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#dolciumi
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gregor-samsung · 2 years
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“ Era un novembre, come sempre a Palermo, mite, opulento, dorato. Benché la festività dei morti fosse già passata, pupi di zucchero e frutta martorana allegravano le vetrine delle pasticcerie come i fichidindia, le sorbe in conocchia, i loti e le arance i banchi dei fruttivendoli. Le « cose dei morti », i pupi e la frutta di pasta di mandorle, che i bambini la mattina del due novembre cercano e trovano in qualche angolo della casa: e la sera, a letto, avevano finto di dormire, resistendo al sonno soltanto per pochi minuti oltre l’abitudine, nella speranza di vedere i morti arrivare coi doni e nasconderli. Nessuna paura, poiché erano i morti della famiglia; e di qualcuno anche loro avevano recente ricordo. I morti che portavano doni; i vivi che tra loro, a catena, si ammazzavano; quei banchi che di domenica, giorno vietato alle vendite, offrivano frutta e anche pane e anche formaggi; quei cartellini dei prezzi, sulla merce, che si poteva credere riguardassero il chilogrammo e invece, ad avvicinarvisi, e magari chi ne aveva bisogno mettendo gli occhiali, si scopriva che riguardavano il mezzo chilogrammo: i vigili urbani che invece che in mano il blocchetto delle multe, avevano il cartoccio di frutta: tutte cose che nella mente del giudice si accozzavano a dargli il senso di una città irredimibile. “
Leonardo Sciascia, Porte aperte, Adelphi (collana Fabula n° 18), 1987¹; pp. 80-81.
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twistedwhitesnow · 2 years
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isolaideale · 8 months
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chyaramella · 2 years
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Un'intervista da gustare, in compagnia di Gerardo Somma ✨️
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madoyaka · 2 years
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Lecca-lecca Honey Dukes. • Honey Dukes lollipop. • ハニーデュークスのペロペロキャンディ。 ••• #leccalecca #dolce #dolci #dolciumi #confetteria #bambini #honeydukes #harrypotter #hp #lollipop #sweet #sweets #candy #treat #sugarspiceandeverythingnice #children #rainbow #ペロペロ #ペロペロキャンディ #キャンディ #キャンディー #甘い物 #スイーツ #子供 #ハニーデュークス #ハリーポッター #ウィザーディングワールドオブハリーポッター #cerchio #circle #円 (presso Wizarding World of Harry Potter, Universal Studios, Osaka) https://www.instagram.com/p/CgFUGhLPXde/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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idettaglihere · 9 months
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in questi giorni il mio disturbo alimentare mi sta mettendo alla prova, i pensieri non erano così intrusivi da qualche mese e vorrei solo zittire la mia mente in qualsiasi modo possibile
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Il mondo stravagante di Gummy Bear Orecchini
Nel regno giocoso della moda, gummy bear orecchini sono emersi come una tendenza deliziosa che unisce la nostalgia con una dichiarazione audace. Questi accessori stravaganti non sono solo un cenno alla caramella amata infanzia, ma anche una vibrante espressione di individualità e divertimento. Il dolce fascino di Gummy Bear Orecchini Possono essere trovati in una gamma di colori, rispecchiando…
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generalevannacci · 2 months
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Altro giro, altro buco nell’acqua per la premier italiana, Giorgia Meloni, che da quando si è insediata a Palazzo Chigi ha deciso di dover diventare la trascinatrice di un’Europa (o meglio di un globo terracqueo) neghittosa verso il tema dell’immigrazione.
Dopo essersi trascinata al seguito la frastornata Ursula Von der Leyen, bisognosa di voti per una rielezione alla guida della Commissione Ue che pare sempre più a rischio, ieri Meloni è tornata in solitaria dall’autocrate tunisino Kaïs Saïed con un nuovo cesto di caramelle e dolciumi, solo per sentirsi rispondere che i dolci non piacciono al rais della sponda sud.
Sotterrati dall’indifferenza degli interlocutori, reali e immaginari, gli italiani hanno cambiato registro, avviando le scampagnate tunisine con Frau Ursula e altri premier europei a caso. Dopo varie promesse di aiuti comunitari, ahinoi sempre con robuste condizionalità, almeno viste dal versante di Saïed, ora Meloni torna da sola, e oltre alla faccia ci mette un po’ di soldi, rigorosamente italiani, con la promessa di fare lobbying pro Tunisi per far sbloccare gli agognati 900 milioni europei.
Meloni porta dunque a Tunisi 50 milioni per favorire gli investimenti nelle rinnovabili e altri 50 per finanziare linee di credito delle piccole e medie imprese tunisine, oltre a un non meglio definito “accordo quadro per la cooperazione su università e ricerca”, annunciando che a breve arriveranno quelli su Difesa e Cultura. Rigorosamente “su un piano paritario, non predatorio né paternalistico”, come recita il jingle.
In questa vibrante cooperazione, la richiesta minimale italiana a Tunisi resta quella di frenare l’immigrazione. Allo stato, pare del tutto improbabile che il sogno meloniano di creare in Tunisia un hotspot di filtro degli accessi verso l’Europa possa realizzarsi. Non diciamo “sul modello di quello albanese” perché quest’ultimo non è chiaro cosa sia esattamente, mentre i suoi costi diverranno sempre più chiari col passare dei mesi.
ADDIO SOGNI DI HOTSPOT
A questo riguardo, alcune ore dopo la partenza di Meloni da Tunisi alla volta di Bruxelles, Saïed ha fatto emettere una nota ufficiale per ribadire che la Tunisia non ha alcuna intenzione di essere “destinazione o punto di partenza per immigrati irregolari”, quindi addio alla bolla di sapone di realizzare un hotspot. Ma Saïed ha anche espresso evidente insoddisfazione verso gli europei, che non battono colpi sulla “adozione di un approccio collettivo al tema dell’immigrazione e della lotta contro la tratta di esseri umani”, malgrado “i grandi sforzi fatti per prendersi cura dei migranti” da parte di Tunisi.
Che tradotto significa che i soldi europei non si sono visti, che gli europei medesimi possono comunque scordarsi le loro bizzarre condizioni di erogazione del denaro ma che, malgrado questa evidente mancanza di buona volontà europea, Tunisi è impegnata con le sue sole forze a espellere verso il deserto migranti subsahariani e sudanesi, fatti oggetto di campagne di razzismo presso la popolazione locale, incolpandoli della situazione economica del paese. Ma è chiaro che i mezzi tunisini sono limitati, e quindi può accadere che parte di queste persone destinate all’espulsione verso il deserto partano alla volta dell’Italia. Sigh.
Le missioni tunisine di Meloni hanno prodotto soprattutto un geniale format di comunicazione: le conferenze stampa senza giornalisti. Anche ieri è andata in onda la messa in scena, con tanto di podio e la statista che parla, preceduta da uno stentoreo “buonasera”, con tanto di sguardo panoramico e avvolgente verso l’uditorio immaginario.
So quello che state per obiettare: “ma tu davvero pensi sia possibile, per la sola Italia, raddrizzare situazioni del genere?”. Ovvio che non lo penso. Quello che tento di farvi capire sono essenzialmente due cose: che il cosiddetto Piano Mattei altro non è che il reimpacchettamento mediatizzato e propagandistico di fondi per la cooperazione che ogni governo occidentale usa da decenni; e poi, che questa scatola vuota ma incartata con nastro luccicante viene usata a fini interni per permettere di affermare che “Meloni cambia verso all’Europa”. Perché lo ha detto anche “la prestigiosa rivista Time”, che Giorgia è tra le cento persone più influenti al mondo, mica pizza e fichi.
MISSIONE IN SAHEL
Dopo di che, affidiamoci a realismo e cinismo, incluso quello che porta gli occidentali a chiedere udienza alle giunte golpiste africane centro-occidentali di Niger, Mali e Burkina Faso, appoggiate da russi e cinesi. Sono atti necessari per limitare danni profondi, dopo la cacciata dei gendarmi francesi e con ogni probabilità anche quella degli americani dalla regione.
E infatti l’Italia vi partecipa, per provare a presidiare un corridoio di transito migratorio che rischia di avere conseguenze devastanti per l’Europa. Ad esempio, pare che le nostre truppe, uniche occidentali, riprenderanno la collaborazione e l’addestramento con i soldati nigerini. Per un motivo banale: che gli altri occidentali resteranno fermi parecchi giri, visti i pregressi. Poi, possiamo anche dirci che lo facciamo perché la giunta golpista ha promesso che, prima o poi, tornerà nelle caserme e la democrazia di rito subsahariano tornerà a fiorire. Manca uno straccio di roadmap ma chi siam noi per essere diffidenti, dopo tutto? Forse è questo, l’unico vero Piano Mattei. Ce lo faremo bastare, in caso.
Non siamo educande, quindi, ma sporchi realisti. Solo, per quanto possiamo sforzarci, ci risulta sempre più difficile berci la propaganda di colei che voleva i blocchi navali, sui quali è stata ovviamente fraintesa.
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t1chiamostellin4 · 10 days
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un giorno quel lavoro lo avrò,
mi trasferirò in quel paese,
magari comprerò quell’appartamento bianco
con le inferriate tutte da riverniciare.
tappezzerò le pareti di foto
sorridenti
contro le giornate di pioggia,
e lascerò libri sparpagliati in ogni angolo della casa
perché si rifiutano di essere intrappolati in quella
grossa libreria a prendere polvere.
e voglio creare un esercito di piante,
fiori, bonsai
che puntualmente dimenticherò di annaffiare
o annaffierò troppo,
perché non conosco la misura del dare.
riempire il frigo di cibi salutari,
e ritrovarmi all’una di notte a cercare disperatamente
i dolciumi che ho nascosto a me stessa.
perdere quotidianamente cose nel disordine
che ogni giorno prometto di riordinare
e finire così per fare tardi a tutti gli appuntamenti,
ogni volta.
l’indipendenza me la immagino così
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mucillo · 5 months
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Lettera di Natale di Franco Arminio
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Natale e i giorni che lo circondano sono una spina feroce per i dolenti. Il Natale dei vecchi nelle case di cure, il Natale dei carcerati, il Natale negli ospedali. Ma questi giorni sono feroci anche per chi sta a casa e ha la stanza del figlio vuota, il figlio morto a Natale diventa un ferro rovente che ti rovista il cuore. Il Natale di chi sta a casa e sente che è passato troppo tempo e non hai più venti anni e nemmeno quaranta. Il Natale dei bambini circondati da merci più che da da persone, il Natale degli scapoli, quelli che quando tornano a casa la sera sentono il vento che fischia dietro la porta e non ti viene voglia di spostare un bicchiere, di lavare un piatto. Il Natale degli amori sgretolati, delle diffidenze, delle bugie che diciamo agli altri e a noi stessi. Il miserabile Natale di chi ha successo e ne vuole avere ancora di più, il Natale dei delinquenti che prima o poi saranno scoperti, il Natale di chi è stato lasciato e di chi non è stato mai trovato, il Natale del fegato malato, del dente guasto, il Natale degli occhi gonfi, il Natale delle rughe, dei capelli caduti, il Natale di chi non si ama più e di chi non ha amato mai.
Una festa così dovrebbe essere una grande occasione di federare le nostre ferite, dovrebbe essere la festa della verità su chi siamo e su chi vorremmo diventare, da soli e assieme agli altri. E invece abbiamo delegato il nostro dolore ai dolciumi, come se un torrone potesse essere l’avvocato della nostra ansia, un panettone il muro contro l’angoscia.Natale dovrebbe essere il tempo della poesia. La poesia al posto della tombola, la terna di Leopardi, la quintina di Dante. La poesia serve a spiegare la disperazione e a far fiorire la gioia, tutte e due le cose assieme. La poesia serve a lasciare un poco di vuoto dentro di noi, serve a tenere spazio per il ritorno dei miracoli.Nella giostra orrenda delle merci ci siamo dimenticati che in fondo Natale è la festa dei miracoli.
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sottileincanto · 3 months
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C'è una paziente ("ospite"), dove lavoro, ha 93 anni, occhi azzurrissimi e un folto caschetto di capelli liscissimi e perfettamente candidi. È parzialmente presente a se stessa, non riesce più a camminare, anche se ha ancora la forza di alzarsi da sola dalla sedia a rotelle e stare in piedi. È sempre molto gentile e affettuosa, ama vestire di rosa e le piace colorare, attività nella quale mette molto impegno. I figli (presenti e affezionati alla madre) le comprano vestiti morbidi dai colori pastello che la fanno sembrare una caramella e le prendono dei fermagli per capelli pieni di fiocchetti e a forma di dolciumi. Io la chiamo "Principessa fragolina di bosco" e la cosa la fa sempre ridere. Ieri pomeriggio è venuta la figlia a trovarla, ma quando la mia paziente ha visto che fuori iniziava a fare buio, ha cominciato a dire alla figlia: "Dai vai, vai via! Fa buio, è pericoloso per strada! Corri e metti il cappotto quando esci che fa freddo!" con il tono imperioso che solo le mamme innamorate e preoccupate hanno. E non si è data pace finché la figlia non è andata via, dopo mille promesse di tornare presto a trovarla. Ho aperto il cancello alla figlia e ho riportato la paziente nella sala comune, dove si stava apparecchiando per la cena. Poi me ne sono andata in bagno per non farmi vedere piangere dagli altri pazienti.
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Dessert monoporzione......
Zuppa Inglese
Mimosa alle pesche
Tiramisù
Cheese cake ai frutti rossi
Pistacchio
Cioccolato
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auxoubliettes · 1 year
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c'è questa mia amica che sta facendo gli anni di formazione in caserma per poi fare un certo lavoro e ogni volta che la incontro devo cercare di controllare le mie espressioni facciali perché racconta cose che per me non hanno alcun senso tipo: andare a messa, dolciumi vietati, esercitazioni con il fucile scarico, 10 minuti per fare la doccia in 4, zero privacy, dopo cena un'ora in una sala col biliardino, etc. praticamente sta in carcere ma fa finta di non saperlo. ogni aneddoto sembra una roba mussoliniana e io devo per forza di cose trattenermi dal dirlo, quindi l'unico commento che la mia mente riesce a concepire e trasmettere alle mie labbra è un "io non potrei mai farlo" che provo ad articolare come se sottintendesse un "e tu sì, brava!" ma che in realtà sarebbe seguito da un "E MENOMALE, MA CHE È?!". l'ultima volta però m'ha risposto che è una cosa di sacrificio che sentono soprattutto al sud e che la sua compagna di stanza al paese suo è vista come un'eroina per essere riuscita a entrare là dentro. un' e r o i n a. e là davvero qualsiasi muscolo del viso non m'ha dato retta per niente.
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