Tumgik
#Incapace di amare
lonelyj90 · 7 months
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La verità è che non sono in grado di stare con qualcuno...
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 5 months
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Guardare un corpo nudo può essere eccitante, toccarlo può essere inebriante, ma guardare una mente nuda e senza difese può esserti fatale. Sono Virginia e voglio condurti con me nel mio intricato mondo, dove il dolore e il piacere si fondono in un unico sospiro.
Un viaggio all’interno delle mie innumerevoli emozioni e dei miei mille dubbi, attraverso il mio universo di contradizioni che mi rendono in costante lotta con me stessa.
In questi racconti, pensieri e poesie uso come metafora il bdsm per raccontare del dolore che spesso attanaglia la mia anima, rendendola incapace di trovare pace.
Questo libro è un viaggio all’interno delle mie insicurezze e alle mie paure, un viaggio che affronto da sola alla ricerca di quella sensazione di pienezza che posso ottenere solo imparando ad amare me stessa, con tutte le mie sfumature e i miei difetti.
È un doloroso viaggio introspettivo che affronto con sofferenza ma anche con molta tenacia per arrivare al mio bene superiore: Amarmi.
Sono pronta a portarti con me e partire, quindi scegli bene la tua safeword e che il viaggio abbia inizio!
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francesca-70 · 2 days
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. “Sono io, mamma, sono Francesca”. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
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Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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susieporta · 5 months
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"Lascia che qualcuno ti ami così come sei - per quanto tu possa essere difettoso, per quanto a volte ti senti poco attraente, e per quanto tu pensi di essere. Credere che devi nascondere tutte le parti di te che sono rotte, per paura che qualcun altro sia incapace di amare ciò che è meno che perfetto, è credere che la luce del sole sia incapace di entrare in una finestra rotta e illuminare una stanza buia. "
Marc Hack
Ramón Casas y Carbo - Dovrai passare dopo il mio corpo, 1893.
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ineedhugspls · 1 year
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Figura paterna sbagliata
A volte mi chiedo che persona fossi oggi se avessi avuto una figura paterna giusta, che ti dona attenzioni ed amore, quando ci penso mi sembra pensare ad un’utopia. Per quanti padri giusti esistano io non riesco neanche ad immaginare come sarebbe stata la mia vita con una figura paterna giusta. Mi sento sempre così sbagliata, perché nonostante ci abbia provato con tutto il cuore, mio padre non sa volermi bene. E questo mi crea molte domande, sono io che non merito amore, o se è lui incapace di amare?
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mancino · 9 days
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Non frequentare coloro che sono innamorati a metà.
Non essere l’amico di coloro che sono amici a metà.
Non leggere coloro che sono ispirati a metà.
Non vivere la vita a metà.
Non morire a metà.
Non scegliere una metà di soluzione. Non fermarti a metà della verità.
Non sognare a metà.
Non ti attaccare a metà di una speranza.
Se taci, conserva il silenzio sino alla fine, e se ti esprimi, esprimiti pure sino in fondo.
Non scegliere il silenzio per parlare, né la parola per essere silenzioso…
Se sei soddisfatto, esprimi pienamente la tua soddisfazione, e non fingere di essere soddisfatto a metà…
e se rifiuti, esprimi pienamente il tuo rifiuto, giacché rifiutare a metà è accettare…
Vivere a metà, è vivere una vita che tu non hai vissuta…
Parlare a metà, è non dire tutto quello che vorresti esprimere
Sorridere a metà, è rinviare il tuo sorriso,
amare a metà, è non raggiungere il tuo amore,
essere amico a metà, è non conoscere l’amicizia.
Vivere a metà, è ciò che ti rende estraneo a coloro che ti sono più vicini, e renderli estranei a te…
La metà, delle cose. È finire e non finire, lavorare e non lavorare, è essere presente e… assente.
Quando fai le cose a metà, sei tu quando non sei te stesso, giacché non hai saputo chi eri.
È non sapere chi sei…
Chi ami non è l’altra tua metà… sei tu stesso in un altro luogo, nello stesso momento.
Bere a metà non placherà, mangiare non sazierà la tua fame…
Una strada percorsa a metà non ti porterà da nessuna parte
e un’idea espressa a metà non darà nessun risultato…
vivere a metà. È essere nell’incapacità e tu non sei affatto incapace…
Perché tu non sei la metà di un essere umano.
Tu sei un essere umano…
Tu sei stato creato per vivere pienamente la vita, non per viverla a metà
Kahlil Gibran
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Lettera a me stessa...
Ho sempre cercato di comprendere e avere empatia, di non ferire gli altri e nel caso sbagliassi avere premura di farmi un esame di coscienza e chiedere scusa sentendomi pure totalmente in colpa per l'accaduto, in fondo al mio cuore ho cercato di perdonare cose e persone, mi sono sempre sentita responsabile per le cose brutte che mi accadevano. Ho speso tempo, energie e sentimenti sinceri con persone che alla fine hanno dimostrato di non meritare niente e che non mi hanno mai ricambiata allo stesso modo, per anni mi sono vergognata e nascosta per ciò che ero e per come apparivo, ho disprezzato e infierito sul mio corpo, ho subito cose e mi sono sentita incapace, inadeguata, strana, diversa, buona a nulla e di poco valore solo perché gli altri mi hanno fatto sentire così e io gli ho dato ragione, ho pianto e sofferto a causa di persone a cui non è mai importato granché di me, e tutto questo solo per il condizionamento che il mondo esterno ha avuto su di me da praticamente tutta la vita. Solo ora capisco che l'unica persona a cui avrei dovuto e non ho mai chiesto scusa sono io. Il dolore, il tempo e la solitudine mi hanno insegnato che la prima persona da amare e stimare sono io, ed ora non potrei mai più tornare indietro ed accettare mancanze di rispetto e maltrattamenti tali da farmi soffrire ancora perché finalmente capisco il mio valore, non più attraverso gli occhi di qualcun'altro ma attraverso i miei. Certo essere soli non è sempre semplice o bello, e non è semplice nemmeno metabolizzare certe esperienze ed andare avanti ma nonostante tutto sono ancora qui.. ad oggi ho capito che posso ancora amare e dare tantissimo, ma che non accetterò più meno di quello che merito e desidero. Il sorriso che oggi ogni tanto si presenta sul mio viso mi è costato troppo caro e ha il sapore salato delle lacrime, e nonostante ci siano momenti dove la solitudine mi pesa ancora di più, i ricordi mi schiacciano e tutto sembra insopportabile, ho capito che è meglio sola che con chiunque, che con qualcuno che toglie anziché aggiungermi valore, con qualcuno che non ricambia allo stesso modo il mio tempo, il mio rispetto, i miei sentimenti e le mie cortesie.
-laragazzadagliocchitristi
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intotheclash · 11 months
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Erano appena le tre e le si era liberata la giornata. Non aveva voglia di ritornare nel suo appartamento, in un anonimo palazzone della sterminata periferia romana. Aveva bisogno d'aria e di camminare per rammendare le idee. Puntò decisa verso Villa Borghese. Quel polmone verde, che dava respiro a tutto quel cemento che lo circondava, le ricordava vagamente la campagna dove era nata. Scelse con cura una panchina e si sedette a fumare e riflettere. Riavvolse il nastro della sua vita, con particolare attenzione a quell'ultimo anno. non le sembrava di avere davanti un bilancio troppo positivo. La linea spezzettata sul grafico, anche se non cadeva a picco, scendeva inesorabilmente verso il segno meno. Solo il lavoro faceva eccezione. Era un'agente immobiliare, vendere case le piaceva e con la gente ci sapeva fare. Aveva chiuso diversi contratti, alcuni molto travagliati e al limite del possibile; ciò le aveva permesso di guadagnare bene, oltre che in vile moneta, anche nella stima dei suoi colleghi. Ci sapeva davvero fare. Ma, tolto il lavoro, cosa le restava? Tolto il lavoro si poteva tranquillamente parlare di disastro. Disastroso il  rapporto con i suoi genitori, disastroso il rapporto con gli amici, disastroso il rapporto con gli uomini. Già, gli uomini…ma che razza di bestie erano? Aveva trentaquattro anni, era una bella donna, lo sapeva e ne riceveva conferma ogni giorno. Ancora catturava occhi e sorrisi. Allora come mai si ritrovava da sola? Che fosse colpa sua? Certo, era finita da un pezzo l'epoca dei vent'anni. Col passare del tempo, era diventata molto più esigente ed insofferente. Non aveva voglia di accontentarsi, si rifiutava di accettare ciò che non riusciva a digerire. non voleva saperne degli altrui difetti, quelli che, come tutti dicono, poi impari ad amare. Se ne fotteva. E, soprattutto, non era disposta a cambiare, a cambiarsi. Non poteva condividere i sogni con chi, in ultima analisi, era incapace di sognare. O tutto, o niente. Forse davvero era colpa sua! Era diventata insofferente.
Anche gli uomini, però, ci mettevano del loro. E ne avevano da metterci! Anche quell'Umberto, per esempio, non era male…era un bell'uomo, elegante, curato, pulito, in sporadici casi, anche brillante, ma, come tipico della sua “razza”, demandava troppo spesso il compito di ragionare al suo fratellino più piccolo. Quanto piccolo sarà stato poi? Tale riflessione la fece ridere come una scema, ma riprese subito il controllo, sbirciando in giro a sincerarsi che nessuno se ne fosse accorto. Le venne in mente un brano di Davide Van De Sfroos, La ballata del Genesio, dove cantava: ho dato retta al cuore e qualche volta all'uccello. Centro. Era ciò di cui aveva bisogno: qualcuno che sapesse dar retta al cuore e all'uccello contemporaneamente. Non le sembrava chiedere troppo!
Accese un'altra sigaretta, guardò l'orologio: le cinque e trenta del pomeriggio. Alzò il viso e, solo allora, si avvide dell'uomo che, non più distante di una quindicina di metri, stava puntando dritto verso di lei. Lo soppesò con lo sguardo e decise che non c'era da preoccuparsi. Era decisamente attraente, si muoveva con estrema leggerezza, sembrava scivolare sul terreno come l’acqua; certo che era vestito in maniera del tutto anonima e pensò che fosse un vero peccato. E peccato anche che l'avesse puntata. Voleva starsene da sola e in silenzio. Niente mosconi a ronzarle intorno. Non oggi.
“Mi perdoni, ma avrei bisogno di accendere.” Disse l'uomo senza inflessioni dialettali nella sua voce, sbollando un pacchetto di Pall Mall.
La donna sbuffò infastidita e col tono del “con me non attacca, bello!”, rispose:“ E’ un po’ vecchiotta, forse ti conviene provare altrove.”
“Non importa che sia vecchia, non a me, comunque. L'importante è che abbia ancora voglia di accendersi e di accendere. Mi creda, non desidero altro.”
Lo fissò dritto negli occhi, occhi in moto perpetuo, non inebetiti sulle sue tette. Forse… ma no, l'approccio era stato di una banalità disarmante, così: “Mi dispiace, non ho da accendere” Soffiò fuori in fretta.
“Fa niente, andrò a cercare miglior fortuna altrove. Ma capita anche che le cose siano esattamente come sembrano. Mi perdoni l'intrusione. Le auguro che la sua giornata migliori.” Le disse con un accenno di sorriso e guardandola, per la prima volta negli occhi.
Fu sinceramente colpita da quella sorta di congedo. Lo seguì con lo sguardo e lo vide avvicinarsi ad una coppia di anziani, ottenendo, ormai era evidente, quello che stava cercando. Si era comportata come un qualsiasi idiota. Si era dimostrata prevenuta e scortese, Non le piacque affatto il suo comportamento di poc'anzi e tentò di rimediare.
“Ehi!” Gridò, agitando la mano per richiamare l'attenzione dell'uomo. Lui si voltò, le mostrò la sigaretta accesa, sorrise apertamente e tornò a voltarsi per la sua strada.
“Aspettami!” Disse ad alta voce, alzandosi dalla panchina per raggiungerlo. Non lo avrebbe lasciato andare portandosi via un'immagine di lei così odiosa.
“Non serve che si giustifichi, una brutta giornata capita a tutti.” La anticipò.
Fu di nuovo colta di sorpresa, le parole stentarono ad uscire, ma parlare era parte del suo mestiere, la parte che le riusciva meglio e se lo ricordò appena in tempo.
“Toccata! Mi sono comportata come una stupida. Ti avevo cucito addosso un bel giudizio precotto. Scusami di nuovo e, credimi, di solito non succede.”
“Sono felice per te. Perché, al contrario, di solito, è esattamente quel che succede. Affibbiare etichette sembra essere lo sport nazionale. Altro che il calcio. Forse è come con i cani, che hanno bisogno di marcare il territorio. Allo stesso modo, gli uomini devono orinare sui propri simili per avere l'illusione di saperli riconoscere.”
“Posso farti una domanda?” Non capiva cosa le fosse preso, ma ormai era andata.
“Certo, basta che non implichi il dovere di una risposta.”
“Ho smesso da un bel pezzo di pretendere.”
“Allora puoi andare con la domanda.”
“Di che colore sono i miei occhi?”
“Domanda a doppio taglio. Non è così facile come potrebbe sembrare…”
“Lo sapevo, peccato.” Pensò la donna, ma, ancora una volta, era giunta a conclusioni affrettate.
“Oggi, con questo sole abbagliante, di un bel celeste trasparente, ma direi che il più delle volte potrebbero essere sul verde, con tendenze al grigio nelle giornate di pioggia.” Sentenziò l'uomo, dopo una profonda boccata di sigaretta.
Partì anche la seconda domanda. Partì prima del pensiero, prima che la vergogna per averla fatta le incendiasse il viso:“E le mie tette come sono?”
Lui non si scompose e, senza distogliere lo sguardo da quello di lei rispose: “Dovresti fare più attenzione. Perché, a volte, potrebbe capitare che rubino il palcoscenico agli occhi.”
“Posso offrirti un caffè? Per rimediare!”
L'uomo la trapassò con la vista come una freccia di balestra e trapassò anche tutto quello che c'era dietro di lei, per finire dove nessuno sapeva dove. “Rimediare è un verbo privo di significato.” Disse “Non c'è possibilità di rimediare al passato; per quanto prossimo. Possiamo solo comportarci diversamente.”
“Sarebbe un no?”
“Al contrario, sarebbe un si. Non so se tu ti aspettassi un'altra risposta, nell'eventualità, mi dispiace. Ma io non rifiuto mai un buon caffè.” E sorrise.
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nessunotrannenoi · 11 months
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Dicono che il primo amore o te lo sposi o te lo porti dentro per tutta la vita.
Io ho amato due volte. Ho amato un uomo che ha contribuito a rendermi la meraviglia che sono e poi la vita me lo ha strappato via dal giorno alla notte. Mi ha lacerata e lasciata sanguinante per tanto tempo, fino a quanto non ho curato quelle ferite aperte e ho amato di nuovo, in maniera spontanea e pura, mostrando i miei punti deboli e mostrando le mie lacerazioni. Ho amato di nuovo un uomo che mi ha dato stimoli e impulsi, che nonostante non sapesse nuotare mi è venuto a prendere dal fondale per farmi risalire in superficie. Ho amato nella mia fragilità e con la mia forza disumana per poi essere lasciata lì come un giocattolo a cui i bimbi si affezionano tanto e poi si stancano di giocarci, allora lo abbandonano non curandosi più di nulla. E ho continuato ad amare e a custodire ogni singolo attimo. Ho reso il mio cuore colmo d'amore e non ho permesso alla rabbia e al rancore di prendere il sopravvento.
E adesso, nella mia autonomia e indipendenza che dalla tenera età di 16 anni coltivo, sono del pensiero che una Donna faccia fatica a trovare un Uomo. Una Donna non cerca chi la completa ma chi l'arricchisce con piccole attenzioni, con carezze e affetto, con sorriso e risate. E io, ad oggi, mi sento completamente e incapace di essere amata da uomini mediocri, da ragazzini che hanno come priorità le feste e i drink. Mi sento incapace di relazionarmi con il genere maschile che predilige l'aspetto fisico piuttosto che l'intelletto. Ed è un dato di fatto. Una Donna con gli attributi, raramente troverà un Uomo capace di affiancarla e pronto ad un cammino insieme.
Mi rammarica solo l'idea di non poter avere dei bimbi e di diventare mamma. Perché per il resto, non necessito di nessuno che mi disarmi, mi svuoti e mi annienti.
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ilgiornoprima · 7 months
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Ogni storia d'amore parla in fondo di questo: due persone che cercano di salvare l'altra salvando, così, in realtà se stesse. Amare ci salva. A patto che il nostro amore venga accolto davvero.
Mi hai salvata tantissime volte senza saperlo. Mi hai salvata quando ti ho detto la prima volta Grazie perché mi hai aiutata a integrarmi, e tu mi hai guardata con lo sguardo di chi riceve ciò che ha sempre soltanto dato. Mi hai abbracciata; eri felice.
Mi hai salvata quando ti ho domandato quale fosse il libro al quale eri più legato e perché, e il modo in cui la tua voce ha cambiato tono e ritmo come se potesse per una volta realmente farsi protagonista di una risposta a una domanda rivolta a te, quello scostamento nel tuo cuore ecco, mi ha salvata. Mi hanno salvata tutti i tuoi "mi stai vedendo" dentro ai tanti "ti sto parlando di me" impliciti. Mi hanno salvata i tuoi "so che mi vuoi bene" dentro ai "ti voglio bene". Il saperti sentito amato da me mentre mi sentivo amata da te.
L'amore salva chi ci salva. Io sono stata per te la figlia che avevi bisogno di crescere per riscattare te stesso, tu sei stato per me il padre che avevo bisogno mi amasse e mi proteggesse per imparare ad amarmi e a proteggermi. L'amore me lo hai insegnato tu.
Non nasciamo capaci di amare. L'amore va imparato, esperito, sentito, coltivato, mantenuto. L'amore di cui io oggi so amare è l'amore di cui mi hai amata tu. E so che ci ameremo per sempre, perché ci siamo scelti per imparare l'amore in un mondo incapace di amare.
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nociaograzie · 3 months
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i suoi unici difetti sono avere apple music ed essere un gaslighter incapace di amare
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ambrenoir · 4 months
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Il disturbo narcisistico di personalità si manifesta con idee di grandiosità, costante bisogno di ammirazione e di controllo, mancanza di empatia, da cui deriva la convinzione che le proprie esigenze vengano prima di ogni altra cosa. Nei rapporti affettivi il narcisista è incapace di proporsi verso il partner con un rapporto alla pari. Infatti lui, non comprende il senso di amare qualcuno e costruisce rapporti di coppia solo per propria convenienza. Poi, spesso, si annoia, si sente lontano, si sente solo, tradisce e sovrasta emotivamente il partner. Tende, in buona sostanza, a vivere un rapporto di coppia con un partner passivo, sottomesso, adorante. Spesso il narcisista ne ha una per tutti, senza curarsi di nascondere le proprie critiche, spesso esagerate, verso gli altri. A sentire i suoi discorsi lui è un modello di intelligenza e sa affrontare la vita meglio degli altri. Adora raccontare i suoi successi, e proprio questa sua abilità nella vita lo autorizza a giudicare gli altri. Correlato a questo senso di superiorità è il comportamento di calpestare gli altri, ignorando concetti come rispetto e sensibilità.
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susieporta · 4 months
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"La Babele dentro di noi".
Le Chiusure sono momenti sacri. Sono riti di passaggio.
Sono momenti di grande intimità con se stessi, dove si ripercorrono, non senza sofferenza, i momenti salienti del proprio viaggio interiore.
La Conclusione di un percorso è un passaggio fondamentale per poter accedere al livello successivo.
E' denso di significato e carico di energia destabilizzante. Può non essere compreso da chi ci circonda.
Può scardinare definitivamente chi credevi di essere. E lasciarti attonito di fronte alle tue nuove reazioni, scelte, decisioni.
E potrebbe essere accompagnato, a livello sotterraneo, da un sentimento di rabbia, di ingiustizia, di perdita.
Che non ti riesci a spiegare.
Perché dovrebbe essere bello ed arricchente accedere allo "step successivo", alla tua nuova Libertà, al tuo nuovo modo di gestire i tuoi bisogni, le tue emozioni, il tuo stare in relazione con gli altri.
Ed invece si ha la sensazione di aver "perso" qualcosa che non tornerà più, fosse anche l'ingenuità e lo stupore del tuo intercedere.
Tale ingenuità, o idealizzazione, ti rendeva forse più leggero, autentico e disinvolto.
Senza radici, senza responsabilità (tanto non capisco), senza occhi per vedere, senza "apparentemente" alcun potere di danneggiare qualcuno. Al massimo te stesso. Ma poco importava.
La Verità ti rende consapevole.
E non ti permette di insabbiare o nascondere.
Non ti chiude gli occhi quando il film è troppo crudo.
Ti lascia lì. A prendere totale coscienza che non si scappa più, che l'adolescenza è finita. Che sei un adulto. E puoi delimitare i tuoi confini, definire i tuoi limiti, avvalorare le tue scelte.
E puoi anche dire "No". Senza ansia. Senza essere costretto a spiegare e rispiegare perché.
Il Corpo è tuo, la Mente è tua, il Cuore è tuo.
Senza punirti per aver allontanato chi, anche senza saperlo, ti faceva del male.
Senza giudicarti "buono" o "cattivo".
Con amore per il tuo sacro e inviolabile confine.
Ti diranno che non hai cuore.
Che sei incapace di dare o ricevere amore. Di prenderti cura dei sentimenti dell'altro. Di voler davvero bene a qualcuno. Di essere un mostro.
Lo faranno.
E ti abbandoneranno.
E tu allora resta. E affronta. Abbracciati più forte.
Si stanno profilando all'orizzonte nuove famiglie di uomini e donne maturi. Essi hanno varcato la soglia e si sono ritrovati soli. Ma liberi. E nuovi.
Essi comprendono che la distanza non è disamore, ma rispetto. Che si può amare anche senza simbiosi. Anche senza ricatto. Senza porre i bisogni dell'altro prima dei nostri. Che la Vita e le scelte dell'altro sono inviolabili. E giuste per lui. Esse non sono "contro di noi".
Queste nuove relazioni si ascolteranno.
E si capiranno.
No. Non è ancora giunto il tempo. E' un passaggio che necessita di chiusure importanti. Ma non è nemmeno così lontana la realizzazione di questa straordinaria "Reunion di Anime".
Il 2024 sarà la prima grande sperimentazione di incontri.
Ci vorrà coraggio per riconoscersi nell'Altro.
E tanta tanta pazienza.
Ancora per un po' Vecchio e Nuovo si mescoleranno.
E creeranno spazi di ambiguità.
Ma poi ... poi avverrà il Miracolo.
E la Babele del Passato, sarà solo un antico ricordo.
Mirtilla Esmeralda
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anocturnalanimal · 10 months
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Il giusto mezzo. Da qualche parte tra fottersene e creparci. Tra chiudersi a doppio giro di chiave e lasciare entrare il mondo intero. Non diventar duri ma neppure lasciarsi distruggere. Molto difficile.
Non sono scoraggiato. Ma l'eccessivo amore che nutro nei confronti della vita rende il nostro rapporto molto difficile, così come è difficile amare una donna che non si può aiutare, né cambiare, né lasciare.....Sono quarant'anni che trascino intatte per il mondo le mie illusioni, nonostante tutti gli sforzi per sbarazzarmene e per riuscire, una volta per sempre, a non sperare più – cosa di cui sono psicologicamente incapace.
Romain Gary, da Cane bianco
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Caro diario...
Non riesco a dormire.
Non riesco a concentrarmi.
Non so se sono brava o una frana a letto.
Odio il dolore.
Non posso avere figli.
Sono incapace di prendere decisioni.
Non riesco a far durare una storia d’amore. Soffro di depressione e prendo troppi tranquillanti.
Bevo, mento e, troppo spesso, ho voglia di morire, anche se nel contempo ho una paura folle della morte, delle cose morte.
Voglio amare e allo stesso tempo sacrifico ogni cosa per la mia carriera.
Sono ignorante, tonta e volgare.
Anche se leggo libri e ho dei maestri che pensano che posso arrivare ad essere una brava attrice, anche se non riesco mai a ricordare le battute.
Sono una stella, ma i produttori mi odiano. Credo nel matrimonio e nella fedeltà, ma vado a letto con chiunque…
Dio mio, che grande confusione!
Marilyn Monroe
dal "Diario"
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abatelunare · 1 year
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Si chiamava Otto
Diciamolo. Otto è una persona francamente sgradevole, scontrosa e scorbutica. Crede solo nelle regole. E non concepisce che si possano violare. La verità è che lui è distrutto dal dolore. Vive nel ricordo della moglie Sonya. Dice che prima di lei il mondo era in bianco e nero. Lei era il colore. E non vede l’ora di raggiungerla anzitempo. Solo che conosce quella pazza di Marisol, una messicana con marito incapace, due figlie piccole e un terzo pargolo in arrivo. Lei riesce a smontare con pazienza la corazza di Otto. Che lentamente ricomincia a vivere. E ad amare. Non così vicino è una storia semplice. Raccontata da Tom Hanks che ci offre una caratterizzazione burbera mai sopra le righe. Si sorride. Si riflette. E ci si commuove. Mi fermo qui. Perché quando un film mi è piaciuto non so mai cosa scrivere in proposito. In fondo, è meglio così.
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