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#Jacobello del Fiore
visualpoett · 3 months
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Demons drop Simon the Magician in the presence of Peter and Paul.
Jacobello del Fiore, 1439-1443
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ars-videndi · 4 years
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Jacobello del Fiore  (Venice, 1370–1439), The Lion of St. Mark, 1415
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luciamosca14 · 4 years
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Teramo, al via il restauro del polittico di Jacobello del Fiore
Teramo, al via il restauro del polittico di Jacobello del Fiore
TERAMO – La Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Abruzzo ha avviato l’intervento di restauro del polittico di Jacobello del Fiore grazie ai fondi resi disponibili dal Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per l’Abruzzo nell’ambito della programmazione ordinaria del MiBACT, per un importo di 35.000,00 euro, e grazie a un ulteriore finanziamento…
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centuriespast · 6 years
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JACOBELLO DEL FIORE Justice between the Archangels Michael and Gabriel (with detail) 1421 Tempera on panel, 210 x 190 cm Gallerie dell'Accademia, Venice
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talmidimblogging · 3 years
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122 – Justice for Venice
Jacobello del Fiore, Justice enthroned between the Archangels Gabriel and Michael, 1421. Gallerie Accademia, Venice. Great news! The Accademia in Venice, which houses today’s painting, is reopening on Monday 8 February, and the Vatican museums are already open – so things are looking up. Soon we will be able to get back and see things […]122 – Justice for Venice
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Buongiorno e buon fine settimana: oggi andiamo alla scoperta della #valledelparadiso sempre dal San Bartolo ▪️Casteldimezzo Anticamente nota come “Castrum Medii”, per la sua “caratteristica posizione tra il Castello di Gabicce e quello di Fiorenzuola”,  (denominato anche Galliolo o Gaiola o Garzoleto) il borgo è situato a circa 200 metri s.l.m. e costituisce un balcone naturale da cui lo sguardo può spaziare verso un ampio orizzontenel quale spiccano il Castello di Gradara, le “penne” di San Marino ed il Gibbo del Catria. A Casteldimezzo si conserva parte della cinta muraria, una volta intervallata da numerosi torrioni, mentre la rocca è oggi scomparsa. Particolarmente interessante è la chiesa intitolata ai Santi ravennati Apollinare e Cristoforo, che custodisce un Crocifisso del XV secolo, opera di Jacobello del Fiore attorno al quale si narra una storia avventurosa ricordata da una lapide del 1652, collocata all’interno della chiesa stessa. Di altrettanta rilevanza la grande tavola posta sopra l’altare centrale, rappresentante una Madonna in trono col Bambino, i Santi Apollinare e Cristoforo ed angelo musicante, opera di F. Zaganelli e databile attorno al 1510. ▪️Fonte: ente parco nazionale del San Bartolo https://www.instagram.com/p/B-O_T2ZFFR8/?igshid=1eh49269argph
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tmnotizie · 4 years
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ASCOLI PICENO – Dopo il successo del terzo appuntamento che ha visto protagonisti Cesare Catà e Pamela L. Travers, torna ad Ascoli Piceno Muse al cinema con un quarto incontro dedicato all’arte pittorica e cinematografica.
Venerdì 20 dicembre 2019, infatti, i protagonisti saranno il prof. Stefano Papetti con la mostra “Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma” e il regista Paolo Buatti con il suo corto documentario “Dia Silla. Il giorno dell’ira”.
MUSE AL CINEMA – Nata nel corso di un incontro tutto al femminile, la rassegna Muse al cinema vuole proporre attraverso un potenziamento della filiera culturale ascolana una serie di eventi culturali e d’intrattenimento tesi alla valorizzazione dei tanti talenti presenti sul territorio. Ina Komino di Nuovo Cineteatro Piceno, Valentina Falcioni di Pulchra Società Cooperativa Culturale, Eleonora Tassoni di Libreria Rinascita e Stefania Mistichelli di Radio Ascoli, desiderano intrecciare diversi linguaggi espressivi affinché ogni forma d’arte possa diventare ambasciatrice di un moto creativo
Ascoli è una città culturalmente in fermento e dietro a Muse al cinema vi è il desiderio di far dialogare coloro che operano per lo sviluppo dell’identità storico-artistica del territorio. I nove appuntamenti della rassegna sono stati ideati grazie a Comune di Ascoli Piceno, Il Picchio Consorzio di Cooperative, Nuovo Cineteatro Piceno, Pulchra Società Cooperativa Culturale, Libreria Rinascita e Radio Ascoli in collaborazione con l’assessore alla cultura Donatella Ferretti, il prof. Stefano Papetti, il prof. Cesare Catà, gli scrittori Filippo Tuena e Marcello Ravveduto, i registi Paolo Buatti e Leo Muscato, il giornalista Mario Di Vito, lo scenografo Giancarlo Basili, lo scultore Giuliano Giuliani, Ascoli Musei, Integra – Gestione Integrata Sistemi per la Cultura, l’ISML – Istituto provinciale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche, Amnesty International, la mostra antologica “Forme del Paesaggio”, la Scuola Holden di Torino, l’ass. TAPS – Territorio, Arte, Performance, Suono.
IL QUARTO APPUNTAMENTO – L’appuntamento che avrà luogo venerdì 20 dicembre 2019 sarà così articolato: ore 18.00 Forte Malatesta di Ascoli Piceno, una delle prime visite guidate del prof. Stefano Papetti alla mostra “Rinascimento marchigiano. Opere restaurate dai luoghi del sisma“; ore 19.00 aperitivo a cura di Maria Chiara Giorgi – Chez Toi; ore 20.30 Nuovo Cineteatro Piceno, talk con il regista Paolo Buatti, il sound artist/media designer Davide Luciani e la curatrice Carla Capodimonti. Modera il giornalista Mario Di Vito; ore 21.30 proiezione del corto documentario di Paolo Buatti “Dia Silla – Il giorno dell’ira”; Costo € 4,00 ingresso mostra con visita guidata + € 5,00 aperitivo. Prenotazione obbligatoria: 0736 298213 – 333 327 6129.
LA MOSTRA – “Rinascimento marchigiano. Opere restaurate dai luoghi del sisma“, a cura di Pierluigi Moriconi e Stefano Papetti. Come accadde in occasione del terremoto che nel 2009 ha colpito L’Aquila ed il suo territorio, anche in questa circostanza ANCI ha voluto dimostrare la sua vicinanza alle popolazioni marchigiane in modo concreto, promuovendo e finanziando il restauro di numerose opere d’arte provenienti dai centri del cratere.
La Regione Marche e il Pio Sodalizio dei Piceni hanno affiancato ANCI in questo progetto nella consapevolezza che il rilancio dei territori appenninici non possa che muovere dal preservarne l’identità culturale, rappresentata da quelle opere d’arte che per secoli hanno costituito un sostegno morale nei momenti di abbattimento. La Soprintendenza, i Sindaci ed i Direttori dei Musei Civici, i rappresentanti delle Curie Vescovili hanno così individuato le opere più significative, e non soltanto per ragioni artistiche, componendo un corpus di 51 opere che si scalano in un arco di tempo che dal XV secolo giunge sino al Novecento.
La scelta ha dato vita ad una sorta di antologia dell’arte marchigiana, spaziando dai rapporti con il mondo lagunare rappresentato dalle opere di Jacobello del Fiore e di Crivelli per poi approdare alle novità del Rinascimento con le tavole di Giuliano Presutti, Vincenzo Pagani e di Stefano Folchetti.
IL FILM – “Dia Silla – Il giorno dell’ira”: 2018, corto documentario di Paolo Buatti. Partendo dal Requiem liturgico “Dies irae”, attribuito a Tommaso da Celano (datato attorno al 1200), la tradizione orale ha rielaborato, nel corso dei secoli, quella che è a tutt’oggi ricordata come la “Dia Silla”. Questa veniva recitata dietro compenso da donne laiche che presidiavano i cimiteri durante il periodo dei morti.
La preghiera in dialetto, come il testo originale latino, fa riferimento al giorno del giudizio universale e il suo contenuto è pervaso dal presagio di una sventura imminente. Il documentario “Dia Silla – Il giorno dell’ira” raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti e le immagini dei luoghi colpiti dagli eventi sismici del 2016 e 2017 in Centro Italia. In particolare è la giornata del 18 gennaio 2017 che vede la concomitanza di forti nevicate, numerose scosse sismiche e la conseguente interruzione delle reti e vie di comunicazione, a lasciare il segno tra la popolazione locale.
Tutto ciò in un territorio particolare e problematico come quello del comune di Acquasanta Terme: vasto, mal collegato e con un’età media della popolazione molto alta. Nel tentativo di salvaguardare la memoria di quelle giornate è nata la necessità di incontrare chi ne è stato testimone.
Le interviste hanno rivelato la possibilità di utilizzare una chiave interpretativa che fosse meno legata ai fatti di cronaca e che rivolgesse invece l’attenzione all’esperienza duale uomo-natura. Il documentario si caratterizza quindi per uno stile meditativo e contemplativo, il cui protagonista assoluto diventa il paesaggio.
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koredzas · 5 years
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Jacobello del Fiore - Saint Lucia at the Bonfire. 1410
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ars-videndi · 4 years
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Jacobello del Fiore (Venice, 1370–1439),Triptych of Madonna della Misericordia with Saints John the Baptist and John the Evangelist, c. 1415, tempera on panel, 84 x 113 cm. Gallerie dell'Accademia, Venice
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lionofchaeronea · 10 years
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The Crucifixion, Jacobello del Fiore, 1395-1400
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tmnotizie · 4 years
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ASCOLI PICENO – A tre anni dal terremoto del 2016 tornano nei “luoghi del sisma” 51 opere d’arte restaurate a cura di Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni, con il supporto scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e il contributo della Regione Marche, destinato agli eventi espositivi e alla valorizzazione e promozione del territorio e del suo patrimonio culturale.
La prima delle tre tappe previste per la mostra itinerante – che intende raccontare e illustrare i risultati di questa campagna di restauri – sarà Ascoli Piceno, città posta nell’area del ‘cratere’, presso il Forte Malatesta, nei suggestivi ambienti progettati da Antonio da Sangallo il Giovane, dove verrà esposta una significativa selezione di 37 opere.
Domani 24 novembre si inaugura al Forte Malatesta di Ascoli Piceno la mostra Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma a cura di Stefano Papetti e Pierluigi Moriconi, frutto della convenzione siglata da ANCI Marche e Pio Sodalizio dei Piceni nel 2017, con cui si è avviato un importante lavoro di recupero delle opere d’arte danneggiate e ora, a tre anni di distanza, tutto è pronto per mostrare i risultati ottenuti.
In collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, è stato individuato per il recupero e il restauro un nucleo di 51 opere marchigiane di proprietà di 17 differenti Enti pubblici ed ecclesiastici delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.
La vicepresidente della giunta regionale, Anna Casini, intervenuta oggi alla conferenza stampa di presentazione, ha sottolineato: “Si inaugura ad Ascoli una mostra itinerante di opere d’ arte marchigiane danneggiate dal terremoto e restaurate. Un lavoro di squadra che consentirà a tutti di poter ammirare  37 dipinti che vanno dal 400 al 700 ridonati allo splendore e che, oltre al valore artistico, rappresentano la devozione e la tradizione delle aree marchigiane colpite dal sisma. Un’operazione culturale che consentirà a tutti di ammirare gioielli che fanno parte del nostro patrimonio artistico e che nel loro valore devozionale trasmettono anche un forte legame con il territorio, con l’identità culturale di quei luoghi e diventano perciò anche una testimonianza dell’aspetto emozionale degli abitanti di quei territori. “
Giorgia Latini, vice presidente della commissione Cultura della Camera dei Deputati ha evidenziato “la resilienza del territorio dopo il sisma, dove il volano deve essere l’arte e la cultura che traina poi tutti gli altri ambiti .Iniziare da Ascoli – ha aggiunto – è anche un simbolo, perché è un’area dove c’è stata una ferita maggiore, partire da qua è un grande segnale e il fatto che le opere verranno esposte a Roma e a Senigallia nel pieno periodo turistico significa che la mostra potrà essere visitata da un pubblico nazionale.”
L’obiettivo della mostra è anche quello di rendere fruibili le opere restaurate da qui in futuro, come spiega Pierluigi Moriconi della Soprintendenza dei Beni Architettonici delle Marche e curatore dell’esposizione insieme a Stefano Papetti: “Terminate le mostre, le opere che non potranno essere ricollocate nelle loro sedi originali perché crollate o non ancora restaurate, saranno collocate in 8 depositi e lì saranno sempre a disposizione del pubblico”.
In mostra 37 opere che “vanno dal ‘400 al ‘700, alcune dall’alto valore devozionale e non storico-artistico ed altre invece dal grande valore storico-artistico”, come spiega il curatore Stefano Papetti.
Tra queste crocifissi lignei e vesperbild di ambito tedesco, che ancora oggi si trovavano all’interno delle chiese come oggetti di culto da parte dei fedeli.  Non mancano però nomi importanti come Jacobello del Fiore con la serie delle Scene della vita di Santa Lucia provenienti dal Palazzo dei Priori di Fermo, Vittore Crivelli con la Madonna orante, il Bambino e angeli musicanti di Sarnano, Cola dell’Amatrice di cui spicca la Natività con i santi Gerolamo, Francesco, Antonio da Padova e Giacomo della Marca dalla sacrestia della Chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno. E ancora da Roma Giovanni Baglione e Giovanni Serodine che dalla Svizzera seguì nella capitale l’esempio di Caravaggio. Tutti autori di indubbia fama che nelle Marche sono nati o che vi hanno soggiornato e che hanno contribuito a modificare la geografia della Storia dell’Arte.
Gli interventi di restauro sono stati eseguiti da tecnici tutti marchigiani, in collaborazione con l’Università di Camerino e l’Università di Urbino e la direzione scientifica della Soprintendenza, che con innovative analisi diagnostiche hanno valutato lo stato di conservazione di ciascuna opera. Questi interventi non soltanto hanno consentito di porre rimedio ai danni subiti dalle opere, ma hanno permesso di effettuare nuove attribuzioni e di acquisire nuove conoscenze relative alla tecnica pittorica ed ai materiali usati dai pittori, accrescendo le conoscenze che si avevano su questo patrimoni e aprendo la strada a molti studi scientifici.
Per dare conto di queste nuove acquisizioni, il catalogo è stato realizzato affiancando alla scheda storico artistica dell’opera la relazione dell’intervento di restauro ed i risultati delle indagini diagnostiche che lo hanno preceduto.
La mostra Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma rappresenta un viaggio nella religiosità popolare marchigiana attraverso un affascinante percorso stilistico e iconografico che, partendo dal centro della regione arriva fino alla costa, era stato già definito da Federico Zeri e Pietro Zampetti cultura adriatica.
Proprio per questo la mostra è stata pensata come un evento espositivo itinerante che, dopo la prima tappa di Ascoli Piceno, dal 18 febbraio al 5 luglio 2020 approderà a Roma, presso il Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni, che ha permesso il restauro delle opere insieme ad ANCI Marche, e infine si concluderà a Palazzo del Duca di Senigallia,  dal 23 luglio al 3 novembre 2020, per favorire la conoscenza dell’operazione al grande pubblico, nazionale ed internazionale, che gravita nel periodo estivo lungo la costa adriatica.
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