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#matteo gentile
sonego · 3 months
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NON STAI RUBANDO IL PALCOSCENICO A NESSUNO MORTACCI TUAAAAAAAA
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secondopianonews · 30 days
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Latitanza Matteo Messina Denaro, arrestati tre insospettabili
Nuova operazione del Ros dei carabinieri coordinata dalla Dda di Palermo.
Nuovo colpo alla rete che ha protetto Matteo Messina Denaro durante la latitanza. I carabinieri del Ros hanno arrestato per associazione mafiosa l’architetto Massimo Gentile e il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo Cosimo Leone e per concorso esterno in associazione mafiosa Leonardo Salvatore Gulotta. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia,…
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ardae2007 · 1 year
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Matteo Bonelli, Mariolina Eliantonio, Giulia Gentile (Editors), Article 47 of the EU Charter and Effective Judicial Protection, Volume 1 The Court of Justice's Perspective, Hart Publishing, 2022
Matteo Bonelli, Mariolina Eliantonio, Giulia Gentile (Editors), Article 47 of the EU Charter and Effective Judicial Protection, Volume 1 The Court of Justice’s Perspective, Hart Publishing, 2022
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motocrossaddiction · 1 year
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TRANSBORGARO: i miei primi quarant'anni di successo
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L’atteso ritorno di uno dei più amati e spettacolari eventi internazionali del nostro motocross, la Transborgaro, si è svolto domenica 27 novembre sul tracciato di via Stati Uniti dell’omonimo Comune torinese e realizzato per l’occasione.
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yomersapiens · 2 months
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Attendendo, prego
Il foglio è bianco e vengo istigato a scrivere dalla barra lampeggiante. Appare e scompare, cerca di stimolarmi a buttare giù i miei pensieri ma non so come fare a dirle che ne sono privo. Mi sento svuotato. Ho la testa gravida di progetti che dovrebbero partire ma non partono. Sono una stazione piena di treni stracolmi di viaggiatori durante uno sciopero dei trasporti generale e totale in cui i sindacati si rifiutano di comunicarne la durata. Come sono finito così? Ho spremuto tutto lo spremibile forse, o sono diventato geloso dei miei pensieri e li tengo dentro di me, sperando crescano così tanto da partorirli già in grado di farcela da soli.
Se non avessi imparato dalle mie malattie croniche l'arte dell'attesa penso inizierei a preoccuparmi. È arrivato il momento di cominciare con una nuova terapia, oramai sarà la ventesima dopo diciannove fallimenti, ma i dottori non hanno fretta (quando mai ne hanno) e quindi se la prendono con calma. Il termine "paziente" credo si riferisca proprio a questo. Devi portare pazienza. Io non solo porto pazienza ma porto anche il laptop e un libro da leggere e il telefono carico. L'attesa sarà lunga e io sono sempre più un oggetto che arreda le corsie dell'ospedale.
Ogni volta che vado a presentare il mio libro in giro devo essere entusiasta, positivo, pieno di energia. Devo convincere che è un investimento di tempo sensato, anzi no, necessario, che ti cambierà la vita e ti riempirà come solo un capolavoro può farlo. Io sono così scarso a vendermi. Cioè si vede che sto mentendo. Ok l'ho scritto io e a me piace, ma boh a te potrà fare schifo che ne so. Chi sono io per dirti cosa ti deve piacere o cosa fare. Fai quello che ti pare. Non comprarlo. Non leggerlo. Lasciami in pace. Dico queste cose mentre sono sul palco, la presentatrice della serata mi guarda stranita. "Ma Matteo io non ti ho posto nessuna domanda, perché stai parlando da solo?". Ah cavolo, l'ho fatto ancora. Mi sono sabotato. Come si fa a fingere di essere interessanti? Neanche quando si tratta di amore o sesso riesco a vendermi bene. Se ti piaccio è perché hai problemi e sarebbe ora tu li risolvessi. Oppure subisci la fascinazione da una certa tipologia di ruderi. Quelli oramai quarantenni, panciuti, spelacchiati e incapaci di prendersi seriamente. Ma molto, molto bravi ad aspettare. Io sarò felice di godere del tuo amore, finché non tornerai in te e capirai che puoi avere di meglio, ecco. Io aspetto, ma nel frattempo wow, davvero posso toccare? Ok, ok. La ringrazio signorina lei è molto gentile.
Stamattina ho fatto una cosa che stavo rimandando da troppo tempo: mi sono pesato. Le cose che rimando da troppo tempo sono: - pesarmi e rendermi conto quanto mi sono lasciato andare - aprire la app del conto in banca e osservare il baratro - la risonanza magnetica (ma quella l'ho prenotata) - chiedere quanti libri ho effettivamente venduto alla casa editrice - rasarmi completamente la testa e archiviare i capelli come esperienza passata - comunicare alla padrona di casa che me ne vado e vendere tutto quello che ho collezionato in 11 anni di vita a Vienna Rimando perché tutto è ancora piuttosto stabile, rassicurante, come un edificio in piedi dopo un terremoto devastante. Mi sono pesato e in effetti eccoli lì quei chili di troppo che rendono difficile chiudere i pantaloni. Poi però, per non affrontare questa consapevolezza da solo, sono andato a prendere il gatto e ho pesato anche lui che è bello cicciotto e allora ecco amico mio, siamo in due a doverci dare una regolata, si torna a fare sport e mangiare sano. Ma mica lo facciamo subito, eh no, si aspetta. Ti faccio vedere io come attendere.
Il foglio è meno bianco, o meno nero, dipende dalle impostazioni del vostro schermo. Nel mio caso dovrei dire che è meno nero. Se lo dico ad alta voce, nel bar dove sono, che sono felice tutto sia meno nero mi danno del razzista e mi cacciano via. Anzi no, non credo, con la situazione politica attuale finisce che mi danno un ministero. Meglio se sto zitto, io di lavorare non ho voglia. Ho voglia di aspettare di trovare il lavoro giusto e il lavoro giusto per me è attendere.
Mi immagino insieme a degli anziani in qualche sala d'attesa, ascoltare i loro discorsi mentre la segretaria aspetta di ricevere ordini dal dottore curante per convocarli. Potrei imparare a fare a maglia. Aiutare con i cruciverba. Sentire gossip sulla vita amorosa di alcuni vip che pensavo morti da un decennio. Forse sono morti ma fanno lo stesso l'amore, cioè mica solo io mi merito di essere fortunato eh. Aspetterei l'esito delle analisi e poi troverei un modo per abbracciare, sostenere, diventare spalla su cui piangere. Potrei stare vicino alle persone che aspettano una risposta a una mail "Non ti preoccupare, potrebbe anche non arrivare mai la risposta ma ora siamo insieme, sono al tuo fianco, ti faccio vedere cosa altro si può fare di utile con il tuo computer, hai mai sentito parlare dei siti porno?". Potrei viaggiare con chi odia stare fermo in un treno e giocare a "trova la mucca" salvo poi rendermi conto che stiamo viaggiando verso Milano e al massimo si vede a pochi metri di distanza causa smog. Povere mucche lombarde, con quel loro latte dal sapore affumicato quanto un whisky disgustoso.
Vivere per me è diventato applicare ogni giorno, quando mi sveglio, la frase motivazionale "aspetta e spera". Lo dico a Ernesto, quando mi salta in faccia per reclamare la sua porzione di pappa. "Aspetta e spera bello mio". Lo dico a me stesso quando mi ricordo che ancora non hanno deciso di finanziare il mio prossimo progetto. Era meglio essere un lavoratore dipendente e odiare colui che fu il mio capo? O essere un libero pensatore che come hobby parla con il gatto e odia il suo di capo? Inteso come testa, perché rende impossibile riuscire a fingere entusiasmo per le cose.
Per questo idealizzo gli anziani. Anche loro ne hanno le palle piene di fingere. Per questo faccio schifo alle presentazioni del mio libro o quando invio richieste di finanziamento, perché dai, i vostri soldi potreste investirli in qualcosa di più utile. Tipo una campagna di riqualificazione dei piccioni come animali da compagnia.
Fossi nato ricco avrei sperperato tutta la mia fortuna in carte Pokémon. Lo so. In quello e in allucinogeni, che poi sono la stessa cosa. Però la bellezza di dire "Ehi, vuoi salire da me a vedere la mia collezione di carte Pokémon?" e sentirsi rispondere cavolo sì, che bello, sono curiosa. Poi magari deludo anche lì. Magari illudo e pensavi che il mio Pikachu fosse molto più grosso, però dipende da come lo usi, se aspetti un po' magari si evolve. Ti chiederei "Sai a che livello si evolve Pikachu" e tu risponderesti "Non so, al 50?" e io ti caccerei di casa perché Pikachu si evolve tramite pietratuono non avanzando di livello e non mi concederò mai a una persona così ignorante. Che disgusto.
Aspetto mio nipote cresca un altro po' così da poter finalmente avere una conversazione decente con lui senza desiderare di stropicciargli quelle guanciotte tonde e rosa pesca che si ritrova. Oppure questo non accadrà mai e io, inquanto zio, lo vedrò sempre come un esserino piccolo e carino e gli stropiccerò le guanciotte il giorno del suo matrimonio.
Un treno, nella metaforica stazione dei miei pensieri, è partito. Con incalcolabile ritardo. Sarebbe più pratico i miei pensieri fossero aerei. Volerebbero da te. Si schianterebbero a pochi metri da casa tua spaventando i vicini. Ma gli aerei mi terrorizzano ancora, quindi i miei pensieri viaggiano su lente, prevedibili rotaie. Poi io ci tengo al pianeta, non lo voglio distruggere, è il posto ideale dove passare il tempo aspettando nella fine del mondo.
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klimt7 · 2 months
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Sergio Mattarella
Che a ventiquattr’ore dai fatti si rivolge con un comunicato del Quirinale non agli studenti, in maggioranza minorenni, che manifestavano a Pisa.
No. Mattarella si rivolge al ministro dell’Interno, il capo delle forze di polizia.
Gli dice dai, smettetela — proprio come il suo predecessore disse ai manifestanti ristabilendo finalmente chi è chi, chi ha il compito di fare cosa.
Una specie di restituzione, di risarcimento.
Sono poche righe, sei righe.
Le parole sono importanti, al Quirinale si pesano e si misurano.
Facciamo dunque l’esegesi del testo come da ragazzi a scuola, come fosse una terzina dantesca.
Cosa ha fatto ieri il Presidente della Repubblica? Leggiamo.
“Ha fatto presente al Ministro dell’Interno” (si chiama Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno. È originario della provincia di Avellino. È un prefetto. È un tecnico, in questo governo “vicino alla Lega”, così si dice. “Vicino” perciò nella spartizione, indicato come ministro da Matteo Salvini, del quale ha assecondato le politiche ostili all’accoglienza degli immigrati, per esempio, fino al disastro di Cutro.
Mattarella lo ha chiamato al telefono?
Certo. Immaginate il momento.
"Ministro, il Presidente è in linea"
Che piacere! Dica, Presidente...)
Il comunicato, rileggiamolo da capo.
“Il presidente della Repubblica ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione”.
"Trovandone condivisione". Capolavoro.
(Per tutto il tempo, questo significa il testo in ogni vocabolo ponderato, il ministro ha detto ma certo, assolutamente, senz’altro Presidente, è esattamente così).
Di cosa, Piantedosi ha trovato condivisione?
Del fatto — continua il testo del Quirinale — che “ l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli”.
(Immaginare qui la faccia del ministro all’altro capo del telefono.
...Forse un sorso d’acqua. Riflettere sull’implicito devastante riferimento alla distanza che corre fra autorità e autorevolezza. Non sei ganzo se sei forte, se meni e insegui e rompi il naso ai ragazzini con lo zaino. Sei ganzo se sei autorevole e non hai bisogno di menare. La parola “manganelli” in un comunicato della presidenza della Repubblica, inaudita. Rimandi di memoria, per chi ne ha, a Giovanni Gentile ministro dell’istruzione nel Ventennio-matrice. “La predica e il manganello”. La Storia che sempre ritorna).
Non si misura, l’autorevolezza, sui manganelli — dice come un faro Mattarella — “ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”.
Perché difatti assicurare ordine e sicurezza è compito vostro, per questo si chiamano Forze dell’Ordine.
(Immaginare il "sì...sì... certo Presidente. C’è stata qualche “difficoltà operativa” ma gli agenti responsabili degli abusi, quelli che hanno inseguito e preso a manganellate — talvolta ridendo, sì lo so che ci sono i video dei telefoni, ma le assicuro che quelli che hanno fratturato la faccia ai ragazzini che scappavano nei vicoli di Pisa saranno identificati e sanzionati.
Ecco, molto bene. “Al contempo”. Riflettere su al contempo. Tu, ministro, devi assicurare l’ordine ma non puoi intanto, al contempo, non garantire la libertà di manifestare il pensiero. Ti è chiaro?
Senz’altro è chiarissimo Presidente).
Poi la pietra tombale.
“Coi ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.
Una frase da tatuare.
Pensa che picchiarli serva? Assolutamente no.
Non crede che manifestare davanti alla Rai, davanti a un teatro, portare un fiore per Navalny, dire in pubblico sono antifascista, stop al genocidio, non credete che ci sia enorme sproporzione fra la libera manifestazione del pensiero e il manganello in tenuta antisommossa?
"Certo, presidente"
Perché picchiare è un fallimento, sa? È segno di debolezza. Hanno vinto loro se picchiate, lo tenga presente.
Questo dice, lo storico comunicato del Quirinale.
Mettete via quei manganelli.
Parafrasando le parole che disse l’ufficiale operativo della Guardia Costiera, Gregorio De Falco, al comandante Francesco Schettino nella tragica notte della Concordia:
“Tornate a bordo della democrazia, cazzo”.
Piantedosi :
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matteodarmian · 4 months
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Darmian Matteo of FC Internazionale, Alessandro Bastoni of FC Internazionale smile during the FC Internazionale training session at the club's training ground Suning Training Center at Appiano Gentile on January 08, 2024 in Como, Italy. (Photo by Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images)
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evangelici71 · 2 days
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…va’ prima a riconciliarti… (Matteo 5:24)
RICERCA LA RICONCILIAZIONE
Alle volte, l’unico modo per sanare i sentimenti feriti è ricercare la riconciliazione. Il Signore non mancherà di guarire il cuore ferito se è veramente questo ciò che desideriamo dopo un'amara esperienza, Egli ci aiuterà. George Eliot scrisse: “Oh, quale conforto inesprimibile il sentirsi al sicuro e fidare in una persona; non dover pesare i pensieri né misurare le parole ma, liberamente, riversarli, così come sono, grani e pula insieme, sapendo che una mano fedele saprà separarli, conservare la parte nobile e, con animo gentile, soffiare via il resto”. Un professore universitario stava illustrando lo scotto morale e fisico che si paga quando si decide di rifiutare il perdono, perciò, chiese a ciascun allievo di portare in classe un sacco di patate. Per ogni persona cui negavano indulgenza, dovevano scegliere un tubero su cui scrivere data e nome. Fu loro imposto di portarsi appresso la bisaccia, ovunque andassero, per un intero mese. Dopo aver trascinato questi sacchi per un po’, gli studenti si resero conto del fardello che stavano portando; dell’energia necessaria e dell’attenzione da porsi per non dimenticarli nel posto sbagliato. Quando, infine, le patate iniziarono a marcire e a puzzare, compresero che la cosa migliore da fare era liberarsi di quei pesi. Gesù’ disse: «… A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti» (Giovanni 20:23). Che sfida! Se non sappiamo perdonare chi ci ha ferito o fatto un torto, non potremo pretendere che Dio perdoni i nostri peccati. Gesù, mentre moriva in croce, perdonò coloro che si erano resi colpevoli di tale gesto. Oggi possiamo andare con fede e umiltà a Lui, chiedere perdono per ogni nostro peccato, certi e sicuri che Egli li laverà col Suo prezioso sangue, allora saremo anche in grado di fare lo stesso nei confronti degli altri.
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gregor-samsung · 10 months
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“ – Buon giorno Don Matteo – Buon giorno Don Emilio. Lo speziale aveva una faccia compunta fuori dell'ordinario e salutava con un ossequio malinconico. Don Matteo si accorse della mestizia che velava il volto del suo interlocutore e gli chiese con un bel garbo paterno: – Non state bene Don Emilio: o vi capita qualche guaio? – Don Matteo, – fece l'altro con una punta di ansia nella sua preghiera, – vorrei chiedervi un grande favore, voi mi dovete aiutare a togliermi un peso dalla coscienza. La parola coscienza lo richiamò alle sue attribuzioni sacerdotali ed il prete atteggiò il volto a seria e compunta concentrazione. – Ditemi figliolo. Don Emilio sospirò: – Ho offeso la santa memoria di mio padre; oggi ricorre il quindicesimo anniversario della sua morte... Don Matteo ebbe un mesto moto della testa: sospirò pieno di ricordi pietosi, della coscienza amara dell'irreparabile fuga del tempo e disse: – 16 luglio 1834: che galantuomo! L'altro corresse: – 1844, Don Matteo, 14 luglio, oggi ne abbiamo quattordici. Don Matteo fece: Già già, ho sbagliato il conto di dieci anni; che testa –; e rise. Poi pensò che il riso fosse fuori posto e si confuse, fece alcuni disordinati movimenti col capo e le braccia, si picchiò la fronte per dire che lui era un po' stordito, poi si calmò e gli riuscí di dire un «dunque» che, gentile nell'intenzione, gli venne fuori piuttosto duro e perentorio.
– Dunque Don Matteo, ho dimenticato, la santa memoria di mio padre mi perdoni, ho dimenticato di fargli dire la messa funebre per oggi, anniversario della sua morte. Don Matteo ebbe un moto di dispetto: – Perbacco è vero. Era una messa che fruttava un ducato e l'aveva sempre detta lui; ricordò che era senza un soldo e il rimprovero gli uscí fluente e sincero dalla bocca: – Ma come avete fatto a dimenticare, come avete fatto! Il padre, il padre che soffre in purgatorio, e voi lo dimenticate, le fiamme lo bruciano, e voi dimenticate, la sua bocca ha sete e voi dimenticate... – Moveva le braccia ora, con moto largo ondoso o puntava nel «voi» oratorio un dito carico di minaccia su Don Emilio Malori, speziale, che, chinato il capo scoperto, e le mani ferme sul cilindro che teneva fisso sul petto, guardava una delle tasche di Don Matteo da cui uscivano le zampine irrigidite di un pollo. Lo speziale insinuò umilmente: – Potreste dirla ora la messa Don Matteo. – Ma voi volete farmi commettere peccato mortale; io ho già celebrato. L'altro protestò con visibile indignazione: – Dio me ne guardi Don Matteo, Dio me ne guardi. Poi suggerí sornione: – Ma si potrebbe rimediare: uno due requiem potrebbero giovare lo stesso, specie se detti subito, nella stessa giornata... Don Matteo ebbe un moto interno di giubilo ma riuscí a frenarsi. Scandí pensieroso: – Subito, subito, ma come si fa? e chi accompagna nel coro? Perché voi li volete cantati i requiem; semplici, detti in luogo della messa non rimediano a nulla; cantati ci vogliono. L'altro aggiunse con ipocrita disappunto, sempre senza alzare gli occhi: – Ho capito non volete aiutarmi, non volete dirli, mi rivolgerò a Don Carluccio: buon giorno, e grazie lo stesso, Don Matteo Fece per allontanarsi. Ma Don Matteo non reggeva a lungo nei suoi atteggiamenti cauti; ebbe uno scatto e l'afferrò per il bavero: – Un momento, che furia, vediamo. – No, no, – fece l'altro resistendo mortificatissimo, – mi aspettavo altro da voi: mi ero rivolto a voi con piena fiducia e invece... – Cercò di sfuggire alla stretta. Don Matteo incominciò ad arrabbiarsi – Ma Don Emilio, io non ho detto di no, allora voi non volete capirmi: sono pronto, pronto, prontissimo, come diavolo ve lo devo dire. Don Emilio si arrese: – Be', allora andiamo; qui vicino nella chiesetta di San Giuseppe. “
Francesco Jovine, Signora Ava, Einaudi, 1958; pp. 30-32.
[1ª edizione originale: 1942]
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vintagebiker43 · 1 year
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ANTOLOGIA MACABRA
Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, evoca la teoria complottista e razzista della sostituzione etnica (19 aprile). Ma poi, stupito delle reazioni inorridite, ci rassicura: tranquilli, la mia è solo ignoranza (20 aprile).
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo approfondite ricerche sulla storia del pensiero politico, scopre che il fondatore della destra in Italia è Dante Alighieri (14 gennaio), mescolando con signorile nonchalance il grande intellettuale medievale con concetti del moderno pensiero politologico e, perché no, un po’ di capre e un po’ di cavoli.
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, individua la vera causa che porta milioni di persone a scappare dalla loro terra: il problema non va cercato nel periodo coloniale che ha sconvolto le società che l’hanno subito, e neanche nelle guerre spesso fomentate dal mondo ricco, né, tanto meno, nel cambiamento climatico; il problema è l’opinione pubblica italiana (25 marzo) che, evidentemente, deve essere raddrizzata, in un modo o nell’altro. Lo stesso Ministro ci informa anche che i veri colpevoli della morte di tanti bambini nei viaggi della disperazione sono i loro genitori (27 febbraio) che non li fanno viaggiare su comode e sicure imbarcazioni. Negare i problemi e trovare un colpevole, uno qualunque.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ci rende partecipi della sua personalissima teoria pedagogica: per i bambini che non si conformano allo standard, lo strumento educativo migliore è l’umiliazione (21 novembre). Signor Ministro, alcuni miei amici e io consideriamo questa affermazione aberrante e ritengono che un’educazione fondata sull’umiliazione formi tanti piccoli nazisti, non menti libere e aperte, sia cioè la negazione dell’educazione stessa. Ma, come dice lei Ministro, forse il nostro pensiero è roba vecchia, figlio del periodo dell’”egemonia culturale della sinistra gramsciana che è destinata a cessare” (28 dicembre) (non voglio sapere, per il momento, come pensa di farla cessare). Adesso siamo nell’anno primo dell’era … (già, di quale era?) e tutto è cambiato.
Intanto, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, riscrive la storia dell’attentato di via Rasella e, con un colpo di bacchetta magica, trasforma i nazisti invasori stragisti in una innocua banda musicale di pensionati (31 marzo) e i partigiani in assassini di quegli allegri musicanti.
Il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, persona gentile e equilibrata, storpiandone il cognome in Bàkelet, ci fa intendere di non aver mai sentito parlare dell’omicidio di Vittorio Bachelet sulle scale della Sapienza, degli anni di piombo e del più ampio problema della strategia della tensione che ha segnato, forse fino ai giorni nostri, la storia italiana (20 aprile).
Sembra un’antologia di umorismo macabro, ma sono dichiarazioni dei più alti rappresentanti delle istituzioni. La verità è menzogna e la menzogna è verità. Forse ha ragione il Ministro Lollobrigida, è solo questione di ignoranza (20 aprile). L’ignoranza, di per sé, non è una colpa. Ma l’ignoranza, che spesso fa rima con arroganza, unita al potere, è un’arma di distruzione di massa, innanzitutto di massa cerebrale.
Ma il problema ancor più serio è che – mi pare – ci stiamo assuefacendo ad ascoltare queste parole prive di senso, o dotate di un senso macabro, restando indifferenti. Questa assuefazione, questa indifferenza è ciò che fa paura. E’ importante, oggi più che mai, ricordarci l’un l’altro e insegnare ai giovani che le menzogne non sono opinioni, che i crimini sono crimini, che il bene comune è superiore al bene individuale, che i confini sono punti di contatto, che i bambini sono sacri e non possono essere piegati attraverso umiliazioni senza distruggerli. E che il conflitto fra valori di vita e disvalori di morte non ha niente a che fare con la normale dialettica democratica.
@Riccardo Cuppini
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chrisevansonly · 6 months
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J'adore Violet, Matteo et tout ce que tu écris.
merci beaucoup mon amour, tu es si gentille 🥹❤️
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sonego · 2 months
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💌 ehehehehehe
jeaaaan carissima jean !! ovviamente adoro che sei deep into the sinnettini brainrot tanto quanto me ogni nostra conversazione su jannik e matteo è tutto per me è davvero divertente parlare di loro con te perché you Get it!! ed è fantastico sentire una canzone pensare "ma sono loro" e potertela mandare .. 100/10 no notes. poi boh siamo d'accordo su diverse cose e abbiamo gusti simili che è sempre bello e tu sei troppo divertente certi tuoi post mi hanno fatto ridere sul serio irl (un esempio che è il Top per me: tennis players as scandali italiani. mi ha ucciso) maaa sei anche intelligente e gentile e qui mi fermo perché se no mi imbarazzo further 😭😭 ti voglio bene i guess that's it
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danilacobain · 1 year
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Ossigeno - 12
12. Baci inaspettati
Il giorno seguente Zlatan li portò a Stoccolma. Quella mattina li avevano raggiunti anche Clarence e la moglie, che Sveva conosceva piuttosto bene e con la quale aveva un ottimo rapporto.
Fu una giornata divertente e sebbene Sveva non avesse dormito granché e si fosse alzata un pochino scontrosa, dimenticò tutte le ansie e i cattivi pensieri. La compagnia di Zlatan era veramente piacevole, era una guida impeccabile e lei, sempre affascinata dalle storie e dai monumenti dei luoghi che visitava, non poteva che apprezzare le sue spiegazioni. Rientrarono a casa nel tardo pomeriggio. Sarebbero rimasti fuori anche a cena ma il piccolo Matteo cominciava a fare i capricci. Sveva salì in camera sua e iniziò a prepararsi per la cena. Ripensando alle ore appena trascorse si rese conto di quanto avesse cercato per tutto il tempo la compagnia di Zlatan e di quanto avesse continuato a cercare il suo sguardo quando non era vicina a lui. E quella ragazzina, Serena, non faceva che girargli intorno e cercare il contatto con lui. Più volte nel corso della giornata aveva interrotto le loro conversazioni e Zlatan era sempre stato paziente e gentile con lei, ma Sveva non aveva digerito quel comportamento.
Che fosse gelosia quella che provava?
Zlatan uscì dalla doccia e si avvolse un asciugamano in vita. Si sentiva stranamente felice. Aveva passato una bellissima giornata con i suoi amici e aveva avuto modo di chiacchierare con Sveva. Gli piaceva il fatto che lei si fosse dimostrata così interessata ad ascoltarlo e piano piano stava imparando a conoscerla. Non pensava più che fosse una ragazza fredda e razionale, al contrario, era molto emotiva e solare. Aveva notato che gli occhi le si accendevano quando qualcosa catturava il suo interesse, quasi come una bambina, e lui ne era rimasto colpito, affascinato. Entrando nella camera da letto stava per togliersi l'asciugamano quando si accorse di non essere solo nella stanza. Serena era seduta sul suo letto. Indossava un vestitino grigio perla a mezze maniche e degli stivaletti traforati che le arrivavano al ginocchio. Aveva accavallato le gambe e il vestito lasciava scoperto quasi tutto. Serena era una ragazza molto bella e sapeva bene come provocare un uomo. Zlatan la fissò per un secondo. «Che ci fai qui?» Lei si scostò i capelli dal volto con un gesto sensuale. «Niente, Stephan è sotto la doccia e mi annoiavo a stare da sola...» Sorrise e fece scorrere lo sguardo sull'addome nudo di Zlatan. «Come puoi vedere, non sono ancora pronto. Aspettami in salotto, scendo fra un attimo.» Lei si alzò e lo raggiunse. Alzò una mano verso di lui e con un dito percorse la scia umida lasciata da una gocciolina d'acqua sul suo petto. Lui sentì il battito accelerare e il sangue affluire alle parti basse. Serena lo guardò negli occhi. «Ok, come vuoi.» Lentamente uscì dalla stanza senza voltarsi, dando a lui tutto il tempo per guardarla. Quando sentì chiudere la porta, Zlatan prese un bel respiro e si tolse l'asciugamano. Il suo pene aveva cominciato ad indurirsi ma cercò di ignorarlo. Cosa diavolo si era messa in testa quella ragazzina? Voleva metterlo nei guai? Si vestì in fretta e scese di sotto dagli altri.
La cena trascorse tranquilla. Le ragazze si offrirono di cucinare e di lavare i piatti e i ragazzi si ritirarono in salotto a chiacchierare. Zlatan giocò a lungo con Matteo e quando ormai il piccolo era distrutto, si offrì di metterlo a letto e di farlo addormentare.
Sveva era appoggiata al parapetto del portico sul retro della casa di Zlatan e respirava un po' di aria fresca, immersa nei suoi pensieri. Aveva appena concluso una telefonata con Christian e stava pensando a quanto fosse fortunata ad avere un amico come lui, sempre pronto a sostenerla e a darle forza nei momenti in cui credeva di non farcela. Sperava solo di essere un'amica altrettanto buona per lui. Il rumore della porta che si apriva la fece voltare e vide Mark. «Ehi» le disse. «Cosa ci fai qui tutta sola?» «Prendevo una boccata d'aria.» «Ti spiace se resto un po' con te?» «No, figurati. Tutto bene dentro?» «Sì. A parte quella Serena. Non perde occasione per mettersi in mostra.» Mark rise. «Quel donnaiolo di Clarence non fa che guardarla.» Sveva rise di rimando. «Clarence donnaiolo? Ma dai, questa mi mancava. Comunque non puoi negare che sia una bellissima ragazza. È normale che la guardino. Mi vorresti far credere che tu non l'hai degnata di uno sguardo?» Mark sorrise e si avvicinò di più a Sveva. «No, l'ho guardata. Ed hai ragione, è molto bella ma, io penso che tu lo sia di più.» Sveva lo guardò con il sorriso sulle labbra. «Preferisci le bionde?» «Preferisco te.» «Oh...» Si stavano guardando negli occhi e lo sguardo di Mark era così intenso e pieno di passione che Sveva sentì il cuore accelerare e tutto il corpo risvegliarsi. Mark si chinò su di lei e poggiò le labbra sulle sue. Lei non si ritrasse e lui le passò le mani intorno alla vita per stringerla a sé. Il bacio divenne più appassionato, Sveva si ritrovò a passare le dita tra i suoi riccioli e a desiderare che quel bacio non finisse mai. Ma, c'era qualcosa che non andava, quello che stava facendo era sbagliato, anche se in quel preciso momento non riusciva proprio a ricordare cosa fosse... Mark fece scorrere una mano lungo la sua schiena e proprio mentre raggiungeva la curva dei suoi glutei si irrigidì. Che stava facendo? Mark era sposato! Si staccò da lui e senza dire niente corse in camera sua. Mentre saliva le scale sperò che nessuno avesse visto quello che era appena successo sotto quel portico.
Zlatan uscì dalla camera di Ignazio e Valentina e si incamminò lungo il corridoio. Passando davanti alla camera di Sveva si rese conto che era ancora aperta e vuota. Probabilmente era di sotto con gli altri e avrebbe fatto in tempo a darle la buonanotte. Prima di scendere fece una sosta in bagno. Non fece nemmeno in tempo a chiudere la porta che questa si aprì di nuovo ed entrò Serena. «Ehi» disse Zlatan sorpreso. Lei richiuse la porta. «Zlatan. Cercavo proprio te, devo dirti una cosa.» Zlatan non potè fare a meno di guardare l'abbigliamento di Serena. Aveva una canotta di pizzo nero e un paio di mutandine in coordinato. Alzò velocemente lo sguardo dal suo seno e si concentrò sul suo volto. «Che c'è?» Lei avanzò verso di lui. «Tu mi piaci. Tantissimo. Non faccio altro che pensare a te...» Zlatan sospirò, a disagio. «Serena, ma tu sei la fidanzata di Ste...» Lei gli poggiò un dito sulle labbra. «Sh.» Si mise in punta di piedi e lo baciò. Per qualche secondo, Zlatan ricambiò il bacio. Lei gemette quando le loro lingue si incontrarono e si schiacciò contro di lui. I suoi movimenti e i suoi gemiti stavano facendo perdere la ragione a Zlatan che stava già immaginando di strapparle le mutandine e di scoparla sul pavimento del bagno. Ma tornò presto alla realtà, la staccò da lui il più delicatamente possibile. «Sei impazzita?» Senza nemmeno aspettare una sua reazione uscì dal bagno e scese velocemente le scale, intenzionato ad uscire fuori all'aria fresca e riprendere il controllo del suo corpo, ma sulla porta si bloccò. Mark e Sveva si stavano baciando. Appassionatamente. Non riuscì a pensare a nulla, rimase a guardare quella scena fino a quando lei non si fermò e corse dentro. Si nascose nell'ombra, appiattendosi vicino al muro, sperando che lei non lo vedesse. La vide salire le scale e sparire in camera sua. Rimase contro il muro per un po', con la scena di quel bacio che lo tormentava. Poi si ridestò e decise di andare in camera sua. Non voleva correre il rischio di incontrare Mark, aveva una gran voglia di spaccargli la faccia e non era sicuro che sarebbe riuscito a fermarsi se lo avesse avuto di fronte in quel momento.
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La vita normale di Messina Denaro, fermati 3 insospettabili
Nuovo colpo alla rete che ha protetto Matteo Messina Denaro durante la latitanza. I carabinieri del Ros hanno arrestato per associazione mafiosa l’architetto Massimo Gentile e il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo Cosimo Leone e per concorso esterno in associazione mafiosa Leonardo Gulotta: i tre hanno consentito al boss per circa dieci anni di avere una vita normale, fornendogli…
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yomersapiens · 1 year
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10 di questi giorni!
I primi auguri che mi arrivano sono quelli automatizzati della farmacia di fiducia, forse il luogo dove da dieci anni investo più soldi. No io non investo in bitcoins, o nel mattone, io investo in pastiglie. Sanno tutto di me, ogni pomata per ogni escoriazione. Per questo i loro auguri sono quelli che apprezzo di più. "Matteo stai invecchiando da fare schifo e decadi malamente ma noi ti siamo vicini e ti forniremo antidolorifici che tu pagherai caro e con quei soldi noi andremo in vacanza e avremo cene in tuo onore".
La cosa assurda, ho sempre invidiato i nati in primavera perché loro potevano festeggiare all'aria aperta. Fare un picnic. Solitamente io dovevo stare rintanato in qualche locale, pensare a un tavolo e a chi eleggere meritevole di un invito ma quest'anno no! Complice la fine del pianeta e le temperature ridicolmente elevate posso finalmente anche io fare qualcosa all'aria aperta!
Invece ho pensato bene di salire su un treno e di tornare in Italia, perché il giorno del tuo compleanno le ferrovie austriache ti regalano il viaggio e io sto messo male con i soldi e allora accetto ogni tipo di elemosina, sorridendo e ringraziando. Ho iniziato a vendere parti del mio appartamento. Piccoli pezzi inutilizzati che conservo solo perché mi ricordano qualcosa che ero. Tipo il sintetizzatore. Uno strumento musicale che nelle mani giuste poteva fare grandi cose ma nelle mie ha fatto biii biiiip biiiiii baaa per qualche anno e ora prendeva solo polvere. Il ragazzo che è venuto a provarlo e poi se l'è portato via era davvero gentile. Lo ha accarezzato e rideva quando premeva i tasti, si divertiva a ricreare canzoni di dubbio gusto e mi ha fatto capire che facevo bene a separarmene. La nuova ansia che mi è salita è una vecchia ansia che si ripresenta a tappe decennali. L'ultima volta mi fece lasciare l'Italia, ora mi sta spingendo a liberarmi di tutti i beni materiali che possiedo. Sento ogni oggetto su i miei scaffali come un peso sulle mie spalle. L'appartamento è un guscio di tartaruga e io riesco a tirare fuori la testa a malapena. Devo liberarmi di ogni zavorra e forse trasferirmi sulle nuvole. Una mongolfiera sarebbe l'ideale. Ernesto apprezzerebbe la vista e insieme si viaggerebbe chissà dove.
Ho sbloccato il superpotere definitivo: non mi interessa più scopare. Occasioni ne ho avute nell'ultimo periodo e mi sono sempre tirato indietro. Una volta era tutto un ossessivo bisogno di conquistare, mettere la bandierina, riempire un vuoto. Ora c'è accettazione. Non sei tu, tu sei bellissima, tu meriteresti davvero di ricevere numerosi minuti di intrattenimento da nudi ma io non ne ho voglia. Va bene così. Qualcuna si è arrabbiata e ho pensato alle volte che è capitato a me e a come mi sono sentito e quanto tempo ci ho messo per imparare a controllare i miei istinti e a non essere più comandato da loro. Forse è solo un traguardo che si sblocca invecchiando ma mi fa sentire bene. Una vita passata a ricercare l'approvazione degli altri e a sentirmi bello attraverso lo sguardo innamorato di una persona che non sono io. Ora tutto tace e mi perdo a scrivere per giorni interi una storia lunghissima che non vedo l'ora di pubblicare.
Eravamo seduti a un tavolo di un bar sovraffolato. Lei piena di tatuaggi, a Vienna per caso perché sta esplorando l'Europa per la prima volta da sola completamente. Mi ha detto di essere una strega. Io le ho detto che poteva essere qualunque cosa volesse che tanto io stavo bene così, a bere un negroni parlando con degli sconosciuti per avere spunti per altre storie da scrivere. Mi dice di essere israeliana e poi mi chiede cosa penso dell'Israele. Le dico che non poteva trovare un argomento più facile per rompere il ghiaccio. Abbiamo riso e dopo un sacco di parole mi sono ricordato di quando ospitavo gente in casa senza nessun motivo, solo perché mi andava di aprirmi al mondo. Lei mi dice che quello è il mio modo di viaggiare. Ha ragione, io odio salire sugli aerei ma se posso portare l'India da me lo faccio subito e ricordo la volta che ospitai la professoressa indiana e mi misi al suo servizio per dieci giorni e fu come essere a Delhi senza dovermi spostare più in la del salotto. L'ho invitata a stare da me, si lamentava del russare del compagno di stanza nell'ostello così le ho offerto il divano. Ci sono stati quei 5 secondi in cui ho ipotizzato di tornare su i miei passi e fare la mossa ma poi ho pensato alle conseguenze. Aprirsi. Spogliarsi. Baciarsi. Imparare un altro sapore. Condividere il mio letto. Assaggiare. Ho lasciato perdere, non mi va più di sovrascrivere costantemente i sentimenti. Avete presente quello che si dice del popolo israeliano? Che arrivano in una terra e occupano tutto quello che possono e ti cacciano anche in malo modo? Ecco, credo di averla invitata solo per provare sulla mia pelle questa sensazione. Dopo 10 minuti in casa mia ogni stanza, mattonella, mobile, era invaso da qualcosa di suo. Una serata l'ho passata rannicchiato sulla sedia in cucina perché mi sentivo espulso dal salotto. Ed è stato interessante ridere insieme di tutto ciò. Sentire cosa diavolo le passava per la testa. Sono diventato la Palestina e non appena ho potuto l'ho cacciata via. Ha detto che mi avrebbe scritto una mail per il mio compleanno ma ancora non ho ricevuto niente. A meno che non abbia iniziato a lavorare presso la farmacia locale.
Prima il gatto, poi Israele, infine separarmi dagli oggetti. È come se stessi cercando di non sentirmi più a casa nelle mie quattro mura. Diventare un fantasma che attraversa le pareti e deve risolvere quello che ha lasciato in sospeso durante la vita terrena prima di passare di livello. Ecco un altro futuro che non mi dispiace.
Andrò a parlare del podcast dal vivo questa settimana. Mi hanno chiesto di farlo davanti ad un pubblico. Chi avrebbe mai pensato che i diari nati come post qua su Tumblr alla fine sarebbero diventati oggetto di discussione con persone fatte di carne. È proprio vero che condividere i cazzi propri ti rende più contemporaneo di quello che vorresti. Il giorno dopo invece, mi metterò a leggere delle poesie che ho scritto insieme a un musicista jazz e ci perderemo in un viaggio per superare la notte.
Non voglio più avere una collezione di videogiochi. Tutte quelle console. Una tv. Strumenti musicali. Un armadio pieno di copie dello stesso vestito. I libri che non rileggerò. I vinili che non ascolterò perché voreebbe dire comprare un giradischi e dove lo metto, ho troppe piante adesso. Voglio solo andare in giro con le mie storie. Portando con me Ernesto finché ne avrà voglia, prima di cercare una nuova casa dove stabilirci oppure no, neanche quello credo sia importante. Tanto lui è un delinquente che sta bene ovunque lo metti e quando andiamo in metropolitana dovreste vederlo, niente lo spaventa.
Bisogna solo resistere e accumulare. L'israeliana mi diceva che a differenza sua io faccio un sacco di cose, che vorrebbe anche lei scrivere e avere storie e canzoni e un podcast e chissà quanti altri progetti. Io le ho detto che tutto questo che ora raccolgo, l'ho seminato nel corso di 39 anni di vita. Mica l'ho fatto da un giorno all'altro. Che se ragioni in quest'ottica allora ti rendi conto che non è proprio tantissimo anzi, è quasi niente. Tu sei ancora giovane, devi passarne di anni di tristezza e solitudine prima di vedere qualche frutto. Lei ha guardato i miei frutti e da brava israeliana ha detto che ora erano suoi e si è portata via una storia.
Però appunto, il segreto è sempre resistere e avere pazienza. Avete notato che sono tornate le tette? Vi ricordate di quando le avevano tolte? Tutti sono andati via da qua, per avere una spunta blu a pagamento altrove. Ma noi no, noi siamo rimasti. Giorno dopo giorno a resistere sotto lo sguardo tossico dell'uomo pikachu. Ma ce l'abbiamo fatta. La tempesta è passata, le nuvole si diradano e in cielo, luminosi, compaiono due immensi capezzoli. Indosso gli occhiali da sole e li guardo con orgoglio. Non mi fate più lo stesso effetto di qualche anno fa, ma mi siete mancati. Non sarò io a gioirne ma sono più che felice per i miei compagni di avventure, chi ora barzotto, chi partecipe in altro modo.
Quando mi fanno gli auguri e mi dicono 100 di questi giorni a me sale l'ansia. Facciamo 10, anche meno dai, le aspettative sempre al minimo e a letto presto mi raccomando. Invecchiare è un impegno quotidiano e invecchiare male è una missione di vita per me.
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alessandro54-plus · 1 month
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Inter, si ferma De Vrij: problema agli adduttori in nazionale, sarà valutato oggi
articolo Matteo Nava: https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Inter/21-03-2024/inter-de-vrij-infortunato-olanda-quando-torna.shtml giovedì 21 marzo 2024 Il difensore lascia gli Oranje per un problema muscolare e rientra in Italia. Acerbi si è allenato regolarmente ad Appiano Gentile Con Francesco Acerbi “in sospeso“, il centro della difesa dell’Inter avrebbe dovuto poggiare sulle spalle di…
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