Tumgik
#mezzy says
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How do you think idia would react to finding out his boyfriend is a better hacker then him
Purely because I am in multiple fandoms, my brain clicked two into one, which, can be viewed as good or bad. Firstly, Idia reminds me heavily of Leviathan, other obey me fans have pointed this out, so I can see him being a bit jealous and pouty, but like, a cute way, and not "Ima flood your house with a large monster" way. The second one is Error143, which just makes me think its Idia constantly trying to test you, stutters and all, then results in pouty and cuddly Idia.
I have the headcanon, that once you become Idia's comfort person (aside from ortho) you become a stress ball, beanbag, weighted blanket etc. So its just, Oh he's pouty? you ain't moving now, he wants cuddles because hacking is HIS deal.
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me-iz-mezzy-artizt · 4 months
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Saori!
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coolnonsenseworld · 4 months
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Lance is extremely protective and gives it all he's got when he has someone he loves (even if said person is the strongest, most resilient guy in the Universe) and you can pry that out of my dead cold hands
Linktr.ee/mezzy
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essektheylyss · 1 year
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New fun language learning activities: read Wikipedia pages for philosophical and political theories in your target language, just for kicks.
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klancekisszine · 4 months
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🌟 MEET OUR GUESTS 🌟 Hello Klancers! 💋
Please say a warm welcome to our esteemed guests! Today we present Mezzy @coolnonsenseworld
Looking forward to their gorgeous art as much as we are? 😍 xoxo Don’t forget that applications are still open. Make sure to take the opportunity to be part of this amazing team! Link to the forms in bio
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fatalquiiete · 1 year
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- Netflix? - Sì, dimmi. - Com’è che non riesco più a entrare nel mio account? - Mah, magari è solo un problema tecnico, oppure… - Oppure? - Oppure sei una zecca dimmerda. - Prego? - Non pigliarmi per il culo, sudicio squatter! È finita la pacchia, basta con l’estate dell’amore, tu e i tuoi promiscui amici hippie non potete più passarmi fra voi come se fossi una canna! - A parte che abbiamo trentanni e le canne non ce le fumiamo più perché siamo tutti sotto psicofarmaci. E poi come cazzo ti permetti? - Io come cazzo mi permetto? Voi siete degli schifosi parassiti! - Non eri tu quello del “love is sharing a password”. - Sì, prima. Poi mi son fatto due conti e ho scoperto che mi stavate fregando. E quindi adesso c'è il nucleo domestico, così non fate più i furbetti. - Noi siamo un nucleo domestico. - Ma stai zitto che uno sta a Viterbo e l’altra sta a Bolzano. Quanto è grande sta casa? - Ma scusa, c’hai i miliardi, che ti frega se condividiamo l’account? - Mi frega perché voglio i triliardi, voglio i bizzilioni, forse persino i paperdollari. - Ah, è così? E allora sai che ti dico avido bastardo? Lì fuori è pieno così di servizi di streaming migliori di te. Ti mollo e me ne trovo un altro! - Non oseresti! - Addio! … - Ciao sono Disney+! - Ciao Disney+, io è da un po’ che non esco con un altro servizio streaming quindi non so bene come… - Lascia fare a me. Ti piace Star Wars? - Io adoro Star Wars. - A posto. Ce l’ho. - Ma che figata! E cos'hai? - Tutto. - Come tutto? - Tutto. Ho fatto una serie su tutto. - Ma Star Wars è un gigantesco universo di… - TUTTO! Ti ricordi il droide protocollare che compare brevemente in episodio IV? - No. - Mo c’ha una serie sua. Tre stagioni. Nella seconda mi diventa ludopatico. Indovina chi gli dà la voce? - Non lo so. - Dai, indovina. - Non lo so. - Servillo. - Un droide protocollare con la voce di Toni Servillo? - Che fuma! Fuma a tutto spiano! Però sigarette elettroniche perché è pur sempre Disney… - Io non so se… - Marvel! Ti piace la Marvel? - Magari ha un po’ stuccato… - TUTTA LA MARVEL. - Tutta? - Una serie ogni due settimane, pém pém. La prossima è sul commercialista di Thor. Il multiverso delle fatture, lui che fa delle gabole assurde in CGI per detrargli il martello. Una roba pazzesca. - Forse è un po’ troppo… - Live action! - Ti prego… - Un bel live action! Un grande classico della tua infanzia reso più freddo e inquietante dai potenti mezzi del digitale. - Quale classico? - Taron e la pentola magica. - Mai sentito. - Ma come? Il grande Taron e la pentola magica. Tu immagina la meraviglia di avere Taron e la pentola magica in live action. - Io devo proprio andare… - Non andare! È bello! La pentola magica è nera! … - Amazon Prime? - Prego, accomodati. - Perché sei alto due metri, pelato e pieno di gioielli? - Perché io sono il Re dei Re. E, se mi paghi, tu puoi diventare mio suddito. - Cliente no? - No, ci piace suddito. Ho risorse economiche infinite, posso produrre qualunque cosa, posso darti tutto ciò che vuoi. Mi basta guardarti per sapere esattamente quali sono i tuoi desideri più reconditi. - … - Una serie tv su Angelo Pintus. - No. - Un film con Lillo in cui lui fa delle scoregge magiche che viaggiano nel tempo. - No. - Uhm, sei tosto. Vediamo così: una produzione da settecento milioni di dollari basata su un franchise solidissimo, venerato e impossibile da rendere noioso. - Uau. Com’è? - Molto noiosa. … - Sky. - Eccomi qua. - Che mi proponi? - Ho solo una parola per te. Calcio. - Mi piace il calcio. - Certo che ti piace. Guarda qua: Conference League. - Ottimo. - Europa League. - Addirittura. - Champions League. - Meraviglioso. - Scusa, che squadra tifi tu? - Juve. - Oh no. … - DAZN. - €Kkom1 Q#a! - Va tutto bene? - Hò zoLL0 uñª pA@rlllll P*r ttt3. - Uhm. Che parola? - INTERRUZIONE DEL SERVIZIO. Ci scusiamo per il problema tecnico. Stiamo facendo tutto il possibile per ripristinare il servizio. … - Ciao, sono Apple TV! Ho delle serie decenti. - Tutto qua? - No, no, e se ti dicessi che a breve potrai vedere quelle serie con un’esperienza rivoluzionaria a 360° grazie ai nostri futuristici visori? - Be’, è fantastico! - A solo 3500 euro. - Non posso spendere 3500 euro per un visore. - Perché? - Perché devo mangiare. - Mi dispiace, non sei il nostro target. … - Ciao MUBI. - Fammi indovinare, vuoi una serata rilassante? - Magari. - Un bel filmetto scacciapensieri dopo una lunga giornata di lavoro? - Sarebbe l’ideale, sì. - E invece Tarkovkij. - No dai… - Herzog. - Magari una roba un po’ più leggera. - Lee Chang-dong. Coreano. Secret Sunshine. Storia di questa che impazzisce perché le muore il marito e poi le ammazzano il figlio. Se non ti ricordi il titolo basta che vai al tag tragedia. - Hai un tag tragedia? - Per forza. Ho duecentosettanta titoli solo sul suicidio. - Addio MUBI. - Torna qui! Mi sento così solo! C’ho Bergman in offerta! … - Non ci posso credere. - Ciao RAI. - Sei tornato. - Sì - Sei tornato da mamma. Dalla tua mammuzza. - Sì, boh, mo vediamo… - Come vediamo? Ma io lo sapevo! Non aspettavo altro! Il mio bambino! Guarda come sei cresciuto. Ti ho già preparato tutto. Tutte le cosette che ti piacciono tanto. C’è Don Matteo, Un Ciclone in Convento, l’Eredità e tutto il Posto al Sole che vuoi. Adesso ti metti qua col plaid, tranquillo e pacifico per tutta l’eternità. - Dov’è Fazio? - Non cominciamo, manco ti piaceva Fazio. - Mamma, tutti i servizi in streaming mi trattano male. - Non pensarci. Adesso non ti devi più preoccupare di quelle piattaforme cattive. Adesso c’è mamma tua. Vieni, abbracciami. Sai che ti voglio tanto tanto bene? - Anche io te ne voglio. - E mamma non è come quelle brutte avide piattaforme. Mamma ti vuole bene esattamente come sei. - Grazie mamma. - L’hai pagato il canone? - No. Sono due anni che non ti guardo. - Tranquillo. Non fa niente. Tu stai qui, rilassati e io intanto chiamo due amici di mamma che ti vengono a spezzare le rotule.
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libero-de-mente · 10 months
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𝗪𝗲𝗲𝗸𝗻𝗱 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗼
Weeknd avete letto bene, no non è un errore. Niente titolo di un film del 1989. Weeknd è un cantate e il morto sono io.
Ora mi spiego.
Figlio 2 insieme alla sua Rebecca decidono di andare a un concerto, il concerto di Weeknd a Milano per l’appunto, in una serata di luglio rinfrescata dalle tempeste monsoniche dei giorni precedenti.
- Pa’
- Dimmi Gabriele
- Domani c’è il concerto, potresti venirci a prendere?
- Ci mancherebbe certo che sì
Furono le mie ultime parole famose, del resto lasciare due ragazzi diciottenni in piena notte ostaggio dei mezzi pubblici, non proprio vicino casa, non mi andava.
I ragazzi si alzano presto, l’andata al concerto sarà autonoma: treno, metro e poi una camminata di mezz’ora. Partenza la mattina presto, ore 7:00, per un concerto che inizierà alle ore 21:00.
Come sempre i messaggi su WhatsApp durante il giorno piovono a catinelle. In realtà da parte mia, da parte sua sporadici messaggi da decifrare. Manco stesse usando un dispositivo elettromeccanico di scrittura crittografata degna della famosa “Enigma”. Così si succedono risposte del tipo:
“Ben”
“Ok, arrivat”
“A post”
“Fa hot”
“Cojon”
“So seduto”
“Mo eating”
“Mo drinking”
“Mo piscing”
“Mo ‘nizia”
Mi sembra di chattare con Cattivik, il personaggio di un fumetto che si mangiava le lettere finali, eppure studia, ha anche dei bei voti, ambisce alla carriera lavorativa nel campo della medicina.
Mi immagino se fosse medico: “Rott falang, mo gess e ripos così impar. Statt attent la pross volt, cojon”.
La sera parto con anticipo per andare con calma e senza correre a recuperare Gabriele e Rebecca. Autostrada e arrivo alla zona del concerto a Milano abbastanza tranquillo. Mi posiziono fuori dall’auto appoggiandomi a essa, si sente chiaramente il concerto. Sono molte le auto parcheggiate in quella zona, tutte contengono almeno un genitore in attesa.
Li vedi subito quelli abituati ai concerti, hanno l’aria sicura e scommetto che hanno preparato il giusto ristoro e il kit da viaggio di rientro per i ragazzi che attendono (cosa che ho capito dopo e lo leggerete). Poi ci sono quelli social, che condividono l’attesa facendosi selfie e go go, oppure postando storie dove riprendono sullo sfondo le luci e i suoni del concerto. Si sentono giovani.
Poi ci sono quelli come me. I novelli. Quelli che si chiedono se la posizione trovata è strategica, se si fosse potuto fare di meglio. Mille dubbi.
Mentre osservo questo mi si avvicina un padre della mia categoria
- Scusa sai se il concerto è da quella parte? – darsi del tu in queste occasioni è alla base per sopravvivere all’ansia della prima volta.
- Si si, è di là.
- Ho usato questa diavoleria della geo localizzazione su WhatsApp mi troveranno?
- Fidati, quelli vivono di geo localizzazione. La usano anche per trovarsi in casa “Dove sei?”, “In cucina, aspetta che mi geo localizzo”.
- Davvero? – occhi sbarrati.
- Ma no scherzavo, ti troveranno questi sono il loro metodi per ritrovarsi anche in paese.
- Ah certo, noi dovevamo girare per le vie della città col motorino per trovare la compagnia se arrivavi in ritardo, te lo ricordi anche tu?
- Si, solo che io non li trovavo mai.
- Perché?
- Perché si nascondevano da me.
- Ah ah ah, bella questa. Sei un tipo a cui piace scherzare.
- Sono serio – il suo volto si pietrifica come se fosse stato colto da una paresi. Il suo imbarazzo e percepibile.
- Ehm, io ho qua due figlie tu?
- Figlio 2 maschio e la sua compagna.
Ed è in quel momento che dalle mie spalle, zona concerto, si sente un fortissimo “Grazie MiLLanoH!”.
Ok, il concerto è finito, io e l’altro genitore vergine di concerti ci guardiamo. Come a dire sei pronto? Con cenni da Marines, in silenzio indichiamo da dove potrebbero arrivare.
Passano pochi minuti e i primi ragazzi che hanno partecipato al concerto si palesano. Arrivano da lì, ma anche da là e pure da quell’altra parte. Siamo circondati. In breve l’orda di gnu che attraversa il Serengeti è arrivata.
Cominciamo a girare con la testa come se fossimo gufi, lui si alza sulle punte dei piedi.
Lo guardo, mi guarda – Sembri Roberto Bolle sulle punte – gli dico.
- Eh, le mie ragazze non sono molto alte, tuo figlio è alto?
- Non l’ho più misurato ma credo che sia 1,87 cm – dico con orgoglio.
Ma lo sguardo di quel padre che mi squadra come a dire “l’altezza non è il tuo forte, di sicuro avranno preso da tua moglie”, mi mette in ginocchio.
Arriva Gabriele e saluto padre ansioso un po’ stronzo con la mia altezza, augurandogli buona fortuna.
- Pa’ diciotto minuti di cammino, non potevi avvicinarti? – le prime parole di Gabriele
- Gabriele era tutto strapieno, anche il parcheggio di Lampugnano era pieno.
Ripartiamo.
Percorro cento metri. E lì ci rimango per un’ora abbondante, tutto bloccato sia sulla mia carreggiata che sull’altra. I ragazzi dopo avermi raccontato, soprattutto Rebecca, del concerto crollano nel sonno più profondo. Neanche lo strombazzare di genitori impazienti e arrabbiati li sveglia. Cavolo suonano il clacson, la coda non ha fine con chi se la prendono? Con un semaforo o un incrocio che crea colonne di traffico a due chilometri?
La gente continua a sfilare camminando sulla destra, dalla sinistra e pure in centro tra le due corsie di marcia. Alcuni ragazzini molto giovani sono stati accompagnati al concerto dai genitori. Li vedo molto provati sul volto.
Se lo avessi fatto io sarei sembrato Bob Dylan al concerto di Gigi D’Alessio. Un estraneo.
Sono stanco, stanco morto quando finalmente ho raggiunto la tanto agognata tangenziale.
L’ingresso all’Autostrada è chiuso per lavori in corso. Rabbia.
Deviazione su altra autostrada ma per arrivarci devo percorrere una tangenziale trafficatissima dove una corsia è chiusa per lavori in corso.
Sono più morto di prima.
Esco nelle zone di Monza. La circumnavigo e per altre chiusure per lavori notturni viaggio per paesi e comuni diversi attraverso strade provinciali. Vedo strade da 50 Km all’ora, prostitute, gente che barcolla ubriaca e l’orologio che indica le 3:00 del mattino.
Ricordo il tempo delle strade secondarie percorse il mattino presto e di musica condivisa con amici, mentre si tornava dalla discoteca. Avevamo ancora voglia di spaccare il mondo. Oggi vorrei spaccarmi a letto.
Arriviamo a casa che sono le 3:35, penso che alle 6:00 dovrò svegliarmi. Sveglio i ragazzi, e Gabriele nota subito l’orario – Papà perché così tanto tempo? –
- È stato un viaggio un po’ complicato. Domani ti spiegherò. Ora andate a dormire? – più che una domanda era una preghiera.
Sento la sua voce, quella di Rebecca che si rivolge a me sempre come se fossi un padre. La figlia che non ho me la ritrovo in lei – Io ho un po’ di fame – mi dice scusandosi con i suoi dolci occhi.
Hanno fame, si vede. In casa tutti gli altri esseri viventi dormono di un sonno profondo, preparo loro da mangiare e li saluto. Guardo l’orologio. Due ore. Me le farò bastare. Perché per loro mi farei anche la notte in bianco, morto (di sonno) ma felice.
Cerco di fare pensieri felici prima di addormentarmi e penso a loro due. Penso alla battuta di Gabriele che rivolgendosi a Rebecca gli ha detto – Mio padre quando andava ai concerti suonava ancora Beethoven.
Beethoven, me lo immagino a un suo concerto in chiave moderna:
- Siete caldi?
- Siiiiiiì!
- Non vi sento!
- Siiiiiì!
- Non vi sento, sono sordo! Ahahahahah!
Ok meglio dormire. Sono morto di sonno con Weeknd. Può bastare.
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lunamagicablu · 4 months
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Non amare i mezzi amanti Non intrattenere mezzi amici Non vivere mezza vita e non morire di mezza morte Se scegli il silenzio, allora taci Quando parli, fallo finché non hai finito Non tacere per dire qualcosa E non parlare per tacere Se accetti, allora esprimilo schiettamente Non mascherarlo Se ti rifiuti, sia chiaro perché un rifiuto ambiguo non è altro che una debole accettazione Non accettare mezza soluzione Non credere alle mezze verità Non sognare mezzo sogno Non fantasticare sulle mezze speranze Metà strada non ti porterà da nessuna parte Mezza idea non ti porterà alcun risultato Metà vita è una vita che non hai vissuto, Una parola che non hai detto Un sorriso che hai rimandato Un amore che non hai avuto Un’amicizia che non conoscevi La metà è un mero momento di incapacità ma tu sei capace per te non sei un essere a metà Sei un tutto che esiste per vivere una vita non mezza vita. Khalil Gibran art by_abdallahalswaiti *********************** Do not love half lovers Don't entertain half-friends Don't live half a life and do not die a half-death If you choose silence, then be silent When you speak, do it until you're done Don't be silent to say something And don't speak to silence If you accept, then express it frankly Don't disguise it If you refuse, be clear because an ambiguous rejection is nothing more than a weak acceptance Don't accept half a solution Don't believe half-truths Don't dream half a dream Don't fantasize about half hopes Halfway will get you nowhere Half an idea will not bring you any results Half a life is a life you haven't lived, A word you didn't say A smile you put off A love you didn't have A friendship you didn't know Half is a mere moment of inability but you are capable for you are not a half being You are a whole that exists to live a life not half a life. Khalil Gibran art by_abdallahalswaiti 
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Questa è la prima pietra del Ponte sullo Stretto. Non sono sicuro che sia l’originale, perché ne esistono a decine, di tutte le epoche. E comunque, non ne esiste una sola che sia quella autentica.
Non esiste una vera prima pietra del Ponte sullo Stretto. Tutte valgono quanto questa: sono solo una promessa, una fantasia, una millanteria politica. Perché non è mai stata posata una seconda pietra. Di prime pietre, invece, si è ormai perso il conto.
La prima promessa di costruire il Ponte sullo Stretto risale agli anni Settanta. Che cosa avete capito: gli anni Settanta dell’Ottocento, un secolo e mezzo fa. Il governo Zanardelli promise di unire Sicilia e Calabria, sopra o sotto il mare, ovvero con un ponte o con un tunnel. Erano gli anni della rivoluzione industriale, c’era una fede illimitata nel progresso. Tutto pareva possibile, anche l’impossibile.
Vent’anni dopo il terremoto e maremoto di Messina, ottantamila morti, sconsigliò di costruire ponti da quelle parti.
Anche il cavalier Benito Mussolini disse che il Ponte si sarebbe fatto, per maggior gloria della nazione. Ma la cosa non ebbe seguito, nell’agenda politica del fascismo c’erano altre priorità, invadere l’Albania, spezzare le reni alla Grecia, si sa che la guerra è un’opera pubblica molto costosa.
Passano gli anni, i bimbi crescono, le mamme imbiancano, e nel 1981 il governo Forlani istituisce la società Stretto di Messina spa con il compito di realizzare l’opera. Per vent’anni la società è in essere e lavora al progetto, ma non ne rimane traccia percepibile.
Bettino Craxi nel 1988 annuncia che il Ponte sarà realizzato entro il 1998, ma anche lì, dopo un po’ non se ne sa più niente. Nessuna traccia del Ponte, a meno che il modellino che Berlusconi portò nel 2004 a Porta a Porta fosse il frutto paziente del lavoro ventennale della Società Stretto di Messina. Sapete, come quelli che costruiscono i modellini delle navi con i fiammiferi. Ci vogliono tempo e pazienza.
Nel 2008 il governo Prodi blocca il progetto, perché non ci sono soldi. Due anni dopo Berlusconi torna al governo e annuncia che il Ponte sarà fatto, anzi rifatto perché lo aveva già fatto, direi personalmente, a Porta a Porta sei anni prima.
Nel 2012 il governo Monti dice di nuovo che non ci sono i soldi e mette in liquidazione la nuova società che Berlusconi aveva nel frattempo istituito, che si chiamava Eurolink.
Nei giorni scorsi il governo in carica ha rilanciato l’idea. Anzi, ha proprio detto: il Ponte si farà. C’è dunque una nuova prima pietra, identica a questa, già pronta a Roma e in partenza per Villa San Giovanni. Il costo stimato (di tutto il Ponte, eh, non della prima pietra) è intorno ai 4 miliardi di euro, secondo calcoli meno ottimisti potrebbe raddoppiare, si sa come funzionano in Italia i preventivi, per ristrutturarti un bagno ti dicono dieci e tu già sai che saranno venti.
In attesa degli eventi, le vere notizie sono due:a prima è che gli unici a costruire effettivamente un ponte sullo Stretto furono i romani durante le guerre puniche. Secondo Plinio il Vecchio i romani costruirono un ponte di barche per far passare gli elefanti sequestrati ai cartaginesi. Per fortuna Berlusconi non ha letto Plinio il Vecchio, altrimenti avrebbe portato a Porta a Porta un elefante. La seconda notizia è che per andare da Palermo a Ragusa con i mezzi pubblici ci vogliono 12 ore. Esattamente come il tempo dei cartaginesi.
Concludendo. I ponti sono opere meravigliose. Spesso molto belle anche da vedere, comunque bellissime per la loro funzione, che è unire, avvicinare. Ma l’esatto contrario dei ponti sono le promesse a vuoto. Le promesse a vuoto rappresentano, appunto, il vuoto: allargano la distanza tra le due rive, la riva delle parole e la riva della realtà. Il famoso “Tra dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Mi piacerebbe essere il primo che passa lo stretto in tre minuti, percorrendo il nuovo ponte e dedicando il trionfo della tecnologia agli elefanti di Annibale. Ma prima di mettermi in coda voglio aspettare almeno la seconda pietra. Non per sfiducia. Per esperienza.
Michele Serra
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If you don't mind me asking, How do you think Jack would react with an male S/O who is a perfectionist?
Hmm, I like to think Jack would support his S/O! As long as it's a healthy Perfectionist and not working one's self down to the bone.
He would be very caring and trying to help every step of the way. "Where would you like the boxes, Sweet Pea?" His tail wagged slowly as He held some boxes that y/n asked him to carry. The Prefect thought for a moment before pointing to the corner. "Right there please, it lets me put my books on the shelf easier." The young man said, before getting onto his tippy toes and kissing Jack's cheek. "Thank you for helping me, It's a bit difficult since I have a lot of books and I wanted to put them in alphabetical order." He said softly, Jack's tail wagged faster as he hugged him close, wrapping his large arms around the Prefect's waist. "It's fine, Sweet pea!" He nuzzled close, cooing softly.
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me-iz-mezzy-artizt · 1 year
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Behold, a spy.
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coolnonsenseworld · 9 months
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When Keith says he'd break the world in half to protect him, Lance says he'd put it back together for him.
Out of all the Universes they got to know, the other is still closest to home.
Prints on pre-order -> linktr.ee/mezzy
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t-annhauser · 1 year
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La fine delle angosce
Mi trovo d'accordo con Marco Aurelio quando dice che la forza per affrontare la giornata ce la deve dare la convinzione che a ciascuno la Natura (il Fato) ha assegnato un compito. Non ha importanza se non lo conosci, l'importante è che sai che c'è.
Tu vuoi startene rintanato in casa e invece il lavoro, gli impegni, la quotidiana produzione di seccature che ci è stata assegnata per contratto (dal contratto sociale), irrompe nel tuo piccolo mondo incantato e reclama la dovuta attenzione. Ebbene, pensa da stoico: se ti tocca alzarti dal letto un motivo c'è. Tu non lo sai, ma sei parte di un grande ingranaggio. Prendi i mezzi e quell'azione che ti sembra abituale, senza importanza, fa sì che un altro essere umano, l'autista del mezzo, si debba alzare prima di te, e che metta il caffè sul fuoco, e che quel caffè che è stato tostato abbia smosso e messo in agitazione tutta la filiera della torrefazione, facciamo tutti parte di un grande organismo.
Tu dirai: a me non me ne frega un cazzo del grande organismo, non sono mica nato per mettere in moto la filiera della torrefazione. E qui ti sbagli: tu, come tutti gli altri, sei solo un pezzettino nel grande puzzle dell'universo, puoi tirar giù tutti i santi che vuoi, ma, volere o volare, sei incastrabile in una sola posizione, la tua, quella che ti è stata assegnata dal Fato.
Che pace, che tranquillità, si spengono le angosce, si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè. Fra l'altro, io bevo solo tè.
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solosepensi · 1 year
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Ragazza che non ho, ti ho già scritto una volta. Ero più giovane dentro e fuori, sognavo che dal buio fiammante della radio potessi uscire tu, con il mio S.O.S. di carta fra le dita,e uno di quei sorrisi che sembrano dire “Perché ti meravigli tanto? Non hai mai visto uscire una ragazza da una radio?”. Avrei guardato le tue gambe svelte scavalcare la finestra nera della radio, ti saresti lasciata ammirare quel vestitino di carta giapponese, con i fiori d’ acqua e tutti i miei problemi si sarebbero accucciati in un angolo come un cane pentito, perché avevo osato dubitare della materia dei sogni. Vedi, ragazza, credere nell’impossibile è stato la causa dei miei guai e delle mie grandezze. Ho puntato su tutte le roulette, sono andato in spiaggia con le scarpe d’inverno e mi sono steso in cappotto davanti al mare bruciante. Disprezzavo i luoghi comuni. Così non ho mai smesso si credere che esisti, che esistono ragazze che escono dalle radio con i vestiti a fiori. Ecco perché ti ho scritto e imbuco questa lettera nell’universo. Non sono così sciocco da credere che tu non verrai mai ( i miracoli sono più reali dei soldi), la verità è che temo di deluderti. Sono scorbutico, gonfio di dubbi e non ho mai imparato a ballare. Ti annoieresti, temo, e dopo qualche minuto di silenzio mi diresti “Usciamo?”. Ma non mi va di uscire, stasera in televisione c’è il mio documentario preferito, e la cena è apparecchiata per uno. E poi ho l’ansia da prestazione, va bene? Tu hai fatto l’amore fra le stelle, io in letti di serie B, che la sigaretta dopo era l’orgasmo. Non credermi, ragazza che non ho, questo è un vecchio gioco: provocare i miracoli e smettere di stupirsi l’attimo seguente. Se a questo punto te ne andassi via, sarei perduto.Siamo mezzi uomini,mezzi maghi, eterni bambini. Non credermi basta, portami fuori. E’ una serata così dolce. Ci sarà pure da qualche parte una balera deserta dove potrai insegnarmi il ritmo semplice e misericordioso della vita. Ragazza che non ho, stanotte saremo in tanti ad attenderti, lo sai? Fai così, non pensare a me, a forza di credere nei miracoli io ho imparato a reggerne l’assenza. Ma uno, questa notte, uno almeno di noi fallo felice. Jack Folla
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palmiz · 11 months
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Parlamentare israeliana: bisogna uccidere tutte le madri palestinesi
http://jonathanturley.org/2014/07/17/they-have-to-die-israeli-politicians-comments-calling-for-killing-of-mothers-of-palestinians-trigger-international-backlash/
La dichiarazione: Behind every terrorist stand dozens of men and women, without whom he could not engage in terrorism. They are all enemy combatants, and their blood shall be on all their heads. Now this also includes the mothers of the martyrs, who send them to hell with flowers and kisses. They should follow their sons, nothing would be more just. They should go, as should the physical homes in which they raised the snakes. Otherwise, more little snakes will be raised there."
La parlamentare israeliana Ayelet Shaked ha definito “terroristi” tutti i palestinesi e ha sottolineato che tutte le “madri palestinesi” devono essere uccise durante un eventuale attacco via terra contro la Striscia di Gaza.
Shaked fa parte della Casa Ebraica, un partito politico sionista religioso in Israele. Nonostante si autoclassifichi come partito di destra, alcuni mezzi di comunicazione occidentali e israeliani lo hanno descritto come “partito di estrema destra”. L’esponente politico ha espressamente invocato l’uccisione di tutte le madri palestinesi che partoriscono a “piccoli serpenti”.
“Devono morire e le loro case dovrebbero essere demolite in modo che non possano più dar vita ad altri terroristi. Sono tutti i nostri nemici e il loro sangue deve essere versato nelle nostre mani. Ciò vale anche per le madri dei morti terroristi”.
Le dichiarazioni, postate dalla parlamentare sulla propria bacheca Facebook, sono considerate un vero e proprio invito al genocidio nei confronti dei palestinesi, considerati tutti nemici di Israele e dunque da eliminare.
Contro queste parole, come ricorda Press Tv, si è scagliato anche il premier turco, Recep Tayyip Erdoğan: “Una donna israeliana ha detto che le madri palestinesi devono essere uccise Questa donna è un membro del parlamento israeliano. Qual è la differenza tra questa mentalità e Hitler?”
Il premier turco ha inoltre accusato Israele di fare del terrorismo di stato contro i palestinesi nella regione. Parlando in parlamento, Erdoğan ha anche criticato il silenzio del mondo verso le atrocità commesse da Tel Aviv contro il popolo palestinese e, in particolare, nella Striscia di Gaza.
http://spondasud.it/2014/07/parlamentare-israeliana-bisogna-uccidere-tutte-madri-palestinesi-3317
Vedi http://www.dailysabah.com/mideast/2014/07/14/mothers-of-all-palestinians-should-also-be-killed-says-israeli-politician
Su Ayelet Shaked cfr. http://news.panorama.it/esteri/Falchi-israeliani-contro-Netanyahu
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Così, giusto per ricordare...
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libero-de-mente · 2 months
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Oggi è sabato, non un sabato qualunque come cantava Sergio Caputo. Questo sabato è quello che sta tra il venerdì Santo e la domenica di Pasqua. Scendendo le scale condominiali incontro il bimbo, quello che abita sotto "Il Signore che sta su"*. Cioè me. Lo incontro come sempre, vista la tenera età, con la madre. - Pecchè sei qui te? - mi chiede appena mi vede - Ehm, dove dovrei essere scusami? - Ma tu sei molto - "Molto"? - Si molto in cloce, ieri all'olatolio ho visto la "Via Cucis", Gessù è molto in cloce - Aaaah, si certo. Ma poi sono risorto, non te lo hanno detto? - Si ma lunedì oggi è sabato - Si hai ragione, ma sai questa notte ci sarà il passaggio all'ora legale. Così ho anticipato! Metti che il lunedì, avendo perso un'ora di sonno, tutti siano mezzi addormentati (leggasi rincoglioniti). E se non mi riconoscessero? Di sicuro io ci rimmarrei male.
Capisco che non ha compreso bene questo passaggio, quello dell'ora legale, dimenticandomi che il bimbo vive ancora quel periodo di vita in cui, degli orari, non gliene frega assolutamente nulla.
Il bimbo mi guarda con un punto interrogativo stampato in fronte, io guardo sua madre cercando un punto esclamativo sulla sua fronte. Lei tenendosi una mano sulla bocca, per non scoppiare a ridere, guarda suo figlio come se avesse l'emoji del cuore su tutto il volto.
- Cosa hai visto durante la Via Crucis? - gli chiedo per interrompere il momento di stallo - Che ti hanno dato tante botte, ma tante - facendo il segno con la manina di un pugno che colpisce Lo guardo con tenerezza, quando di botto mi dice - Ma tu folse non sei Gessù, tu sei Babbo Natale.
La madre non regge, come una diga che collassa esplode. Sono fragorose le risate. Saluto e finisco di scendere le scale. Conscio che la mia peluria sta sbiancando e che no, ma proprio no, non comprerò nessuna colomba pasquale. Meglio investire il tempo in una sana camminata. Per perdere qualche chilo.
Dalla Passione di Cristo a Cristo che pressione ci è voluto davvero poco. La prova costume questo anno solo con l'intelligenza artificiale.
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