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#sforzi cognitivi
noneun · 1 year
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Se una soluzione esiste, potremmo non essere in grado di trovarla
C'è uno studio, effettuato in doppio cieco su 22 volontari, che sembrerebbe dimostrare una diminuzione di alcune capacità cognitive, e in particolare il prendere decisioni, sopra una concentrazione di CO2 di 600 ppm. Per questo motivo si consiglia di areare i posti di lavoro, in modo da riportare l'anidride carbonica ai livelli accettabili presenti nell'atmosfera esterna, che è attualmente di 420 ppm.
Al contrario dell'inquinamento da polveri sottili e sostanze tossiche, la CO2 ha una cosa molto comoda: il valore è pressoché uniforme nel mondo, con lievi variazioni in base alla zona nella quale viene fatta la misurazione. Per questo il valore di riferimento viene preso in cima al Mauna Kea, nelle isole Hawaii.
Questo grafico dell'IPCC mostra le previsioni, con diversi scenari ottimistici e pessimistici, dell'aumento della CO2, legato dall'attività umana, a partire proprio dalle 313 ppm registrate nel 1958 a Mauna Kea. Ci ho aggiunto solamente una linea arancione in corrispondenza dei 600 ppm, per evidenziare il momento molto vicino nel quale probabilmente inizierà ad esserci ovunque troppa CO2 per garantire un ottimale funzionamento del nostro cervello.
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Possiamo ragionevolmente supporre che trovare una soluzione per ridurre le emissioni di anidride carbonica sia uno sforzo intellettuale notevole, dal momento che non siamo ancora stati in grado di trovarla.
Questo vuol dire che, dal 2055 in poi, se non avremo già trovato una soluzione per ridurre le emissioni di anidride carbonica e se non avremo già iniziato a invertire la rotta, potremmo non essere più in grado di compiere quello sforzo cognitivo necessario a risolvere il problema delle emissioni. E gradualmente non saremo neppure più in grado di risolvere problemi via via più semplici.
La vita sulla Terra probabilmente continuerà, visto che ha sopportato concentrazioni di anidride carbonica ben più alte. Ma probabilmente il nostro pianeta non sarà più compatibile con l'intelligenza umana, la quale, invece, si è evoluta nell'ultimo paio di milioni di anni a concentrazioni di C02 più basse. E che non farà in tempo ad adattarsi, proprio a causa della velocità straordinaria con la quale stiamo continuando assurdamente ad immettere anidride carbonica nell'atmosfera.
Difficile dimostrare che i problemi cognitivi non si stiano già verificando.
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enkeynetwork · 1 month
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L'empatia? La si evita perché richiede fatica
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Spesso sentiamo parlare di empatia che rappresenta la capacità di mettersi nei panni di un'altra persona percependone emozioni e pensieri, capacità che a volte richiede uno sforzo cognitivo notevole, un compito impegnativo.
  Alcuni scienziati della Penn State University e dell'Università di Toronto, cercando di indagare questa capacità, hanno formulato ad hoc un test psicologico con l'obiettivo di capire se e quanto gli sforzi cognitivi possano agire come deterrenti nella disponibilità ad empatizzare.
I partecipanti allo studio avevano il compito di scegliere tra due mazzi di carte rappresentanti volti di bambini rifugiati. Scegliendo un mazzo dovevano semplicemente descrivere i protagonisti delle carte mentre, scegliendo l'altro, dovevano cercare di mettersi nei panni di quei bambini o di empatizzare con volti sorridenti.
  E' emerso che solo il 35% dei partecipanti ha pescato dal mazzo in cui l'azione richiesta era "empatizzare". Tutti gli altri hanno mostrato una spiccata preferenza per il mazzo che non richiedeva uno sforzo di immedesimazione, anche laddove le emozioni erano positive, in quanto il compito è stato descritto come impegnativo dal punto di vista cognitivo.
Quando, però, gli scienziati hanno fatto credere ai partecipanti che fossero più portati degli altri nei compiti di empatia, questi ultimi si sono mostrati più propensi a scegliere la carta dal mazzo "empatia".
Secondo gli scienziati è la dimostrazione che, in alcune condizioni, l'empatia può essere incoraggiata.
  A cura del dott Federico Baranzini - Psichiatra e Psicoterapeuta a Milano
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levysoft · 3 years
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Nel 1984, il Campionato mondiale di scacchi fu bruscamente interrotto dagli organizzatori, preoccupati dalle condizioni fisiche del giocatore russo Anatoly Karpov, che dopo decine di partite aveva perso ben dieci chili. Ma è il cervello il vero responsabile?
Per quanto strano, i giocatori di scacchi professionisti, nonostante non siano sottoposti a sforzi fisici eccessivi, possono bruciare fino a 6.000 calorie in un giorno, secondo quanto riferito da ESPN qualche tempo fa.
A riposo, per permettere il corretto svolgimento delle funzioni di base (respirazione, digestione…), il cervello consuma il 20-25% del budget energetico dell’intero organismo, corrispondenti, mediamente, a circa 350 calorie per le donne e a 450 calorie per gli uomini. Nell’età infantile, il consumo energetico del cervello è ancora maggiore, come afferma Doug Boyer, professore di antropologia evolutiva presso la Duke University (North Carolina):
Tra i 5 ed i 6 anni, il cervello può utilizzare fino al 60% di tutta l’energia corporea.
[…]
Allenare la mente serve a bruciare calorie?
Alla luce di quanto detto finora, una domanda sorge spontanea: allenare costantemente il cervello permette di assorbire più energia e, quindi, bruciare più calorie?
Tecnicamente, la risposta è si, se si parla di compiti cognitivi difficili. Per compito mentale “difficile” si intende un qualcosa che il cervello non può risolvere usando procedimenti già appresi in precedenza, come l’imparare a suonare uno strumento o fare la giusta mossa durante una partita a scacchi.
Quando ci si alleni per imparare qualcosa di nuovo, il cervello si adatta per aumentare il trasferimento di energia in qualunque regione attivata dall’allenamento.
Ma attenzione, perché se speriamo che usare intensamente il cervello possa servire a smaltire uno snack, ci sbagliamo: l’energia richiesta per questo tipo di attività, infatti, rappresenta una piccolissima parte del budget energetico utilizzato dal cervello per tutti gli altri suoi processi. Sempre secondo Messier:
Non siamo a conoscenza della maggior parte delle attività svolte nel cervello. E gran parte di tali attività non è correlata alle attività coscienti come l’apprendimento di come cantare o suonare la chitarra.
Inoltre, come afferma Harrington:
Il cervello è in grado di deviare il sangue [e quindi l’energia] in particolari regioni che sono attive in quel momento. Ma si ritiene che la disponibilità complessiva di energia nel cervello sia costante.
Quindi, nonostante lo svolgimento di compiti cognitivi difficili possa incrementare il consumo di energia, questo non incide in maniera significativa sul bilancio complessivo.
Lo stress eccessivo come causa del dimagrimento
Alla luce di quanto detto finora, cosa avrebbe causato l’importante perdita di peso di Karpov durante la competizione? L’idea generale è che la causa di tale cambiamento fisico sia l’eccessivo stress e la riduzione del consumo di cibo, non l’intensa attività mentale.
I giocatori professionisti di scacchi, infatti, sono sottoposti a pressioni che possono provocare sudorazione, aumento della frequenza cardiaca e respirazione più rapida: combinati insieme, alla lunga, questi tre fattori causano un consumo calorico. In più, alcune partite possono durare parecchie ore e questo impedisce ai giocatori di rispettare ritmi alimentari regolari.
In conclusione, quindi: il pensare, da solo, non fa dimagrire. Ma se siete alla ricerca di ispirazione e concentrazione, uno snack dolce potrebbe tornarvi utile.
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narcistop · 4 years
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Una delle tante terribili conseguenze dell'abuso narcisistico sulle loro vittime è che queste possono arrivare ad uno stato di sottomissione tale da identificarsi con il ruolo stesso di vittima.⠀ ⠀ ■ Questo può portare all'innesto di potenti processi cognitivi i come l'impotenza appresa, ovvero la convinzione che a prescindere da quanti tentativi diversi si facciano, non sarà possibile cambiare le cose.⠀ ⠀ ■ Quando si esce da una relazione abusiva, si deve intraprendere il prima possibile un percorso di consapevolezza e guarigione al fine curare i traumi indotti dall'abuso ed identificare ed eliminare qualsiasi traccia di processo cognitivo inconscio che possa invalidare gli sforzi della vittima durante il recupero della propria autostima e del proprio senso di auto efficacia.⠀ ⠀ • ⠀ ⠀ 🔴 SEGUI @Narcistop!⠀ • ⠀ La missione di #NarciStop è quella di aiutare tutte le vittime di #abusonarcisistico e creare consapevolezza circa l’esistenza di questo tipo di violenza in ogni tipo di relazione e nella società.⠀⠀ • ⠀⠀ Tagga nei commenti chiunque possa avere bisogno di leggere questa informazione!⠀⠀⠀⠀ • ⠀ Visita il sito di @Narcistop per maggiori informazioni ➡️ Narcistop.org⠀⠀ ⠀⠀ ⠀⠀ 🔴 Iscriviti alla newsletter! ➡️ Narcistop.org⠀⠀ ⠀⠀ ⠀⠀ #abusonarcisistico #narcisismo #narcisismopatologico #narcisista #relazionitossiche #abusopsicologico #violenzapsicologica #relazionidolorose #abuso #violenza #amore #romanticismo #coppia #guarigione #salute #salutementale #benessere #amorproprio #crescitapersonale #sentimenti #relazioni #felicità #psicologia #narcisismo #narcisismopatologico #narcistop #autostima #me #vittime #rinascita #colpa https://www.instagram.com/p/B_RdrKoKEta/?igshid=1g4yfgz74kzsr
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