiste la musica,
per la mano destra e la mano sinistra, e il loro intimo accordo
per i gatti per i cani esseri fraterni carichi di mistero,
per il silenzio che è la lezione più grande
per il sole, nostro antenato.
Ringraziare desidero
per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi,
che scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini.
Ringraziare desidero
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per la gran potenza d’antico amor
per amor che muove il sole e l’altre stelle
e muove tutto, in noi.
Mariangela Gualtieri
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Ringraziare desidero il divino
per la diversità delle creature
che compongono questo singolare universo,
per la ragione,
che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto
e l'uccello leggero che vola oltre, più in alto, più su.
Ringraziare desidero per l’amore,
che ci fa vedere gli altri come li vede la divinità,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede.
Ringraziare desidero
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in noi,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo
per il prisma di cristallo e il peso di ottone,
per le strisce della tigre,
per l’odore medicinale degli eucaliptus,
e la speranza, la fiducia, la lavanda.
Ringraziare desidero
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica il passato
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un inizio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
per lo splendore del fuoco
che nessun umano può guardare senza uno stupore antico
e per il mare che è il più dolce fra tutti gli dei.
Ringraziare desidero perché
sono tornate le lucciole,
le nuvole disegnano,
le albe spargono brillanti nei prati,
e per noi
per quando siamo ardenti e leggeri
per quando siamo allegri e grati.
Io ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio
per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri
per la quiete della casa,
per i bambini che sono nostre divinità domestiche
per l'anima, perché consola il mio girovagare errante,
per il respiro che è un bene immenso,
per il fatto di avere una sorella.
Io ringraziare desidero
per tutti quelli che sono piccoli liberi e limpidi
per le facce del mondo che sono varie
per quando la notte si dorme abbracciati
per quando siamo attenti e innamorati, fragili e confusi,
cercatori indecisi.
Ringrazio dunque
per i nostri maestri immensi
per tutti i baci d'amore,
e per l'amore che ci rende impavidi.
Per i nostri morti che fanno della morte un luogo abitato,
e per i nostri vivi, che rendono la vita uno specchio fatato.
Per i figli,
col futuro negli occhi,
perché su questa terra esiste la musica,
per la mano destra e la mano sinistra, e il loro intimo accordo
per i gatti per i cani esseri fraterni carichi di mistero,
per il silenzio che è la lezione più grande
per il sole, nostro antenato.
Ringraziare desidero
per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi,
che scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini.
Ringraziare desidero
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per la gran potenza d'antico amor
per amor che muove il sole e l'altre stelle
e muove tutto, in noi.
Mariangela Gualtieri
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ilarywilson · 4 years
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47 Cornwall Cres | Notting Hill (London)
Pigiata fra le caratteristiche villette a schiera colorate che caratterizzano il quartiere londinese di Notting Hill, si scorge il numero 47 di Cornwall Cres; una palazzina a due piani giallo canarino, il cui portone principale è raggiungibile salendo un paio di ripidi gradini. Sul citofono starnacchiante si legge ancora "Pollon-Wilson" e inoltrandosi nel piccolo pianerottolo di moquette consunta e scale scricchiolanti, si può raggiungere il secondo piano; dove sorge la porta arancio dal pomello a zucca che accompagna un secondo campanello. Un Pollon`s questa volta dipinto a mano su una piccola mattonella poco sopra il pulsante di ottone, circondato da qualche ghirigoro di zucche fiorite che portano sicuramente lo zampino di Illy. 
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L’appartamento è composto di un ampio open space dai soffitti alti, che ricorda un vecchio magazzino o una caserma dei pompieri resa confortevole e abitabile, ma ancora coi suoi muri in mattone vivo a renderne chiare le origini. I mobili in perenne mismatch si alternano alle lucine soffuse che illuminano la libreria posta sulla destra dell`ingresso e mucchi di candele accatastate negli angoli - o sui bordi del camino - illuminano fiocamente il resto dell`ambiente al posto dell`elettricità.  Proprio di fronte alla parete a destra dell’ingresso si trova anche la zona salotto, col suo maxi tappeto sistemato davanti al camino e alla televisione (ebbene sì) e ai piedi di un divano in velluto color petrolio, alle spalle del quale spicca l`unica parete di tappezzeria della casa: blu notte, trapuntata di stelle che fungono anche da punto luce e mimetizzano perfettamente la porta del bagno regalando all’ambiente un’atmosfera squisitamente ravenclaw. Sul basso e tondo tavolino etnico, che oltre il vetro del suo secondo piano ospita le boccette degli alcolici, sono arruffati immancabili pile di disegni, scampoli di stoffa, colori, tazze di tè ormai vuote e briciole di biscotti.
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Dritta di fronte all’entrata si trova la cucina turchese con il suo tavolo in legno, le sedie, il frigo e la credenza gialli; sulla sinistra della porta una parete in mattoni adibita a serra verticale e una piccola zona relax rasoterra, fatta di cuscini di chinz e comodi pouf accatastati poco sotto la finestra, assieme alla gabbia di Neve, uno scrittoio dall`aria ridipinta, un vecchio attacapanni animato verde bosco, una cassettiera gialla e una poltroncina amarena. Cuscini colorati e tende leggere di diversi tagli, colori, lunghezze e consistenze svolazzano a copertura delle vetrate, anche se non sembra esserci alcuna finestra aperta, regalando quel tocco un po’ bazar agli interni. 
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Una rampa di vertiginose scale a chiocciola in ferro battuto verde acqua si arrampicano sull`ampio soppalco che occupa praticamente l`intera zona sinistra della casa; affacciandosi sulla cucina sottostante con la sua ringhiera tempestata di lucine in perenne christmas mode, e sull`unica altra porta chiusa oltre a quella del bagno. Appeso al suo pomello, un piccolo ciondolo in stoffa ricamato a mano e a forma di zucca, chiuso rigorosamente a chiave. RSN gracchia in perenne sottofondo classici del secolo scorso, impregnando l’aria già densa di camomilla, aromi di candele profumate e prodotti Utopia dalle delicate fragranze floreali che si mescolano all’odore più pungente delle erbe medicinali e delle spezie che puntellano la serra verticale assieme a piantine più ornamentali (tre arcobaleno dai petali dorati e un ciclamino); ognuna immersa in bocce di vetro o piccoli vasetti sospesi che assicurano l’illuminazione e la temperatura adatte a mantenerle rigogliose. Poco lontano dal trespolo di Neve è nascosto chissà dove uno snaso ghiotto di bottoncini dorati e ninnoli scippati agli ospiti e una puffola è sempre pronta a saltare sulle spalle degli avventori con gridolini acuti non dissimili da quelli della padrona di casa.
«E’ molto... tua». «Doveva essere a prova di Sebastian».
«Allora, entri o è troppo mia per ospitarti?»
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ypsilonzeta1 · 4 years
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Cari tutti
Mi sembra impossibile che sia già arrivato il mio ultimo giorno di lavoro, ma… è proprio così.
Ci sono tante cose che vorrei dire, perché il percorso di lavoro e di vita in questo comune dal lontano luglio 1995 è stato lungo e intenso, con momenti belli e bellissimi, critici e ansiogeni,  da dimenticare e da ricordare.
Perciò non dirò nulla, mi limiterò a ringraziare.
Ringrazio i colleghi per il supporto, l’aiuto richiesto che non mi è stato mai negato; per le chiacchierate, il confronto, il tempo passato insieme.
Ringrazio il personale e gli utenti della biblioteca, gli studenti che la frequentano, i ragazzi e le ragazze del servizio civile per la partecipazione quotidiana alla vita di una bella biblioteca.
Ringrazio le amiche e gli amici  del gruppo di lettura, che mi sopporteranno ancora nei prossimi incontri…
Ringrazio gli amministratori, in particolare questa nuova leva di giovani assessori che con la loro vivacità e spirito di iniziativa hanno dato un salutare scossone alla parte più “social” della cultura portuense di questi ultimi anni.
E dato che mi piace  parlare con le parole della poesia, faccio mia una poesia di Mariangela Gualtieri:
In quest’ora della sera
da questo punto del mondo.
(…)
Ringraziare desidero
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in noi,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo
per il prisma di cristallo e il peso di ottone,
per le strisce della tigre,
per l’odore medicinale degli eucaliptus,
e la speranza, la fiducia, la lavanda.
 Ringraziare desidero
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica il passato,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un inizio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
per lo splendore del fuoco
che nessun umano può guardare senza uno stupore antico
e per il mare che è il più dolce fra tutti gli dei.
 Ringraziare desidero perché
sono tornate le lucciole,
le nuvole disegnano,
le albe spargono brillanti nei prati,
e per noi
per quando siamo ardenti e leggeri
per quando siamo allegri e grati.
 Io ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio
per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri
per la quiete della casa,
per i bambini che sono nostre divinità domestiche
per l’anima, perché consola il mio girovagare errante,
per il respiro che è un bene immenso,
per il fatto di avere una sorella.
(…)
 Ringraziare desidero
per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi,
che scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini.
 Ringraziare desidero
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per la gran potenza d’antico amor
per amor che muove il sole e l’altre stelle
e muove tutto, in noi….
 Da Mariangela Gualtieri, Le giovani parole (Einaudi 2015)
 Buona vita a tutti
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cristalbeesnow · 2 months
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Stelle e ottone...Wonderful book!!!!
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thebeautycove · 2 years
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In quest’ora della sera da questo punto del mondo
Ringraziare desidero il divino per la diversità delle creature che compongono questo singolare universo, per la ragione, che non cesserà di sognare un qualche disegno del labirinto e l’uccello leggero che vola oltre, più in alto, più su.
Ringraziare desidero per l’amore, che ci fa vedere gli altri come li vede la divinità, per il pane e il sale, per il mistero della rosa che prodiga colore e non lo vede.
Ringraziare desidero per l’arte dell’amicizia, per l’ultima giornata di Socrate, per le parole che in un crepuscolo furono dette da una croce all’altra, per i fiumi segreti e immemorabili che convergono in noi, per il mare, che è un deserto risplendente e una cifra di cose che non sappiamo per il prisma di cristallo e il peso di ottone, per le strisce della tigre, per l’odore medicinale degli eucaliptus, e la speranza, la fiducia, la lavanda.
Ringraziare desidero per il linguaggio, che può simulare la sapienza, per l’oblio, che annulla o modifica il passato, per la consuetudine, che ci ripete e ci conferma come uno specchio, per il mattino, che ci procura l’illusione di un inizio, per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia, per il coraggio e la felicità degli altri, per la patria, sentita nei gelsomini per lo splendore del fuoco che nessun umano può guardare senza uno stupore antico e per il mare che è il più dolce fra tutti gli dei.
Ringraziare desidero perché sono tornate le lucciole, le nuvole disegnano, le albe spargono brillanti nei prati, e per noi per quando siamo ardenti e leggeri per quando siamo allegri e grati. Io ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri per la quiete della casa, per i bambini che sono nostre divinità domestiche per l’anima, perché consola il mio girovagare errante, per il respiro che è un bene immenso, per il fatto di avere una sorella.
Io ringraziare desidero per tutti quelli che sono piccoli liberi e limpidi per le facce del mondo che sono varie per quando la notte si dorme abbracciati per quando siamo attenti e innamorati, fragili e confusi, cercatori indecisi.
Ringrazio dunque per i nostri maestri immensi per tutti i baci d’amore, e per l’amore che ci rende impavidi. Per i nostri morti che fanno della morte un luogo abitato, e per i nostri vivi, che rendono la vita uno specchio fatato. Per i figli, col futuro negli occhi, perchè su questa terra esiste la musica, per la mano destra e la mano sinistra, e il loro intimo accordo per i gatti per i cani esseri fraterni carichi di mistero, per il silenzio che è la lezione più grande per il sole, nostro antenato.
Ringraziare desidero per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi, che scrissero già questa poesia, per il fatto che questa poesia è inesauribile e si confonde con la somma delle creature e non arriverà mai all’ultimo verso e cambia secondo gli uomini.
Ringraziare desidero  per i minuti che precedono il sonno, per il sonno e la morte, quei due tesori occulti, per gli intimi doni che non elenco, per la gran potenza d’antico amor per amor che muove il sole e l’altre stelle e muove tutto, in noi….
Mariangela Gualtieri, Le giovani parole.
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stillucestore · 2 years
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Sarfatti concepisce la 2097 di Flos con l’intenzione di modernizzare una sospensione con uno stile passato. Gioca con l’effetto delle luci di candele sorrette dalle strutture classiche. Con la sua resistente struttura centrale in metallo e i bracci ricurvi in ottone che ricordano un abbraccio: questo lampadario diventa il vero protagonista di ogni stanza. ⁣ ⁣ Le piccole lampadine LED brillando come piccole stelle, emettono una piacevolissima luce diffusa che avvolge l’ambiente in maniera inconfondibile 🤩⁣ ⁣ Disponibile in tre versioni 18, 30 e 50 luci, il formato più grande, disponibili in diverse finiture, cromo, ottone e nero.⁣ ⁣ Con la Black Friday Week, la 2097 e tutta la collezione Flos la trovi super scontata; ti basta aggiungere al tuo carrello BFW2021 😎 Solo fino a domenica.⁣ ⁣ La Casa comincia dalla Luce.⁣ #StilluceStore #Flos2097 #GinoSarfatti #BlackFridayWeek⁣ ⁣ 🎁🎁🎁 (presso Stilluce Store) https://www.instagram.com/p/CWyLPwYIGhr/?utm_medium=tumblr
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ad-ovest-della-luna · 6 years
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Ringraziare desidero il divino per la diversità delle creature che compongono questo singolare universo, per la ragione, che non cesserà di sognare un qualche disegno del labirinto e l’uccello leggero che vola oltre, più in alto, più su. Ringraziare desidero per l’amore, che ci fa vedere gli altri come li vede la divinità, per il pane e il sale, per il mistero della rosa che prodiga colore e non lo vede. Ringraziare desidero per l’arte dell’amicizia, per l’ultima giornata di Socrate, per le parole che in un crepuscolo furono dette da una croce all’altra, per i fiumi segreti e immemorabili che convergono in noi, per il mare, che è un deserto risplendente e una cifra di cose che non sappiamo per il prisma di cristallo e il peso di ottone, per le strisce della tigre, per l’odore medicinale degli eucaliptus, e la speranza, la fiducia, la lavanda. Ringraziare desidero per il linguaggio, che può simulare la sapienza, per l’oblio, che annulla o modifica il passato, per la consuetudine, che ci ripete e ci conferma come uno specchio, per il mattino, che ci procura l’illusione di un inizio, per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia, per il coraggio e la felicità degli altri, per la patria, sentita nei gelsomini per lo splendore del fuoco che nessun umano può guardare senza uno stupore antico e per il mare che è il più dolce fra tutti gli dei. Ringraziare desidero perché sono tornate le lucciole, le nuvole disegnano, le albe spargono brillanti nei prati, e per noi per quando siamo ardenti e leggeri per quando siamo allegri e grati. Io ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri per la quiete della casa, per i bambini che sono nostre divinità domestiche per l’anima, perché consola il mio girovagare errante, per il respiro che è un bene immenso, per il fatto di avere una sorella. Io ringraziare desidero per tutti quelli che sono piccoli liberi e limpidi per le facce del mondo che sono varie per quando la notte si dorme abbracciati per quando siamo attenti e innamorati, fragili e confusi, cercatori indecisi. Ringrazio dunque per i nostri maestri immensi per tutti i baci d’amore, e per l’amore che ci rende impavidi. Per i nostri morti che fanno della morte un luogo abitato, e per i nostri vivi, che rendono la vita uno specchio fatato. Per i figli, col futuro negli occhi, perchè su questa terra esiste la musica, per la mano destra e la mano sinistra, e il loro intimo accordo per i gatti per i cani esseri fraterni carichi di mistero, per il silenzio che è la lezione più grande per il sole, nostro antenato. Ringraziare desidero per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi, che scrissero già questa poesia, per il fatto che questa poesia è inesauribile e si confonde con la somma delle creature e non arriverà mai all’ultimo verso e cambia secondo gli uomini. Ringraziare desidero per i minuti che precedono il sonno, per il sonno e la morte, quei due tesori occulti, per gli intimi doni che non elenco, per la gran potenza d’antico amor per amor che muove il sole e l’altre stelle e muove tutto, in noi.
Mariangela Gualtieri, Poesia dei doni.
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edsitalia · 3 years
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EDS 4
7) Per sempre
"Luisella. Stai qui e non muoverti".
Il tenente Gerd Muller uscì di soppiatto dalla cantina del palazzo di via Milano. Aprì il cancelletto e sbirciò a destra e sinistra e poi, a passo spedito, si avviò verso la Kübelwagen che l'aspettava un centinaio di metri più avanti all'angolo con via Nazionale. Era notte fonda e il quartiere brulicava di nazisti.
Disse al soldato di partire e di dirigersi al Grand Hotel Excelsior dove risiedeva il generale Mältzer. Gerd già sapeva che lì avrebbe trovato anche il vice di Kappler: Erich Priebke. E che aveva sicuramente notizie sull'attentato di Via Rasella del pomeriggio.
L'aveva già incontrato partecipando ad alcune feste di Gala, ma fu durante un interrogatorio a Via Tasso, il quartiere generale della polizia di sicurezza nazista, che quell'uomo lo terrorizzò. Lo vide uccidere a sangue freddo un bambino di sette anni solo perché era il figlio di un Gappista. Disse che chi era figlio di un militante dei Gruppi di Azione Patriottica sarebbe diventato, un domani, un nemico del Reich e, per questo, doveva essere fermato a qualsiasi costo. In quel momento, il tenente capì che il Fuhrer, se aveva impartito quegli ordini, non era quel salvatore della Patria come amava definirsi durante i suoi comizi, ma non poteva fare altrimenti, non poteva opporsi. Non poteva nemmeno disertare, altrimenti, tutti i suoi cari, a Berlino, sarebbero stati uccisi. Padre, madre e due sorelle più giovani di lui. Doveva resistere e poi, alla fine della guerra, avrebbe deciso di andare da qualche parte. Di scappare verso il Sudamerica o da qualsiasi altra parte. L'unica cosa che contava davvero era Luisella; lei sarebbe dovuta andare con lui. Il tenente la conobbe una sera di sette mesi prima, durante una delle feste sfarzose che si svolgevano a Villa Wolkonsky, la sede dell'ambasciata tedesca. Lei era stata invitata perché figlia di una delle famiglie più importanti di Roma. Era difficile non notarla quella sera. La sua fluente chioma bionda le scendeva leggera sulle spalle lasciate scoperte dal suo vestito rosso che la fasciava sensualmente. La brezza settembrina le faceva ondeggiare i capelli ed, il suo profumo, arrivò forte e deciso alle narici del giovane tedesco. Era come la schiuma del mare che si infrangeva sulle rocce. Il suo vestito stretto davanti aveva fatto scatenare quasi tutti i pezzi grossi del comando nazista. Era una calamita di croci di ferro. Perfino Priebke si avvicinò quando lei, con fare regale, gettò una sigaretta dal suo lungo bocchino in argento e bachelite dentro un grosso posacenere di cristallo. Una sigaretta neanche giunta a metà. Fumava le "Macedonia" così in voga tra la borghesia fascista Romana. Priebke aprì il suo taschino dove facevano bella mostra di sé tutte le medaglie d'onore e la croce di ferro con il simbolo nazista al centro. Afferrò con il pollice e l'indice un piccolo pacchetto blu con la scritta "Manoli" al centro di un ovale rosso bordato di giallo. Le migliori sigarette tedesche. Solo pochissimi avevano il piacere di fumarle. Gli altri ufficiali potevano solo fumare sigarette nazionali di scarsa qualità. Luisella alzò la mano destra adornata da un elegantissimo guanto di pizzo bianco per fermare l'alto ufficiale nazista che trasformò il suo sorriso in un ghigno di sdegno e si allontanò spostando sguardo e interesse. Lei, con fare sempre nobile, aprì la sua borsetta ed estrasse un piccolo contenitore in argento. Prese con le dita una nuova sigaretta, la inserì nel bocchino e si rivolse al tenente Muller chiedendogli se avesse da accendere. Gerd rimase incantato da quella bocca rossa e carnosa. Quasi paralizzato, dalla tasca estrasse l'accendino d'acciaio della Wehrmacht. Luisella avvicinò la sigaretta alla fiamma e, dall'altra parte del bocchino aspirò per accenderla. Soffiò il fumo verso il viso del tenente e ringraziò in francese. In quel preciso momento Gerd si innamorò di lei. Con un atto di coraggio sfruttò la musica gracchiante dal grammofono in ottone e chiese a Luisella un ballo. Lei sorrise ed accettò. Erano perfetti insieme. Lei bellissima e leggera sembrava volare tra le braccia muscolose di Gerd.
Gli occhi color mare del tenente sembravano volessero illuminare il volto della giovane italiana. Quella sera Gerd si offrì di riaccompagnarla a casa e lei acconsentì. A fine serata si diressero verso il parcheggio e l'auto, dove il soldato, prima inneggiò al Fuhrer, poi aprì la portiera alla ragazza e, subito dopo, al tenente. Imboccarono Via Labicana ed,.in prossimità del Colosseo, Luisella chiese al tenente di accostare per vedere l'antico monumento di sera.
Questi ordinò subito all'autista di fermarsi. Scese e aprì nuovamente le portiere come il galateo imponeva.
Lei ammirò il monumento come se non l'avesse mai visto prima e si rivolse al tenente.
"Sa tenente quante coppie si sono amate qui tra il Colosseo e l'arco di Costantino? Qui ci sono duemila anni di storia."
"Mi chiami Gerd signorina Luli"
La ragazza sorrise e scimmiottando il tedesco
"Ja meine Gerd. E lei mi chiami Luisella. Anzi diamoci del tu"
Il giovane ragazzo si avvicinò a lei. " Come vuole no... Volevo dire come preferisci Luisella"
La ragazza prese sottobraccio l'ufficiale e si diressero verso l'arco.
"Ti dicevo, Gerd, sai quante coppie si sono baciate qui nella storia di Roma?"
Gerd guardò intorno i monumenti e pensò a quante persone fossero passate in quei posti meravigliosi.
"È meraviglioso qui. Ho fatto domanda io per venire in missione a Roma. Sono innamorato della tua città, Luisella."
"Solo della città?" Piagnucolò la ragazza appoggiando la sua testa sulla spalla del ragazzo.
Si fermarono a metà strada tra i due monumenti ed, ora, il silenzio regnava sovrano intorno a loro. Si guardarono negli occhi e Gerd stringendo le braccia di Luisella, le disse:
"Non so quanti qui si siano baciati o amati, so solo che stasera ci sarà una coppia in più" E la baciò.
Fu un bacio lungo, a stampo. Labbra contro labbra. Ognuno ad occhi chiusi.
Si staccarono e sorrisero.
"Offrimi da bere a casa tua Gerd"
Tornarono indietro all'auto; il silenzio magico intorno a loro era solo interrotto dal calpestio delle loro scarpe sui sampietrini.
Raggiunto l'autista, Gerd gli ordinò di tornare indietro in caserma che avrebbe guidato lui l'auto da quel momento in poi. Salutò il nazista e la coppia si avviò costeggiando il Colosseo verso Piazza Venezia. La notte era calda e una leggera brezza solleticava le loro fantasie. Ridevano a qualsiasi cosa, per qualsiasi stupidaggine. Arrivati in via Pinciana, il tenente imboccò un portone dove un tedesco, in guardina, scattò in piedi a fare il saluto nazista ma Gerd non se ne curò. Entrò e parcheggiò l'auto vicino un rododendro in fiore; scese e, da vero gentiluomo, aprì la portiera con un mademoiselle di eleganza. Il "merci beaucoup" di risposta della ragazza era carico di eroticità che il giovane tedesco recepì in maniera inequivocabile. Salirono i quattro piani del villino liberty ed il tenente, una volta entrato, accese la luce.
"Accomodati Luisella ma non far caso al disordine. Non sono solito invitare persone e la donna ebrea verrà solo domani a fare le faccende domestiche."
Luisella si accostò al ragazzo e, appoggiandogli il dito indice sulle labbra, gli chiese se avesse delle candele in casa.
Annuì con la testa e si diresse al tavolo della cucina dove, al suo centro, sostava una grossa fruttiera in vetro colorato che, invece di contenere frutta di stagione, custodiva candele, fiammiferi e un paio di baionette.
"Sono qui se dovesse saltare via la luce all'improvviso".
"Invece le baionette servono per tagliare la frutta o per i giochini erotici?" Domandò Luisella.
Il volto della ragazza si trasformò. Gli occhi diventarono brace mentre abbozzò un sorriso malizioso.
Gerd si tolse la giacca, la piegò e l'appoggiò allo schienale di una sedia ed aprì la credenza della cucina dove tirò fuori un armagnac d'annata. Prese due bicchierini di cristallo e ne versò un dito ciascuno.
Luisella, deposti i guanti di pizzo nella sua borsetta rossa, prese il bicchierino tra le dita, si avvicinò alla finestra e fece un brindisi alla sua amata città, alla notte e le sue stelle.
Il cielo stellato e una luna luminosissima rischiaravano la notte. Di fronte a lei Villa Borghese e la sua Galleria facevano bella mostra di loro. Lo scuro del bosco e il bianco della Galleria giocavano alle ombre. Bevve il suo armagnac tutto d'un fiato e non fece in tempo a voltarsi che Gerd le strinse nuovamente le braccia e cominciò a baciarla alla base del collo. Lei chinò leggermente il capo per essere baciata meglio, affinché tutte le sue paure non fermino quel momento perfetto. Il tenente le abbassò delicatamente la cerniera lampo sul retro del vestito e lo fece scivolare.
Lentamente.
Molto lentamente.
L'armonica danza delle fiammelle delle candele nascondeva paure e figure e, Luisella, si voltò rimanendo in mutandine di pizzo bianco con un reggiseno a balconcino intonato. Ebbe un leggero momento di pudore coprendosi le parti intime ma Gerd la stordì con un:
"Sei bellissima".
Il giovane tedesco aveva levato la cravatta col la croce uncinata e aperto la camicia d'ordinanza che lasciava intravedere una canottiera a pelle. Il suo fisico era scolpito e la ragazza non pensava di vedere un petto così perfetto. Le passò la mano sul torace per accarezzarlo e, così facendo, le sue ultime vergogne caddero.
Si baciarono teneramente stringendosi tra le braccia. Il tenente si staccò da lei e, prendendola per mano, la condusse in camera da letto. Lui si sedette in un angolo e, tolti cinta, pantaloni e scarpe, rimase in mutande e canottiera e si infilò sotto l'unico lenzuolo di cotone bianco. Una volta entrato sfilò le mutandine e le gettò per terra al suo fianco. Lei, invece, si voltò e slacciò il reggiseno. Quando ritornò di fronte al giovane, lui ammirò quel seno perfetto, grande ma non grosso, dove facevano bella mostra due areole rosa e due piccoli capezzoli. L'eccitazione di Gerd si fece vigorosa sotto il lenzuolo e la giovane ragazza entrò nel letto al suo fianco. Fece scivolare le sue mutandine e le fece cadere dal suo lato del letto. Il ragazzo si avvicinò a lei palpandole il seno e baciandola voluttuosamente. Si mise sopra di lei e la penetrò vigorosamente. Così forte che in pochi minuti vennero entrambi.
Il giovane tedesco si spostò di lato e mise le braccia dietro la testa sul cuscino.
"È stato bellissimo" pronunciò mentre la ragazza si alzò e andò di corsa in bagno. Gerd vide dalla sveglia sul comodino che erano le tre del mattino e aspettò il ritorno di Luisella per chiederle se avesse dovuto riaccompagnarla a casa. Lei entrò nuovamente in camera dopo pochi minuti con una sigaretta tra le labbra carminie. Sbuffò una nuvola di fumo e disse al tedesco che poteva rimanere a dormire da lui, se lui fosse stato contento.
La ragazza si infilò nuovamente nel letto e tirò su il lenzuolo per coprirsi il seno mentre Gerd le allungò una mano sul bacino per coccolarla un po'. Quella notte parlarono molto, fumando, ridendo e rifacendo l'amore. Il mattino dopo il giovane tedesco l'accompagnò a casa e, da lì, cominciarono a frequentarsi.
Mentre si dirigeva da Mältzer, Gerd pensò a quella sera di un mese fa quando Luisella le confessò di amarlo ed, allo stesso tempo, di essere un membro del GAP. Il tenente si mise a piangere come un bambino perché, anche lui ne era innamorato pazzo. Lì decisero insieme di continuare la loro relazione e, Luisella, il giorno precedente, gli salvò, probabilmente, la vita. Gli disse di fare un giro diverso perché sarebbe successo qualcosa. Arrivò al quartier generale e, superati i numerosi posti di blocco, scese di gran lena ed entrò nell'atrio dell'albergo dove era stato allestito un grosso tavolo al centro della sala con sopra una minuziosa mappa dell'area intorno alla zona dell'attentato.
"Heil Hitler mein kommandant" salutò il giovane ufficiale tendendo il braccio a palmo aperto e sbattendo i tacchi; si avvicinò al tavolo e Priebke gli mandò un'occhiataccia. Il cuore di Gerd rabbrividì.
Sulla mappa vi erano riportate decine di "X" rosse ed erano segnati decine di palazzi tutti intorno a Via Rasella. Una era anche al numero 10 di Via Milano. La casa di Luisella. Ormai capì che l'avevano chiamato per dirgli che Luisella sarebbe stata arrestata e, forse, avrebbero messo ai ferri anche lui. Priebke fece un cenno con la testa ad un altro ufficiale che, da dietro, prese per un braccio giovane tedesco conducendolo in un'altra sala. Gerd aveva capito che era arrivato il suo momento, strattonò il braccio e disse: " Mi lasci tenente. So camminare da solo"
Il tenente Neumann lasciò il braccio di Gerd e comandò a due soldati di scortarlo nella Sala blu senza perderlo di vista. Il giovane tedesco entrò nella sala e si mise a sedere su una sedia vicino ad un tavolo. Da lì a poco sarebbe arrivato sicuramente il vice di Kappler e l'avrebbe giustiziato sul posto, proprio come quel bambino mesi prima. L'ufficiale Neumann uscì dalla sala blu e rimasero solo i due soldati a guardia. Gerd guardò l'orologio al polso che segnava le tre e quarantasette. Per un periodo i secondi parvero minuti, questi ultimi ore. Erano passati solo sette minuti e lui non poteva fare altro che tamburellare le dita sul tavolo. Ad un tratto la porta si spalancò e apparvero Priebke e Mältzer. Gerd si alzò di scatto e ripeté il saluto nazista con il cappello sotto al braccio sinistro.
Mältzer prese la parola
"Caro Gerd ti conosco da quando avevi i calzoncini corti e giocavi a palla sotto casa. I tuoi genitori sono amici carissimi di mia moglie Ingrid."
Lungo sospiro e, poi, in silenzio cominciò a passeggiare avanti e indietro nella sala con le mani strette dietro la schiena. Quando ripassò vicino a Priebke, questi, gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
"Come dice il nostro Erich oggi c'è stato un gravissimo attacco non a noi ma al Reich ed al nostro Fuhrer. I corpi freddi rimasti sulla strada sono vittima di un manipolo di gente bieca e contraria alla superiorità della Germania e della razza Ariana e noi non possiamo rimanere inermi davanti a questo attentato. Il comandante Priebke ha svolto in prima persona gli interrogatori e...." Altro sospiro e altro silenzio.
Priebke prese il posto del generale.
"Ho avuto assoluta certezza di chi siano questi vili. Le mie spie hanno parlato e nella lista delle persone che hanno ucciso nostri compatrioti c'è anche il nome di Luisella Luli, la donna con cui lei ha una relazione. Mi dica dove è. Avremo un occhio di riguardo per lei."
Il tenente Muller sprofondò nella sedia ed il suo cappello rotolò al suo fianco. Gli passarono davanti tutti gli ultimi sette mesi come se fossero un film di cui lui, ora, era uno spettatore e non il protagonista. Appoggiò i gomiti sulle cosce e si coprì il volto con le mani. Non sapeva cosa fare perché era arrivato quello che lui avrebbe voluto non sentire mai.
"Tenente ci dica se l'ha vista e dove" gli ordinò Priebke.
Il generale Mältzer si avvicinò al suo collega e gli sussurrò all'orecchio. Il gerarca tedesco annuì con la testa, indossò il cappello e fece dietrofont imboccando l'uscita dalla sala. Mältzer ordinò ai due gendarmi e al tenente Neumann di uscire anche loro e si accomodò su una sedia vicino al giovane tedesco.
Gli appoggiò una mano sul ginocchio e disse:"Caro Gerd so come ti senti ma è ora che tu dimostrassi la tua fedeltà. O al Reich o contro di esso. Ho detto a Priebke che saresti stato tu ad andare a prendere la ragazza ed a portarla qui. Quindi caro Gerd non mi deludere"
"Jawohl"
"Bene Tenente. Neumann e due gendarmi verranno con te" disse Mältzer dando una pacca sulle spalle al giovane mentre si alzava.
Si alzò subito anche lui indossò il cappello e seguì il generale.
Nella hall il generale Mältzer parlo con Priebke e col tenente Neumann e rimasero d'accordo che, il tenente Muller, sarebbe entrato in casa della signorina Luli e l'avrebbe portata a destinazione. Fu così che i quattro tedeschi si diressero verso l'uscita e verso l'automobile. Salirono a bordo, i due soldati semplici davanti, dietro i due ufficiali. Gerd pensò per tutto il breve tragitto a trovare un escamotage per uscire da quella brutta situazione in cui si erano immischiati. Si sentiva come quelle mosche che rimanevano appiccicate nelle piante carnivore viste al giardino botanico di Berlino da ragazzino. Sapeva che per quelle mosche non c'era scampo e si sentiva nella stessa situazione. Arrivati davanti alla casa di Luisella il tenente Muller scese seguito dagli altri tre.
"Vi ricordo che il generale Mältzer ha ordinato che posso salire solo io"
"D'accordo tenente Muller. Non faccia scherzi o spareremo a vista" Minacciò il tenente Neumann ed, al cui gesto con la mano, i due soldati che imbracciarono immediatamente i loro MP40.
Gerd non si curò di loro e si incamminò verso l'entrata della palazzina. Aprì il cancello e fece le due rampe di scale. Con una spallata spalancò la porta d'ingresso e si diresse verso il salone. Sapeva che Luisella non era in casa perché era in cantina. Spostò una parte di libreria che nascondeva un piccolo cunicolo tra le intercapedini del palazzo e, tramite una scala, fece tre piani a scendere. Sussurrò il nome della ragazza per avere conferma che fosse lì.
"Sono qui Gerd"
Era seduta,al buio, su una sedia di fortuna vicino una finestrella dove poteva vedere una piccola parte di cielo.
"Se sei sceso dal passaggio segreto significa che la cosa è grave. Prima ho sentito delle voci. Quanti sono?"
"Sono in tre"
"Bene. Gerd cosa pensi di fare?"
"Non lo so Luisella. Hai delle armi qui?"
"Si ho una Beretta con soli tre proiettili. Tu avrai la tua fedele Walther P38 con otto colpi e altri due caricatori. In totale avremmo ventisette colpi. Loro? Sicuramente ci sarà un MP40, quindi già quello con trentadue colpi ci lascerebbe sulla strada morti"
"Però avremmo l'effetto sorpresa!"
"Se quello che è a capo è intelligente avrà messo quello col mitra dietro la macchina che punta verso l'ingresso. L'altro che mira alle finestre. E l'ultimo tenere d'occhio il cancelletto della cantina per ogni evenienza"
Gerd, per la prima volta, vide una Luisella diversa, che sapeva tutto di armi e di strategia di guerriglia. E Neumann era un esperto in materia di guerra. E non disse a Luisella che, di mitra, ce ne erano due.
"Per me non c'è speranza Gerd" disse la ragazza accarezzandolo sul volto e con gli occhi lucidi. Diede un soffice bacio al giovane e proseguì: "Se non fosse per i tuoi cari a Berlino ti avrei detto di spararmi qui. Ma so che quel bastardo di Priebke saprebbe che, il tuo, sarebbe stato un atto di magnanimità. Ammanettami Gerd. Ti prego"
Tese i polsi verso il giovane ufficiale che, invece, le strinse e se le portò in volto.
"Cosa ti ho sempre promesso Luisella? Per me tu sei la persona più importante che esista e io voglio stare con te sempre. Ci costituiremo e chiederemo clemenza. Farò intercedere per me il generale Mältzer. È un amico di famiglia di lunga data"
"Gerd non capisci. Il tuo <<Mältzer>> non conta niente. Qui, a Roma, comanda quel bastardo di Priebke. L'attentato era stato fatto perché doveva esserci anche lui. Ma probabilmente qualche maledetta spia ha parlato e lui è vivo. Maledetto. Se ci costituiamo tu verrai giustiziato entro domani e io torturata, violentata, stuprata fin quando morirò... E non lo voglio"
"E allora usciamo sparando forse abbiamo una possibilità"
"Si quella di morire insieme e di far uccidere i tuoi a Berlino. E questo non lo voglio. Potresti uccidermi tu, sempre meglio di quei maledetti e casomai spararti su un braccio. Potresti dire che ho reagito e hai dovuto rispondere al fuoco"
"E poi io cosa farò nella mia vita? Dovrei continuare a vivere pensando che ti ho uccisa? Meglio morire."
Il tenente prese la Beretta di Luisella ed ebbe un'idea.
"Facciamolo. Saremo uniti per sempre."
I due cominciarono a piangere e si baciarono. Gerd sfoderò la sua rivoltella e sparò sul cuore della giovane che cadde al suolo. Subito dopo prese l'altra pistola, si chinò su di lei, la baciò un'ultima volta, si puntò la Beretta alla tempia e disse:
"Ti amo Luisella. Ora saremo per sempre insieme"
Il tenente Neumann, un minuto dopo, entrò nella cantina insieme ai due soldati con le armi spiegate. Si avvicinò ai corpi che avevano entrambi gli occhi sbarrati e ne tastò il collo per accertare la loro morte. Si levò il cappello e imprecò in tedesco.
"Ritorniamo al comando, qui ormai non c'è più nulla da fare".
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faxmacallister · 3 years
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SCHEMI DI GIOCO
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Colinshire 1990. Abel Mac Allister era un uomo ottimista e onesto. Virtù preziose, considerato che Abel è un venditore. Attraversando in auto "Abissinia", l'isolato italiano del villaggio di Gardar, Abel scorse un gruppo di bambini che giocava a calcio su un prato fangoso, dove due pertiche sbilenche fungevano da porta da gioco. Raggiunto il sobborgo britannico, Abel prestò attenzione dall'abitacolo a una comitiva di ragazzini biondi e fulvi che tiravano dei rigori in un modesto campo sportivo. Britannici e italiani abitavano aree separate del Colinshire, demarcazioni immaginarie rese invalicabili da un'annosa, freddissima guerra di trincea. Lasagne contro fish and chips, cattolici contro anglicani, Quirinale contro Buckingham Palace. Solo un motto sanciva l'armistizio accordando i fronti rivali su una posizione condivisa, "Se vuoi essere un uomo, sgonfia a calci un pallone e gonfia di calci un finocchio." Parcheggiata l'auto al ventiquattresimo di Cumberland Street, Abel assestò due colpi di batacchio alla porta di casa Darling. Cliff Darling aprì reggendo una bottiglia di vino rosso. Abel incalzò -"Salute Darling! Qualcosa mi dice che è approdato il mercantile da Aberdeen..."- -"Puoi dirlo Mac Allister! Entra..."- Cliff percosse benevolo la spalla di Abel e diresse un richiamo verso la cucina -"Cinthiaaa...ci occorre la cristalleria fine, visite dalla collinaaa..."- Cinthia Darling emerse da una nube vaporosa brandendo una spatola con la mano nuda e calzando un guanto da forno nell'altra -"Abel Mac Allister, non ricevo una visita di tua moglie da quando i bell bottoms andavano di moda. Diglielo! Siete snob come vocifera il volgo?"- Abel, rivolto a Cliff -"Lei ti minaccia sempre con gli utensili da cucina?"- Cliff -"Peggio, poi ti serve quello che ha preparato."- Cinthia scudisciò suo marito con la spatola -"Che idiota! Effettivamente quello stupido agnello sembra crudo e bruciato. Per fortuna abbiamo il vino! Bevi un bicchiere?"- -"No, grazie ragazzi, Selva ci aspetta. Fax è qui da voi?"- Cinthia annuì –“ È di sopra. Cliff accompagnalo e di' a Evelyn che la cena è pronta.”- Cliff Darling schiuse l’uscio della cameretta. Sua figlia saltellava in tutù con una corona di plastica in testa, Fax si dimenava sopra un baule rosso cantando “My old piano” di Dyana Ross, con un cilindro rivestito di stagnola sul capo e due stelle azzurre nelle gote. Sì, l’ottimismo era una delle spiccate virtù di Abel Mac Allister. Dei due bambini, non era suo figlio a indossare corona e tutù. Cliff spense il giradischi -“Ma disastro c'è? Cosa fate?”- Evelyn impermalita  -“Dovevi bussare. Sono le prove del nostro show, tornate dopo.”- I due uomini si scambiarono uno sguardo. Abel imbarazzato -“Fax, levati il cappello, dobbiamo andare”- -“Evelyn mi ha detto che posso tenerlo.”- Lui -“No, no! Lascialo qua. Le stelle come si cancellano?”- Evelyn, saccente -“Sono tatuaggi!”- Abel -“Tatuaggi?”- Lei -“Sì, vanno via con acqua e sapone, domani ci facciamo uno spartito musicale sulla fronte.”- Abel, imitando l'entusiasmo della bambina-“ Ma che bello! "- Poi adombrato -"Dai andiamo Fax, è ora di cena"- In auto, lungo il declivio verso il castello, Abel lanciava dubbiose occhiate al figlio con le gote stellate. Quella notte prima di addormentarsi nel loro letto disse a sua moglie -“Dobbiamo fare qualcosa per Fax.”- Lei, ungendosi le mani con una lozione canforata -“Che genere di cosa?”- -“Qualcosa perché non vada in giro con la faccia dipinta.”- -“Sono più tranquilla quando gioca con Evelyn che con sua sorella. Melissa le stelle gliele avrebbe marchiate con un ferro rovente.”- -"Dico davvero Selva, Fax non sta bene! Quel bambino ha qualcosa che non va, ci mette in imbarazzo con l'intero villaggio."- -"Sai chi non sta bene? Io! E sai chi mi mette in imbarazzo? L'intero villaggio!"- -"Cosa ti succede?"- -"Quello che succede da sempre! Stamattina facevo la fila all'emporio per pagare la spesa, ma Mr. Buttle serviva qualunque britannico arrivato dopo di me. Poi fingeva di non capire il mio inglese mentre alle mie spalle sentivo sghignazzare "spaghetti". Arrivata al castello mi sono accorta che metà delle patate scelte da sua figlia erano marce!"- -"Magari era a corto di forniture, il mercantile è arrivato con dodici giorni di ritardo." -"Allora dovrò tornare domani, si dice che Nelly Buttle sappia tastare bene la merce giù al porto. Difendi quella sgualdrina?"- -"Ma no!"- -"Abel, cosa siamo? Troppo "spaghetti" per gli inglesi e i traditori nel castello british per gli italiani! Sono stanca di essere processata!"- -"Abbiamo i nostri amici, Cintia reclama una tua visita, loro non ci giudicano."- -"Tutti ci giudicano!"- -"A maggior ragione dobbiamo evitare che Fax si comporti in modo strano. Così proprio non va. Mi verrà in mente qualcosa, lascia fare a me..."- -“L'ultima volta che ti ho lasciato fare con quel bambino era un neonato e lo hai registrato all'anagrafe con il nome di un dispositivo elettronico.”- -“Non essere amara, sai bene cosa significa quel nome.”- -“Sì, lo sappiamo tu, io e quattro ascari trucidati sull'Amba Alagi nel 1941.”- -“Va bene, sei stanca, è la tua frustrazione a parlare.”- -“Se liberassi la mia frustrazione non parlerei, darei fuoco a questa dannata contea, castello compreso!”- Selva sprofondò sotto le coperte volgendogli le spalle. Forte del suo ottimismo, Abel spense il paralume a frange sul comodino confidando in un’illuminazione. Cupe visioni popolarono i suoi sogni. L'eco dell'infanzia scaturiva ombre remote impigliate nelle trame dolenti della memoria, la prematura morte di sua madre, l'abbandono di suo padre cinto dalle nebbie destinato all'Asmara. La prima notte in quel castello gelido sulla collina di Gardar, gli estranei inglesi che, gli dicono, saranno la sua nuova famiglia, lui che si abbandona in lacrime sul baldacchino della camera senza sfilarsi le scarpe, Laura Mac Allister che gli parla dolcemente in una lingua incompresa di Fred, il figlio perduto. Sopravvissuto al dolore, ancora bambino, Abel si convince "il peggio era quello, il peggio è trascorso". Dovete sapere che Abel Mac Allister vendeva su provvigione gli spazi pubblicitari per The Harp, una stazione radiofonica della Contea. Gli inserzionisti che pagavano per venti secondi di spot sulle frequenze locali non erano facoltose holdings: il macellaio rifornito dalla battuta di caccia al fagiano, la segheria che ambiva a rivalutare la sua immagine dopo l'increscioso fuori programma delle dita mozzate di Donald Greene, il libraio che alludeva alla disponibilità dei pornazzi all'ombra dei classici esposti, la mescita a cui non occorreva sollecitare l'afflusso di avventori, l'agenzia di pompe funebri che sovente strappava qualche assiduo avventore alla mescita. Ma ecco che un giorno la “North Kick” sottoscrisse l'accordo per una pubblicità sulle frequenze radio. Abel Mac Allister emanava il fulgore dell'ottimismo. Come non averci pensato prima? LA NORTH KICK! Una società atletica dilettantistica che allena i calciatori in età scolare. Grazie a quella provvidenziale contrattazione brillava la salvezza di suo figlio Fax. Quella sera, sventolando un modulo d'iscrizione alla scuola calcio, mio padre tornò euforico nell'appartamento del castello dove alloggiavamo. Durante la cena annunciava orgoglioso che sarei diventato un allievo della North Kick, puntuale per il mio compleanno. Mio fratello John Mark -“Che storia!”- Mia sorella -“Dov’è il mio regalo?”- Mio padre -“Mancano cinque mesi al tuo compleanno, Melissa.”- Io -“ C'è un guscio di noce nell'insalata.”- Mia madre -“Hai sentito Fax? Ti regaliamo l’iscrizione al corso di calcio!”- -“Ma io non gioco a calcio.”- Lei -“Non si può rifiutare un regalo.”- -“E voi fatemene uno diverso, uno che mi piace.”- Dopo cena mi venne mostrato un pieghevole della North Kick. Lasciai che John Mark se ne impossessasse. Ero in pericolo, mio padre era equipaggiato e deciso. Il pomeriggio seguente attesi che l'orologio olandese a pendolo scandisse le 17.00. Davanti a me la scalinata che congiungeva il nostro appartamento a quello dei miei nonni Mac Allister, custodi del castello di Gardar. Dalle travi del soffitto pendevano i vessilli dei Territori del Commonwealth. Complice lo sconforto, li associai a delle lame più che a dei tessuti celebrativi. Mi fiondai al piano superiore per un colloquio con la nonna Laura. Fortunatamente non era occupata con una delle ladies in chiffon e maniche a sbuffo che riceveva per il tè. Consapevole di sconfinamento non autorizzato la raggiunsi nel suo studio. Scriveva a macchina. Quando la tastiera dell'Imperial 50 orchestrava metallica, dovevo osservare distanza e cautela marziali. La macchina per scrivere era una reliquia donatale dal Mayor di Salinsbury nel 1982, dopo aver redatto l'ultimo dispaccio prima che la città venisse ribattezzata Harare. La nonna scorse la mia sagoma dallo scrittoio ma proseguì a lavorare senza considerarmi. I bagliori del fuoco acceso animavano le ali rapaci dei draghi sugli alari in ottone. Sedendole frontale sul divano vicino al camino, sospirai reggendo la testa con le mani. Il ticchettio proseguiva. Sospirai di nuovo. Il ticchettio si arrestò per un secondo e riprese. Sospirai più energicamente. Mia nonna eresse il capo - “ Fax! Prevedi di sopravvivere per due minuti, o il peso del mondo ti schiaccerà se non mi precipito lì?” – Generosamente, le concessi di rimandare le sorti del mio insidiato destino a fine battitura. Quindi mi raggiunse sul sofà -“ Sentiamo…”- -“Papà vuole farmi giocare a calcio”- -“Questo è il dramma?”- -“Io non ci voglio andare.”- -“Perché no?”- -“Perché non mi piace”- -“Glielo hai detto?”- -“Sì.”- -“Forse papà vuole che tu faccia dello sport. È giusto”- -“Ma faccio già educazione fisica a scuola!” -“Con una maestra disabile, infatti. So che vi fa giocare a nascondino. Certo non ti candiderai alle olimpiadi...”- -“Io non voglio fare calcio”- -“Tuo fratello ama il calcio, tua sorella danza, tua cugina cavalca, i tuoi cugini giocano a stoolball. Ci sarà uno sport che ti piace.”- -“Voglio pattinare.”- -“Oh bene! Allora pattinerai. Devi solo dirlo ai tuoi genitori.”- -“E non puoi farlo tu?”- -“Sì, potrei, ma non sarebbe corretto. Devi farlo senza un portavoce.”- Sospirai ancora e lei -“ Oh ma per favore Fax, questo non è un problema! Ti trovi a scegliere se giocare a calcio o pattinare, siedi sopra un divano comodo e tua madre prepara torte per la merenda. Tutto questo mentre un bambino a Kolkata sceglie se prostituirsi o digiunare…se non lo hanno già scuoiato per vendere i suoi organi. Quindi tira su quel muso e stasera parla con i tuoi genitori”- A tavola, esordii durante la cena -“Io non voglio giocare a calcio.”- Mio padre -“Che storia è questa? Devi fare dello sport.”- -“Voglio pattinare.”- Mio fratello -“Che schifo, è una roba da femmine. “- Mia sorella -“Non è vero, anche Nick il mio maestro di danza pattina.”- Mio fratello -“Infatti è una femminuccia.”- Mia sorella  -“Brutto scemo, lui ha i muscoli.”- Mia madre -“Voi due smettetela subito.”- Mio padre -“Cosa vuol dire che vuoi pattinare ? Non si può praticare qui.”- Mia sorella -“Non è vero, Nick pattina dentro la palestra di George Town."- Mio padre -“Grazie Melissa, non ho chiesto il tuo contributo. Il calcio è più adatto a un bambino.”- -“Ma non mi piace."- Mio padre, urtando le posate sul piatto “Oh dannazione Fax! Perché non ti fai piacere una mia proposta? Farai calcio, nessuna alternativa.”- Cominciai a piovere lacrime sul roastbeef. Mia madre, più morbida - “Fai almeno un tentativo.”- Io -“No!”- Mio fratello -“ Questo è proprio scemo.”- Mio padre, infastidito -“Non puoi continuare a disegnarti le stelline in faccia.”- Mia sorella -“Anche Delia Berry sa andare sui pattini.”- Mio fratello, spazientito -“Ma è una femmina!”- Mia madre  -“Sospendiamo qui. Fax, vai a sciacquarti il viso.”- Quando uscii dalla stanza, lei ritorse -“Credevo dovessimo fargli un regalo…”- Mio padre -“Lo sto facendo, cerco di salvarlo da un tutù e una coroncina, mi ringrazierà un giorno.”- -“Bene, poi mi dirai com'è quando piangerà durante le partite. Perché ci sarai tu a bordo campo con gli altri padri che ti chiederanno, quello è tuo figlio?”- -“Di' un po’, vuoi che pianga anch’io sul roastbeef?”- Mio padre era contrariato e offeso dal mio modo di essere. Resistere al calcio insinuava negli abitanti del villaggio un diffidente presentimento, suo figlio evitava qualcosa di proverbialmente maschile. Non ero l’unico a cercare conforto al piano superiore del castello, la sera successiva mio padre consultò mia nonna. Lei, dopo averlo ascoltato nel suo studio sul sofà accanto al camino -“Abel, mi sto sforzando credimi, ma non capisco. Fax vuole pattinare. Allora?”- -“Gli ho proposto il calcio e ha pianto. Capisci? Ha pianto! Non per la gioia, lui ha pianto perché NON gli piace il calcio!”- -“Quindi il problema è trovare uno sport che gli piaccia. Ve lo ha suggerito, vuole pattinare.”- -“No! Il problema è fargli fare quello che fanno i maschi della sua età. Tutti i bambini prendono a calci un pallone. Perché mio figlio vuole pattinare?”- -“Non vuole sparare al poligono, vuole pattinare! Cosa c'è di così nobile nel calciare una palla?”- -“Non deve essere nobile, deve essere normale!”- -“Fax è un bambino educato e dolce. Sei sempre stato un ottimista, perché ora questo dramma?”- Abel afflitto bofonchiò "dolce" come fosse un insulto. Laura sempre meno paziente -“Oh ma per favore Abel, mi costringi a parlarti come faccio con Fax! Mio figlio si tuffava nell’Oceano, improvvisava evoluzioni sui cavalli sottratti alla scuderia dei Lenville e non dimenticare che sbriciolò gli incisivi di Bella Dunkan alla vigilia delle sue nozze. Poi abbiamo adottato te, un cattolico! Tuttavia non sono la più sfortunata. Ci sono figli che si iniettano l’eroina negli occhi, il tuo ha chiesto solo dei pattini!"- Mio nonno Gilbert entrò nella stanza -"Qualcosa non va?"- Laura, caustica -“Una vera tragedia! Fax vuole pattinare...”- Gilbert, estatico -“Oh, i pattini! Il console olandese una volta mi raccontò che i pattini salvarono la flotta nazionale nella Guerra degli Ottant'anni."- Si chinò davanti al camino e proseguì attizzando il fuoco -"Gli spagnoli avevano circondato le loro navi sul Mare del Nord. Gli olandesi avevano a bordo i pattini con le lame, sono scesi sull’acqua ghiacciata e si sono dileguati verso il porto di Amsterdam. Quegli spagnoli idioti li guardavano scivolare liberi verso casa.”- Laura, rivolta ad Abel -"È un aneddoto sufficientemente virile per i tuoi canoni atletici?"- Il giorno del mio ottavo compleanno sceglievo con i miei genitori un paio di pattini a rotelle da Tackleton, il giocattolaio di George Town. Distante da Gardar e dagli sguardi dei nostri compaesani, distanti dall'emporio di Mr. Buttle (che pure i pattini li vendeva) dove Nelly Buttle omaggiava i clienti della generosa scollatura già popolare fra i camalli sbarcati da Aberdeen. Sfortunatamente per mio padre, Mr.Tackleton aveva acquistato un passaggio pubblicitario sulle frequenze della Harp. Abel sperava di non essere riconosciuto dal proprietario mentre suo figlio barattava la virilità per dei pattini. Il garzone, un giovane dalla zazzera arruffata e il viso bitorzoluto, me ne mostrò un paio blu. Li calzai emozionato alla sensazione delle ruote sotto i piedi, ma un articolo di colore fluorescente rapì la mia attenzione -“Mi piacciono quelli”-  dissi indicando i roller sgargianti su uno scaffale. Mia madre, tesa -“Quelli arancioni?”- -“Sì!”- Mio padre deglutì faticosamente. Il commesso, incredulo -“Ci sono altri colori più...da maschio.”- Io -“Arancioni sono proprio belli!”- Mia madre annuì sconsolata, il ragazzo me li porse. Abel fece qualche passo indietro, cadde seduto su una rudimentale panca di legno davanti a un espositore di scarpette da calcio. Un bambino ne misurava un paio. Mio padre, affranto -“Sembrano comode.”- Il bambino assentì. Mio padre, sottovoce -“ Se fingi di essere mio figlio finché quel bambino con i pattini esce dal negozio, ti do cinque pounds.”- Il bambino lo guardò diffidente. Mio padre -“E va bene, ti compro un pallone, ma fingi di essere mio figlio davanti al proprietario.”- Mia madre lo richiamò -“Abel, abbiamo fatto.”- Lui, al bambino -“Se un giorno la tua famiglia ti vende ai trampolieri gallesi ambulanti, non contare su di me…”- E ci raggiunse risentito. Usciti dalla bottega di Tackleton ero il più felice degli omini su tutte le superfici ciclabili e pattinabili emerse. Quei pattini erano i più belli che avessi mai visto. Quando li esibii al castello mio nonno Gilbert esclamò -"Che colore da..."- Proruppe mia nonna Laura -"Olandese! Che colore da olandese, vero Gilbert? Rammenta la Guerra degli Ottant'anni..."- Dormivo con i pattini ai piedi del letto per non separarmene nella notte. Pretendevo di pulire le rotelle con un panno dopo ogni avventuroso periplo nella mia camera. Mia madre corresse le maniacali abitudini obbligandomi a riporli nella scarpiera comune con le altre calzature e vietandone l'utilizzo nell'appartamento. Ma dove pattinare? Le strade di Gardar erano limacciose e irregolari. Dominato da un impeto di coraggio in un pomeriggio ventoso li collaudai sul piazzale della Saint Thomas, la chiesa anglicana. Impeto sgradito ai calciatori del campetto circostante che, allertati da Toby Clark, mi raggiunsero per bersagliarmi a pallonate. Il piano terra del castello ospita la sala dei ricevimenti, fasti di un passato in cui l'aldermanno della Contea fregiava di cariche pompose i forestieri dai Territori d'oltemare. Quella sala era proibita a noi bambini, come tutte le zone del castello a eccezione per l'ala residenziale di servizio. Dalle vetrate esterne mi ero accertato di quanto fosse ampia. Il portone per accedervi era chiuso. Conoscevo l'ingresso interno, ugualmente serrato. La soluzione stava nel provare una per volta le chiavi delle stanze proibite. Pendevano su una toppa alla parete piantonata da un'armatura ostile. Preda di una sventurata idea montai con le scarpe su una sedia imbottita e... -"Fax Jeremy Mac Allister!"- Non so spiegare per effetto di quale abilità metafisica o umana superiore, eppure mia nonna Laura mi aveva già scoperto. Fottuto delatore di un Toby Clarck, eri sempre ovunque? Conservo di quell'istante la memoria sensoriale del congelamento di ogni globulo che fluisce nelle vene. Mia nonna, pur sprovvista di un pallone da calcio con cui lapidarmi, incalzò -"Raccontami le tue intenzioni."- -“Stavo cercando delle chiavi.”- -“Si, questo lo vedo, come vedo i tuoi calzari ingrati su un sedile che risale a Giorgio IV. Sono ansiosa di ascoltare il seguito...”- -“Non so dove pattinare, volevo vedere se il salone ha un pavimento liscio…”- -“Che io sia bandita da tutti i Territori di Commonwealth se non ti spezzo le dita! Riponi subito quelle chiavi alla toppa.”- Ubbidii -“Nonna ma io voglio pattinare.”- -“Fax! Come devo farti capire che questo castello e tutto quello che contiene appartengono alla Corona e che io e tuo nonno siamo responsabili della sua custodia? Non ti difenderò quando confesserai a Sua Maestà e al Duca di Edimburgo di avere minacciato il loro pavimento.”- -“Ma loro non sono mai venuti qua e neanche ci telefonano.”- Lei, offesa -“Questo lo dici tu! Proprio ieri sera mi hanno chiesto se avessimo fatto lucidare il laminato. Saranno molto delusi quando gli racconterò quello che meditavi.”- Mia nonna giocava con me la carta dei sovrani adirati anche per risolvere questioni estranee alla custodia del castello. L’idea d'indispettire la Regina del Regno Unito mi turbava sempre molto. Mi figuravo con i rollerblade davanti al trono di Elisabetta e Filippo mentre si consultavano circa la truce fine cui destinarmi. TAGLIATEGLI LA TESTA! Che i principi Harry e William non avessero mai rigato un pavimento, rotto un vetro a Buckingham o durante le vacanze a Balmoral? Scesi dalla sedia e salutai la nonna. Lei -“Ma dove pensi di andare?”- -“A giocare!”- -“Dopo aver commesso vilipendio? No davvero! Seguimi.”- Da uno scaffale della biblioteca nel castello estrasse un volume massiccio con la copertina spessa, rilegata severamente alle pagine itteriche e corrose. Meritai un panegirico di qualche ora sulle gesta di Guglielmo I il Conquistatore poi, credo, persi i sensi per agonia, perché i ricordi seguono alla settimana successiva. Mio nonno Gilbert, livellando la superficie con strati di linoleum, aveva adibito una delle serre dismesse nel giardino a pista di pattinaggio coperta. Meno ampia del salone ricevimenti, ma mi era stato garantito che Elisabetta e Filippo approvavano. Pattinai benedicendo la Corona per tutto l'Inverno, riparato dagli elementi, dalle soffiate di Toby Clarck, dalle pallonate ostili. Ogni sera, di ritorno dal lavoro, Abel Mac Allister percorreva Abissinia, l'isolato periferico di Gardar dove i bambini italiani disputavano i tornei di calcio sul prato fangoso. Svoltava per il sobborgo britannico, dove ragazzi normanni non meno competitivi, si contendevano il pallone nel modesto campetto. Arrivato nel suo appartamento al castello, Abel tollerava con malcelato disappunto il paio di pattini arancioni riposti nella scarpiera. Quei pattini gli ricordavano quando l’ottimismo lo aveva illuso di trasformare suo figlio Fax in un calciatore. Quel colore penetrante aveva spento la sua brillante positività. Abel Mac Allister era un uomo onesto e un fidato venditore, ma l'ottimismo di un tempo era andato offuscandosi. Abel, che non voleva rinunciare alla sua virtù dominante, si fece un regalo. Una scarpiera personale in misto cascame. Gli abitanti di Gardar sapevano che le dita amputate di Donald Greene erano cadute negli scarti della segheria e che albergavano dentro qualche manufatto in truciolato venduto nel villaggio. Evelyn Darling sosteneva di sentire nella notte uno schiocco delle dita provenire dal suo sgabello da toeletta tinto di rosa. Dentro alla nuova scarpiera di Abel nessuno poteva riporre alcuna calzatura contro la sua autorizzazione, niente di fluorescente e di arancione. Le scarpe da calcio di John Mark godevano di cittadinanza onoraria nel tabernacolo della rettitudine plantare. Un pomeriggio, nella foga per raggiungere il televisore e ascoltare la sigla di "Penny Crayon" (che amavo più del cartone stesso) commisi un errore. I pattini nella scarpiera proibita. Quella sera mio padre entrò nella dining room reggendo i miei pattini per le stringhe fluo e un pallone da calcio sotto braccio. Ammutolimmo tutti alla vista del suo sorriso soddisfatto. Mia madre, sospettosa con la salsiera fra le mani -"Abel, cosa..."- Lui -"Lascia fare a me Selva..."- Poi, verso di me -"Fax, mai sentito parlare di ROLLER SOCCER?" ...
SCHEMI DI GIOCO tratto da "A life in a Fax" di Fax Mac Allister Copyright ©
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