Tumgik
#in realtà al momento me le sto facendo perché sono triste
sonego · 1 year
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oggi a lavoro ho ammesso di farmi pare mentali à gogo. sono tornato a casa e mi sto facendo ALTRE pare. si parla ora in ufficio de "le famose pare di nico" e mi fa ridere (davvero, non ironicamente) ma in tutta serietà ed onestà devo calmarmi un pochettino con ste pare perché ultimamente mi sto rovinando la serenità da solo un po' troppo spesso
#in realtà al momento me le sto facendo perché sono triste#che SO che sembra non avere senso ma hey il mio cervello ha poco senso#(ne ha un po' di più per me perché vivo con il border da abbastanza da aver capito molti dei sui meccanismi#ma sono malsani e non funzionali quindi so che la maggior parte delle persone rimarrebbe ??? se li provassi a spiegare)#ma in pratica sono triste perché mi manca una persona (che ho visto un'ora fa. ma ok) > penso a quanto fa schifo la vita quando non posso#vederla o parlarle come ero abituato a fare > mi metto a pensare ossessivamente a lei/a quanto è inutile la vita senza di lei (MOOOLTO#dramatic. la vedo tutte le settimane anche se ultimamente di meno) > overanalizzo ogni nostra interazione. comincio a pensare che di sicuro#lei è contenta di non avermi tra le palle così tanto e non vedeva l'ora di liberarsi un po' di me#poi piango e mi torturo per un'ora senza interruzioni e mi viene voglia di cavarmi gli occhi#TUTTO QUESTO sentendomi tutto il tempo in colpa perché questa persona non sta troppo bene fisicamente e io LO SO e sono anche sinceramente#preoccupato e mi dispiace e voglio davvero che si riposi. però non riesco a fermare questi pensieri di merda che#sono veramente egoisti perché il suo mondo non ruota intorno a me e so razionalmente benissimo che non mi direbbe mai che sta male solo per#trovare una scusa per non vedermi o cose del genere e non è neanche che penso questo è solo che mi sento in colpa a pensare che lei è#contenta di non vedermi quando col cazzo che una che sta a casa perché sta male è contenta????? cioè mi sembra proprio di#boh farle proprio un disservice a pensare ste cose anche se tutto viene da un odio per me stesso non dal mio pensare che lei sia una brutta#persona o che#sto rantando come non mai lmao è che sto sinceramente male. cioè mi sento proprio quella stupida sensazione del cuore che mi si stringe#tipo stritolato dalle mani della mia ansia#che immagine poetica lmao ma è proprio così che mi sento cioè una stretta al petto che mi fa sentire così... male#non sono bravo a spiegare come mi sento a parole... è un periodo di merda sinceramente. molto di merda#fisicamente e mentalmente è tutto difficile e mi viene da piangere in continuazione anche se poi non ci riesco quasi mai#e dio santo può il mio cervello lasciarmi stare 2 secondi cioè okay non posso vederla e sono triste ma perché devo turn it all into una#roba catastrofica e come se l'universo mi odiasse e lei mi odiasse e TUTTI mi odiassero. FRA CALMATI#forse è anche perché ho un po' bisogno di stare fuori casa e con amicə ma in realtà non ho molti amici lmao cioè tbh lei è l'unica con cui#esco perché sono triste e solo e mentally ill#e boh sono triste. mi sento solo mi sento stanco mi sento distrutto mi sento ansioso. e ora chiudo e mi sa che cancello sto post presto lol
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soloperoradai · 9 months
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boh
molte volte, come oggi, non riesco a controllare la rabbia e le mie emozioni. Sono stata ieri ad una laurea e mi sono sentita sola e frustrata. una festa in realtà abbastanza tranquilla, non dico triste triste, ma molto tranquilla. per superare la serata ho bevuto.. direi abbastanza. ormai è l'unico modo per zittire i pensieri nella testa. passato l'alcool in realtà sono riuscita ad avere bei momenti con Giulia e marco, anche se a dirla tutta erano un po' pesanti. marco si è lasciato da poco e come sempre ho cercato di stargli vicino, non tanto perché fosse lui e volevo aiutarlo, ma perché in fondo faccio così con tutti perché vorrei che ci fosse chi lo fa per me. credo che così facendo marco si sia fatto delle idee su di me, non so perché io gliel'abbia permesso. probabilmente perché mi piace avere attenzioni per quanto razionalmente lo odio. ora però sento come se avessi rotto qualcosa, credo di farlo sempre. trovo molte persone che vorrebbero avere qualcosa con me, che sia solo sesso o che siano delle relazioni. non mi piace per niente. la cosa spesso mi fa sentire molto sola, non riesco a fidarmi di nessuno perché ho una paura fottuta di essere solo questo per tutti: la finestrella di Ted. quella buona per fare su famiglia, quella che ha le carte buone per essere un buon partner e basta, per non dire solo un bel faccino.
(rileggendo e ammettendo la verità, la paura è quella che prima o poi ricapiti)
credo che questa cosa mi porti a tenere a distanza tutti, a tenere dei rapporti superficiali con chiunque e poi quando la cosa si fa seria scappo. ma non nelle relazioni eh, solo nei rapporti normali con tutti.
beh in realtà saboto anche le mie relazioni, tipo oggi, avevo tutte queste idee in testa ed ero molto frustrata. Moonpie, è così che mi piace pensare a lui, è sempre tanto apprensivo con me, a volte troppo. Stava con me solo per aspettare che finissi di fare le mie cose (che ovviamente non avevo voglia di fare) e mi sentivo così in colpa che lui stesse lì per me senza nessun altro motivo.. poi siamo andati a casa per prepararci per un evento e ho fatto tardi, come sempre in realtà... non so perché ma la testa stava ancora sbattolando per tutte le mie pare e per tutto quello che stavo e che sto sbagliando. Moonpie mi ha detto qualcosa di scocciato per il ritardo e mi sono sentita come toccata sul vivo, come se stesse cercando di comandarmi. Lo so che non è così, ma lo sapevo anche in quel momento credo. Penso che avevo bisogno di sfogare tutta quell'angoscia che mi portavo a mo di zavorra dalla sera prima e me la sono presa con lui. la cosa assurda è che più cercava di farmi ragionare e parlarmi più mi irritava. avevo bisogno di sentirmi dire "no ma va hai ragione te, non è vero che stai sbagliando tutto" e giustamente non avevo nessun motivo per sentirmelo dire, lo sapevo bene... il fatto di saperlo mi faceva sentire ancora più rabbia. ora sento questo meccanismo autodistruttivo che mi sta logorando da dentro.
questa cosa la faccio sempre di tanto in tanto, la farei più spesso ma ho imparato a dire di no alla testa a volte. sento che ogni volte che mi comporto così aumento di qualche metro l'abisso che separa me dalle altre persone, specialmente dalle persone che amo.
e ora vorrei solo andare via, ma non ho una macchina per fare nulla.
ora vorrei solo sparire in un luogo così lontano dove la vergogna non mi può trovare. perché sì mi vergogno tanto di me, mi vergogno tanto di quello che sono per queste cose che in fondo non riesco nemmeno io a capire.
come può una persona amarmi?
non riesco nemmeno per un momento a fidarmi davvero, credo di sapere il motivo di questo sentimento... non voglio nemmeno nominarlo perché è così sbagliato che io debba dare così importanza ad una notte sbagliata. mi sento così piccola rispetto a questo dolore e a questo mondo che credo riuscirò mai davvero a fidarmi di nessuno e a sentirmi sicura al 100%
ieri in macchina prima della festa ho pensato "cazzo ma sono a Bologna, in una macchina piena di persone che in fondo non conosco, sono davvero al sicuro?" credo che sia per questo che ho dovuto bere così tanto.
non voglio ammeterlo a me stessa che ho una ferita dentro per colpa del sampa, poi quando capitano queste cose ci devo fare i conti. odio tutto questo, odio sentirmi così, odio essere impotente, odio la mia rabbia, odio il fatto che potrò solo convivere con questo schifo e che non andrà mai via. odio come una sola notte mi stia portando ad anni sempre più lunghi di sofferenza inutile.
odio che vorrei sentirmi leggera e invece mi sento come un cazzo di problema, come se per piacere agli altri dovessi sempre mostrare la merce migliore che ho e che poi sento non basti mai.
odio che sta sera potevo essere leggera con amici e invece sono qui.
odio che anche se fossi andata, avrei fatto come ieri. a distruggermi per non pensare, a trovare sempre le vie peggiori pur di spegnere il mio cervello che funziona come un veleno.
odio me, odio quella notte, odio le scelte che ho fatto, odio tutto quello che non ho vissuto per colpa mia, odio che non riesco ad avere rapporti profondi con le persone per colpa mia.
sopra ogni cosa, odio non poter fare nulla di concreto.
sto piangendo e non so nemmeno bene perché di preciso, volevo solo parlarne senza andare ad affliggere nessuno... grazie Tumblr
ogni nome è falso tranne uno
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yoursweetberry · 1 year
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Io a volte mi metto a pensare e mi chiedo ma come fai a stare bene e fare finta di niente in una situazione dove hai una relazione falsa (perchè è proprio FALSA E A PRESA PER IL CULO) di 13 anni con una persona che in primis a prescindere da tutto non ci azzecca un cazzo con te, di cui ami un’idea di lei che non esiste e non esisterà mai perchè ti basi solo sulle prese per il culo che ti mostra ogni tanto e ti fanno credere che sia amore, mettendoti i prosciutti sugli occhi su tutto ciò che è invece grave e sbagliato e con la speranza infinita che le cose e gli atteggiamenti cambino. E invece cambia la vita, cambiano le cose intorno ma vi ritrovate sempre nelle stesse situazioni.
Una relazione che per 8 di questi 13 anni ne hai avuta una in contemporanea (si 8 anche se te lo vuoi negare perchè su 10 anni che ti conosco per 8 abbiamo avuto una relazione costante e ne ho le prove anche se tu lo neghi a te stessa e al tuo cervello facendo credere che sia stato solo per qualche mese probabilmente perché alla tua mente fa comodo ricordare così 🙃). Non ti rendi conto che praticamente sei stata piu a lungo “fedele” a me che a lei.
Poi hai delle amicizie che sono succubi pure loro di cosa decide o non decide la tua fidanzata o comunque succubi delle cose che sono influenzate solo e soltanto dalle vostre (tue e di Federica) decisioni e scelte. Inoltre una di loro prova palesemente delle cose per te e si mena su tutto quello che può, perché “meglio poco che niente”. Non può andare oltre perchè il fatto è complicato essendo amica anche della tua fidanzata che anche di tutto ciò è allo scuro, come del fatto che questa tua cara amica abbia anche provato a baciarti una volta e chissà quante altre cose quando state da sole. Ma tu fingi che tutto ciò non esista perchè ammetterlo renderebbe tutto complicato anche per te stessa e per il rapporto che hai anche con lei, così preferisci derealizzare tutto.
Come fingi che non esista niente quando io sono nella tua stessa stanza e devo avere a che fare con tutte voi sapendo tutto di tutte e dover diventare anche io una che finge e si sente male nel farlo perché non le piacciono i rapporti basati sulle cose omesse, sulle cose nascoste e sulla falsità in generale. Che se sta lì è solo per il sentimento che ancora continua a provare per te, e che pensa continuamente invece che l’unica cazzo di cosa VERA , PURA e libera di esprimersi senza giudizi e ansie l’una verso l’altra è stata la vostra relazione di prima, ma è stata buttata nel cesso per continuare a percorrere un rapporto già tossico e sbagliato di per se, ma anche basato su una menzogna continua che ripeti anche a te stessa e che anche lei ripete a se stessa per altri motivi, ad esempio mentendo a se stessa e a te di amarti quando lei ama solo avere il controllo su di te e null’altro e per questo vive una vita di insoddisfazione costante scaricando continuamente colpe su di te e facendo pure battutine a riguardo facendole passare per scherzo, ma chi ama e non vive un disagio in un rapporto certe cose nemmeno per scherzo le direbbe, quell’atteggiamento si chiama semplicemente “manipolazione”.
In più penso a quanto sia triste vederti fare delle cose, ostentare delle cose nei suoi confronti pur di far vedere questo “tuo vero amore” che non sono altro che lo specchio di come ti lasci schiacciare da lei e dalla situazione che in realtà non sai prendere in mano. Così solo perché hai avuto quel rapporto con me, ti senti autorizzata a non comportarti nel modo giusto nei miei confronti per far vedere a lei che non c’è niente e te ne frega un cazzo di me. Così, non mi chiedi come sto, così mantieni le distanze, così ti da disagio se ti siedo vicino, così quando inviti a casa tua tipo stasera dici solo a Giusy “se vuoi venire anche se Carmela non scende vieni” come se io in quel momento non ci fossi in quel gruppo.. ma tanto tu non puoi vero? perchè chissà che penserebbe la tua fidanzata se lo fai tu.. (solo se lo fa lei per prima è accettato, anzi mi vieni pure ad accusare che poi sono io che non apprezzo lei che in quel momento si è comportata “bene” perchè magari quel giorno la teneva dritta, e così ai tuoi occhi la vedi pure ancora di più come la madonna e a me come una stronza ingrata, non come quella che sono: una persona che ti ha dato sempre amore sincero e incondizionato e che continua a rispettarti anche solo a stare in silenzio e tenersi tutto quello che sa dentro. Perchè così funziona nei rapporti malati! Basta un niente per idolatrare e cancellare merda su merda che viene dimostrata per la maggior parte del tempo da chi ti sta accanto e screditare chi invece ti ha amato per davvero).
Non puoi essere libera in niente, eppure ti canti a te stessa di essere quella “cambiata” che mo rispondi a tono e fai quello che vuoi e poi.. in ogni decisione deve esserci il suo permesso, la sua approvazione e vivi con l’ansia che possa farti una discussione, come se non le facesse sempre a prescindere. Non riesci nemmeno fare l’amica normale con me, con me ad esempio deve essere “SOTTINTESO” l’invito a casa tua nel “VIENI” (singolare) di un messaggio audio rivolto a un’altra persona. E poi vorreste far passare per malata mentale a me? quella che “ha i problemi”, sul serio? Ma vi rendete conto tu, la tua fidanzata, le tue amiche ecc ecc (perchè potrei continuare con altri mille esempi mettendo in mezzo pure altre persone) su che cosa si basano VERAMENTE i vostri rapporti? E io dovrei sentirmi bene e normale a starci in mezzo? sono io l’anormale che non sa come funzionano i rapporti ? che non riesce e vive un disagio costante e per questo reagisce nel modo in cui reagisce? sul serio?
IO BOOOOOH non so più che pensare
22:24
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La tristezza
Si sono tutti preoccupati perché quando sono uscita dal seggio, dopo aver votato, ero triste Perché ero triste? La tristezza non era esattamente la mia, apparteneva ad un uomo anziano che dice che non vedrà altre elezioni in Italia, perché é troppo anziano? Forse perché il suo mandato sta per finire? O perché sta per finire la Repubblica?
Anche a questa elezione non ho votato per nessuno, perché nessuno di questi partiti mi rappresenta, e come potrebbero? Tutti i partiti rappresentano una realtà dentro la quale siamo immersi e dalla quale non sappiamo liberarci, ma  io sono riuscita a trovare piccole soluzioni che mi liberano, anche se poco alla volta e mai definitivamente La chiamano “evoluzione dell’essere umano”, mentre le istituzioni che regolano la nostra vita sociale, economica e politica le chiamano “ancien régime” e fanno parte di questo antiquariato : le guerre tra nazioni, le pandemie, le Mafie, l’incapacità dei popoli a governare il proprio territorio e la propria nazione, le classi sociali tagliate con il righello come i confini delle nazioni
Tra una decina di giorni compirò 53 anni ma ne dimostro 30, ho avuto tutti gli acciacchi che ha avuto il resto dell’umanità e ne sono uscita viva senza usare farmaci né rivolgermi ad un medico Non sono laureata, ma sono riuscita ad istruirmi lo stesso e l’ancien régime non è riuscito a limitare la mia intelligenza né le mie capacità sensoriali Sto facendo degli studi sulle malattie fisiche e psichiche degli esseri umani e non sono l’unica a farli e stiamo scoprendo molte cose interessanti che dovrebbero cambiare la nostra maniera di vivere Nessun partito quindi può rappresentarmi, forse rappresenta voi, molti di voi, ma non me La mia tristezza é quindi dovuta a questo? Sono troppo cosciente per sapere che quella tristezza non era la mia, non riguardava l’evoluzione umana ma qualcos’ altro, ma cosa?
Tutti hanno perso di vista che finita una emergenza ne é arrivata subito un’altra: l’emergenza guerra in Ucraina E il meccanismo di misure d’emergenza sarà uguale: si formerà una sorta di cabina di regia che detterà ordini sulla sicurezza e somiglierà molto ad un golpe armato Stiamo per entrare in guerra, cari italiani, ci trascineranno in una guerra la quale potrebbe, questa volta sul serio, finire con l’atomica, cosa che pretendevano di fare già dopo l’11 Settembre 2001
Voi mi direte: ma perché, che senso ha, cosa vogliono da noi, sono alieni invasori? No, non sono alieni invasori, sono degli alienati invasivi, probabilmente non hanno una vita loro da vivere e rompono le scatole al resto dell’umanità Dicono che si sentono minacciati, ma per quale motivo e da chi?! Non l’ho ancora capito, ma un indizio potrebbe essere che la Russia comunista si è offesa dichiarando addirittura immorale la sua esclusione dai funerali della regina Elisabetta II, come se avessero escluso dei parenti...
L’ancien régime si sente minacciato e come sempre risponde con tutto quel che possiede di distruttivo, il problema é che é diventato troppo distruttivo e la Terra potrebbe a sua volta rispondere con cataclismi inimmaginabili che però colpirebbero tutti in maniera equa e democratica, cioé non rimarrebbe nessun luogo in cui potersi rifugiare e farla franca
Ora, quel che io mi chiedo é: per quale motivo dobbiamo andare incontro a tutto questo? Dov’è questa necessità di dichiarare guerre e sparare e uccidere e innescare cataclismi che non lasceranno nessuna possibilità di sopravvivenza? Ditemi voi se si può rispondere ad una minaccia di morte immaginaria con una guerra che scatenerebbe cataclismi tali da ammazzarci tutti sul serio
Non abbiamo ancora informazioni nel dettaglio di cosa hanno intenzione di fare quindi navighiamo ancora un po’ sul vago, quel che al momento posso dirvi é questo e anche un’altra informazione staccata da questa e che riguarda l’11 settembre 2001: sembra che sia stata la morte di Carlo Giuliani a scatenare l’attacco alle Twin Towers, attentato che avevano già programmato da tempo ma sembra che la morte di questo ragazzo (figlio di chi?!) abbia segnato l’inizio delle grandi manovre, 54 giorni prima dell’11 settembre...
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10aprile2020 · 3 years
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un anno
potrebbe essere molto banale, ma ho comunque deciso di scriverti una lettera. in quanto tale avrei tanto voluto spedirtela, ma sarebbe stato imbarazzante e probabilmente mi sarei sotterrato ventimila metri sottoterra. 
faccio una premessa, userò la punteggiatura affinché non si finisca per confondere concetti, ma le maiuscole non le posso vedere quindi ce le scordiamo....<3 e mi scuso anche per eventuali errori, ma ho preferito scrivere questa lettera all’ultimo secondo per poter sfruttare un flusso di emozioni abbastanza intenso che mi aiutasse a scrivere nella maniera più naturale possibile
                        ————- ♡ ————-
caro lili,
è passato un anno. non pensavo che le mie mani avrebbero tremato così tanto scrivendolo, ma mi fa fin troppo effetto e non sono capace di contenermi. chissà cosa stavamo facendo, un anno fa...probabilmente stavamo pensando ad una stupidaggine qualsiasi, mentre adesso siamo entrambi super emozionati e ansiosi in attesa della mezzanotte. io, in realtà, molto probabilmente, stavo solo pensando a come e soprattutto quando chiederti di diventare il mio ragazzo. non che avessi dubbi riguardo la data, intendiamoci, il dieci rimarrà sempre il numero prediletto, ma l’orario è sempre infinitamente importante e volevo avere tutto sotto controllo, dopotutto sai bene che mi piace organizzare le cose in anticipo. avrò pensato “che idea stupida chiederglielo alle 04:20, è così poco romantico e imbecille” eppure l’ho fatto comunque, chissà perché. diciamo che in quel periodo di cavolate ne ho fatte a bizzeffe, ma l’idea di scegliere quell’orario per poi renderlo così iconico e dedicabile ogni notte non so proprio da dove mi sia uscita.
al me di un anno fa non so cosa direi, ma probabilmente qualcosa sulle linee di “non stai sbagliando nulla, non preoccuparti”, in quel periodo non facevo che ripetermi che qualunque mia scelta fosse assolutamente da bandire, che qualunque mia decisione sarebbe stata catastrofica per me stesso e per chiunque avessi attorno in quella circostanza. se potessi parlare con il me di un anno fa, gli direi “andrà tutto bene”.
se invece potessi in qualche modo interagire con il te di un anno fa, beh, non penso avrei chissà quante parole da spiccicare. inizierei a piangere come un povero pazzo disperato e ti abbraccerei, forse ti direi che sarai felice. 
è così complicato mettere per iscritto tutte le sensazioni che stavo provando in quel periodo. ero giù di morale per mille motivi diversi, ma la cosa che più mi spezzava il cuore era pensare a te, pensare a come stessi soffrendo a causa mia e delle mie scelte. so che in questo momento mi diresti “non è colpa tua” o qualcosa tipo “sei una brava persona, non l’hai mai fatto per farmi stare male” tuttavia è complicato vedere le cose in questo modo se, in fin dei conti, se stavi male era davvero a causa di mie scelte prese un po’ troppo superficialmente. certo, non avrei mai fatto nulla per farti stare male di proposito, mai me lo sarei sognato e mai lo farei adesso, sai di essere sempre stato un punto di riferimento per me. 
“ciò che rimane è la realtà più triste di tutte: abbiamo sofferto tanto così tanto quando una mia misera scelta avrebbe potuto renderci le persone più felici del mondo istantaneamente.” per tantissimo tempo mi sono ripetuto una frase del genere, quasi a macchinetta, quasi mi stessi dannando per non aver deciso prima di chiederti di stare con me. è stata una realizzazione molto recente, ma sono molto contento di esserci arrivato: probabilmente il destino ha voluto così. forse, se ti avessi chiesto di essere il mio ragazzo prima di quel momento ora non saremmo qui, magari sarebbe subentrata qualche situazione che ci avrebbe fatto cambiare idea o che ce lo avrebbe impedito. se non fossi stato con haruki forse non ci saremmo nemmeno conosciuti, perché avrei chiuso prima del 24 dicembre. è vero, siamo stati circondati da situazioni e persone negative per molti mesi, ma non possiamo negare siano spesso risultate abbastanza d’aiuto. se oggi facciamo un anno, amore mio, dobbiamo in parte ringraziare anche queste piccolezze. 
ringraziamo tutta la nostra sofferenza, ma non dimentichiamoci mai di ringraziare noi stessi e tutti gli sforzi che facciamo quotidianamente.
lo so, dicono che una relazione è una grande responsabilità e che prima di iniziarne una ci si debba rendere conto del fatto che comporterà molti sforzi e sacrifici. eppure...con te tutto ciò quasi non esiste. non è mai stato un peso, non mi sono mai sforzato di fare nulla, non ho mai pensato di non volerti rispondere o che sarebbe stata una rottura parlarti, mai. è la cosa più naturale del mondo, è tutto così spontaneo e insito in me stesso che spesso fatico a crederci. mi sveglio la mattina e la prima cosa che faccio è darti il buongiorno, quasi fosse un riflesso vitale parte della mia routine, come se dopo aver aperto gli occhi non ci fosse la fase di stiracchiamento ma direttamente quella di afferrare il telefono per scriverti. è sempre stato solo un piacere passare il tempo con te e parlarti, e sai bene quanto io ami infinitamente il modo in cui ti esprimi, sia in ambito serio sia in situazioni un po’ più buffe; il modo impacciato in cui parli quando sei imbarazzato o vuoi dirmi qualcosa di romantico, i toni più seri quando si discute di un argomento importante, o quelli confortanti quando sto male e sai benissimo come comportarti o cosa dirmi per farmi stare immediatamente meglio. non c’è una singola cosa che cambierei di te, perché qualunque cosa ti riguardi fa appunto parte di te e ti rende perfetto ai miei occhi, lo sai.
parlando di sfori, direi che c’è un ultimo argomento che vorrei trattare, dato che siamo in tema e voglio rassicurarti, come buon augurio per il prossimo anno insieme: i mesiversari. mi dici sempre che ho grandi idee e che ad ogni mesiversario tiro fuori il meglio di me, che qualsiasi cosa io faccia è bellissima e che sono l’uomo perfetto, ma come mai questo ragionamento non si applica anche a te? dici che tu non ci riesci mai nonostante gli sforzi, che ti senti molto lento e in difetto. eppure, sai, quello in difetto mi sono sempre sentito io. tu sei così spontaneamente bravo ad amarmi che spesso mi fermo a pensare a come poter raggiungere il tuo livello; usi certe parole, certe frasi, certi mezzi che risultano sempre e comunque efficaci, qualsiasi cosa tu dica è sempre perfetta. per quanto io mi impegni a dimostrarti il mio affetto tu sei sempre mille volte più avanti, mi basta guardarti un attimo per sentirmi la persona più fortunata e amata del mondo. sei così bravo a convogliare tutti i tuoi sentimenti, sei nato per amarmi incondizionatamente, e tra tutti hai scelto proprio me, hai scelto me proprio quando più che mai sentivo non avrei mai potuto provare emozioni così genuine. 
se io sono la persona migliore del mondo, come tu dici, è solo grazie a te. io sono me stesso grazie a te, se vuoi ringraziare qualcuno ringrazia te stesso, elia. perché sei la cosa più bella che mi potesse capitare. 
e posso già immaginarmi la tua risposta a questo discorso, già mi immagino te che scuoti la testa e dici “no, tu sei perfetto, io faccio un po’ pena e sono noioso e non so nemmeno fare nulla”, come se dicendomelo credessi davvero che potrei mai crederci. sono le cose che penso anch’io di me, più spesso di quanto tu possa immaginare. quindi, ancora una volta, credo dovremmo metterci l’uno nei panni dell’altro, perché se tu ti vedessi con i miei occhi ti esploderebbe il cuore, probabilmente; così come accadrebbe a me, ne sono sicuro. ciò che fai ha sempre una forte valenza per me, non importa quanto tu creda sia inutile. mettiti nei miei panni, per favore, perché sentiresti esattamente ciò che senti quando pensi a me.
se io ho fatto tutte queste cose per l’anniversario è perché mi piace creare e mi piace tanto farlo per te, soprattutto per te. spesso ho delle idee carine e svilupparle con l’idea che poi finiranno tra le tue mani mi fa rabbrividire dalla gioia. non voglio che questo possa diventare in qualche modo disagiante per te, che tu possa sentirti in difetto in qualche modo perché io creo così tanto. ho creato tanti video e storie perché ti amo, lili, perché mi piace lavorare tanto per te. sono un po’ la tua puttana sotto questo punto di vista, come ti fa sentire la cosa?
e, sai, per un sacco di tempo ho anche creduto di dover dimostrare qualcosa a qualcuno e di dover sbandierare ai quattro venti il nostro amore, ma è solo ora che capisco quanto intimo e personale sia e debba rimanere. dicono che l’amore va dimostrato sempre, ogni giorno, che non vi è bisogno dell’attesa di un giorno speciale per commemorarlo, che san valentino o gli anniversari non possono essere gli unici eventi in cui ci si dimostra innamorati...e questo, per noi, non potrebbe mai valere. siamo così innamorati che quasi inconsapevolmente ci facciamo del bene sempre e comunque, e non importa il giorno, non importa quanto casuale esso possa essere, qualcosa di romantico potrebbe sempre accadere e noi non perderemmo occasione di riempirci di belle parole e di effetto. è per questo motivo che, storie a parte, preferisco che tutto ciò che ho creato sia solo tu a vederlo. voglio rimanga una cosa intima, personale. è il nostro anniversario. 
noi siamo capaci solo di questo, lili, di amarmi fino alle lacrime e di piangere per quanto bene ci sentiamo, perché siamo due innamorati disperati e non riusciamo a vivere distanti nemmeno per un giorno.
felici trecentosessantacinque giorni passati insieme, amore mio. <3
                        ————- ♡ ————-
queste sono delle ranocchiette che mangiano una cheesecake alle fragole ♡ ♡ ♡ spero ti piacciano tanto quanto il resto delle cose che ho fatto
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aleessisss · 3 years
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E quindi il tempo è passato, e quella notte è ormai un ricordo lontano. Domani è settembre e solo io so cosa significa. Per una volta avevo sperato che non fosse così negativo, che mi sarei portata dietro sensazioni belle e positive, che lo avrei affrontato con il sorriso questo maledetto mese e invece eccomi qui. Domani è settembre e tu non ci sei. Non darò la colpa a nessuno, forse alle circostanze e alla vita che come al solito aspetta il nono mese dell’anno per farmi aprire gli occhi e riportarmi con i piedi per terra. Settembre è realizzare che la vita è altro, è lontana da quelle notti passate insieme, senza regole, solo io te e qualche canzone che spero riascolterai pensando a me. Settembre mi taglia le ali e mi mostra le cose con più lucidità, la stessa lucidità che ho scelto consapevolmente di mettere da parte per godermi al massimo queste settimane insieme a te. È stato fantastico ma settembre è arrivato e nonostante sia dura e vorrei schiacciare un pulsante per tornare indietro, quello che ci resta da fare è prenderne atto e voltare pagina. Non è quello che voglio ma è quello che bisogna fare. Perché infondo infondo lo sapevamo entrambi che quell’abbraccio era l’ultimo così come quel bacio che ho fatto durare qualche secondo per averlo impresso, nella mia memoria. E lo sapevo, mentre ti vedevo andare via, che non ti avrei rivisto, ma è sempre più facile nascondere la verità per qualche attimo in più di pace. Vorrei dirti che non è facile, lasciare andare. Vorrei prendere un treno e raggiungerti ora, ma poi cosa avrei risolto? Assolutamente nulla. Sarei forse ancora più confusa e dividermi da te sarebbe ancora più difficile. Quindi ecco, questa è la nostra fine, per ora. Nessuno dei due sta più scrivendo all’altro e in pochi giorni svanirà tutto, come se non ci fosse stato niente. Forse lo sapevo già dall’inizio. Ma l’ho fatto lo stesso. Magari per un assoluto caso del destino mi sarei ricreduta, scegliendo questa volta di non lasciare andare e di combattere, ma ora so che non è il momento giusto per farlo. Ti lascio andare a malincuore, ho provato tanto, ma non gli so dare un nome. Questo non significa che non sia stato importante, però. Ci rincontreremo un giorno, forse sarà tutto finito per entrambi, avremo qualcun altro in mente e ci saluteremo come due vecchi amici che hanno condiviso tanto. Forse avremo ancora in testa i nostri nomi, e sarà come una pugnalata rivederci, ma avremo la forza di non lasciarci andare, non per una seconda volta. Forse tu sarai un po’ più sicuro, avrai la testa libera dalle tue vecchie storie e il tempo avrà curato le tue ferite preparandoti a qualcosa di nuovo. Forse io sarò più decisa, saprò quello che voglio, sarò meno spaventata di iniziare qualcosa di importante, con te, e avrò imparato a fidarmi delle persone. Forse invece non ci incontreremo più. Mi fa strano pensare che sia finita così, infondo tre giorni fa eri tutto quello a cui pensavo e ora se ti penso sto male.
Mi chiedo spesso se ci hai mai davvero capito qualcosa di me, se guardandomi negli occhi sei riuscito a vedere qualcosa di più profondo oltre al colore. Occhi tristi e malinconici, mi dicono spesso di averli così e ad oggi penso che un motivo ci sia; se hai provato ad andare oltre quel verde avrai capito che provo a nasconderli perché non mentono, quelli. Perché se mi avessi guardato negli occhi avresti capito che facevo fatica a guardarti, perché già sapevo che ti avrei perso, lo sapevo dal primo istante. E il mio difetto più grande è posticipare le decisioni importanti, prendere tempo, rimandare, come se un bel giorno svegliandomi sentissi dentro di me che sì, quel dannato momento di mettere un punto è arrivato. Ma la vita ti fotte, quel momento non arriva mai, e senza una grande dose di sofferenza, frustrazione e dolore niente ti viene servito gratis. Mi hanno insegnato che nella vita non è come mai come pensi ma è come senti. E io con te ho sentito tanto, per la mia prima volta. E ci ho sperato che un bel giorno un segno del destino mi avvertisse dicendomi di tenere duro che tutto si sarebbe sistemato e che tu eri quella persona, ma la verità è che la mia mente mi ha sempre avvertito che non eri tu quella persona per me e che io, al tempo stesso non lo ero, per te. Intendo dire quella persona che magicamente con la sua sola presenza sembra sistemare ogni tuo problema, rallegrarti la vita e disegnarti davanti agli occhi una prospettiva nettamente migliore di come era prima. Io avrei incasinato tutto nella tua vita e tu mi avresti distrutto, a lungo andare sarebbe rimasto solo odio e tanti rimorsi.
E ci ho provato, credimi, a farla funzionare, ma non puoi forzare qualcosa che non è destinato ad essere. O meglio, potresti, ma poi dovresti accettare tutto il male che ne deriva e dovresti accettarlo a testa bassa. E non voglio questo per me e nemmeno per te. Quindi domani è settembre ed è arrivato per noi il momento di chiudere questo piccolo capitolo e andare avanti. E mentre farò finta di niente ogni tanto mi verrai in mente tu, i tuoi modi un po’ strani che mi infastidivano, il tuo sorriso che faceva ridere anche me anche quando cercavo di rimanere seria e i tuoi occhi e il modo in cui mi guardavano. Ripenserò alle ore passate al porto per parlarti anche solo 5 minuti; mentre ti guardavo non sapevo minimamente cosa stavo facendo, se fosse giusto o sbagliato, se avrei rimpianto quei momenti, un giorno. Penso troppo, questo me lo dico da sola, e tu me lo hai chiesto un’infinità di volte ‘a cosa stai pensando’ e non te l’ho mai saputo dire; pensavo a tante, troppe cose, e non avrei saputo dirtele, non ce l’avrei fatta senza piangere. Pensavo che i giorni volavano e il momento di salutarti si avvicinava troppo velocemente. Pensavo al primo incontro, a come mi sentivo quando ti abbracciavo, al tiramisù di tua nonna, alla luna piena quella notte, a quella maledetta canzone che ormai associo a te, a quella volta in macchina e a noi due a cantare alle 4 e mezza di mattina, te stanco morto e io in lacrime perché lo sapevo che finiva e non sapevo come dirtelo a parole. Non dimenticherò niente, ma non potrò dirtelo. Quindi ti saluto qui, accetto il fatto che tu possa odiarmi perché come si fa a non odiare chi promette e poi scompare, ma capirai con il tempo che ho fatto bene, che forzare le cose quando non è il loro momento fa stare male il doppio e che se tornassi ora sarebbe impossibile allontanarci, e ci condannerei a tanta sofferenza. Non voglio questo, non lo voglio per me ma sopratutto per te. Perché in questo momento della mia vita sono una bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento e sono molto più complicata di quello che hai potuto intravedere. E non voglio che tu ti senta in dovere di aiutarmi, e non voglio trascinarti a fondo, insieme a me. Spero dimenticherai la promessa che ci siamo fatti, perché ripensandoci a mente lucida non vorrei che un bel giorno ripiombassi nella mia vita per avvisarmi che sei andato a letto con una ragazza, perché sarebbe come una pugnalata al petto e poi ci cadrei di nuovo, in questo circolo vizioso. Tanto lo so che probabilmente è già successo, ma mi piace pensare che non è così e per quanto egoista possa sembrare, a volte è meglio vivere nell’ignoranza per un briciolo di serenità piuttosto che soffrire inutilmente conoscendo la realtà dei fatti. Una bugia a fin di bene potrei chiamarla, per il mio bene.
Quindi ciao C ti porterò dentro di me, so che non sei come dicono, sei tanto altro. È stato un caso con te, è successo. E no, non credo che le cose succedano per caso quindi non me la prenderò con il destino o con qualsiasi cosa che governa l’universo per averti incontrato, perché evidentemente doveva andare così e il motivo lo capirò crescendo un giorno quando sarò più grande e matura. Perché per quanto io possa sforzarmi i 19 anni che ho si sentirebbero troppo e forse cerco la leggerezza di una storia che che tu hai già vissuto con qualcun altro, e questo mi fa stare male. E mi fa stare tanto male pensare che in questo momento tu hai ancora in mente lei, e te ne renderai conto con il tempo; che ogni nostro piccolo traguardo, per me nuovo e importante, sarebbe per te solamente una replica di qualcosa che hai avuto con una ragazza che non sono io; che passeresti il tuo tempo a fare paragoni e alla fine vorrai tornare da lei. Quando incontri qualcuno succede e basta, non lo scegli, ma puoi scegliere come finirla e io scelgo di farti stare bene, senza di me, la mia assoluta instabilità e freddezza. All’inizio è difficile ma come tante cose nella vita la parte complicata è iniziare, poi tutto tornerà al suo posto e sarà solo un ricordo, triste forse, ma almeno non doloroso. Settembre arriva e si porta via tutto, per prime le parole. Cercherò di ricordare quale fosse il soprannome che mi avevi dato, ci sto pensando da giorni ma niente, l’ho rimosso, però era molto carino e mi faceva sorridere. Come tutte le parole che ci siamo detti è svanito. Perché per quanto possa sembrare una frase fatta alla fine rimangono i gesti e abbiamo scelto entrambi di mollare la presa. Questi erano i miei motivi. Ci incontreremo quando saremo più pronti, meno arrabbiati, un po’ più soli. E oggi è settembre, mi faccio forza da sola, non sarà facile, ma sarà come deve essere. Non dimenticarmi e prenditi cura di te.
La tua ‘piccolina’
AxA
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sour-reality · 3 years
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È un periodo che tutto mi sembra uguale.
Camminare su una linea retta come fossi una trapezista non é sicuramente mai stato il mio forte.
Abituata a vagare tra pianure e montagne, discese e salite, ora su questi binari tutto sembra scivolarmi addosso,come le dita sulla pelle alle 5 del mattino,
quando il fresco inizia a pervadere la stanza come un odore pungente,
corpo e  mente iniziano così a prendere coscienza accarezzati  dai primi raggi.
Ed é ,allora, che inizi ad avvertire i primi movimenti sotto il tessuto caldo e poi una mano ti sfiora dolcemente , prima le spalle poi il ventre...
...da lì a poco le sue labbra umide si scontrano con il tuo sistema nervoso generando un involontaria contrazione che fa vibrare i pori...
Brividi.
Ma quello che sento ora é una sensazione  diversa
La pelle trema perché la vita ha cambiato stato diventando liquida,scivola  come lava ardente che però non brucia.
Dov'é finito il dolore mi chiedo?
La paura..la felicità..
tutto quello che riempe..
Ogni cosa che può rendere terracotta un vaso pieno di fiori di campo.
Cio che ti tiene legato e non ti fa volare via.
Perché a quel punto,le linee rette non saranno più soggetto del tuo lamento ..il suolo diventerà un ricordo e il tuo vagare un lento suono d' oblio.
Cos'è  quest'impulso poi?
Una scossa alla testa,come se in un secondo tutta la stanza fosse sottosopra e poi tornasse normale,come se ti fossi lanciata da un precipizio e accusassi quel vuoto d' aria creato dalla gravità,come se per un secondo tutto si sgretolasse fino a ridursi in frammenti volatili di cenere.
Così ti accorgi di non aver tempo e ti riduci al ricordo di quel bambino sul lago d'autunno,quando ancora nei colori si riflettevano le anime, che cercavi ingenuo di intrappolare l'acqua nelle mani,così facendo stringevi un palmo contro l' altro, poi intrecciavi le dita creando una cunetta,immergevi le mani nell'acqua fredda,aspettavi salire le bolle e poi tiravi su le braccia cercando di trattenere l'acqua con le dita ancora intorpidite dallo sbalzo termico.
Esattamente come io cerco di trattenere la vita,che irreparabilmente continua a proseguire il suo percorso,scivolando imperterrita nel suo continuo moto.
Non so sinceramente come mi sento, so che mi sento, che esisto, ma non riesco a capire cosa provo, come se una specie di sacchetto momentaneo mi isolasse dal mondo non facendo uscire ed entrare i vari stimoli.
Cosi rimango chiusa in questo spazio ristretto  racchiuso dalla plastica, e come cala il sole l'aria finisce e mi sento soffocare.
Poi gli occhi si chiudono e si riaprono ed ecco di nuovo il fresco pungente, stuzzicare la pelle umida e sporca di trucco che contorna gli occhi.
Mi giro, tu ancora dormi...
Forse in quel momento qualcosa provo, il tuo viso mi fa sorridere, sarà un riflesso spontaneo ma è già qualcosa no?
Hai gli occhi socchiusi e un ghigno di pace sulle labbra.
I miei polpastrelli si muovono lentamente dal basso della maglia fino ad arrivare al colletto,  poi una dolce carezza ti sfiora il viso.
Tu hai il sonno profondo dovrei ricordarmelo...eppure ogni giorno mi illudo di svegliarti con il mio profumo.
Arriva un momento i cui tutto tace e anche il silenzio diventa parte di te diventando rumore assordante, simile al suono che produce la vecchia tv senza segnale...Infiniti puntini che vanno e vengono su frequenze libere , nascendo e morendo su uno schermo in meno di trenta secondi.
Chissà se la loro vita seppur ristretta rispetto alla nostra appare ai loro occhi come lunga,lenta e straziante.
Sarebbe bello poter parlare con loro e conoscendomi pure la vecchia frequenza analogica di Raiuno si stancherebbe del mio imperterrito lamento di morte.
Magari é questione di punti di vista(letteralmente)...
Forse il cosmo é abitato da esseri che vivono più di mille anni,e loro cosa dovrebbero dire?
Pensare alla sofferenza di qualcun altro, a volte, può essere utile.
Soprattutto se la sofferenza e più grande della tua.
Accontentarsi del meno peggio insomma.
Un po' come l'attuale politica italiana
Ai vertici viene chiamato il ratto più in forma,quello che tra gli incapaci potrebbe essere più adatto a fare qualcosa e  deposto lui chiamano gli altri, inizio a pensare che forse i cittadini non vogliano un rappresente.
Il fatto è che io non sono triste, io non posso paragonarmi a nessuno perché mi sento così distante dal mondo che di me non rimane solo che una presenza.
Vorrei dirti che sono felice perché non mi manca niente per esserlo, ma la verità é che non sento nulla e che le emozioni mi mancano così tanto che ne ho inventate di mie.
Mi sembra di recitare costantemente.
Osservare e replicare.
Tutto ciò che mostro non arriva da dentro é solo specchio dell'esterno ,come se la  mia mente si fosse abituata a replicare le azioni degli altri individui che però in questo caso mi sembrano involontarie.
Credo di aver perso il contatto.
Ieri camminavo tra la gente, sentivo i loro occhi trapassarmi il corpo e il loro peso schiacchiarmi contro l'asfalto.
Mi sento privata di quella sicurezza che ti fa tenere la testa alta e camminare diritta
Perche il confronto mi fa sentire microscopica..impotente.
Impotenza appresa.
Ricordo di possedere un libro che trattava di questo, erano forse nozioni di psicologia ma durante un pomeriggio estivo ,proprio li dentro mi incuriosiì un esperimento condotto da Martin Selignam negli anni 70.
L'esperimento consisteva nel testare  il comportamento di alcuni cani chiusi all'interno di una gabbia e sottoposti scariche elettriche dopo l'emissione di un suono.
Un gruppo puòlteva bloccare le scosse attraverso una leva, l'altro no.
Durante la seconda fase le bestie venivano nuovamente chiuse in una gabbia ,questa volta però divisa da una barriera.
Conclusione?
I cani che potevano fermare le scosse impararono facilmente il meccanismo scavalcando la barriera nel 2 stadio, invece gli altri avvertendo la casualità delle scosse capiscono di non avere  controllo, rimanendo di conseguenza nell'area elettrificata.
La ricerca venne poi estesa allo studio del comportamento  umano dando stessi risultati.
Ed é così che si sviluppa il senso di impotenza appresa ..quando la psiche comprende di non poter cambiare le cose tutto diventa un paradosso.
Sto bene.
Io mento.
Paradosso di Epimenide.
L'espressione in questo caso falsa, é in realtà verità perché effettivamente io sto mentendo.
O ancora
Se per riparare una nave sostituisco i suoi componenti in legno, la nave rimane la stessa?
Plutarco parlò  della nave con la quale si fece ritorno da creta, come qualcosa che alcuni vedevano mutare negli anni.
Aveva più di trenta remi e veniva costantemente riparata per mantenere la sua efficienza pur mantenendo il suo aspetto iniziale.
E cosi si accese il fuoco.
Se per riparare una nave sostituisco i suoi componenti in legno, la nave rimane la stessa?
Questione di identità
La Modifica della sostanza senza variazioni della forma é sempre la stessa sostanza?
La stessa entità?
Noi quando nasciamo e siamo piccoli,
spogli,
Umidi,
con gli occhi socchiusi;
Noi in braccio ai nonni nelle foto di famiglia con numeri accesi sulle torte;
noi con grembiuli e colletti davanti alla porta con lo zainetto pronti per il primo giorno di scuola;
E sempre noi fuori con l'alloro in testa.
Per poi esplodere,
raggiungere il vertice e discendere lentamente,
Come foglie.
Fino al ritirarsi della pelle ,
Allo scomparire dei sensi,
Alla degenerazione di cellule tessuti e organi.
Un lento sospiro d'autunno.
E poi ecco,
L' Inverno.
Vuoi dirmi che per tutto questo tempo io come essenza partecipo al moto continuo senza farne parte?
che ho il mal di mare ma non volteggio, perché rimango sempre ferma e inerme.
Che ciò che sono stata è la copia di ciò che sono ora e niente può toccare la radice.
E invece io ti dico che ogni secondo mi sento cambiare, perché tutto ciò che ha inizio possiede fine e questo é ciò che ci caratterizza.
Nascere e morire costantemente
Come i puntini della scatola animata
Come le stelle che aprono gli occhi soffocate dal gas e dalle polveri (nebulose)
Fino a raggiungere 10 milioni di gradi centigradi e diventare colei che per un sacco di tempo sarà padrona della notte e dei silenzi.
Studiata,osservata,amata,odiata e fraintesa.
Disperdendo idrogeno si espande, si libera degli strati esterni,e raffreddandosi collassa.
Ma io mi sento più come quelle stelle con massa superiore otto volte a quella del sole
Che finiscono la loro esistenza in modo al quanto improvviso.
Tentano così di mantenersi vive bruciando altri carburanti dopodiché...esplodono.
La cosa curiosa é che prima di spegnersi la loro luce diventa superiore a tutte le altre e poi si oscura rapidamente.
Come a voler lasciare l'ultimo ricordo di sé prima di fare spazio a un vuoto chiamato buco nero.
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nineteeneighty4 · 2 years
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8:00 am, Real life. Sono nel letto, continuo a fissare il vuoto. Ho difficoltà ad alzarmi perché il sogno di stanotte mi dà da pensare. Ho rivisto G e non mi è piaciuto. Stranamente siamo passati dal giorno alla notte, non c'è stato nessun bosco bei paraggi, né gli è venuto in mente di improvvisare un viaggio on the road dei suoi soliti.
10:00 am -Dream. Siamo ancora insieme, in una stanza dalle pareti scrostate, seduti uno accanto all'altro e con noi c'è mezzo liceo accalcato sull'uscio a bloccare l'accesso così come avviene durante una lezione universitaria quando i posti a sedere sono terminati e si è costretti a stare in piedi. Un professore si dirige verso il vecchio televisore posto al centro dell'ambiente ed inserisce una VHS nel lettore, invitandoci ad osservare attentamente. So di essere in un sogno, ma non ne intuisco il senso. G mi prende per mano, avvicinandosi con la sedia facendomi passare un braccio intorno al collo.  involontariamente, nel farlo ,la sua mano sfiora la mia guancia  ed è così fredda che per un attimo ho l'istinto di volerla inserire nella tasca della felpa. Mi allontano e con una scusa banale facendomi spazio tra la folla-ipnotizzata e inconsapevole delle mie preoccupazioni -, scappo fuori perchè ho bisogno di affacciarmi ad una finestra qualsiasi. Passando per un corridoio a gran velocità incontro una ragazza che sta camminando in direzione opposta. Ha dei lunghissimi capelli scuri ma uno sguardo poco attento ,come tutti. Neanche il tempo di pensarlo ed è già sparita dietro l'angolo. Da sola, tra mormorii incomprensibili ,ripenso al mio rapporto con G. Gli devo delle spiegazioni e decido di porre fine a tutto perché non me la sento di continuare facendo come se nulla fosse. Rivoglio la mia libertà, le mie abitudini. Non ho stimoli, sono tentata di fuggire via ogni volta che dice «tu non sei così, ti conosco» Chi può conoscermi se non io ?. Trovo davvero assurda questa tendenza a voler giustificare per forza pur di non ascoltare la verità. «K ma che ti è preso? Ti stavo cercando. È successo qualcosa ?». Finalmente posso parlare perché mi è stata posta una domanda sensata. Vado dritta al punto guardandolo negli occhi ma non c'è spazio per la comprensione, me ne accorgo da come mi afferra la manica « Ne riparliamo domani. Lo so che stai attraversando un momento difficile, andiamo dai.» io però insisto. Voglio che capisca perfettamente quel che sto dicendo «No G,non c'è nessun domani.Sei tu il problema. Ci ho provato e non riesco, sul serio. Ci divide un mondo. Un’altra sarebbe contenta al mio posto ma... . Non so che c’ho in testa.  Non mi interessa avere il ragazzo perfetto .Tu hai paura a sapermi diversa, ti spaventi.Io so che la vita non è un film ma ne sono innamorata e voglio farne un capolavoro. Non ho bisogno di un angelo custode. A te piace l'idea di volermi salvare perché credi sia persa o cose simili e continui a dirmi : ti passerà, finirà. È soltanto un momento, un periodo. Non fai certe cose, non mi lasci,non te ne vai. Non dimentichi . Invece sono  così : un essere umano consapevole già salvo proprio perché ragiono di testa mia» . Ci abbandoniamo su delle scale, divise al centro da una ringhiera verde bottiglia. G siede muto, fissando le mattonelle. « Non dovrebbe andare in questo modo, proviamo ad avvicinarci ma è peggio. Non ci tocchiamo mai perchè stiamo insieme senza parlare la stessa lingua, ed è triste.» a queste parole G si alza, tira su il cappuccio e mi dice «ok, fa come vuoi. Preferisci distruggere le cose? Bene. Sono stufo di doverle sistemare! » Lo lascio andar via senza inseguirlo. Vorrei provare altro ma mi sento benissimo e me ne vergogno. È una sensazione stupenda alla quale non voglio rinunciare. Mi dico che non cambierò mai e so che è vero. A prescindere dal sogno, dalla realtà e dal resto: maledire il mio modo di essere non è nei miei pensieri. 
A questa prima parte ne è subentrata inspiegabilmente un'altra terminata nell'androne di un portone. 
1:00 - Dream. È l'una di notte,da un mese non si parla d'altro se non dell'omicidio di un ragazzo che ho frequentato per un tempo brevissimo, dopo G. Io e lui non stiamo insieme da mesi ormai. Mi è capitato di vederlo in giro, con altri ,mai in compagnia di una ragazza. Quando incrocia il mio sguardo vorrebbe ammazzarmi. Gioca a fare l’indifferente facendo finta di non conoscermi. In pubblico rinnega le sue stesse parole. E’ brutto da dire ma : me lo aspettavo. L'amore è strano. Ti manda in paradiso quando rispetta i patti, e ti scaraventa in un attimo all'inferno quando fa luce sulle ombre che non conosci. A lui è successo questo. Improvvisamente è diventato l'opposto di quel che diceva di essere e ciò più che turbarmi mi ha rassicurata spazzando via anche gli ultimi dubbi rimasti. Tra i due, sono la sola a tenere sempre lo sguardo alto non riuscendo ad abbassarlo di fronte a niente e a nessuno. A volte vorrei potergli parlare ancora. Non in qualità di ragazza, come persona. Gli direi « Di cosa ti vergogni?. Si vede ad un miglio di distanza che non stai nei tuoi panni. Ti ha fatto così paura riscoprirti?» ma so che non capirebbe, e allora evito. In aula siamo lontani. Il mio posto è accanto alla finestra dalla quale mi diverto a inventare giornate indimenticabili quando non posso viverle realmente,il suo è in fondo : circondato da amici che negli ultimi tempi fungono da paraocchi. Una ragazza mi detesta, crede sia stata la causa della sua "rovina". È innamorata persa, si vede da come lo fissa quando dice un'idiozia dietro l'altra nel tentativo di allontanarla , e lei non capisce manifestandogli ancora più premura. Giustamente non sa. Li immagino raccogliere margherite insieme mano nella mano  mentre io provo ad evitare ogni schema preferendo altro persino gli schiaffi in faccia ,se necessari. Spesso mi fissa sorridendo appoggiata da certe che le fanno spalla, ma la cosa non mi interessa perciò va bene: la lascio fare. Da quando non parliamo più, io e G, il tragitto verso casa è diventato chilometrico anche ascoltando intere tracce in cuffia. Non mi ero accorta di quanti locali avessero aperto nei paraggi. Prima mi soffermavo meno sui dintorni presa dallo spiegare un film visto o un libro letto. Al posto del nostro solito pub, adesso. c'è un negozio di cappelli, mancava a completare un quadro già assurdo. Niente è come prima, neanche l'asfalto che ci ha visti abbracciati durante i lunghi pomeriggi invernali. La settimana scorsa hanno chiuso la strada per i lavori ed ora è tutto più silenzioso come se le auto avessero-ancora - timore di transitarci su. Ho un nuovo mazzo di chiavi, alle precedenti si è aggiunta la copia del lucchetto che protegge il telaio della bike ed è di colore verde : come la speranza. La notte in cui D è morto, il fanalino anteriore ha illuminato per sbaglio una donna che usciva a gran velocità dal palazzo. Indossava una mantella e dei décolleté ma non l'ho più vista dopo di allora neanche tra i testimoni all'interrogatorio. Chissà chi era e perché stava scappando.
Quattro giorni dopo-Dream:
L'impressione che ho avuto su G è reale. Non sta bene. Abbiamo reazioni simili. L'ho trovato su un muretto fuori casa sua intento a fissare il cielo. Mi ha guardata per un attimo continuando a fumare sotto la pioggia, in silenzio. Non ho pensato di avvicinarmi. Cosa potrei dirgli ? Se avessi avuto un ombrello con me, come ai vecchi tempi, lo avrei tenuto al riparo. Sono stata peggio continuando a vivere la mia vita senza parlare con nessuno. Quando ho messo di nuovo piede fuori casa - verso le 20.00- non c'era più. Ho ringraziato di non averlo rivisto in quello stato. Mi devasta.
2.30 am-Dream. Sto rientrando a casa, piove. Nei sogni l'acqua è magica, sana tutte le ferite. Rigenera, un po' come questo temporale che sembra leggermi dentro. Casa mia è a due isolati da qui. Non ho idea del perché sia così. Cammino da sola, e sto bene. Mi chiedo se sentirò mai di essere nel posto giusto stando in compagnia di qualcuno mentre intorno c'è aria di tempesta e un vento sinistro scuote le foglie lasciando cadere le ultime al suolo. Controllo di avere le chiavi ed apro il portone solito ma buio, poiché la luce non si accende. Nell'oscurità ,in un angolo, c'è qualcuno. È G.« Sei impazzito? Mi hai spaventata a morte! Cosa ti salta in mente? "Non è solo, con lui c'è una donna. Non distinguo il suo viso con esattezza, ma mi sembra di averla già vista. Avanza sotto la luce del lampione ,in una zona più illuminata: vicino alle cassette della posta. «Poniamo fine a questo scempio» mi apostrofa. Adesso posso vedere bene entrambi. La ragazza ha tra le mani una mazza che un secondo dopo passa a G. L'ho riconosciuta : è la stessa di quella notte,ma è troppo tardi. Cado al suolo perché vengo colpita alla testa. L'ultima cosa che ricordo è il volto di G bagnato dalle lacrime chino su di me.«L'hai voluto tu, K!. Te la sei cercata.!» urla , anche se non smette di abbracciarmi,mentre lo dice, nè di stringermi la mano.Ha ragione, sto morendo per questo, per non rifare lo stesso errore due volte, per lasciar perdere e basta senza esitare. L’ho voluto io provando a volerci bene prima di finire in un limbo. Lo penso davvero, anche adesso da sveglia. Non è come sembra-mai.
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Capitolo 58 - Il patto, il nome e il principe (Seconda Parte)
Nel capitolo precedente: Angie fa uno strano incubo sul suo futuro in cui diventa una scrittrice di romanzetti rosa a sfondo fantasy e viene svegliata da una telefonata di Eddie, che le ricorda che finalmente è venerdì, cioè il giorno in cui riveleranno agli amici che stanno insieme. Stone, dopo essere sparito per un po’ per riflettere su quanto gli aveva detto Grace, va a prenderla al lavoro e chiarisce le cose con lei. Angie e Eddie si baciano sotto casa di lei, convinti che Jeff, Mike e Dave, che li aspettano nel furgone della band per andare insieme al concerto, li abbiano visti e stiano parlando di loro. Quando arrivano al van, invece, li scoprono intenti a discutere dell’ultimo episodio di Twin Peaks.
***
Rosa. Stanno diventando rosa. I miei colpi di sole viola si stanno lentamente, ma inesorabilmente, sbiadendo in un fucsia-gomma da masticare triste di sottomarca, mentre la tinta blu scuro sta via via scaricando del tutto, lasciando il posto al mio vecchio e banale castano. China, in bilico, sopra la turca, analizzo le ciocche che mi penzolano davanti alla faccia, illuminate dalla luce ronzante del bagno dell'Ok Hotel. Dopo aver tirato l'acqua ed essermi ricomposta, sento il volume della musica del locale alzarsi e abbassarsi subito dopo, seguito da chiacchiere e risate femminili. Qualcun altro è entrato in bagno e allora io resto qui. Non so perché, ma non mi piace incontrare altra gente uscendo dal bagno, mi mette a disagio. Non ho nulla contro l'andare al cesso in due, tre, cinque, dieci ragazze, ma se devo fare pipì, io sono quella che la fa sempre per ultima e dice alle altre di andare pure e che le raggiungerà fuori. Non posso certo usare questo sistema con le sconosciute, soprattutto nei cessi dei locali con file interminabili fuori dalla porta, allora che faccio? La tengo oppure cedo, cercando di evitare di incrociare lo sguardo con quello della tizia che entra dopo di me, a cui non frega un cazzo della sottoscritta ovviamente e vuole solo farla. Stavolta però è presto, il concerto deve ancora iniziare e i bagni erano vuoti, almeno finché non sono entrate queste. Chissà quante sono? Dalle voci sembrano tre, dovrò aspettare qua dentro per poco, sperando che nessuna cominci a farsi domande sul perché la mia porta è chiusa a chiave.
"Ma voi li avete già sentiti questi Pearl Jam?" la domanda posta da una di loro non sfugge alle mie orecchie, concentrate sui loro discorsi, fino a quel momento solo allo scopo di capire quando se ne sarebbero andate, ma ora ancora più attente.
"Non ancora, ma Emma sì, vero?" risponde un'altra voce un po' più acuta della precedente.
"Sì, e il cantante è un figo pazzesco" la terza voce ha un accento vagamente bostoniano, non riesco a capire se è un accento vero che la ragazza cerca di camuffare o se è una parlata che non le appartiene ma che calca apposta, non saprei per quale motivo. Ed è l'accento ad attirare per primo la mia attenzione, più che quello che dice.
"Va beh, per quello non serve sentirlo cantare, basta avere gli occhi per guardare" ribatte la prima voce sghignazzando.
"Sì, visto così è carino, ma sul palco è ancora più sexy. Vedrete che mi darete ragione"
"Non è male, ma io sono più orientata sul bassista" interviene di nuovo la voce numero due, che viene subito coperta da quella delle sue amiche.
"Lo sappiamo, lo sappiamo!"
"E' dai Green River che sei orientata su di lui, magari dovresti cambiare orientamento, visto che non c'è storia, che dici?"
"Tornerà single prima o poi, no? Mica se la sposerà Miss Perfezione" l'innocuo, e tutto sommato lusinghiero, soprannome dato da queste tipe alla mia amica mi dà un po' fastidio, diversamente dagli apprezzamenti su Eddie, che mi fanno quasi... piacere? Sì, piacere. Sono normale o cosa?
"Punta sui single della band, fidati" Emma-forse-Boston cerca di dissuadere l'amica dalla sua cotta per Jeff.
"Che poi sarebbe solo il chitarrista"
"Ma chi? Stone? Non si è ancora ripreso dalla storia disagiata con Valerie? O intendi l'altro?"
"L'altro. Stone ha la ragazza, avrà ritrovato la fiducia nel genere femminile"
"Oppure questa tipa la tiene a distanza di sicurezza dalle sue chitarre eheheh"
Ma chi è Valerie? Devo ricordarmi di chiederlo a Meg.
"Quindi restano la chitarra solista e il cantante. Tu ti prendi il chitarrista"
"Il cantante non è single"
"No?" chiedono le altre due in coro.
"No, ha la ragazza a casa che lo aspetta, o che sta per raggiungerlo, dipende da come va con la band"
"Ma di dov'è?"
"California, non so bene dove"
"Los Angeles"
"Secondo te uno che vuol fare musica parte da Los Angeles, che è il centro di tutto, e viene a infognarsi a Seattle? Ho sentito che è di San Francisco"
"NO, SAN DIEGO "sul momento quasi non capisco di chi sia la quarta voce, poi realizzo: sono io stessa, uscita dal bagno praticamente urlando.
"E tu... che ne sai? Chi sei?" ora che vedo il terzetto mi rendo conto che non è per niente come lo avevo immaginato. Voce numero 1, che nella mia testa è una sorta di capo del gruppetto, è alta quanto me, magrissima, e tutta occhi, occhi grandi e verdi, bellissimi, i capelli scuri raccolti in una coda alta tiratissima, orecchini a cerchio giganti. La ragazza di Boston sembra uscita da un episodio di Baywatch, bionda, occhi azzurri e fisico da urlo strizzato in un mini-abito nero, mentre la fan di Jeff con la voce acuta è la più alta di tutte, con spalle da nuotatrice evidenziate da un top a fascia, occhi neri e naso leggermente aquilino che le dà un'aria esotica e affascinante.
"Lo so perché lo conosco" faccio spallucce mentre mi butto sul lavandino a lavarmi le mani, focalizzando tutta la mia attenzione sul rosa dei miei cazzo di colpi di sole nello specchio.
"Sì, aspetta...ti ho vista con l'amica di Stone e Jeff, la bionda che lavora da Roxy... come si chiama?"
"Meg, è la mia coinquilina" rispondo al capo guardandola attraverso lo specchio.
"Conosci Jeff? E' ancora fidanzato?"
"Eheh sì, mi spiace"
"Visto, te l'avevo detto?"
"Allora ripiego sul cantante, tanto se la tipa è a San Diego che ne sa? Occhio non vede, cuore non duole"
"Non sta più con quella ragazza, si sono lasciati quando si è trasferito qui" mi fermo prima di aggiungere altri particolari intimi e non richiesti, anche se ho un insensato e improvviso desiderio di riverarli tutti, fino all'ultimo.
"VISTO? ALLORA E' SINGLE!"
"Lo dicevo io"
"In realtà... sta uscendo con un'altra ragazza, una che sta qui a Seattle" e che poi sarei io, ho una voglia matta di dirlo, ma perché? Che mi sta succedendo? Non starò mica diventando gelosa? Ho detto a Eddie che la sua gelosia nei confronti di Jerry non aveva alcun senso, ma almeno quella aveva delle basi. Dopotutto Jerry è il mio ex, è venuto a cercarmi e abbiamo passato del tempo in uno spazio ristretto da soli. Queste invece sono delle ragazze random che hanno solo detto che Eddie è carino. E grazie al cazzo. E' normale che lo pensino .Allora, perché parlo?
"E chi è?"
"Va beh, uscire non significa avere una fede al dito o chissà cosa"
"Ma come si chiama lui?"
"Già, è vero, come cazzo si chiama?"
"Eddie"
"E com'è Eddie? Come tipo, intendo"
"E'..." è dolce, sexy, divertente, timido, fuori di testa, romantico, buffo, protettivo, silenzioso, sgraziato, intelligente, appassionato, concreto, fedele, sincero, affidabile e altri ottocento aggettivi che mi vengono in mente, ma che tengo per me "... è ok, non parla molto, ma è simpatico"
"Un figo che parla poco: l'uomo perfetto" sentenzia la bionda, scatenando le risate di tutte e tre.
Io intanto continuo a sciacquarmi le mani e se insisto ancora un po' mi verranno le dita palmate. Chiudo il rubinetto e scrollo le mani nel lavandino, prima di indirizzarmi verso il ventilatore asciugamani con tre paia di occhi addosso.
"Allora ce lo presenti?" mi chiede la pertica quando ho già una mano sulla maniglia della porta e sto per uscire.
"Sì, certo!" sto ancora cercando di interpretare il mio comportamento quando esco dal bagno, seguita a ruota dal gruppetto, e chi ti trovo proprio lì, di fronte, con una mano in tasca e l'altra impegnata a reggere un bicchiere?
"Ehi, finalmente! Mi stavo preoccupando, c'era coda?" mi chiede notando che non sono l'unica a uscire dal bagno. Io gli vado incontro strofinando le mani ancora un po' umide sui miei jeans e, ben conscia di avere gli occhi del trio puntati su di me, faccio una cosa onestamente incomprensibile: allaccio le braccia al collo di Eddie e lo bacio come se lo avessi baciato per l'ultima volta un mese prima e non venti minuti fa, nel backstage, cercando di suscitare una qualche reazione in Stone e Dave, che però proprio in quel momento non stavano guardando dalla nostra parte. Cos'è? Improvvisamente sono diventata un'esibizionista?
"Stavo parlando con le ragazze" mi stacco dalle sue labbra, gli rubo la birra dalle mani e ne bevo un sorso, dopodiché mi giro verso il terzetto di mandibole cadute a terra alle mie spalle.
"Parla poco, ma si fa capire" il capo è la prima a rompere il ghiaccio, facendo ridere le altre due, e anche me, sotto i baffi.
"Si fa capire molto bene, direi" aggiunge la stangona.
"Ahah dai andiamo, ciao Eddie, buon concerto!" la Boston vamp prende le altre due per mano e le invita ad allontanarsi con lei.
"Ciao Eddie!"
"Dio che figura di merda"
"Ma va, che abbiamo detto in fondo?"
"Beh, insomma..."
Seguo finché posso la conversazione a tre, poi, quando le ragazze scompaiono dal mio radar, mi volto di nuovo e trovo l'espressione perplessa di Eddie.
"Le conosci?"
"Più o meno. Dai, andiamo che fra poco tocca a voi"
Io e Eddie ci salutiamo sotto il palco con un bacio, poco dopo aver intravisto Meg venire dalla nostra parte, ma quando ci separiamo notiamo che la mia coinquilina è più impegnata a imprecare contro un tizio, reo di averla urtata e aver quasi rovesciato il suo cocktail sulla maglietta nuova di lei, piuttosto che a guardare noi e le nostre effusioni. Eddie alza le spalle, fa un cenno di saluto a Meg e se ne va nel backstage a prepararsi.
"Non devi più far finta di non sapere niente di Eddie e me"
"Ah no? Ok, comunque quello stronzo davvero non guardava dove andava!" ribadisce voltandosi verso l'anonimo malcapitato, ormai già sparito fra la gente.
"No, abbiamo deciso di dirlo. Cioè, di farlo sapere, più che altro. Non nasconderci, ecco"
"Ah! Allora è per questo che state limonando a caso per tutto il locale?"
"Esagerata"
"No, hai ragione, forse sotto al mixer non l'hai ancora slinguazzato. E nemmeno davanti ai cessi"
"Ahahah piantala! E comunque, ehm, davanti ai cessi sì, anche"
"HA!"
"A tal proposito, ho bisogno di una consulenza. Della dottoressa Meg"
"Uhm"
"Sai che non mi piace approfittare dei tuoi studi in psicologia"
"Studi alquanto miseri"
"E della tua grande passione non solo accademica per la materia, ma... sono strana e ho bisogno che mi dici perché sono strana"
"Allora, prima di tutto ti ringrazio per la fiducia che hai in me, probabilmente malriposta, perché deve essere enorme se pensi che basti così poco per risolvere l'enigma Angelina Pacifico"
"Sto parlando seriamente"
"E poi sono lusingata, perché in genere sono io a impicciarmi dei cazzi tuoi cercando di psicanalizzarti e farti ragionare, mentre stavolta sei tu a chiedermelo spontaneamente. Sento che c'è una lacrima di commozione pronta a uscire"
"Ho fatto una cosa strana prima e non me la spiego"
"Ok, spara"
Ignoro il suo sarcasmo, pur apprezzandolo, e le racconto tutto quello che è successo con le tre sconosciute in bagno, mentre lei mi ascolta in un silenzio innaturale. Innaturale sia per lei, perché onestamente non penso di averla mai sentita tacere così a lungo, sia per il luogo, un locale affollato di persone, voci e rumori, anzi, casino puro.
"Quindi? Che mi sta succedendo? Sono diventata gelosa come Eddie? La gelosia è contagiosa? Oppure sono diventata stronza e basta?"
"Eddie è geloso?"
"Sì. Beh, un pochino" questo capitolo meglio affrontarlo un'altra volta.
"Il giusto, insomma"
"Oddio, giusto... cos'è giusto? La gelosia non è giusta, è stupida. E sto diventando stupida anch'io a quanto pare"
"Non sono del tutto d'accordo con la tua affermazione, comunque la gelosia non c'entra un cazzo col tuo exploit di prima"
"No?"
"No bella, non è gelosia, te lo dico io cos'è. Sono tre cose"
"Tre? Addirittura?"
"Numero uno: sei pedante"
"Vuoi dire pesante?"
"No, proprio pedante, è più forte di te. Se uno dice una cosa sbagliata lo devi correggere, nulla ti può trattenere, neanche la tua timidezza patologica. Se fosse stata una questione di gelosia saresti saltata fuori subito dal gabinetto, insultandole e dicendo loro di tenere giù le mani dal tuo uomo, invece te ne sei rimasta lì, buona buona, chiusa in quella toilette puzzolente a sentire le tipe sbavare per il tuo ragazzo finché non hanno cominciato a snocciolare informazioni sbagliate. A quel punto non ce l'hai fatta, dovevi dire la tua e illuminarle"
"Quindi mi sarei messa al centro dell'attenzione solo per fare la maestrina?"
"Non solo, ma anche. In questo, lasciatelo dire, tu e Stone siete uguali. Spaventosamente uguali"
"Smettila, mi dai i brividi"
"Numero due: cerchi approvazione"
"Approvazione?"
"Tutti vogliono piacere agli altri, per qualcuno è un po' più importante, soprattutto se ha un'autostima che traballa"
"Cos'è un'autostima?"
"Se fossi stata gelosa mi avresti descritto quelle tre come delle stronze o delle racchie o entrambe le cose, invece sembra quasi ti stessero simpatiche"
"Infatti, è così"
"Appunto. Tre ragazze simpatiche e carine che avevano un interesse comune con te, senza saperlo. Gli hai detto che conosci Eddie perché, inconsciamente, volevi ti accettassero"
"Oh"
"Numero tre... beh, il numero tre è il mio preferito"
"Ah sì?"
"Sì. Perché, cara Angie, sono lieta di comunicarti che alla veneranda età di diciotto anni"
"E mezzo"
"Diciotto anni e mezzo..." si corregge alzando gli occhi al cielo "... dopo tutto questo tempo, hai finalmente appreso uno dei concetti fondamentali della vita, nonché una delle sensazioni più gradevoli"
"Ovvero?"
"Ahahahah tirarsela, è ovvio"
"Tirarsela? Io non me la sono mai tirata nella mia vita!" forse giusto due secondi, quella famosa sera sfigata, con la cameriera del Canlis, aspettando Jerry. Si è visto poi com'è andata a finire.
"Appunto, ti ho detto che ci hai messo qualche annetto..."
"Ma poi tirarmela per cosa?"
"Perché Eddie è il tuo ragazzo, no?"
"E che c'entro io? Mica è un merito di cui vantarsi!"
"Questo lo dici tu, ma il tuo subconscio la pensa diversamente. Rifletti, hai trovato l'approvazione delle tue nuove amichette e quando hai visto Eddie potevi limitarti a presentargliele di sfuggita e andartene con lui, invece hai puntato dritto su Vedder e lo hai baciato lì davanti a loro, sapendo bene che le avresti lasciate di sasso. E non provarci neanche a dirmi che ti è venuto spontaneo e non hai pensato nemmeno per un secondo alla loro reazione, perché non ci credo per un cazzo"
"Beh, in effetti, ok, sì, ci ho pensato, un po'..."
"Stai col tipo che piaceva a tutte loro, quella è l'approvazione definitiva, quasi una consacrazione"
"Me la tiro senza un motivo valido, cosa sono diventata?"
"Pfff adesso non esagerare, dai!"
"Sono una persona orribile!"
"Ecco che parte l'Angie-dramma in 3, 2, 1" Meg fa il conto alla rovescia con le dita a un centimetro dal mio naso.
"Non capisci? Vuol dire che ho trattato Eddie come un oggetto, una merce di scambio!"
"Stai con un ragazzo carino e te la sei tirata un attimo, capirai!"
"Un trofeo per alimentare la mia autostima"
"La stai facendo più grave di quanto non sia, davvero. Cioè come tuo solito"
"Un ragazzo decente mi caga e mi monto la testa?"
"Un ragazzo decente ti caga, state insieme e non vi dovete nascondere per un motivo o per l'altro. Da quant'è che non ti capita?"
"Ehm... un sacco di tempo?" una relazione normale? Sono anni, direi. Ma poi, ce l'ho mai avuta una relazione normale?
"Stai col cantante di una band coi contro-cazzi di cui parlano tutti in città, io lo urlerei a tutti quelli che incontro, figurati. Vedila così: non sei orgogliosa di Eddie e di cosa sta facendo nella band?"
"Beh sì"
"E allora, sei orgogliosa e lo comunichi in giro, come lo hai comunicato a quelle tre"
"Infilandogli la lingua in gola davanti a loro?"
"Esatto. Ad ogni modo, considerando che lo stai facendo in ogni angolo di questo locale, ti avrebbero vista comunque a un certo punto"
"Non è detto, soprattutto se sono attente come i nostri amici, che non si sono ancora accorti di niente"
"O magari se ne sono accorti, ma vogliono essere discreti"
"Discrezione? Stone?"
"Beh, in effetti..."
"A proposito di Stone: chi è Valerie"
"ODDIO, VALERIE??? DOV'E'?!"
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"Mi sembra assurdo che tutti odino il Kingdome. Voglio dire, è il vostro stadio!" da quando sono qui a Seattle non ho trovato un tifoso che sia uno che non si sia lamentato dello stadio o che non l'abbia liquidato con sufficienza come una semplice location mai troppo amata dai cittadini. Jerry non è da meno, mentre discutiamo al bancone del bar in attesa dei nostri drink.
"Non è che lo odiamo, è che c'è di meglio. Sicuramente per il football non fa così schifo come per il baseball. O forse è solo questione di punti di vista: se i Mariners non giocassero così di merda, sarebbe lo stadio del cuore, come Wrigley Field per Chicago eheh"
"Non bestemmiamo, per cortesia! Non ci sono ancora stato comunque, devo andare a vedere coi miei occhi" lo spintono per gioco, afferro il bicchiere che il barista mi ha appena allungato e Cantrell fa lo stesso, facendomi un cenno di ringraziamento perché ho offerto io e continuando a parlare.
"Io ci ho camminato, anzi, ci ho corso! Sei anni fa, no, sette, quando i Seahawks hanno battuto i Raiders 13 a 7 al Wild Card Game e c'è stata una mega-invasione di campo dei tifosi. Ovviamente poi è andato a finire tutto in merda e la settimana dopo le abbiamo prese da Miami, ma in quel momento ci credevamo! Comunque il Kingdome lo fa la gente"
"Il dodicesimo uomo, no?" annuisco e, mentre faccio scorrere lo sguardo in giro per il locale, lo incrocio per caso con quello di Angie, poco lontana.
"Già, tolto quello e l'adrenalina, il campo di per sé fa cagare, sembrava di camminare su del cemento ricoperto di moquette verde"
"Io invece ci dormirei sull'erba di Wrigley..." guardo di nuovo nella stessa direzione di prima, ma non vedo più la mia ragazza "Ma anche sulle gradinate"
"Anche al Kingdome si può dormire bene, quando piove c'è la copertura che ti ripara. Al massimo te ne può cadere qualche pezzo in testa, ma che vuoi che sia" Jerry ridacchia sorseggiando il suo whisky, ma quasi si strozza, e io pure, quando una persona a caso compare dal nulla, praticamente urlando nelle nostre orecchie.
"CIAO RAGAZZI! VI STATE DIVERTENDO??"
"Oddio! Ciao Angie, uhm sì, direi di sì" Jerry la guarda perplesso mentre io istintivamente le circondo le spalle con un braccio.
"PERCHE'?"
"Come perché?"
"Cioè, ehm, voglio dire, come mai? Di che parlate?"
"Baseball" rispondo, probabilmente con gli occhi a forma di stella, come ogni volta che penso al mio sport preferito.
"E football" aggiunge Cantrell per poi finire in un sorso il suo drink.
"Sport eh? Una normale conversazione tra maschi, insomma..."
"Non necessariamente tra-" sto per obiettare sull'interesse prettamente maschile per lo sport quando il mio interlocutore mi interrompe.
"Vado a cercare Sean. Ho visto Layne con Demri quindi mi sa che hanno rifatto pace e mi tocca andare a casa col mio batterista. Ci vediamo!"
"Ci si vede!" lo saluto mentre si allontana con le mani in tasca e Angie fa lo stesso, ma a voce più alta.
"CIAO! Ok, che succede?" mi chiede rivolgendosi subito dopo a me con un'espressione serissima sul volto.
"Che succede? Niente, che deve succedere?"
"Di che stavate parlando davvero?"
"Che vuoi dire? Di sport, te l'ho già detto"
"Sì e io sono Doris Sams" ribatte incrociando le braccia e guardandomi male.
"Non è che sai giocare anche a baseball per caso?" la lascio andare a incrocio le braccia anch'io guardandola con sospetto per prenderla in giro.
"No"
"Non ci posso credere! Dobbiamo fare due lanci qualche volta"
"Non so giocare! Ma so come si gioca e so quattro cose di storia, ti ricordo che mio padre è un tifoso praticamente di tutti gli sport"
"Non lo so... sei molto brava a fingere di non saper fare le cose, non è vero?"
"E tu e il tuo amico siete molto bravi a fare finta di niente e cambiare argomento al momento giusto, non è vero?"
"Il mio amico?"
"Jerry... sì beh, amico per modo di dire"
"Guarda che stavamo parlando davvero del Kingdome"
"Sì, certo. E il dibattito era così animato che l'hai pure strattonato. Ovvio"
"Ahah gli ho dato una spintarella, per scherzo!"
"Oh sì, per scherzo"
"Angie, non so che cosa ti frulla per la testa e non so cos'hai visto, ma davvero, stavamo chiacchierando del più e del meno e stop"
"Stavate chiacchierando?"
"Sì"
"Tu e Jerry chiacchierate?"
"Sì. Come ben sai gli esseri umani sono animali sociali, interagiscono tra di loro e-"
"Piantala! Sai cosa voglio dire..."
"Non è che siamo migliori amici o cosa, ma ci conosciamo, perciò capita di fare quattro chiacchiere ogni tanto" alzo le spalle e da un lato mi viene da ridere al pensiero di Angie che accorre temendo un imminente duello tra me e il suo ex, dall'altro penso che tutto sommato un paio di pugni se li meriterebbe anche.
"E non avete parlato di nient'altro?"
"No, di che dovevamo parlare?"
"Non so, magari gli hai detto qualcosa per l'altra sera..."
"Perché avrei dovuto?" pensavo che Angie mi mandasse a fare in culo dopo quella prima scenata del cazzo, invece abbiamo fatto pace, la cosa è risolta. Perché dovrei andare a smuovere le acque?
"Boh, non lo so, forse perché a me hai fatto una testa così!" ribatte lei e d'un tratto mi sembra quasi esserci rimasta male.
"Che c'entra, io sto con te, mica con lui..."
"Ok, ma mi hai quasi mangiata viva al telefono. Invece lui niente? Se la cava così? Quattro chiacchiere al bar tra amiconi?"
"Angie, non ho capito, un secondo fa eri tutta allarmata perché pensavi gli avessi detto qualcosa e ora invece sei offesa perché non l'ho fatto. Sono io che non ci arrivo o non ha un cazzo di senso?"
Apre la bocca come per rispondere, poi la richiude e si guarda attorno come se fosse in cerca delle parole giuste fra la folla del locale, prima di ammettere, quasi mortificata: "Non ha un cazzo di senso, non lo so nemmeno io onestamente"
"Ehi, guarda che è tutto a posto, ok? Io e Jerry abbiamo un rapporto civile tra colleghi. E poi chi cazzo se ne frega di Jerry" le prendo il viso tra le mani e la costringo a guardarmi mentre la accarezzo e le sorrido per tranquillizzarla e farle capire che si sta agitando per niente.
"Ok. Ma come fate? Cioè, quando si parla di me, intendo"
"Semplice: noi non parliamo di te. Vuoi qualcosa?" rispondo secco, voltandomi verso il bancone e richiamando l'attenzione del barista per ordinare un altro giro per me, visto che Angie fa di no con la testa.
"Sì, va beh, ma se capita?"
"Non capita. Neanche una coca? O un succo?"
"No, grazie. Ma come fai a esserne sicuro? Se salto fuori come argomento in una discussione come vi comportate?"
"Non ci comportiamo in nessuna maniera perché non può succedere, Angie... Windbreaker?"
"Sbagliato. Comunque il fatto che non sia mai successo finora non esclude possa capitare in futuro" Angie sorride al mio tentativo buttato lì indovinare il suo secondo nome, ma non demorde sul tema.
"Lo escludo io, al 100%. Io e Jerry non parliamo di te e basta"
"Mai?"
"Mai, anche perché abbiamo fatto un patto" mi lascio sfuggire l'ultimo dettaglio e me ne pento un secondo dopo, non appena vedo l'espressione di Angie che registra questa informazione.
"Voi avete fatto... COSA??"
"Abbiamo stretto un accordo di non belligeranza che soddisfa entrambe le parti" ok, io non sono soddisfatto al 100%, e sicuramente nemmeno lui, ma almeno per ora sta funzionando.
"Hai fatto un patto con Cantrell? Su di me? E quando?" dopo ogni domanda lascia un paio di secondi di pausa, in cui io faccio sì con la testa. Ma la terza richiede una risposta più articolata.
"A San Diego" articolata per modo di dire.
"A SAN DIEGO? Hai detto a Jerry di noi quando me ne sono andata?"
"In realtà, prima..."
"COME PRIMA??"
"E comunque non gliel'ho detto io, è stato lui" Angie non mi sembra convinta o forse è solo che non ci sta capendo molto. Allora le racconto del nostro mini-battibecco allo Yates Club, di come Jerry aveva capito tutto e si era incazzato perché non gliel'avevo detto prima.
"Cioè, fammi capire: lui ha fatto quel cazzo che voleva con me e ha avuto il coraggio di prendersela con te perché non gli hai fatto sapere prima di essere interessato alla sua ex ragazza, che lui ha trattato come una pezza da piedi? Perché avresti dovuto riservargli questa cortesia? E poi, da cosa l'avrebbe capito che ci piacevamo, scusa?"
"Si vede che è un buon osservatore." o che io faccio schifo a nascondere cosa provo, ma evito di dirlo perché lei fa altrettanto schifo a capire i sentimenti degli altri e non voglio ferirla "Comunque un po' aveva ragione perché eravamo in tour assieme e ogni tanto lui mi chiedeva di te e si confidava con me e io avrei potuto confessare i miei sentimenti o almeno cambiare argomento e invece stavo lì a sentirlo. Quindi un po' merda lo sono stato"
"Si confidava con te?"
"Già"
"E che ti diceva di me?"
"Perché ti interessa? E' importante? E poi, non lo immagini?" se mi sono ingelosito così tanto l'altra sera è anche perché so che lui le sbava ancora dietro, mica per niente.
"No, ma sarei curiosa di sapere: 1) come fa ad essere ancora vivo e 2) come hai fatto a trattenerti durante tutto il tour"
"Non so, sarà che forse avevo fatto una certa promessa a una certa persona speciale di non spaccare la faccia a un certo ex e di mantenere un certo segreto e non combinare casini in generale"
"Caspita, sei proprio un tipo di parola, allora"
"Sono uno di cui ci si può fidare"
"Allora lo fai un patto anche con me?"
"Certo, tutto quello che vuoi"
"Il patto è... che non parliamo di Jerry"
"Ah"
"Tipo mai, ok?"
"Beh ecco..."
"Io non lo nomino a te e tu non lo nomini a me. Non è che lo possiamo cancellare dalle nostre vite, semplicemente non avremo mai più attivamente una conversazione su di lui, va bene?
"Non è così semplice..."
"Beh, se puoi fare un patto con lui non vedo perché non puoi fare lo stesso patto con me, che per giunta sono la tua ragazza" incrocia di nuovo le braccia e da come mi guarda so che non uscirò vivo da questa situazione se non accettando questo cazzo di accordo. L'unica cosa che posso fare è cercare di trarne il maggior vantaggio possibile.
"Infatti, posso farlo. Ci sto..." le tendo la mano e lei me la stringe "A una condizione"
"Quale sarebbe?" molla la mia mano sospettosa e secondo me davvero non sa dove sto per andare a parare.
"Che mi riveli finalmente il tuo secondo nome" alza gli occhi al cielo e nasconde a malapena un sorrisetto, forse si aspettava qualcosa di peggio.
"Ok, ci sto" mi stringe di nuovo la mano e io sono tutt'orecchi.
"Quindi?"
"Lo sai che ti sto offrendo un'arma potentissima, vero? Mi prenderai per il culo a vita per questa cosa"
"Scommetto che è un nome stupendo"
"Più che stupendo, stupefacente, come le sostanze che si facevano i miei quando hanno deciso di chiamarmi così"
"Così come?"
"Angelina...Qualcosa Wind Pacifico"
"Ma se è W puntato non può essere-"
"Anche l'altro pezzo inizia per W"
"Whirlwind!"mi viene di getto e per una spontanea associazione di idee nella mente mi scorre il testo di Like a hurricane di Neil Young e già me la vedo perfetta protagonista di quel capolavoro.
"No, è tutto insieme ma in teoria sarebbe una parola separata"
"Oh" sicura sicura? Perché quella ci stava davvero bene.
"E' un aggettivo" precisa mentre nel mio film mentale esco definitivamente dal bar fumoso di Neil e mi chiudo la porta alle spalle.
"Windy Wind?"
"Ahahah vaffanculo, Eddie!"
"Ok, serio. Warm Wind?" penso al calore dei suoi abbracci e della sua sola presenza in generale, ma lei fa no con la testa.
"Mia madre era...è una fan di Nina Simone. Quindi?"
"Uhm..."
"Forse se ti dico Station to station di David Bowie ti aiuto di più"
Scorro mentalmente la tracklist del disco finché non arrivo a forse una delle migliori performance vocali di Bowie di sempre, proprio alla fine.
Wild is the wind.
"Angelina Wildwind Pacifico"
"Colpita e affondata"
"Ma è fighissimo!"
"Ok ma... Vento folle? Io? mi ci vedi?" arrossisce e scuote la testa e si nasconde il viso con le mani.
"A dire il vero, ti si addice perfettamente"
"Come no? Si addice perfettamente alla persona più noiosa e banale del mondo"
"No, alla persona più forte e imprevedibile e bella da mozzare il fiato del mondo. Almeno, della parte di mondo che conosco io, che è poi l'unica che mi interessa perché ci sei tu" Angie si leva le mani dalla faccia e mi guarda seria seria senza aprire bocca e per un attimo mi illudo davvero di averla lasciata senza parole o per lo meno nella condizione di essere costretta a riconoscere e accettare un cazzo di complimento una volta tanto.
"Ahahah bel mondodi merda!" scoppia a ridere di botto e mi abbraccia, stretto.
"Quanto cazzo sei scema da uno a dieci?" io stringo di più.
"Non lo so, ma direi che a questo punto abbiamo un patto, giusto?" alza la testa per guardarmi e libera la sua manina destra dalla mia presa per siglare il nostro accordo definitivamente.
"Giusto. Affare fatto" la sciolgo dall'abbraccio e le stringo la mano, per poi tirarla di nuovo verso di me e sigillare il patto nella maniera che preferisco.
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Time to take a ride, time to take it in a midnight eye
And if you want to go, get on below
"Va beh, dove cavolo sono finiti quei due? Io e Dave dobbiamo aprire i regali!" siamo riusciti a raggrupparci più o meno tutti attorno a un paio di tavoli dell'Ok Hotel, do una pacca sulla spalla di Krusen che si risveglia di botto. Stava in fissa da quando è iniziato il pezzo dei Sonic Youth. O forse da quando è iniziata la serata.
"Prima li ho intravisti al bar" il batterista azzarda un'ipotesi e considerando che al bar ci ha trascorso tutto il tempo prima e dopo il concerto, Angie e Eddie potrebbe averli visti chissà quando. Potrebbero essere benissimo in Messico a quest'ora.
"Non ci sono più al bar, veniamo giusto da lì" McCready e Staley si uniscono a noi con due birre fresche fresche in mano, a proposito di gente che dovrebbe darsi una calmata.
"Ma sì, saranno in giro a limonare in qualche angolo del locale" è il commento di Stone, seduto di fronte a me, che tiene una mano sulla spalla di Grace, mentre agita l'altra nell'aria come per scacciare via un pensiero di poco conto.
"Ma chi? Eddie e Puffetta?" Gazzettino Cornell dall'altro capo del tavolo non poteva lasciarsi sfuggire il gossip dell'ultim'ora e sia Stone che Grace annuiscono.
"E' tutta la sera che non fanno altro, siamo al limite degli atti osceni in luogo pubblico" Mike condisce ulteriormente il pettegolezzo, seguito da Ben e Kim, che iniziano un vero e proprio siparietto, serissimo, che ci fa piegare tutti in due dalle risate.
"Io non ho mai visto una cosa del genere"
"A un certo punto li abbiamo cronometrati"
"Ci annoiavamo"
"Dodici minuti e mezzo di lingua"
"Ma lingua ininterrotta eh? Cioè, senza pause"
"Sembravano due cazzo di quattordicenni"
"Beh, Angie non è che sia tanto più grande, ci può stare"
"Ok, ma Eddie? Ma poi anche a livello pratico, cioè, io non ho capito come cazzo facevano a respirare"
"Avranno le branchie, cazzo ne so"
"Ahahahah ma che stronzi che siete!" la mia ragazza ci rimprovera tutti, ma prende a sberle sul coppino solo me.
"Si vede che stanno recuperando il tempo perso e voi siete solo invidiosi" Meg si unisce nel difendere i due piccioncini.
"Ho capito, ma DODICI MINUTI E TRENTA SECONDI" Kim ribadisce il concetto scandendo bene la tempistica da record.
"Invidiosi e guardoni!" ci si mette pure Grace.
"Erano in cima alle scale, era impossibile non vederli" il chitarrista fa spallucce e il suo bassista annuisce.
"Da qualsiasi punto e angolazione"
"Dodici minuti e mezzo sulle scale?" mi diverto a gettare benzina sul fuoco, i due musicisti mi guardano e allargano le braccia per ribadire la loro incredulità.
"Sì!"
"Allora il record è che Angie non sia caduta di sotto su qualcuno, visti i precedenti" commenta Cornell ridendo sotto i baffi.
"Dio, quanto ti piace quella storia!" Layne quasi si strozza con la sua birra e poi ride in faccia a Chris.
"Va beh, comunque siete delle merde, tutto questo casino per qualche effusione. Solo perché si sono lasciati un po' andare non significa che stiano sempre lì a sbaciucchiarsi ventiquattr'ore su ventiqu- Oh, aspè, sì, eccoli lì, si stanno baciando vicino alla porta" Meg interrompe bruscamente la sua arringa di difesa e il momento è comico perché tutti ci giriamo all'unisono e fra quelli che stanno dietro c'è chi si alza, chi si avvicina e chi allunga il collo per vedere meglio la nuova coppia non tanto nuova accanto all'ingresso del locale. Anche gli sconosciuti che ci passano davanti si girano dalla stessa parte per capire che cazzo stiamo fissando.
Non sappiamo se siano passati più di dodici minuti e mezzo dall'inizio di quest'ultima sessione, ma quei due si staccano e Eddie butta l'occhio proprio verso di noi, che come dei cazzoni ci giriamo e torniamo a parlare tra di noi, o meglio, a fare finta di chiacchierare del più e del meno, come se niente fosse, come se non ci avesse sgamati in pieno. Con la coda dell'occhio li vedo avvicinarsi e alzo la voce a caso.
"Va beh, anch'io adoro Goo, è un disco della madonna, non c'è neanche bisogno di dirlo. Dicevo solo che metterlo su per intero in un locale, lasciandolo andare, mi sa tanto di... sciatteria? Si dice così? Cioè, non dico tenere un dj o uno stronzo qualsiasi solo a mettere i dischi e fare una selezione, ma almeno prendersi il tempo in settimana di fare una cazzo di compilation e suonare quella, anche in repeat, non mi sembra uno sforzo così immane. Oh, ciao ragazzi, dov'eravate?" mi rivolgo prima a Stone e Dave, che mi guardano stralunati, poi a Angie e Eddie che arrivano al tavolo.
"In giro. Hai già aperto i regali? Manca il mio!" Angie alza le spalle e ravana nella sua borsa in cerca di qualcosa, per poi estrarre un pacchetto non troppo piccolo, anzi.
"Che figo, un set di pennelli nuovi, grazie!" esulto scartandolo.
"Me l'ha detto un uccellino che ti servivano..." Angie guarda per aria facendo la gnorri, esattamente come quell'uccellino che conosco bene e che le sta accanto. Questi due pirla stanno proprio bene assieme.
"Oh e questo è il mio" l'uccellino infila le mani nella borsa della sua bella e ne tira fuori un altro pacchetto tutt'altro che piccolo, che si rivela essere Subway art, un libro fotografico sulla graffiti art che volevo prendermi da una vita.
Posso dire di concludere questo compleanno in attivo, tra corde, cavi, kit di attrezzi, set di acrilici, un paio di buoni dell'Easy Street Records, ambìti e apprezzati tanto quanto il buono spesa del supermercato che mi ha preso Meg, e altri regali apparentemente più inutili, ma graditissimi, come l'appendichiavi da muro a forma di testata di Marshall con quattro portachiavi a jack: grazie Alice!
In tutto questo scambio di doni e auguri, Eddie e Angie sono seduti in un angolo e praticamente osservati speciali da parte di tutto il tavolo, che li guarda come si guarda un documentario sugli animali nella stagione degli amori. I due partecipano alle conversazioni e fanno finta di niente, anche se di tanto in tanto parlano zitti zitti tra di loro.
"Angie deve dirvi una cosa comunque" Eddie se ne viene fuori con questa cosa così dal nulla, in un momento in cui siamo tutti in silenzio a riprendere fiato dopo una battuta letteralmente del cazzo di Stone, che ha suggerito come titolo del brano di punta della nostra band fittizia nel film di Cameron Crowe Touch me I'm Dick, tanto per prendere un po' per il culo Mark Arm e soci. A proposito, chissà se Chris ha già buttato giù i brani del demo di Cliff? Devo ricordarmi di chiederglielo.
"Che cosa?" chiede Meg per prima, visto che nessuno parla, nemmeno Angie, che ha prima squadrato malissimo Eddie e poi ha iniziato a guardarci uno per uno e a sbiancare.
"C'entra il film?" chiede Layne.
"No, non c'entra il film"
"Molli l'università?" prova Dave.
"No! Perché dovrei?" nega quasi schifata Angie.
"E' una cosa personale?" se non lo conoscessi direi che Stone sta cercando di mettere Angie a suo agio aiutandola a sputare il rospo, ma visto che lo conosco posso dire senz'ombra di dubbio che si sta solo divertendo alle spalle della poveretta.
"Beh, sì, ma... mmm... non riguarda solo me, ecco"
"E chi?" la incalzo io.
"Eddie" "Io" rispondono i due piccioncini in coro.
"Oh cazzo, sei incinta?" McCready si distingue come sempre per il tatto e la delicatezza.
"ODDIO NO! Ma che cazzo dici?" Angie si alza in piedi allibita, mentre Eddie ride e basta.
"E allora? Qual è questa notizia?" Cornell è tutto orecchi e in questo momento me lo immagino armato di penna e blocchetto come un cronista di altri tempi.
"Quello che Angie sta cercando di dire è che-" Eddie si asciuga gli occhi con la manica della camicia e prova a rispondere, ma la ragazza lo interrompe.
"Stiamo insieme"
"..."
"Io e Eddie. Stiamo assieme"
"..."
"Da un po'"
"Quasi un mese" le suggerisce lui sottovoce.
"Quasi un mese" ripete lei e guarda le nostre facce in cerca di qualcosa che non riesce a trovare ed evidentemente ha deciso che la cosa migliore da fare è continuare ad aggiungere particolari o a ripetere lo stesso concetto con parole diverse finché non l'avrà trovato. O finché qualcuno di noi non aprirà la bocca.
"..."
"Tre settimane e qualcosa"
"..."
"Praticamente siamo una coppia"
"..."
"Cioè, lui è il mio ragazzo e io-"
"E lei è la mia ragazza"
"Wow, che coincidenza" Stone non si trattiene e io mi nascondo la faccia tra le mani per non far vedere che rido.
"In che senso?"
"Ok. State insieme e...?" Mike cerca di indagare ancora e se le chiede di nuovo se è incinta giuro che rotolo giù dalla sedia.
"E basta" Angie risponde e si risiede.
"E sarebbe questa la notizia?" Kim domanda mantenendo un'espressione serissima.
"Perché? Qual è il problema? E' perché pensate sia troppo piccola? Guardate che ne abbiamo parlato, lo so bene anch'io che-" Angie sta per lanciarsi in un discorso senza uscita, ma la sua coinquilina la blocca e fa scoppiare tutti a ridere.
"Angie-dramma del tutto immotivato in 3, 2, 1..."
Tutti tranne Angie, ovviamente.
"Perché ridete? C'è qualcosa che non so?"
"Quello che non sai è che tutti ora sanno che quello che tu sei convinta nessuno di noi sapesse, in realtà era ben noto a tutti quanti" Stone risponde alla sua maniera e la faccia di Mike mi lascia intendere che non ci ha capito molto.
"Eh?" il chitarrista conferma la mia ipotesi.
"Cioè ridiamo perché la notizia la sapevamo già" gli spiego riaccendendo la lampadina nel suo cervello.
"Ah!"
"Allora ci avete visti, insomma, stasera? No perché non dicevate niente..."
"Per chi ci hai presi? Noi siamo tipi discreti!" dichiara Cornell e sembra quasi crederci lui stesso.
"E comunque lo sapevamo già da prima di stasera" aggiunge Ben senza pensarci.
"Come lo sapevate già? MEG?? GLIEL'HAI DETTO, VERO??" Angie si rialza e ruggisce contro la sua amica.
"Come faceva a dirlo, scusa, se non lo sapeva?" Eddie domanda alla sua ragazza, ormai ufficiale, con perplessità.
"No! Infatti! Non lo sapeva! Ma... boh, magari lo aveva intuito. LO AVEVI INTUITO?"
"Lo avevo intuito" confessa Meg.
"ECCO!"
"Ma non ho detto un cazzo a nessuno, giuro" alza le mani come per difendersi, Angie decide di crederle e allora torna a squadrare noi uno per uno, prima di puntare dritto sul suo ragazzo.
"GLIEL'HAI DETTO TU!"
"No no, ti assicuro che io non ho aperto bocca, ho fatto come mi hai chiesto tu"
"E allora come facevate a saperlo?"
"A me l'ha detto Stone" dal nulla la voce dell'innocenza di McCready.
"Anche a me l'ha detto Stone, perché c'ero anch'io quella sera. E anche Dave" confesso e pure il batterista annuisce.
"Anche a noi l'ha detto Stone, ma un'altra sera, almeno credo" Chris guarda Kim e Ben che fanno sì con la testa.
"Per ovvi motivi, l'ha detto anche a me" Grace alza la mano e confessa timidamente.
"A me l'ha detto Jeff. Che gliel'ha detto Stone" anche Laura dice la sua.
"C'è qualcuno a cui Stone non l'ha detto, cazzo?" Angie sbotta incredula.
"Io! Io ho capito tutto da solo, sono un genio!" Layne alza la mano e la agita in aria tutto felice, come il vincitore di un gioco a premi in tv.
"E tu, invece? Tu come lo sapevi, genio?" Angie si rivolge a Gossard in cagnesco, ma Stone le risponde tranquillissimo.
"Io penso di averlo saputo ancora prima di te che sareste finiti insieme, Puffetta"
"Che vuoi dire?"
"Che fate entrambi schifo a fare gli innamorati inconsapevoli. Siete fatti l'uno per l'altra" traduco in Jeffese e tutti annuiscono, perfino Eddie.
"Eravamo così ovvi?"
"Noooooo"
"Non così tanto"
"Ma vaaaaa"
"E' che Stone è un acutissimo osservatore"
"E' che Stone non si fa i cazzi suoi, punto"
Sono solo alcune delle nostre risposte date in ordine sparso per non far sentire troppo una merda la piccola Angie.
"Dai, si è capito subito che avevano una certa intesa. Dalla prima sera che si sono incontrati, l'ho capito a mie spese visto che ci avevo scommesso su, ti ricordi Mikey?" mi piace che Stone, un po' come me, rievochi i ricordi in base alle scommesse fatte.
"Vero! Anch'io ci ho rimesso un deca perché pensavo non vi sareste cagati, invece avete attaccato bottone subito, sembrava vi conosceste già"
"Sorvolo sull'ennesima scommessa fatta sulla pelle di un'amica... ma, in un certo senso, noi ci conoscevamo già per davvero" Angie confessa e fa scattare mille campanelli d'allarme nella mia testa.
"COSA? COME? SUL SERIO?"
"Jeff?" Stone mi apostrofa dubbioso, mentre io continuo a dissimulare, alla mia maldestra maniera.
"IN CHE SENSO VICONOSCEVATE GIA'? QUESTA Sì CHE E' UNA NOTIZIA!"
"L'avevo incontrato da Roxy la sera prima, era venuto lì a mangiare"
"NOTIZIA NEL SENSO CHE E' UN FATTO NUOVO, MAI SENTITO"
"Jeff tu non ne sapevi niente, vero?" Stone non molla e ormai è chiaro che mi ha già sgamato alla grande, sono fregato.
Il mio sputtanamento per lo meno ha un merito: il battibecco che scatta subito dopo tra me, Stone e Mike circa i venti dollari che secondo loro gli dovrei restituire, sposta un po' l'attenzione da Angie che, finalmente libera dall'imbarazzo, si risiede e si gode la scena dei nostri amici che mi fanno il culo, mano nella mano con il suo nuovo ragazzo.
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Buongiorno
Oggi vorrei ripercorrere... probabilmente vi starete chiedendo perché io da quasi più di due settimane stia trattando il medesimo argomento con al centro la stessa persona.
La risposta è che: per superare un evento traumatico e destabilizzante, spesso bisogna solo esternare ciò che si sente senza far sì che possa denigrare internamente.
Posso iniziare da una lista di canzoni che se ascoltate in un ordine ben preciso scaturiscono in me sensazioni decisamente non poco note e che mi riportano indietro fra le memorie ed i sentimenti che si celavano in me fino a qualche tempo fa ma che in questo momento stanno volando come fiori di ciliegio che arieggiano via nella futura, dolce paura, di non rifiorire più e mettere fine a tutto ciò che li rendeva di quel colore così vivo?
Queste musiche sono:
• Hai pianto tutta la notte (Cicco Sanchez)
• This side of paradise (Coyote Theory)
• In My Feeling (Drake)
• Girls like you (Jonah Baker)
• Concedimi (Matteo Romano)
Io posso farvi rendere conto, miei cari lettori e, voi, sventurati che siete casualmente finiti fra queste mie parole e state continuando a leggere, che ascoltare questi brani per quanto possa sembrare "niente" in realtà è "tutto".
Visto che la maggior parte del tempo in cui cerco di scrivere di come mi sento nessuno o quasi finisce davvero con il leggerli, e considerando che questo è un po' il mio posto nel mondo e paradossalmente alla lettura di chiunque, vorrei spiegarvi il significato di ogni singolo punto citato da me prima e del sentimento che vi ho collegato a questo.
Iniziamo dal primo dei 5 brani musicali:
"Hai hai hai pianto tutta la notte",
Il ritornello cita così come ho digitato tra le virgolette.
Era effettivamente successo questo.
Avevo pianto per tutta la notte ed eri stato lì a proteggermi, quando paradossalmente ero io a voler proteggere te quella sera.
Troppo disordine nella mente.
Non riesco a pensare né a scrivere.
Cercherò di dilungarmi meno e utilizzare termini e costrutti più semplici.
La seconda canzone è legata da qualcosa di molto più superficiale in realtà, circa.
Era una canzone che mi piaceva tantissimo.
E una parte di quella canzone scriveva che vi erano delle mani intrecciate. Noi avevamo stretto le nostre mani. FANTASTICO e calzante come punto della canzone.
Che ansia. Quanti complessi per pubblicare una foto con una canzone :,).
Poi ha rimesso la stessa sul suo profilo.
Io ero rimasta "WOW".
È stato inaspettatamente bello e mi sono sentita impotente.
Era una delle mie canzoni preferite.
Adesso quando l'ascolto penso a te. E sai quanto fa male? Non puoi nemmeno immaginarlo.
Prova a dimenticare tu alcuni momenti se ci leghi alcune delle tue canzoni preferite. Suvvia.
Vorrei specificare: non ero innamorata di lui, solo che mi ero sentita importante ed ero stata bene.
Solo che spoiler: ci baciamo poi ed il mio cuore stava impazzendo.
Era una bellissima notte.
Andiamo in cucina.
Eravamo in piedi abbracciati.
L'uno di fronte all'altra.
Abbiamo iniziato a baciarci.
È stato magico.
Inizia quella canzone "In My Feeling", durante il ritornello fa dei gesti carini con le mani, sembrava stesse facendo un Tik Tok ed io ero con gli occhi a cuoricino.
Cioè, dove lo trovi un ragazzo così? Dai.
Comunque, dopo questo, mi ha stretta più forte.
Ed è iniziata "Girls like you".
Ci siamo stretti. Entrambi.
Abbiamo iniziato a ballare un lento.
È stato come vivere in una bellissima favola.
Era magico in quel momento. Tutto.
Tutto era diventato una magia.
Un luogo incantato e fatato.
Non eravamo più in una cucina.
Eravamo in un modo pieno di colori.
Ero felice.
Avrei voluto che tutto non finisse mai.
Credo siano stati dei momenti meravigliosi, alcuni di quelli che mi porterò per sempre dentro e probabilmente saranno irripetibili ma va benissimo anche così. Sono stati belli. Importava di ciò che c'era in quel momento e non minimamente al di fuori di quello.
Arriviamo all'ultimo brano.
È stato tutto un caso.
Avevo iniziato a canticchiare quel testo casualmente.
No casualmente non era. Sono una paranoica per natura, era perché parlava di un ballo concesso a qualcuno.
Ma guarda un po' se non era quello che mi era successo quella notte. Spettacolare, no? Ogni singola parola di quel testo mi riportava in mente lui.
Prima, durante, dopo.
Anche adesso, che altro non è che il "dopo".
Sicuramente uno dei ricordi più belli legati a quel testo è stato quando, prima che ci mettessimo insieme, eravamo da soli, al buio o quasi, avevamo saltato una lezione.
Iniziamo a ricreare il lento di quella notte, il lento di quella canzone. Ogni singola parola del testo era nostra.
Stavamo ballando, insieme, stretti.
Abbiamo detto una frase del ritornello a testa.
"Ma concedimi un ultimo ballo", ha iniziato lui
"Un'ultima volta, con l'ultimo sole, per l'ultima volta"
"Stesso gioco scacco matto"
"Hai di nuovo vinto..."
"Tu".
Aveva fatto sì che gli dicessi io "tu".
Divertente, vero?
Avrebbe potuto vincere, perdere, arrivare pari a me. In quel momento poco importava. C'ero io, c'era lui.
Quel brano ci ha accompagnato durante tutta la nostra relazione.
Mentre stavamo già insieme avevo attenzionato il testo. Me ne ero già accorta.
Quella non era un testo felice. Era triste.
È paradossalmente comico.
Abbiamo iniziato dal concederci un ultimo ballo.
E siamo rimasti in stallo dentro questo loop. O almeno, io sì.
Ora scriverò qualcosa della quale vorrei tu non ridessi.
Mentre stavamo insieme avrei voluto dirti "se dovessimo mai lasciarci, vorrei che il tutto finisse così ... ". Ovviamente non te l'ho mai detto perché ti amavo troppo per pensare che potesse finire. E forse ho usato nuovamente "ti amo" a sproposito. Ma sono le due paroli con cui riesco maggiormente ad esprimermi in questo momento senza giri di parole.
Dopo che mi hai definitivamente allontanata. Ti ho richiamato. Non ho finito la frase. Poi hai definito il tutto una pagliacciata.
Sai, la fine della canzone cita così "io ti aspetto alla porta per concederti un ultimo ballo".
Ti avrei aspettato per concedertelo.
Ma ti sei mai chiesto il perché di questa "pagliacciata"?
Perché fare un lento con te è stata una delle esperienze più meravigliose che avessi mai fatto con qualcuno.
Avrei voluto finire il tutto più poeticamente di quello che potessi immaginare.
Un ultimo lento.
Un'ultima ora con te.
Con l'ultimo sole prima del calare del solito freddo che viene da dentro e ti stringe nella sua morsa.
Avresti vinto.
E saremmo in quel loop eterno quando tutto un giorno si sarebbe ripetuto all'infinito, dopo il ritorno dell'uguale.
Insomma. Avrei voluto stare con te un'ultima volta. Forse per riportarti alla mente tutti i momenti passati insieme. Per guardarmi negli occhi e dirmi "non sto bene con te, mi hai fatto stare troppo male". Dopo mi sarei allontanata per sempre da te. Non ne avresti più saputo del mio amore nel tuoi riguardi. Solo un bel ricordo sepolto in mezzo ad altri.
Tu mi avevi aspettato senza sosta fisicamente. Non ti ho raggiunto.
Io ti avevo aspettato senza sosta mentalmente.
Non mi hai ragiunta.
Insomma, alla fine cosa resta, cosa sei, cosa siamo? Illuso un'altra volta, ormai ci sono abituato.
Vorrei litigare con te perché cado dove non dovrei cadere (fra le mucche da uccidere). E ho provato a sorreggerti.
Forse avrei preferito anche solo un'ultima volta di parlare con te fino alle tre.
Sono cazzate.
Ti avrei rincordo dovunque.
Non capisco.
Cosa diamine è cambiato dal nostro ultimo lento?
Ma alla fine cosa resta?
Se ci concedessimo un ultimo ballo adesso probabilmente sarebbe davvero una pagliacciata.
Insomma, siamo in stallo un'altra volta persi dentro a questo loop.
piccoloatomodiunfreddouniverso
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nonmidarefastidio · 4 years
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VI
Sveglia alle ore 6.30, colazione, poi dico a mia mamma (visto che era già attiva e reattiva) che vado da Demonietto, ma in realtà vado dalla psichiatra. Sono il suo primo appuntamento della giornata ma invece che alle 8 precise iniziamo verso le 8.10 perché anche lei è abbastanza ritardataria come me, inoltre deve ancora prendere il caffè.
A dividerci c’è ancora il pannello di plexiglas però mi dice che ci possiamo togliere le mascherine perché l’altra sera era a cena con il primario di non so quale reparto di non so quale ospedale di Monza che è una sorta di luminare sul Covid e, non solo le ha fatto i complimenti per come ha organizzato lo studio, ma anzi, le ha detto che le mascherine non sono necessarie nell'ambiente che ha creato.
Nel mentre che lei mi racconta tutto questo io mi tolgo la mascherina e mentre la sto per mettere nello zainetto lei esclama “o Chiara, ma quanto sei bella? Erano mesi che non ti vedevo senza mascherina e non me ne ricordavo, so che non ti piace che ti venga detto e so che non lo pensi, ma non posso farne a meno”. Io sono imbarazzata al massimo, cerco di cambiare argomento ma lei continua e mi dice che le ricordo un’attrice italiana, una certa Silvana di cui non ricordo il cognome.
A questo punto, dopo che io mi sono ammutolita e mi sono guardata intorno piena di imbarazzo, mi chiede come va e io le dico che è il periodo migliore da un sacco di tempo, le dico che sto vivendo a pieno l’estate come non facevo da anni, che vado al mare, che quando vado in piscina a casa della Gin sto in giardino in costume senza nascondermi con l’asciugamano, che ho iniziato ad acquistare abiti estivi (infatti stamani avevo un vestitino bianco per il quale mi ha fatto un sacco di complimenti) e che, sì, a volte ci sono giornate in cui sono triste ma sono pochissime e le accetto per quelle che sono, magari mi metto sul letto a guardare la televisione senza fare niente e aspetto che passino. Le dico che ancora non riesco a credere che queste giornate no, adesso estremamente sporadiche, un anno fa fossero la mia quotidianità. 
Mi dice che sto facendo un lavoro eccezionale, che è felice perché il primo anno di terapia serve proprio a questo, a sbloccarmi dai comportamenti patologici riuscendo ad affrontare le paure che per me sono ostacoli insormontabili. 
Mi chiede se continuo a fare attività fisica e le dico di sì, le dico inoltre che sto vedendo dei risultati, non tanto nell'aspetto fisico ma quanto nella resistenza e le racconto delle due giornate di trekking e di come fossi io quella più allenata tra i presenti, una delle più resistenti e che ha faticato meno. Mi dice che è contenta. Mi chiede dell’alimentazione\peso, le dico che la prossima settimana ho la visita dal nutrizionista e vedremo. 
Mi chiede di raccontarle nello specifico del rapporto che ho con il mio corpo. Le racconto che da piccola mi piacevo, fino ai dieci anni almeno, fino al periodo dello sviluppo, le racconto del giorno del menarca e di cosa significhi per me quella data e di quanto sia dolorosa da ricordare, le racconto dei cambiamenti che in pochissimo tempo ha subito il mio corpo e di come mi venissero fatti notare da tutti, soprattutto dalle mamme delle mie compagne di classe e dei commenti che facevano, le racconto di come per anni io abbia utilizzato unicamente abbigliamento maschile con lo scopo di coprirmi e rendermi invisibile, le racconto della mia repulsione nei confronti dell’intimo femminile fino a quando non è diventato necessario e del ruolo della mia insegnante di ginnastica artistica nel farmelo accettare. 
Mi dice che le mie forme attirano l’attenzione, sopratutto per il fatto che mi vesto sempre scollata a causa dell’ansia che mi provoca un perenne senso di soffocamento e che mi impedisce di utilizzare maglie troppo (o solo leggermente) accollate; le dico che ne sono ben consapevole e infatti in passato ci giocavo molto, soprattutto a scuola. Soprattutto con alcuni professori. Professori con il triplo dei miei anni. Mi sento in imbarazzo a dirglielo, ma è così. Lei dice che ci sono uomini del genere, li definisce “maiali” ma ormai, le dico, a me non fanno né caldo né freddo.
Le devo dire altro ma non riesco, glielo faccio capire, le dico “aiutami!” e lei capisce quale domande farmi. Le dico dei vari incontri di Tinder e di come io sia stata incosciente, mi chiede di più, le dico cosa ho fatto e si arrabbia, dice che se non ci fosse stato il plexiglas mi avrebbe tirato un colpo perché è da incoscienti andare a casa di qualcuno che non si è mai visto e sentito senza, soprattutto, dirlo a qualcuno, mi dice che io spesso metto in atto comportamenti incoscienti ma questo è stato il più incosciente di tutti e che devo stare attenta. Mi chiede di A, del tipo che ho già rivisto più di una volta e mi chiede che tipo di rapporto abbiamo. Le dico che è solo un rapporto fisico e mi chiede perché ho questa impressione e io le dico che non è un’impressione ma è una richiesta che io ho fatto ad A perché non sono interessata ad una relazione.
Lei mi chiede perché, perché io abbia già messo le mani avanti ma a questo punto non riesco a parlare perché ho paura che il pianto che sta andando avanti da una decina di minuti, e che comunque sto tenendo sotto controllo, diventi insostenibile e che il dolore che sto provando diventi troppo forte da sopportare.
Mi dice che io non sono anaffettiva, anzi, sono una persona troppo sensibile, io provo tanti, troppi sentimenti e che ho paura delle mie emozioni. Mi chiede cosa ho provato nel momento del bacio, che lei dava per scontato, ma le ho detto che mi sono ritirata perché baciare qualcuno mi mette a disagio come poco altro al mondo. Sono una persona poco fisica con la maggior parte delle persone, odio venire toccata perché non voglio che le persone mi percepiscano.
Mi dice che A deve essere la mia “palestra sociale” devo chiedergli di uscire a prendere un caffè fuori, in un bar, ma io le ho detto di no, lei mi ha detto che è il mio compito per casa, io le dico che non facevo mai i compiti a casa nemmeno quando ero a scuola. Le dico che mi mette a disagio stare in mezzo alle persone e mi mette a disagio che le persone si facciano vedere vicino a me.
Mi dice che non è vero, che sono pensieri sbagliati, le dico che ne sono consapevole ma che la mia mente è convinta di questo, ne è così convinta che per un sacco di tempo ho creduto che anche mio papà fosse in imbarazzo a stare vicino a me in pubblico. Mi chiede delle mie amiche e se mi chiedono di uscire, le dico di sì, certo, sono sempre loro che propongono, le dico che molte di loro ormai vengono da me perché per un sacco di tempo mi rifiutavo di uscire. Lei mi dice che se mi chiedevano di uscire è perché stanno bene con me, ma io le dico che sono io che non sto bene con me stessa.
L’ora finisce, anzi, abbiamo sgarrato di un bel po’, mi dice che continuiamo con il solito medicinale solo che in più mi prescrive un integratore per l’ansia che mi aveva già prescritto in passato (una compressa al dì + una in caso di bisogno), in più mi ha dato anche un farmaco per dormire (visto che le ho detto che dormo pochissime ore per notte).
Non mi chiede se ci vogliamo vedere tra un mese\mese e mezzo come al solito, mi dice la data del 16 settembre e mi dice di scegliere se rivederci quel giorno o prima. Le dico che il 16 va bene e prendo l’appuntamento per le 9.40.
Quando sto per uscire mi dice come al solito “se hai bisogno, chiamami!” però aggiunge “anche se sono sicura che non lo farai”. Io le sorrido, lei mi sorride, esco, vado in macchina, finisco di piangere e vado a fare la spesa.
Oggi è stata dura. 
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strawberry8fields · 4 years
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“Vorrei portarti con me. Resisteresti poco, al freddo senza l’afa estiva ma sarebbe un'esperienza diversa, no? Poi ti riporterei indietro, come è giusto che sia. Ma per un po’ ti porterei con me. Ti racconterei le cose che non avrò il tempo di finire di dirti. Solo per quello, per trovare il modo che duri di più. Ti farei guardare il mare freddo, così apprezzeresti il tuo. Ti farei una foto e la lascerei nel cassetto per le volte che avrò voglia di guardarti con i capelli scompigliati e il sorriso accennato. Mangeremo e dormiremo poco perché non ci sarebbe il tempo; tutto quello che vorresti cercherei di dartelo. Ti farei esprimere un desiderio e lo esaudirei. Solo uno, perché tre non sarei capace. Ti farei almeno un paio di domande scomode, perché così ti fideresti di me; perché così, se ti telefonassi almeno una volta, sussulteresti un pochino e quando deciderai di andare via, ci sarà almeno una volta in cui vorrai tornare. Vorrei che ti fossi innamorata di me, per chiedermi di restare. Ma forse tu impieghi tanto per innamorarti e allora è per questo che vorrei portarti con me: per farti innamorare. Verresti?
No, non verrei. Perché dovrei? Non credo che mi riporteresti indietro, non voglio che tu faccia di tutto per me. Il suono è simile a quello della tua voce, non della mia: vorrei che lo capissi e te ne rendessi conto. Le tue parole sono esigenti e mi si stringono al cuore. L’unisono tra di noi non funziona. Il moto di due anime in una non esiste. Non vorrei foto di questo momento, né motivi per lasciare che non finisca. È doloroso da ricordare. Cosa c’è di poetico in una sensazione moritura? Se lo volessi, non farei in modo che arrivi la fine. Perché è questo il punto: io sto facendo in modo che l’ultimo secondo di tutto accada, capisci? Permettimi di dire di no. Permettimi di non esserti accanto. Permettimi di decidere di non esserci come vuoi tu. Pensare che sia per due, per renderti i pensieri più facili; lo sai che mi stai raccontando una bugia mentre mi chiedi “verresti?” Certo che lo sai. Venire? Cosa potrebbe dire? Cosa saremmo?
La mia automobile scivola da sola verso casa mentre rileggo le tue parole. Cerco di trovare interpretazione, tentando di valicare le frasi così come sono – cunei – e trovarci l’intenzione inespressa di dire dell’altro. Cerco titubanze, virgole, mi soffermo sui dettagli. Ma io di dettagli non capisco nulla. Non so come sono fatti, in verità. Potrei rimanere attaccato alla balaustra a due mani, mangiare tutte le merendine della macchinetta accanto all'ingresso del gate pur di restare a guardare il fiume da un lato e la strada dall'altro. Fissare l’asfalto fino a farmelo entrare negli occhi e bucarmeli per non vedere la via di casa: questo dovrebbe accadere affinché io vada via da qui e mi rassegni alle tue parole. Credevo di non essere capace di rimanere in silenzio a guardare. Sono solito pensare di me cose molto positive: grande cuore, grande testa, spirito d’iniziativa, forte indipendenza; pensavo di non essere capace di restare a guardare inerme. È una di quelle circostanze che non si addicono agli spiriti vincenti. È come ammettere di avere un buco scoperto e lasciare che qualcuno ci infili un dito dentro, stracciando carne e tessuti, graffiando vasi, fino a tingere di rosso i vestiti e non poter, così, celare l’affanno.
[...] Mi sembra strano sentirmi così sopra le righe. Mi sembra strano, ancora, sentire quegli occhi addosso. I tuoi e i miei insieme, che erano altro, lo sono stato lo so, lungo il fiume e poi sono irrimediabilmente scomparsi dopo un battito di ciglia. Un movimento fisiologico ne ha decretato la fine ed io lo vado cercando, adesso, mentre mi dirigo verso casa, seguo la scia per provare a seguirti. Che pena. Sperare, intendo. È la pena di chi non sa rinunciare. Non so raccontare una volta in cui tu mi avevi detto di essere felice, in effetti. E nemmeno una volta in cui te l’ho detto io, d'altronde. Non credo minimamente di esserti venuto incontro per davvero, con foga ed eccitazione, per abbracciarti di sorpresa. Non mi viene in mente la prima volta che t’ho visto. So quand'è, con precisione, perché io ero al bancone di un bar con una ragazza che mi piaceva molto. E che ho abbracciato con slancio e voluto tante di quelle volte da essermene invaghito e addirittura innamorato a un certo punto. Ricordo d’averti preso in consegna nella mia mente, ma non d’averti visto. Non so nemmeno com'eri vestita. So solo che ti sei passata una mano tra i capelli, il gesto più comune che si possa recuperare nella memoria. Eppure io l’ho registrato. In realtà potrebbe essere falso. Potrei aver traslato la mano di un altro sulla tua e adesso cucirti addosso un movimento che non t’è appartenuto. Avevi un braccialetto che si compra al mare, di quelli di cotone colorato, che dicono porti fortuna e poi, un giorno, si spezzi per far avverare un desiderio. Di quelli che hanno tutti, eccetto me, poiché io non li sopporto: rimangono bagnati per ore, dopo la doccia, ed umidi sulla pelle. Mi sono chiesto quale potesse essere il tuo desiderio. È la prima cosa su cui mi sono interrogato guardandoti quella volta e pensandoti i giorni successivi. Se tu avessi un desiderio sopra tutti, se fosse legato a quel braccialetto o a un sentimento. Ho sentito il bisogno di saperlo, come se fosse il tuo nome. Avevi anche un anello costoso. Sottile, ma prezioso. Un anello facile, che non sorprende se lo regali. Non so perché l’avessi notato. Niente a che vedere coi tuoi occhi, mi rendo conto. A chiunque avessi chiesto di te nei giorni seguenti, continuavo a dire di non avere in mente i tuoi occhi: eppure sono meravigliosi. Non mi viene un’altra parola in mente. Dovrei inventarla ma non sono capace, tu lo sai. Posso fartelo intuire ma non so spiegarlo. Non capisco perché non me li sono incollati addosso. Avevo notato di te solo i dettagli peggiori fra tutti gli altri; ciononostante ti cercavo già il giorno dopo. Mentre passeggiavo sotto casa tua, nelle sere a seguire, speravo di notare i tuoi movimenti alla finestra oppure con chi saresti uscita. Desideravo vederti da sola, che, una volta sull'uscio, ti guardassi intorno e vedendomi rimanessi piacevolmente compiaciuta. Avrei voluto essere io nei tuoi sogni, a ispirare i tuoi sonni e farti felice. Ma lo so di non potere. Eppure questa consapevolezza non m’ha fatto smettere di volerti portare via con me.
Non capisco. Non capisco cosa vuoi dire. Mi pare assurdo che tu pensi di poter amarmi. Quanto abbiamo passato insieme? Non capisco perché tu voglia portarmi con te. Non sai nulla.
Ti ho rubato anche un sorriso triste quella sera. È andata così: io ti ho guardata per un momento, mentre ti passavi le mani nei capelli, e stavi sorridendo, ma non alla persona con cui parlavi. Sorridevi, rivolta verso il basso come per un pensiero veloce da far svanire. E, rivolto di nuovo il tuo volto verso l’alto, ti ho sorpresa triste, come se quel pensiero felice andasse celato. Sorridi solo quando qualcuno o qualcosa ti fa ridere, ma non dovresti. A me piace, ma non dovresti. La felicità pare si auguri a tinte pastello e così mi tocca fare, con te, adesso: cercare di farti togliere dal viso i tuoi sorrisi tristi, come ho sempre fatto, d'altronde. Potremmo essere in giro a passeggiare in una città qualunque, col caldo, mano nella mano e io dovrei accorgermi del tuo sorriso triste e allora darti un bacio o prenderti il viso e farti fare una smorfia che mimi la gioia. Sorrideresti e il mio desiderio di felicità per te sarebbe compiuto. La verità è che i tuoi sorrisi tristi a me piacciono, perché a te stanno bene, perché li sai trattare, li sai adoperare e mettere in fila senza che rompano le righe. Se lo facessi io sarei penoso. Questo è il punto: faccio pensieri e desidero cose nuove. Non importa cosa so. Per la prima volta, non importa. Non so da dove vengono o come si chiamino e non potrei spiegarle a nessuno eccetto te, con un po’ di tempo, con un po’ di pause, con quei silenzi che non saprei riempire, all'inizio. Ma potrei imparare. Sono un pessimo romantico, lo ammetto. È per questo che non sono riuscito a farti innamorare. Lo so che è così. Ho immaginato che potessi bastare io, con i miei modi normali e l’aria spavalda. Fintamente sicura. E del tempo, per spiegarti quello che manca, per farti vedere che ne sarebbe valsa la pena, alla fine. Ho provato, che dire, a farmi scegliere. Ho sperato. Dovevo. Era una possibilità, capisci? Come fare a metterla via, a dimenticarla. Forse aspettando, forse non era il momento. Forse io e te abbiamo un altro tempo. Sono sicuro che con qualche giorno in più, ora in più, ti avrei portato via con me. È l’idea che almeno una volta succeda, no? Hai presente? Quell'idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno. Come un sibilo fluttuante e sinuoso. A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo. Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere. Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me. E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro. Verresti?”
Italo Calvino, Gli amori difficili
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stupid-exaggerate · 4 years
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Io giuro, avrei un mare di cose da scrivere, in merito a tanti argomenti; vorrei parlare, urlare, lasciare che la tastiera del mio telefono componga un fiume di parole in merito a quello che penso di me stessa, di chi ho intorno, della situazione in generale, del mondo, di tutto.
È solo che è come se avessi un blocco. Io provo a parlare di me, ma se parlo di me parlo soltanto di cose tristi, quando in realtà qualche progresso lo sto facendo. Sto riuscendo a dimenticare, ora sono in grado di fare dei passi da sola, senza che quello stupido spillo della memoria mi faccia crollare.
Ho prenotato il mio esame teorico per la patente, mi sono iscritta ad un corso per teatro, sto andando una volta a settimana dalla psicologa, mi trucco ogni giorno (e sto migliorando, anche che sono alle prime armi), sto facendo colloqui di lavoro, e forse troverò il lavoro che sogno. Cerco di trovare le cose che mi rendono felice e le faccio, senza pensare.
Ma allora perché mi sento così? Come se fossi ancora al punto di partenza?
Non scherzavo ieri, quando ho detto che fatico a trovarmi: non riesco più a capire quale musica faccia per me, e per quanto mi sforzi, nessun artista o genere mi provoca più quelle emozioni che sentivo prima; certo, magari mi piacciono, ma... niente di più. Anche i libri, non riesco più a leggere, perché non mi concentro, nonostante la storia mi piaccia. Non riesco a trovare un film da guardare, perché non capisco più quale sia il mio genere.
Mi sento davvero persa, e non so più chi sono.
È come se ciò che prima mi faceva star bene, ora non sa più come farlo, oppure io non glielo permetto; sono consapevole che tutto parte dalla mia testa, ma sinceramente, al momento, non trovo soluzione al trovarmi... per cui boh. Continuo a cercare.
Forse sono cambiata, e non me ne sono resa conto, ma così drasticamente da rinunciare alla musica? Impossibile.
E nulla, volevo solamente rendervi partecipi del mio squilibrio mentale settimanale, che mi perseguita da un po'.
Grazie mille per aver letto.
-Giulia (@stupid-exaggerate)
Oh, e comunque, se voleste farmi qualche domanda, la posta è lì. È triste non ricevere mai lettere :(
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giulia-liddell · 4 years
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Qualcuno vuole sentirsi libero e qualcuno teme che i suoi sentimenti facciano rumore
Parole: 4074 Beta: server di Discord Fandom: Sanremo RPF (Cenone di Natale AU/Sanremo Family AU) Ship: Ancora nessuna (sempre molto tecnicamente) Avvertimenti: ???, I N  A M I C I Z I A, alcol, lieve menzioni di comportamenti leggermente autodistruttivi, personaggi molto in background sono lievemente creepy, pubblicità gratuita a Netflix Note autore: Ambientata poco dopo il finale di questa (X). Sì, di questi titoli ne avremo ancora per un po’. Inizia ad essere necessario un masterpost per il Cenone AU (e lo farò, davvero)... Conoscendo gli sviluppi futuri rileggere questa è stato... Interessante.
Cally guarda l’orario dall’orologio della sua camera e si convince finalmente a vestirsi. È assolutamente inutile fare la doccia in anticipo se poi resto mezz’ora a fissare il soffitto. Butta l’asciugamano da una parte e si alza per recuperare la biancheria dalla valigia. Incredibile che non l’abbia ancora sistemata nell’armadio, ormai sono arrivati da una settimana. 
Mentre si sta infilando i pantaloni che ha scelto, il suo telefono comincia a squillare. Cally sbuffa e si sposta verso il comodino per recuperarlo e rispondere «Oh ma quindi vieni a giocare a biliardo?» chiede Rancore quasi urlando per sovrastare il vociare dei cugini intorno a lui «Ancora? Eccheccazzo Tarek, te l'ho già detto che c'ho da fa' stasera...» risponde Cally mentre sistema due camicie sul letto per cercare di decidere quale indossare. Nera o bianca? Sente Rancore sbuffare ed una risatina che sembra appartenere ad Anastasio «Sì, sì, me l’hai detto... Ma tu dici tante cose... E poi è una scusa del cazzo "c'ho da fare", dai! Almeno sii più specifico se devi inventarti cazzate, no? Che hai da fare di così segreto, mh? Un appuntamento? Oh. SÌ HO RAGIONE VERO? come ho fatto a non pensarci prima?» si lamenta Tarek «Oh Marco mi sa che Cally se la fa con qualcuna! Ma perché non ti tieni aggiornato sui tuoi stessi parenti?» aggiunge chiaramente rivolto a Anastasio che deve essere a poca distanza da lui. Cally chiude gli occhi e sospira pesantemente prima di iniziare ad indossare la camicia bianca. Tanto vale andare sul classico.
«Non è un appuntamento.» dice secco sopra le esclamazioni di Tarek «Esco con un'amica. È una serata tra amiche.» continua mentre recupera le bretelle da un cassetto prima di chiuderlo forse con un po’ troppa forza. Tarek si fa improvvisamente più curioso «Sto riuscendo a farti rivelare i tuoi piani... Mhhh... Dimmi un po' com'è che tu stai in vacanza con la tua famiglia ed organizzi appuntamenti? E cos’è questa inversione di ruoli tra me e te?» continua a stuzzicarlo «È stata una coincidenza: anche lei è in vacanza con la sua famiglia in questa zona... È arrivata un paio di giorni fa e, dopo aver scoperto che anche io ero qui, mi ha proposto di farci una serata in un locale. E dato che una serata tra amiche è sempre una buona idea, ho accettato. Non si tratta affatto di un’inversione di ruoli. Io se ho un appuntamento, lo chiamo appuntamento. Non mi faccio certo le tue pare mentali… È una serata tra amiche.» spiega Cally mettendosi le bretelle prima di spostarsi verso il bagno per sistemarsi i capelli. «Sì, certo come no. Ma tu con questa ce vuoi prova'?» continua Rancore. Cally deglutisce e poi risponde con il tono più neutro possibile «Tarek vuoi che ti mando a quel paese per telefono o prima di uscire passo al biliardo per farlo di persona?» risponde e Rancore ridacchia «Oh, oh... Okay ho capito. Serata tra amiche. Nessun appuntamento. Peccato comunque... Potevi stare a divertirti con noi, bere un po', stuzzicare Anastasio come fai di solito, magari fare un po' di gossip su Diodato... Ma no, vai vai con la tua amica...» risponde con tono di resa.
Cally è improvvisamente più interessato, ma non vuole darlo troppo a vedere. Prende discretamente un respiro profondo e cerca di far suonare la sua voce disinteressata «Ah sì... Mi sto perdendo proprio una seratona... Fare quello che faremmo di solito con il bonus del biliardo... E dell'inesistente gossip su Diodato che da quando è finita la sua storia con mia cugina non ha fatto assolutamente nulla... Tra un po' potremo mettere un cartonato al posto suo e sarebbe la stessa cosa!» mentre finisce la frase si morde il labbro e trattiene qualche imprecazione cercando di non prendersi a pugni da solo «Come niente gossip su Diodato? Cally pensavo che non vedessi l'ora di parlare della sua nuova acconciatura da quando siamo arrivati! Stiamo facendo teorie sul perché si sta facendo crescere i capelli da giorni ormai! Dov'è finito il tuo spirito investigativo? Vuole essere più Johnny Depp anni novanta o Leonardo Di Caprio anni novanta? È ancora una sua pessima reazione alla rottura? O vuole cercare di rimorchiare qualcuna? Non ci credo che proprio tu non te lo sia chiesto... Mi aspettavo che stessi preparando almeno un centinaio di nuove battute... A meno che tu non sappia già il motivo di questo cambio di look...?» risponde Rancore senza notare il tono forzato di Cally «Ah intendevi quello! No, no... Non so perché l'abbia fatto ma davo per scontato che stesse attraversando una fase Beatles... O cazzate così... Comunque ovviamente ho già pensato ad un nuovo repertorio di battute, per chi mi hai preso?» ribatte Cally e si stupisce lui stesso di quanto la bugia gli esca facilmente. Tarek ride «Adesso ti riconosco! Comunque divertiti con la tua amica… Scommetto quello che vuoi che alla fine te la porti a letto…» dice con tono ironico. Cally si morde il labbro e raccoglie per l’ennesima volta i suoi pensieri «Sì, certo Tarek… Infatti sappiamo quanto sei fortunato con le scommesse… Invece che cercare di combinarmi con le mie amiche, concentrati a cercare di farti Marco per favore. Tre appuntamenti e ancora non l’hai baciato, dai… Che vergogna… Mi sto pentendo di averti combinato con lui, in fondo mio cugino si merita meglio di così, no?» replica con un aspro tono sarcastico prima di salutare mentre Tarek cerca di balbettare qualcosa e riattacca. Cazzo, forse ho esagerato un po’, pensa, ma sa anche che Rancore lo conosce e che non penserebbe mai che dicesse sul serio. Almeno lo spera.
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Cally si piazza a poca distanza dall’ingresso del locale e si accende una sigaretta mentre aspetta. Non c’è esattamente freddo, è estate in fondo, ma c’è una leggera brezza che viene dal mare e gli sta facendo venire i brividi. O forse è solo la sua impressione. Nessuno intorno a lui sembra in alcun modo infastidito o infreddolito. Forse è davvero solo lui. Temevo di arrivare in ritardo io ed invece… A quanto pare la signorina si farà aspettare? Cally sorride tra sé e sé mentre si fa un tiro. Adesso ovviamente l’unica cosa a cui non devo pensare troppo è che sto prendendo una cotta bella e buona per Anita, giusto? Cazzo, di sicuro in questo momento non ha bisogno anche delle mie idiozie… A proposito di Anita… Cally controlla l’orario. È un po’ in ritardo rispetto all’orario prefissato… Magari ci ha messo un po’ di più a prepararsi o… O è stata fermata da qualcuno della famiglia. No, in quel caso avrei già ricevuto qualche chiamata ed almeno cinquanta messaggi. Però… Potrebbe essere rimasta in camera, troppo insicura e troppo agitata per azzardarsi ad uscire. In quel caso non solo Cally avrebbe fallito completamente nel suo intento di farla rilassare, ma avrebbe anche causato più problemi di prima.
Alla fine si decide a provare a chiamarla. Attende qualche squillo e poi si mette subito in allerta quando sente che qualcuno ha risposto «Ehi, ciao.» dice con tono delicato Anita, ma Cally non riesce a capire se sia triste o allegra «Ehi! Non avrai deciso di darmi buca, spero…» risponde Cally con l’intonazione più allegra che riesce ad ottenere e cercando di non sembrare troppo preoccupato. Non è ancora certo che lei stia effettivamente bene. «Mhhh… Sai, non è una cattiva idea…» inizia a dire Anita con tono scherzoso e Cally si rilassa «Quasi quasi resto in camera… Qui ho una buona scorta di caramelle e Netflix a disposizione…» conclude Anita e Cally si sente un po’ meno sicuro, anche se riesce a sentirla sorridere. «Oh wow, se lo dici così allora ti do ragione, dammi buca assolutamente… Però… Posso dire in mia difesa che magari, e solo magari, posso essere interessante quanto Netflix ed una buona scorta di caramelle?» ribatte con un sorriso «Dietro di te, Mx. Interessante.» gli risponde Anita facendosi scappare una risatina prima di chiudere la telefonata. Cally corruga per un momento la fronte confuso, ma poi si volta quasi inciampando su sé stesso. Wow. Altro che troppo insicura. Anita si avvicina in perfetto equilibrio su un paio di tacchi decisamente alti, ondeggiando i fianchi messi in risalto da una gonna molto corta ed attillata. Cally non si aspettava che una con un guardaroba così sobrio e semplice potesse avere qualcosa di quel tipo. Indossa anche una camicetta scollata piena di brillantini ed è riuscita a radersi completamente e a truccarsi… Sta da favola. Non ci sono altre descrizioni possibili. «Sono arrivata puntuale, giuro… Non ti avevo visto e… Poi mi hai chiamata…» spiega appena si trova più vicina e sembra quasi… Timida. Lei. Che riesce a camminare con quella disinvoltura in quei vestiti… Cally scuote la testa per prendere contatto con la realtà e riprende in mano la sigaretta che era rimasta a pendere tra le sue labbra. «Oh, non fa niente figurati… La notte è ancora giovane, abbiamo tutto il tempo del mondo per bere e ballare…» la rassicura con un sorriso ed un occhiolino prima di porgerle il braccio per appoggiarsi e condurla verso l’ingresso «Almeno se cadi da quei trampoli, saremo in due a cadere.» aggiunge «Stai molto bene comunque, scelte di stile approvate dall’amichevole lesbica di quartiere.» Anita ridacchia «Grazie, anche tu non sei male.»
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Scegliere il locale non è stato esattamente facile. Doveva essere abbastanza distante da non rischiare di incontrare per sbaglio qualche membro della famiglia che aveva deciso di non partecipare alle attività di gruppo serali e doveva essere sicuro per due persone LGBT. Cally si è preoccupato più per Anita che per sé stesso ad essere onesti, ma comunque l’obbiettivo era uguale. Per fortuna è riuscito a trovare il locale giusto, che per un’incredibile e fortuita coincidenza ha anche dell’ottima musica. In ogni caso, un ottimo modo per stare più tranquilli è bere, quindi Cally porta subito Anita verso il bancone.
«Allora… Possiamo iniziare con qualcosa di leggero, giusto per dare il via alla serata, oppure direttamente con uno shottino… Anche se non vorrei che tu prendessi subito qualcosa di troppo pesante, magari inizia con una birra… Sei un po’ un peso piuma e non credo che regg-» inizia Cally con un sorriso divertito, Anita alza un sopracciglio e prima che finisca di parlare si rivolge direttamente al barman «Per me un margarita ed uno shottino alla menta, per la mia amica una birra. Grazie.» il barman annuisce e si sposta per mettersi all’opera. Cally si volta verso Anita e la fissa con un’espressione confusa ma divertita, inclinando leggermente la testa «Oh. Okay. La signorina da solo l’impressione di essere tutta casa e chiesa, allora.» commenta con un ampio sorriso ed Anita fa spallucce, poi viene brevemente distratta dalla musica e chiude gli occhi per seguirla con dei leggeri movimenti. Cally la osserva per un secondo senza dire niente. Non ho nessuna battuta di spirito da fare. Dovrei vergognarmi di me. Però sembra che si sia rilassata ed il suo obbiettivo era quello, quindi non importa. Quando Anita ritorna alla realtà si scusa quasi subito «E di che ti devi scusare? Ti ho portato qui per farti ballare, non per bere del tè…» le risponde Cally porgendole il margarita appena arrivato ed offrendo un brindisi con la sua birra. «Alla salute!» esclama Anita prima di bere quasi metà del suo drink in un colpo solo. Cally quasi si soffoca con il suo sorso di birra «Cazzo, Ani, non è uno shottino! Fai piano, ti prego!» esclama con un filo di voce ed Anita guarda il suo bicchiere come se non capisse quale sia il problema «Ah sì, certo.» dice poco convinta e poi porge il bicchiere a Cally «Vuoi assaggiare?» chiede come se niente fosse. Cally fissa Anita e poi il bicchiere «Oh sì, margarita e birra, che buon mix…» commenta sarcastico, ma si avvicina comunque al bicchiere per prendere un sorso alzando appena gli occhi verso Anita. Lei lo guarda per un attimo, ma poi allontana lo sguardo come se stesse pensando a qualcosa «Aspetta… Com’è che mi hai chiamata prima?» chiede mentre Cally ritorna alla sua birra «Ehm… Signorina?» offre mentre ripensa alla conversazione «No, no… Quando mi hai detto di bere più piano…» spiega Anita. Cally spalanca gli occhi per un attimo. Le ho dato un soprannome per sbaglio? Oh no. Non devi mai dare soprannomi, poi ti affezioni. Cazzo. «Mi hai chiamata… “Ani”?» chiede con un sorriso. Non sembra infastidita. «Ehm… Sì… Mi è sfuggito, scusa…» cerca di giustificarsi Cally, ma Anita lo interrompe subito «No, no, non scusarti… Mi piace! È carino… Ho un soprannome per il mio nome adesso! È perfetto!» dice allegra prima di continuare a bere.
Chiacchierano un po’ mentre finiscono i loro drink, principalmente di gossip familiare e poi discutono brevemente di musica «Ah, a proposito… Ti devo fare i complimenti per la scelta del locale… Buona musica… Però mi aspetto anche che tu venga a ballare con me.» commenta Anita facendo un occhiolino. Cally sorride «Certo, l’intero scopo della serata era questo: costringerti ad andare sulla pista da ballo e metterti in assoluto imbarazzo.» risponde ironico finendo il suo ultimo sorso di birra. «Perfetto allora.» dice Anita prima di buttare giù il suo shottino ed afferrare il braccio di Cally per portarlo in pista. Si muove con una disinvoltura sorprendente, considerando i tacchi, l’alcol e la situazione completamente nuova. Sembra quasi che non si renda conto di quello che ha intorno, come se stesse ballando nella sua camera invece che in un locale affollato. Cally non può fare a meno di seguirla nei suoi movimenti a ritmo di musica. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che si è lasciato andare così.
Passano una mezz’ora intera a ballare varie canzoni dance, poi il dj passa ad un repertorio più hip hop. Cally balla con entusiasmo sul beat di una canzone di Eminem e con il labiale ne segue il testo. Quando alza lo sguardo su Anita si rende conto che non solo sta ballando con un entusiasmo pari al suo, ma sta seriamente cantando alla perfezione ogni parola della canzone. Vorrebbe commentare la sua incredibile performance, ma con il volume della musica così alto sarebbe impossibile farsi sentire, quindi si limita a fissarla esterrefatto e fare un cenno di approvazione. La canzone finisce ed Anita si allontana dalla pista per prendere fiato. Cally la segue fino al bancone in tempo per sentirla ordinare qualche altro drink. «Tu vuoi qualcosa?» chiede Anita voltandosi verso di lui «Ehm… No, aspetto che sia passata almeno un’ora… Aspetta vuol dire che hai ordinato solo per te?» chiede Cally confuso. Anita ride «Non temere, non sono un peso piuma come sembro…» dice prima di buttare giù tre shottini di fila e trascinare di nuovo Cally verso la pista come se niente fosse.
Cally continua a ballare con Anita, che non sembra aver subito particolarmente l’effetto dell’alcol. Okay, direi che sta bene. È tutto okay. Si dice mentre cerca di farsi trascinare di nuovo dalla musica. Adesso però c’è più gente in pista e si ritrova a prestare più attenzione a quello che sta accadendo intorno a loro. Qualcuno lancia loro delle occhiate, qualcuno si avvicina non troppo discretamente, qualcuno fissa Anita in un modo che a Cally non piace per niente. Lei tiene gli occhi chiusi per la maggior parte del tempo e sembra non accorgersi di niente. Cally si avvicina un po’ di più e fa in modo di tenere le mani più vicine a lei, senza toccarla troppo, mentre lancia occhiate assassine ad un paio di persone. Dopo qualche tempo Cally torna al bancone ed ordina un’altra birra. Non sa esattamente perché, ma non si sente in vena di bere niente di più pesante. Anita si appoggia al bancone e si sporge verso il barista «Io prenderò un AK-47, grazie.» dice facendo una piccola smorfia divertita. Cally appoggia la sua birra «Ani… È ancora molto presto, sai? Non ci corre dietro nessuno…» prova a suonare scherzoso ma teme che la sua voce sia pregna di preoccupazione e non vuole che ad Anita sembri che la voglia rimproverare. Lei fa un gesto con la mano come per dirgli di lasciar perdere ed inizia a bere il suo drink. Dopo aver seccato un quarto del bicchiere lascia Cally al bancone dicendogli di stare a guardare e torna a ballare. Cally la osserva ballare dalla distanza seguendo i suoi movimenti. Per un momento quasi la perde, quando qualcuno si mette davanti a lei, bloccando la sua linea di vista. Stringe il bicchiere nella mano e cerca di sporgersi per vedere meglio. Riesce a trovare nella folla la sua testa, ma solo per qualche momento. Gli sembra che avesse gli occhi chiusi. Sta buono. Non sei un cane da guardia. Non ha bisogno di te. Lasciala divertire, cazzo. Il tizio che bloccava la sua vista si sposta di qualche passo e adesso Cally riesce a vedere che ci sono due ragazzi vicino ad Anita che stanno chiaramente cercando di avvicinarsi per toccarla, lei ha ancora gli occhi chiusi.
Cally appoggia la birra e si alza di scatto per marciare verso la pista da ballo. Si fa strada nella folla di fretta, probabilmente dando anche qualche spallata a qualcuno. Raggiunge Anita e le prende delicatamente un braccio per spingerla ad aprire gli occhi, appena lo riconosce porta l’altra mano intorno alla sua vita e la spinge lievemente per portarla via dalla pista. «Perché mi hai portata via?» chiede confusa Anita guardando prima la pista alle loro spalle e poi Cally. Adesso si riescono a notare di più gli effetti dell’alcol. Le sue reazioni sono più lente e non sembra più sicura come prima sui tacchi. «Oh, nessun motivo. Mi hai abbandonato così al bancone… Volevo divertirmi con te, tutto qui.» risponde Cally mentre la porta di nuovo vicino al bar sperando che farla appoggiare possa aiutare. Lei lo guarda sospettosa, ma quasi subito ritorna a sorridere. I loro bicchieri sono ancora lì. Anita afferra il suo di colpo e se lo porta alle labbra buttando la testa all’indietro come se dovesse finirlo in un colpo solo. Cally allarmato le ferma le braccia che lei ha già mandato giù due sorsi abbondanti. «Ani!» esclama mentre lei lo guarda sempre più confusa. Appena riesce a toglierle il bicchiere dalle mani, Cally si addolcisce. Con delicatezza prende il suo volto tra le mani e cerca di studiare la sua espressione «Ani…» sussurra. Gli occhi di lei si riempiono di lacrime «Cosa ti prende?» chiede Cally con cautela continuando a guardarla negli occhi. «Non lo so.» risponde con un filo di voce Anita mentre le lacrime cominciano scenderle lungo il volto. Cally le accarezza le guance con delicatezza e riesce ad asciugare qualche lacrima. «Andiamo a prendere una boccata d’aria, okay?» chiede ed Anita si limita ad annuire debolmente.
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La temperatura ormai è scesa di qualche grado, ma comunque non è freddo. Cally offre ancora il suo braccio per aiutare Anita a camminare e la porta ad appoggiarsi contro una parete dell’edificio. «Anita… Io non volevo forzarti a fare qualcosa che non volevi… Se non te la senti di stare in pubblico o di andare a ballare va bene… Hai tutto il diritto di fare le cose alla tua velocità…» cerca di cominciare il discorso per rassicurarla. Lei si asciuga la faccia con una mano, scuote la testa e poi la appoggia contro il muro «No… Non preoccuparti… Questo non ha niente a che fare con te… Io… Sono contenta di essere uscita, davvero… E non ho mai potuto dire di aver fatto una “serata tra amiche”, quindi ne avevo davvero bisogno… Solo che le vacanze estive sono già pesanti da sopportare di loro e anche fare qualcosa che voglio e che mi piace diventa… Pesante… Non posso essere me stessa e… Continuo a pensare a quante occasioni ho perso.» spiega Anita cercando di trattenere altre lacrime quando la sua voce si spezza. Cally si avvicina e la trascina silenziosamente in un abbraccio «Va bene. Anche se non hai mai fatto niente del genere prima, va bene… Non vederla come una lista di occasioni perse, vedila più come una lista di possibilità, una lista di straordinarie prime volte. Non qualcosa che avresti potuto fare prima, ma qualcosa che stai facendo adesso e che stai facendo alla grande. Tu non ti sei vista in pista ma eri fantastica… Hai sicuramente il bollino di approvazione di ogni lesbica del locale, me inclusa.» dice Cally a bassa voce. Anita ridacchia «Ah, davvero ce l’ho? Tu non credo, ti muovi da schifo…» risponde ironica e a Cally sfugge una risata che lo costringe ad allontanarsi «Wow! È così che ti voglio! Brutale!» esclama tra una risata e l’altra. Quando si calma ritorna serio per un attimo «Allora dimmi tu cosa vuoi fare, sono assolutamente a tuo servizio. Anche se vuoi rifugiarti in camera tua a guardare Netflix con la tua scorta di caramelle.» dice con calma ed aspetta che Anita ci rifletta sopra. «No, la notte è ancora giovane, torniamo dentro e divertiamoci! Ma tienimi lontana dal bar… E poi come diavolo pensi che sia possibile vedere Netflix nella mia stanza senza farci beccare da almeno mezza famiglia?» risponde lei con un sorriso allegro. Cally fa spallucce «Beh posso sempre entrare ed uscire dalla finestra.» commenta facendo un gesto per invitarla a rientrare.
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Passano il resto della serata a ballare quasi senza accorgersi del tempo che passa. Anita sembra dimenticare con facilità la piccola crisi che ha avuto prima e non si azzarda a bere niente che non sia acqua. Cally si perde di nuovo nella musica lasciandosi trasportare per ore solo dal beat. Quando vorrebbe cedere alla stanchezza e propone di andare via mettono una canzone che Anita sembra riconoscere dalle prime note dal modo in cui si mette in allerta e sorride soddisfatta. «Oh, adesso ti faccio vedere cosa vuol dire ballare!» commenta mentre trascina Cally verso un punto più aperto della pista. Al momento la zona è semi deserta quindi non deve preoccuparsi molto di quello che ha intorno. Cally non riconosce la canzone, ma ha un sound pop leggermente più lento delle canzoni precedenti, un beat molto marcato ed una profonda voce di donna. Anita comincia a muoversi con sicurezza in quella che sembra una coreografia ben definita. È ipnotica. È affascinante. È seducente. Cally si ritrova incapace di muoversi mentre segue con lo sguardo ogni minimo movimento di Anita che sorride rilassata e lo guarda dritto negli occhi. Cazzo. Non riesce a formulare pensieri più elaborati. Anita gli gira intorno, si appoggia a lui, lo porta a ballare con lei guidando i suoi movimenti.
Se prima Cally non si era azzardato a toccare Anita se non per farla spostare da qualche altra parte adesso non riesce a trattenersi dal far scorrere le sue mani lungo il suo corpo mentre balla con lei. E lei continua a sorridere e a guardarlo negli occhi con quell’espressione serena, completamente a suo agio. Cally non riesce a toglierle gli occhi di dosso ed è improvvisamente più conscio dell’ambiente in cui si trovano. Le luci colorate del locale danzano sui suoi lineamenti, i suoi capelli sono scombinati ormai da ore, sul suo collo e lungo la sua scollatura riesce a vedere qualche gocciolina di sudore che scende per sparire sotto i suoi vestiti. Wow. Anita continua a seguire la sua coreografia, senza perdere la contrazione o l’equilibrio nemmeno per un secondo e senza accorgersi minimamente di come Cally la sta guardando finché la canzone non finisce. Cally resta stordito per un momento e riesce a riprendersi solo quel tanto che basta per seguire Anita fuori dalla pista verso l’uscita «Scusami… È una canzone che adoro e mi piace molto quella coreografia non ho potuto fare a meno di ballarla prima di andare via…» si spiega lei quando arrivano fuori «Come? Ah sì, sì… Non preoccuparti, mi fa piacere sapere che mi nascondi anche una carriera da ballerina a quanto pare…» commenta Cally. Quella era la battuta più cretina che potessi fare. Anita ridacchia «Io una ballerina? No, assolutamente no… Ho imparato solo qualche passo… E dato che quella canzone mi piace molto ho voluto imparare una coreografia completa… Per me… Non per esibizioni o cose del genere…»  risponde facendosi improvvisamente più timida. Non ci credo è pure arrossita. Lei. «Mah… Se lo dici tu… Credo che potresti considerarla come carriera però, non si sa mai.» dice facendole un occhiolino.
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interiorizzo · 4 years
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Caro Tumblr ti scrivo, in realtà non ti scrivo da un pò, si certo, ma ho appena visto su youtube un video in cui il tipo parlava di quanto sia importante tenere un diario e mi sei venuto subito in mente tu. Nel video poi si ponevano 4 punti utili che possono portare questa attività che, ahimè, compio sempre raramente. Questi punti sono: 1)Produttività (ormai andata a fanculo dalla fine della sessione, sto diventando sempre più un vegetale in pratica o, in alternativa, un pezzo dell’arredamento-più simile a un cuscino che ad un vero e proprio mobile d’arredo- Tuttavia non è per questo che ti scrivo mio caro Diario) 2)scrivere idee (Neanche questo punto mi interessa al momento, ma in futuro chissà) 3)sfogarsi (ecco, ci siamo quasi..) 4)razionalizzare Ed è per quest’ultimo punto che sono qui: scrivere i miei  pensieri per poi rileggerli e capire cosa diamine c’è che non va nella mia vita. Ora direi che potrei cominciare con il vero e proprio discorso caro Tumblr. Mettiti pure comodo e prendi- Okay, imprevisto, è tipo andato in corto un interruttore di sotto e la puzza di fumo è arrivata fin su ahahaha (okay non dovrei ridere sarei potuto morire arrostito ma vabbè) In ogni caso ho perso il filo del discorso, vedrò di riprendere dal ultimo capoverso..
Ora direi che potrei cominciare con il vero e proprio discorso caro Tumblr. Mettiti pure comodo e prendi i pop corn, perchè non sarà affatto una storia breve. Allora, da dove potrei mai incominciare. No dai, sai cosa? Non voglio star qui a raccontare la storia della mia vita. Sarebbe troppo deprimente e ancor peggio noiosa. In più uscirei fuori tema perchè in realtà oggi ho solo bisogno sfogarmi sugli ultimi eventi, non sulla mia intera vita. Magari questa storia un’altra volta eh? Prima però ho necessità di un piccolo preludio, altrimenti non capiresti. Tutto iniziò in una notte buia e tempestosa! Nah non va bene come inizio, troppo banale, e poi non so il meteo del giorno in cui nacqui.. Allora dai, seriamente ora.
Tu, grande T, ne hai conosciuta di gente strana, magari anche più di me. Però ultimamente inizio a considerarmi solo, nel mio genere. Dio mio, a volte nemmeno io riesco a comprendermi. Sto iniziando anche a credere di non essere tagliato per le relazioni, di nessun genere(nè amorose, di amicizia o familiari). Non riesco a gestirle e finisco sempre col ritrovarmi solo, in questo limbo infinito fino alla prossima persona con cui rovinare tutto. Credimi quando ti dico che è un ciclo davvero infinito. è capitato e ricapitato di continuo: trovo una persona con cui sto bene e stranamente la cosa è reciproca, abbandono chiunque altro per dedicarmi solamente a quella persona, passo da 1 a 6 mesi fantastici con questa persona per poi annoiarmi io o l’altra persona e il separarsi definitivamente tornando puntualmente ad una sostanziale solitudine. Di solito, amico mio, arrivato in questa fase cerco compagnia di altre persone che conoscevo prima fino alla prossima relazione da rovinare. Ma questa volta è diverso. Non c’è davvero più nessuno. Sono realmente solo. E la cosa peggiore è che questo non mi spaventa. Sono solo e mi sento bene. Mi sento solo, ma non sono triste. Sento solo un grande vuoto, non lasciato dalla persona che se ne è andata, ormai sono così abituato agli addii che non ci faccio neanche più caso, anzi, ad un certo punto del comportamento dell’altro so già come evolve, per cui spingo anche sul acceleratore affinché finisca prima. Potrei essere sociopatico? Forse. Mi vergognerei di esserlo? No di certo. Come dicevo, non sento assolutamente nulla. Ed è questo che mi spaventa. Per esperienza so che, nel momento in cui senti di non provare più nulla, è perché in realtà reprimi quelle emozioni, che si tratterranno fino ad esplodere più forti che mai. La psicologia è una delle mie passioni, ma di fatto la maggior parte delle mie conoscenze in materia sono frutto di pure e semplici osservazioni (si esatto, come si faceva nel XIX secolo durante l’era del positivismo e della nascita di molte materie umanistiche, so che anche tu ci stavi pensando). Il punto però è che, a tutti questi timori, se ne  aggiunge anche un’altra, e cioè la paura del domani, del futuro. Non metto in dubbio che sia una paura molto condivisa questa, di non riuscire a trovare una relazione stabile e fissa, a molti piace anche questa condizione se dobbiamo dirla tutta-questi ultimi la cercano addirittura, la bramano- ma io no. Io ho 20 anni Tumblr, lo sai, e di relazioni intime ne ho affrontate tante ormai, le conosci, e Dio solo sa quanto io ci abbia provato a creare qualcosa che potesse durare, dalla prima fino ad ora, eppure tutti i miei sforzi non sono valsi A UN CAZZO. Se solo ripenso a quante ne abbiamo passate, mi fa incazzare il fatto di ritrovarmi sempre qui nello stesso fottutissimo posto. è come non avere una memory card e rigiocare sempre lo stesso livello, a l’infinito. Può essere divertente la prima volta, stai scoprendo, anche la seconda e la terza, stai facendo esperienza, ma quando arrivi a tante volte da aver perso il conto ti accorgi che sta diventando frustante continuare a muovere sempre e solo i primi passi, senza mai arrivare al livello successivo; ritrovarsi sempre con un mattoncino da porre, alla base di una casa che progetti da anni e non riesci nemmeno a sapere se mai la porterai a termine; a costruire sempre da zero, per poi ritornare a non aver nulla. Tumblr, sono stanco davvero di essere solo. So che in tanti ti scrivono le stesse cose, ma non riesco a credere che tutti coloro che si sfogano con te per il medesimo motivo vivono ciò che vivo io, o abbiano vissuto ciò che ho vissuto io. Io che non so nemmeno cosa sia uscire a mezzanotte, o andare a fare una serata con amici, io che non ho mai conosciuto la libertà di “uscire con la comitiva”, io che ti scrivo da questa stanza da anni, e non ho mai cambiato posto, pur avendone le facoltà, nascondendomi sempre dietro la mia svogliatezza e diffidenza verso il prossimo, lottando ogni giorno contro la mia misantropia e asocialità, o meglio, incapacità di gestire più di una relazione alla volta. Mio caro Diario,  ora sono le 2:43, e solo quando ci siamo salutati era un’ora fa, sono un pò stanco di scrivere e ho a malapena completato il preludio, magari concluderò il discorso domani sera, o magari non lo farò mai. sempre tuo, G.
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icarusquijote · 4 years
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Ciao Amore mio. :’)
Ci sarebbero così tante cose che vorrei dirti che non so da dove cominciare. Forse proprio per questo ho voluto scriverti, di persona non riuscirei a focalizzare sulle parole, starei lì in piedi a guardarti e probabilmente l’unica cosa che riuscirei a fare sarebbe prenderti per mano per poi stringerti tra le mie braccia (dando per scontato che sarei anche lì a piangere come una fontana).
Mi manchi.
Io non so se ti manco, lo spero, ma proprio non lo so.  Ho un vuoto dentro e intorno perché tu non ci sei accanto a me. Non ci sei a volermi bene, ad essere fiero di me, a litigare con me, a sgridarmi, a giocare con me, a odiarmi quando ti do sui nervi e allo stesso tempo ad amarmi. Manchi nelle mie quotidianità, eppure in queste stesse quotidianità ci sono dettagli di te che non riesco a smettere di notare, è assurdo e non riesco a spiegarmelo, figurati se riesco a spiegarlo a te. O magari riesci a capirlo, tu che per certi tratti mi hai conosciuto più di quanto io sia mai riuscita a conoscermi, più di quanto, forse, riuscirò mai a conoscermi.
Ti raccontavo dei sogni che facevo delle volte, e ti mettevi lì ad analizzarli e provare ad interpretarli, e tra inventiva e logica riuscivi sempre a prenderci, su tutto.
Quando uscivamo e stavamo insieme agli altri, nonostante la timidezza, ero abbastanza vivace ma c’erano dei casi in cui, tra una chiacchiera e l’altra mi stancavo, mi perdevo chissà dove e tu, avvicinandoti a me, prendevi un respiro e mi guardavi e mi chiedevi cosa non andasse. Anche quando ci conoscevamo appena sapevi riconoscere la mia malinconia dietro alle risate.
L’ho sempre detto alle mie amiche e a te anche se forse ormai non lo ricordi più. Tu mi hai sempre attirato verso di te. Dal primo momento in cui ci siamo conosciuti al compleanno di D e M quando ci sentivamo entrambi con altre persone. Non era un‘attrazione romantica, semplicemente mi hai incuriosita da subito ed è stato come se avessi sempre voluto conoscerti e avvicinarmi a te.
D’altra parte invece non ho mai saputo di preciso come mai ti sei improvvisamente interessato a questa piccola palletta che di solito cercava di rendersi anonima. Dall’essere sconosciuti a conoscenti ad amici fino a frequentarci e stare insieme… a volte mi sembra ancora surreale, ma è successo. E’ semplicemente successo, piano piano ma anche tutto d’un colpo per me. Insieme a te e per te ho provato ogni emozione al massimo, io, che tendevo a non avvicinarmi troppo a nessuno.
Non riesco a toglierti dalla mia testa, cerco ogni giorno una distrazione, e neanche a farlo apposta si sono sviluppate ‘situazioni di cui dovermi occupare’. Eppure ho continuato a pensarti, sia nei momenti in cui ho fatto di tutto per uscire e tenermi occupata che durante le settimane chiusa in casa. Ci sono dei momenti in cui mi sembra tutto normale, momenti in cui mi convinco che effettivamente sto andando avanti se pur a piccoli passi. Poi arriva la sera, in certi casi l’alba, mi si stringe il cuore e riesco solo a piangere.
Mi ripeto che non dovrei, che sono adulta e vaccinata, che sono indipendente, insisto a dirmi che ha ragione chi mi dice che sei un coglione, che non mi meriti e viceversa. Però non ci credo davvero alla fine, non riesco a crederci, né alle loro parole né alle mie.
Mi hai sempre ricordato di guardare la realtà perché la nostra non era una relazione stabile e un giorno, prima o poi, sarebbe finita ma finché io fossi stata alle tue ‘regole’ saresti rimasto.  A scriverlo fa quasi male pensare che stavamo insieme per questo fatto. Ma tu sei così, vuoi quel che vuoi a modo tuo e io lo sapevo dall’inizio, lo sapevo anche prima di innamorarmi penso, ed ho voluto rimanerti accanto perché lasciarti perdere non è mai stata un’opzione. Ancora non lo so perché. Non mi ti spiego.
I primi giorni non parlavamo di alcun sentimento, non volevi nulla dicevi, se non me. Poi continuando mi hai detto che non volevi una relazione e che non eri uno di quei tipi che si innamorano col tempo, o te lo sentivi da subito o niente. Ma un giorno mi hai chiesto se volessi essere la tua ragazza e un altro giorno ancora, di punto in bianco, mi hai confessato il tuo <<Ti amo>>.  
C’erano dei muri tra di noi, che abbiamo costruito negli anni in modi diversi per motivazioni ed esperienze simili. A modo tuo sei riuscito ad essere, o comunque sembrare, sempre un pochino distante da me. Ammetto che durante questi anni insieme ti sei addolcito tanto, hai imparato a controllare meglio la rabbia per certi aspetti, riuscivi a sfogarti più spesso senza allontanarmi, ma probabilmente ti sei tenuto un po' di cose dentro e non ti sei mai voluto aprire del tutto, non solo con me, ma in generale. Tu invece il mio muro l’hai abbattuto, a volte di prepotenza, altre con delicatezza, ma sta di fatto che mi sono lasciata andare completamente con te. Forse in parte è per questo che non averti nella mia vita mi fa così tanto male, potrei quasi dire che mi uccide emotivamente.
Tu dirai tante cose sicuramente, per esempio che in verità me la sono cercata io, o che sto esagerando e ora mi accollo, o che tra non molto starò bene e sarò andata avanti e che troverò sicuramente qualcun altro e chissà cosa ancora… questo non posso saperlo, potrei dire che vorrei non fosse così o sperare che invece lo sia. Al momento non so cosa pensare di tutte queste ipotesi. Vorrei riuscire a stare meglio, vivere almeno un giorno senza pensarti e sentirmi triste perché non ci sei, vorrei voltare pagina come stai facendo tu e finalmente smetterla di chiedermi come stai, dove sei e cosa fai.
Alla fine però, dentro di me, lo so… io continuo a volere te.
Non c’è modo di uscirne. Voglio i tuoi “buongiorno”, “buon appetito”, “buon riposo” e i tuoi “buonanotte”, voglio il tuo odore, la tua pelle sulla mia, le tue mani e le tue labbra. Voglio infastidirti mentre sei in partita, abbracciarti da dietro mentre ti lavi i denti o stai cucinando, voglio vedere un film con te  sul letto mentre mi addormento durante la prima metà, sgridarti perché mi tocchi con i piedi e le mani fredde e poi vendicarmi e finire per giocare insieme a te.  C’è tanto altro che in realtà vorrei, ma penso che queste piccole cose sono quelle che più mi completavano.
Spero che mi pensi anche tu ogni tanto, anche solo un pochino.
Non so se e quanto hai letto di tutto questo e anche nel caso tu l’abbia letto tutto, non so quanto te ne possa importare tutto sommato.
Volevo solo scriverti.
Volevo dirti che prima del mio amore per te c’è un grande e profondo affetto, per questo ti auguro ogni bene possibile.
Ti auguro un sorriso oggi, te ne auguro almeno uno per ogni giorno.
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