Tumgik
#giovanni ​battista sassi
dozydawn · 5 months
Text
Tumblr media
Chessboard with Flower Border by Giovanni Battista Sassi (1679-1762)
9K notes · View notes
cosmonautroger · 3 months
Text
Tumblr media
Chessboard, Giovanni Battista Sassi (1679-1762)
18 notes · View notes
hodrepaem · 3 months
Text
Tumblr media
Chessboard with Flower Border by Giovanni Battista
Sassi (1679-1762).
1 note · View note
schoonheid-1229 · 4 months
Text
Tumblr media
Chessboard with Flower Border by Giovanni Battista Sassi (1679-1762)
19 notes · View notes
ristorantequid · 5 days
Text
Cosa vedere a Matera nel centro storico: una guida completa
Il centro storico di Matera è un vero e proprio tesoro ricco di storia e cultura, che va oltre i famosi rioni dei Sassi. In questa guida ti condurremo in un viaggio attraverso le strade e le piazze di Matera, svelandoti i suoi tesori nascosti e le sue attrazioni meno conosciute.
Piazza del Liceo e Palazzo Lanfranchi: un tuffo nella storia
Il cuore del Piano
Partiamo da Piazzetta Giovanni Pascoli, conosciuta anche come “Piazza del Liceo”, che ospita Palazzo Lanfranchi, un’imponente costruzione del XVII secolo. Oggi il palazzo ospita il Museo Nazionale d’Arte medievale e moderna della Basilicata dove ammirare una vasta collezione di opere d’arte, tra cui dipinti della scuola napoletana e capolavori di Carlo Levi, come il famoso pannello “Lucania ’61”, lungo 18 metri.
Il Museo Archeologico Nazionale
Proseguendo lungo via Ridola, è possibile raggiungere il Museo Archeologico Nazionale, situato nell’ex convento barocco di Santa Chiara. Fondato nel 1911, il museo conserva reperti significativi del territorio materano e lucano, offrendo una straordinaria testimonianza delle stratificazioni storiche della regione, dal Paleolitico ai giorni nostri.
Piazza del Sedile: il crocevia dei Sassi
Il cuore politico ed economico
Piazza del Sedile è stata il fulcro politico ed economico di Matera nel XVI secolo, sede del Palazzo del Sedile, l’antico municipio. Oggi, il palazzo ospita il Conservatorio di musica intitolato al compositore Egidio Romualdo Duni. Da qui, è possibile ammirare lo spettacolare panorama dei rioni Caveoso e Barisano, che si ergono ai lati della piazza.
Piazza Duomo e la Cattedrale di Matera
Un capolavoro romanico-gotico
Percorrendo via Duomo, si arriva in Piazza Duomo, dominata dalla maestosa Cattedrale di Matera, costruita nel XIII secolo in stile romanico-gotico. L’interno della cattedrale è un vero scrigno di tesori artistici, con affreschi medievali, altari barocchi e la famosa “cappella del presepe”, che ospita un presepe in pietra del XVI secolo realizzato dall’artista Altobello Persio di Montescaglioso.
Il museo Diocesano
Accanto alla cattedrale, si trova il Museo Diocesano inaugurato nel 2011 e dedicato all’arte sacra. Tra le sue collezioni spiccano gli argenti provenienti dal tesoro della cattedrale, che raccontano la ricca tradizione religiosa di Matera.
Piazza Vittorio Veneto: il salotto della città
Una vista mozzafiato sul panorama lucano
Piazza Vittorio Veneto è la piazza principale di Matera, da cui si gode una vista spettacolare sui rioni Sassi e sulla Civita. Da qui, è possibile visitare il Palombaro lungo, un enorme serbatoio d’acqua scavato nella roccia, e immergersi nella vivace atmosfera dei negozi e dei ristoranti lungo via delle Beccherie.
Belvedere Guerricchio
Non dimenticare di visitare il belvedere Guerricchio, da cui ammirare il suggestivo panorama del Sasso Barisano e della Civita, soprattutto al tramonto, quando i colori caldi accendono le antiche facciate di pietra.
Chiesa di San Giovanni Battista: un gioiello nascosto
Arte e storia
Tumblr media
Ristorante Quid a Matera
Se stai pianificando di visitare Matera, non perdere l’occasione di gustare un pranzo presso il Ristorante Quid. Situato nel cuore dei suggestivi Sassi di Matera, offre una cucina raffinata che promette un’esperienza sensoriale completa. Abbinamenti innovativi, menù raffinato, atmosfera incantevole e ricerca dell’eccellenza culinaria rendono questo ristorante una tappa imperdibile durante la tua visita a Matera.
0 notes
thewomanofrevelation · 2 months
Text
Giovanni Battista Sassi, Chessboard/with Florae, N/D.
0 notes
Text
23.12.2018
La festa delle capanne volgeva al termine e tutto il circondario del Tempio di Gerusalemme, che già nei giorni ordinari era molto frequentato, era oggi un vero formicaio di gente. Il sole di una mattina gaia, la più gaia del mese, batteva su una moltitudine di tuniche di tanti colori vivaci, una più pulita dell’altra: uno spettacolo che, visto dall’alto, sembrava un abito cucito a pezze pronte a scambiarsi posto l’una con l’altra. Un mare magnum di uomini, donne ed animali, pronto a manifestarsi prepotentemente anche all’udito, con un miscuglio di dialetti giudaici, di belati e di muggiti, ed all’olfatto, attraverso il salire al cielo di tanti incensi estratti da piante diverse.
Solo Gesù era estraneo a tutto questo. Si era seduto per terra, aveva le spalle contro il muro che dava accesso a quello che era il sommo santuario della sua gente. Con le dita scriveva sulla sabbia, che una pioggia all’alba aveva bagnato e si presentava a distanza di qualche ora né troppo umida né troppo asciutta: l’ideale per essere modellata. Era tanto sommerso nei suoi pensieri, così lontani dai normali pensieri di un uomo, da non accorgersi che lo scenario che lo circondava stava rapidamente cambiando. Dopo circa mezz’ora di sfioramenti di dita sulla sabbia, di scarabocchi cancellati e poi riscritti, di citazioni dei profeti raschiate e ricoperte da altre citazioni, Gesù si sentì toccare la spalla. Era Giovanni, il più giovane dei suoi discepoli, il prediletto. Un elegante viso ovale, quasi sempre giocondo (anche quando non sorrideva), incrociato da capelli castani e corti, ospitava una peluria da piena adolescenza e due occhi tra il nocciola ed il verde. L’apostolo non era alto, non quanto Gesù: fu questo il motivo per cui gli sembrò strano, per una volta, che il suo maestro lo guardasse dal basso verso l’alto.
“Maestro, facciamo meglio ad andarcene di qui… quella che poco fa era una festa sta per trasformarsi in una tragedia. Più di una volta hai fuggito le masse, temevi mettessero a rischio la tua missione. A maggior ragione oggi dovremmo…”
“Restare qui” rispose Gesù calmo. Giovanni rimase in silenzio qualche attimo, un silenzio interrogativo che il suo più unico che raro interlocutore non tardò a rompere. “Restiamo qui e facciamo missione qui. Con tutti loro, anzi a tutti loro”. Indicò la folla con un pacato gesto della mano, mano che porse poi all’apostolo per farsi tirare su. Si scrollò dalla tunica la polvere procuratagli dal prolungato contatto con la parete e si fece strada tra una folla di gente parecchio arrabbiata. Nel vederlo, però, i giudei cominciavano ad abbassare i toni. Il suo non era un volto nuovo: sebbene fosse da poco a Gerusalemme, aveva predicato per tutti i villaggi della Galilea. Difficile dimenticare il viso di una persona che aveva operato guarigioni, che aveva dialogato alla pari con i sacerdoti pur non essendo uno di loro e si era chinata solo quando, con le caviglie immerse nelle acque del Giordano, aveva lasciato che Giovanni il Battista lo battezzasse. Dopo essersi fatto strada senza troppa fatica tra una moltitudine di mani che cingevano sassi, si trovò davanti agli occhi una donna che già aveva conosciuto. Una donna con lo stesso nome di sua madre, nata nel villaggio di Magdala. Era pressata da un semicerchio umano incendiato da una rabbia non troppo consapevole. Di tutte quelle persone, guardò bene Gesù, le più fervide erano le donne che davano l’idea di essere sposate da tanto tempo e di aver visto in vita loro solo la casa ed il tempio. Tozze, sui trentacinque anni, con la fronte già corrucciata da qualche ruga, mani e piedi gonfi ma secchi. L’esatto opposto di quello che era Maria. Doveva aver superato già da un po’ i sedici anni, dunque era adulta da poco. Era pallida, più alta dei due scribi che l’avevano trascinata di peso contro il muro, il viso gradevole con una fronte alta e liscia. Aveva un abito nero, che accentuava ancor più il suo pallore.
Gesù non solo non reputava possibile che Maria avesse commesso adulterio, il peccato di cui era accusata. Ma, essendo Dio, non sentiva provenire da lei neppure il male che di solito le colpe umane sprigionavano, provocandogli un dolore che pur non essendo fisico gli doleva molto più di quanto non avrebbero fatto, poche settimane dopo, le piaghe accumulate tra la sua condanna a morte e l’esecuzione. Viceversa, molto di quel male lo avevano sprigionato e lo stavano sprigionando i tanti che già con la pietra in mano erano pronti a lapidarla. L’atmosfera da brulicante si era fatta muta, al suo arrivo. Ma ciò non la rendeva meno soffocante. Uno dei due scribi, un tipico uomo orientale, moro nella pelle e nero negli occhi, ruppe il silenzio.
“Maestro, cosa vuoi che ne facciamo? La legge di cui tanto parli ci dice di lapidarla. Tu che dici?”. C’era un sarcasmo che non era troppo difficile da percepire in quella domanda.
“Lapidiamola”, rispose tra la sorpresa di tutti, Maria in primis, un Gesù calmissimo, quasi con un filo di voce. “Tutti quanti. Cominciamo da chi è senza peccato”. E qui il suo sorriso si fece radiante. “Avanti”. Si andò a sedere al fianco della donna, e riprese a modellare la sabbia come se non fosse successo nulla. Chiamò Giovanni al suo fianco e lasciò che si sedesse vicino.
Nessuno ebbe il coraggio di replicare. Quanto seguì è noto a tanti: il più anziano dei presenti fu il primo ad andarsene, seguito da tutti gli altri. Non ebbero neppure il coraggio di avvicinarsi a Gesù, che placidamente continuava a scarabocchiare segni sulla sabbia. Quando si accorse che non c’era più rumore di passi, alzò lo sguardo verso la ragazza e fece cenno di sedersi anche a lei.
“Dove sono finiti tutti? Non ti hanno condannata?”
“Nessuno”. La voce si sentiva appena, pur essendo i due affiancati. Dopo una breve pausa aggiunse “Ma io…”
“So che sei innocente” fece Gesù, sempre sereno, ma senza sorridere. Le strinse un attimo la spalla con un cenno della mano, ma solo per un istante. Era ancora molto spaventata, pur non facendolo vedere, e non doveva gradire troppo il contatto fisico. “Io e Giovanni abbiamo bisogno di fermarci da qualche parte, e il tempio chiude tra poco. Tu non vivi lontano da Gerusalemme, non è così?” “Non ti sbagli, vi guido”, rispose lei con un tono di voce più chiaro. Si incamminarono verso la periferia della città giudea. Maria era gentile, non elargiva molte parole, e parlava solo in risposta alle poche domande che i due le fecero. Lo faceva cordialmente, era molto grata loro per l’aiuto fornito, ma se avesse potuto scegliere tra il parlare ed il non farlo, la seconda scelta sarebbe stata certamente meglio accetta.
Dopo un po’ di cammino sotto un sole non troppo invadente, furono in un accampamento di media grandezza. Era l’accampamento da cui proveniva un altro dei dodici che di solito accompagnavano Gesù, con parentele greche: Matteo. E proprio di origine greca erano coloro che vivevano lì.
Mentre accendevano un fuoco su cui arrostire del pesce, Gesù chiese (ora che le tensioni si erano smorzate) a Maria come si trovasse lì, e per quale motivo era stata afferrata e portata con le spalle contro il muro del tempio. Con dei toni molto misurati, lei spiegò: “Mi sono allontanata da Magdala con i miei fratelli, tra la nostra gente una volta che è scaduta la podestà dei nostri genitori su di noi siamo tenuti a cercare casa. Tra tutti i villaggi in cui ci siamo trasferiti, questo è stato il più accogliente… gli uomini che vedi sono evitati da gran parte dei Giudei, che li cercano solo quando bisogna fare i censimenti ed annotare i matrimoni. Anche se sono tutti convertiti alla religione del Tempio, hanno conservato una liturgia della loro terra d’origine. Lo chiamano dramma, che nella loro lingua d’origine vuol dire “azione”. Mi ha presa da subito, il mio entusiasmo è stato così lampante ai loro occhi che hanno scelto di farmi partecipare, anche se di solito è qualcosa che viene messo all’opera solo da uomini”.
“In cosa consiste?” fece Gesù, con tono pulito. Già era a conoscenza di tutto, ma trovava bello che fosse la voce di quella giovane donna a spiegargli cosa fosse il dramma. Il volto di Maria, solitamente pallido, era reso ambrato dalla luce crepitante del fuoco.
“Si tratta del narrare un’azione simulando quella stessa azione e i personaggi che la compongono. Io sono Maria, ma compiendo quest’azione posso essere qualsiasi altra donna. Sono stata presa mentre simulavo di essere la moglie di un uomo. La persona che in quel momento stava recitando (questo è il termine che si usa per indicare quest’azione) con me era stata da poco censita come sposata dai due scribi che mi hanno presa. Hanno pensato che quell’uomo stesse tradendo sua moglie con me…” “Qui devo correggerti”, la interruppe Gesù, e vide gli occhi di Maria dilatarsi per la sorpresa. Non era da lui fermare una persona mentre parlava, lo sapevano tutti. “Gli scribi che ti hanno presa sapevano già tutto. La tua colpa ai loro occhi è un’altra. Qui tutti ti conosciamo come ‘Maria di Magdala’, ti identifichiamo con il tuo villaggio d’origine. Solitamente le donne si identificano con il nome del marito o del padre, ne sono una proprietà. Tu non appartieni a nessuno, se le altre figlie d’Israele facessero come te, quasi tutti gli uomini sarebbero privati di un loro prezioso possesso. Occorreva un pretesto, e lo hanno trovato inventando l’adulterio. Ha funzionato: hanno incanalato bene la rabbia di tutti gli astanti contro di te, specie quella delle donne. Tante di loro vivono l’oppressione senza sapere di viverla, e cercano qualcosa contro cui liberare tutto il male accumulato. Come certi uccelli, quando nella loro gabbia introduci l’osso di seppia. Non è stato lui a renderli prigionieri, ma loro possono beccare solo quello.”
2 notes · View notes
michelezecchini · 2 years
Photo
Tumblr media
Nel 1819 Il grande architetto Antonio Canova decide di ricostruire la chiesa di Possagno (Treviso) suo paese natale, addirittura proponendo di sostenere interamente le spese. Questo capolavoro neoclassico che trae ispirazione dal Pantheon di Roma ma anche dal Partenone di Atene, vide la sua consacrazione nel 1832 quando purtroppo Canova erà già morto da 10 anni. Egli aveva deciso di spendere tutto il suo patrimonio per la costruzione del Tempio e chiedeva ai concittadini soltanto la "somministrazione di calce, mavieri [sassi] e sabbione e la popolazione si offrì di lavorare di sera e di festa". La chiesa arcipretale della Santissima Trinità, comunemente nota appunto come tempio Canoviano, sorge su una collina di 342 che domina il territorio circostante; incanta per la sua bellezza e imponenza esterna ma anche interna e in essa riposano Antonio Canova e il fratellastro Giovanni Battista Sartori, vescovo che poi si dedicò alla costruzione del museo nel centro del paese natale ovverossia la Gipsoteca (nonchè casa natale del Canova) con centinaia di gessi originali, marmi, dipinti e bozzetti i cui risultati finali sono esposti nei più grandi musei del mondo. D'obbligo quindi la visita di entrambi, che distano 500 mt uno dall'altro. L'incantevole cupola (4°foto) è divisa in sette file di 32 cassettoni ognuno con un rosone dorato al centro, e questi sono di 14 tipi diversi. L'occhio della cupola, chiave di volta della stessa, ha un diametro di 5,33 metri. #tempio #tempiocanova #canova #antoniocanova #temple #temples #possagno #possagnocanova #treviso #trevisoday #photooftheday #ontheroad #italy #italiandesign #italianstyle #italiandesign #venetodascoprire #veneto #visitveneto #igersveneto #ig_italy #architettura #bestvenetopics #church #chiesa (presso Tempio Di Antonio Canova - Possagno (Tv)) https://www.instagram.com/p/CWkcXZHq7zr/?utm_medium=tumblr
0 notes
qdmnotizie-blog · 6 years
Text
Faber in amne cudit
  FABRIANO, 24 giugno 2018 – Una questione di millesimi di secondo. Un attimo decisivo, un respiro o forse di meno. Questo lo scarto di tempo che ha permesso a Porta del Piano di trionfare per la quinta volta consecutiva nel Palio dei Monelli.
Un soffio di tempo decisivo, che ha regolato Porta Pisana, “colpevole” di aver fatto scattare con il più piccolo dei ritardi possibili il meccanismo di rilascio del gonfalone.
Al termine grande festa per il fabbretto azzurro Filippo, portato in trionfo e poi lanciato all’interno della fontana Sturinalto.  Sul terzo gradino del podio Porta Cervara e quarta Porta del Borgo, arrivate con leggero ritardo rispetto alle due porte che sono contese fino all’ultimo colpo di martello il Palio del Monelli
Questo uno dei verdetti della serata di ieri, con una piazza gremita che non aspettava altro che gridare la propria passione.
4 infiorate, 1 sola vincitrice
Porta Pisana
59 punti sui 60 disponibili. Con questa votazione Porta Pisana ha trionfato nella “sfida” tra i mastri infioratori. Una vittoria netta, che ha visto i ragazzi in verde trionfare su Porta del Borgo, Cervara e Piano. I giudici di Spello, Cannara e Cupra Montana hanno premiato la qualità del lavoro della Pisana, capace di mettere a terra i fiori in manierà pressoché perfetta e di interpretare il grande lavoro creato sulla carta dagli ideatori del bozzetto.
Tutte le opere infatti derivavano da una serie di bozzetti con otto gruppi di alunni del Liceo Artistico Mannucci di Fabriano dopo mesi di studio sul tema dei fabbri. Quattro quelli vincenti. Il bozzetto di Leonardo Sassi è stato scelto dalla Porta del Borgo, quello di Ruben Gagliardini da Porta Cervara; quello di Sonia Bevilacqua, Antonio D’Angelo e Alice Pallotti da Porta Pisana e l’opera di Nicola D’Alterio, Charlotte Faderin e Veronica Lilli da Porta del Piano.
Queste le 4 sale scelte per ospitare le opere dei maestri dei fiori secchi fabrianesi: per la porta del Borgo ecco l’oratorio della carità, per la Cervara la chiesa dei Giovani, San Filippo, Porta Pisana infiorerà la sua opera all’interno di Santa Caterina e Porta del Piano sarà abbracciata dal chiostro della cattedrale di San Venanzio.
La benedizione degli arnesi
Ma tra la premiazione delle infiorate e la sfida dei piccoli fabbri, la benedizione degli arnesi che stasera saranno al centro della sfida tra i fabbri “senior”. Al centro della piazza il Vescovo della Diocesi di Fabriano – Matelica Monsignor Stefano Russo. Le celebrazioni del Santo Patrono proseguiranno a partire dalle ore 18 con la Santa Messa in onore del patrono San Giovanni Battista con la processione che attraverserà la vie del centro storico. Sempre nella giornata di oggi (dalle 11.30 alle 16.30) l’annullo postale presso la Sede Ente Autonomo Palio.
Il conto alla rovescia è finito: a partire dalle ore 22 di questa sera la sfida del Maglio entrerà nel vivo. Questa sarà la notte dove una delle quattro porte alzerà al cielo il palio di San Giovanni Battista.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
FABRIANO / INFIORATA E PALIO DEI MONELLI: TRIONFANO PISANA E PIANO Faber in amne cudit FABRIANO, 24 giugno 2018 - Una questione di millesimi di secondo. Un attimo decisivo, un respiro o forse di meno.
2 notes · View notes
noromannet-blog · 4 years
Text
10 amazing places to visit in Italy
Tumblr media
Europe is a mine of charming corners, but the villages of Italy are one of the main attractions of this region. Whether for something characteristic, its architecture, history or the picturesque views that give its visitors. Here you will discover which are the most incredible Italian villages that you can visit on a trip to Italy, shall we start?
1. Vernazza
Tumblr media
The small town of Vernazza is located in the province of La Spezia, Liguria, in the northwest of the country and is said to be one of the 5 pearls that make up the Cinque Terre. Undoubtedly, it is the one that has best preserved the aspect of the seafaring citadel and is a relaxing place to see in Italy. What to see in Vernazza Church of Santa Margarita de Antioquia The main square of Vernazza The Castle of the Doria and the Belforte El torreón Shrine of Our Lady of Reggio
2. Portofino
Tumblr media
This famous fishing village on the coast of the Italian Riviera located southeast of the city of Genoa. Portofino is an Italian town that has only 532 inhabitants and is perfect for a route through Italy along the Mediterranean. It should be noted that it is an excellent option to see in southern Italy because many travel agencies that offer excursions to tour the Mediterranean by cruise. What to see in Portofino Brown Castle St. George's Church Parco Museum El torreón St. Martin's Church
3. Bellagio
Tumblr media
This town in Italy has 2,945 inhabitants and is located in the region of Lombardy. Bellagio is right at the point where the two lower arms of Lake Como meet, one of its main attractions. Here you can find fantastic views of the large expanse of water, especially in its northern branch. It is said to transmit the energy of visiting a mythical place. Thanks to its beautiful landscapes next to the Alps and the tranquility that is breathed in its streets, without a doubt it is the best in Italy. What to see in Bellagio Lake of Como The Melzi Villa A promenade Pescallo (Suburb in Bellagio) Olive Fields
4. Matera
Tumblr media
This city has never lost the special charm of having been an ancient town based in Italy. It is a unique place to see in southern Italy if you are planning to visit the country of beautiful architecture. Walking through Matera is like returning to a forgotten past. When visiting this suggestive city of Lucena, the feeling is to be entering a manger. On October 17, 2014, Matera was chosen as the Italian headquarters of the European Capital of Culture and today is one of the most visited tourist villages in Italy. What to visit in Matera, Italy The Sassi Duomo Cathedral Basilica San Giovanni Battista The church of Sant'Agostino Tramontano Castle
5- Manarola
Tumblr media
Another charming town to see in Italy is Manarola. It is a fraction of the municipality of Riomaggiore, in the province of La Spezia and is part of the group of towns of Cinque Terre most frequented by tourists. The Italian towns in this area are recognized worldwide as they have been named World Heritage Sites. If you start looking at photos of Italy, you will surely see some people from Riomaggiore and you will fall in love! What to see in Manarola Church of the Nativity of Virgin Mary Manarola Tower Oratory of the Disciples of Manarola Manarola Beach The Via del Amore
6. Castelmezzano
Tumblr media
This is one of the most beautiful cities in Italy, but that gives the feeling that you are in a small fairytale town. Located in the province of Potenza, Castelmezzano is part of the Lucan Dolomites and has become one of the most famous villages in Italy. The immense rocks that surround this town give it a magical touch, but what you will take forever is the enchantment of the people who inhabit this Italian town. What to see in Castelmezzano Church of Santa Maria dell' Olmo Chapel of the Holy Sepulcher Way of the Seven Pietre Chapel of San Marco Lucania Park
7. Island of Capri
Tumblr media
This beautiful island of Italy is in the Bay of Naples, next to the Tyrrhenian Sea. Capri has been a place of famous beauty and resort since the time of the ancient Roman Republic, housing truly spectacular landscapes of Italy. Capri Island is one of the busiest tourist villages in Italy at the moment and the perfect reason to travel to Italy next summer. What most attracts the attention of this island is its rugged landscape, the hotels that surround it and the tasty limoncello. What to see in Capri Grotta Azzurra Villa San Michele Anacapri Marina Grande Monte Solaro
8. Alberobello
Tumblr media
In the heart of Apulia is Alberobello, an Italian town with a very particular architecture. Its small houses called "Tullos" attract the attention of millions of tourists every year. There are many beautiful villages in Italy, but this one is so special that in 1996 it has been declared a World Heritage Site by Unesco. Without a doubt, it is a very interesting corner to see in southern Italy. What to see in Alberobello The trullos The Sovrano Teal The church of San Antonio Craft Fairs The Trullo Church
9. Atrani
Tumblr media
Located in the province of Salerno, between the sea and huge cliffs lies this picturesque Italian town. Atrani is a small part of the Amalfi Coast, a destination chosen by travelers taking vacations in Italy. Undoubtedly we are facing one of the most beautiful villages in Italy and Unesco has confirmed it by declaring it as a World Heritage Site. So if you are thinking of a route through Italy, Atrani must be on the list. Just don't forget to take a walk through its coastal center, you'll love it! What to see in Atrani Piazza Umberto I San Salvatore de Birecto Church Church of Santa María Magdalena Atrani Center Atrani Beach
10. Positano
Tumblr media
The Amalfi Coast is home to one of those villages in Italy that if you go, you will not want to return to your home. Positano is a famous holiday destination that has some of the beaches in Italy most beautiful, narrow streets and colorful houses that give it a charming touch. It is known as the village of stairs because it is impossible to go to Positano without going up and down its innumerable stairs. It really is a perfect place to meet on a trip to Italy. What to see in Positano Amalfi Drive Via Fornillo Beach Bagni d'Arienzo Beach Club Positano Beach Church of Santa Maria Assunta Read the full article
0 notes
freedomtripitaly · 4 years
Photo
Tumblr media
Esiste una torre solitaria situata oltre la punta nord orientale dell’isola della Palmaria a Porto Venere. Emerge dal mare e domina incontrastata l’acqua, stiamo parlando della torre di Scola. Questo edificio, chiamato anche Scuola è di origini militari. Si trova nel Golfo dei Poeti in provincia di La Spezia e la sua presenza, anche un po’ misteriosa, affascina tutti i viaggiatori che attraversano i dintorni dell’isola della Palmaria. Torre Scola – Fonte iStock La Scola faceva parte del sistema difensivo voluto dal Senato della Repubblica di Genova insieme ad altre torri costiere e d’avvistamento. La sua costruzione risale tra il cinquecento e il seicento, il suo compito era appunto quello di proteggere le coste della Repubblica, i suoi borghi e villaggi. Ai tempi, la sua realizzazione fu molto costosa, secondo alcuni studi infatti per ergere la struttura furono impiegate più di 50000 lire genovesi. La torre ha una forma pentagonale e le sue mura sono spesse quasi 4 metri. La struttura è stata concepita per ospitare fino a otto persone, tra soldati e capitani e dieci cannoni utilizzati appunto per coprire e difendere tutta l’area. Nell’ottocento, dopo vari bombardamenti che deturparono la torre, Scola fu abbandonata al suo destino, sola in mezzo al mare, per poi tornare in auge nel 1915. In quell’anno infatti si decise di utilizzare la struttura come faro di segnalazione e negli anni successivi ci sono stati diversi intervento di restauro e ripristino delle mura. Torre Scola – Fonte 123rf Torre Scola, conosciuta anche come torre di San Giovanni Battista fa parte di una serie di strutture militari genovesi sparse in tutto il mondo, ma il suo fascino resta indiscusso. Quando il cielo è velato, segnato dalla presenza della foschia mattutina, è possibile intravedere l’ultimo baluardo della repubblica di Genova che emerge possente dalle acque. La torre solitaria, vista da vicino non è che ormai un agglomerato di sassi che però nasconde una sorpresa. La costruzione è aperta sul lato e al suo interno è cresciuta della vegetazione che crea una fusione tra natura e architettura militare davvero inaspettata. Quando il sole splende alto nel cielo la luce illumina la i resti della torre e rende tutto magico. Torre Scola – Fonte iStock https://ift.tt/2PJGLvT Scola, storia della torre solitaria che emerge dal mare Esiste una torre solitaria situata oltre la punta nord orientale dell’isola della Palmaria a Porto Venere. Emerge dal mare e domina incontrastata l’acqua, stiamo parlando della torre di Scola. Questo edificio, chiamato anche Scuola è di origini militari. Si trova nel Golfo dei Poeti in provincia di La Spezia e la sua presenza, anche un po’ misteriosa, affascina tutti i viaggiatori che attraversano i dintorni dell’isola della Palmaria. Torre Scola – Fonte iStock La Scola faceva parte del sistema difensivo voluto dal Senato della Repubblica di Genova insieme ad altre torri costiere e d’avvistamento. La sua costruzione risale tra il cinquecento e il seicento, il suo compito era appunto quello di proteggere le coste della Repubblica, i suoi borghi e villaggi. Ai tempi, la sua realizzazione fu molto costosa, secondo alcuni studi infatti per ergere la struttura furono impiegate più di 50000 lire genovesi. La torre ha una forma pentagonale e le sue mura sono spesse quasi 4 metri. La struttura è stata concepita per ospitare fino a otto persone, tra soldati e capitani e dieci cannoni utilizzati appunto per coprire e difendere tutta l’area. Nell’ottocento, dopo vari bombardamenti che deturparono la torre, Scola fu abbandonata al suo destino, sola in mezzo al mare, per poi tornare in auge nel 1915. In quell’anno infatti si decise di utilizzare la struttura come faro di segnalazione e negli anni successivi ci sono stati diversi intervento di restauro e ripristino delle mura. Torre Scola – Fonte 123rf Torre Scola, conosciuta anche come torre di San Giovanni Battista fa parte di una serie di strutture militari genovesi sparse in tutto il mondo, ma il suo fascino resta indiscusso. Quando il cielo è velato, segnato dalla presenza della foschia mattutina, è possibile intravedere l’ultimo baluardo della repubblica di Genova che emerge possente dalle acque. La torre solitaria, vista da vicino non è che ormai un agglomerato di sassi che però nasconde una sorpresa. La costruzione è aperta sul lato e al suo interno è cresciuta della vegetazione che crea una fusione tra natura e architettura militare davvero inaspettata. Quando il sole splende alto nel cielo la luce illumina la i resti della torre e rende tutto magico. Torre Scola – Fonte iStock Esiste una torre nel Golfo dei Poeti che rappresenta l’ultimo baluardo della Repubblica di Genova. La sua presenza è suggestiva e questa è la sua storia.
0 notes
tmnotizie · 5 years
Link
SAN BENEDETTO – E’ iniziato l’anno scolastico 2019-2020 presso l’Istituto “San Giovanni Battista” di San Benedetto del Tronto. Nessuno si è risparmiato per organizzare la giornata dell’ accoglienza alla scuola dell’ Infanzia e Primaria: docenti, Associazione degli Amici delle Battistine e i genitori degli alunni hanno allestito la festa nel giardino dell’ asilo, allietato anche da un banchetto conviviale.
Suor Anna, madre superiora della Casa, e la maestra Sabrina, vicaria del plesso scolastico, portando i saluti della dirigente scolastica impegnata a Roma, hanno rivolto i migliori auguri per l’anno scolastico che si è appena aperto, complimentandosi per il clima di gioia dei bambini, euforici nel riabbracciare i loro insegnanti e i compagni.
Don Patrizio Spina, neo parroco della chiesa cattedrale della Madonna della Marina e vicario del vescovo  mons. Carlo Bresciani, ha portato i saluti della parrocchia e della diocesi anche a nome del vescovo, invitando tutti a camminare insieme, perché solo nella piena collaborazione si possono raggiungere grandi risultati.
I bambini insieme agli insegnanti e ai genitori hanno posizionato nell’ orto didattico della scuola i sassi dei buoni propositi, colorati durante l’estate. Sono pronti a rispettare gli impegni presi che hanno poi ribadito per iscritto in italiano e in inglese nel cartellone dei buoni propositi che le maestre hanno fatto trovare a scuola. Il tutto si è svolto in un meraviglioso clima di festa, che ha certamente aiutato gli alunni a riprendere confidenza con l’ambiente scolastico.
Sotto gli occhi emozionati dei nonni e dei loro genitori, i bimbi come una grande treno in marcia si sono poi diretti in aula. Come ogni viaggio che si rispetti a tutti è stato consegnato un biglietto di ingresso nella scuola obliterato dalle maestre del British Accademy,  parte integrante del corpo docente nell’ambito del progetto di potenziamento della lingua inglese che da quattro anni l’istituto offre a tutti i suoi alunni della scuola dell’ infanzia e primaria.
Il treno delle Battistine è dunque partito ed augura a tutti gli alunni di vivere fantastiche emozioni e appassionanti scoperte che li condurrà verso nuove mete e ampi orizzonti di vita.
0 notes
Text
Una millenaria storia: il contrabbando di sale e le famigerate "vie del sale"
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/una-millenaria-storia-il-contrabbando-di-sale-e-le-famigerate-vie-del-sale/
Una millenaria storia: il contrabbando di sale e le famigerate "vie del sale"
 Cosa c’è di più banale, insignificante e tremendamente normale di un pugno di sale? Si, avete capito bene del semplice sale… Oggi lo troviamo da tutte le parti: dal grande centro commerciale, fino ad arrivare nella più modesta bottega sotto casa. Ma una volta non era così. Per lunghi secoli fu chiamato l’oro bianco e questo prodotto di Madre Natura segnava la fortuna di tutti gli stati che riuscivano a controllarne la produzione e il commercio. Naturalmente gli stati imponevano su questo primario bene tasse da capogiro, favorendo di fatto un imponente contrabbando. La Garfagnana fu tra le principali protagoniste di questo illecito traffico, nato in tempi medievali e terminato solamente con la fine della seconda guerra mondiale. Tutto si svolgeva lontano dalle strade principali e la circolazione avveniva sui molti percorsi montani che furono denominati “le vie del sale”, battuti questi dai più coraggiosi contrabbandieri. Prima di approfondire l’argomento guardiamo perchè il sale era considerato un bene tanto prezioso.
Venditore di sale
In primis il sale era quell’elemento che rendeva appetibili tutti quei cibi“arrangiati” di una cucina poverissima, ma sopratutto il sale era l’unico conservante disponibile, all’epoca naturalmente non esistevano frigoriferi o altri tipi di conservanti e grazie proprio al sale si potevano salvaguardare e immagazzinare scorte di cibo per lungo tempo, ad esempio ciò rese possibile alle navi di affrontare lunghi viaggi rendendo possibili floridi scambi commerciali. Da non tralasciare il fatto che poi nei lunghi inverni garfagnini dove il brutto tempo non permetteva le coltivazioni, le riserve di cibo sotto sale salvavano da sicura carestia e inoltre in un economia rurale e di pastorizia come quella garfagnina era l’elemento fondamentale per la lavorazione e la trasformazione del latte in formaggi. Questo minerale aveva poi virtù anche in medicina: era usato come disinfettante per ferite o addirittura come purgante. Insomma, per ben capirsi chi amministrava questo commercio aveva un potere immenso, poichè teneva in pugno la sopravvivenza di un popolo intero. Proprio per questi motivi che il sale diventò una delle merci più contrabbandate, pensiamo ai suoi enormi ricarichi dato che la sua filiera commerciale era infinita, bisognava pagare il produttore, il sensale, i facchini, il trasporto (già quest’ultima voce faceva triplicare il prezzo)e“dulcis in fundo” le carissime tasse statali, ecco allora nascere le famigerate “vie del sale”, bazzicate come detto dai più famosi contrabbandieri della valle.
Una grida di Francesco IV duca di Modena sulla diminuzione del prezzo del sale
Queste vie partivano dal mare versiliese o ligure, valicavano le Apuane, giungevano in Garfagnana e continuavano su per gli Appennini fino ad arrivare ai margini della Pianura Padana. In Garfagnana con la definizione “vie del sale” non si indicava una strada precisa e ben definita (sarebbe stato fin troppo facile per le gendarmerie locali individuarle) ma bensì di una fitta rete di stradine e mulattiere più o meno nascoste che salivano e scendevano per le nostre montagne. Dove spesso i garfagnini e i versiliesi si incontravano per vendere e comprare sale era proprio in quegli insospettabilihospitali che servivano anche per rifocillare i pellegrini di passaggio, ma avevano pure la funzione di proteggere questo contrabbando, diventarono quindi un punto nevralgico di spaccio, a conferma di questo una delle principali “vie del sale” passava proprio per L’Isola Santa, ed era proprio li nel hospitale di San Jacopo che avveniva fuori dagli sguardi indiscreti il pagamento o lo scambio di merci fra contrabbandieri. Di lì, il contrabbandiere garfagnino proseguiva attraverso i sentieri e verso i paesi di Torrite, Careggine, Castelnuovo e Camporgiano.
  Isola Santa centro di spaccio del sale
Un’altra strada alternativa partiva sempre da Torrite e raggiungeva i paesi di Sassi, Molazzana e Gallicano, importante era anche quella via che passava dalla Foce di Petrosciana e di li scendeva verso Fornovolasco e i paesi limitrofi, luogo di scambio e smistamento eral’hospitale di Santa Maria Maddalena, oggi volgarmente conosciuto come “la chiesaccia”. La più famosa rimane però la Via Vandelli che aveva il compito di servire la zona dell’Alta Garfagnana, qui si registrò infatti un’efferato omicidio a causa proprio del sale (per il caso leggere http://paolomarzi.blogspot.it/il-caso-del-sandalo-rosso-html) e anche di qui poi si diramavano altre mulattiere che servivano i borghi vicini, fra le più percorse c’era la Piazza al Serchio -Gramolazzo che risaliva il torrente Acqua Bianca, arrivava a Nicciano, Castagnola ed Agliano, quest’ultimi affacciati proprio sul bellissimo lago di Gramolazzo. Trasportarlo poi non era affatto semplice, il sale è pesante e sui sentieri scoscesi delle montagne lo si spostava in sacchi piuttosto leggeri per non appesantire troppo i muli, i viaggi erano faticosi e in caso di pioggia bisognava immediatamente proteggere il carico. La dura vita del contrabbandiere non finiva qui, il Ducato di Modena in Garfagnana e in tutto il suo regno in genere incentivava a denunciare questi fuorilegge, anche in maniera segreta.
la Via Vandelli percorso di contrabbandieri di sale
Ma è appunto in quel preciso momento storico che la figura del contrabbandiere raggiunse un immagine leggendaria in tutta la valle, quest’uomo era colui che sfidava le leggi dello Stato oppressore per favorire gli interessi della gente comune. Il contrabbando di sale era visto con grande favore dalla popolazione che non solo non denunciava i loro eroi ma li difendeva in tutte le maniere dagli “sbirri”. Fu un vero problema questo per il Ducato, in Garfagnana ci fu una vera sollevazione a favore dei contrabbandieri, perdipiù i gendarmi non favorivano i buoni rapporti e spesso nei confronti della povera gente che difendeva i fuorilegge si lasciavano andare a non poche crudeltà. A dimostrazione di questa avversione per i tutori della legge ci sono dei documenti comprovanti che all’avvicinarsi degli“sbirri”, in paese veniva suonata la campana a martello. In poco tempo i contadini che erano nei campi si radunavano nella piazza del borgo, armati di“bastoni, falci e forcon”, difendendo i contrabbandieri o i paesani ricercati perchè in possesso di piccole quantità di sale. Quasi sempre accadeva che i gendarmi fuggissero a gambe levate, lasciando di fatto libero l’arrestato.
“Gli sbirri” estensi
Ci fu un caso ben documentato che racconta la non felice “visita”dei gendarmi. Ciò accadde nei pressi di Castelnuovo: “Arrivarono li soldati per esercitar il loro carico in virtu delli ordini, et mandati dai Provveditori al sale, capitasse in casa del suddetto Marco inquisito, al quale havendo trovato certa quantità di sale di contrabando volessero levarla, al che opponendosi Giovanni suddetto, tolse una stanga da carro con quella mortalmente percotendo uno di essi ministri, et li suddetti Pietro et Giacomo, dandosi l’uno, all’altro aiuto et favore cooperativo insieme con molti altri, che per hora si tacciono, ferissero anco li due altri uno pur mortalmente, et l’altro di percossa grave, et importante, ne contenti di questo Antonio suddetto instigato da Battista dasse campana a martello convocando molta gente e gridando dall’alto, ammazza,ammazza…”.  Tale ormai era diventata la sicurezza dei contrabbandieri che lo smercio di sale avveniva alla luce del sole. Nei paesi durante questa pubblica vendita accadeva quasi sempre che si formassero lunghissime file e nell’attesa del proprio turno capitavano addirittura delle memorabili risse. Tuttavia tutta questa convinzione d’impunità si manifestò in tutta la sua prepotenza il 20 maggio del 1720, quando Giacomo Giacomelli contrabbandiere d’eccellenza si presentò con i suoi muli carichi al mercato di Castelnuovo Garfagnana, vendendo pubblicamente sale “con aperto scandalo universale”, la gente nonostante la meraviglia accorse in fretta e furia e in men che non si dica il sale finì e il Giacomelli se ne andò tranquillamente come era venuto. Naturalmente il malvivente non la passò liscia, l’onta subita dal governo locale proprio sotto le finestre di”casa” fu troppo grossa e fu così che subì una condanna in contumacia al bando perpetuo, in alternativa dieci anni di galera.Il Giacomelli non cascò mai nella rete della giustizia era un pesce troppo grosso, i contrabbandieri di lungo corso sfuggivano alla cattura perchè spesso erano armati e organizzati in bande, eccezion fatta per Pietro detto il Broccolo (o Bossolo) che andava pure lui impunemente a vender sale con il suo cavallo, fu catturato e condannato a remare per diciotto mesi. Rimaneva però il fatto che quando “gli sbirri” stavano per molto tempo senza catturare nessun presunto manigoldo si rifacevano allora sui miserabili, su coloro che facevano questi traffici per sbarcare il lunario, capitava però qualche volta che il giudice comprendesse la situazione. Fu il caso di Francesco da Pieve Fosciana che aveva in casa circa venti chili di sale, questa quantità fu ritenuta adatta all’uso personale e familiare, fu “mandato liberatamente assolto”.  
Commissione per la tasse su sale e tabacco 1851
Lo spaccio di sale in tutta la Garfagnana durò fra alti e bassi quasi mille anni, fu un fenomeno veramente esteso che si ripresentò e terminò una volta per tutte con la fine della seconda guerra mondiale. Testimonianze del 1944 ancora oggi ci parlano di contrabbando di sale in maniera diversa di quello che fu per tanti secoli addietro. Anche durante la guerra la carenza di sale in tutta la valle si fece sentire e allora ci pensavano le donne della Versilia a favorire questo commercio a prezzo di un lungo e faticoso lavoro.
Donne nella produzione di sale in Versilia (foto Sentieri della memoria. Comune di Massa)
Carrette spinte a mano si recavano sulla spiaggia e riempivano di acqua marina ogni tipo di contenitore, preferibilmente damigiane per il vino o fusti rivestititi di zinco. La produzione si realizzava in luoghi appartati, in stalle dismesse, in posti comunque non visibili ai tedeschi o ai fascisti. La legna veniva recuperata nelle pinete, si accendevano così grandi fuochi e dentro questi recipienti l’acqua veniva messa al fuoco, una volta portata ad ebollizione e alla conseguente vaporizzazione non rimaneva altro che sale. Per rendere un po’ l’idea della cosa si può dire che da ogni damigiana d’acqua si poteva ricavare ben due chili di sale.
Una volta imballato invece, erano sopratutto gli uomini che si preoccupavano di salire in montagna per venderlo, usando ancora i vecchi e ultra secolari sentieri di una volta, dirigendosi così verso la Garfagnana e dato che soldi ne circolavano pochi, talora il sale veniva scambiato con farina, patate e castagne. I viaggi su e giù per le montagne in quel periodo non si fermarono mai, si facevano sia d’estate che d’inverno, con la neve e il gelo e con ai piedi solamente zoccoli di legno.
E allora pensandoci bene, quanta storia c’è dietro un semplice:  -Scusa, mi potresti passare il sale?-
Bibliografia:
Archivio di Stato di Modena
“Il cammino del Volto Santo. Dalla Lunigiana, attraverso la Garfagnana, fino a Lucca”, “Sentieri e vie di contrabbando:il sale” di Normanna Albertini
“I sentieri della memoria”, La Via del Sale
0 notes
qdmnotizie-blog · 6 years
Text
La città dei fabbri
  FABRIANO, 21 aprile 2018 – Il palio di San Giovanni Battista prosegue la marcia di avvicinamento alla ventiquattresima edizione, e lo fa celebrando l’arte più apprezza: quella dell’infiorata. Senza dimenticare la bravura di giovanissimi sarti con nuovi costumi storici.
Rievocazione storica dal 14 al 24 giugno
Nella serata di ieri sono stati presentati i bozzetti delle infiorate, che nei giorni della rievocazione storica prederanno forma attraverso la maestria degli artisti dei fiori secchi.
Presentati anche due nuovi costumi storici, opera dei ragazzi dell’Ipsia Miliani. Per questo impegno messo in campo dagli studenti il plauso e la soddisfazione espressa da Giorgio Vergnetta, responsabile del progetto “Infiorate nelle scuole” e Rita Corradi, responsabile progetto “Il giovane costume storico”. Impegno profuso anche durante rientri pomeridiani.
Otto i gruppi di alunni che hanno partecipato alla creazione del disegno dell’infiorata, quattro quelli vincenti. Il bozzetto di Leonardo Sassi è stato scelto dalla Porta del Borgo, quello di Ruben Gagliardini da Porta Cervara; quello di Sonia Bevilacqua, Antonio D’Angelo e Alice Pallotti da Porta Pisana e l’opera di Nicola D’Alterio, Charlotte Faderin e Veronica Lilli da Porta del Piano.
Per quanto riguarda i modelli di costume storico, due sono stati quelli prodotti di foggia simile a quelli vestiti dai Templari che stazionavano presso il Sant’Antonio fuori le mura. Questi gli studenti che hanno lavorato alla ricostruzione dell’abito: Gessica Carsetti, Djelili Djuneta, Beatrice Milantoni, Ester De Mario, Fiorina Riccio e Nicole Greco. Insegnanti: Annamaria Falcioni, Anuska Ciampicali, Samuele Verdecchia. Assistente tecnico: Silvia Calisti.
“Novità in arrivo”
Questo è quanto ha annunciato il neo presidente dell’ente palio Sergio Solari, che ha fatto intendere una evoluzione negli eventi che saranno proposti nei 10 giorni di questa nuova edizione. Parole di elogio anche per i giovani artisti, applaudendo alla passione messa in campo da tutti i ragazzi chiamati a rendere il palio di quest’anno un evento ancora una volta diverso e sorprendente.
Presente anche il Vescovo della Diocesi di Fabriano – Matelica Stefano Russo, che ha evidenziato l’importanza del palio come collante per la città ed ha speso parole di apprezzamento per il lavoro dei ragazzi che hanno lavorato a bozzetti e costumi. Anche il Sindaco Santarelli, presente all’incontro di ieri all’oratorio della carità, ha auspicato che il clima che si respira durante i giorni di rievocazione storica possa continuare a crescere ad ogni edizione.
FABRIANO / IL PALIO SCALDA I MOTORI: PRESENTATI I BOZZETTI PER LE INFIORATE La città dei fabbri FABRIANO, 21 aprile 2018 – Il palio di San Giovanni Battista prosegue la marcia di avvicinamento alla ventiquattresima edizione,
0 notes
Text
Una millenaria storia: il contrabbando di sale e le famigerate "vie del sale"
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/una-millenaria-storia-il-contrabbando-di-sale-e-le-famigerate-vie-del-sale/
Una millenaria storia: il contrabbando di sale e le famigerate "vie del sale"
 Cosa c’è di più banale, insignificante e tremendamente normale di un pugno di sale? Si, avete capito bene del semplice sale… Oggi lo troviamo da tutte le parti: dal grande centro commerciale, fino ad arrivare nella più modesta bottega sotto casa. Ma una volta non era così. Per lunghi secoli fu chiamato l’oro bianco e questo prodotto di Madre Natura segnava la fortuna di tutti gli stati che riuscivano a controllarne la produzione e il commercio. Naturalmente gli stati imponevano su questo primario bene tasse da capogiro, favorendo di fatto un imponente contrabbando. La Garfagnana fu tra le principali protagoniste di questo illecito traffico, nato in tempi medievali e terminato solamente con la fine della seconda guerra mondiale. Tutto si svolgeva lontano dalle strade principali e la circolazione avveniva sui molti percorsi montani che furono denominati “le vie del sale”, battuti questi dai più coraggiosi contrabbandieri. Prima di approfondire l’argomento guardiamo perchè il sale era considerato un bene tanto prezioso.
Venditore di sale
In primis il sale era quell’elemento che rendeva appetibili tutti quei cibi“arrangiati” di una cucina poverissima, ma sopratutto il sale era l’unico conservante disponibile, all’epoca naturalmente non esistevano frigoriferi o altri tipi di conservanti e grazie proprio al sale si potevano salvaguardare e immagazzinare scorte di cibo per lungo tempo, ad esempio ciò rese possibile alle navi di affrontare lunghi viaggi rendendo possibili floridi scambi commerciali. Da non tralasciare il fatto che poi nei lunghi inverni garfagnini dove il brutto tempo non permetteva le coltivazioni, le riserve di cibo sotto sale salvavano da sicura carestia e inoltre in un economia rurale e di pastorizia come quella garfagnina era l’elemento fondamentale per la lavorazione e la trasformazione del latte in formaggi. Questo minerale aveva poi virtù anche in medicina: era usato come disinfettante per ferite o addirittura come purgante. Insomma, per ben capirsi chi amministrava questo commercio aveva un potere immenso, poichè teneva in pugno la sopravvivenza di un popolo intero. Proprio per questi motivi che il sale diventò una delle merci più contrabbandate, pensiamo ai suoi enormi ricarichi dato che la sua filiera commerciale era infinita, bisognava pagare il produttore, il sensale, i facchini, il trasporto (già quest’ultima voce faceva triplicare il prezzo)e“dulcis in fundo” le carissime tasse statali, ecco allora nascere le famigerate “vie del sale”, bazzicate come detto dai più famosi contrabbandieri della valle.
Una grida di Francesco IV duca di Modena sulla diminuzione del prezzo del sale
Queste vie partivano dal mare versiliese o ligure, valicavano le Apuane, giungevano in Garfagnana e continuavano su per gli Appennini fino ad arrivare ai margini della Pianura Padana. In Garfagnana con la definizione “vie del sale” non si indicava una strada precisa e ben definita (sarebbe stato fin troppo facile per le gendarmerie locali individuarle) ma bensì di una fitta rete di stradine e mulattiere più o meno nascoste che salivano e scendevano per le nostre montagne. Dove spesso i garfagnini e i versiliesi si incontravano per vendere e comprare sale era proprio in quegli insospettabilihospitali che servivano anche per rifocillare i pellegrini di passaggio, ma avevano pure la funzione di proteggere questo contrabbando, diventarono quindi un punto nevralgico di spaccio, a conferma di questo una delle principali “vie del sale” passava proprio per L’Isola Santa, ed era proprio li nel hospitale di San Jacopo che avveniva fuori dagli sguardi indiscreti il pagamento o lo scambio di merci fra contrabbandieri. Di lì, il contrabbandiere garfagnino proseguiva attraverso i sentieri e verso i paesi di Torrite, Careggine, Castelnuovo e Camporgiano.
  Isola Santa centro di spaccio del sale
Un’altra strada alternativa partiva sempre da Torrite e raggiungeva i paesi di Sassi, Molazzana e Gallicano, importante era anche quella via che passava dalla Foce di Petrosciana e di li scendeva verso Fornovolasco e i paesi limitrofi, luogo di scambio e smistamento eral’hospitale di Santa Maria Maddalena, oggi volgarmente conosciuto come “la chiesaccia”. La più famosa rimane però la Via Vandelli che aveva il compito di servire la zona dell’Alta Garfagnana, qui si registrò infatti un’efferato omicidio a causa proprio del sale (per il caso leggere http://paolomarzi.blogspot.it/il-caso-del-sandalo-rosso-html) e anche di qui poi si diramavano altre mulattiere che servivano i borghi vicini, fra le più percorse c’era la Piazza al Serchio -Gramolazzo che risaliva il torrente Acqua Bianca, arrivava a Nicciano, Castagnola ed Agliano, quest’ultimi affacciati proprio sul bellissimo lago di Gramolazzo. Trasportarlo poi non era affatto semplice, il sale è pesante e sui sentieri scoscesi delle montagne lo si spostava in sacchi piuttosto leggeri per non appesantire troppo i muli, i viaggi erano faticosi e in caso di pioggia bisognava immediatamente proteggere il carico. La dura vita del contrabbandiere non finiva qui, il Ducato di Modena in Garfagnana e in tutto il suo regno in genere incentivava a denunciare questi fuorilegge, anche in maniera segreta.
la Via Vandelli percorso di contrabbandieri di sale
Ma è appunto in quel preciso momento storico che la figura del contrabbandiere raggiunse un immagine leggendaria in tutta la valle, quest’uomo era colui che sfidava le leggi dello Stato oppressore per favorire gli interessi della gente comune. Il contrabbando di sale era visto con grande favore dalla popolazione che non solo non denunciava i loro eroi ma li difendeva in tutte le maniere dagli “sbirri”. Fu un vero problema questo per il Ducato, in Garfagnana ci fu una vera sollevazione a favore dei contrabbandieri, perdipiù i gendarmi non favorivano i buoni rapporti e spesso nei confronti della povera gente che difendeva i fuorilegge si lasciavano andare a non poche crudeltà. A dimostrazione di questa avversione per i tutori della legge ci sono dei documenti comprovanti che all’avvicinarsi degli“sbirri”, in paese veniva suonata la campana a martello. In poco tempo i contadini che erano nei campi si radunavano nella piazza del borgo, armati di“bastoni, falci e forcon”, difendendo i contrabbandieri o i paesani ricercati perchè in possesso di piccole quantità di sale. Quasi sempre accadeva che i gendarmi fuggissero a gambe levate, lasciando di fatto libero l’arrestato.
“Gli sbirri” estensi
Ci fu un caso ben documentato che racconta la non felice “visita”dei gendarmi. Ciò accadde nei pressi di Castelnuovo: “Arrivarono li soldati per esercitar il loro carico in virtu delli ordini, et mandati dai Provveditori al sale, capitasse in casa del suddetto Marco inquisito, al quale havendo trovato certa quantità di sale di contrabando volessero levarla, al che opponendosi Giovanni suddetto, tolse una stanga da carro con quella mortalmente percotendo uno di essi ministri, et li suddetti Pietro et Giacomo, dandosi l’uno, all’altro aiuto et favore cooperativo insieme con molti altri, che per hora si tacciono, ferissero anco li due altri uno pur mortalmente, et l’altro di percossa grave, et importante, ne contenti di questo Antonio suddetto instigato da Battista dasse campana a martello convocando molta gente e gridando dall’alto, ammazza,ammazza…”.  Tale ormai era diventata la sicurezza dei contrabbandieri che lo smercio di sale avveniva alla luce del sole. Nei paesi durante questa pubblica vendita accadeva quasi sempre che si formassero lunghissime file e nell’attesa del proprio turno capitavano addirittura delle memorabili risse. Tuttavia tutta questa convinzione d’impunità si manifestò in tutta la sua prepotenza il 20 maggio del 1720, quando Giacomo Giacomelli contrabbandiere d’eccellenza si presentò con i suoi muli carichi al mercato di Castelnuovo Garfagnana, vendendo pubblicamente sale “con aperto scandalo universale”, la gente nonostante la meraviglia accorse in fretta e furia e in men che non si dica il sale finì e il Giacomelli se ne andò tranquillamente come era venuto. Naturalmente il malvivente non la passò liscia, l’onta subita dal governo locale proprio sotto le finestre di”casa” fu troppo grossa e fu così che subì una condanna in contumacia al bando perpetuo, in alternativa dieci anni di galera.Il Giacomelli non cascò mai nella rete della giustizia era un pesce troppo grosso, i contrabbandieri di lungo corso sfuggivano alla cattura perchè spesso erano armati e organizzati in bande, eccezion fatta per Pietro detto il Broccolo (o Bossolo) che andava pure lui impunemente a vender sale con il suo cavallo, fu catturato e condannato a remare per diciotto mesi. Rimaneva però il fatto che quando “gli sbirri” stavano per molto tempo senza catturare nessun presunto manigoldo si rifacevano allora sui miserabili, su coloro che facevano questi traffici per sbarcare il lunario, capitava però qualche volta che il giudice comprendesse la situazione. Fu il caso di Francesco da Pieve Fosciana che aveva in casa circa venti chili di sale, questa quantità fu ritenuta adatta all’uso personale e familiare, fu “mandato liberatamente assolto”.  
Commissione per la tasse su sale e tabacco 1851
Lo spaccio di sale in tutta la Garfagnana durò fra alti e bassi quasi mille anni, fu un fenomeno veramente esteso che si ripresentò e terminò una volta per tutte con la fine della seconda guerra mondiale. Testimonianze del 1944 ancora oggi ci parlano di contrabbando di sale in maniera diversa di quello che fu per tanti secoli addietro. Anche durante la guerra la carenza di sale in tutta la valle si fece sentire e allora ci pensavano le donne della Versilia a favorire questo commercio a prezzo di un lungo e faticoso lavoro.
Donne nella produzione di sale in Versilia (foto Sentieri della memoria. Comune di Massa)
Carrette spinte a mano si recavano sulla spiaggia e riempivano di acqua marina ogni tipo di contenitore, preferibilmente damigiane per il vino o fusti rivestititi di zinco. La produzione si realizzava in luoghi appartati, in stalle dismesse, in posti comunque non visibili ai tedeschi o ai fascisti. La legna veniva recuperata nelle pinete, si accendevano così grandi fuochi e dentro questi recipienti l’acqua veniva messa al fuoco, una volta portata ad ebollizione e alla conseguente vaporizzazione non rimaneva altro che sale. Per rendere un po’ l’idea della cosa si può dire che da ogni damigiana d’acqua si poteva ricavare ben due chili di sale.
Una volta imballato invece, erano sopratutto gli uomini che si preoccupavano di salire in montagna per venderlo, usando ancora i vecchi e ultra secolari sentieri di una volta, dirigendosi così verso la Garfagnana e dato che soldi ne circolavano pochi, talora il sale veniva scambiato con farina, patate e castagne. I viaggi su e giù per le montagne in quel periodo non si fermarono mai, si facevano sia d’estate che d’inverno, con la neve e il gelo e con ai piedi solamente zoccoli di legno.
E allora pensandoci bene, quanta storia c’è dietro un semplice:  -Scusa, mi potresti passare il sale?-
Bibliografia:
Archivio di Stato di Modena
“Il cammino del Volto Santo. Dalla Lunigiana, attraverso la Garfagnana, fino a Lucca”, “Sentieri e vie di contrabbando:il sale” di Normanna Albertini
“I sentieri della memoria”, La Via del Sale
Related Post
Profili della Confederazione: Nathan Bedford Forre...
Il film più lungo del mondo di C.Alessandro Maucer...
Roberto Premoli e la sua Premobox
FROM BEDROOMS TO BILLIONS
CamdelaFu and her cartoons for Aneddotica Magazine
Come costitutire e gestire da casa una societaR...
Grokker … where are you?
Simple Secret Sharing – Social and decentral...
Family tree builder 2.0
La macchina da scrivere: storia di un’invenz...
La logica del business contro la logica della poli...
AROS Research Operating System
.yuzo_related_post imgwidth:155px !important; height:145px !important; .yuzo_related_post .relatedthumbline-height:15px;background: !important;color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb:hoverbackground:#fcfcf4 !important; -webkit-transition: background 0.2s linear; -moz-transition: background 0.2s linear; -o-transition: background 0.2s linear; transition: background 0.2s linear;;color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb acolor:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb a:hover color:!important;} .yuzo_related_post .relatedthumb:hover a color:!important; .yuzo_related_post .yuzo_text color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb:hover .yuzo_text color:!important; .yuzo_related_post .relatedthumb margin: 0px 0px 0px 0px; padding: 5px 5px 5px 5px; jQuery(document).ready(function( $ ) //jQuery('.yuzo_related_post').equalizer( overflow : 'relatedthumb' ); jQuery('.yuzo_related_post .yuzo_wraps').equalizer( columns : '> div' ); )
0 notes