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#simpatico riccio
cravecutecollector · 1 year
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daniela--anna · 2 years
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L' AMICO DEL GIARDINIERE
L’amico del giardiniere così viene definito
il riccio.
Il riccio è un mammifero notturno che si muove attraverso siepi e altri sottoboschi alla ricerca del suo cibo preferito.
Cosa mangia? I ricci si nutrono di piccole creature e parassiti come insetti, vermi, millepiedi, lumache, topi, rane, lucertole, uova e serpenti.
Questo tipo di dieta ha rivendicato al riccio di terra la reputazione di “amico del giardiniere”. Infatti, in questo modo il riccio svolge un ruolo cruciale nella bellezza dei nostri giardini e nel mantenere l'equilibrio nell'ecosistema.
Il riccio è un mammifero che ama anche bacche, ghiande, frutta e soprattutto le mele come alimentazione. Inoltre, i ricci sono intolleranti al lattosio. Dunque per poterlo dissetare, è sufficiente lasciare una ciotola con dell’acqua e rispettare alimentazione del riccio.
Purtroppo le associazioni animali hanno lanciato l'allarme perché a causa di vari fattori, il riccio è in via d'estinzione.
Perciò se abitiamo in zone rurali o in quartieri periferici e ci accorgiamo della presenza di questi utili animaletti, sapendo queste semplici informazioni possiamo contribuire alla loro cura e preservazione.
Spesso il cibo distribuito per cani e gatti nei giardini fornisce anche un pasto per il questo simpatico animale.
🦔Foto: mamma riccio e i suoi riccini.
Quando i ricci nascono, le loro spine sono morbide e corte. Ma subito dopo la nascita, le spine dei ricci si induriscono e diventano più rigide, più affilate e più lunghe.
Esse sono cave ed elastiche con un collo flessibile e sono erette dai muscoli. Alla base c’è una palla liscia che si piega all’impatto.
Ogni spina dorsale del riccio dura circa un anno, dopodiché si interrompe la crescita e ne nasce una in nuova in sostituzione.
Questo cappotto fornisce ai ricci una formidabile difesa contro predatori quali ad esempio la volpe e i tassi. Una volta raggomitolato su sé stesso, il riccio protegge lo stomaco, il punto più vulnerabile.
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lanottediamsterdam · 3 years
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G. lavora nel negozio di fianco al mio, ha quarantasei anni, due gatti, vive in un monolocale vecchio degli anni sessanta da sola, fa burlesque, o così dice in giro, anche se quando l'ho vista ballare al saggio di una mia amica sembrava di veder ballare un appendi abiti rotto. Si ritiene una strega, femminista, bodypositive, partecipa ad un progetto di rivalutazione del corpo maturo femminile, dice che le piace la poesia, si fa solo selfie da altissimo o dal bassissimo, le puzza il fiato talmente tanto che la distanza di sicurezza per non sentirlo sono almeno un bancone di lavoro e tre passi di distanza. Rientrando dalla pausa sigaretta mi saluta, mi domanda come sto, se sto iniziando o finenedo, poi mi chiede dove sia finito il tipello che lavorava con me da poco e io le dico che il ragazzo non ha avuto il rinnovo e non lavora più con noi, lei fa una mezza sceneggiata in cui finge di piangere disperata, ed io stranito chiedo perché e lei ammiccando risponde solo "beh", subito comprendo e continuando a camminare per raggiungere la mia postazione rispondo "aaah ho capito ti esaltava".
Lei risponde -beh, eheheh, beh, eheheh, beh, con quelle braccia tatuate e quegli occhi, e quel culetto- poi rimarca -cioè, tu sei simpatico eh, ma l'hai visto lui?!-
Allora, partendo dal fatto che nessuno le ha chiesto un giudizio su di me, e tantomeno su di lui, continuando col fatto che ha quarantasei anni, e che "quel culetto" 'nse po' sentì, precisiamo due cose, questo ragazzo è veramente bello, italo-argentino addominale non troppo marcato, occhi verdi, capello riccio, labbra carnose, magro, braccia tatuate, buon gusto nel vestirsi, simpatico ed educato, unico difetto: scemo come un pangolino. In sei mesi di lavoro è riuscito a sbagliare tutto lo sbagliabile, a farsi truffare nei modi più idioti mai visti ed ogni istruzione richiedeva, come minimo, cinque spiegazioni per comprendere almeno le basi di ciò che dovesse fare. Dunque il belloccio più inutile che abbia mai visto in questo campo, ma comunque sulla bellezza non gli puoi dire nulla. Ora non lo so perché questa cosa mi abbia toccato tanto, sarà per chi mi ha fatto sentire una merda, sarà perché effettivamente sono invidioso della sua bellezza, sarà per il giudizio non richiesto sul suo sedere, ma alla fine io sono quello simpatico, sempre, begli occhi e simpatico, che è esattamente quello che tanti uomini dicono delle "belledifaccia", ora provo a spiegarvi una cosa semplice quando a qualcuno appioppate un singolo aggettivo carino come se giustificasse il vostro implicito dargli del cesso a pedali non siete dei missionari di medjugorie, siete dei figli della merda. Ho perso tanto tempo a descrivere la donna che ha detto questo perché è la classica persona che ci rimane male male da morire quando succede a lei, ma poi vuole Jason Momoa (che sticazzi, Momoa fa bagnare anche il gesso, ma non è questo il punto), non si fa problemi a fare lo stesso con altri e io sono simpatico. E io vi dirò, mi sta anche bene essere simpatico, perché lo sono davvero,un sacco proprio, ma regà, sulla grassofobia che vi portate tutti appresso dobbiamo farne di strada, e di discussioni pubbliche, perché ben venga la bodypositivity ma in giro ci sono ancora troppe "belledifaccia" e troppi "simpatici". Passo e chiudo e vaffanculo.
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sssole · 2 years
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Sei proprio il ragazzo perfetto per me
Ascolti la mia stessa musica
Sei sempre ironico
Sei simpatico
E maturo
Ti vesti vintage e bene
Sei riccio
Hai gli occhi ambrati/verdi
E mi vuoi pure.
a volte succedono cose strane in sto mondo
il problema è che sono più grande di te. :|
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giuseppec57 · 5 years
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Mentre corri verso casa prima del #diluvio e fai un #simpatico #incontro con un #timido #riccio #running #hurrytohome before the #flood #nicemeeting with a #shyhedgehog (presso Colonna, Italy) https://www.instagram.com/p/ByQYXkQCtvo/?igshid=5b4lg8by8ln8
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il-pipistrelloh · 3 years
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KEEPING UP WITH AMAZON PRIME VIDEO
Riassunto di una settimana cinematografica atta a sfoltire la lista video, prima che i maligni gestori di Prime Video la sfoltiscano a loro piacimento.
Day 1 - La Duchessa (2008)
Tipico film in costume della BBC dove si sfrutta il successo ancora caldo di Keira Knightley per ‘Orgoglio e Pregiudizio’. In questa rappresentazione storica, che io definirei dell’orrore, l’attrice interpreta la duchessa Georgiana di Devonshire, figura realmente esistita. Al suo fianco troviamo niente di meno che Ralph Fiennies, marito e Duca del Devonshire che la maltratta fieramente risultando meno simpatico che nei panni di Voldemort. Ma tranquilli siamo nel 2008 e quindi il tutto finisce con una allegra corsa in giardino per evitare di turbare il sensibile spettatore.
Day 2 - Very Good Girls (2013)
Martedì frizzante per me. Dakota Fanning e Elizabeth Olsen si fanno un bagno nude nell’estate New Yorkese e si invaghiscono di un bel gelataio. Una riesce effettivamente ad avere quello che vuole senza dirlo all’altra, perchè se a te piace lui a lui piace la tua migliore amica e lei non la prenderà bene. Dopo una serie di drammi e sotterfugi tipici di queste situazioni, lui, grande menefreghista, se ne parte per Parigi e loro rimangono con un palmo di naso, ma comunque BFF 4 EVER. Sarebbe stato anche un film intrigante se il personaggio maschile avesse avuto, che so, una personalità. 
Day 3 - Il Riccio (2009)
Palomar ha 11 anni e ha essenzialmente bisogno di capire il senso della vita. La sua quotidianità per bene, in un palazzo per bene, con una famiglia per bene le mette ansia. Mentre in casa riprende tutti con una vecchia telecamera, dice che è destinata a diventare un pesce rosso in una boccia, come il resto della sua famiglia e si interroga incessantemente sulla possibilità di diventare qualcosa che non si è già, di uscire dal proprio destino. Serviranno un vicino di casa giapponese e una portinaia ruvida fuori e sensibile dentro per farle aprire gli occhi. E l’anima.
Non farsi ingannare dall’età della protagonista perché non si tratta di una storia per bambini. Indubbiamente la scoperta più piacevole della settimana.
Day 4 - Into the wild (2007)
Devo ammettere che su questo film ero molto confusa, dopo approfondite ricerche posso dichiarare che è tratto da una storia vera riportata in un libro di Krakauer. Il concetto espresso nelle due ore e mezza lo possiamo riassumere, parafrasando Ligabue, in ‘Certe notti la strada non conta, quello che conta è sentire che vai’. Paesaggi sconfinati, comunità Hippie e la sgradevole consapevolezza che per chi sceglie di vivere alla giornata le grandi città sono il vero ambiente inospitale. Finale molto amaro ma giustificato dalla realtà dei fatti raccontati. Mi ricordavo si dicesse che questo era il film in cui Kristen Stewart non era mono-espressiva, e invece no...sarà per la prossima volta...
Day 5 - Blue Valentine (2013)
Blue Valentine ti spezza le ossa e ti fa venire il latte alle ginocchia. Ma è anche il film adatto a voi se Ryan Gosling che fa il papà abrutito è una vostra fantasia spinta. In un luogo non ben definito della Pensylvenia si consumano gli ultimi nevrotici tentativi di ricomporre un matrimonio decadente e mal sopportato tra due giovani che in passato si sono salvati a vicenda. E’ un banalissimo racconto di una crisi di coppia, ma con una sua ragion d’essere: un sottile segreto fra i due, una volta svelato, renderà tutto più chiaro.
 Day 6 - Lady Macbeth (2017)
In assoluto la pellicola della settimana su cui avevo più aspettative. Se siete arrivati a leggere fino a qui, vi posso dire che Katherine (Florence Pugh), la spregiudicata protagonista è una Duchessa che ci ha creduto abbastanza. Il tema principale non è l’omicidio o il desiderio incontrollato, ma il potere e come questo si manifesti diversamente a seconda dell’ambiente in cui si esercita. Il potere compra il silenzio, mette a tacere evidenti verità e Lady Macbeth impara giorno per giorno a utilizzarlo meglio per il proprio godimento. Ma il potere non è sinonimo di felicità, soprattutto in un’epoca in cui a una donna non è concesso essere felice, e con questo bisognerà fare i conti.
Il-pipistrelloh
(instagram:@il_pipistrelloh)
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Bungou Stray Dogs - Characters - Tier List
Gli elenchi chiamano e io rispondo. 
Dopo la supermassiva presenza di pokémon, mi son detta che potevo pure andare a tierlistare altrove. Ovviamente, non poteva che essere BSD. 
[Grandine di spoiler grossa come uova per chi non segue il manga.]
Confesso di non essermi resa conto fino alla fine che la posizione S sarebbe stata occupata da (al momento) soli due tizi. La cosa più bella è che sono anche la mia OTP di BSD. Non era voluto! Davvero! 
Posizione intermedia per due altri due tizi che, se rimangono bellissimi come sono ora, volano dritti alla S. Sigma si è fatto amare nel giro di cinque pagine. E, alla battaglia, stavo genuinamente tifando per lui. E VOGLIO SAPERE CHE AUTORE È (Io voto per Saint-Exupéry, ma ci sono indizi che potrebbero hintare Camus  ). Gogol è forse il più gnocco di tutto BSD e ha seri problemi di iperattività; se già non fosse divertente averlo in scena, sembra pure avere qualcosa di serio e persino brokoro. Lui, in particolare, può scivolare alla A, se fa casino alla B+/B, se continua su questa linea va di diritto in S. 
La linea A è occupata da gente adorabile, gente tsunderissima e gente rincoglionita.  Atsushi è adorabile. Aveva un po’ rotto con il suo Flashback (con la maiuscola), ma in generale è molto cute.  Kyouka, all’inizissimo, non mi faceva troppo impazzire, causa essere l’incarnazione dello stereotipo animanga della “ragazzina killer”, con bonus kuudere a sottolineare il cliché. Invece, è una di quelle personagge che è bello trovare in un seinen: forte, ma non Maria Susina, decisa, ma non inscalfibile, con una storia e una sottotrama interamente riguardanti sua madre (naturale e adottiva), con il romance esistente ma che non diventa lo scopo del suo personaggio. Considero lei e Atsushi praticamente sposati - e non capisco perché farla quattordicenne invece di sedicenne. Ma tanto suppongo arriverà un time skip che renderà la differenza d’età tra loro due meno una preoccupazione.  Kunikida è tsunderissimo, quindi non può che andare bene. Ultimamente ha pochissimo spazio, e preferirei non avesse il Momento Trauma in ogni singolo arco.  Odasaku... Credo sia uno di quei personaggi che è difficile non apprezzare. E la leggendaria Dark Era ha lasciato il segno un po’ in tutti gli spettatori/lettori. Nonostante il Papino per antonomasia mi piaccia, a volte preferirei fosse meno idolatrato- Oguri è stato una sorpresa. È abbastanza cessacchiotto e ha la faccia da scemo - diciamo che, dopo il discutibile arco del Cannibalismo, non è che mi ispirasse granché. Invece, appena apparso, già mi ha fatto ridere. Poi mi ha fatto brokorare. È stratsunderissimo, praticamente himedere, è un idiota ma è un piacere averlo in scena. Me lo immagino con la voce di Daisuke Hirakawa (Forse perché mi ricorda un po’ Rei Ryugazaki) che già ha avuto un ruolo in BSD, quindi non sarà doppiato da lui, ma vabbè.  Con solo Dead Apple e l’anime, Dostoevskij era in C. Non era in “Indifferenti” solo perché “Io sono il Delitto, Io sono il Castigo, Delitto e Castigo sono amici” e il fatto che dovesse richiamare la Strega Cattiva mi aveva fatto rotolare. Poi ho letto il manga. E ho scoperto che è uno yandere rincoglionito. È yandere ma, il più delle volte, è troppo stordito per ricordarselo. E io amo gli yandere scemi. Mi dispiace un sacco che il Bones abbia tagliato tipo tutte le sue facce stordite e l’abbia fatto sembrare serio, ma capisco volessero tenere alta la tensione- BTW, ora è assolutamente in A. 
La B+ sono i personaggi che non mi dispiacciono, con alcuni dal grande potenziale. Yosano, già mistress (!) di suo, ha guadagnato un sacco di punti con il suo flashback - così come Tachihara, prima per me abbastanza indifferente. Ho un po’ sudato freddo quando si è scoperto quale fosse il suo potere, dato il rischio Potere Livello Dio Incontrollato (vedasi i livelli a cui arriva Magneto) ma, per fortuna, è stato presto ridimensionato. (Insomma, c’è già Chuuya ad avere un Potere Livello Dio Incontrollato che viene controllato solo non facendolo rimanere in scena-) Fitzgerald ha scalato la classifica con l’episodio a lui dedicato. Non si può rimanere indifferenti alle pentole. (!)  Di tutti gli altri, quelli da cui mi aspetto di più sono Tanizaki e soprattutto Q.  Extra della linea B+, qui assente: Babbo Rando, perché non si meritava tutto quello che gli è successo. Probabilmente, non si meritava neanche un marito come sembra Verlaine-
La B sono i personaggi che “mi stanno bene”.  Kenji ha guadagnato punti dal suo spargere positività nei momenti più cupi (E nella sua losca transizione da Finny a Oz).  Visto quanto è spammata ultimamente, mi aspetto qualcosa da Gin. Ed esigo un’evoluzione psicologica per Higuchi, perché “la prima scrittrice giapponese donna” non può rimanere succube e impacciata. E io ci vedo un sacco di lesbo tra queste due-
La C sono i personaggi che “mi stanno bene” ma non hanno avuto troppo spazio per giudicarli.  Ango non mi sta antipatico, è pure doppiato da Jun Fukuyama, ma sembra che proprio non ce la faccia a non fare il quadruplo gioco.  Kajii è lol, ma sembra più un folle comic relief - persino la sua prima apparizione era, in realtà, in funzione di Yosano.  Steinbeck è forse l’unico membro della Gilda che si è mai davvero impegnato, ma purtroppo sfigura di fronte agli altri personaggi. Dato che si è messo a capo della Gilda 2.0, mi aspetto qualcosa da parte sua.  Hawthorne e la Mitchell hanno un sacco di potenziale, ma sono apparsi davvero pochissimo e sono impossibili da giudicare. Visti anche Dimmesdale e Rossella, immagino un sacco di angst. (E quant’è bello che da un parte ci sia The Scarlet Letter e dall’altra Scarlet O’Hara?) La Alcott è cute, ma per il momento è apparsa gran poco. Idem per Twain, che ha un design molto carino, sembra simpatico, ma ha la stessa presenza di un soprammobile.
Gončarov, Shibusawa, Melville e Gide (qui assente) mi sono assolutamente indifferenti.  Melville più per il suo screentime totale di forse cinque minuti. L’avrei pure messo in C, ma ha oggettivamente DUE scene DUE e non è detto riappaia, quindi...  Gide era quello con più potenziale, nella novel molto più complesso e bizzarramente appiattito nell’anime - ma, anche nella novel, necessitava come minimo di un capitolo dedicato.  (Fun facts: Pensavo fosse presente nella tier list. Invece era Kouyou. Non so come abbia fatto l’autore della tier list a prendere l’unica immagine in cui Kouyou non ha la sua eterna espressione da Mammina Paziente, ma okay-) (Sì, ho confuso Kouyou con Gide, ma da quell’angolazione ci sta, su. (!?)) Gončarov e Shibusawa, invece, fanno il loro “onesto” (?) lavoro. In compenso, Shibusawa ha delle belle carte in Bungou Mayoi. (!!!!!) E chissà che non abbia più spazio in Storm Bringer.
La fila “E tu chi sei?” credo si spieghi da sola.  Ace è un idiota. Ma proprio stupido, con un potere demenziale. Povero Karma e povero Fedoro. Se non altro, quell’episodio è bellissimo (Per merito di Karma e Fedoro, ovviamente.) Puškin... Cioè, non... Magari il concept del “codardo” aveva pure qualcosa di interessante, ma lui come personaggio è talmente nulla che per me è “Russo 2” (“Russo 1” è Gončarov). A voler infierire, il concept dell’essere impotente di fronte agli eventi è fatto triliardi e triliardi ma proprio triliardi di volte meglio con Sigma. 
Si arriva quindi alla fascia più bassa. Ossia i Cani da Caccia.  Detto chiaramente: non li sopporto, perché il loro essere Gari Stuini e Marie Susine (dichiarati) viene costantemente ribadito, con una frequenza asfissiante: vengono osannati/temuti/rispettati ad ogni loro singola apparizione, non si può avere un Cane in scena senza prima ribadire quanto sia bellofortefAigoinvincibile. Almeno non sono serissimi e hanno un accenno di “comicità” giusto per, ma non mi hanno mai fatta ridere. Anzi, un paio di volte ho pure cringiato. Ho goduto come un riccio quando è arrivato Chuuya a gonfiare Jouno e Tecchou - Chuuya dal potenziale Gary Stu immenso, ma nessuno sta lì a lodarlo, ribadirlo o anche solo permettergli di stare in scena per più di mezzo episodio per volta (Grazie Fifteen, grazie spudorata fanservice di Dead Apple). E, come ho già detto, nella battaglia di Sigma vs Teruko, stavo seriamente tifando per il primo. 
Tecchou e Teruko sono quelli che più sopporto in scena. Tecchou perché continua a chiedersi cosa ci faccia lì, ha sputtanato Jouno e, in generale, mi sembra il più intelligente.  Teruko viene presentata come l’incarnazione dello stereotipo della loli incazzosissima MA comunque superfAiga, che guai a farla arrabbiare!, lei è troppo fortebellafAiga! Con mia grande sorpresa, nel miniarco del casinò guadagna svariati punti, mostrando il suo lato più umano (le sofferenze che comporta l’essere un Cane) e mostrando anche quanto creda davvero nel suo lavoro di poliziotta. Non fosse stato ribadito fino allo sfinimento quanto fosse superfortesuperfAiga e non fosse stata contro Sigma, avrei persino potuto metterla in un C-. La penso con la voce di Aoi Yuuki, perché Teruko è palesemente ispirata a Tanya von Degurechaff. 
Il punto più basso della classifica è occupato dagli altri due Cani. Si va in un crescendo di simpatia, insomma.
Prima del Grande Colpone di Scena, Fukuchi era il nulla. L’unico suo dettaglio di riconoscimento era l’essere protagonista di gag che non fanno ridere. L’avrei messo in “E tu chi sei?” ma, a seguito del Grande Colpone di Scena, è precipitato vicino a Jouno. Il motivo è molto semplice: Il Nulla Cosmico sarebbe (secondo loro) colui che manovra personaggi del calibro di Dostoevskij, Gogol e Sigma? Ci credo tantissimo. (Sono della fazione che crede che il vero capo sia l’ultimo membro degli Angioletti Marciti.) La motivazione, poi, sembra di una povertà devastante. È un gigantesco No. 
Infine, sul punto più basso della classifica, Jouno. Jouno è l’unico personaggio di BSD che mi sta davvero sulle balle.  È un Cane (quindi si parte male), di più, è il più spietato dei Cani, è crudele, è saaaaadiiiicooooo, ma proprio sadicissimo, è uno yandere che proprio cioè guarda, è addirittura colui che riesce ad arrestare Dazai in una scena di profonda inquietudine yandere. (Ovviamente, Dazai si è fatto arrestare.) Bonus scazzo: ha quasi lo stesso nome di Jonouchi, che è uno dei miei personaggi preferiti di Yu-Gi-Oh!.  Questo è il motivo per cui Jouno mi sta sulle balle: se la crede, tutti ci credono (per nessun motivo), sembra l’unico yandere (parte “dere” non pervenuta), l’unico spietato, quasi trascenda il “profondo e dannato”... In un animanga che presenta personaggi tipo Dazai. Dazai. Anzi, avendo proprio un confronto diretto con Dazai stesso. Per dire, Mori riesce ad essere spanne e spanne più crudele e inquietante, e senza fare tutte le scene che fa lui. Addirittura Tanizaki, nei momenti in cui sembra uno squilibrato, lo si prende più sul serio. Se poi si vuole parlare di sadismo vero e proprio, credo Q sia abbastanza imbattibile.  Non è meglio di nessuno ma, per nessun motivo, sembra gli si voglia appiccicare addosso un alone di Pericolosità IncrediBBile. Che palle. 
.
E questi sono i miei pareri sui personaggi di BSD. Volevo farli da un po’ e la tier list me ne ha dato l’occasione. Chissà che non cambi qualcosa. Vedremo come sono l’ultimo Angioletto Marcito e il buon (?) Verlaine...
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gloriabourne · 5 years
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The one where Ermal is an anchor
Non era una rarità che Ermal si svegliasse in piena notte e che poi non riuscisse a riaddormentarsi. Era come se il suo cervello fosse continuamente in movimento, come se fossero i suoi stessi pensieri a svegliarlo e poi a non farlo più dormire. Era successo anche quella notte. Si era svegliato di colpo, come se avesse appena avuto un incubo. All'inizio non gli era stato chiaro quale fosse il motivo del suo brusco risveglio, quali pensieri lo avessero preoccupato così tanto da svegliarlo. E poi aveva capito. Fabrizio dormiva placidamente accanto a lui. Il petto si alzava e si abbassava regolarmente al ritmo del suo respiro, il viso era leggermente rivolto verso di lui, la mano sinistra appoggiata sul cuscino accanto alla faccia, la destra abbandonata sulla pancia. Stava semplicemente dormendo, eppure Ermal non l'aveva mai visto così bello. Ed era proprio quello il pensiero che lo teneva sveglio. Erano giorni che ci pensava, ormai. Non riusciva a capire per quale motivo un uomo come Fabrizio, una persona che avrebbe potuto avere letteralmente chiunque, avesse scelto proprio lui. Non riusciva a capirlo e continuava a pensare che ci fosse qualcosa di sbagliato, che Fabrizio avesse visto in lui delle qualità che in realtà non esistevano e che, quando finalmente avrebbe aperto gli occhi vedendolo per ciò che era davvero, lo avrebbe lasciato solo. E lui avrebbe sofferto. Dio, se avrebbe sofferto! Ma allo stesso tempo, non avrebbe nemmeno cercato di fermarlo. C'erano giorni in cui nemmeno lui voleva stare con sé stesso, di certo non avrebbe costretto Fabrizio a farlo. Si voltò verso di lui, studiando i suoi lineamenti come se fosse l'ultima possibilità di farlo. Era assurdo come il suo cervello si fosse convinto che, in un futuro non troppo lontano, la loro storia sarebbe naufragata. Ma era così. Ermal continuava a non capire per quale motivo Fabrizio stesse con lui, ed era certo che prima o poi anche Fabrizio si sarebbe posto le stesse domande e avrebbe finito per lasciarlo.   Sospirò sconsolato e chiuse gli occhi, sentendo un attimo dopo Fabrizio accoccolarsi contro di lui. Quasi si irrigidì, come se stare così vicini in quel momento e con quei pensieri per la testa fosse sbagliato. "Perché non dormi?" mormorò Fabrizio con la voce impastata dal sonno. "E tu perché non dormi?" replicò Ermal. In quel momento, era molto più semplice sviare il discorso. "Perché tu sei sveglio. Ti sento quando ti svegli, anche se non fai niente. Il tuo respiro cambia" spiegò Fabrizio. Quanto doveva amarlo per rendersi conto addirittura di come cambiasse il suo respiro? Ermal lo strinse a sé e sospirò. "Scusa, non volevo svegliarti." "C'è qualcosa che ti preoccupa?" "Ma no, è solo che non riesco a dormire. A volte succede" mentì Ermal. "Se ci fosse qualche problema me lo diresti, vero?" "Certo, Bizio." E dicendo quella frase, Ermal sentì il proprio cuore incrinarsi sotto il peso di quella bugia.
Nei giorni seguenti, la situazione non era migliorata. Anzi, se possibile Ermal si sentiva sempre peggio. Era sempre più pensieroso, assente, dormiva sempre meno e passava le notti a fingere di scrivere. Fingere perché in realtà non aveva scritto nemmeno una nota, preso com'era dai suoi pensieri. Fabrizio si era accorto che qualcosa non andava ma non aveva insistito, un po' perché non voleva stressare troppo Ermal - che già sembrava avere abbastanza preoccupazioni - e un po' perché sperava che il suo compagno si aprisse con lui di sua spontanea volontà. Ma Ermal continuava a restare chiuso a riccio, con i suoi pensieri che ormai lo avvolgevano completamente estraniandolo dalla realtà. Quando finalmente Fabrizio decise di mettere fine a quella situazione, ormai erano passate due settimane. Era una domenica pomeriggio, faceva ancora terribilmente caldo per essere la fine di settembre e così ne avevano approfittato per passare un po' di tempo in giardino. Ma Ermal, pur essendo fisicamente lì, aveva la testa da tutt'altra parte. "Che succede?" Ermal si voltò verso di lui. Fabrizio aveva pronunciato quella domanda a occhi chiusi, comodamente seduto sulla sua sedia e con la faccia rivolta verso il sole. Non lo aveva nemmeno guardato, come se non fosse necessario osservarlo per capire che qualcosa non andava. "Di che parli?" chiese Ermal, cercando di prendere tempo per inventarsi una scusa. A quel punto Fabrizio si voltò verso di lui. "Sei strano. Lo sei da giorni, ormai. Sembri completamente preso dai tuoi pensieri e lo capisco, succede anche a me, ma ormai è troppo tempo che vai avanti così. Quindi se c'è qualcosa che ti preoccupa, vorrei che ne parlassi con me." Ed eccolo, un altro momento in cui Fabrizio si rivelava assolutamente perfetto e in cui Ermal si sentiva inadeguato accanto a lui. Abbassò lo sguardo e rispose: "Non c'è niente che non va." "Ermal..." "Fabrizio, ho detto che non c'è niente! Ce la fai a lasciarmi in pace?" sbottò Ermal. Non era davvero arrabbiato con Fabrizio per le sue insistenze, anzi. Era più che altro arrabbiato con sé stesso. Per non sentirsi all'altezza, per non essere in grado di esternare i suoi dubbi, per essere così maledettamente chiuso anche nei confronti dell'uomo che amava. Fabrizio lo fissò per un attimo, evidentemente ferito dal suo atteggiamento. Poi si alzò dalla sedia e disse: "Va bene, ti lascio in pace." Ermal non disse nulla. Lasciò che Fabrizio rientrasse in casa, che si allontanasse da lui e che lo lasciasse in pace, come lui gli aveva chiesto. Ma restare soli non era poi così bello, ed Ermal se ne stava rendendo conto sempre di più. Ogni giorno che passava, tendeva ad allontanare Fabrizio, a escluderlo un po' di più dalla sua vita e iniziava a capire che a un certo punto non sarebbe rimasto altro se non il vuoto tra loro. Spazientito da quella situazione che ormai durava da troppo tempo, Ermal si alzò e raggiunse Fabrizio. Lo trovò in camera da letto, seduto sul materasso con lo sguardo rivolto al comodino, su cui c'era una foto di loro due a Lisbona. Uno stupido selfie scattato da Fabrizio mentre erano in giro per la città, una delle tante foto in cui erano felici e senza pensieri. "Ehi" mormorò Ermal, appoggiato allo stipite della porta. Fabrizio sollevò lo sguardo verso di lui e cercò di abbozzare un sorriso, ottenendo soltanto una leggera smorfia. Ermal percorse i pochi passi che li separavano e si sedette accanto a lui sul letto. "Mi dispiace per prima." "Vorrei solo capire che succede. È ovvio che hai qualcosa per la testa e posso anche capire se è qualcosa che non vuoi condividere con me. Mi fa stare male, ma lo capisco! È solo che sono preoccupato" disse Fabrizio. Ermal abbassò lo sguardo colpevole. Ecco di nuovo, la versione perfetta di Fabrizio che si preoccupava per lui anche quando era scontroso e intrattabile. "Hai ragione, ho avuto un po' di pensieri" ammise alla fine. Fabrizio rimase in silenzio, ma gli afferrò una mano e prese ad accarezzare il dorso dolcemente, cercando di fargli capire che nonostante tutto lui era lì. Ermal gli strinse la mano, poi lo guardò e disse: "Perché sei innamorato di me?" "Come, scusa?" chiese Fabrizio perplesso. "Mi è capitato di pensare parecchio al fatto che tu potresti avere davvero chiunque, eppure hai scelto me. Io non ho niente di speciale, niente che valga la tua attenzione." "Ecco, questo è uno dei motivi" disse Fabrizio sorridendo. Ermal aggrottò la fronte senza capire. "Sembri così sicuro di te, come se niente possa scalfirti. Ma poi hai queste piccole insicurezze che io trovo adorabili, soprattutto perché posso ripeterti all'infinito quanto ti trovo meraviglioso pur di convincerti." "Parlo su serio" lo ammonì Ermal. "Anch'io. E potrei stare a elencarti altri mille motivi, ma non intendo stare qui a dirti cose banali come quanto sei bello, simpatico, altruista e chissà quale altra stronzata. Tutte cose vere eh, ma ci sono cose che contano di più." "Tipo?" Fabrizio sospirò. C'era una cosa che non aveva mai ammesso con nessuno, nemmeno con sé stesso. Ammetterlo avrebbe significato scendere a patti con il fatto che anche lui, che si era sempre vantato di potersela cavare da solo, in realtà avesse bisogno di qualcuno al suo fianco. "Quando rido, mi imbarazzo. Non so perché, ma ogni volta che rido mi viene spontaneo nascondermi. Con te non lo faccio. Non l'ho mai fatto. Quando ci sei tu, ti prendo la mano o mi appoggio a te, come se averti vicino mi faccia stare meglio, mi faccia sentire meno imbarazzato. È un po' come se fossi la mia ancora" spiegò Fabrizio con lo sguardo basso, imbarazzato dalla sua stessa confessione. Dopo qualche attimo risollevò lo sguardo e aggiunse: "Non mi ero mai sentito così con nessuno, prima di te." "Ed è il motivo per cui stai con me?" chiese Ermal con un filo di voce. Era sinceramente commosso dal discorso di Fabrizio. Non si sarebbe mai aspettato una confessione simile da parte sua. Fabrizio era sempre stato così indipendentemente, così bravo a pensare a sé stesso senza avere bisogno di nessuno, ed Ermal trovava quasi assurdo che lui pensasse una cosa simile. Doveva ammettere che, quando aveva chiesto a Fabrizio cosa amava di lui, era convinto che avrebbe risposto con le solite banalità, che poi Fabrizio aveva effettivamente elencato. Era convinto che gli avrebbe detto quanto amava il suo viso, i suoi capelli, i suoi occhi, persino il suo naso! Che gli avrebbe detto che amava il suo profumo, la sua pelle, i suoi baci. Si sarebbe aspettato tutte quelle cose, ma non la motivazione che invece aveva scelto. Una motivazione che Ermal preferiva di gran lunga, perché lui per Fabrizio sentiva lo stesso. Erano due sopravvissuti, lo avevano sempre detto, e come tali era normale che fossero diventati l'uno l'ancora dell'altro. Nessuno li avrebbe mai capiti e amati allo stesso modo, se non loro due. "Uno dei motivi, sì. Tu tendi sempre a sminuirti, a pensare di non essere abbastanza, a convincerti che potrei avere di meglio... Tu mi fai sentire a mio agio anche quando mi sento in imbarazzo. Credi davvero che potrei avere qualcosa di meglio di questo?" disse Fabrizio. Ermal sospirò e si appoggiò a lui, tenendo la testa sulla sua spalla. "Ti amo" mormorò qualche attimo dopo. Fabrizio sorrise e rispose: "Anch'io, Cespuglietto." Poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Ermal sorrise sulle sue labbra, abbandonandosi completamente a quel contatto che tanto amava. In realtà, una parte di lui continuava ad essere convinta che Fabrizio meritasse di meglio. Ma d'altra parte, sapeva che nessun altro avrebbe mai potuto essere la sua ancora e questo era più che sufficiente.
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emmasuon · 6 years
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Il Metamoro Glee!AU che ritorna
Si, ok, è passato un po’ di tempo dalla parte 1, ma capitemi, leggendo tutte le belle cose che vengono postate mi ero demoralizzata. Poi però è tornata l’ispirazione, e qualcosa sono riuscita a buttare giù, non so di che tipo ma è sempre qualcosa no?
Quindi ecco a voi la parte 2 della Glee!AU.
Dove eravamo rimasti?
Ah si, ad Ermal incantato con un Montanari selvatico pronto a colpire.
Ma Fabrizio?
Lui nel frattempo, usciva dalla stanza dandosi delle pacche sulla schiena da solo
Daje Fabbrì, ce l’hai fatta
Che poi in realtà non c’aveva nulla da fare lui in quel momento
Solo non sapeva come continuare una conversazione che stava per diventare imbarazzante.
E quindi ora doveva solo aspettare che il ricciolino bello lo contattasse
Cosa che successe ben 10 minuti dopo l’uscita di scena di Fabrizio
Ed Ermal era stato anche trattenuto da Marco eh
Ciao sono Ermal del Glee Club, dove ci vediamo? E quando?
E così si videro il giorno dopo sotto le gradinate del campo di atletica
Fabrizio era lì già da 15 minuti, suonicchiando la chitarra, lavorando a qualche melodia che aveva in testa
“Ah ma quindi scrivi pure?!”
Ciao anche a te Ermal
Fabrizio salta, non si aspettava che il piccoletto riccioluto con lo zainetto sulle spalle lo beccasse proprio in quel momento
Che poi Fabrì, quando ti dovrebbe beccare, mentre fai la doccia? L’hai invitato tu nel tuo posto segreto, non dovresti essere sorpreso, ma comunque
“Quando capita…”
“Dai, fammi sentire qualcosa”
E nel mentre Ermal si siede su una delle sedie di plastica, logore, che Fabrizio e i suoi amici avevano portato di nascosto all’inizio dell’anno
“Siamo qui per decidere un duetto, non dibattere delle mie doti artistiche”
“va bene, va bene. Allora, io avevo pensato a qualche cosa”
E tira fuori un pacco di fogli dallo zainetto che sembrava tanto piccolo
Quell’Ermal lì deve avere delle doti magiche, altrimenti non si spiega come un’intera risma di foglia sia entrata in quello zainetto minuscolo.
Fabrizio si guarda male quei fogli, ma molto male
“Allora, possiamo fare Popular da Wicked, oppure Every Breath You Take dei Police, o –“
Fabrizio, che nel frattempo continuava a guardare male Ermal mentre impilava fogli su fogli sulle ginocchia
“Ti pare che io mi metto a cantare Wicked piccolè?”
Io sono sorpresa che Fabrizio sappia cosa sia Wicked, ma sorvoliamo.
“No, era solo una proposta infatti. Tu che pensavi di fare?”
“Guarda, se stamo messi così possiamo pure fare un pezzo originale. Te sai scrivere?”
“Abbastanza. Se mi passi la chitarra ti faccio sentire qualcosa.”
Ora, in questo AU Ermal è sì il nostro caro Ermal, ma diciamo che gli manca un po’ di esperienza, ecco.
Infatti quando Fabrizio gli passa la chitarra, il nostro riccio preferito se ne esce con
“Spuuuuma… beato chi ti uuuusa, sei così forte che ti metterei anche sulla luuuuunaaa”
Da cantare come Bionda, se non fosse chiaro.
Ermal Meta e la spuma come Rachel Berry e il suo cerchietto
Fabrizio è rimasto stecchito.
Possibile mai che un ragazzo che lo stava per far piangere cantando Bang Bang potesse aver tirato fuori una canzone dedicata alla spuma per capelli?
Che poi ok, scrivere e interpretare sono due cose totalmente diverse, ma Fabrizio se lo sentiva che Ermal non era veramente così scarso.
“Uhm…  non è male, ma nun c’hai nulla che non sia sui capelli?”
“Cos’hai contro le canzoni sui capelli?”
“Assolutamente niente, ma te vuoi veramente proporre a Baglioni una canzone sulla spuma per capelli?”
Silenzio imbarazzante in cui Ermal riflette su tutti gli errori della sua vita.
“Ok allora tu hai qualche idea?”
“L’altro giorno stavo a guardà il notiziario, capito? E c’erano tutte ste immagini della guerra in Siria, e poi gli attentati in Europa e boh, m’era venuto in mente un ritornello…”
E quindi Fabrizio prende dalle mani di Ermal la chitarra, e tutti noi sappiamo quale ritornello si mette a cantare.
Ed Ermal si sente scattare qualcosa dentro mente ascolta l’altro urlare Non mi avete fatto niente, e gli si sblocca qualcosa.
Prende uno degli spartiti che aveva poggiato sulle gambe e sul retro comincia a scrivere un testo, sotto lo sguardo sorridente di Fabrizio.
E quando legge quello che Ermal ha scritto sorride il doppio perché... beh, perché lo sapeva, se lo sentiva.
Poi presentano in aula quella canzone
Con Baglioni raggiante perché “i miei migliori studenti si sono uniti ah che goduria”
Ma deve stare zitto, perché lui è un professore e non può avere preferenze
Ma quella canzone è proprio bella, e gli propone di portarla come pezzo principale al campionato provinciale
E chi sono Ermal e Fabrizio per dire no al professor Baglioni?
E da quel momento i due diventano inseparabili, sempre seduti vicini, sempre a fare i compiti insieme, sempre a parlottare tra di loro.
E tutti si cominciano a fare domande
Pure Marco
Soprattutto Marco, che dalla sua posizione strategica sul lato della stanza osserva e giudica tutto.
“Ma no, siamo solo amici, è quasi un fratello ormai” gli dice Ermal quando lo interroga, in uno dei rari momenti in cui Fabrizio c’ha qualche altra cosa da fare
“Sei sicuro? No perché fino a un mese fa avevi la bavetta ogni volta che lo vedevi”
“È un bel ragazzo certo, e simpatico, e sensibile, e ha una bella risata, e… oh cazzo.”
To Be Continued (Ma non assicuro niente)
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goodbearblind · 5 years
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Caro umano ti scrivo,
io sono quello che non puoi accarezzare. Sono Pungolino, figlio di Freccialunga e di Dolcespina.
Vorrei scriverti dal bosco, ma il bosco qui non c'è più. Vorrei scriverti dal fosso in cui fioriscono i papaveri, ma nei fossi, più dei papaveri, fioriscono fiori sgradevoli di ogni forma e colore, brutti e puzzolenti, che rendono disgustosa e pericolosa ogni mia passeggiata. Non nascono dalla terra, ma fanno parte della tua vita, caro umano, e quando non ti servono più te ne sbarazzi semplicemente buttandoli via dove ti capita e quando nessuno ti vede. Lo so che non tutti voi umani vi comportate così, so che solo una parte di voi lo fa, mentre un'altra parte cerca di porvi rimedio, lottando quasi disperatamente.
Voi dite che io sono un animale simpatico perché sono spinoso e faccio la palla. Quando mi vedi torni bambino, e ti stupisci e ti incanti con l'innocenza dell'infanzia.
Noi siamo piccoli e siamo allo stremo. Il clima è cambiato, il paesaggio è cambiato, e i luoghi per noi sicuri e confortevoli sono sempre più rari. Quando vedi qualcuno di noi schiacciato sull'asfalto da una delle tue veloci e potenti macchine, magari pensi: “Poverino!”, eppure questi spettacoli sono solo la punta dell'iceberg.
Per noi è diventato tutto difficile: nutrirci, andare in letargo, allevare i nostri cuccioli...Ora, tu ti chiederai perchè ti scrivo questa lettera e pensi che io ti scriva per farti sentire in colpa e per farti pena. No, non è proprio così. Noi animali selvatici abbiamo una grande dignità, una dignità profonda e antica. Per vivere ci siamo sempre affidati alla natura e così anche per morire. Non diamo alla nostra vita e alla nostra morte tutta l'importanza che è propria dell'umano.
Io ti scrivo perché voglio giustizia. Tu mi devi qualcosa, lo devi a tutti noi ricci e io parlo a nome di tutti loro.
Hai piantato vigne a distesa da cui trai guadagno e benessere, se non addirittura fama. Hai tracciato strade e strade su cui corri senza riguardo. Hai inquinato i papaveri dei fossi. Hai alterato il ciclo delle stagioni. Hai depredato e corrotto la natura senza mai un grazie, senza ancora sentirti sazio di benessere. Non credi di doverci qualcosa?
Noi pensiamo che tu ci debba un aiuto per impedire la nostra estinzione. Lo devi non solo a noi, ma anche alla tua anima innocente e bambina che si stupisce e sogna le fiabe quando ci vede fare la palla. Aiuto vuol dire soccorrerci se ci vedi feriti, sostenere i centri che si occupano di noi e pensare a quello che fai, fare le cose con coscienza. Io credo che sempre più animali ti scriveranno, penso che arriveranno a scriverti perfino i fiori e le piante e gli insetti, le coccinelle, le farfalle, i grilli, gli uccelli...Penso che tu sarai di giorno in giorno sommerso da lettere sempre più numerose e disperate. Con affetto, il tuo piccolo riccio Pungolino.
-Centro ricci la ninna-
(Fiorenza Adriano)
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lamiachiarezza · 2 years
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eccoci qua marco
ecco la nostra fine
ho appena intravisto questo tiktok che mostrava un post di reddit, “whats your sad love story?”, non ho nemmeno voluto sentire la storia perché non sono nelle condizioni di farlo ma è uno di quei tiktok che ti avrei mostrato, ne avevo salvati molti da farti vedere in realtà
e ogni tanto vedo la nostra foto nel blocco schermo e penso “lui, fammi scrivere alla mia persona preferita, vedo cosa fa, come sta, se vuole passare del tempo assieme”, non è più una cosa che posso fare, vederti, baciarti, fare l’amore con te ed è difficile da accettare e non sono passate nemmeno 24 ore da quando hai messo un punto alla nostra storia
quindi, ecco la nostra “sad love story”
io e te ci conosciamo in prima media, eri compagno di classe del mio migliore amico e voi siete diventati inseparabili sin da subito, io ero una di quelle bambine che da belle sono diventate sfigati e tu sembrava che lo fossi sempre stato
uno sfigato simpatico però, mi hai subito fatto una bella impressione, ho sentito subito che i nostri caratteri fossero compatibili, tanto è vero che quando il tuo compagno di classe mi ha scritto dicendomi “sono il riccio della prima D” speravo fossi tu
una volta sono anche venuta a casa tua, non so come fosse successo, non eravamo poi così amici, ho conosciuto i tuoi gatti e tuo fratello e abbiamo visto mezza puntata di american horror story, chissà di cosa parlavamo, eravamo così piccoli
io non sapevo che gli unici amici che avevi erano online, tu non sapevi che io mi nascondevo sotto un tavolo per non sentire i miei che litigavano
ogni tanto mi scrivevi, ci mandavamo le canzoni di skrillex, mi hai confessato i tuoi sentimenti quasi ironicamente quella volta e io ho fatto finta di niente perché non mi piacevi
una volta abbiamo fatto quella presentazione del compito di musica nel teatro della scuola e casualmente abbiamo scelto la stessa canzone, “logico” di cesare cremonini. mi ripeto che questa non è e non deve essere mai una canzone che mi ricorderà te, eppure ci penso sempre, con questa e molte delle mie canzoni preferite
le medie sono finite e le nostre strade si sono separate e mi stava bene, non eri indispensabile, non eri uno di quegli amici che mi sarebbero mancati
dopo due settimane di liceo ti ho trovato in classe con me, avevi tagliato i capelli e ancora ricordo come il tuo barbiere ti faceva le sopracciglia troppo sottili e avevi una bruttissima ricrescita
la nostra alchimia c’era ancora, se non ancora più forte, abbiamo iniziato ad uscire assieme in gruppo e anche se inizialmente lo negavo a me stessa, anche perché ero stata io stessa a farti intraprendere la relazione che ti ha rovinato, ero cotta di te
il tuo charme era evidente, ricordo quella volta che qualcuno in classe si è sentito male e tu ti sei offerto di andare a prendere una bottiglietta d’acqua, uscito dalla classe la professoressa ha iniziato ad elogiarti assieme alle altre compagne, a dire quanto fossi educato e quasi “un principino”, il mio principino non più mio
hai iniziato a venire a casa mia quando andavi male a scuola e io cercavo di aiutarti in praticamente qualsiasi materia che non fosse inglese, in fondo però lo facevo perché amavo passare del tempo con te, farti i grattini, disegnare sulle tue braccia, ridere, ascoltare musica assieme
quella volta al centro, in gita con la scuola, mi hai fatto sentire “i dont wanna know” dei maroon 5 con kendrick lamar e l’ho sempre associata a te
avevamo il nostro posto e le canzoni che ascoltavamo spesso. una volta mentre stavamo studiando ho messo un po’ di musica senza pensarci più di tanto ed è spuntata thinking out loud
i tuoi genitori mi amavano, spero lo facciano ancora, e mi hanno invitata a cena perché volevano che fossi io la ragazza accanto a te. siamo andati in salotto e hai acceso il computer, hai acceso la cassa solo per farmi sentire thinking out loud, ti sei girato a guardarmi sorridendo e fiero. quella canzone non aveva assolutamente alcun significato per me finché non mi hai guardata così, eri emozionato per la “nostra canzone”
ho ancora difficoltà ad ascoltarla, la skippo spesso
siamo andati sul tetto di casa tua, mi hai abbracciata e mi hai chiesto “ti fidi di me?” ed eri fidanzato, lei era gelosa e aveva ragione
io ti volevo così tanto bene, uscivamo, tornavo a casa e ti scrivevo questi poemi enormi su quanto ci tenessi a me per ricevere risposte minime, dovevo capirlo da qui forse
ho tantissime storie su quel periodo, ma poi mi hai allontanata e io ho intrapreso la relazione sbagliata per me
inizialmente ci siamo allontanati momentaneamente, e poi definitivamente
facciamo un salto al 2019 adesso
la tua e la mia relazione tossica erano finite
il mio pensiero sei stato tu, e il tuo pensiero sono stata io
mi hai scritto il giorno dei miei 18 anni per farmi gli auguri, non parlavamo da anni, “8 ottobre è una data che non si dimentica”
lo stesso giorno, o quello dopo, ci siamo visti, e li c’è stato un click, dovevamo essere lì io e te assieme, non avremmo mai dovuto allontanarci
da quel momento siamo stati inseparabili, ma io ero devastata dalla fine della mia relazione. tu mi sei stato accanto, la spalla su cui piangere, l’amico su cui contare in qualsiasi momento
quando ero a parigi e piangevo per lui, mi hai chiesto un appuntamento e io ho rifiutato
tornata qua non sentivo di dovermi fermare se volevo tenerti la mano, o se sentivo di volerti baciare
la sera della “notte bianca sbagliata”, siamo arrivati sotto casa mia, mi sono girata e c’eri tu che mi guardavi con i tuoi occhioni, sapevo che era quello il momento e te l’ho detto
presa d’ansia sono un po’ impazzita, ho iniziato a ridere, urlacchiare, ancora me ne vergogno ma sono io
finché non è successo, il nostro primo bacio è stato magia, uno dei momenti più speciali della mia vita, abbiamo sentito tutti e due le scintille, eravamo nati per questo, le nostre bocche erano state forgiate per fondersi tra di loro, ci siamo chiesti perché non lo avessimo fatto prima dopo che ci conoscevamo da così tanto tempo
il primo ti amo te l’ho detto a casa, mentre guardavamo uno dei nostri film stupidi o una delle 300 serie che ti ho fatto iniziare ma che fu non hai mai finito. tu me lo avevi già detto da tempo, non stavamo ancora assieme
il 26 dicembre, santo stefano, siamo andati al cinema a guardare last christmas. film pessimo, nostro tipico, quella sera mi hai chiesto di stare assieme e ti ho detto di sì
i primi mesi che siamo stati assieme sono stati pessimi, ti amavo ma pensavo al mio ex, quindi continuavo a lasciarti e prenderti perché avevo dubbi sul mio sentimento
e poi è iniziata la pandemia e il lockdown, starti lontano è stato il colpo di grazia per la nostra relazione già fragile: io mi svegliavo alle 7, dad, mi allenavo, mi truccavo, mi allenavo, e tu che stavi passando un periodo di depressione tremenda ti svegliavi alle 15
alla fine del lockdown ti ho lasciato e andava tutto bene, uscivo con i miei amici, non mi preoccupavo di nulla, non soffrivo e tu tentavi di tornare nella mia vita facendo amicizia con la mia cerchia, una volta mi hai anche portato dei fiori, eravamo lasciati da un bel po, è stato un gesto dolcissimo e una delle due volte che mi hai portato fiori di tua spontanea volontà
parlavamo ogni tanto, qua e là, ci mandavamo meme, uscivamo, ci siamo organizzati per andare a mare
una giornata bellissima, non conosci veramente qualcuno finché non vai a mare con loro, ti ho tenuto la mano ma poi l’ho levata, non sapevo nemmeno io che fare
ti ho fatto una foto quel giorno e ancora l’ho stellinata, i tuoi ricci naturali e ancora un po’ bagnati mentre guidavi con gli occhiali da sole
due settimane dopo che sono tornata dal viaggio ci siamo visti al molo e ci siamo baciati, e li è stato l’inizio della fine
in pochissimo tempo siamo tornati assieme, ci siamo detti ti amo, abbiamo fatto l’amore per la prima volta, la tua prima volta, e siamo partiti in due vacanze assieme
andava tutto a gonfie vele, a dicembre abbiamo festeggiato il nostro “primo anno assieme” nonostante tutte le pause, rotture e periodi distanti
in primavera abbiamo rotto per un mesetto, non ricordo per quale motivo, non pensavo saremmo sopravvissuti ma ci siamo riusciti, per poi ricadere e rilasciarci d’estate
mi hai lasciata perché la mia paura del coronavirus era un limite per te, siamo stati lasciati un 3/4 mesi. era quello il momento in cui dovevo dirti di no, dirti addio, stavo malissimo ma avevo trovato il mio equilibrio, in ogni caso speravo sempre di trovarti lì sotto casa mia, al lavoro, mi giravo ogni volta che sentivo un rombo di motore, speravo tornassi indietro sui tuoi passi per dirti di no, ma sapevi che ti avrei perdonato in qualsiasi caso, ti amavo e ti amo troppo per dirti addio, non ci sarei mai riuscita io
scoprire che avevi tinder mi ha uccisa, vedere che uscivi sempre mi aveva uccisa, avevo una cartella piena di foto in cui piangevo per te mentre andavo a lavoro
io le ho provate tutte, uscivo spesso anche sola, leggevo, ho provato a suonare la chitarra, ero dimagrita tantissimo, qualsiasi miglioramento potessi fare lo effettuavo
qualche giorno dopo il mio compleanno ho sceso il cane e come sempre, dopo aver sentito il rombo di un motore, mi sono girata e ti ho visto. sono salita a casa e sono scoppiata a piangere. dopo ho scoperto che avevi messo una rosa con una lettera nella mia buca delle lettere che non ho mai trovato
nel giorno più importante della mia vita ti ho scritto e mi hai risposto qualche giorno dopo, abbiamo ricominciato a messaggiare e io ci stavo malissimo perché sapevo che parlare non avrebbe portato a nulla se non a farmi del male, sapevo che tu non volevi stare con me, aspettavo solo il momento in cui avrei chiuso finché non mi hai scritto quel messaggio
ero alla stazione prima di entrare a lavoro, ti ho chiesto cosa stessimo facendo e a cosa avrebbe portato. tu mi hai risposto dicendo “porta a due cose: la prima è che smettiamo di parlare, la seconda è che muoio davanti a te perché i nonni muoiono sempre per primi”
ero alla stazione e ho iniziato a piangere come una matta davanti a tutti, non che fosse la prima volta ma non così, non mi ero truccata molto proprio per questa paura ma sono entrata a lavoro visibilmente scossa
mi hai portata in quel paesino dove dicevamo di volere andare sempre ed è diventato la nostra casa, il posto dove la nostra magia diventava più forte, mi hai portato i fiori ma questa volta te li ho chiesti io
ti amo così tanto marco non ne hai idea, te lo dico sempre ma non lo realizzi, darei la mia vita per te, ho superato alcuni dei miei limiti per te, ho calpestato il mio orgoglio e anche il rispetto di me stessa per te, ho sempre detto che sono felice da sola e lo sono, ma con te ho trovato la mia anima gemella, la mia estensione, un pezzo di me stessa, mi hai aiutato a scoprirmi e ad amarmi, c’è qualcosa di inspiegabile che ci lega e ci legherà sempre, quanto tempo abbiamo impiegato a parlare della nostra casa, del nostro matrimonio, dei nostri beatrice ed edoardo
eppure dopo un pizzico di tempo mi sono resa conto che io avrei dato la vita per te, che io parlavo dei nostri beatrice ed edoardo, che davo la priorità a te su ogni cosa, che cercavo di dimostrarti il mio amore (come hai detto tu “in maniera minchiona”), che ti ho portato i fiori anche quando non me li hai chiesti
la prima volta che abbiamo litigato perché sentivo che non volessi passare del tempo con te mi hai detto “è vero non voglio passare del tempo con te perché rompi” o qualcosa del genere. quando me l’hai detto sono stata una mezz’oretta in macchina zitta a piangere davanti a te, ti sei scusato
però poi mi hai detto che volevi passare meno tempo con me, trovavi sempre motivo per uscire con i tuoi amici e non con me
questa settimana abbiamo discusso e stasera mi hai lasciato, dopo due anni, per messaggi
non sono pronta per quello che verrà, non lo sarei mai stata, come si può essere pronti a perdere la propria anima gemella?
ho letteralmente in mente il tuo maglioncino marrone e il pensiero che non lo vedrò più mi fa male, non sfiorerò più le tue labbra, non ti mimerò più I L Y prima di entrare a casa
non abbiamo mai ballato assieme, non abbiamo mai dormito abbracciati, ti ho sempre pregato di pubblicare qualche foto con me, di farmi conoscere i tuoi amici
ti ho dato tutta me stessa e anche di più, me lo meritavo? cosa ti ho fatto?
mi fa tutto male, il pensiero dei locali che visitavamo, dei nostri progetti futuri bruciati
non so più che altro dire
questa è la nostra sad love story, due anime gemelle, completamente diversi ma combacianti, ci abbiamo provato ma non ha funzionato no?
ti amo e ti odio marco
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spettriedemoni · 6 years
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Mondiali (parte 2)
Non mi sono interessato di calcio fino a quando non ho avuto 10 anni, 9 e mezzo in realtà.
Era l'estate del 1982, fino ad allora mi piaceva la Formula 1 e la Ferrari. Quello era l'anno di Villeneuve e Pironie, i due piloti di lingua francese che dominavano il campionato. Poi c'era stato il GP di San Marino con la seconda guida Pironie che aveva voluto vincere e Villeneuve che si sentì tradito da Enzo Ferrari che gli aveva risposto: «Ma in fondo ha vinto sempre una Ferrari». Qualche tempo dopo Villeneuve, cercando di fare il miglior tempo, sarebbe stato vittima di un incidente che gli costerà la vita. Pironie invece si ritroverà le gambe fracassate in un altro incidente e lascerà per sempre la Formula 1, non l'alta velocità. Morirà durante una gara di off-shore su un motoscafo. Sembra una storia da film quella dell'amicizia rivalità di Villeneuve e Pironie invece è tutto vero. A me piaceva Villeneuve per il suo coraggio e la sua determinazione. Morto lui non avevo più emozioni dalla Formula 1.
L'82 era l'anno dei mondiali di Spagna, 4 anni prima l'Italia di Bearzot era andata bene arrivando quarta e battendo i futuri campioni del mondo dell'Argentina, dunque in Spagna si poteva fare bene. Invece c'era stato il calcio scommesse nell'80. Molti calciatori erano stati squalificati alcune squadre retrocesse d'ufficio e gli Europei del 1980 erano diventati un calvario per la Nazionale azzurra che spesso veniva fischiata dal suo stesso pubblico.
Uno dei calciatori squalificati era il centravanti Paolo Rossi. Solo 4 anni prima il suo passaggio al Vicenza era costato 2 miliardi di lire di allora, due anni dopo era finito sotto processo per la giustizia sportiva per aver aggiustato una partita col Perugia nel quale era andato a giocare nel frattempo.
In casa mia si comprava Telesette una rivista con l'elenco dei programmi TV in un periodo in cui non esisteva ancora la TV satellitare o digitale e neppure il televideo. La copertina di questo numero la ricordo perché c'era proprio Paolo Rossi raffigurato con due maglie, quella della Juve, dove in quel momento giocava, e quella della nazionale azzurra. Il titolo diceva: "Paolo Rossi salvatore della patria?"
Non so perché ma quella immagine mi incuriosì. Rossi era rientrato pochi mesi prima da quella squalifica, la Juve lo aveva ripreso dopo lo scandalo e lui aveva potuto giocare le ultime 3 partite del campionato vinto ancora una volta dalla Juventus. Bearzot lo volle nella sua Nazionale e, nonostante la defezione all'ultimo minuto di Bettega, non convocherà Pruzzo, centravanti della Roma e capocannoniere della Serie A. L'Italia va male, delude e gioca da schifo. Io passo i pomeriggi a disegnare solo qualche volta mi alzo a vedere la TV attirato dalle urla di mio padre. Anche i primi gol li vedo al rallentatore. Da pochi anni abbiamo un TV color Grunding a 8 canali senza telecomando. Vedo qualche immagine di Italia-Perù, l'arbitro travolto dai giocatori che si contendono un pallone, vedo l'autogol di Collovati. Poi il Camerun, il simpatico Camerun che ha questo portiere, N'Kono che indossa pantaloni lunghi neri nonostante le temperature torride di Vigo. 3 pareggi, due per 1-1 e uno per 0-0, passiamo per la differenza reti, per aver segnato un gol in più del Camerun.
Ci tocca affrontare in un girone a 3 Argentina e Brasile. l'Argentina l'abbiamo battuta 4 anni fa e dunque sono convinto lo faremo di nuovo.
90 minuti mi sembrano tanti così riesco a vedere solo il secondo tempo. Vinciamo 2-1.
Ci tocca il Brasile.
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Hanno uno squadrone e sono favoriti per il titolo finale. Rossi non ha fatto neppure un gol e in generale l'Italia ha deluso. I giornali criticano giocatori e tecnico così i primi hanno deciso di chiudersi a riccio e proclamano il silenzio stampa. A parlare sono solo CT e il capitano Dino Zoff.
Questa è la partita che vedo dal primo minuto. È Davide contro Golia. Sarebbe già difficile ipotizzare un pareggio e all'Italia serve la vittoria. Dopo 3 minuti Rossi cicca un pallone facile. Non si sveglia proprio il nostro centravanti, difficile pensare si possa andare avanti. Invece due minuti dopo una bella azione corale dell'Italia porta Cabrini a crossare in area dove uno dei nostri colpisce di testa e fa gol. Ha il numero 20. Non si scrivono ancora i nomi sulle maglie ma so già che è Rossi, proprio lui.
Esultiamo, mio padre dice qualcosa tipo: "Magari fosse il 40'" come se si potesse scegliere quando segnare. La partita è lunghissima e sono passati solo 5 minuti.
Il Brasile non si scompone ma noi sembrano veramente forti. Usciamo in palleggio tutto di prima e Martellini commenta: «Si ritrovano a meraviglia i nostri» incredulo, forse anche lui.
Dura poco: il Brasile ha questo numero 10 che ha un nome lunghissimo Arthur Antunes Coimbra in arte (perché il suo calcio è arte) Zico. È il Pelé bianco secondo molti, un'eredità pesante è il più temuto. Lo marca Gentile che, a dispetto del nome, e piuttosto rude per usare un eufemismo. Zico raccoglie un passaggio, è defilato sulla destra, Gentile gli è addosso sembra impossibilitato a muoversi e invece fa passare la palla sotto il tacco e mette fuori tempo il difensore. Ha un metro di vantaggio, vede passargli avanti Socrates il lungo capitano di quel Brasile fantastico, Zico è con i piedi parallelo alla linea di fondo eppure quando calcia la palla si muove con un angolo di 90 gradi rispetto alla posizione del piede. Ho rivisto tantissime volte quel passaggio non mi spiego come possa essere riuscito a dare a quel pallone quella direzione, come se la caviglia avesse ruotato di 90 gradi. E il pallone ha la velocità giusta, Socrates non deve neppure cambiare passo, semplicemente continua a correre ed entra in area. Zoff si aspetta un passaggio in mezzo così fa un mezzo passo verso il centro scoprendo il primo palo e Socrates, il calciatore che legge Gramsci e ha la laurea in medicina, segna tirando tra palo e portiere. Vedo una nuvoletta bianca che si alza sul rasoterra che passa sulla linea di porta. È come se i brasiliani ci avessero detto: «Ma dove credevate di andare?»
Siamo tutti lì sul divano, un divano di velluto a costine sul quale d'estate mia madre mette un lenzuolo per far sentire più fresco. Io sono seduto con i pantaloncini corti le gambe incrociate. Non mi sto annoiando anzi. Il tempo scorre veloce e ora sono i brasiliani a trovarsi meravigliosamente di prima. Rischiamo di prendere altri gol, potremmo farne noi, si rimane sull'1-1 invece.
Verso il 30' invece i brasiliani tradiscono troppa sicurezza. Cerezo passa in orizzontale il pallone a Falcao. Non è preciso così il passaggio è a metà strada fra il centrocampista della Roma e il terzino Junior. Rossi intuisce che quella è una palla buona così si avventa in anticipo su Junior che tenta un recupero disperato in scivolata ma Rossi passa con tutto il pallone. Falcao prova a raggiungerlo ma Pablito, prima di entrare in area tira forte e fa 2-1.
In casa mia è il delirio: mio padre salta sul divano, io mi trattengo perché mia madre mi ha già rimproverato in passato a riguardo. Mio padre però rompe una traversina di legno e si sente un crack fortissimo. Non si può verificare ora l'entità del danno: c'è da soffrire. È entrato un diciottenne in campo con baffoni lunghi che lo fanno sembrare molto più grande. È Bergomi che deve sostituire Collovati. Teniamo duro e al riposo siamo in vantaggio.
Il divano è seriamente danneggiato: la traversina è spezzata nonostante sia molto spessa. Papà e mamma rimettono a posto i cuscini, qualche parola di rimprovero se la becca mio padre, ma promette che sistemerà tutto a fine partita. Il sole comincia a scendere e alcuni suoi raggi filtrano dalla tapparella in legno che ogni pomeriggio mia madre abbassa per non far scaldare troppo il salotto. Da molto fastidio il sole dopo le 5 di pomeriggio.
Il secondo tempo comincia e prevedibilmente i brasiliani si buttano in avanti a testa bassa. Arrivano pure i terzini Leandro a destra e Junior a sinistra. Il secondo praticamente è un altro centrocampista. Mio padre si lamenta per ogni fallo subito, ma pure noi non è che ci andiamo piano: Gentile ha strappato la maglia a Zico tentando di trattenerlo. Mio padre dice che gli devono strappare pure la carne. Siamo tutti in piena trance agonistica e mio padre segue seduto sul bracciolo del divano.
45 minuti sono lunghissimi, non riusciamo a segnare in contropiede e qualche minuto dopo il dramma. Falcao riceve da Junior, Cerezo si allarga e si porta dietro Tardelli e Scirea ma Falcao non passa la palla ma si accentra per tirare di sinistro dal limite. Zoff è in traiettoria, ma Bergomi tocca con la coscia il pallone che si alza di pochi millimetri. Zoff dirà che ha visto la palla passargli vicinissima alla mano prima di infilarsi in rete. Ricordo l'urlo di Falcao mentre corre verso la panchina. Leggo il labiale, dice GOOL e penso: si dice così anche nella loro lingua. La vena al collo del brasiliano è gonfia. Ci teneva a fare gol proprio contro la nazionale del paese in cui gioca.
Siano scoraggiati a casa anche mia sorella che segue con più distacco la partita. Mia madre no. Lei dice: «Gliene facciamo un altro» sicura.
Martellini dice che paghiamo gli errori fatti in precedenza, di sicuro accusiamo il colpo e Bergomi perde un brutto pallone davanti la nostra area di rigore. Come non siano riusciti a segnare i brasiliani è un mistero.
Poi arriva un calcio d'angolo per noi, il primo della partita a nostro favore. Il Brasile respinge male, Tardelli tira al volo e il suo tiro un po' lento sembra facile preda di Valdir Peres il portiere sudamericano.
Invece spunta ancora lui: Paolo Rossi che in scivolata fa gol. Di nuovo.
Mia madre ci ha preso. La sua fiducia è stata ripagata.
Martellini è emozionato, deve esserlo, eppure con grande professionalità resta calmo e dice semplicemente che ci aspettano i 15 minuti più emozionanti della storia del calcio italiano.
È davvero così. Al Brasile basta pareggiare, basta solo un altro gol per non uscire dal mondiale. Noi dobbiamo vincere. Potremmo evitarci un po' di sofferenza se segnassimo ancora. Lo facciamo con Antognoni. Sto esultando, vedo un giocatore brasiliano nella sua porta appoggiato alla rete, si è arreso. Poi la telecamera inquadra Antognoni che non esulta più, il sorriso gli è morto sulle labbra. Fuorigioco.
"Ma chi l'ha inventato il fuorigioco?" mi chiedo. E mi chiedo come accidenti si valuta un fuorigioco? Ho a malapena imparato le regole principali questa mi pare troppo cervellotica.
Non c'è tempo per disperarsi, i brasiliani hanno ripreso vigore e tornano ad attaccare.
Un calcio d'angolo, qualche punizione, ma non segnano. C'è un gol dei brasiliani ma anche qui è fuorigioco. Benedetto fuorigioco.
Zoff urla appoggiato al palo mentre sistema la barriera.
Cross alto, saltano in tanti. Colpisce un ricciolino con la maglia gialla. È il centrale di difesa Oscar. Colpisce bene è angolato ma Zoff fa il miracolo: si butta con un'agilità insospettabile per un quarantenne e la blocca lì. Si alza subito e muove il dito a dire NO, non è gol. I brasiliani esultano alzano le braccia. L'arbitro non fischia: non è gol.
Rimane un calcio d'angolo per i brasiliani qualche minuto dopo. Eder vuole spazio, solleva i cartelloni pubblicitari, i tifosi dietro di lui lo aiutano e gli tengono fermi quei cartelloni così che possa calciare. Finisce ancora una volta con la nostra difesa che allontana.
Esultiamo anche noi a casa.
Anni dopo rivedrò un vecchio servizio Rai. A bordo campo c'è Giampiero "Bisteccone" Galeazzi che intervista qualcuno dei protagonisti di quella partita. Sembra finito anche il silenzio stampa.
Bearzot viene fermato dal giornalista, dice qualche parola su quanto è stata dura ma meritata e improvvisamente arriva Zoff, il capitano, che si avvicina al CT.
Non dice nulla, gli mette solo una mano sulla spalla e lo bacia sulla guancia. Galeazzi non sembra farci caso e neppure Bearzot.
Dopo molti anni si vedrà quel gesto e Zoff, imbarazzato, dirà: «Ma quante storie per un bacio».
La prima volta che ho tifato in una partita di calcio abbiamo vinto. Rossi è ancora oggi il solo giocatore ad aver fatto 3 gol al Brasile in un unica partita di un mondiale. Dopo quella partita L'Italia intera era certa della vittoria finale e così sarà. Avevo imparato i nomi dei calciatori, non solo i cognomi e dopo la litania della formazione tipo (Zoff, Gentile, Cabrini; Oriali, Collovati, Scirea; Conti, Tardelli, Rossi; Antognoni, Graziani) avrei imparato a memoria anche i numeri di maglia di tutti e 22 i giocatori campioni del mondo. Li so ancora oggi.
L'anno dopo avrei finito le elementari, sarei andato alle medie. Atri 3 anni e i miei si sarebbero separati.
Quell'estate però, ci sentimmo tutti invincibili, primi al mondo.
Nulla poteva andare male.
In fondo la felicità sono attimi, come diceva qualcuno. Un attimo come l'urlo di Tardelli al gol del 2-0 in finale contro la Germania Ovest.
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Da allora sono diventato anche io vittima del demone del calcio. Purtroppo. O per fortuna.
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dolcidasogno · 6 years
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Riccio di pandoro farcito, una simpatica golosità
Il riccio di pandoro farcito, è una simpatica rivisitazione del classico pandoro, che piacerà tanto, soprattutto ai bambini. Mi è capitato di vedere questa idea su instagram, proposta da Gourmandmagazine. Nella versione originale, questo dolce era semplicemente tagliato e assemblato con questa simpatica e originale forma, veniva poi proposto di accompagnarlo con della marmellata. Il musetto del…
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gloriabourne · 5 years
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The one with “C’è posta per te”
Ermal sbuffò cercando di ricacciare indietro le lacrime, mentre si toglieva la giacca che aveva indossato per la trasmissione.
Quella serata era stata più intensa di quanto avrebbe mai immaginato. Aveva cercato di nascondere le sue emozioni, all'inizio, di mostrarsi impassibile di fronte alle telecamere, ma poi si era reso conto di non riuscirci. Quando la vista aveva cominciato ad offuscarsi sotto il peso delle lacrime che tentavano di uscire, aveva capito di non potersi trattenere. Così aveva ironizzato davanti a tutti, ammettendo di essersi commosso e di aver dovuto ingoiare qualche lacrima.
In realtà, non era solo quello.
Non c'era stata solo commozione in quelle lacrime che aveva trattenuto.
C'erano stati anche i ricordi che lo avevano colpito al petto con la potenza di un pugno, e la rabbia che lui da sempre collegava a quei ricordi.
E ora, che finalmente era solo nel suo camerino, poteva finalmente smettere di trattenersi.
Dopo l'ennesimo sbuffo, si lasciò cadere sul piccolo divanetto del camerino e finalmente permise alle lacrime di uscire.
Vedere un uomo amare così tanto la propria moglie e le proprie figlie - proprio come l'uomo che aveva fatto quella sorpresa alla sua famiglia poco prima - gli faceva ricordare che tipo di uomo avrebbe voluto che fosse suo padre. Gli faceva ricordare quanto invece suo padre fosse stato diverso, quanto poco amore avesse dato a sua moglie e ai suoi figli.
Vedere quel tipo di amore in una famiglia gli scaldava il cuore, lo riempiva di gioia, ma allo stesso tempo non poteva evitare di provare rabbia e tristezza perché lui un amore del genere negli occhi di suo padre non l'aveva mai visto.
Si prese la testa tra le mani, mentre le lacrime continuavano a scendergli lentamente sulle guance.
Ormai completamente isolato dal mondo e chiuso in un'enorme bolla formata dai suoi pensieri, nemmeno si accorse che qualcuno stava bussando alla porta del suo camerino.
  Fabrizio aveva perso di vista Ermal da parecchi minuti ormai.
L'aveva visto andarsene in fretta verso i camerini, senza dire una parola, e non aveva nemmeno fatto in tempo a fermarlo.
Sospirò mentre si avvicinava al camerino e chiudeva la mano a pugno, pronta per bussare alla porta. Sentiva che qualcosa non andava, che c'era un motivo se Ermal se n'era andato di corsa in quel modo ma non riusciva a capire di cosa si trattasse.
Bussò un paio di volte senza mai ricevere risposta, ma Fabrizio era certo che Ermal fosse lì. Riusciva a vedere la luce filtrare da sotto la porta.
"Ermal, sei qui?" chiese appoggiando la mano sulla maniglia e abbassandola.
Aprì la porta lentamente, senza sapere come comportarsi. In fondo, Ermal non gli aveva detto che poteva entrare. Anzi, non aveva detto nemmeno una parola da quando si erano allontanati dalle telecamere.
Quando Fabrizio mise piede nella stanza, si rese conto che Ermal non lo aveva nemmeno sentito entrare.
Se ne stava seduto sul divano, con la testa tra le mani e lo sguardo rivolto verso il basso.
Richiuse la porta dietro di sé e si avvicinò lentamente.
"Ermal, tutto ok?"
Solo in quel momento, il più giovane si accorse che Fabrizio era entrato nel suo camerino.
Si passò velocemente una mano sulle guance e sugli occhi, portando via le lacrime, e poi disse: "Tutto bene, Fabrì."
"Hai gli occhi rossi. Quindi o ti sei appena fatto una canna, e conoscendoti non credo che sia possibile, oppure hai pianto" rispose Fabrizio, andando a sedersi accanto a lui sul divano.
Ermal si lasciò scappare un sorriso e poi disse: "Davvero, è tutto ok."
Fabrizio non rispose. Si limitò a restare seduto su quel divano accanto a Ermal, abbastanza vicino da fargli capire che era lì per lui ma non così tanto da risultare invadente.
Rimasero entrambi in silenzio per un po', mentre sentivano in lontananza la gente continuare a fare avanti e indietro lungo il corridoio.
Poi Ermal sospirò e si coprì il volto con le mani, tenendo i gomiti puntellati sulle ginocchia e il busto piegato in avanti.
Fabrizio continuò a rimanere in silenzio, ma si prese il diritto appoggiargli una mano sulla spalla. Un gesto semplice che sperava fosse sufficiente a fargli capire che era lì per lui.
"Sto bene, sono solo un po' scosso" disse Ermal, togliendosi le mani dalla faccia ma continuando a rimanere in quella posizione.
Non voleva che Fabrizio vedesse i suoi occhi, non voleva che si accorgesse di quanto quella storia lo avesse turbato.
Parlarne era un conto, fargli vedere la sua fragilità era tutt'altra questione.
Fabrizio strinse leggermente la presa sulla sua spalla. "Lo so. Ha scosso anche me."
Solo in quel momento Ermal parve ricordarsi che Fabrizio, oltre che essere un uomo, un amico, un collega, era anche un padre e come tale non poteva non essere rimasto colpito da quella storia.
Si voltò verso di lui - fregandosene degli occhi rossi e dell'espressione da funerale che sicuramente aveva in quel momento - e lo guardò senza dire nulla, sperando che uno sguardo bastasse a sostituire le parole che sembravano essergli rimaste bloccate in gola.
Fabrizio si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e guardando Ermal più da vicino.
"Quando ho sentito quell'uomo parlare di quanto ama la sua famiglia, di quanto adora le sue figlie e soprattutto di quanto le figlie siano così affezionate a lui, ho pensato ad Anita" disse Fabrizio.
Ermal sorrise mentre vedeva gli occhi di Fabrizio farsi lucidi.
"A volte penso a come sarà il nostro rapporto quando crescerà. Se mi adorerà ancora come adesso, oppure se con il tempo per me diventerà più difficile capirla e finiremo per allontanarci. Ho una paura tremenda che succeda" disse Fabrizio.
"Anita ti adorerà sempre. È impossibile smettere di amarti" si lasciò sfuggire Ermal, appoggiandogli una mano sulla gamba.
Fabrizio sorrise mentre appoggiava una mano sulla sua. Poi lo guardò e disse: "E tu come ti senti?"
Ermal sospirò. "Triste, arrabbiato. Un po' geloso, forse. Non sai cosa avrei dato per avere un padre così, un padre che farebbe qualsiasi cosa per i propri figli."
"Sei un uomo coraggioso, Ermal. So che per te non è facile questa situazione" disse Fabrizio.
"Mi ha tolto tutto quello che poteva togliermi" disse Ermal, e pur non facendo nomi Fabrizio capì che si riferiva a suo padre.
"Mi ha tolto la voglia di vivere per tanto tempo, ha tolto il sorriso dalle labbra di mia madre, mi ha portato via la capacità di amare e di fidarmi delle persone. Ci ho messo anni a superare queste cose e forse nemmeno le ho superate del tutto" disse ancora Ermal.
Fabrizio scosse la testa e lo abbracciò, incurante del fatto che Ermal probabilmente lo avrebbe spinto via.
Ma Ermal non lo allontanò, anzi si rilassò nelle sue braccia.
"Non ti ha portato via niente. Sei uscito da quella situazione e sei una delle persone più forti che conosco. Sei un sopravvissuto, l'hai detto anche tu" disse Fabrizio.
Ermal scosse la testa. "Credo che per colpa sua non sarò mai in grado di fare il padre. Mi porterò sempre dietro tutto quello che mi ha fatto."
Fabrizio gli sollevò il viso e lo guardò per un attimo, poi disse: "È proprio perché ti porterai dietro tutto quello che ti ha fatto che sono sicuro che un giorno sarai un ottimo padre."
 ***
 Un anno dopo. Circa.
 "Anita, hai messo in ordine i tuoi giocattoli?"
La bambina sollevò lo sguardo sul padre e annuì. "Ieri sera, dopo che me l'ha detto Ermal."
Fabrizio incurvò le labbra in un sorriso appena accennato e, fingendosi offeso, disse: "Perché quando te lo dico io non lo fai mai, ma se te lo dice Ermal sì?"
Anita fece spallucce e rispose: "Ermal mi sta più simpatico."
"Ah, è così? Ti faccio vedere io!" disse Fabrizio prendendo Anita tra le braccia e iniziando a farle il solletico.
La bambina iniziò a ridere mentre cercava di sfuggire dalla presa del padre, mentre Ermal - la cui attenzione era stata catturata dalle voci che provenivano dalla cameretta della bimba - se ne stava appoggiato allo stipite della porta.
Li fissò per un attimo, con un enorme sorriso stampato sulle labbra, poi disse: "Ne avete ancora per molto?"
Fabrizio si voltò verso di lui allentando la presa su Anita, che così riuscì ad allontanarsi da suo padre e a correre verso Ermal.
Il riccio la prese in braccio e le scoccò un bacio sulla guancia, poi disse: "Allora, perché papà ti ha punita con il solletico?"
La bambina ridacchiò. "È geloso perché ho detto che tu sei più simpatico."
"Quando ti ho sgridata perché facevi i capricci, però, mi hai detto che papà era più simpatico di me" disse Ermal.
"Ogni tanto vi scambiate" disse Anita, come se fosse una cosa ovvia.
Ermal sorrise e si abbassò per farle rimettere i piedi a terra. Le scompigliò i capelli in un gesto affettuoso e disse: "Vai a chiamare Libero, che tra poco si mangia."
La bambina corse via, lasciando soli Fabrizio ed Ermal.
"E così sei geloso" disse Ermal avvicinandosi a Fabrizio.
"Non sono geloso."
"Ah, no?"
Fabrizio scosse la testa mentre si avvicinava a Ermal e lo stringeva tra le braccia.
"Sono felice che i mie figli stiano così bene con te" gli sussurrò all'orecchio.
Ermal sorrise. Si scostò leggermente e lo guardò per un attimo.
Erano cambiate tante cose in un anno.
Si erano conosciuti meglio, si erano capiti, si erano ritagliati degli spazi nella vita dell'altro, si erano innamorati.
Si erano innamorati al punto tale che un giorno Fabrizio aveva detto tutto ai suoi figli e da lì era diventata un'abitudine che Ermal passasse del tempo con loro.
Ermal gli lasciò un bacio veloce sulle labbra, poi lo prese per mano e disse: "Dai, andiamo a mangiare."
Non sapeva mai come reagire quando Fabrizio gli faceva notare quanto i suoi figli fossero legati a lui.
Lui, che era sempre stato convinto che non sarebbe mai stato in grado di fare il padre.
Lui, che per quanto avesse desiderato di avere dei figli non si era mai sentito davvero all'altezza.
Lui, che aveva sempre avuto paura che il suo passato si ripercuotesse sul suo futuro.
"Comunque avevo ragione" disse Fabrizio mentre uscivano dalla cameretta e camminavano verso la cucina.
"Su cosa?"
"Sul fatto che un giorno saresti stato un ottimo padre" disse Fabrizio sorridendo.
Ermal sorrise ricordando quando Fabrizio gli aveva detto quella frase, circa un anno prima.
Lui non gli aveva creduto. Aveva sorriso, aveva lasciato che quella frase gli entrasse nel cuore e risanasse le ferite che si erano riaperte quella sera, ma in realtà non aveva creduto nemmeno a una parola.
Un po' perché la sua storia con Silvia era finita da poco, un po' perché era convinto che il suo passato lo avrebbe condizionato, Ermal aveva pensato che quella frase detta da Fabrizio non sarebbe mai diventata realtà.
In un certo senso, aveva avuto ragione. Non aveva figli, non era veramente un padre.
Eppure, almeno in parte, era successo. Quella frase si era realizzata.
Ermal se ne rendeva conto nelle piccole cose.
Lo vedeva nei disegni in cui Anita rappresentava la sua famiglia, disegnando lei e Libero tra la mamma e il papà e aggiungendo sempre anche lui accanto a Fabrizio. Lo vedeva nello sguardo supplicante di Libero quando gli chiedeva di aiutarlo con i compiti. Lo vedeva in ogni momento trascorso insieme, in ogni piccola discussione, in ogni abbraccio.
Era diventato un papà pur non essendolo davvero e doveva ammettere che gli riusciva piuttosto bene. E l'unica persona che doveva ringraziare Fabrizio.
Non solo per averlo fatto entrare nella sua vita, ma soprattutto per avergli dato la fiducia necessaria per diventare un buon padre.
"Senza di te non ci sarei mai riuscito" disse Ermal, fermandosi lungo il corridoio.
Fabrizio si avvicinò a lui, sussurrandogli all'orecchio: "Puoi ringraziarmi più tardi, quando saremo soli."
Poi si allontanò di scatto, senza dare a Ermal il tempo di replicare, ed entrò in cucina.
Ermal sorrise per quella battuta e lo seguì, senza riuscire a togliersi nemmeno per un secondo quella felicità dagli occhi.
Avrebbe voluto che suo padre lo vedesse in quel momento, che vedesse che nonostante tutto il male che gli aveva fatto lui era felice. Avrebbe voluto che vedesse che non lo aveva distrutto, non lo aveva nemmeno piegato.
Avrebbe voluto che vedesse che, anche se era quasi riuscito a convincerlo di essere danneggiato, di essere vagamente simile a un giocattolo rotto, in realtà non gli aveva fatto niente.
Ma più di tutto, Ermal avrebbe voluto che il sé stesso di un anno prima lo vedesse. Il sé stesso che era così insicuro e così convinto che non sarebbe mai stato un padre, che non avrebbe mai provato la gioia del ricevere amore da un figlio.
Avrebbe voluto sedersi sul divano di quel camerino, accanto a quell'Ermal così scosso dopo una puntata di C'è posta per te, e dirgli che sarebbe andato tutto bene. Avrebbe voluto dirgli che Fabrizio lo avrebbe salvato e che lasciarsi salvare da Fabrizio sarebbe stata una delle migliori decisioni della sua vita.
"Grazie" disse Ermal fissando Fabrizio, mentre si sedeva a tavola.
Il più grande lo guardò confuso. "E di che?"
Ermal scosse la testa e non rispose.
Un giorno glielo avrebbe detto. Un giorno gli avrebbe detto quanto gli era grato per avergli dato quella vita, per avergli dimostrato che il suo passato non condizionava ciò che era.
Ma per il momento si sarebbe accontentato di quella giornata in famiglia, con il suo fidanzato e con i suoi figli.
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