Tumgik
Photo
Tumblr media
Venerdì 5 maggio 2023 alle ore 22:00 presso le Crocette a San Felice Circeo in occasione della luna piena si terrà il LATE NIGHT DRUM CIRCLE di Ambrogio Feudi e la performance di Arianna Drudi.
A cura di Giorgia Diamanti
LATE NIGHT DRUM CIRCLE di Ambrogio Feudi
Il DRUM CIRCLE è una jam di tamburi e percussioni minori di varie etnie e genere aperta a tutti, nel quale i partecipanti si riuniscono con lo scopo di suonare insieme guidati dall’intervento di un facilitatore che dirige e sollecita l’armonizzazione del gruppo.
Nel LATE NIGHT DRUM CIRCLE l’intento è di sperimentare una diversa modalità di drum circle non guidato dal facilitatore in cui i momenti di transizione e di caos si autoregolano permettendo a coloro che ne fanno parte di sperimentare un diverso livello di fiducia e apertura del cuore.
Il cerchio unisce le persone attraverso il ritmo e i partecipanti scoprono la bellezza di celebrare il momento presente in assenza di giudizio sentendosi liberi dai vincoli del linguaggio e da qualsiasi separazione per lasciare spazio a infinite possibilità di espressioni musicali dettate dalla libertà e dall’assenza di regole, condizioni essenziali per favorire nuove capacità di ascolto, rispetto, pazienza, cooperazione e benessere.
Per partecipare è necessario portare uno sgabello, sedia o qualunque altra cosa utile a stare comodi per godere del viaggio ispirato dalla luna e dal panorama.
 BIOGRAFIA
Nel 1998, all’ età di 22 anni, Ambrogio Feudi scopre la magia delle percussioni suonando le pentole di un ristorante londinese dove faceva il lava piatti. In quel periodo è nato l'entusiasmo che Io ha spinto a suonare e studiare la percussione africana più diffusa al mondo, il djembé, per poi proseguire con dun dun (tamburi bassi africani) e congas (percussioni cubane) con Vito Cardellicchio per 5 anni, durante i quali oltre alla tecnica e ai ritmi apprende l’esattezza ritmica, la pulizia, la potenza dei suoni e il gusto musicale. Nel 2007 fonda con il cantautore brasiliano Almir da Cruiz insieme ad altri musicisti e amici il gruppo Mama Oxum con i quali esplora i ritmi della musica tradizionale brasiliana: bossanova, samba, pagode, baiao, forrò, samba reggae, maracatù e frevo. Dal 2009 studia per 3 anni con Roberto Evangelisti perfezionandosi con le congas e approfondisce tutti gli stili di accompagnamento musicale cubani, dalla musica "popular" al folklore afrocubano. Nel 2010 si reca a Cuba per 2 mesi dove studia folklore afrocubano con i Los Chinitos e i Rumbero de Cuba, "popular" con Tomas Ramos Ortiz el "Panga". Nell’inverno 2014/15 incontra Roberto Bellatalla, con lui apprende le regole per suonare secondo il concetto del pianista compositore, poeta e filosofo Sun Ra, conosciuto per la sua filosofia cosmica. Per 5 anni partecipa a laboratori di improvvisazione con il linguaggio afrocubano del maestro Paulo La Rosa. Successivamente studia la tecnica di facilitazione del cerchio di tamburi (drum circle) secondo il metodo di Arthur Hull, una maniera totalmente aggregante e inclusiva aperta a tutti per condividere il ritmo. Si è cimentato inoltre con lo studio delle basi del canto Rumba con il maestro Gerardo de Armas. Attualmente studia tecnica avanzata di linguaggio afrucubano con il percussionista, cantante e trombonista Walter Paiola e frequenta costantemente corsi e seminari.
 PERFORMANCE di Arianna Drudi
Per centinaia di anni i tamburi sacri del Mediterraneo precristiano sono stati suonati da donne. Le percussioniste sacerdotesse erano le custodi delle tradizioni spirituali delle prime civiltà e detenevano le chiavi per sperimentare il Divino attraverso il ritmo. Guaritrici, sciamane, intermediarie tra questa realtà e quella spirituale, custodi della terra, le sacerdotesse del culto della Dea impiegavano il tamburo come mezzo di illuminazione spirituale, di contatto col Divino, di cura. La performance è un modo per ricordare il tempo in cui "le donne suonavano i tamburi" e sperimentare i ritmi sacri legati al culto della Grande Dea mediterranea.
 BIOGRAFIA
Arianna Drudi, laureata in “Discipline Etno-antropologiche” con specializzazione in Antropologia Medica ed Etnomedicina, è ricercatrice nell’ambito dello sciamanesimo e delle pratiche magico-religiose dei popoli nativi, particolarmente quelli dell’Amazzonia e del nord America. Il rito e gli stati non ordinari di coscienza sono uno dei suoi campi di studio, che si unisce alle ricerche riguardanti la musica e il canto rituale e l’uso delle piante maestre. A tal proposito, studia da undici anni i canti sacri delle popolazioni indigene dell’Amazzonia e del Nord America e i canti dedicati agli Orishas della tradizione afro-brasiliana. La mitologia, la simbologia e lo studio degli archetipi sono parte integrante delle ricerche condotte sulla figura della Grande Dea mediterranea, sulle culture matrifocali e il paganesimo antico europeo. Nel contesto di numerosi viaggi in Perù, Colombia e Brasile è entrata in contatto con alcune popolazioni native presso le quali ha potuto soggiornare per apprendere le loro forme d’arte - dal canto alla lavorazione della ceramica, alla tessitura, alla pittura - e le loro forme di cura, l’uso delle erbe e dei rituali, la costruzione degli strumenti musicali e degli oggetti rituali. Le musiche, i canti, le danze, gli oggetti di arte e cultura legati alle popolazioni visitate sono al centro delle sue performance ed esposizioni. I suoi lavori artistici si ispirano al Sacro nelle sue numerose manifestazioni, alle simbologie e cosmogonie native e pagane, alle culture sciamaniche e alla figura archetipica della Grande Madre.
0 notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
CIRCE/RE-VISIONS
DIGITAL COLLECTION HYPERGALLERY ARTWORKS BY
ANDREA NERI ETTORE MARAGONI ANTONIO FASOLO/UNEVENEYE STEFANIA ROMAGNA PAOLA ACCIARINO CURATED by GIORGIA DIAMANTI
A selection of the most iconic images from the works of various artists who reinterpreted the myth of Circe. “RE-VISION -the act of looking back, of seeing with fresh eyes, of entering an old text from a new critical direction- [...] we need to know the writing of the past, and know it differently than we have ever known it; not to pass on a tradition but to break its hold over us.” Adrienne Rich  
1 note · View note
Link
0 notes
Photo
Tumblr media
Una personale rivisitazione digitale dell’opera “In-canto di Circe_01″ di Andrea Neri... ed ecco che compare uno sguardo divino nell’occhio della Maga.
0 notes
Photo
Tumblr media Tumblr media
Spesso mi viene chiesto chi furono i figli avuti da Circe e Odisseo oltre al più conosciuto Telegono, pubblico dunque l'albero genealogico da cui discendono i progenitori di alcune delle più importanti popolazioni che abitano tutt'ora il centro Italia facilmente intuibili dai loro nomi. Questo albero è uno dei più completi ed è tratto da «La favola di Circe rappresentata in un antico greco bassorilievo di marmo», Ridolfino Venuti, Roma, (1758). E' inoltre interessante sapere che in alcune fonti, Latino, figlio di Circe e Odisseo, appare come fondatore di Roma, "cui avrebbe dato quel nome in onore di sua sorella Rhome (altra figlia di Circe e Odisseo testimoniata dalle fonti); altre volte è detto invece figlio di Circe e di Telemaco (dunque nipote di Odisseo), con il il quale la dea si sarebbe sposata dopo la morte dell'eroe. A questi due figli italici di Circe di cui già si discorreva in età arcaica si aggiunsero poi, non sappiamo quando, anche un certo Auson, eroe eponimo degli Ausoni; Antias e Ardeas, fondatori delle città omonime, e niente meno che un Rhomos (o Rhomanos) fondatore di Roma; inoltre un paio di figlie (oltrea a Rhome, anche una certa Kassiphone) e un nipote, Prainestos figlio di Latino, che si diceva fondatore di Preneste." da «Il mito di Circe. Immagini e racconti dalla Grecia a oggi», Maurizio Bettini e Cristiana Franco, Torino, Einaudi, 2010.
Nella seconda immagine è invece l'albero genealogico di Circe, tratto da «Figlie del sole» di Károly Kerényi, (1944), riferito alla «Teogonia» di Esiodo, (VIII-VII sec. a.C.).
Giorgia Diamanti
0 notes
Link
Tumblr media
0 notes
Video
youtube
0 notes
Video
youtube
0 notes
Video
youtube
CON GLI OCCHI DI CIRCE "La trasformazione dei compagni in maiali e l’incontro di Ulisse con Circe, misteriosa dea esperta in pozioni pericolose, costituiscono uno fra gli episodi più conosciuti dell’Odissea. Il carattere enigmatico di Circe ha sollecitato nei secoli numerose interpretazioni, molte delle quali hanno letto nel mito un avvertimento contro le arti maligne della seduzione femminile. Lo stereotipo di Circe come femme fatale, donna potente capace di ridurre i maschi a uno stuolo di schiavi sottomessi, ha prodotto moltissime rappresentazioni – romanzi, quadri, film - fino all’età contemporanea. Già nel mondo antico, tuttavia, erano comparse alcune interpretazioni non convenzionali del mito, in cui Circe non era affatto una maliarda dominatrice di maschi, ma una dea capace di rivelare agli uomini la natura sciocca e superficiale delle loro convinzioni. Plutarco, per esempio, la rappresentava come colei che sa restituire gli esseri umani alla felicità animale, mettendoli di nuovo in contatto con i bisogni primari e con i ritmi della vita naturale. Ma è alle scrittrici di età moderna e contemporanea che spetterà il compito di riscattare Circe dalle calunnie diffuse per millenni su di lei dalla propaganda maschile e di restituirci una visione del mito dal punto di vista della dea. Julia Augusta Webster (Circe) e Margaret Atwood (Circe/Mud Poems) le daranno finalmente la parola: non è lei a trasformare gli uomini che passano in bestie; sono loro che si atteggiano ad animali predatori o a maiali schiavi delle proprie voglie. Arriverà mai l’eroe capace di comprendere e rispettare l’intelligenza e la saggezza della dea, di conquistarne la stima e l’amore instaurando con lei un rapporto fidato sull’amore e il reciproco rispetto?" Cristiana Franco
0 notes
Photo
Tumblr media
IL MITO DI CIRCE Letteratura / Storia / Arte / Archeologia / 2018 a cura di Giorgia Diamanti
Rassegna che nasce come omaggio alla dea Circe e a questi luoghi. Una serie di appuntamenti con esperti e artisti che ricostruiranno accuratamente alcuni frammenti della complessa tessitura che compone il mito della Signora di Eea. L’importanza del proporre nella contemporaneità uno sguardo a questo mito arcaico risiede nella necessità di ri-membrare l’archetipo di un modello femminile completo e libero dalle distorsioni culturali che nel corso dei millenni hanno tentato, invano, di relegare all’oblio attraverso lo smembramento e la demonizzazione.
Facebook events
0 notes
Photo
Tumblr media
Eea (Teaser)
Regia di Antonio Fasolo / UnevenEye
"Ci sono due isole almeno...
EEA, teaser, proto-film-performance, ultima creazione-gioco di una produzione proteiforme, dove confluiscono naturalmente parte dei lavori messi in atto negli ultimi quattro anni da Uneven Eye (Antonio Fasolo, Giulio Leonardi, Marco Federici, Riccardo Mazzucco)… il mito, il “nostro” territorio, ricco di suggestioni, permeato di storia, leggenda, arte, percorso da compagni di viaggio incontrati in questo cammino tra la riviera di Ulisse e la provincia di Latina. EEA dunque, isola, territorio mitico che segna i confini di questa narrazione permeata da altre due precedenti narrazioni performative: Odissea Contemporanea (vimeo.com/111975109) e La Terra di Caino (vimeo.com/225118753). Isola ipertesto, dove il viaggio verso la conoscenza e la ricerca sull’esistenza, sul peregrinare umano, incontrano l’amore archetipico (Ulisse-Penelope, Ulisse-Circe), la separazione complementare del maschile dal femminile: “Ci sono due isole almeno, non si escludono a vicenda...” scrive in Circe/Fango Margaret Atwood. In questo piccolo teaser le parole della Atwood animano una novella-sciamana Circe (Arianna Drudi), già maga e liberatrice (Stefania Romagna) di una Penelope “viaggiatrice altra” (Inanna Trillis) in Odissea Contemporanea, nel testo Partita di Simone Di Biasio. Il maschile nomade, Ulisse (Odissea Contemporanea), e immobile proto-umano futuro (La Terra di Caino) sono entrambi i viaggiatori del tempo e della memoria di Pino Genovese... ora approdano a EEA... rilanciando l’invito verso nuovi lidi, tra lo spazio siderale e pre-barbarico. Sono gli incontri nel tempo e nello spazio di queste performance precedenti, che il video ha fermato come narrazioni condensate e ancora in fieri, che aprono a un continuo, a una risignificazione del “già fatto”. Incontri e mutazioni di idee, visioni, proposte quelli con Fabio D’Achille (MAD), Stazione Musica (Appia Studio), oppure nelle suggestioni musicali di Gionata Di Manno, Giovanni Giudice, fortuiti e ispirati di Stefano Rana e il collettivo Cercle, quelli generosi di Sonia Annunziata, Marina Sciarelli, Paola Acciarino, Stefano Del Monte, Marco Zarotti, fino all’ultimo ammantato di magico con Giorgia Diamanti. La seconda isola è forse il non luogo dove ci dirigeremo per un prossimo incontro, l’orizzonte ancora enigmatico che è lì sotto il nostro sguardo." (UNEVEN EYE)
***
Foto di Stefano del Monte sul set di Eea
0 notes
Photo
Tumblr media
Visita virtuale della grotta Guattari
Clicca qui per entrare: https://www.tripdifferent.com/virtualtour/it/s_felice_circeo/grotta_guattari/
Fonte: https://www.latinacorriere.it/2017/05/24/circeo-basta-un-clic-visitare-grotta-guattari-viaggio-virtuale-nel-sito-delluomo-neanderthal/
0 notes
Text
Tracce dell’Antica Dea Mediterranea nelle manifestazioni religiose protoitaliche dalle ricerche di Momolina Marconi.
Circe.
“La Marconi riconosce nella figura di Circe e in quella di Medea non solamente le più famose maghe dell’antichità bensì delle dee, focalizzando la propria attenzione non sulla loro possibile umanità, ma sui loro aspetti divini. Per lei esse sono: ”dee in quanto maghe e maghe in quanto dee, poiché la virtù magica è fondamento di tutti i poteri della grande divinità mediterranea”. La figura di Circe fu portata in Italia da popoli di origine mediterranea come i Colchidi, emigrando con essi e trovando accoglienza in terre dove già fiorivano figure simili. Circe é presente sia in oriente che in occidente e ciò è testimoniato dal fatto che le Aiaie e i Circei sono riscontrati dalla Colchide all’Italia, in Mesopotamia e secondo la Marconi anche in India (Kerketai e Kolkhoi popoli indiani). Il Kyrkaion polypharmakon è il monte Circeo italiano sul quale cresce il giardino delle erbe medicinali di Circe. Il Kirkaion pedion è invece il pianoro Circeo nella regione caucasica della Colchide dedicate ai morenti, dove la figura di Circe era quella di Signora della Morte accanto a Hecate. Aia è un’antica città greca in Tessaglia irrigata dal fiume Axios che attraversa Grecia e Macedonia, la parola “aia” prese il significato di terra irrigata e fertile e nacque l’aggettivo “aiaia” epiteto di Circe: “la Dea e la Maga della Terra Fertile”; infine, Aiaia divenne un toponimo che indicava “l’Isola di Circe”, il luogo in cui ella dimorava nel suo giardino delle erbe di guarigione. La Marconi associa Circe e Medea, per similitudine di caratteristiche e provenienza dall’antico substrato medi-terraneo, alle figure più propriamente italiche quali Feronia, Angizia, Bona Dea Diana, Marica e anche ad Artemide. Tutte queste figure condividevano: la signoria su terra, piante, animali; garantivano la guarigione al loro popolo attraverso l’uso delle erbe del Ioro giardino segreto all’interno del bosco; la signoria sui serpenti; l’essere dee, maghe, donne, sacerdotesse sapienti; la capacità di mutare la forma di sé stesse e degli uomini; il rapporto con paredri o eroi, l’eventuale rapporto con consanguinei; l’essere divinità eponime di terre e genti; l’essere Signore della vita e della morte."
Estratto dall’intervento di Sarah Perini “Marija Gimbutas – vent’anni di studi sulla Dea. Atti del Convegno”, pagg. 158-181.
Tumblr media
Circe ritratta su un vaso greco, conservato a Taranto, Museo Nazionale.
Fonte: La Grande Dea e il sacro femminile
1 note · View note
Text
Circe. Ipertesto del mito
Questo blog nasce come operazione artistico culturale diretta: al recupero e alla valorizzazione del mito di Circe al Circeo, antico luogo di culto come attestano Cicerone e la testa della statua di età romana; al superamento dei pregiudizi maschilisti e specisti; alla salvaguardia di tutti gli animali non umani; alla condivisione dei frammenti rinvenuti durante la ricerca interdisciplinare sulla dea di Aiaia che conduco dal 2013.
Giorgia Diamanti
02.04.2017 San Felice Circeo
1 note · View note
Text
“Deuro kai Eeliu thygater, polypharmake Kirke.”
“Anche qui, o figlia del Sole, Circe incantatrice.”
Omero, Odissea XIV
1 note · View note
Quote
La mitologia può essere considerata come la psicologia della storia moderna. Sembra che rappresenti l'interazione fra la biologia e la cultura primitiva, proprio come la storia rappresenta l'interazione fra la biologia e la cultura successiva. I miti possono infatti riferirsi a degli avvenimenti o a dei personaggi storici.
Phyllis Chesler
0 notes