Tumgik
#che cazzo è sta schifezza
omarfor-orchestra · 2 years
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Santa madonna dell'incoronata
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unfilodaria · 2 years
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Ok, qualcosa è andato storto. È l’ennesimo anno che non riesco ad andare in vacanza. Che non riesco a strappare dei giorni di ozio e viaggio per me.
O semplicemente non so gestire la mia vita.
Ne ho avuto la riprova stasera. Dovrei essere in ferie, lo sono ma mia figlia è tornata dalle sue vacanze col COVID. Come tanti altri ragazzi che conosco.
Può capitare. Succede. È successo. E quel po’ di piani vacanzieri (nulla di che) sono saltati. Sono io a prendermi cura di lei per cui amen. Ci sta.
E in questi giorni di blocco casalingo cosa ho trovato di meglio da fare? Lavorare. A ritmi blandi ma lavorare. Forse è l’unica cosa che so fare o che mi è rimasta da fare. Mi pesa, mi stanca, mi tedia, mi sfinisce ma alla fine mi aiuta a non pensare. Annulla tutto lo schifo che ho intorno a me e che, comincio a realizzare, è solo frutto del mio operato.
Contatto un collega per un quesito…
- ciao, sei in ferie? Mi occorre una risposta secca a domanda secca (so quanto è inutilmente logorroico)
- ehi ciao. Si sono in ferie, sono fuori città ma domani torno per partire per le gran Canarie (15 giorni)
Faccio un po’ di conti mentali. Cazzo starà in ferie per quasi un mese..
- a te come va? Niente vacanze? - fa lui
- no casini vari. Ferie saltate. Spero - raccontandomi l’ennesima balla - di recuperare tra ottobre e novembre. Comunque belle vacanze le tue. Buon viaggio
- sì dobbiamo farcele le vacanze per recuperare e ritornare a lavoro meglio di prima - lui notoriamente è uno che combina poco e tanti casini - tra ottobre e novembre devi farti assolutamente 10 gg a Dubai. In quel periodo è fantastica
Ammutolisco.
Io guadagno quasi il doppio di lui, mi faccio il mazzo il triplo di lui… lui si diverte, si organizza, gira il mondo, mi suggerisce mete (evidentemente ci è stato)
io… mi piango addosso, sto davanti a uno schermo, con mia figlia che tossisce di là, e comunque le mie ferie (ora non ferie) non avrebbero avuto alcun sapore, mi sarei fatto 3 o 4 gg in Calabria, dove vado da 43 anni, nella casetta di famiglia, ospite di mia madre e di mio fratello. Insomma una non vacanza, arrangiato su un divano letto e col casino delle nipoti, brave, bellissime, buone ma sempre casiniste. Cioè la schifezza della schifezza delle vacanze.
E lui? Viaggia, gira, si diverte.
Rosico? Si tanto. Ma non tanto per lui. Per me.
È evidente che non so gestire la mia vita.
Che sono incapace nel prendermi cura di me.
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ricominciodaqui97 · 4 days
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Nell’estate del 2011 conobbi un ragazzo, qualche mese dopo diventammo inseparabili.
Nell’estate del 2013 smise di parlarmi, in quel periodo non me la passai bene.
Ci sono state volte dove l’ho incontrato e tutte le volte cercavo un chiarimento, ma con scarsi risultati.
Così nell’estate del 2019 smisi di corrergli dietro. Mi ero stufata a cercare da lui un chiarimento che non voleva. Ma era il mio migliore amico, e per tutti quegli anni non l’ho mai rimpiazzato.
Ad ottobre del 2022 mi arriva una notifica su Facebook, era lui che mi aveva mandato la richiesta di amicizia, pensai “mah, si sarà sbagliato, ma che cazzo vuole?”, gliel’accettai, solo per vedere cosa avrebbe fatto, la presi come una sfida. Mi contattò, lo feci una schifezza, da quel giorno non ci sentimmo più, lui era fidanzato e io anche, quindi mi dissi “meglio così”.
Passarono i mesi, io mi licenziai dal posto di lavoro, mi lasciai, e poi venne il giorno che non mi sarei mai aspettata, un giorno che fu uno di quei giorni in cui dici “non è possibile, sembra un sogno!” E ti ritrovi a piangere per una settimana, anzi ti ritrovi a piangere sempre, e ti senti vuota, persa, sola. Il giorno del funerale di questo mio carissimo parente, venne colui che ho sempre considerato il mio migliore amico, colui che mi ha sempre ignorata dal 2013, ma che nel 2022 si fece vivo. Quel giorno mi disse “appena puoi ti aspetto in giardino, condoglianze.” Uscì fuori, tutto ciò che volevo era lui al mio fianco. Lui mi disse quel giorno “io so di non esserci stato per tutte le cose brutte e belle che ti sono successe, ma non voglio commettere gli stessi errori, e da oggi in poi voglio vivere con te tutte le cose che ti succedono, voglio stare al tuo fianco, certo ti ci vuole fiducia, ma sappi che ti starò vicino anche quando non vorrai nessuno, e domani quando mi manderai il buongiorno, io non sparirò, promesso.”
Quasi a distanza di un anno, lui sta ancora qui con me, non mi hai sfiata sola nemmeno un secondo, siamo più uniti di prima.
Questo perché ci sono legarmi che si possono pure dividere, ma con il tempo se entrambi vogliono si può sempre ricominciare.
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erosioni · 3 years
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La felpa
Dovevo prendere una felpa. Sono proprio stupida, dovevo prendere una felpa, penso mentre cammino più veloce che posso. È notte, non so nemmeno che ora sia. Ogni tanto qualche macchina mi sfreccia a fianco, velocissima. Normalmente camminare sul ciglio della strada mi farebbe un po’ di paura, ma ora sono troppo ubriaca e voglio solo arrivare a casa. Incrocio le braccia sulla pancia scoperta per cercare di trattenere un po’ di calore. 
Per distrarmi ripenso alla festa in spiaggia dalla quale sono appena andata via; forse oltre al vino e alla vodka ho preso anche qualcos’altro. Mi gira la testa e ho uno strano sapore in bocca. L’immagine vaga di qualcuno che mi sorride compiacente e che mi offre quello che pensavo essere solo birra è spazzata via da una folata del vento gelido di fine estate, che soffia sulla pelle d’oca delle mie gambe scoperte. Mi metto quasi a correre, ho ancora un bel po’ di strada da fare.
Nelle orecchie sento il suono ovattato della notte. Poi una musica indistinguibile in lontananza, ma forse si sta avvicinando. Sento un’auto rallentare e fermarsi proprio di fianco a me. Please could you stop the noise? I'm trying to get some rest from all the unborn chicken voices in my head. Una canzone famosa, forse l’ho già sentita. È un grosso SUV scuro, alla guida è un uomo adulto. Non lo vedo tanto bene fino a quando non accende la luce interna dell’auto. Ha dei bei lineamenti, gli occhi scuri e profondi. È brizzolato. Un viso rassicurante, ma in questa situazione non posso che avere l’istinto di accelerare il passo e di afferrare il cellulare per cercare nella rubrica il numero di mio padre. L’auto mi segue a passo d’uomo, la musica si abbassa e sento la sua voce.
- Hai bisogno di un passaggio? - No grazie. Cosa gli fa pensare che potrei salire in macchina con uno sconosciuto, a quest’ora della notte poi? - I tuoi genitori lo sanno che sei in giro a quest’ora? Dove abiti? - Sì lo sanno e comunque sto tornando a casa e se non arrivo tra dieci minuti si preoccuperanno. Volevo usare un tono intimidatorio, ma a causa del freddo e delle sostanze la mia voce trema. Invece di spaventarlo sembro solo una bambina implorante. Lui ride. - Non ti voglio mica rapire, ti voglio solo accompagnare a casa. Anche io ho una figlia giovane, non mi piacerebbe se girasse di notte conciata così. In effetti sono mezza nuda. La gonna che mi ha prestato la mia amica Sara è stretta e mi sta leggermente corta, ogni tanto me la devo abbassare. L’ho abbinata ad un top nero in pizzo, sotto al quale non ho proprio niente. Per fortuna è buio pesto, o si vedrebbero i capezzoli duri per il freddo.
- Dai, avvisa i tuoi genitori e salta su. L’abitacolo sembra caldo e accogliente e io sono stanca di camminare. Quest’uomo è rassicurante e dubito che mi voglia fare del male. Ha anche una figlia. Voglio chiamare papà per spiegargli la situazione, ma probabilmente si è già addormentato. Decido di scrivergli un messaggio quando sarò al caldo nella macchina. Apro la portiera, e subito il tepore dell’abitacolo mi assorbe.
- Grazie. - Non è un problema. Mi chiamo Fabio. - Io Laura. - Fa freddo eh? Lancia uno sguardo alle mie gambe. Quando mi sono seduta la gonna si è alzata parecchio e a malapena mi copre le mutandine. Me la abbasso per quanto posso.
- Vai dritto per un po’, non è tanto lontano. Fabio inizia a guidare e io mi posso rilassare. You don't remember, you don't remember. Why don't you remember my name? Mi lascio cullare dalla musica e guardo le luci dei lampioni fuori dal finestrino. Vorrei chiedere chi è che canta ma la testa mi gira fortissimo. Devo chiudere gli occhi. Mi dico che li riposerò solo per un secondo. Solo un secondo.
Invece comincio a cadere dentro un pozzo infinito, come Alice nel paese delle meraviglie. Non è spiacevole però. Mi abbandono alla caduta che non controllo, è come volare. Mentre volo ho la sensazione che qualcuno mi stia accarezzando dolcemente. Sento il calore di una mano contro il fresco delle cosce scoperte. È rilassante e vagamente eccitante al tempo stesso. Una voce chiama il mio nome. – Laura… Laura… 
Apro gli occhi. Capisco improvvisamente che stavo dormendo. Sento il ritmo delle quattro frecce, l’auto è ferma. In sottofondo la canzone è cambiata: karma police, arrest this girl, her Hitler hairdo is making me feel ill. Questa la conosco. Fabio mi guarda con un’espressione un po’ perplessa. Ha una mano sul mio braccio, come a proteggermi. È caldissima. Mi fa piacere questo gesto, ma mi imbarazza un po’, mi fa sentire piccola. – Scusa, mi sono addormentata… 
Mi stava veramente accarezzando le gambe o me lo sono sognato? Comunque era un sogno piacevole. - Laura, ma sei fatta? Non riuscivo a svegliarti e mi sono fermato… - Ho solo bevuto un po’ – mi metto sulla difensiva. Sorride. – Dovresti sentire come biascichi. Non c’è niente di male se ti sei fatta un po’, ma se dormi non mi puoi dire qual è casa tua…  Cerco di orientarmi, ma è faticoso. Gli faccio il gesto di proseguire: - All’inizio del paese, da quella parte, abbiamo affittato una casa là. - Tuo padre non si incazza se rientri in questo stato? Non so cosa rispondergli. Mi sento in colpa ma non è colpa mia. Io sono sicura di non aver preso nulla, non ho neanche fumato. – Forse mi hanno dato qualcosa. Quando ha cominciato a sentirmi strana ho deciso di andarmene dalla spiaggia, ma non volevo rompere le scatole ai miei amici… - - Va bene, dai, mi dispiace, è una brutta sensazione perdere il controllo, vero? Annuisco e deglutisco. Mi sento fra le nuvole. Non so se è una sensazione brutta o bella, come se non riuscissi tanto a pensare, a parte che la voce di Fabio è molto bella e mi fa venire la pelle d’oca. Penso – Meno male che non lo sa… - e mi viene da sorridere. - Ora perché stai sorridendo? – Anche a lui viene fuori un sorriso. Un bel sorriso, mi piace proprio quando sorride. Scuoto la testa perché non lo voglio dire. Fabio continua a sorridere: - Va bene, ho capito, continui a stare un po’ fuori. Vediamo se riesco a rimetterti in sesto, così puoi rientrare senza fare incazzare tuo padre, eh? – Lo dice proprio con la voce da papà, tutta paziente. Io continuo a sorridergli anche se non vorrei, ma è che mi sento tra le nuvole, speriamo che non finisca presto. - Nel cruscotto ho del Red Bull, ora te ne bevi un po’, così ti tiri su, ok? – Allunga una mano e apre lo sportello di fronte a me. Non riesco a trattenermi e mi metto a ridere forte. Mi guarda indeciso se mettersi a ridere pure lui o preoccuparsi. Mi porge la lattina di Red Bull, ma io rido e basta. – Ehi, se fai così mi preoccupo. Che cos’è che ti fa ridere tanto? –
Non vorrei parlare, ma mi esce di bocca come se parlasse un’altra: - Ho visto i preservativi! Ho visto i preservativi! – Anche Fabio scoppia a ridere – Ma stai proprio fuori come una zucchina! Mai vista una cosa del genere, la voglio prendere anch’io ‘sta roba… ti fanno ridere i preservativi? – - Mi fanno ridere perché ho capito cosa cercavi in giro di notte da solo. E io che pensavo che fossi un buon papà… –  mi rimetto di nuovo a ridere anche se cerco di fermarmi. Fabio non ride più. - E brava la detective… sarà la droga che ti rende così intuitiva? Quindi sono un cattivo papà? -  All’improvviso mi sento una scema. Ma che sto dicendo? Perché gli ho detto una cosa così cattiva, poi è anche tanto carino, chi se ne frega cosa fa la notte? - Dai beviti questo Red Bull, così poi ti riporto a casa… - Ora la voce non è più simpatica come prima. Mi sento una stretta al cuore e mi vengono due lacrimoni agli occhi come se fossi una bambina scema. - No dai, Fabio, scusami, non sei un cattivo papà, giuro, giuro… ho detto una stronzata… - - Lascia perdere, bevi che stai fuori… e poi forse hai ragione che sono un cattivo papà… non sei certo l’unica a dirlo - Tiro un sorso di Red Bull e mi sale la nausea. Poi mi metto a piangere perché non è giusto che Fabio sia triste. Non è giusto per niente. E mi sento sempre più stupida. - Laura, non piangere così – - Non sei un cattivo papà, non lo sei… - Lo abbraccio e mi stringe a sé. Mi sento protetta adesso. Mi viene ancora di più da piangere perché gli ho detto una cattiveria e invece lui mi sta abbracciando. Sento un odore di dopobarba, gradevole. – Shhh, va tutto bene, bella. Nessuno è cattivo qui, vero? Non c’è bisogno di piangere, dai… -  Sento i brividi che mi scuotono. Dovevo portarmi una felpa. – Abbracciami, abbracciami, ho tanto freddo… - Poggio la testa sulla sua spalla. Le sue braccia mi cullano. La voce canta: It's always best when the light is off, it's always better on the outside. Ora mi sento meglio. Non ho più i brividi. Non mi viene più da piangere. Le labbra di Fabio sono vicino al mio orecchio destro. Mi sussurra: - Va meglio, piccola? – Mi fa proprio sesso quando fa la voce da papà. Mi separo dall’abbraccio e bevo un altro po’ di Red Bull. Una vera schifezza. Però mi sento un po’ schiarita. Cristo, ho fatto proprio la figura della cretina, chi sa che pensa ora Fabio di me. 
– Scusami, mi vergogno un po’, ma non ci stavo molto…  - Ora non ci pensare. Se non ti riaddormenti tra cinque minuti sei a casa. - Io penso che sei una brava persona e anche un bravo papà… se no non sarei salita in auto  - Grazie per la fiducia, bella. Anche tu mi sembri una brava ragazza.  - Pensi che sono bella? Non pensi che sono una cretina sbronza con tutto il trucco sbavato? Si fa una bella risata. – Sei proprio un bel tipo tu, sai? 
Cazzo, mi piace quando ride e anche come parla. Però non so bene cosa fare, non ho mai avuto a che fare con uno così grande. Si piega verso di me come se mi dovesse dire un segreto. Invece sento la sua mano sulla mia coscia. Un tocco fermo, caldo. Non stavo sognando prima. Ci baciamo mentre mi tira di nuovo a sé con un braccio. L’altra mano risale sotto la gonna che ormai è praticamente arrotolata attorno ai miei fianchi. Non riesco a trattenere un sospiro. Ho già l’affanno. Mi bacia a lungo e mi accarezza attraverso le mutandine. Sento lo stereo bassissimo: And no alarms and no surprises. No alarms and no surprises. No alarms and no surprises. Silent, silent.
Sento che sto per venire. Di solito non succede così velocemente, forse è la droga o forse la situazione, non so. Vengo. Vengo e lui se ne accorge. Mi infila le dita sotto le mutandine. – Quanta fretta… -- ma lo dice sorridendo, perciò non mi vergogno. – Sei bagnatissima… - Faccio scendere la mia mano dal torace verso la pancia e poi glielo tocco. È durissimo. Ci scambiamo uno sguardo di intesa e comincio ad armeggiare con la cerniera dei suoi pantaloni. – Questo lo so fare bene – penso, mettendolo tutto in bocca. Non sono quasi riuscita a vederlo nel buio dell’abitacolo, ma è un bel cazzo, con un glande molto grosso. Lo spompino lentamente, riempiendomi la bocca con gusto. Lo sento fremere sotto la lingua e mugolare piano, ha una mano fra i miei capelli e accompagna il ritmo della mia testa. Sto ricominciando già ad eccitarmi.
 – Aspetta, Laura… - Mi stacco da lui controvoglia. Mi dà un bacio molto lungo, ho ancora il suo sapore in bocca. Armeggia con il cruscotto e tira fuori uno dei preservativi che prima mi facevano tanto ridere. Sento una contrazione fra le gambe. Non l’ho mai visto in piedi, ma deve essere piuttosto alto, mi chiedo cosa farà. Ora lo vedo meglio il cazzo, ci infila il preservativo. Sposta il sedile tutto all’indietro e abbassa lo schienale mentre mi dice – Levati le mutandine, bella… - Mi affretto a farmele scivolare giù, non so neanche dove sono finiti i miei sandali. Mi prende di peso e mi sposta dal mio sedile. Non sembrava così forte, mi si mozza il fiato. Mi siede su di lui, e mi posa le mani sullo sterzo. Sento il cazzo che scivola facilmente dentro il mio bagnato, mi devo trattenere dal mugolare. Mi abbraccia e mi stringe le tette, spostando il top. – Muovi il culetto, bella, muovilo per me… - Mi puntello tra lo sterzo e il sedile e comincio a dimenarmi. La sensazione è bellissima. – Fabio… Fabio… - ansimo – Chiamami papà, dimmi che sono un bravo papà… - Questa richiesta mi fa impazzire. – Mhhh… mhhh - Non riesco a dirlo perché mi vergogno ma mi eccita anche tanto. Sono nuda con uno sconosciuto che potrebbe essermi padre. Aumento il ritmo mentre Fabio mi aiuta con le braccia. È come se mi muovesse su di lui. Mi morde il lobo dell’orecchio. – Mhhh… s-sei un bravo papà… papà… papà…- Fabio esplode in un orgasmo molto rumoroso, mi schiaccia i capezzoli. Sento un calore intenso fra le gambe e vengo anche io di nuovo. Mi escono dei suoni assurdi dalla bocca, ma tanto non ci può sentire nessuno.
Ora sento di nuovo lo stereo: Sometimes I get overcharged that's when you see sparks. They ask me where the hell I'm going? Fabio mi bacia sul collo e mi viene da sorridere. È proprio dolce. Mi sposto lentamente sul sedile del passeggero. Mi tremano le gambe come se avessi fatto step. - Stai bene, Laura?  - Sì… è stato bello  - Anche per me. Non è che l’hai fatto solo perché eri fuori di testa? - Mhhh – Mi viene da ridere. - Fai ridere anche me, bella…  - Me lo dovevi chiedere prima, no?  Ridiamo tutti e due. – Va bene, allacciati la cintura, bella. In cinque minuti ti porto in paese. E non dimenticare di rimetterti le mutandine – Meno male che nella penombra dell’abitacolo non mi può vedere arrossire. Mi risistemo un po’. Non oso pensare la faccia sconvolta che devo avere. 
– Ecco, fammi scendere qui – dico, quando siamo alle porte del paese – non proprio davanti a casa che se mi vedono non so cosa dire… - Allora aspetta, bella. Prima di tutto dammi un bacio. – E ci baciamo. – Poi ti regalo una cosa – Mette il braccio sul sedile posteriore e tira fuori una felpa blu col cappuccio. – Non preoccuparti, a casa ne ho un altro paio uguali. Così ti copri un po’. 
Sorrido come una scema. Stavolta non è la droga, ma non so bene che dire. È proprio dolce. Forse dovrei dirgli qualcosa, tipo la mia email, ma alla fine non dico niente. Ci diciamo solo buonanotte e scendo nel fresco. Mi metto addosso la felpa mentre cammino verso casa, tiro anche su il cappuccio. Speriamo che stiano tutti dormendo. Sento l’odore di dopobarba e di sudore di Fabio nella felpa. Forse stanotte ci dormo dentro. Infilo le mani nelle tasche e sento qualcosa. Un cartoncino. Mentre apro il portoncino di casa lo guardo per un secondo. Il suo biglietto da visita. Avvocato. Completo di numero di cellulare e indirizzo. Mi viene da ridere. Chi sa se prima della fine delle vacanze avrò bisogno di sentire un avvocato?
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autolesionistra · 4 years
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Si avvicina la fine di dicembre, periodo tipico delle Storie Di Biscotti™.
Racconteremo quindi la storia dei biscotti del mio amico sbarbo. (il mio amico sbarbo dico che è sbarbo perché sembra un cinno ma tecnicamente è un adulto fatto e finito di circa ¼ di secolo)
Egli vive con coinquilini (come il 61% degli adulti di circa ¼ di secolo a Bologna). Una sera torna trovando un po' di baldoria ma egli, uomo coscienzioso e con impegni mattutini, schiaccia qualche cinque e va a nanna. Si sveglia mentre il resto della casa è ancora addormato, fa una colazione veloce, vede un vassoietto di biscotti, ne mangia un po', inforca la bici e affronta la frizzante arietta mattutina.
Quando arriva al lavoro, inizia a provare nuove sensazioni e a farsi trasportare dalle emozioni (cit.). Da un lato inizia a trovare stranamente divertente tutto, tipo anche i muri del palazzo, dall'altro inizia ad imparanoiarsi duro. Ad un passo dal chiamare l'ambulanza, si stende su un divano cercando disperatamente la risposta all'atavica domanda "che cazzo mi sta succedendo?" e ripercorrendo mentalmente la sua giornata approda ad una spiegazione plausibile: i biscotti. Una chiamata ai coinquilini gli conferma l'ipotesi: il festino della sera prima aveva avuto come piatto forte biscotti fatti in casa con dentro la Piantina Della Droga.
A quel punto, pur con qualche difficoltà logistica e con qualche preoccupazione dovuta alla dose un poco esagerata, si è goduto la sintomatologia tipica di questo tipo di esperienze: giornata soleggiata con sporadici addensamenti di paranoie, seguita da un giorno di rimastanza totale tipo che se pigli un carlino e lo lobotomizzi riesce comunque a batterti a dama.
Non è l'unica storia sui biscotti buffi ingeriti a tradimento che abbiamo, un altro amico una volta andò ad una festa pensando di cenare lì, ma non ci si cenava, allora lui e la sua fidanza si buttarono famelicamente sull'unica cibaria presente (biscotti, appunto) salvo poi fermarsi con orrore sentendo "ehi, aspettate almeno che vi facciano effetto prima di prenderne altri!". Qui gli esiti furono più... interessanti, ma almeno hanno saputo prima cosa aspettarsi.
Su questi temi a noi cari è gradito ricordare la schifezza che è andata in onda al senato.
Sul capitolo prodotti da forno natalizi invece lo scrivente si sente in dovere di esprimersi sull'annoso tema pandoro vs. panettone:
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(detto ciò: pandoro tutta la vita)
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soffocalemiepaure · 6 years
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🙁☠️
ogni giorno che passa mi sembra che un pezzettino del mio mondo si stacchi e cadi giù in un buco nero ed una parte di me con lui, giorno per giorno. Non c'è giorno che non pianga, che non senta un malessere che non riesco ad edentificare. Sarà che sono rimasta sola, senza amiche, con un ragazzo che anche lui sta male, dei genitori che non capiscono un cazzo ed un padre che mi butta giù l'autostima. Sono peggiorate così tante cose nell'ultimo periodo e mi stanno distruggendo, sul serio. Non so se ce la farò anche questa volta, non ne posso più di sto mondo di merda. Nella mia testa continua a ripetersi un immagine di me che mi tolgo la vita, e lo farei davvero ma sapete che cosa mi ferma? Oltre la paura. Il sogno di diventare mamma, si sono giovane ma fin da piccola porto nel cuore il sogno di diventare mamma. Mi fa così schifo sto mondo, sta diventando una schifezza, le cose, le persone, i luoghi...tutto. Nessuno che pensa più, tutti sono diventati egoisti, superficiali, ipocriti, incoerenti e falsi. Vedo ragazzine di 12/13 anni fumare le canne e bere nei vicoli del centro storico di Genova, e fidatevi è grave che delle bambine siano nei vicoli a delle ore improponibili. Vi direte che sto uscendo fuori tema ma in realtà no perché sono anche ste cose che mi portano allo schifo e a tutto il resto.
Non voglio aggiungere altro.
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janiedean · 6 years
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Ciao, Lavinia! Alors, ormai ti seguo da un bel po’, ma per lo più ho evitato la roba riguardante got perché non l’ho MAI visto né ho mai letto i libri; caso/destino/io che non so farmi gli affaracci miei volle che leggessi un paio di tuoi ultimi post sull’ottava (mi pare) stagione e precisamente su Jaime e Brienne. Mi hanno incuriosita. Sono andata a ravanare nel (tuo) tag (fra meta/gif e altre spiegazioni). Ci sono dentro con tutte e due le scarpe (e tbh non mi interessa che ci sia caduta [1/2]
— solo grazie a quello. Ma! Mi piacerebbe conoscere anche tutto il contesto, e, a questo punto, la saga. Quindi, ad una la cui conoscenza è pari a zero, cosa diresti? Di seguire la serie, o partire con i libri (e anche qui, tradotti o in inglese?)? Grazie in anticipo 🙇🏻‍♀️💦 [2/2]
BENVENUTA NEL MAGICO MONDO DELLA JAIMEBRIENNE NON TE NE PENTIRAI SONO A+++++ E GLI VORRAI MOLTO BENE E SONO MOLTO FELICE DI AVERTICI INVOLONTARIAMENTE TRASCINATO u___u
DETTO CIO’:
la serie andava splendidamente la prima stagione, 80/20 la seconda, 70/30 la terza e poi è andata progressivamente peggiorando e tipo la quinta stagione è una schifezza, la 6 so-so, la 7 wtf e tipo come dire la roba jb è fatta bene ma a partire dalla quarta hanno fatto un character development del cazzo per entrambi e la sl di lui l’hanno fatta a pezzi e li scrivono ic-ish solo quando hanno scene insieme QUINDI
no, se vuoi la full-on experience fatta bene te toccano i libri prima anche perché ci sta il char development fatto daddio - certo si fermano prima della serie perché grrm è lentissimo e dio sa quando esce il 6 ma comunque è meglio avere presente le versioni libro prima perché per quanto gli attori in se stessi siano perfetti le parti so scritte come so scritte ie: male l’80% del tempo dalla S4 in giù
traduzione: inglese assolutamente, la versione italiana è fatta coi piedi, ha errori non corretti ogni tre per due, il traduttore si inventa parti dal nulla, suona pesantissima ed è fatta veramente male, quella eng è scritta decisamente meglio (scopate a parte nove su dieci) e non suona fintomedievale perché SE E’ FANTASY DEVE SUONARE MEDIEVALE
poi se hai letto i libri comunque la serie a sto punto vedila perché la fine la vedremo lì prima che nei libri e la scopata l’avremo lì prima che nei libri e comunque la roba jb è fatta benissimo solo vedila CON LA CONOSCENZA DEL LIBRO PRIMA perché altrimenti ti fai idee dei pg mezze sballate e il 90% della roba buona dalla s4 in giù ormai se lo so lasciato per strada :(
BUONA FORTUNA E BENVENUTA SULLA SHIP
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denny1416 · 3 years
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Cronache romane
(premessa: mi sono divertita un sacco, i momenti belli superano quelli di nervoso, al punto che io sarei rimasta là attaccata alla porta della stanza e non sarei tornata più a casa. Ad ogni modo voglio comunque fare una riflessione/sfogo su ciò che invece mi ha fatto innervosire.)
Ho organizzato questi tre giorni nella capitale per rompere con la routine, cambiare aria e stare in mezzo a persone che non mi conoscevano. (molto carini e ospitali i romani, tra l'altro)
Ho trascinato con me mia cugina, la quale è una delle poche che fondamentalmente mi asseconda in ogni mia proposta. Rispetto ad altre persone lei si organizza più facilmente. (con altre pare quasi che devi fare domanda al ministero, anche solo per un caffè giù al palazzo). Dunque pensavo fosse la compagnia più adatta e, in linea di massima è stato anche così, perché ho praticamente deciso io dove andare, cosa fare e come muoverci. Lei si è praticamente affidata a me, come se fossi sua madre. Un po' perché sa che, anche in situazioni di scompiglio, so essere abbastanza pratica, un po' perché mi sono resa conto nell'arco dei tre giorni che in realtà non sapeva un cazzo di dove stavamo andando, di cosa avremmo visto. (Esempio eclatante: Piazza Venezia. Siamo davanti all'Altare della Patria, lei dopo aver fatto le foto si gira e mi chiede: Da', ma questo che è? E io le rispondo, facendole notare che ogni anno il presidente è lì in occasione della festa della Repubblica e lei apre internet e va a verificare. Ma cazzo verifichi? Uno: dovevi già saperlo. Due: metti pure in dubbio quello che ti dico.)
Dunque lei era tranquilla e accettava ogni proposta da parte mia perché, come ho detto, non sapeva nemmeno di cosa stessi parlando... ma, perché c'è sempre un ma, trovava comunque qualcosa da dire. Ovviamente. Perché sennò che gusto c'è?
Il primo giorno tra le altre cose arriviamo a Fontana di Trevi. Io faccio varie foto e una la posto nelle storie con un riferimento a Mastroianni. E lei? Che dice? 'Uaaaa, bello mo ti copio'.
Allor. Io non ho il dominio e il copyright su 'ste cose. Però quanto mi urta quando fanno ciò che faccio io, senza nemmeno sapere perché, senza nemmeno avere la minima idea. E vabè. Stai zitta. Tanto è una stronzata. Dai, Dani che sarà mai? Lascia perdere. In fondo ti stai divertendo e dopo ne riderai comunque.
"Mi fai na foto davanti alla fontana?" (ero pronta già a questo rischio, quindi accetto e non dico nulla.) Da una foto siamo passate a SESSANTUNO foto davanti alla fontana. Non le piaceva nemmeno una. Tra l'altro anche io le avevo chiesto di farmene un paio e mi ha fatto venire l'ombra in faccia, vabè. Non fa niente. Lasciamo stare. Non importa. Ci stiamo divertendo, non mi pare il caso di fare scenate del genere. (Pt. 2 o 3)
Passiamo a Piazza di Spagna, altre dieci/quindici foto a lei, tre a me.
"Oh, ascolta adesso andiamo a prendere la metro per andare al Roseto."
Ora ho letto su Google Maps, ma credo che anche se avessi chiesto a chiunque del posto mi avrebbe risposto così. Per arrivare al Roseto Comunale si deve scendere alla fermata del Circo Massimo. Noi però eravamo a Piazza di Spagna, quindi come si fa? Erano due linee di metro differenti. Quindi da là arriviamo a Termini e lei fa: ma il circo massimo non sta qua.
Eh grazie al cazzo, amò! Le spiego che dobbiamo prendere l'altra linea e scendere da n'altra parte e mi fa una scenata, con uno di quegli scatti che giuro l'avrei lasciata là e me ne sarei andata. Avrei voluto dirle anche 'se sei così brava perché non ti sei informata tu? Perché non metti tu le indicazioni e lasci che io segua te?'
Al che, forse si capiva che mi fossi incazzata, le dico faccio capire che se il problema sono l'euro e cinquanta della corsa, gliel'avrei pagata io. Lei mi dice di no, che dovevo solo stare più attenta. (mamma sei tu?) Che poi la voglia di replicare nemmeno c'era, visto quanto fossi stanca. Alla fine si è calmata perché nel roseto ha potuto fare cinquemila foto e le è piaciuto. (Qua mi ha fatto belle foto, quindi perdonata, anche se non dimentico).
La sera per andare a mangiare più di una persona ci dice che la cosa migliore da fare è andare a I Monti, perché là si mangia bene. Dunque dopo una doccia ci dirigiamo là. Dopo 22.000 passi lei ha la brillante idea di mettere le scarpe con la punta e il tacco e si lamenta per il dolore ai piedi, quindi finiamo in una trattoria di merda e super turistica in cui la cena era 'na schifezza, ma vabè là non voglio darle la colpa perché in effetti si era fatto tardi, molti erano chiusi e quindi pace. Anzi, alla fine ne abbiamo riso entrambe una volta in stanza.
Il secondo giorno prendiamo Uber e andiamo alla Galleria Borghese. Io che le parlo estasiata, innamorata di tutto quello che vedo e lei che a malapena mi ascolta. A na certa quindi mi zittisco e mi tengo i miei pensieri per me. Davanti al Ratto di Proserpina ci è mancato poco che mi sentissi come Standhal. Ad un certo punto mi viene a chiedere cosa significasse "Ratto". E niente, io ero galvanizzata perché mi piace quando mi vengono a chiedere le cose, mi fa sentire degna di stima e intelligente. Anche là, dopo la domanda non si è soffermata sulla risposta. Ha fatto un cenno e stop. Senza entusiasmo. E un po' mi ha intristito sta cosa.
Il pomeriggio, dopo altre ventimila foto (pare sia venuta per aggiornare il profilo IG. Anche io ho fatto tante foto, ma non campo in funzione del social) a Villa Borghese e una carbonara che mi ha fatto commuovere tanto era buona, comincia a piovere. Ma niente di serio, per me potevamo continuare a fare un giro, magari non per strada ma in qualche luogo al chiuso. Roma è piena di roba da vedere, qualcosa avremmo trovato. No, lei va in panico con la pioggia, quindi torniamo. Io ero nervosissima. Odio la pioggia, odio essere chiusa dentro (dopo un anno e mezzo, non mi va di stare in quarantena anche a Roma) e divento malinconica. Fortunatamente grazie ad un aiuto esterno che mi fornisce info su dove andare (ancora grazie se mi leggi), le dico con tono che non ammette repliche che saremmo uscite a mangiare fuori. Lei accetta ma comunque, a suo modo me la fa pagare. Arriviamo al punto e guarda il menù con una faccia che nemmeno so come interpretare. "Non ho fame, non so che prendere". Alla fine scegliamo con calma, parliamo un po' e pare che mi abbia perdonata per averle cambiato i piani. (Come ho detto, quando poi vede che la porto in bei posti si tranquillizza, ma prima mi deve far sentire un attimo in colpa).
Tornate in stanza vuole dormire con le finestre chiuse. Minchia, oh! Ma fa più caldo a Roma che a Napoli, cosa vuoi chiudere sta cazzo di finestra. (Ho vinto io alla fine).
Il terzo giorno le ho fatto vedere delle chiese dopo colazione. (io dico 'le ho fatto vedere' , perché lei aveva già visto tutto quello che pensava di voler vedere). Passiamo per Via Merulana, che poi era la strada con cui si incrociava Via Mecenate, che era dove stavamo noi, e avevo intenzione di condividere con lei le mie conoscenze letterarie. Provo a parlare due volte, lei sta con whatsapp e allora mi sto zitta di nuovo. Qua mi ha fatto arrabbiare veramente. (nei giorni precedenti erano solo scatti momentanei, a cui sono abituata poiché lei è così da sempre, quindi si stemperava e si stava bene). Uno può accorgersi immediatamente quando sono arrabbiata o intristita. Perché comincio a non parlare.
Ero arrabbiata perché ci siamo rallentate in quanto doveva mettere il post su Instagram, mentre io volevo andare a vedere l'Estasi di Santa Teresa. Su ste cose sono come i bambini. Ci avevo messo il pensiero e ci tenevo a vederla, quindi quando mi è stata chiusa la porta in faccia alle 12.00 in punto, mi sono incazzata un sacco. Ma che le potevo dire? Ormai era tardi. Le dico che sono rimasta male, che avrei voluto vedere l'opera, ma lei se ne sbatte il cazzo e mi dice "Eeeeeh che dobbiamo fare, torniamo ora". Torniamo. Le propongo il Mercato dell'esquilino. Arriviamo ed entriamo. Si innervosisce e mi fa uscire esattamente cinque minuti dopo. Che schizzinosa. Non le piaceva. Boh.
Torniamo indietro e prendiamo da mangiare. "Oh andiamo a mangiare a Parco del Colle Oppio?" Accetto perché in effetti piaceva anche a me come idea. Volevo mangiare all'ombra, su una panchina e lei no. Mi ha fatta mettere al sole, a morire di caldo, perché si doveva fare la foto mentre mangiava con Il Colosseo dietro.
Ma dico io si può vivere in funzione dei post su Instagram? Anche io pubblico eh. Anche io a volte dico 'oh questa cosa è proprio instagrammabile', però che cazzo manco ad essere così fissata, eh.
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theoldbookwormsnest · 6 years
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L’importanza di chiamarsi Cristian Grei, Chiara Parenti
Tumblr media
Scheda del libro
Titolo L’importanza di chiamarsi Cristian Grei
Autore Chiara Parenti
1ª ed. originale 17 febbraio 2015
Editore Rizzoli
Collana You Feel
Pagine 190 (formato ebook)
Genere Romance contemporaneo
Lingua originale Italiano
Sinossi Cristian Grei ha trentadue anni e una sola, acerrima nemica: E. L. James, che con le sue 50 Sfumature gli ha rovinato la vita. Tutte le donne, infatti, appena sentono il suo nome, vedono in lui un dominatore in 3D e l'incarnazione delle più proibite fantasie erotiche. Ma se vivi a Prato, fai il becchino nell’agenzia di onoranze funebri di famiglia e sei ipocondriaco, avere il nome “uguale” a quello del più grande amatore di tutti i tempi, che si sposta in elicottero ed è a capo di un’azienda leader mondiale,può creare una costante e fastidiosissima ansia da prestazione. Solo Antonella, l'amica di sempre, è in grado di divertirsi giocando con lui e tenere a bada le sue mille ansie, ma soprattuto è disposta ad amarlo per quello che è realmente. Cristian Grei riuscirà finalmente a capire che è lei la donna giusta? E soprattutto sarà “pronto a riceverla”?
Dettagli
Inizio lettura: 27 Luglio (si, 23:59)
Fine lettura: 28 Luglio
Tempo di lettura: 4,6 ore x 144 p/m
Rating: ★★½
I say...
Ehm, si. Non capisco perché continuo a leggere storie su 50 sfumature senza aver letto l’originale, tant’è che la battuta (anzi, la parte) più importante di tutto il libro, all’inizio, non l’avevo nemmeno capita. Non vi ricorda quel film con Vaporidis? Specialmente per la descrizione del padre e del fatto che lui, il becchino, si trova ad uscire con una ragazza cinese… motivo per cui non mi ha fatto molto impazzire. È divertent-ino. La parte migliore è l’ipocondria del protagonista, altro che le sue disavventure con l’altro sesso per via del suo nome…
Citazioni
Dante Grei, mio padre, è un uomo molto pratico. Dedito anima e corpo al suo lavoro, è intelligente, ama il buon cibo e le bare biodegradabili. Sono solo due le cose che non può soffrire: i razzisti e i cinesi. «Avete mai visto il funerale di un cinese?» è la domanda che gli sentirete fare più spesso. I cinesi non muoiono mai, secondo lui, e la loro immortalità reca un grave danno al settore delle pompe funebri. Se pensate che dove viviamo noi, vicino a Prato, c’è una delle comunità cinesi più grandi d’Italia, capirete il profondo disagio esistenziale di quest’uomo.
Perché sì, io sono Cristian Grei. Il mio nome è pericolosamente simile a quello del protagonista della sua infuocata trilogia, il Principe Azzurro colorato di una scala di grigi diventato il sogno erotico di milioni di donne in tutto il pianeta. E questo è Male. Perché io sto all’originale Christian Grey come una mangusta gialla sta al Re Leone. Nomen omen, dicevano i latini. Be’, si sbagliavano di grosso.
Sono appena arrivato sul suo campo di addestramento insieme a Taylor, che non è il mio autista, come erroneamente si potrebbe pensare, ma il mio cane guida (sempre per il problema del distacco della retina). È un improbabile incrocio tra diverse razze: ha il muso di un labrador, la corporatura di un alano, la fame di un lupo. Insomma, dall’attenta analisi che ne abbiamo fatto io e Tony, più che un cane sembra un Transformer.
«Lo faccio solo perché ti voglio bene, Mr Grei!». No, non è vero. Lo faccio perché ti amo. Ti amo da impazzire. Specialmente adesso, che mi sorridi con quelle tue adorabili fossette e mi abbracci forte ancora una volta, lasciandomi credere che il mondo là fuori non c’è più, perché ci siamo solo io e te.
«Lei è la mia amica Tony!» esclama entusiasta, posandomi una mano sulla schiena e invitandomi ad avvicinarmi. «Molto piacere» risponde lei, gentile. «Cristian mi ha parlato di te» aggiunge, posandogli una mano sul braccio. Un gesto all’apparenza banale, ma che invece racchiude un significato determinante. Insomma, se fosse un cane avrebbe appena fatto la pipì sulle sue scarpe per marcare il territorio. Perciò capisco subito che la nostra non è una stretta di mano, è una tacita dichiarazione di guerra. È inutile, le donne lo sanno, lo sentono. A Bo è bastato un solo sguardo per intuire che io vorrei essere molto di più che un’amica per Cristian, come a me è bastato vedere la sua mano sul suo braccio per capire che non ha alcuna intenzione di cedermelo. Bene, diamo inizio alle ostilità, Miss Yang.
«Ma ho un nipote di dieci anni che ne va pazzo!» spiega tutta contenta. «Passa giornate intere a giocare… Gli piace quello di Star Trek… o Star Wars… O insomma, quella roba lì!» Digerire l’ultima frase di Bo, per un nerd come me, è più difficile che ingoiare la schifezza molliccia che sto ancora masticando (nota mia: è sushi). Avverto chiaramente i capillari del bulbo oculare che si stanno gonfiando fino a scoppiare. Altro che distacco della retina… […] È che quello che l’ingenua Bo ha appena detto è un sacrilegio imperdonabile, alle mie orecchie. Potrei passare il resto della serata a spiegarle la blasfemia della sua affermazione e descriverle accuratamente le differenze tra i due universi. Ma non posso, perché sono troppo impegnato a schivare altre bombe, tipo «Che palle Il Signore degli Anelli!», «I fumetti sono da sfigati», «Io uso Internet Explorer».
«Perché?» ruggisco. E poi il ruggito diventa un grido di rabbia mista a dolore e a frustrazione. «Cazzo, Tony, perché mi dici queste cose adesso che stai per andartene?» Lei scuote la testa. «Perché prima avevo paura di perderti. Adesso invece non ho più niente da perdere» mi risponde con naturalezza, come se fosse ovvio.
La vita è un gioco, l’ho detto. Ci sono quelli che giocano in difesa, solo per non perdere. Ci sono quelli che invece giocano in attacco, solo per battere i propri avversari. E poi ci sono quelli che giocano per vincere. Su loro stessi, non sugli altri. Chi gioca in difesa fa il minimo indispensabile, giusto quello che serve per tirare avanti. Chi gioca in attacco vuole solo una cosa: arrivare primo, eccellere sugli altri, sentirsi il migliore. Chi gioca per vincere, no. Chi gioca per vincere sa che la vera vittoria è quella che si ottiene su se stessi, mettendosi in gioco ogni giorno, perché ciò che conta non è essere più degli altri ma diventare persone migliori.
I miei pensieri da medico in prima linea però si bloccano appena Miss Nardi inchioda di fronte a una porta chiusa e mi guarda con incontenibile emozione. Segue una specie di lunga pausa a effetto. Poi fa un respiro profondo, come se quello che sta per dire fosse una cosa dannatamente importante. Non so perché, ma d’istinto io faccio altrettanto e riempio di una spropositata quantità d’aria i miei polmoni. «Mr Grei è pronto a riceverla» butta fuori tutto d’un fiato.
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thenoiseofyourstep · 4 years
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Mi fanno ridere tutte quelle persone che prendono a parole quei deficienti che stanno facendo le schifezze su Telegram, ma poi sono le prime che su Tumblr pubblicano scene di sesso, di ragazze nude, di mani che stringono le gole o di corpi pieni di lividi perché i maschietti si divertono a sculacciare fino a far uscire gli ematomi.
Non può essere messa in discussione l'irrecuperabilità di quelle persone che fanno parte dei gruppi telegram, che chiedono consiglio su come stuprare la proprio figlia, che fanno circolare foto di minorenni e non senza consenso, che credono le donne solo come pezzi di carne utili al loro cazzo e via dicendo.. È UNA SCHIFEZZA E MERITANO DI PAGARE CIÒ LEGALMENTE
Ma anche voi qui su Tumblr, fatemi questo favore: non fate i perbenisti di sta minchia e finitela anche voi di pubblicare certi post e certe gif,che come fanno ribrezzo quei maniaci, fate ribrezzo anche voi.
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giancarlonicoli · 4 years
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12 FEB 2020 16:021. "LA PARTITA PIÙ TOSTA DELLA MIA VITA? CONTRO IL TUMORE AL COLON" - BOMBASTICA INTERVISTA DI DOTTO A SEBINO NELA: "LA MORTE? CI HO PENSATO UN MILIARDO DI VOLTE. E SAI CHE TI DICO, ‘STI CAZZI. IL SUICIDIO COME DI BARTOLOMEI? NON HO AVUTO IL CORAGGIO. ORA DEVO FARE LA QUARTA OPERAZIONE, NON CE LA FACCIO PIU’. HO DETTO A VIALLI CHE..." 2. LA BORDATA A FALCAO, LA ROTTURA CON LA MADRE E CON LA SORELLA, LA STORIA DIFFICILE CON LA PRIMA MOGLIE (“GIRAVO CON UNA PISTOLA IN TASCA”), IL SESSO, L’OMOSESSUALITA’ NEL CALCIO MASCHILE E FEMMINILE - E POI RIVELA IL SUO SOGNO… - VIDEO
Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport
Diciamo che si fa notare. Un vero, vulnerabilissimo macho, che avanza deciso sula fascia, che sia una tavola amica o un nemico fetente, alla faccia dei tumori che ti attaccano e del tempo che precipita. E del freddo di febbraio che inclina al gelo (“Mi fa il solletico, noi siamo abituati alla tramontana di Genova”). Il cardigan grigio di lana sul torace nudo in bella mostra, sotto la giacca di lana. Devi fare un bell’atto di fede per credere alla sua malattia, per pensare a lui come a un uomo che viene da due anni e mezzo di chemio e chissà quante notti da incubo. I capelli, tutti. I celebri bicipiti femorali, intatti.
Uomini come Sebino Nela, con la scusa di essere Sebino Nela, vogliono solo una cosa, una più di ogni altra, passare un paio d’ore a tavola con qualcuno che li aiuti ad essere Sebino e a dimenticare Nela. Il personaggio, la star del calcio, come sta documentato nelle pagine di Wikipedia, dell’album Panini, nei poster in posa da Hulk e negli occhi adoranti dei tifosi. Sebino è uno strano impasto di uomo, gentile e selvaggio allo stesso tempo e nella stessa pelle.
Si presta a fare foto (gli autografi non li vuole più nessuno) con chiunque. Sorride a tutti, ma il coltello a serramanico è lì, sempre pronto a scattare. Smanioso di fidarsi e l’istinto che lo spinge a diffidare. Quasi tre ore, il ratto del Sebino. Insieme a tavola. Uno di fronte all’altro. Lui è quello che è. Veste come vive. In conflitto permanente tra il suo cardigan di lana e il torace in mostra. Tra la voglia di mostrarsi nudo e quella di proteggersi. Di abbandonarsi alla persona che lo racconterà e minacciarla per come lo racconterà, scherzosamente dice lui, ma non si sa mai (“Attento a quello che scrivi, ti vengo a cercare”).
Gli anni sono quasi sessanta, Sebino ha visto e vede la morte negli occhi, se ne frega dei convenevoli. Bastano poche cose per avviare i motori. Una bottiglia di rosso molisano, due fette di pizza con la mortadella al pistacchio e piatti che vanno e vengono. Il rosso aiuta a calarsi nel pozzo. In fondo al quale sta scritto chi è Sebino, un mistero per lo stesso Sabino. Dal tavolo di un ammiratore, un trasteverino da manuale, arriva un assaggio di stracciatella con whisky e pepe. Micidiale per chiunque. Roba per uomini veri. Per uno come Sebino, che picchia più di quanto viene picchiato. È la sua natura, il suo sangue misto sardo e ligure. Dinamite pura. La “partita più tosta, più ignorante della mia vita? Contro il tumore al colon, un nemico sconosciuto”.
”Godereccio” come si definisce lui, spirituale come non lo definisce nessuno, perché nessuno, pochi lo conoscono. “Questi anni che vivo mi piacciono tanto. Sono padre di due ragazze meravigliose, la mia testa funziona, posso sedermi in qualunque tavolo di un’osteria o di una casa altolocata e parlare di tutto”. Sebino il duro racconta di quante lacrime ha versato e risponde a chi domanda: “Il lusso della vita? Uno solo, la salute”.
La salute innanzi tutto.
“Con quello che ho passato, diciamo che sto bene. Devo fare un’altra operazione a breve. Più breve tempo possibile. Sarà la quarta. Non ce la faccio più…”.
Che operazione?
“Ho il retto addominale aperto, le viscere spingono, mi esce sempre questo bozzo non bellissimo da vedere. Devo fare pulizia di un po’ di schifezza e mettere una rete di protezione. Dopo di che, continuerò i miei controlli ogni sei mesi”.
L’umore?
“Va e viene. Leggere o sentire ogni volta di persone che conosco che se ne vanno da un giorno all’altro mi spegne un poco”.
Vialli e Mihajlovic dopo di te, il tuo stesso male.
“Mi ha turbato molto saperlo. A Sinisa mando messaggi attraverso il nostro amico comune Vincenzo Cantatore. Con Gianluca eravamo in camera insieme al mondiale di Messico ’86. L’ho incontrato poche settimane fa, a Roma-Juventus. Ci siamo abbracciati. “Guarda che non si molla un cazzo”, gli ho detto. “Nemmeno di un millimetro”.
La tua guerra.
“Due anni e mezzo di chemio non sono uno scherzo. Ti guarisce una cosa e te ne peggiora un’altra. Ho avuto degli attacchi ischemici. Ma la pressione è a posto, prendo tre pasticche al giorno e faccio la mia vita normalissima”.
Il tumore sembra cosa lontana…
“La cosa brutta di questo male è che gioisci, dici ho vinto, e poi scopri che a distanza di sei, sette, otto anni ritorna. Il cancro quando arriva non ti lascia più. Torna come realtà o come minaccia. Sta sempre lì”.
Hai visto la morte in faccia.
“Ho metabolizzato questa cosa. Non so quante volte mi sono ritrovato di notte a piangere nel letto. Ci ho pensato un miliardo di volte. E sai che ti dico, se domani dovesse succedere, ‘sti cazzi…”.
Come ci arrivi a questa conclusione?
“Ti parte un film di tutto quello che hai fatto, il bene e il male. Alla fine, sono soddisfatto della persona che sono. Non ho rimpianti, posso morire anche domani”.
Parliamo di vita e di appetiti primari. A tavola mi sembri okay. Calici e piatti svuotati alla grande. Fai ancora sesso?
“Quando la fatica supera il piacere è l’ora di smettere. Scherzo? Mica tanto. Se il concetto lo sposti dal sesso al calcio è perfetto. Se ci pensi, un giocatore smette quando si alza la mattina e gli fa fatica andare al campo”.
L’immagine di Sebino Nela è quella del guerriero. Ti corrisponde?
“La gente che ne sa? Conosce la superficie, il calciatore. Non conoscono il Sebino privato, il suo carattere, le sue emozioni”.
Se devo raccontare Sebino Nela per come lo conosco non inizio dal macho guerriero ma dalla sua ipersensibilità quasi femminea.
“Sono d’accordo con te. Penso alle tante volte che avrei potuto fare scelte diverse, avere una vita diversa, ma mi sono lasciato deviare dalle emozioni”.
Quanti soldi hai messo da parte con il calcio?
“Che cazzo di domanda?! Non si fa una domanda del genere a un genovese. Posso solo dirti che ho messo in sicurezza la famiglia”.
Parliamo di Roma e del tuo incarico oggi in società.
“Prima mi alzo e vado a farmi una sigaretta che sto impiccato…(al cameriere) Fausto, fammi due costolette d’abbacchio da sgranocchiare…Dopo voglio parlare di politica”.
(torna dalla sigaretta)
Da che parte stai in politica?
“Sono un democratico di destra. Sono per la patria, la tradizione, l’ordine e la disciplina”.
La vita è disordine e caos.
“Proprio per questo c’è bisogno delle regole”.
Voti Salvini?
“No, a me piace molto la Meloni. La stimo come donna e come politica. La trovo una bella persona. Ha portato il suo partito dall’uno per cento a quasi il dieci”.
Diciassette anni da calciatore, tra Genoa, Roma, Napoli e Nazionale. Il compagno del cuore?
“Nessuno. Solo frequentazioni superficiali. Per molti anni ho dormito in camera da solo. La luce accesa e la finestra aperta, cose che possono dare fastidio a un compagno”.
Non posso credere che in tanti anni non hai messo da parte un rapporto che vale.
“Con Rudi Voeller sembrava una cosa importante. L’ho aiutato i primi tempi a Roma nelle sue cose private. Ci frequentavamo molto, anche con le famiglie. Per anni siamo andati a Leverkusen da lui in agosto”.
E poi?
“Mi ha deluso e ho voluto interrompere il rapporto”.
Racconta.
“Fui chiamato da un calciatore della Roma per convincerlo ad accettare la panchina giallorossa. C’era da superare la resistenza della moglie. Normale a quel punto aspettarmi d’essere coinvolto. Lui di quella Roma sapeva poco e niente”.
E invece?
“Non mi ha nemmeno cercato. Sono rimasto amareggiato”.
Non ti lasci scivolare niente addosso.
“Posso dirti che anche con mia madre e mia sorella ho chiuso da anni. Ho sangue sardo nelle vene, forse la parte di cui sono più fiero. Quando mi sento ferito, quando mi fanno del male, dico basta e non torno indietro…Dimmi una cosa, tu verrai al mio funerale?”.
Magari vieni tu al mio…
“Ci puoi contare. Io vado ai funerali. Ci credo. Mi piace dare l’ultimo saluto alle persone che ho stimato. L’ultimo? Giovannone Bertini”.
Anche lui vittima dalla Sla come tanti altri ex Fiorentina.
“Se vai a leggere su internet diventi matto…Fai fatica a pensare che siano tutte coincidenze”.
Neanche con il tuo conterraneo bomber Pruzzo hai stretto un’amicizia profonda?
“No. Siamo due caratteri completamente diversi. Lui è veramente orso. Tanti anni a Roma non lo hanno modificato. Io mi sono romanizzato, lui è rimasto quello che era. Un fortino inespugnabile. Bravo ragazzo, di una sensibilità unica. Noi l’abbiamo visto piangere, anche poco tempo fa”.
Mi ha raccontato la sua depressione.
“Non lo vedevo in quel periodo, ma mi riportavano tutto. Dopo cinquant’anni scopri cose meravigliose di una persona, le sue fragilità. Da calciatore vivi solo rapporti superficiali”
Persone fondamentali della tua vita senza le quali non ce la faresti.
“Convivo con i miei problemi, sono autosufficiente. Non mi devo aggrappare a niente”.
Un amico?
“Se sto toccando il fondo faccio uno squillo a qualcuno, ma senza far capire che sto a pezzi”.
Hai legato poco, eufemismo, con Paulo Roberto Falcao. Antipatia congenita?
“Non mi sta antipatico. Lui a Roma faceva vita a sé. Noi, io, Pruzzo, Ramon Turone, Chierico, stavamo magari da “Pierluigi”, il ristorante, a giocare a tressette fino alle quattro di mattina, lui se ne stava a casa, non usciva mai”.
Magari non sa giocare a tressette.
“Per me far parte di un gruppo significa spirito di appartenenza. Lui aveva la sua vita, lo vedevamo solo in allenamento e alla partita”.
Era il cocco di Liedholm.
“Gli permetteva tutto. Decideva lui come e quando allenarsi. La domenica, prima della partita, noi tutti insieme per il pranzo delle 11, lui da solo a mangiare in camera”.
C’è poi la storia del rigore non tirato.
“A Roma c’è tutt’ora un’adorazione per Falcao. Anche per questo lui quel rigore doveva tirarlo. Tu pensi che il Totti di turno, Del Piero o Baggio si sarebbero scansati in una finale mondiale?”.
Lui dice che stava male, che l’effetto delle infiltrazioni era finito. Che quella partita nemmeno doveva giocarla.
“Non esiste che tu non tiri il rigore in una finale di Coppa Campioni davanti ai tuoi tifosi. Tu, Falcao, devi essere l’esempio. Potevi stare pure zoppo, ma lo tiri, non me ne frega un cazzo. E lui zoppo non era. Ha sbagliato, mi dispiace”.
“Tornando indietro, lo tirerei, se avessi solo immaginato il casino”, mi ha detto.
“Lo devi tirare non per evitare il casino, ma perchè sei il giocatore più importante di questa squadra. Lo sbagli? Fa nulla. Saresti comunque rimasto l’ottavo re di Roma”,
Bruno Conti lo ha sbagliato e al suo addio c’era tutta la città giallorossa.
“Ci mancherebbe altro. Come se in guerra, alla battaglia finale, chi ti comanda scappa, diserta. Non te lo aspetti. Da quella sera ho dubitato di lui”.
Sei stato l’unico a prenderla così male?
“Non sono stato l’unico, ma sono l’unico a dirlo, così, a cuore aperto. Degli altri non me ne può fregare di meno. Se un giorno viene Paulo a Roma e c’invita tutti, probabile riceva un no da me. Io sono fatto così e non dico che sono fatto bene”.
Lo spogliatoio dopo quella finale?
“Non parlava nessuno. Sono uscite mille stronzate, di litigi, parolacce. Falso. Eravamo tutti annichiliti. Io dovevo prendere mio padre e mia madre che stavano allo stadio, me ne sono dimenticato. Sono andato dritto a casa
La delusione più grossa: Liverpool o Lecce?
“Il Lecce. In una finale con uno dei Liverpool più forti di sempre non vai in campo convinto di fare una passeggiata, anche se perderla ai rigori ti rode”.
Quanto un calciatore si porta in campo i suoi problemi privati?
“Non era il mio caso. Io sono diverso. Allenarmi era uno sfogo liberatorio. Ho visto compagni travolti dai problemi personali. È umano”.
Non sei umano?
“Probabile. I pochissimi che sapevano della mia storia mi hanno fatto i complimenti per come l’ho affrontata”.
La storia molto difficile con la tua prima moglie.
“È stata durissima. Ti dico solo che in quel periodo giravo con una pistola in tasca e una volta ho dovuto anche usarla contro il cattivo di turno, che si è guardato bene dal denunciarmi. Per proteggere una persona cara sono disposto a tutto, non mi ferma nessuno. Vedi questo bicchiere? Se m’innamoro di lui e me lo vogliono rubare divento un animale”.
Il calcio è una bella e redditizia illusione. Poi c’è la vita reale.
“Auguro ai milionari di oggi, per il loro bene, di frequentare sempre tifosi che li facciano restare nella loro illusione anche quando smettono. Moriranno senza sapere cos’è la vita reale”.
Non è il caso tuo…
“Non sono mai stato il prototipo del calciatore. Non ho potuto studiare, ho la terza media, ma, da autodidatta, mi sono fatto la mia piccola cultura. Sono curioso, leggo e m’informo di tutto”.
Perché Agostino Di Bartolomei si è ucciso?
“Lo stimavo immensamente. Un capitano vero. Come devono essere i capitani. Era malato dentro, nell’anima. Ci ho pensato anch’io, spesso, negli anni duri della malattia, ma non ho mai trovato il coraggio”.
Tentazione di fare l’allenatore?
“Tre anni di corso a Coverciano. Ma lasciare la televisione per andare in un club minore e farmi cacciare da un presidente che non capisce un cazzo di calcio, non mi allettava. Mi sarebbe piaciuto fare il secondo a uno bravo. Non c’è stata l’opportunità”.
Fonseca ti convince?
“Ha dovuto lavorare tra mille difficoltà. Ho bisogno di un altro campionato per capire bene cosa sia. Per ora, giudizio sospeso. Mi piacerebbe vederlo incidere di più sulle scelte di mercato”.
Squadra di scarsa personalità o di scarso talento?
“La maglia della Roma pesa non so quanti chili. Roma è la squadra del popolo e il tifoso non è stupido. Non chiede lo scudetto, ma sa riconoscere chi dà tutto per la causa. Hanno amato giocatori come Piacentini e Oddi. Due piedi quadrati, ma ci mettevano il cuore”.
Zaniolo. Può essere lui la nuova identificazione del tifoso romanista?
“Non so cosa sente nella testa. Lui piace a tutti di suo, la corsa facile, la fisicità, i capelli. Dico solo, portatelo un giorno a Trastevere, dentro una macelleria di Testaccio, fategli respirare le viscere di Roma”.
Il giocatore che più ha incarnato le viscere di Roma?
“Daniele De Rossi.  Una volta lo vidi piangere in tivù, mi colpì e gli mandai un messaggio. Daniele l’ho visto crescere da bambino, allo Sporting a Ostia”.
Tu hai pianto per la Roma?
“Scherzi? Mille volte…Liverpool, Lecce, il Roma-Pisa quando morì il presidente Viola. Una settimana dopo a Bari, io che faccio il gol decisivo dell’1 a 0. Ho pianto a Roma-Bayern Monaco. Piangi pure dal nervoso a volte. Il bomber Pruzzo, prima della partita, giocava con la Juve o l’Ascoli, dava sempre di stomaco”.
Piangi in privato o anche in pubblico?
“Anche in pubblico. Non mi vergogno di piangere. Meglio che lanciare una bottiglia contro il muro. Piangere e fumare una sigaretta subito dopo. Che c’è di più bello?”.
Il disastro al ginocchio. Venditti ti dedicò “Correndo correndo”.
“Non ti nascondo che l’ascolto ancora oggi quasi tutti i giorni  e ancora mi commuovo. Mi piace girare in macchina da solo e commuovermi con la musica. Tornare indietro nel tempo. Quasi un anno fermo. Oggi, bastano sei mesi”.
Da due anni dirigente dell’As Roma femminile.
“Sono felice di questo incarico. Con le ragazze ho un bellissimo rapporto. Avere due figlie, una di 27, l’altra di 25, aiuta. Cosa mi ha sorpreso? La grandissima preparazione, l’enorme applicazione. Sono dilettanti come statuto, ma professioniste nella testa”.
Difficoltà?
“Sono umorali. Troppo. Un giorno ridono, scherzano, il giorno dopo meglio se non ti avvicini. Sono molto sensibili. Parlano spesso con le psicologhe che la società mette a disposizione. Non è una realtà semplice la loro”.
Il calcio maschile è molto omertoso sul tema dell’omosessualità.
“Se ci sono, sono bravissimi a nascondersi. Quando vivi il calcio femminile devi inevitabilmente confrontarti con questo tema”,
Elena Linari, giocatrice della Nazionale, è stata molto libera nel fare coming out.
“Loro non devono vergognarsi di niente, devono vivere liberamente la loro sessualità. Noto un po’ di resistenza a farlo”.
Come lo spieghi?
“C’è paura dei contraccolpi nel movimento. Dire al mondo che il calcio femminile è fortemente connotato di omosessualità non spinge i genitori a portare le loro bambine alle scuole di calcio. Se questo succede, il movimento non cresce”.
Omosessuali ed etero convivono armoniosamente?
“Il nostro è un gruppo di ragazze meravigliose. Poi ci sono le dinamiche di questo che è un mondo a sé. Mi raccontano di alcune che entrano etero e diventano omo o che provano l’esperienza omosessuale”.
Perché non ti si vede più in tivù?
“Scelte aziendali. Probabilmente ho fatto il mio tempo. Avanzano le nuove leve. Siamo anziani, caro mio”.
Funzionavi come seconda voce.
“Non piacevo a molti. Mi rimproverano di essere troppo distaccato. Ma a me piace così. Non amo chi strilla. E non sopporto tutta questa tattica. Sono telecronache autoreferenziali. Mi devi spiegare il gesto tecnico. Voglio capire perché sbagli un gol fatto a un metro dalla porta o ne fai uno da venticinque”.  
Il calcio che ti piace.
“L’Atalanta, il Verona. Mi piace il Sassuolo di De Zerbi. Il Lecce di Liverani.
Sta crescendo una generazione di allenatori che non hanno paura di osare. Se la giocano con tutti”.
Un allenatore sopravvalutato.
“Per l’esperienza che ho avuto io, Vujadin Boskov. Da lui non ho imparato niente. Né a livello tattico, nè gestionale. Ma, grazie a Dio, io sono stato un calciatore fortunato”.
La tua fortuna?
“Ho lavorato con allenatori come Nils Liedholm e Sven Goran Eriksson, gente di un altro pianeta”.
Li metti sullo stesso piano?
“Due modi diversi di vedere calcio, ma avanti entrambi anni luce. Tutte le mie conoscenze calcistiche collettive e individuali le devo al Barone. Senza di lui sarei rimasto una zappa di calciatore”.
Alla vigilia dei sessant’anni…
“Da tempo sto pensando alla mia dipartita e sono sereno. Dovesse capitare non è un cruccio. Non ho rimpianti, nè sensi di colpa”.
Lo dici con questa leggerezza?
“L’unica cosa che vorrei chiedere, non so a chi, se a Lucifero, è di accompagnare all’altare le mie due figlie, Ludovica e Virginia, il giorno che si sposano”.
Sono vicine a farlo?
“Macché, stanno troppo bene a casa”.
Hai confidenza con le tue figlie?
“Non tanto. Ci basta guardarci negli occhi…”.
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nnicoleehh-blog · 7 years
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Breve storia.
Avete presente, quando non ti senti accettata da nessuno? Quando tu dici qualcosa e tutti ridono o iniziano a prenderti in giro per il modo che hai di fare o per come sei vestita? Quando passi vicino ai gruppetti di persone e iniziano a bisbigliare fra di loro, e tu ti senti una completa schifezza, una nullità o semplicemente una ragazza stupido e inferiore a loro? Ecco, a volte mi sento così.
Io, tu, o chiunque in questo mondo si sente solo e ha voglia di sprofondare, non deve. Perchè la vita è bella, non sempre, magari hai un giorno no, magari hai semplicemente una settimana orribile, ma,nessuno ha una vita stupenda, e ripeto NESSUNO. Magari ci sono le persone che lo dicono solo perché vogliono fare invidia alle persone che gli stanno accanto, ma magari a casa vivono una situazione di merda, magari i genitori si stanno separando, magari gli sta male qualcuno, e lo dicono solo per far finta di vivere una stupenda vita. Ma mentre lo dicono non sanno che la ragazza/ragazzo muore dentro. Non sanno un cazzo, vogliono solo far invidia.
Ora ho scritto questo solo per dirvi.. Non credetevi inferiori a nessuno, perchè voi siete speciali, ognuno di noi lo è; magari con qualche problema personale, ma comunque è stupenda/o lo stesso, non pensate che la bellezza conti in tutto, non fate il mio stesso errore credendo a questa cosa.
Vivete la vostra vita, anche con qualche presa in giro (dovete fregarvene.), con qualche problema.
Ma non crollate.
VOI SIETE FORTI.
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crushandhurry · 7 years
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Italiani brava gente...
Franco Perniciaro: niente ha rimarcato ca ten e corn!!!!!!! Patti Scanu: TROIETTA Marco Sparkydoc: Francesconi se fosse stato un bianco ,sarebbe stato un sessista..............anomalie comuniste. Maria Molteni: Questa È L ITALIA ALLA SG LE HANNO DATO CERVELLINA DA MANGIARE Gianni Raimondi: Mentecatta Michele Debora: E normale che lo difende. Le piace la banana nera..quella più matura Emilio Pizzoni: Andate affanculo puzzolenti! Andrea Luigi Breccolenti: è una povera demente... Stefano Covarelli: quando vede la minkia nera cambia subito idea... Antimo Vigliotti: Mettiti un palo in c...o merda di essere!!!!!!! Pietro Ferraro: Sei solo. Una. Zoccola. Da strapazzo . Lollo Rossi: Puttana ipocrita Paolo Pepoli: pensa che du teste di cazzo , bicolore Gianni Spinelli: Zcyclon b...... Stefano Ferraro: A dire zoccolo e poco e molto di piu questa e l'italiana giornalista vergognati. Giacomo Contento: Sta b...... Daniela Libralon: Sei una gran troia Annamaria Avallone: Noo nonsenepuopiu.... Bastaaaa... Una bella infornata e il gioco è fatto così si toglie dalle palle una volta per tutte. Paolo Caserini: Ma ANDATE tutti e 2 a prenderlo in CULO!!!!!! Simone Oreto: Forse le piace il cazzo in bocca Giovanni Napolitano: è solo una troia di merda pankabestie che vuole essere rotta in culo dal nero di merda!!!! Luigi Annibale Vergogna piccola troietta Giampaolo Barrili: Forse le piace provare il pene nero, buon pro le faccia. Ma lui è meglio che vada via dall'Italia. Alexander Alcedo: GENTE DA MANDARE AD AUSCHWITZ Fernando Antonio Fortunato: AmmazzaTelo quel coglione Gaetano Maccuro: Io ti inculo e ti metto fuoco...nero..vediamo è uguale... Mario Sepe:  Di TR..e c'è ne al mondo ma una come te deve ancora nascere. Vincenzo Bancone: Mettiglielo nel culo a quella troia comunista seminatrice d'odio. Riserva un pezzo per il culatone Santoro. Mario Petragallo: Solo le teste de cazzo fanno coppia Christian Vodola: Andasse a fare le faccende domestiche, se le chiedi pasta asciutta ti presenta il ketchup sui rigatoni Rodrigo Furio Failli: Che vuoi ... dopo i Rom vuole lo scarafaggio, sta cagna Claudio Benito: Brutta celebrolesa. Marco Maya: Sei una lurida merda Angelo Neri: Stanno bene insieme hanno gli stessi valori e la stessa testa di cazzo Salvatore Cammarata: Si vede che a lei piace molto quel tipo di rapporto xche non accontentarla??? Pierluigi Pinato: Ma il coglione negro et ancora in circolazione Maru Benghaza: Secondo me se l'è pure scopata Maurizio Gennaro: secondo mee e gia pure incinta dalla bocca..... bello merda la vra scopata in bocca Benny Blanco: Robe da non credere, questo è cadere in basso Luca Giubbolini: Farei con entrambi del comodissimo pellet per stufa Natale Baldini: merda su merda. Andrea Parravicini: Che ne sapete. Magari è quello che cerca Sarina Sole: ma chi è sta depravata? quella che faceva la passeina canterina intelluaoide da Santoro? Marco Scravaglieri: La coerenza di sinistra Antonio Buono: Mi fanno schifo anche da lontano !! Rorita Zanetti: Poverina fatti vedere Danilo Russo:Fanno schifo tutti e due Cantile Giovanni: È la donna più troia e schifosa al mondo! Nonno Anto: Mandatelo al suo paese Antonio Franzone: Molto strana la signorina si indigna per le violenze sulle donne e difende questo animale a prescindere dal colore della pelle che vorrebbe fare i porno con le donne bianche!!Signorina giornalista VERGOGNA Maurizio Trive: vergogna in africa subito. Luca Muzzioli: Femminista e di sinistra..... Mamma mia che schifezza... Ignazio Angileri: Suicidatevi Pietro La Marca: Troia Ruggiero Loffredo: Ti linceremo. O ti faremo fuori . Salvatore Capoccia: Una troia come te non avrebbe il diritto di restare in questa nazione Marco Lubelli: Negro di merda 💩 Attilio De Moliner: dopo (sperando di no) viene violentata ne riparliamo Mariangela Rava: Speriamo di si ....Almeno l'amichetto avrebbe la figa bianca Tutti contenti .... Edoardo Gonni: Troia Nunzio Pinzone: Ma se ne vadano a fanculo sta vacca e quel pezzo di merda. Francesco Secchi: questa e'con un'altro cervello in pensione... mi fa pena
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blowinyourmind · 4 years
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Che porcoddio sono un controsenso
Il post di prima? Lamentela di assenza di vita sociale.
Poco fa? Una ragazza che da tanto diciamo di volerci conoscere mi dice che stasera va con un'altra mia amica (che in questo periodo mi sta un po' sul cazzo perché parla sempre e solo di lei e i cazzi suoi) a Napoli centro. Mi vuole offrire una canna (e sapendo che tipo è forse ci usciva anche una ceppa in regalo) . Dice che non fa tardi, dice che mi passa anche a prendere sotto casa.
Insomma, l'evento sociale perfetto che aspetto quasi sempre EPPURE sono andata totalmente nel pallone mi è passata la voglia di tutto già mi immaginavo in pigiama e ho detto di avere un altro impegno.
Un po' ci sto ripensando ma ormai è tardi.
Ho detto di no perché ho pensato a questa amica che non sento da tanto e mi faceva strano che l'invito non fosse partito da lei. Un po' poi ho pensato che in sti giorni non sono molto a mio agio con la gente, non so ben interagire e insomma di conoscere gente, vestirmi bene, truccarmi e sembrare simpatica/parlare non mi va. Un po' perché avendo iniziato la dieta noto tanto quanto sia grassa e la cosa mi demotiva, non mi va di sentirmi ancora peggio circondata di ragazze belle magre piene di storie da raccontare mentre io quel che ho da dire è che le ultime settimane le ho sempre passate in casa che sto una schifezza e le uniche cose che avrei da dire sarebbero noiose o inventate
Un passo troppo ampio in questo periodo
Però spero tanto che quando sarò più sicura di me non sarà troppo tardi e si ripresenteranno occasioni così perché mi avrebbe fatto piacere una serata così.
L'ansia sociale ha stravinto diocane
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janiedean · 6 years
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E' così brutto dunkirk? Io ero curiosa di vederlo ma le opinioni che ho sentito erano parecchio miste
tldr: per me dunkirk fa cagare al cazzo. è un esercizio di stile fine a se stesso e a fare vedere quanto è bravo nolan. punto. se vuoi i dettagli cercando di non spoilerare:
troppa carne al fuoco. cioè questo per parla di sta battaglia mi usa tre piani temporali diversi col montaggio incrociato e una marea di personaggi che hanno zero approfondimento PERCHE’ NON HA TEMPO DI FARE UNA COSA DECENTE SE DEVE FARE TRE PIANI TEMPORALI DIVERSI
i personaggi fanno cagare al cazzo - sono tutti anonimi, zero psicologia, zero approfondimento, gli unici due semidecenti sono quelli di tom hardy e cillian murphy ma sono sprecati perché non hanno tempo, non so come si chiamano, non so da dove vengono, NON SO *NIENTE*, e a me che me ne frega?
era tutto pulitissimo e tecnicamente ineccepibile ma poteva essere qualsiasi cosa. cioè i film di guerra per me te devono fare stare male e ti devono far fregare dei personaggi e devono far vedere che la guerra fa schifo al cazzo, qui c’era UNA cosa vaghissima in quel senso e consisteva nel soldato A che dice al B prima che fanno una porcata una cosa tipo ‘lo facciamo perché questa guerra ci ha reso disperati’ e tipo... SHOW DON’T TELL??’ non puoi piazzarmi lo spiegone in bocca ad un soldato di rango basso ma sei scemo? è inverosimile e mi sento presa in giro tbh
a parte due pg minori NON CREPAVA NESSUNO DEI PRINCIPALI E NON ON SCREEN. NON PUOI FA UN FILM DI GUERRA DOVE NON CREPA NESSUN PERSONAGGIO PRINCIPALE E POI SPACCIARMELO COME SEMIDOCUMENTARISTICO
non si capiva sta gente da dove veniva, che motivazione aveva, NIENTE. era un puro 100% esercizio di stile per fare vedere che toh nolan è bravo e sa fare pure i film di guerra e se lo mette sul CV
poi tra l’altro con un soggetto del genere non puoi fare TRECENTO COSE IN UNA. non mi puoi parlare di DIECI TIPI DI REDUCI E DIECI TIPI DI PTSD E CHE FANNO A TERRA CHE FANNO IN MARE E CHE FANNO IN ARIA. quando clint eastwood voleva fa il film su iwo jima NE HA FATTI DUE perché non potevi fa americani *e* giapponesi insieme volendo fare entrambi i lati. se ti vedi la sottile linea rossa DURA QUASI QUATTRO ORE ed è solo sulla crisi esistenziale di sto povero cristo che manco voleva stare lì e BASTANO APPENA QUELLE e comunque la sottile linea rossa se magna dunkirk a colazione
non posso reggere che ‘è come i primi dieci minuti di salvate il soldato ryan ma tutto il film’. no. i primi dieci minuti del soldato ryan si MANGIANO dunkirk a colazione e tutto il film in se stesso in confronto a dunkirk è full metal jacket. FMJ poi è proprio n’altro pianeta
tldr: come pacchetto regalo che si presenta benissimo e fatto per vincere gli oscar perché OMG COM’E’ GIRATO BENE è un prodotto ineccepibile e non è manco recitato male, per quello che a sti attori è permesso di recitare, come FILM DI GUERRA è una schifezza madornale e piuttosto me rivedo windtalkers che tecnicamente non era tutto sto granché e sicuro nicolas cage non recita bene quanto tom hardy ma era sentito, aveva una trama, era messo insieme piuttosto bene e mi ha fatto piangere dieci minuti alla fine. stop.
che poi voglio dì, fosse tipo comma 22 o quelli satirici, ma è proprio piatto. zero sentimento. zero tutto a parte la tecnica. e sticazzi.
tldr, concludendo: ho visto sto film con i miei. a metà secondo tempo mia madre sbuffa, si volta e mi fa, ‘ma sto film non lo poteva fare clint eastwood che veniva trecento volte meglio?’. per quanto mi riguarda è esattamente tutto quello che ho da riassumere. tldr: è una schifezza per quello che deve essere e spero non vinca un premio a pagarlo. /two cents
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piumaoro-blog · 7 years
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Mi fa male vederle senza di me. Che si divertono comunque. Che non si fanno neanche due domande. Mi viene da piangere e non le voglio più. Non le voglio più vedere. Non le voglio più sentire. Non voglio più sapere niente di loro.
So che sei più magra di me e che piaci al mio ragazzo. Che sei bella. Che porcodio sei magra. So però anche che sei instabile. Che quando ti arrabbi non ti sopporto più. Che questa storia mi sta portando a non volerti intorno, a non volervi.
Porcodio mangi troppo e porteresti a mangiare anche me quanto mangi tu. Io non voglio diventare di nuovo come prima, non voglio essere neanche così e tu non aiuti mannaggia la Madonna. Non voglio mangiare le tue schifezze, non voglio neanche più venire a casa tua per ingurgitare tutta la roba che tua madre mi mette nel piatto. Non sopporto i tuoi schifossissimi sbalzi di umore. Il tuo avercela con me per stronzate e non parlarmi. Non voglio più sentirti dire che secondo te non amo il mio ragazzo. Non voglio più sentirti urlare o sbraitare che se non mangio sono cazzi i miei. Lo so porcodio. Credi davvero che non sappia a cosa vado in contro? Che tutta questa rabbia, tutta questa schifezza fanno parte di questo? Sai anche però che io stavo proprio di schifo prima? Che grazie a me e ai miei "metodi del cazzo" ora peso quasi sedici chili in meno? Sai che però continuo ad essere troppo grassa? Ad avere le gambe troppo grandi? Sai che scoppio ancora a piangere nei camerini? Che non posso permettermi le gonne corte o i pantaloncini? Sai quanto questo pesi nella mia testa? Sai quanto sia importante per me potermi guardare allo specchio e pensare di essere bella? Sai che tutto questo non succede? Che li voglio perdere davvero quegli altri dieci chili, che avrei idea di perderne ancora di più di dieci?
Il problema è che voi non lo sapete cazzo. Non sapete i sacrifici, i sensi di colpa, l'odiarmi per non essere riuscita a trattenermi. Voi non sapete come è stare nella mia testa e se davvero leggeste una cosa del genere vi offendereste, certo che lo fareste perché sto scrivendo cose cattive, cose che sapete essere vere anche se non sono fantastiche da dire, cose su cui vi rassicuro sempre. Forse vi preoccupereste per me. Pensereste che sto male. Che non ragiono come una persona normale. Forse avreste ragione. Ma io non ho intenzione di fare proprio nulla per cambiare. Io mi ci sono messa in questa situazione perché ci voglio stare.
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