Tumgik
#chiesa santa giustina
dedoholistic · 9 months
Text
Il Salotto Virtuale di Maria Teresa De Donato su Mobmagazine presenta:
Meravigliosa Italia: Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso (Ottava Parte) ǀ di Maria Teresa De Donato
3 notes · View notes
agathaandrea · 24 days
Text
Meravigliosa Italia: Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso (Ottava Parte) di Maria Teresa De Donato - La Chiesa di Santa Giustina
(Rovigo)  Meravigliosa Italia: Gustando Rovigo e la sua cucina con Maria Cristina Buoso (Ottava Parte)  di Maria Teresa De Donato  (La Chiesa di Santa Giustina) (Pierre Mortier; antica mappa di Rovigo: dettaglio, la demolita Chiesa di santa Giustina, nell’odierna piazza Giuseppe Garibaldi) (Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International) Amici carissimi, la cara amica e collega…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
lamilanomagazine · 5 months
Text
A Padova oltre 10mila persone per l’addio commosso a Giulia Cecchettin
Tumblr media
A Padova oltre 10mila persone per l’addio commosso a Giulia Cecchettin. Quando i funerali celebrati nella Basilica di Santa Giustina a Padova terminano, una folla commossa saluta il feretro di Giulia Cecchettin. Oltre 10mila le persone che all'interno e all'esterno della basilica si stringono al dolore della famiglia della 22enne uccisa dall’ex, Filippo Turetta. Un forte e lungo applauso, grida, campanelli. «Che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme contro la violenza, che la sua morte sia la spinta per cambiare». Questo l'auspicio del padre della ragazza, Gino Cecchettin, durante il suo messaggio. «Mia figlia Giulia era proprio come l'avete conosciuta, una giovane donna straordinaria, allegra e vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma», ha aggiunto. «Il femminicidio - ha aggiunto Gino Cecchettin - è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita donne, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo. Come può essere successo a Giulia?». «Ci sono tante responsabilità - ha concluso Cecchettin - ma quella educativa coinvolge tutti. Mi rivolgo per primi agli uomini: per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere» Infine, con un filo di voce: «Cara Giulia è il momento di lasciarti andare, salutaci la mamma. Impareremo a danzare sotto la pioggia. Grazie per questi 22 anni». Le telecamere riprendono la stretta di mano e l'abbraccio tra il Ministro Carlo Nordio e il padre di Giulia durante lo scambio del segno di pace. Cecchettin ha ricevuto anche l'abbraccio di altri rappresentanti delle istituzioni, tra cui il presidente del Veneto Luca Zaia, e il sindaco di Padova, Sergio Giordani, oltre ad altre personalità della politica, e amici della famiglia. Il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, nell'omelia dei funerali, ha detto: «Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto né avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre. Per sette lunghi giorni abbiamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. Ed invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo». Infine, monsignor Cipolla rivolge una preghiera affinché il Signore possa insegnare «la pace tra generi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l’amore e vivere nel rispetto reciproco, cercando anzi il bene dell’altro nel dono di noi stessi. Non possiamo più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili». Chiaro l’invito ai giovani a prendere coscienza delle loro possibilità concrete per la costruzione di una società fondata sul rispetto reciproco: «Avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità». Un applauso e palloncini bianchi a forma di cuore salutano l'uscita del feretro di Giulia anche dalla chiesa di Saonara, dove si è tenuta una cerimonia funebre in forma privata. Gino Cecchettin, stretto ai figli Elena e Davide attende che il feretro entri nel mezzo funebre e si dirige a piedi verso il cimitero. «Guardo il cielo e ti vedo in mezzo alle stelle, che fai a metà di un gelato con la mamma. Prima o poi ci rivedremo, lo prometto, ma fino a quel momento so che sarai con me, perché sei il mio angelo custode, perché in fin dei conti lo sei sempre stato». È il saluto straziante di Elena alla sorella.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
cerentari · 5 months
Text
Mai 'na gioia 561
Vedete questa foto? E’ stata scattata pochi mesi prima del Covid a Padova, in posa guerrafondaia sono davanti al portone della mia ex caserma il Comiliter, dove ho fatto gli ultimi sette mesi del mio servizio militare, oggi 5 dicembre è il giorno in cui mi congedai 44 anni fa. Proprio di fianco, alla mia destra, c’è l’ingresso alla chiesa di Santa Giustina, quella in cui oggi si svolgeranno i…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
Text
I funerali di Giulia Cecchettin a Padova, il papà Gino: "Grazie per questi 22 anni"
E’ stata portata all’interno della Basilica di Santa Giustina la bara bianca coperta di rose bianche di Giulia Cecchettin. Il feretro è stato accolto dall’applauso sommesso delle migliaia di persone presenti sul sagrato. Dentro la chiesa si trovano oltre 1.200 persone per l’ultimo saluto alla studentessa, e per stringersi al papà Gino Cecchettin, ai fratelli Elena e Davide, alla nonna e agli zii…
View On WordPress
0 notes
personal-reporter · 1 year
Text
Custodi di arte e fede: Abbazia di Piona
Tumblr media
Ai piedi dei monti Legnone e Legnoncino, sulla punta del promontorio di Olgiasca, sull'alto lago di Como, si trova il monastero benedettino di Piona.  Una fonte attesta che nel VII secolo d.C. in quel territorio esisteva una comunità monastica, probabilmente di impostazione eremitica, infatti nel chiostro si conserva il Cippo di Agrippino,  che prende il nome dal vescovo di Como che nel 617 fece erigere un oratorio consacrato a  santa Giustina martire.  Verso la fine dell'XI secolo l'abbazia di Piona venne inserita nel movimento della riforma cluniacense che prevedeva il trasferimento dei monaci dalla casa madre di Cluny alle abbazie in crisi. Dal XII secolo è pervenuta una documentazione che dimostra la vitalità dell'abbazia di Piona, ma nel corso del XIV secolo ci fu una lenta decadenza dovuta al ridotto numero di monaci. Nel 1798, per ordine del Direttorio della Repubblica Cisalpina, tutti i beni dell'abbazia furono incamerati dal dipartimento dell'Adda e messi all'asta  e nel 1879 iniziò il restauro della chiesa con aiuti governativi e sovvenzioni del comune e della provincia di Como. L’imprenditore Pietro Rocca nel 1935 acquistò l’edificio, ma poco tempo dopo suo fratello Cesare si recò in Etiopia per la costruzione di un tratto di strada e fu ucciso insieme alla moglie in un attentato. Per onorare la memoria dei loro cari, Pietro e la madre Annetta Pogliani decisero di affidare il monastero alla Congregazione dei Cistercensi di Casamari. Nel 1938, un gruppo di monaci provenienti da Casamari riaprì le porte di Piona permettendo ancora oggi di visitarla. La chiesa appare un po’ arretrata rispetto al lato occidentale del monastero cui si appoggia, mentre sulla facciata si apre la porta bronzea dello scultore Giuseppe Abram e una monofora, mentre una serie di arcatelle segue gli spioventi del tetto e prosegue lungo le pareti laterali, la cui superficie è scandita da monofore e sottili lesene. A destra dell'abside si nota il campanile quadrangolare del XVII secolo e sui lati si susseguono con ritmo ascensionale e alterno oculi e feritoie fino alla cella campanaria decorate da quattro fornici a tutto sesto. Il suggestivo chiostro,  realizzato intorno al 1242, in uno stile di passaggio tra il romanico e il gotico, è il punto di riferimento del complesso monastico. La struttura quadrangolare del chiostro evoca il numero quattro, come i quattro elementi dell'universo, i quattro punti cardinali, il disprezzo di se, il disprezzo del mondo, l'amore del prossimo l'amore di Dio. Al centro del chiostro la fonte e l'albero simboleggiano la fonte delle delizie e l'albero della vita del paradiso terrestre.. Di incredibile bellezza sono i capitelli decorati con motivi vegetali e figurati oltre agli affreschi Calendario con Santi degli inizi dek XIII secolo e Miracolo di San Benedetto della fine del XII secolo. La sala capitolare, sul lato orientale del chiostro, prende il nome dall’antica funzione di luogo di lettura del Capitolo della Regola e del Capitolo delle colpe in cui i monaci si accusavano delle colpe commesse e chiedevano perdono ai fratelli. Gli stalli e le spalliere in legno della scuola veneziana del secolo XVIII  provengono dalla sagrestia di San Zeno a Verona, con colonne tortili e lesene sormontate da capitelli compositi, oltre che sa pannelli intarsiati. Particolare attenzione merita il pannello raffigurante il sole che irradia luce sulla terra e i due con la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre. Read the full article
0 notes
fotopadova · 3 years
Text
Bella e senz’anima una città da salvare – La mia Venezia
di Gianni Berengo Gardin (testo raccolto da Andrea Plebe) dal settimanale Specchio
Tumblr media
                 Traghetto di Punta della Dogana, Venezia 1960 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto
(Si tratta di una scena molto veneziana, un servizio di traghetto da Punta della Dogana a San Marco, che ora non esiste più. Ci sono due vogatori che frenano, che stanno fermando la gondola, e una serie di personaggi dell’epoca, in piedi e seduti, che mi affascinavano molto.)
 Mi sono sempre sentito veneziano anche se purtroppo la città di oggi non appartiene più ai veneziani e, quando mi capita di tornarci, cosa che avviene comunque abbastanza spesso, sento una stretta al cuore.
A Venezia ho dedicato otto libri fotografici: il primo, “Venise des saisons” realizzato in poche settimane e pubblicato nel 1965 con testi di Giorgio Bassani e Mario Soldati, è stato molto importante per me, una tappa fondamentale nella mia carriera di fotografo. In quelle fotografie ho raccontato la Venezia di tutti i giorni, e poi Burano, Murano, Torcello: Venezia dei veneziani, con l’acqua alta, la pioggia e la neve, con le sue cerimonie e i bambini che giocano. Oggi sarebbe impensabile fotografarla così, forse soltanto durante la stagione morta, quando i turisti si diradano, oppure durante questa pandemia, quando è apparsa anche troppo deserta.
Tumblr media
                         Neve in Piazza San Marco, Venezia 1960 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto
(Questa fotografia è stata scattata dal Museo Correr, che ero andato a visitare. Era nevicato, e sul bianco della neve i colombi risaltavano di più. Volevo fotografare Piazza San Marco e la visita al Museo era in realtà una scusa per potermi affacciare dalla finestra. Poi ho avuto il colpo di fortuna della ragazza che è passata nella piazza, correndo, e ho scattato.)
Quando ero bambino, ricordo interminabili partite a calcio nella piazzetta dei Leoni, a fianco della Basilica di San Marco, che è chiusa su tre lati e quindi perfetta per il gioco: oggi non si possono più fare, occupata com’è dal turismo di massa. Non sappiamo quando l’emergenza sanitaria finirà, ma credo che dopo, gradualmente, torneremo alle abitudini che siamo stati costretti ad abbandonare nell’ultimo anno.
Dico sempre che sono nato per caso a Santa Margherita Ligure, perché è lì che mio padre Alberto, venezianissimo, incontrò mia madre Carmen, svizzera, che dirigeva l’Hotel Imperiale, un grande albergo di lusso. Lui era un vogatore della Canottieri Bucintoro ed era venuto in Liguria per partecipare a una gara: conobbe mia madre in albergo e scoccò il colpo di fulmine.
A Venezia, alla Giudecca, i miei nonni avevano una tintoria di pellame, poi hanno aperto un negozio di perle e di vetri di Murano, gestito da due delle sorelle di mio padre, Olga e Lina. I nonni abitavano dietro la bottega e la casa aveva un’altana, un terrazzino in legno, affacciato su San Marco, sul quale giocavo.
A Venezia ho passato le estati tra il 1939 e il 1941, andando a fare i bagni al Lido, e poi ci sono tornato a vivere con i miei genitori, nel Dopoguerra: lì ho frequentato il liceo scientifico Benedetti, in Fondamenta Santa Giustina a Castello, e soprattutto il Cinema Pasinetti e il Circolo Fotografico La Gondola, dove ho fatto tante conoscenze importanti.
Tumblr media
                                   Acqua alta a San Marco, 1960 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto
(Questa fotografia della piazza l’ho scattata dall’alto, dalla Basilica di San Marco. Mi ero sistemato in mezzo ai cavalli. Ci ero salito apposta, perché immaginavo che con l’acqua alta si sarebbero potute verificare delle situazioni interessanti. Così quando ho visto quelle due persone, da sole, camminare nella piazza, è nato quello scatto.)
 Abbiamo abitato in Campo della Guerra, dietro la chiesa di San Zulian, fino a quando mi sono sposato e sono andato a vivere con Caterina al Lido, dove ho abitato fino al 1965 prima del trasferimento a Milano.
Per un certo periodo, prima di dedicarmi completamente alla fotografia, ho lavorato anch’io nel negozio di famiglia: il nome era scritto sull’insegna, a mosaico. Il mosaico è rimasto ma il nome non c’è più: al posto della bottega c’è un bar. Allora c’erano tre negozi di quel genere in tutta Venezia, mentre oggi sono migliaia; il nostro aveva goduto una certa notorietà, anche perché lo scrittore inglese Frederick Rolfe, più noto come Baron Corvo, aveva scritto in un suo libro che lì si trovavano le perline più belle di Venezia. La casa dei nonni, invece, con il tempo è diventata un albergo.
A Venezia non ho più parenti, ma per fortuna ho ancora amici e, quando mi è capitato di tornarci per realizzare il libro “La più gioconda veduta del mondo. Venezia dalla finestra” sono stato ospite di Renato Padoan, per vent’anni Sovraintendente ai Monumenti di Venezia, all’ultimo piano di Palazzo Erizzo Bollani sul Canal Grande. Lì aveva abitato nella prima metà del Cinquecento Pietro Aretino, che così aveva raccontato ciò che vedeva, la Pescheria, il Ponte di Rialto che allora era di legno, il Fondego dei Tedeschi.
Tumblr media
Venezia, il Lido,coppia, 1959 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto
(Era una domenica piovosa, molto brutta. Mi è capitato di incontrare questa coppia di sposi, lui in bici, lei con il bambino sul passeggino accanto. Lui e lei sono separati, ciascuno guarda il mare per proprio conto. Mi è sembrato il simbolo di un matrimonio che, con il passare del tempo, non va più bene, anche se magari non era così per quella coppia.)
 Se oggi realizzassi un altro libro su Venezia, dovrei farlo sugli aspetti negativi del turismo di massa, che ha ucciso la città. Negli anni scorsi mi sono già impegnato per documentare l’invasione delle grandi navi e il loro impatto su Venezia. Oggi i negozi sono pieni di oggetti che arrivano dall’altra parte del mondo, di maschere che non sono una tradizione veneziana, di frotte di turisti, scaricati dai pullman, persone che “devono” venire a vedere Venezia, ma che non la amano. Abitavo in una città di 145 mila abitanti, ora sono ridotti a 40 mila e quando si vota difficilmente riescono a ottenere quello che vogliono, perché pesano molto di più i voti degli abitanti della terraferma. I veneziani che hanno una visione diversa non riescono purtroppo ad avere voce in capitolo sulle scelte che li riguardano.
Oggi vivo gran parte del mio tempo a Camogli, in una casa nel verde che guarda il mare e, pur amando ancora molto Venezia, so che non potrei più abitarci.
Però è indubbio il richiamo che la città continua ad esercitare: Venezia è di una bellezza unica e appunto piena di contraddizioni. Nel corso dei secoli ha affascinato scrittori, poeti e pittori, lì ho cominciato a fotografare, tra calli e campielli, spazi brulicanti di vita e angoli nascosti e silenziosi, e non posso sottrarmi al suo potere. Per questo invito chiunque voglia visitarla per prima cosa a rispettarla e a cercare di entrare in sintonia con la sua vera anima, quella che si stenta a vedere dietro la cortina del turismo mordi e fuggi. Venezia va rispettata, curata e amata per poter essere consegnata alle nuove generazioni: non possiamo sottrarre loro una simile bellezza.
-----------------
Tumblr media
Il maestro del bianco e nero Gianni Berengo Gardin, nato a Santa Margherita Ligure il 10 ottobre 1930, è cresciuto e ha studiato a Venezia, la sua vera città d’origine. Inizia a dedicarsi alla fotografia negli anni ’50 del ‘900. Con i suoi scatti in bianco e nero ha raccontato la società italiana del dopoguerra.
6 notes · View notes
azzurracomeme · 3 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Lezione del 28/10/2020
AUTORE: Donatello
NOME: Altare di Sant'Antonio
DATA: 1446-1453
LUOGO DI CONSERVAZIONE:Basilica di Sant'Antonio da Padova, Padova
CONTESTO ATTUALE: L'altare fu smembrato alla fine del XVI secolo e le sue parti furono sparse per la chiesa. Oggi sono state riunite in una potenziale sistemazione originaria ma tuttavia, non avendo documentazione sufficiente non possiamo sapere la sua reale composizione.
SCELTE TECNICHE E STILISTICHE: L'altare era composto di statue a tutto tondo e rilievi, quasi tutti in bronzo. In particolare le statue, che attorniavano la rappresentazione della Madonna col bambino, si ispiravano alla scena della sacra conversazione. Si tratta di San Ludovico, Santa Giustina, San Francesco, Sant'Antonio, San Daniele,San Prosdocimo. L'unico rilievo non in bronzo è la Deposizione di Cristo, realizzato in pietra calcarea ed in parte brunita. Nella predella troviamo poi la rappresentazione del miracolo dell'asina, opera esemplificativa dei rilievi di Donatello. La scena, affollata, si svolge davanti a tre arcate a tutto sesto, perfettamente in prospettiva, riprendendo dunque la Risurrezione di Drusiana di Santa Croce. Sullo sfondo troviamo alcune impalcature realizzate con la tecnica dello sticciato o schiacciato:si tratta dunque di un rilievo bassissimo che quasi incide la lastra.
2 notes · View notes
michelezecchini · 2 years
Photo
Tumblr media
Padova vestita a festa con una miriade di bancherelle e mercatini (tra centro, piazze e Prato della Valle) e il video mapping in grande stile che interessa Palazzo della Ragione, l’affaccio di Palazzo Moroni sulle piazze, Palazzo delle Debite, Palazzo del Capitanio con la Torre dell’Orologio, la Gran Guardia, il Palazzo Monte di Pietà, Palazzo Ex Inps. E poi le novità di quest’anno: la Torre degli Anziani e alcune delle più importanti chiese della città come il Duomo, la Basilica di Santa Giustina, la Chiesa degli Eremitani e il Santuario dell’Arcella. Per vedere tutto questo mettete in preventivo un 10 km, scarpe comode, 😷 obbligatoria e, consiglio, nel week end arrivate presto sia la mattina che soprattutto al pomeriggio... Per quelli che conoscono la città vi basti sapere che alle 15 il parcheggio di Prato della Valle era già full... Tanta gente! #padova #padua #italy #veneto #italia #videomapping #natale #christmasdecorations #addobbi #giotto #luminarie #instapadova #volgopadova #bestvenetopics #texturemapping #proiezioni #igpadova (presso Padova (PD) Veneto) https://www.instagram.com/p/CXIc58FKrFd/?utm_medium=tumblr
0 notes
sarabertuzzi2a · 3 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
1) Donatello
Altare della Chiesa di Sant’Antonio a Padova
1446-53
Dotato di un bellissimo corredo scultoreo in bronzo, comprendente:
2) Sant’Antonio
3) Santa Giustina
0 notes
milamborguinisworld · 5 years
Photo
Tumblr media
LEPANTO (7 ottobre 1571) "Allegoria della battaglia di Lepanto" è un dipinto di Paolo Veronese del 1572-1573, custodito nelle gallerie dell'Accademia di Venezia ed originariamente destinato all'altare della confraternita del Rosario presso la chiesa domenicana di San Pietro Martire a Murano. Basata sull'evento della battaglia di Lepanto, l'opera è divisa, come molti quadri votivi, in due parti. La sezione superiore mostra ciò che la critica più recente ha individuato come una rappresentazione della Vergine d'Adria (la Repubblica Serenissima), ammantata del mantello bianco della Fede, che è presentata al cospetto della Vergine del Rosario da San Pietro, San Giacomo, San Marco e Santa Giustina (riconoscibili grazie ai loro attributi iconografici, rispettivamente: le chiavi, le vesti di pellegrino con conchiglia e bordone, il leone, e il pugnale a simboleggiare il martirio). I santi, protettori delle forze componenti la terza Lega Santa, sono disposti a semicerchio nell'atto di rendere omaggio alla Vergine. Alle loro spalle è dipinto un gruppo di angeli, riuniti in coro di preghiera in suffragio della vittoria, dei quali uno fa capolino tra le nuvole scagliando saette sulle navi ottomane. Nella parte inferiore, la cui divisione è resa chiara proprio dalla linea di nuvole, si svolge la battaglia vera e propria. Le navi sono illuminate da raggi di luce provenienti dal cielo soprastante, ad indicare come l'esito dello scontro fosse stato determinato da forze ultraterrene. L'allegoria è volta a sottolineare il ruolo svolto da Venezia nella battaglia, rispetto agli altri due componenti la Lega rappresentati dai propri patroni, essendo la Serenissima simboleggiata da due dei quattro santi: il patrono San Marco Evangelista e Santa Giustina, martire veneta festeggiata proprio nel giorno della vittoria cristiana, il 7 ottobre. Pur risentendo della situazione coeva e volendo veicolare un preciso messaggio politico, l'opera mantiene un profondo messaggio spirituale: «soltanto le preghiere rivolte ai santi e alla Vergine e la loro intercessione, assieme naturalmente alla fede, alla purezza degli intenti e all'esemplarità delle opere e dei comportamenti... https://www.instagram.com/p/B3dniRbHL2r/?igshid=n2dfxz88tip4
0 notes
freedomtripitaly · 5 years
Photo
Tumblr media
Tassullo è un piccolo borgo che si trova nella Val di Non, il paradiso delle mele in Trentino, sulla sponda destra del torrente Noce, non lontano dal lago di Santa Giustina. Tassullo Ph. nata_rass (iStock) Insieme ai paesi di Sanzenone, Rallo, Pavillo e Campo, dette “le Quattro Ville”, fa parte del comune di Ville d’Anaunia dal 1 gennaio del 2016: storicamente è stato uno dei possedimenti dei principi vescovi di Trento, prima di passare agli Appiano, successivamente ai Conti del Tirolo e poi agli Spaur, attuali proprietari di Castel Valer, il castello che domina il paese. Castel Valer, il protettore del borgo Appena si entra nel borgo, dove oggi nel suo centro storico vivono 150 abitanti, è proprio l’imponente mastio del maniero a dare il primo saluto, con i suoi 40 metri di altezza, svettando tra i meleti. È considerato uno dei castelli privati meglio conservati dell’arco alpino e si possono visitare, ma solo con una visita guidata, i cortili, le cantine, i giardini e le stanze interne che sono abbellite da dipinti e arredate con mobili e oggetti di diverse epoche. Dispone di circa 100 sale e un nucleo suddiviso in due macroaree chiamate Castel di Sopra e Castel di Sotto che rappresenta la parte più antica: uno dei punti forti artistici del castello è la stupenda cappella di San Valerio, dipinta da Giovanni e Battista Baschenis, artisti itineranti attivi tra XV e XVI secolo. Interno di Castel Valer, Ph. Contevince (Wikipedia) Le antiche chiese ricche di arte e storia Altra tappa nel vostro itinerario a Tassullo è la chiesa di Santa Maria Assunta, originaria del XII secolo, dove sull’altare in stile barocco vi è la pala dell’Assunta di Teofilo Polacco del 1620. Nella stessa piazza in cui sorge, che è anche la principale del paese, vi è Palazzo Pilati, sede del municipio, dove potete vedere il caratteristico pozzo e la pietra tombale della famiglia Pilati posta nell’atrio, tra cui spicca la lapide di uno dei suoi componenti, il filosofo illuminista Carlo Antonio Pilati. Ultima chicca è la piccola chiesa di San Vigilio, posta lungo la strada che va a Nanno: in stile gotico, custodiva l’altare ligneo che è ora custodito nel Museo Diocesano di Trento. Uscendo dal borgo, una delle mete più suggestive, è l’escursione a Malga Tassulla in Val Nana, da cui partono ulteriori itinerari come quello che conduce al Rifugio Peller. Meleti e Castello, Ph. Christian Stringari (Wikipedia) https://ift.tt/2o1PwWX Tassullo il borgo delle antiche chiese, in Trentino Tassullo è un piccolo borgo che si trova nella Val di Non, il paradiso delle mele in Trentino, sulla sponda destra del torrente Noce, non lontano dal lago di Santa Giustina. Tassullo Ph. nata_rass (iStock) Insieme ai paesi di Sanzenone, Rallo, Pavillo e Campo, dette “le Quattro Ville”, fa parte del comune di Ville d’Anaunia dal 1 gennaio del 2016: storicamente è stato uno dei possedimenti dei principi vescovi di Trento, prima di passare agli Appiano, successivamente ai Conti del Tirolo e poi agli Spaur, attuali proprietari di Castel Valer, il castello che domina il paese. Castel Valer, il protettore del borgo Appena si entra nel borgo, dove oggi nel suo centro storico vivono 150 abitanti, è proprio l’imponente mastio del maniero a dare il primo saluto, con i suoi 40 metri di altezza, svettando tra i meleti. È considerato uno dei castelli privati meglio conservati dell’arco alpino e si possono visitare, ma solo con una visita guidata, i cortili, le cantine, i giardini e le stanze interne che sono abbellite da dipinti e arredate con mobili e oggetti di diverse epoche. Dispone di circa 100 sale e un nucleo suddiviso in due macroaree chiamate Castel di Sopra e Castel di Sotto che rappresenta la parte più antica: uno dei punti forti artistici del castello è la stupenda cappella di San Valerio, dipinta da Giovanni e Battista Baschenis, artisti itineranti attivi tra XV e XVI secolo. Interno di Castel Valer, Ph. Contevince (Wikipedia) Le antiche chiese ricche di arte e storia Altra tappa nel vostro itinerario a Tassullo è la chiesa di Santa Maria Assunta, originaria del XII secolo, dove sull’altare in stile barocco vi è la pala dell’Assunta di Teofilo Polacco del 1620. Nella stessa piazza in cui sorge, che è anche la principale del paese, vi è Palazzo Pilati, sede del municipio, dove potete vedere il caratteristico pozzo e la pietra tombale della famiglia Pilati posta nell’atrio, tra cui spicca la lapide di uno dei suoi componenti, il filosofo illuminista Carlo Antonio Pilati. Ultima chicca è la piccola chiesa di San Vigilio, posta lungo la strada che va a Nanno: in stile gotico, custodiva l’altare ligneo che è ora custodito nel Museo Diocesano di Trento. Uscendo dal borgo, una delle mete più suggestive, è l’escursione a Malga Tassulla in Val Nana, da cui partono ulteriori itinerari come quello che conduce al Rifugio Peller. Meleti e Castello, Ph. Christian Stringari (Wikipedia) Tassullo è un piccolo borgo che si trova nella Val di Non, il paradiso delle mele in Trentino, sulla sponda destra del torrente Noce, non lontano dal lago di Santa Giustina. Insieme ai paesi di San…
1 note · View note
lamilanomagazine · 8 months
Text
Ville aperte in Brianza: al via l'edizione autunnale dal 16 settembre al 1° ottobre
Tumblr media
Ville aperte in Brianza: al via l'edizione autunnale dal 16 settembre al 1° ottobre. Dopo l’edizione primaverile intitolata Tra Dimore e Delizie, con l’apertura delle ville di delizia delle cinque province aderenti, Ville aperte in Brianza, promossa dalla Provincia di Monza e Brianza, torna con l’edizione autunnale dal 16 settembre al 1° ottobre, con tre fine settimana di aperture straordinarie e tanti appuntamenti. “Ville aperte - commentano la Presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann e la Consigliere provinciale delegata a Cultura e Beni culturali, Turismo, Villa Monastero Fiorenza Albani - rappresenta una prestigiosa vetrina di conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale, con una capacità attrattiva sempre in crescita. In questi 21 anni la manifestazione è diventata un riferimento prezioso per coloro che amano viaggiare per visitare le innumerevoli bellezze storiche e artistiche dei nostri territori, accessibili all’interno di un circuito unico di promozione. Il successo è reso possibile grazie all’efficace rete di partenariato pubblico-privato che ogni anno aderisce a questa importante progettualità e permette di scoprire e apprezzare siti storici e artistici, che aprono le porte al pubblico nel medesimo periodo. Ringraziamo la Provincia di Monza e Brianza, che da 21 anni dimostra il forte impegno, condiviso dalle istituzioni coinvolte, per dar vita a questa iniziativa culturale integrata di forte impatto, che ha l’obiettivo di valorizzare un territorio sempre più ampio, attraverso una maggiore fruizione del patrimonio.” Anche quest’anno la Provincia di Lecco partecipa con Villa Monastero di Varenna, complesso formato dall’antica dimora eclettica di fine Ottocento e dal Giardino botanico che, grazie al Pnrr, è attualmente interessato da un importante intervento di valorizzazione e riqualificazione, che lo renderà ancora più suggestivo. Villa Monastero aprirà le porte ai visitatori nei giorni 16-17 settembre, 23-24 settembre, 30 settembre e 1° ottobre (accesso con biglietto ridotto). Sono previsti percorsi guidati il 16-17 settembre e 1° ottobre alle 14.30 e alle 16.00, il 30 settembre alle 11.30, con prenotazione obbligatoria sul sito www.villeaperte.info. Sabato 30 settembre alle 14.30 è in programma la passeggiata culturale-naturalistica Il Medioevo – Varenna anno mille, un percorso dal Giardino botanico di Villa Monastero al Castello di Vezio, per rievocare con letture d’autore la “fondazione” di Varenna. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’associazione Il sentiero dei sogni e si inserisce nell’ambito del progetto Pnrr “Valorizzazione dell’identità del Giardino storico di Villa Monastero”. Iscrizione a cura dell’associazione: varennamille.eventbrite.it. Quest’anno nel territorio della provincia di Lecco aderiscono alla manifestazione 56 beni, dislocati in 25 comuni, tra musei, edifici religiosi, piccoli borghi e altri siti culturali e naturalistici, accanto alle dimore storiche. 2 i comuni new entry (Annone di Brianza ed Ello), 9 i beni aperti per la prima volta, tra cui 5 a Ello e 2 a Verderio, 9 gli itinerari nella Brianza lecchese che completano l’offerta culturale. Tra i beni aperti in provincia di Lecco anche altre sedi museali appartenenti al Sistema Museale della provincia di Lecco, quali l’Orrido e la Ca’ del Diavol a Bellano, il Civico Museo Setificio Monti ad Abbadia Lariana, il Museo Archeologico del Barro e il Museo Etnografico dell’Alta Brianza a Galbiate, il Museo della Seta Abegg a Garlate, il Museo del Beato Serafino Morazzone con la Chiesa di San Giovanni Battista nella frazione di Chiuso a Lecco, Villa Confalonieri e Fondazione Mozzanica a Merate. l’Orto Botanico a Valmadrera. Tra le novità la Chiesa di Santa Margherita e la Chiesa di Santa Giustina a Casatenovo, Casa Micanzi a Garbagnate Monastero, Villa Subaglio a Merate, Cascina Bergamina e la Chiesa dei Santi Giuseppe e Floriano a Verderio. Ulteriori informazioni e prenotazioni obbligatorie sul sito www.villeaperte.info. Siti aperti nel territorio lecchese: ABBADIA LARIANA: Civico Museo Setificio Monti ANNONE DI BRIANZA : Itinerario – Assaporare la bellezza di un piccolo borgo e la magia del lago BELLANO:Orrido di Bellano e Ca’ del Diavol BOSISIO PARINI: Villa Bordone “La Rocchetta”. Percorso pariniano con navigazione sul lago di Pusiano CALCO: Villa Moriggia Castelfranchi CASATENOVO: Chiesa di Santa Margherita. Chiesa di Santa Giustina. Villa Greppi di Bussero. Villa Mapelli Mozzi CASSAGO BRIANZA: Mausoleo dei duchi Visconti di Modrone. Itinerario - Cittadella agostiniana CIVATE: Complesso romanico di San Pietro al Monte. Casa del Pellegrino. Complesso di San Calocero, Casa del Cieco ELLO: Itinerario – Ello, la storia di un paese GALBIATE: Giardini di Villa Bertarelli. Museo archeologico del Barro. Museo etnografico dell’Alta Brianza GARBAGNATE MONASTERO: Casa Micanzi. Chiesa dei Santi Nazaro e Celso. Chiesa di San Martino. Palazzo Boselli GARLATE: Civico Museo della seta Abegg IMBERSAGO: Galleria del premio Morlotti. Itinerario – In viaggio con Dante: trekking dantesco a Imbersago, paese della Divina Commedia LA VALLETTA BRIANZA: Itinerario – Visita al centro storico di Perego. Itinerario – Le tre chiesette nel Parco LECCO (FRAZIONE CHIUSO): Museo del Beato Serafino Morazzone. Chiesa di San Giovanni Battista. Itinerario – Il buon Curato di Chiuso e l’Innominato MERATE: Villa Confalonieri. Convento di Santa Maria Nascente in Sabbioncello. Fondazione Giuseppe Mozzanica. Villa Bagatti Valsecchi. Itinerario – Dalla torre al lago. Villa Subaglio MISSAGLIA: Villa Sormani Marzorati Uva MONTEVECCHIA: Santuario Beata Vergine del Carmelo MONTICELLO BRIANZA: Villa Greppi. Itinerario – Alla scoperta del parco di Villa Greppi e dei suoi alberi OGGIONO: Villa Sironi OLGIATE MOLGORA: Villa Sommi Picenardi ROBBIATE: Palazzo Bassi Brugnatelli VALMADRERA: Orto Botanico e Centro culturale Fatebenefratelli VARENNA: Villa Monastero VERDERIO: Cascina Bergamina. Chiesa dei Santi Giuseppe e Floriano... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
irenemartone · 3 years
Text
Tumblr media
Santa Giustina (particolare), bronzo Donatello, 1446- 1453 Dall’altare della chiesa del Santo, Padova
0 notes
Text
Il feretro di Giulia arrivato nella basilica di Santa Giustina
È arrivata poco alla Basilica di Santa Giustina a Padova il feretro di Giulia Cecchettin, una bara bianca, coperta di rose bianche, che è stata accolta dall’applauso sommesso delle migliaia di persone presenti sul sagrato. Dentro la chiesa si trovano già oltre 1.200 persone per l’ultimo saluto alla studentessa, e per stringersi al papà Gino Cecchettin, ai fratelli Elena e Davide, alla nonna e…
View On WordPress
0 notes
tmnotizie · 4 years
Link
SAN BENEDETTO – Venerdì 15 novembre alle ore 21, presso i nuovi locali concessi dalle suore Concezioniste di via Tonale, 11 in San Benedetto del Tronto, la Scuola di Formazione Teologica diocesana, inaugurerà il 46° anno di attività.
In collaborazione con il servizio diocesano per l’iniziazione cristiana degli adulti, è stato invitato per la relazione il prof. don Giovanni Frausini, ordinario di liturgia e sacramenti presso la facoltà teologica marchigiana di Ancona e preside emerito, il quale proporrà il tema “il rito della iniziazione cristiana degli adulti: una risorsa per la Chiesa oggi”.
Si affiancherà una breve comunicazione del direttore del servizio diocesano don Guido Coccia, sulla attività svolta negli ultimi anni insieme agli adulti che hanno richiesto di diventare cristiani nella diocesi.
Il vescovo Mons. Carlo Bresciani, che è il presidente della scuola e che inaugurerà ufficialmente l’anno curricolare, consegnerà anche gli attestati di partecipazione e i diplomi di formazione teologica agli studenti che hanno frequentato i tre anni del ciclo previsti . Tutti sono invitati a partecipare.
Il prof. don Giovanni Frausini è nato a Fano nel 1951 ed è presbitero nella diocesi di Fano dal 1982, dove è tuttora parroco.  Dopo la Laurea in Medicina ha conseguito la Licenza in Teologia dell’Evangelizzazione presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna a Bologna e il Dottorato in Teologia con specializzazione liturgico-pastorale presso l’Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina di Padova.
È diventato docente incaricato dell’ITM nel 2007, stabile straordinario nel 2011. Infine Don Frausini è stato Preside dell’Istituto Teologico Marchigiano.
0 notes