Tumgik
#(ne ha un po' di più per me perché vivo con il border da abbastanza da aver capito molti dei sui meccanismi
sonego · 1 year
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oggi a lavoro ho ammesso di farmi pare mentali à gogo. sono tornato a casa e mi sto facendo ALTRE pare. si parla ora in ufficio de "le famose pare di nico" e mi fa ridere (davvero, non ironicamente) ma in tutta serietà ed onestà devo calmarmi un pochettino con ste pare perché ultimamente mi sto rovinando la serenità da solo un po' troppo spesso
#in realtà al momento me le sto facendo perché sono triste#che SO che sembra non avere senso ma hey il mio cervello ha poco senso#(ne ha un po' di più per me perché vivo con il border da abbastanza da aver capito molti dei sui meccanismi#ma sono malsani e non funzionali quindi so che la maggior parte delle persone rimarrebbe ??? se li provassi a spiegare)#ma in pratica sono triste perché mi manca una persona (che ho visto un'ora fa. ma ok) > penso a quanto fa schifo la vita quando non posso#vederla o parlarle come ero abituato a fare > mi metto a pensare ossessivamente a lei/a quanto è inutile la vita senza di lei (MOOOLTO#dramatic. la vedo tutte le settimane anche se ultimamente di meno) > overanalizzo ogni nostra interazione. comincio a pensare che di sicuro#lei è contenta di non avermi tra le palle così tanto e non vedeva l'ora di liberarsi un po' di me#poi piango e mi torturo per un'ora senza interruzioni e mi viene voglia di cavarmi gli occhi#TUTTO QUESTO sentendomi tutto il tempo in colpa perché questa persona non sta troppo bene fisicamente e io LO SO e sono anche sinceramente#preoccupato e mi dispiace e voglio davvero che si riposi. però non riesco a fermare questi pensieri di merda che#sono veramente egoisti perché il suo mondo non ruota intorno a me e so razionalmente benissimo che non mi direbbe mai che sta male solo per#trovare una scusa per non vedermi o cose del genere e non è neanche che penso questo è solo che mi sento in colpa a pensare che lei è#contenta di non vedermi quando col cazzo che una che sta a casa perché sta male è contenta????? cioè mi sembra proprio di#boh farle proprio un disservice a pensare ste cose anche se tutto viene da un odio per me stesso non dal mio pensare che lei sia una brutta#persona o che#sto rantando come non mai lmao è che sto sinceramente male. cioè mi sento proprio quella stupida sensazione del cuore che mi si stringe#tipo stritolato dalle mani della mia ansia#che immagine poetica lmao ma è proprio così che mi sento cioè una stretta al petto che mi fa sentire così... male#non sono bravo a spiegare come mi sento a parole... è un periodo di merda sinceramente. molto di merda#fisicamente e mentalmente è tutto difficile e mi viene da piangere in continuazione anche se poi non ci riesco quasi mai#e dio santo può il mio cervello lasciarmi stare 2 secondi cioè okay non posso vederla e sono triste ma perché devo turn it all into una#roba catastrofica e come se l'universo mi odiasse e lei mi odiasse e TUTTI mi odiassero. FRA CALMATI#forse è anche perché ho un po' bisogno di stare fuori casa e con amicə ma in realtà non ho molti amici lmao cioè tbh lei è l'unica con cui#esco perché sono triste e solo e mentally ill#e boh sono triste. mi sento solo mi sento stanco mi sento distrutto mi sento ansioso. e ora chiudo e mi sa che cancello sto post presto lol
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redvalentinesblog · 5 years
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“Demelza si svegliò all’alba. Sbadigliò e sulle prime non fu consapevole del cambiamento. Poi si rese conto che le travi del soffitto andavano in una direzione diversa. Sulla mensola del caminetto c’erano la pipa e la tabacchiera d’argento e più in alto era appeso uno specchio ovale macchiato di ruggine. La camera da letto di Ross. Si voltò e lo guardò, la testa sul cuscino, i capelli rame scuro.”
  Carissimi Divoratori di libri,
eccoci qui, super carichi per una nuova recensione. Andiamo in Cornovaglia, alla fine del Settecento, nella vita aristocratica e non della campagna intorno alla cittadina di Truro. La famiglia Poldark ci aspetta per l’ora del thè!
                                                                                        -·=»‡«=·-
Titolo: Ross Poldark
Autore: Winston Graham
Editore: Solzogno
Serie: Saga di Poldark
Genere: Romanzo storico
Pagine: 431
Data di pubblicazione: maggio 2016
Prezzo: 15,72€ cartaceo (Amazon) / 9,99€ eBook (Amazon)
Sinossi: Cornovaglia, 1783. Ross Poldark, figlio di un piccolo possidente morto da poco, torna a casa, esausto e provato, dopo aver combattuto per l’esercito inglese nella Rivoluzione americana. Ora è un uomo maturo, non più l’avventato ed estroverso ragazzo che aveva dovuto abbandonare l’Inghilterra per problemi con la legge. Desidera soltanto lasciarsi il passato alle spalle e riabbracciare la sua promessa sposa, la bella Elizabeth. La sera stessa del suo arrivo, però, scopre che, anche a causa di voci che lo davano per morto, la donna sta per convolare a nozze con un altro uomo. Non solo: Nampara, la casa avita, si trova in uno stato di abbandono, cui ha contribuito anche una coppia di vecchi servi, fedeli ma ubriaconi. Devastato dalla perdita del suo grande amore, Ross decide di rimettere in sesto Nampara e di concentrarsi sugli affari che il padre ha lasciato andare a rotoli, tornando a coltivare le terre e lanciandosi nell’apertura di una nuova miniera. Viene aiutato dalla cugina Verity, dai due servi e da Demelza, una rozza ma vivace ragazzina che ha salvato da un pestaggio e che, impietosito, ha preso a lavorare con sé come sguattera. Nella terra ventosa di Cornovaglia si intrecciano i destini dei membri della famiglia Poldark, primo fra tutti il forte e affascinante Ross, ma anche della gentile Verity, di Elizabeth, tormentata da segrete preoccupazioni, e di Demelza che, diventata una bellissima donna, è determinata a conquistare il cuore dell’uomo che le ha cambiato la vita.
            -·=»‡«=·-
  Ross Poldark. Un romanzo della Cornovaglia, 1783-1787. Ecco, così si apre il primo volume di questa saga storica decisamente ricca di emozioni e avvenimenti.
È il 1783 quando il capitano Ross Poldark fa ritorno in Cornovaglia dopo aver combattuto nella Guerra d’Indipendenza americana, ma quello che lo aspetta è un inclemente benvenuto. Suo padre è morto, la dimora di famiglia è in rovina e la donna che ama sta per sposare un altro. Ma Ross non si piega al destino funesto, al contrario, lo prende di petto. Nonostante sia un aristocratico, non ha paura di sporcarsi le mani e di mettersi al fianco della cosiddetta “gente comune”, decide quindi di riaprire la vecchia miniera di famiglia prodigandosi per dare cibo e lavoro ai paesani. In tutto questo, Elizabeth resta il suo tarlo fisso, ma Ross è un uomo orgoglioso, pieno di sé e a parte qualche momento in cui il suo animo sembra cedere a un sentimento ancora vivo, non le chiede mai nulla. Anzi, si dimostra un perfetto gentiluomo, consapevole del fatto che ora è la moglie di suo cugino Francis. Nel frattempo, come aiuto in cucina, Ross assume una ragazzina per salvarla dalle mani troppo pesanti di un padre ubriaco e violento. Demelza ha solo tredici anni, ma il suo temperamento è sanguigno, il lavoro non la spaventa e in poco tempo si dimostra un aiuto molto più valido dei vecchi servitori Jud e Prudie, che solo una cosa sanno fare bene: scolarsi litri di rhum.
Il romanzo copre un arco temporale che va dal 1783 alla fine del 1787 e in questi quattro anni sono tanti i cambiamenti avvenuti in un susseguirsi di lotte di potere e duelli improvvisati. Ma al di là di tutto, come dice il titolo, questo è proprio il libro di Ross, del suo cambiamento, del suo diventare uomo. Devo dire che alcune parti sono più veloci di altre, ma l’autore tende a riprendere sempre quello che abbandona e i libri successivi ce ne daranno conferma. La prima metà potrà sembrare un po’ noiosa in quanto incentrata sul lavoro del protagonista e la rieducazione di Demelza, ma in realtà l’autore non è mai tedioso o prolisso, e tutto risulta sempre molto scorrevole.
Ross è un protagonista pieno di sfaccettature, a tratti è il classico eroe romantico, in altri momenti è solo un uomo con pochi pregi e svariati difetti. Non è facile per lui dare voce ai sentimenti più intimi, tanto meno comprenderli, spesso è l’istinto del momento a guidarlo e sovente sbaglia. Questo primo libro racconta la sua redenzione, di come lo spazio del suo cuore occupato da Elizabeth si rimpicciolisca per fare posto a Demelza. Le due donne sono così diverse – quello che ha una non ha l’altra – che c’è da chiedersi come Ross possa amarle entrambe. Elizabeth è rigore e compostezza, pelle di porcellana, abiti senza pieghe; impeccabile in ogni circostanza e sempre pronta a dire e fare quello che l’etichetta richiede. Demelza invece è l’esatto opposto: capelli scarmigliati, abiti impolverati, un cane come migliore amico. Diventerà una donna sotto gli occhi inconsapevoli di Ross e saprà conquistarlo e renderlo fiero, regalandogli una pace che credeva irraggiungibile.
Il gruppo di personaggi poi è vastissimo e ogni storia è destinata a incastonarsi in un’altra. Provare compassione e dolcezza per la docile e sottomessa cugina Verity, divisa tra l’amore e il dovere. Credo impossibile non farsi sopraffare da ondate di biasimo per Francis, il pavido e insicuro cugino di Ross, o sorridere per le continue nefaste previsioni di zia Agatha che ormai ha visto nascere sei generazioni di Poldark e ancora non ci pensa proprio di finire sottoterra. Invece non so ancora definire George Warleggan. Alle volte così viscido, alle volte profondo e del tutto inaspettato. Il cattivo di turno? L’antagonista per eccellenza? Non lo so, non è facile definirlo. George è un uomo che si è creato dal nulla, nessuno gli ha mai dato niente, ma lui si è preso tutto. Sicuramente siamo solo all’inizio della sua scalata sociale, probabilmente non saranno nemmeno i soldi la futura merce di scambio, perché George, di Ross Poldark, detesta la felicità e probabilmente farà di tutto per strappargliela.
Degno di nota è sicuramente, a parer mio, il personaggio di Dwight Enys, il giovane medico, così premuroso e intelligente, sognatore e altruista. Lo spazio a lui dedicato inizialmente non è molto, ma con l’andare avanti della saga, non lo perderemo di vista fortunatamente. Qualcuno invece che non ho sopportato dal primo istante e che mi ha irritata per tutto il tempo, è senza alcun dubbio Elizabeth. Sempre così impostata, pronta a fingere pur di salvare le apparenze, a volte falsa e fredda, opportunista, una “gatta morta” per dire. So che ci sto andando giù forse un po’ pesante, ma per me è stata la pecca del romanzo. Persino George mi è piaciuto di più ed è tutto dire!
L’intera psicologia dei personaggi è resa dal narratore onnisciente, ma si evince facilmente anche dai dialoghi, Graham presta molta attenzione nel differenziare il parlato a seconda della classe sociale di appartenenza, così come cura il periodo storico che fa da sfondo alle vicende. La Cornovaglia tra il XVIII e il XIX secolo ha prodotto i due terzi del fabbisogno mondiale di rame e l’immigrazione in quella terra volubile e desolata è stata massiccia. Ma al lavoro non sempre corrispondeva un guadagno sicuro ed essere proprietari di una miniera poteva significare grande fortuna o rovinosa caduta. Però era ed è una terra di grandissimo fascino che sferza il cuore, riempie gli occhi, brucia la pelle. Immagino ancora Nampara con le sue imponenti scogliere, le onde indomite che si riversano sulla spiaggia e sento quella forza imprevedibile regolata solo dalle leggi della natura.
Un appunto sullo stile. Ross Poldark è stato scritto negli anni Quaranta e per quanto alcuni dialoghi godano di una leggera artificiosità, la narrazione di Graham è di rara scorrevolezza e dotata di una inaspettata dose di ironia. Peccato che a volte si senta che a dar voce a Demelza sia la penna di uomo, ma contestualizzando il tutto all’epoca in cui si svolgono le vicende, ci può anche stare. Ella infatti, per quanto sia un personaggio moderno e fuori dagli schemi, non è colta, non è raffinata e vive all’ombra di un uomo che ammira senza riserve, meravigliandosi giorno dopo giorno di come lui abbia potuto sceglierla anche solo per un attimo.
Se Ross Poldark fosse un semplice romanzo rosa non lo avrei letto e le sfumature sarebbero finite ben presto. Winston Graham, invece, ha voluto raccontare una storia lunga circa quarant’anni e dalla vita, quella vera, possiamo aspettarci solo ritorsioni, tormenti, cambiamenti e gioie di ogni genere. Quattrocentotrentuno pagine consumate in pochissimi giorni. La gioia mista a paura nel sapere che me ne aspettano altrettante e poi ancora, e ancora, dato che man mano la Solzogno sta traducendo e ripubblicando la saga completa.
La serie è abbastanza lunga e in Italia sono stati pubblicati i primi sei titoli:
Ross Poldark – Ross Poldark (2016)
Demelza – Demelza (2017)
Jeremy Poldark – Jeremy Poldark (2017)
Warleggan – Warleggan (2018)
The Black Moon – La Luna Nera (2018)
The Four Swans – I Quattro Cigni (2019)
The Angry Tide
The Stranger from the Sea
The Miller’s Dance
The Loving Cup
The Twisted Sword
Bella Poldark
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Inoltre anche la serie tv ha un discreto successo. Iniziata nel 2015, al momento ha attive quattro stagioni (l’ultima ancora inedita in italiano) che consiglio di gustare in lingua originale per apprezzare ancora di più la bravura di Aidan Turner e Eleanor Tomlinson, rispettivamente nei ruoli di Ross e Demelza. Già tra il 1975 e il 1977, fu realizzata una serie di due stagioni che andò in onda in oltre 40 paesi, divenendo una delle serie televisive britanniche di maggiore successo di tutti i tempi.
Per concludere, non posso che consigliarvi apertamente questo libro. È tutto da gustare. È un’altalena di gioie e dolori, ecco come lo definisco sempre. Una pagina stai piangendo e quella dopo stai esplodendo di felicità, ma è proprio per questo che questa saga è in grado di fare breccia nel cuore.
Cosa ne pensate? Lo avete già letto? Vi è piaciuto? Fatemelo sapere nei commenti e…
… Divoratelo, se non lo avete già fatto! So che lo adorerete!
  VOTO:    
    NOTA SULL’AUTORE Winston Graham (1908-2003) è nato a Manchester e si è trasferito a Perranporth in Cornovaglia all’età di diciassette anni. Noto e prolifico romanziere, famoso soprattutto per la saga Poldark e per il thriller Marnie, portato anche sul grande schermo da Albert Hitchcock. Ross Poldark è il primo dei dodici romanzi della saga, che con 40 edizioni internazionali e milioni di copie vendute, rappresenta un vero e proprio classico tra i romanzi storici. L’edizione della Solzogno del 2016 è la prima traduzione integrale pubblicata in Italia.
Carlotta ~ Il profumo dei Libri
– Recensione – Ross Poldark "Demelza si svegliò all'alba. Sbadigliò e sulle prime non fu consapevole del cambiamento. Poi si rese conto che le travi del soffitto andavano in una direzione diversa.
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ducadibaionette · 7 years
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Questa volta il video non ripropone l’articolo, ma ne costituisce la prima metà e la parte scritta dell’articolo è l’extra per voi lettori del blog!
Bene, passiamo come anticipato nel video a dare un’occhiata alla mia cantina delle birre, che poi sarebbero due pareti (o meglio: poco più di metà altezza di due pareti) del mio garage. Avevo già mostrato la mia cantina delle birre in quest’articolo di dicembre, ma ora la forma è più “definitiva”.
Cominciamo con le birre “comprate“. Dovreste riconoscere diverse birre presenti già a dicembre: alcune perché sono le stesse, tanto le birre spesso maturando migliorano, e altre perché mi piacciono così tanto che dopo averle bevute le ho sostituite e rimesse in prima fila (Birrificio le Fate, per dire, o Aviator o Bevog…). ^_^
I due scaffali, e gli scatoloni in terra, delle birre comprate. Meno i due ripiani più bassi… a parte le due confezioni di Hop Skin, le altre sono mie produzioni.
Altra piccola novità rispetto al vecchio articolo, prima di proseguire: ora le foto sono un pochino più decorose, visto che mi sono portato giù in cantina una lampadina da 1160 lumen a 6400 K, con una lampada da scrivania e una prolunga per illuminare il più vicino possibile le birre… e visto che ho inaugurato la mia Canon 700D, un modello economico di reflex, e per le foto ravvicinate ho impiegato l’obiettivo da 50 mm che prende meglio la luce (apertura massima 1,8 invece di 3,5) rispetto al 18-55 mm di base della macchina.
Ovviamente il 50 mm ingrandisce parecchio… per chi ne sa perfino meno di me: se col 24 mm avresti una figura intera, come la vedi tu dal vivo, a quella stessa distanza col 50 mm hai un primo piano, ok? Per le foto degli interi scaffali infatti ho dovuto rinunciare all’obiettivo carino e ho dovuto regolare l’obiettivo base a 24 mm, altrimenti non venivano nemmeno stando addosso alla parete opposta…
Ok, di norma uno compra la reflex per quattro possibili scenari:
È veramente interessato a imparare a fotografare, o la trova un buon compromesso per fare video di alta qualità per il proprio canale.
È un hipster e la reflex va nel kit base della categoria assieme con la barba bella ordinata, i dischi di vinile e i caffè di pregio nei locali di nicchia.
Fa foto e video porno con le amiche (o con le fatine amiche delle amiche).
Quattro.
La quattro ok, con me si sa che ci sta sempre, ma guardiamo le altre. Escludendo per ora la uno perché non ho tempo al momento di imparare a fotografare, e perché ancora sto proseguendo con la mia handicam Canon a fare i video in una sola registrazione in blocco, per semplificarmi il lavoro… ed escludendo la due perché borgoddio quanto mi stanno sul cazzo gli hipster… e ovviamente escludendo la tre (e ho perfino due treppiedi e la handicam, si potrebbero fare riprese da più angoli e alternare scene POV e scene tradizionali) perché figurati se ho quel briciolo di cervello per fare le cose che andrebbero davvero fatte… … rimane l’opzione duchino: fare le foto alle proprio birre. Cioè, dai? Compro la reflex per fare meglio i video e dopo quattro mesi non solo non sto facendo scatti alle fatine nude, ma la sto usando per fare i ritratti alle birre? Grande.
Passiamo alle foto di scaffali e scatole. ^_^
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Se vi ricordate a inizio dicembre ero fermo a 216 birre provate e schedate. Beh, nel frattempo sono arrivato a 327, e ne mancano di sicuro due o tre bevute al Trex che mi sono dimenticato di schedare. Ormai hanno ampiamente superato i 284 tè schedati e i 251 vini (tra fermi e spumanti). Mi sono dato da fare a studiare, diciamo.
Il ripiano in alto a sinistra ha mantenuto il ruolo passato di “discarica” di birre industriali meno interessanti (Poretti 3, 4, 5, 6 Luppoli), ed eventuali colleghi passabili che non trovano posto altrove (7 Luppoli e 8 Luppoli). In quello in alto a destra ho dovuto mettere una scatola di cartone che contiene 12 lattine di Poretti 9 Luppoli (passabili, decenti), metà Witbier e metà Porter, ma le altre sono birre molto più buone.
Sì, due della Officina della Birra, che andavano in alto, mi sono scappate altrove per mancanza di posto. E le Hofbräu München per rispetto alla loro storia e perché ne ho sempre almeno cinque o sei, d’altronde sono tra le migliori da supermercato a prezzo contenuto, le tengo assieme a quelle più buone (nelle file dietro). Faccio quel che posso, ma non è che ho regole inflessibili nella disposizione…
I due scatoloni subito a destra degli scaffali contenevano all’origine solo Forst Sixtus (27 euro per 24 bottiglie, più spedizione) che come Doppelbock industriale è un vero affare e assieme a grigliate e carni rosse molto saporite è una bomba. Ora la scatola sotto contiene ancora 12 Sixtus, mentre quella sopra (in foto) contiene un mix di birre Forst diverse spostate lì per tenerle tutte assieme. Pure le Barbar Bok mi piacciono molto, si sente davvero tanto il miele e il cioccolato fondente (birre da fatine, direi), e infatti me ne ero comprato una decina (per tentare di attirare le fatine, ovvio).
Il resto non ha bisogno di spiegazioni, direi che si vede… beh, perlomeno si vedono le prime file di ogni ripiano, poi ce ne sono altre tre dietro di altra roba! Abbiate pazienza, volevo vantarmi un po’, mica fare un catalogo fotografico totale.
Passiamo ai miei altri scaffali.
Le mie birre: nove cotte su dieci.
Questi, e quelle altre bottiglie viste prima, sono tutte birre che ho fatto io. Ho già consumato, tra birre regalate/offerte e birre di test (una 33 cl per cotta dopo la carbonazione, e una 33 cl dopo tre mesi), circa 10 o 12 litri. Rimangono comunque quasi 200 litri di birra.
Da ottobre a maggio (ho tirato fino all’ultimo la stagione produttiva) ho realizzato ben 10 cotte di birre, ovvero un po’ più di 210 litri imbottigliati in diverse combinazioni di bottiglie da 75 cl, 50 cl e 33 cl. E sono abbastanza soddisfatto dei risultati, per ora. Anzi, decisamente soddisfatto. Non sono tutte proprio come le volevo, ma quanto basta per quello che ho potuto vedere con le prime cotte giunte a maturazione.
Cosa ho prodotto?
Dry Stout (5,0% alc. 30 IBU)
American Pale Ale (5,6% alc. 40 IBU)
Strong Bitter (5,1% alc. 45 IBU)
Sweet Honey Robust Porter (5,0% alc. 37 IBU)
Doppelbock (7,1% alc. 20 IBU)
Adelaide Pale Ale (5,2% alc. 45 IBU)
Black APA (8,1% alc. 70 IBU)
Export Stout (6,5% alc. 55 IBU)
Double APA (6,1% alc. 70 IBU)
Double APA mono luppolo “El Dorado” (7,9% alc. 75 IBU)
Tutte partendo da Kit, ma sempre con modifiche che sono state anche di natura molto sostanziosa nelle cotte 7, 8 e 9. La 10 invece l’ho realizzata partendo da solo estratto di malto in polvere, bollito in concentrazione, e luppoli in pellet (El Dorado, un luppolo americano) usati sia per l’amaro, molto alto, che per un dry hopping aromatico massiccio.
La Doppelbock è solo ispirata, visto che è in alta fermentazione invece che in bassa… anche se forse anche le prime Doppelbock originali della storia, prima che si diffondesse la fermentazione in bassa, erano in alta, ma ormai è uno stile in bassa e basta. Comunque parleremo in futuro delle mie birre. Anzi, faremo qualcosa più che parlarne… ma dovrete aspettare per vedere. -_^
Una piccola anticipazione: il segreto per farle evolvere al meglio.
Sta con le mie birre da prima della prima cotta, quando ancora c’erano solo bottiglie vuote in attesa…
Nell’insieme sembrano un bel po’ di birre, ma non lo sono. Non lo sono perché mi immagino i veri appassionati con dieci volte questi scaffali, in pratica un intero garage usato interamente solo per le birre, senza l’auto dentro. E non lo sono perché se ne avessi cinque volte di più non mi sembrerebbero troppe.
La birra non è mai troppa.
Bene. Spero che a qualcuno sia interessato il giretto tra le mie birre. Se vi va di fare due chiacchiere sulle birre che vi piacciono o che avete visto qui, usate i commenti.  -_^
Unboxing alla baionetta! Questa volta il video non ripropone l'articolo, ma ne costituisce la prima metà e la parte scritta dell'articolo è l'extra per voi lettori del blog!
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