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#voci di poeti
corneliusnolitta · 2 months
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Voci di poeti che emozioni han seminato.
Melodia di versi carichi di passione. 
Parole che stavan perfette al loro posto.
Uno tra tutti m'ha emozionato.
Nel suo forbito parlato, ho trovato tutto ciò che non sarei mai stato.
Forse allora non è il mio posto.
Forse la mia debole voce, non è altro che granello di sabbia, in sconfinato deserto.
Ho sentito chiaro, l'animo piccolo, confronto a cielo stellato.
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crazy-so-na-sega · 2 months
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PINK FLOID -il "plagio"
In Toscana (nel XIV sec.) il canto popolaresco di intrattenimento prese un particolare aspetto coreografico e figurativo in quanto si inserì nel complesso di feste e spettacoli, col concorso di poeti, pittori, architetti. Argomento prediletto dei canti carnacialeschi è la descrizione dei mestieri o scene di caccia (suono di campanelli, voci umane, latrare di cani ecc...) alla ricerca di una espressività compiuta delle vicende umane.
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Massimo Mila- Breve storia della musica
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stralci · 2 years
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In tutta la letteratura classica non è mai conservata la voce del Minotauro. Lui non parla, sono altri a parlare di lui. In un mondo dove tutto parla, animato e inanimato, dove pullulano le voci degli dèi e dei mortali, di ninfe boschive e di eroi, di astuti odissei e di ingenui ciclopi, dove perfino i tanto disprezzati centauri hanno diritto di parola, solo uno tace. Il Minotauro. Nulla, nessuna voce, nessun suono, lamento o minaccia, mai niente. Né negli esametri di Omero, questo minotauro tra i poeti, che nelle lunghe notti della sua cecità vaga nel labirinto della storia. Né in Ovidio, esiliato, che conosce la sorte di chi è stato bandito, in Virgilio, In Plinio il Vecchio, Eschilo, Euripide, o Sofocle… nessuno dà voce al Minotauro, nessuno ne tramanda le parole. È facile compiangere Icaro, è facile stare dalla parte di Teseo, di Arianna ingannata, perfino del vecchio Minosse… ma nessuno compiange il Minotauro.
Fisica della malinconia, Georgi Gospodinov.
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aitan · 1 year
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La poesia moderna non canta più… striscia.
Però ha il privilegio della distinzione… non frequenta le parole malfamate, anzi le ignora.
Si prendono le parole con le pinze: a “mestruale” si preferisce “periodico”, e si ripetono dei termini medici che non dovrebbero uscire dai laboratori o dai trattati di medicina.
Lo snobismo scolastico che consiste nel non usare in poesia che certe parole ben definite, nel privarla di certe altre, che siano tecniche, mediche, popolari o dialettali, mi fa pensare al prestigio dei baciamano e delle vaschette lava dita.
Non sono le vaschette lava dita a rendere le mani pulite né il baciamano crea la tenerezza.
Non è la parola che fa la poesia, è la poesia che illustra la parola.
Gli scrivani che fanno ricorso alle dita per sapere se tornano i conti dei piedi, non sono dei poeti: sono dei dattilografi.
Oggigiorno il poeta deve appartenere ad una casta, a un partito o al bel mondo.
Il poeta che non si sottomette è un uomo mutilato.
La poesia è un clamore e deve essere ascoltata come la musica.
La poesia destinata ad essere soltanto letta e rinchiusa in veste tipografica non è ultimata. Il sesso le viene dato dalla corda vocale così come al violino viene dato dall’archetto.
Il riunirsi in mandrie è un segno dei tempi. Del nostro tempo.
Gli uomini che pensano in circolo hanno le idee curve.
Le società letterarie sono ancora la Società.
Il pensiero messo in comune è un pensiero comune.
Mozart è morto solo, accompagnato alla fossa comune da un cane e da dei fantasmi.
Renoir aveva le dita rovinate dai reumatismi.
Ravel aveva un tumore che gli risucchiò di colpo tutta la musica.
Beethoven era sordo.
Si dovette fare la questua per seppellire Bela Bartok.
Rutebeuf aveva fame.
Villon rubava per mangiare.
Tutti se ne fregano.
L’Arte non è un ufficio di antropometria. La Luce si accende solo sulle tombe.
Noi viviamo in un’epoca epica ma non abbiamo più niente di epico.
Si vende la musica come il sapone da barba. La stessa disperazione si vende, non resta che trovare la formula giusta.
Tutto è pronto: i capitali
La pubblicità
I clienti.
Chi dunque inventerà la disperazione?
Con i nostri aerei che fregano il sole.
Con i nostri magnetofoni che si ricordano delle “voci ormai spente”, con le nostre anime ormeggiate in mezzo alla strada, noi siamo sull’orlo del vuoto, confezionati come carne in scatola, a veder passare le rivoluzioni.
Non dimenticate che l’ingombrante nella Morale, è che si tratta sempre della Morale degli Altri.
I canti più belli sono quelli di rivendicazione.
I versi devono fare l’amore nella testa dei popoli. Alla scuola della poesia non si impara: CI SI BATTE.
Leo Ferrè
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sciatu · 2 years
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Castello di GRADARA - Residenza di Francesca da Polenta e Paolo Malatesta. (Divina Commedia, Canto V)
Doveva essere una ragazza minuta, giovanissima per innamorarsi di un giovane sentendolo leggere un racconto d’amore e doveva essere anche una ragazza molto sola per voler morire con lui per mano di un marito che di quel ragazzo era il fratello. Il tutto accadde chissà quanti anni fa in un castello ben armato, con mura spesse e solide, grandi stanze dalle mura pitturate per i signori ed altre grezze per i soldati dove dormivano sui tavolati con addosso le armature. Dalle finestre entrava poca luce cosi Messer Paolo, il ragazzo, leggeva con accanto delle candele di cera d’api con voce gentile e modi eleganti. Ogni tanto si fermava e chiamava Madonna Francesca, la ragazza,  ad osservare le miniature del libro dove erano ritratti Messere Lancillotto su un bellissimo cavallo bianco e Madonna Ginevra  vestita alla maniera franca, con una lunga veste ed un cappello a punta. La voce di messere Paolo scivolava tra le stanze buie del castello, descrivendo grandi battaglie, epici duelli e versi d’amore per Madonna Ginevra. Le voci dei soldati che facevano la ronda tra le alte mura dove i piccoli falchi si posavano, il crepitio del fuoco nel grande camino della stanza, il vociare dei servi nelle cucine, coprivano alla fine la voce di Messer Paolo e le domande della piccola e gentile Madonna Francesca. Persino la vecchia serva che ricamava accanto al grande camino, si appisolava, annoiata da tutto quel parlare da poeti che solo i signori capivano e che portavano a lunghe discussioni tra Messere Paolo e Madonna Francesca. Quando e anno prima la ragazza aveva visto per la prima volta il ragazzo, era arrossita sentendo i suoi occhi su di lei e si sentiva felice perché le avevano detto che quello era il suo sposo. Lei lo sposò felice ma scoprì che il matrimonio era per procura e che il vero marito era il fratello del bel ragazzo, il podestà di Pesaro, Gianni lo zoppo, un essere scostante, rude, abituato al comando e ad essere ubbidito. Il ragazzo vide la faccia triste della ragazza quando gli presentò il suo sfortunato fratello e la sua grande, innocente delusione, tanto che per giorni non mangiò ammalandosi. Così il ragazzo incominciò a portarle regali, una coppia di tortore, un cagnolino, dei libri che raccontavano di storie d’amore. Lei tornò a sorridere e gli chiedeva di restare, di leggerle quei racconti o chiedeva indicazioni su i luoghi, i personaggi, gli avvenimenti. Quando il marito tornava al castello, qualcuno gli raccontava di come Madonna Francesca ora fosse serena e di come messere Paolo la facesse ridere in continuazione. Qualcuno aggiungeva, con malizia e veleno, che far sorridere una donna, era il modo più veloce per portarla letto. Ma messere Gianni non poteva diffidare di suo fratello e mandava via quelle male lingue, anche se la vita gli aveva insegnato che tutti avevano un prezzo per tradire: a qualcuno bastavano trenta denari a qualche altro un castello, a qualche altro ancora, un semplice sorriso. Perciò disse alla vecchia serva di riferirgli ogni cosa e che se fosse venuto a conoscenza anche solo di una parola di sua moglie che la vecchia non avesse riferito, le avrebbe strappato gli occhi e l’avrebbe chiusa in una gabbia appesa all’alta torre per farla mangiare viva dai topi e dai corvi. Così la vecchia fingeva di dormire perché un ladro diventa tale solo se gli si da l’occasione. Ma Madonna Francesca e messer Paolo non facevano caso a lei. Erano troppo presi dalle storie, troppo coinvolti nel commentarli, nell’immaginare quei mondi che i libri portavano tra le camere oscure e le mura fredde. Avevano creato un nuovo gioco, lei leggeva le parole di Madonna Ginevra e lui quelle di Lancillotto, cosi da essere, per gioco, per puro innocente e voglioso gioco, i due innamorati. “messere -  diceva lei – se andate in guerra, mettetevi da parte, non siate tra i primi dal cuore ardimentoso ma dalla triste sorte, ne nei secondi che devono affrontare l’urto più forte delle lance. Restate presso il vostro re, proteggetelo e con lui aspettate che la guerra passi” E lo guardava negli occhi sorridendo “Che cavaliere sarei Madonna mia – rispondeva lui tuffandosi nei suoi occhi colore del mare d’estate – se pensassi alla vita mia e come i codardi o gli incapaci, mi nascondessi tra i cuochi e le male donne nel campo del re” “Sareste un cavaliere saggio” “Sarei un vigliacco! Cosa potrei dire alla donna che amo se lasciassi morire al posto mio i miei compagni, quale giuramento onorerei se la mia spada restasse chiusa nel fodero lontano dalla pugna, chi potrebbe amare un vigliacco il cui disonore è nascosto con i panni stesi delle lavandaie” “Vi sonno donne che amerebbero lo stesso perché avreste salvato il loro bene più prezioso…” “Non il nostro re…” “Ma il vostro cuore…” “Quello di un vigliacco” “Quello di chi è amato” “e chi potrebbe osare di amare un cavaliere che fugge la battaglia?” “Chi lo chiama ad una battaglia più grande” “ quale Madonna mia se posso chiederlo?” “quello dell’amore…” E poiché nel libro era scritto che Madonna Ginevra baciava Messer Lancilotto, così fece la ragazza e lo baciò sfiorando le sue labbra. Il ragazzo restò sorpreso, stupito e senza pensarci, solo perché così era scritto nel libro, lui la baciò. La vecchia si mosse ed i due si staccarono facendo finta di niente, pensando che lei, presa dal sonno, non avesse fatto caso a loro. Quando Messer Gianni tornò quella sera, la vecchia gli si avvicinò e gli disse poche parole. Messer Gianni, impallidì e non disse nulla, liberò la vecchia e bevve un bicchiere di vino. Si affacciò alla finestra e pensò a cosa fare. Ma non aveva altro da fare e si sentì debole e senza forze, sentendo il peso del potere e del suo corpo malformato e l’incertezza nelle amicizie e nelle alleanze. Non aveva altro da fare se non quello che leggi e consuetudini gli imponevano di fare. Il giorno dopo la vecchia era impegnata e li lasciò soli. I ragazzi felici per quella improvvisa libertà tornarono a leggere il racconto ma dopo poche righe, chiusero il libro e restarono a guardarsi negli occhi fino a che lui lentamente avvicino le sue labbra alle sue e dopo un secondo di incertezza le baciò. Un urlo scosse la stanza, Dal passaggio che portava alle stanze degli armati, Messer Gianni, lo storpio, il cornuto, uscì gridando con gli occhi fuori dalle orbite, una spada in una mano, uno stiletto nell’altra e si avventò sul fratello che cercò di difendersi fino a che un fendente non gli squarciò la gola e il sangue copioso copri il pavimento di cotto rosso e il suo corpo finì su di esso rantolando cercando aria. La ragazza osservò la scena e quando vide il corpo di lui immerso nel sangue urlò ancora una volta e lo abbracciò cercando di dargli la sua vita. Suo marito la vide abbracciata al fratello e allora prese l’elsa della spada con le due mani e la trapassò facendo finire il cammino dell’arma nel cuore di lui. Li trovarono così. Lei abbracciata al ragazzo con la lunga spada che attraversava il suo corpetto blu con i ricami d’argento, lui con la testa quasi staccata dal corpo e suo fratello in un angolo che, con la testa tra le mani, piangeva disperatamente. Un poeta li ha visti insieme all’inferno, in mezzo a traditori e diavoli, tra urla e sangue, tra fuoco e lacrime, nelle nebbie di zolfo e le urla dei dannati. Nel dolore e l’assenza di ogni luce, il poeta disse che erano in quell’ eterno dolore, mano nella mano, occhi negli occhi e in quell’infernale bolgia, erano gli unici che sorridevano. Ma il poeta che li ha visti, era un grande poeta.
She must have been a tiny girl, very young to fall in love with a young man hearing him read a love story and she must also have been a very lonely girl to want to die with him at the hands of a husband who was the brother of that boy. All this happened who knows how many years ago in a well-armed castle, with thick and solid walls, large rooms with painted walls for the lords and other rough ones for the soldiers where they slept on the planks wearing armor. Little light came in from the windows so Messer Paolo, the boy, read with beeswax candles beside him in a gentle voice and elegant manner. Every so often he stopped and called Madonna Francesca, the girl, to observe the miniatures of the book where Messere Lancillotto on a beautiful white horse and Madonna Ginevra dressed in the French way, with a long robe and a pointed hat were portrayed. Messere Paolo's voice slipped through the dark rooms of the castle, describing great battles, epic duels and love verses for Madonna Ginevra. The voices of the soldiers patrolling the high walls where the little hawks alighted, the crackling of the fire in the large fireplace in the room, the shouting of the servants in the kitchens, eventually covered Messer Paolo's voice and the questions of the little and kind girl,  Madonna Francesca. Even the old servant who embroidered next to the large fireplace, dozed off, bored by all that poet talk that only the gentlemen understood and which led to long discussions between Messere Paolo and Madonna Francesca. When years before the girl had seen the boy for the first time, she blushed at her feeling her eyes and felt happy because her parrents, told her that he was her husband. She married him happily but discovered that the marriage was by proxy and that the real husband was the brother of the handsome boy, the mayor of Pesaro, Gianni the lame, a being unfriendly, rude, accustomed to command and to be obeyed. The boy saw the girl's sad face when she introduced him to her unfortunate brother and her big, innocent disappointment, so much so that she didn't eat for days when she got sick. So the boy began to bring her gifts, a couple of turtle doves, a dog, books that told of love stories. She smiled again and asked him to stay, to read those stories or asked for directions on the places, the characters, the events. When her husband returned to the castle, someone told him how Madonna Francesca was now serene and how Messere Paolo made her laugh all the time. Someone added, with malice and poison, that making a woman smile was the fastest way to get her to bed. But Messere Gianni could not distrust his brother and sent away those evil tongues, even if life had taught him that everyone had a price to betray: for someone thirty denarii was enough for someone else a castle, for someone else, a simple smile . So he told the old servant to tell him everything and that if he knew even one word from his wife that the old woman did not report, he would tear out her eyes and lock her in a cage hanging from the high tower to make it eaten alive by mice and ravens. So the old woman pretended to sleep because a thief becomes a thief only if he is getting the opportunity to be thief. But Madonna Francesca and Messer Paolo paid no attention to her. They were too busy with stories, too involved in commenting on them, in imagining those worlds that books brought between dark rooms and cold walls. They had created a new game, she read the words of Madonna Ginevra and he those of Lancelot, so as they became, for fun, for pure innocent and eager game, the two lovers. "Sir - she said - if you go to war, stand aside, do not be among the first with a daring heart but with a sad fate, nor in the second ones who have to face the strongest impact of the spears. Stay with your king, protect him and wait with him for the war to pass " And she looked into his eyes smiling "What a knight I would be my Madonna - he replied diving into her eyes, the color of the summer sea - if I thought of my life and like cowards or incompetents, I hid myself among the cooks and evil women in the king's camp" "You would be a wise knight" “I would be a coward! What could I say to the woman I love if I let my companions die in my place, what oath I would honor if my sword were sheathed away from the fist, who could love a coward whose dishonor is hidden with the clothes hanging out of the washerwomen " "Do you sleep women who would love the same because you would have saved their most precious possession ..." "Not our king ..." "But your heart ..." "That of a coward" "That of one who is loved" "And who could dare to love a knight fleeing battle?" "Who calls him to a greater battle" "Which Madonna of mine if I may ask?" "That of love ..."
And since in the book it was written that Madonna Ginevra kissed Messer Lancilotto, so did the girl and kissed him touching his lips. The boy was surprised, amazed and without thinking about it, just because it was written in the book, he kissed her. The old woman moved and the two separated, pretending nothing happened, thinking that she, taken from sleep, hadn't paid any attention to them. When Messer Gianni returned that evening, the old woman approached him and said a few words to him. Messer Gianni turned pale and said nothing, released the old woman and drank a glass of wine. He looked out the window and thought about what to do. But he had nothing else to do and he felt weak and without strength, feeling the weight of power and his malformed body and the uncertainty in friendships and alliances. He had nothing else to do but what the laws and customs required him to do. The next day the old woman was busy and she left them alone. The boys happy for that sudden freedom went back to reading the story but after a few lines, they closed the book and stood looking into her eyes until he slowly brought her lips to hers and after a second of uncertainty kissed them. A scream shook the room, From the passage that led to the rooms of the armed, Messer Gianni, the cripple, the cuckold, came out screaming with his eyes bulging, a sword in one hand, a stiletto in the other and rushed on his brother who he tried to defend himself until a blow slashed his throat and copious blood covered the red terracotta floor and his body landed on it gasping for air. The girl observed the scene and when she saw his body dipped in blood she screamed once more and hugged him trying to give him her life. Her husband saw her embraced by her brother and then took the hilt of the sword with both hands and pierced it making the path of the her weapon and end is way in his heart. They found them like this. She embraced the boy with the long sword that crossed his blue bodice with silver embroidery, he with his head almost detached from his body and his brother in a corner who, with his head in his hands, was crying desperately. 
A poet saw them together in hell, in the midst of traitors and devils, between screams and blood, between fire and tears, in the mists of sulfur and the screams of the damned. In pain and the absence of all light, the poet said that they were in that eternal pain, hand in hand, eye to eye and in that hellish bedlam, they were the only ones who smiled. But the poet who saw them was a great poet.
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invisible-show · 11 months
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Invisible°Show + Inascolto + Young 'n Town Festival
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Sabato 3 giugno dalle 17:00 ZÖCH - Rare Music Fest
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> 17:00 Apertura Portone > 17:30 FAKHRADDIN GAFAROF (Azerbaijan) & DAVIDE MARZAGALLI (Italia) > 18:45 ARRINGTON DE DIONYSO (Stati Uniti) & CHRISTIAN MUELA (Italia) > 20:15 NABY ECO CAMARA (Guinea) & PAPIS FALL (Senegal) > 21:15 DJ SET by SMIYYA & MLTNHARP [Servizio bar e ristorazione durante tutta la serata]
Dall’inizio dei tempi i narratori e i poeti osservano gli animali per capire come siano fatti gli esseri umani. Il Bestiario di Zoologia Fantastica risalente al XII secolo riporta una grande varietà di creature affascinanti fra le quali spicca lo Zöch, “uccello a tre teste che costruisce il nido a rovescio e vola all’indietro, perché non gli importa del posto dove va, ma di quello da cui proviene”. Lo Zöch è un essere curioso, si nutre delle tradizioni del mondo e restituisce a chi lo evoca storie e suoni di tribalismo contemporaneo.
17:30 FAKHRADDIN GAFAROF (Azerbaijan) & DAVIDE MARZAGALLI (Italia)
Strumenti tradizionali mediorientali: tar, sai, out, nel, balaban, percussioni, sax e voce. Un paesaggio sonoro dove gli echi di culture lontane giungono al nostro cuore e, attraverso l’arte dell’improvvisazione, si trasformano in una nuova realtà.
18:45 ARRINGTON DE DIONYSO (Stati Uniti) & CHRISTIAN MUELA (Italia)
Clarinetto, scacciapensieri, voce, didgeridoo. Per la prima volta insieme, due sciamani del suono si incontrano per un viaggio sonoro di improvvisazione tribale sperimentale.
20:15 NABY ECO CAMARA (Guinea) & PAPIS FALL (Senegal)
Balafon, percussioni, voci. Musica africana tradizionale e moderna, che unisce le melodie e le suggestioni di due paesi, la Guinea ed il Senegal, dell'Africa Occidentale.
21:15 DJ SET by SMIYYA & MLTNHARP
Membri del collettivo Onosecond che si propone come contenitore di subculture musicali, creato per incanalare, diffondere e amplificare energie inespresse.
N.B. Informazioni utili:
Il programma è confermato anche in caso di pioggia.
Sarà disponibile servizio bar e ristorazione, cascina style.
Ingresso con offerta consigliata di 10€, la vostra offerta servirà per coprire le spese e per  pagare i musicisti.
Per questo evento non è necessaria la prenotazione ma se vuoi dirci che vieni o vuoi chiederci informazioni scrivici, rispondendo a questa email.  
Vi consigliamo vivamente di parcheggiare nelle aree indicate nella mappa, prima di arrivare all’ingresso, civico 6, perché la strada è molto stretta e si rischia di rimanere incastrati. Grazie
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schizografia · 1 year
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Certe volte di notte, pensavo alla bellezza con cui i poeti avevano commosso il mondo, e tutto il cuore mi si annegava di pena come una bocca con un grido. Pensavo alle feste a cui avevano assistito, le feste della città, le feste nei luoghi alberati con torce di sole nei giardini fioriti, e da dentro le mani cadeva la mia povertà.
Ormai non ho né trovo parole per chiedere misericordia. Incolta e brutta come un ginocchio nudo è la mia anima. Cerco una poesia che non trovo, la poesia di un corpo che la disperazione popolò improvvisamente nella sua carne, di mille bocche grandiose, di due mila labbra urlanti.
Alle mie orecchie arrivavano voci distanti, bagliori pirotecnici, ma io sono qui solo, afferrato dalla mia terra di miseria con nove perni."
Roberto Arlt, Il giocattolo rabbioso
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cerentari · 3 months
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Le epoche del desiderio di Nikola Madzirov (traduzione di Serena Todesco)
Nikola Madzirov (1973). nasce a Strumica da una famiglia di rifugiati balcanici. E’ poeta, prosatore e traduttore all’unanimità riconosciutocome uno dei maggiori poeti macedoni e una delle più potenti voci della poesiaEuropea contemporanea. Rimango nascostocome un gabbiano in attesa delvolo di un pesce.Passanti con le stessepromesse e aspettativevanno e vengono lungo le muradel porto,gli anni…
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theladyorlando · 4 months
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25 Dicembre, Ariel a Ferdinando
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Ti saresti svegliato presto e poi alzato con calma: il caffè, la radio, la doccia, la colazione, il vestito buono, il diario di oggi, le telefonate di chi vuole farti gli auguri: perché oggi non è soltanto Natale, ma è il tuo compleanno. Quindi ti saresti seduto al tavolo del salone, il tuo ufficio di sempre, e avresti riso al telefono con una tua cugina. Avresti fatto quadrare i conti della serva di ieri e poi, inevitabilmente, saresti uscito per strada, perché le scarpe te le saresti messe per prime, per farci colazione quasi. E io, dalla cucina di casa mia, ti avrei distrattamente visto passare sotto alla finestra, le tue gambe dietro alla siepe di bouganville, che vai a buttare la spazzatura o ti affacci al giornalaio perché magari è aperto. Io ti avrei guardato così: come una cosa mia che non devo faticare a tenere con le mani né con gli occhi, che posso lasciare in giro per il quartiere ché tanto poi ritorna, sempre, da me, a prendersi un caffè. Aprivi mai la porta di casa mia con le tue chiavi, oppure suonavi sempre il campanello? Già non lo ricordo più. È passato un anno dall'ultima volta che lo hai fatto, e io fatico a trattenere la memoria di te che entri a casa mia, una cosa scontata, prima di andare ovunque tu stessi per andare: le parole che dicevi, se eri sempre felice oppure quali gesti mi lasciavano intuire un tuo disappunto. Da quando te ne sei andato non faccio altro che ripetermi che non te ne sei andato: questa cosa è letteralmente impossibile. Guarda i poeti, mi dico, quelli che mi hai dato tu: se ne sono andati, per caso? Ci penso dal primo istante -un esercizio- che per quanto lo abbiano potuto piangere i suoi parenti, il mondo intero, Pascoli non è morto davvero, perché qui ha lasciato delle cose. Walt Whitman, Cesare Pavese, John Keats, Vittorio De Sica. Sono qui, e anche tu sei qui, perché qui hai lasciato troppe cose. Tra cui i poeti, per l'appunto, la tua eredità:
"Poiché è esattamente così che mi sento, io che ho ereditato non una ricchezza misurabile, ma quel fondo inestimabile di pensieri e di idee, da parte di scrittori e pensatori che da tempo ormai sono andati sotto terra ma che restano inseparabili da quelle saggezze che reclamano, la responsabilità di vivere secondo coscienza e intelligenza. Di godere, di interrogare - di non dare mai per scontato o pestare i piedi. Così i Grandi (i miei grandi, che potrebbero non essere i tuoi stessi grandi) mi hanno insegnato ad osservare con passione, a pensare con pazienza, a vivere sempre amorevolmente.
E così eccomi a camminare giù per il sentiero sabbioso, con il mio corpo selvaggio, con le devozioni ereditate, della curiosità e del rispetto... Sì, è un clamore di voci quello che sento, e non dicono tutte la stessa cosa. Ma le unisce lo spasmo della coscienza.
Chi sono loro? Per me loro sono Shelley e Fabre, e Wordsworth (il giovane Wordsworth) e Barbara Ward, e Blake, e Basho, Maeterlinck e Jastrow, e il dolcissimo Emerson, e Carson, e Aldo Leopold. Antenati, modelli, spiriti dalla cui influenza e dai cui insegnamenti ormai non posso separarmi, e per i quali sarò per sempre grata. Io non vado da nessuna parte, non arrivo in nessun luogo, senza di loro. Con loro io vivo la mia vita, con loro entro nell'evento, con loro do forma alla meditazione, trattengo, se posso, qualche essenza dell'ora, persino mentre quella scivola via. E non è da sola che riesco in questo vigile e amorevole confronto, ma attraverso uno sforzo terribile e continuo, insieme a questa innumerevole, fortificante Compagnia, luminosa come stelle nel Cielo della mia mente."
Vorrei che leggessi Mary Oliver, perché tu non lo sai ma mi hai lasciato anche lei. È incredibile come questa signora riesca a descrivere perfettamente la responsabilità di vivere secondo coscienza e intelligenza che i poeti ci lasciano e che, ai miei occhi, fa di te un poeta a tutti gli effetti. Io non vado da nessuna parte, non arrivo in nessun luogo, senza di te.
Eppure non ricordo come aprivi la porta di casa mia. E l'altro giorno non ricordavo com'è che chiamavi i pedoni che incautamente si lanciano sotto le macchine in corsa per le strade del quartiere, quelli che sbucano sadicamente da dietro ai cassonetti e corrono, ti corrono proprio incontro: le marmotte. Mille volte ne abbiamo avvistate, io e te, e di belle grosse. Loro allietavano le nostre guide insieme, quelle in cui tu cercavi di farmi far pace con il cambio manuale a trent'anni suonati e incinta com'ero di Agnese, senza mai perdere la pazienza, sempre pronto a portarmi dove dovevo andare e a mettermi in guardia dal prossimo pericolo: la fioreria di cemento sta sempre lì, eh. Insomma, avevo dimenticato le marmotte. E io dimentico senza volerlo, perché, incredibile a dirsi, la vita sta andando avanti senza di te. Per quanto me lo ripeta -tu non te ne sei andato- questa è un'evidenza disarmante, che tu non ci sia nella vita che va avanti: e quella ti sta passando sopra con i consigli di classe, i colloqui con i genitori, le visite mediche, i pranzi di natale, i regali ai parenti. Lo fa semplicemente perché tu non hai più la voce dei giorni, la voce che può imporsi dentro a questo rumore insensato. Io sono disperata della voce, perché sento che quella non basta neanche a me che sono viva, che vado ai pranzi e parlo ai colloqui: sento che non mi sentono, che questa è una lotta per dire, per farmi capire, per sovrastare, con quel poco che della voce mi resta, il rumore della vita che va avanti. E il rumore mi disturba, sai, arriva un momento della giornata in cui una sola parola detta a voce più alta mi fa letteralmente saltare sulla sedia: allora cerco il silenzio, e nel silenzio, la tua voce.
Cerco di ricordare la tua voce che mi saluta entrando in casa, le mie cose prima che non fossero più mie, le mie bellissime, piccole cose. E poi a volte, in mezzo al rumore, cerco il silenzio di altre cose più grandi, più dolorose, completamente mute: mentre esco di casa con le bambine per fare una passeggiata e incrocio le scale di casa tua mi impongo il ricordo di quelle stesse scale e del feretro che le scende. Tu che le salivi e le scendevi sempre come un bambino che ha fretta -ti sentivo dalla mia camera da letto mentre piegavo i panni- proprio tu hai sceso quelle scale così, in silenzio, è impossibile: ed è sommerso sotto alle passeggiate, ai centri commerciali, alle luci di natale, quel ricordo muto. Io invece non voglio perderlo, non sotto alle luci di natale, no. Mi fermo e me lo impongo, mi dico vedi, lui è passato per quella scala quel giorno, ed è per questo che a volte io non trovo la voce per parlare. Sono passata per il reparto di oncologia medica e ora devo tenerlo alto, più in alto del rumore, delle luci di Natale, delle urla dei bambini, dei numeri della tombola, come un vassoio in bilico sulla mia mano che spunta in cima a una folla di gente, sopra al rumore di tutti. Perché quando il giorno di Natale ti affacci alla finestra, l'ospedale sta ancora lì, e non si tiene dentro la gente, tanta ce n'è: quel reparto di terapia dove entravano solo malati metastatici per fare chemio di tre giorni è il braccio della morte, e nessuna delle persone che ci ho incrociato nei mesi del ricovero probabilmente sta festeggiando questo Natale. Puoi vivere facendo finta di non esserci mai passato per quel corridoio, oppure devi importi l'esercizio di tornarci con la memoria, di tenerlo sempre vivo dentro. Sempre in alto, più in alto di tutto.
E ancora, mentre guido la tua macchina, ferma in mezzo al traffico, sento partire una canzone alla radio: è la mia suoneria del telefono, quella che io non sento mai perché lo tengo sempre silenzioso, il mio telefono di plastica, come lo chiama mia madre. E invece ci sono stati giorni un cui l'ho tenuta bella alta, la suoneria, per poter correre da te appena mi avessero chiamata. Quella suoneria era l'allarme, la sirena, il segnale, e così è stato, all'alba di un giorno di agosto: dovevo salire perché si sentiva che il tuo respiro era cambiato, e infatti nel giro di pochi minuti te ne sei andato. Io ti ho sentito, ti ho visto, ti ho guardato in quel momento e voglio guardarti sempre così. Voglio ricordarmelo in mezzo al traffico, con le mie mani sul tuo volante come ti sei aggrappato tu alle sbarre di quel letto, per sentirti, proprio in fondo alla canzone, oltre il rumore delle macchine. Ti voglio guardare ancora come ti ho guardato nei mesi della tua malattia, come fossi un bambino: tu che in realtà sei sempre stato un ragazzino inquieto, sempre sul punto di uscire di casa, di prendere la moto, di combinarne una delle tue, tu che non volevi proprio saperne di capire cosa c'era scritto sul tuo referto perché avevi ancora troppe cose da fare, dal momento in ci siamo detti cos'era quella parola incomprensibile, da allora ti sei lentamente fatto ancora più piccolo, ti sei affidato a noi come se fossimo noi i genitori, ti sei fatto guidare e amare non più con l'agitazione dell'adolescenza incipiente ma con la fiducia della prima infanzia. Eri un bambino quando parlavi con i tuoi giovanissimi infermieri o con i portantini delle ambulanze e loro non potevano evitare di volerti bene, eri un bambino quando la mattina ti facevi lavare da Antonia, e lo eri anche quando facevi i capricci per fartela mandare a chiamare, ché senza di lei i dolori non ti passavano per bene. Eri un bambino quando mi chiedevi un cappuccino dal bar o una calamarata, e anche quando mi chiedevi di salire a leggere con te, un capitolo per uno. E poi eri un bambino quando ti portavamo alle visite e alle terapie e quando rassicuravamo le tue paure entrando in un ambulatorio nuovo; quando ti promettevamo un aperitivo, magari la prossima volta che fa meno caldo; quando ritiravamo un referto troppo crudele e ci facevamo medici per leggertelo con più clemenza. Eri un bambino quando la dottoressa mi ha fatta uscire dalla tua stanza per dirmi che quella sarebbe stata l'ultima terapia, e io, come fossi stato il mio bambino piccolo, le ho chiesto che per favore lei pensasse solo a darmi un altro appuntamento, ché a te invece ci pensavo io. E così è stato: a te ci abbiamo pensato noi, dal primo all'ultimo giorno, dal primo referto all'ultima suoneria del mio telefono, tu sei stato una cosa nostra e noi ti abbiamo curato come un bambino. Il sacerdote dell'hospice, il giorno in cui ha celebrato una messa in memoria di tutti i defunti della loro struttura, ha detto una cosa molto vera: ognuna delle loro stanze è una sala parto. E solo chi ha accompagnato una persona amata a quella soglia può comprendere quanto sia vera la metafora: a cinque tese, sul fondo marino, giace tuo padre, e già le sue ossa sono corallo, perle quelli che furono i suoi occhi. Niente di lui è destinato a svanire, ma a subire un mutamento di mare, in qualcosa di ricco e strano.
Forse la prima poesia che ti ho rubato: diceva che niente di te è destinato a svanire, ma a subire il mutamento in qualcosa di ricco e di strano. E così oggi che che è il tuo compleanno tu sei qui, senza la voce dei giorni, ma ci sei, ce lo leggiamo tutti in faccia quando ci guardiamo, ci diciamo buon natale, e in realtà ti stiamo dicendo tanti auguri.
Full fathom five thy father lies;
Of his bones are coral made;
Those are pearls that were his eyes:
Nothing of him that doth fade,
But doth suffer a sea-change
Into something rich and strange.
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scienza-magia · 4 months
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Il ritorno alla magia nel pensiero di Plotino Porfirio e Proclo
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Con l’affermarsi del neo platonismo nel mondo antico greco la magia e l’irrazionalità riacquistarono importanza grazie anche all’influenza di Plotino che interpretò in modo allegorico la grande poesia omerica seguendo la tradizione pitagorica. I grandi poeti del passato vennero reinterpretati da Plotino secondo un simbolismo esoterico che esprimeva la convinzione che la natura amava nascondersi. Secondo Plotino la filosofia poteva svolgere un ruolo simile a quello assegnato un tempo solo alle iniziazioni misteriche, restituendo all’anima la perfezione perduta. Secondo Plotino l’ultimo stadio del percorso conoscitivo poteva essere compiuto solo raggiungendo la fusione con l’Uno. Anche se tale unione mistica non può essere definita propriamente magia per altri neoplatonici come Porfirio e Proclo essa poteva essere raggiunta solo attraverso la teurgia. A questo punto riteniamo opportuno esporre il pensiero di Porfirio e Proclo. Porfirio filosofo greco del III secolo a.C. ha elaborato una teoria sulla magia che si basa sulla distinzione tra due tipi di magia. In primo luogo la magia naturale che consiste nell’utilizzo della conoscenza delle leggi naturali per ottenere determinati risultati. In secondo luogo la magia divinatoria che consiste nell’utilizzo di pratiche divinatorie per prevedere il futuro o ottenere informazioni sulle persone o sugli eventi. In generale Porfirio considerava la magia un’attività che andava contro la natura poiché cercava di manipolare gli elementi naturali per ottenere determinati risultati. Egli sosteneva che le pratiche magiche avessero un effetto negativo sulla mente umana in quanto tendevano a farci credere che potessimo controllare le forze della natura e il destino quando in realtà esse erano aldilà del nostro controllo. Nell’ambiente sincretistico in cui si sviluppò il neoplatonismo fare riferimento a tradizioni antiche significava farsi legittimare da molteplici fonti spesso molto diverse tra loro. Porfirio si inscrisse in tradizioni molto antiche dai caldei ai romani dagli ermetici ai mitriasti prendendo anche in considerazione gli antichi teologi del mondo greco. Porfirio giunse alla conclusione che l’anima doveva essere in grado di riconoscere le diverse strade sempre rigorosamente iniziatiche che portavano al mistero presente in ogni cosa creata. La via privilegiata per comprendere il mistero presente in ogni cosa era appunto la teurgia: la filosofia il logos la religione e la magia si univano per Porfirio in un unico quadro di significato. Secondo Porfirio alla luce di tale unico quadro di significato la realtà fenomenica e la verità sopra sensibile diventano una cosa sola. Secondo la metafora e l’antro di Porfirio l’anima umana è come una caverna oscura e misteriosa piena di immagini e di voci che risuonano al suo interno. Questa caverna rappresenta il mondo interiore dell’individuo dove risiedono tutte le sue emozioni i suoi desideri e le sue paure. La magia consiste nel manipolare queste immagini e queste voci al fine di influenzare il mondo esterno. Per esempio un mago potrebbe cercare di evocare un immagine di prosperità e di benessere nella propria mente con la speranza di attirare la ricchezza e il successo nella vita reale. Secondo Porfirio è fondamentale perciò un’adeguata preparazione psicologica per poter manipolare efficacemente la caverna dell’anima. Egli consiglia di praticare la meditazione la purificazione dell’anima e la concentrazione mentale al fine di raggiungere uno stato di coscienza elevato e di aprire la porta alla magia. Porfirio non solo attribuisce grande importanza alla teurgia ma anche alle tradizioni religiose provenienti da varie regioni con particolare riguardo alla Persia. Presso i Persiani come ricorda lo stesso filosofo l’antro era il luogo di culto lo spazio sacro in cui si celebravano i riti magici di purificazione quindi lo spazio sacro per eccellenza. Anche Proclo sviluppò una dottrina basata su un concetto di vita inteso come intelligenza che guidava tutto l’universo ed eliminava ogni separazione tra la dimensione fenomenica e quella più profonda. Per quanto riguarda Proclo dobbiamo dire che egli ha sviluppato una teoria della magia basata sulla nozione di simpatia. Secondo questa teoria tutti gli elementi dell’universo sono interconnessi in modo simile alle parti di un organismo vivo e quindi possono influenzarsi reciprocamente. Per Proclo quindi la magia è l’arte di manipolare queste connessioni per ottenere un certo risultato. Per il filosofo greco il mondo è composto da tre livelli: il mondo divino il mondo animale e il mondo materiale. L’uomo è un essere che appartiene a tutti e tre i livelli in quanto un corpo materiale un anima e uno spirito divino. La magia è l’arte di manipolare queste tre componenti dell’essere umano per ottenere un certo effetto. Inoltre il filosofo sosteneva che le arti magiche non sono un arte tecnica ma anche una forma di culto religioso. Proclo vedeva fantasmi luminosi e praticava riti magici di purificazione provenienti dai caldei. Inoltre per il filosofo greco la magia è uno strumento per comunicare con gli dei e per ottenere la loro assistenza nelle questioni terrene. Possiamo dire che in un certo senso Proclo si rifà alla concezione della magia che avevano i maghi egiziani. I maghi egizi sostenevano che l’energia magica era la forza che permea l’universo e che può essere manipolata dalla volontà del mago. Questa energia magica è presente in tutti gli esseri e oggetti ma può essere accumulata in modo particolare in alcune piante in alcuni minerali e in alcuni oggetti sacri. Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso su Plotino Porfirio e Proclo importanti esponenti dell’antica Grecia. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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micro961 · 5 months
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Anna Jencek
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esce “Saffosonie - Cantando liriche di Saffo”
Il disco dello spettacolo dedicato alle liriche di Saffo nella traduzione di Salvatore Quasimodo. Un recital teatrale di Alessandro Quasimodo, "Operaio di Sogni", dedicato alla poesia del padre Salvatore, con la regia di Lorenzo Vitalone e la partecipazione di Mario Cei. Ad Anna Jencek il compito di inframmezzare l'interpretazione poetica di Alessandro con siparietti musicali, accompagnando con la chitarra, musicando e cantando alcune liriche di Saffo nella traduzione di Salvatore Quasimodo: «di questo suo lavoro il poeta parlava spesso a noi, allievi affascinati del suo corso di letteratura al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano». Nasce così “Saffosonie” il nuovo disco di Anna Jencek,
«Bisogna ringraziare Saffo: l'invito di Bollani in quella puntata del 5 aprile 2021 del bel programma televisivo di Stefano Bollani, "Via dei Matti n. 0", mi ha spinta a completare quel lavoro appena accennato e a restituire nuovo canto a quei versi d’amore.
D'altronde non sono affatto estranea all'ispirazione di musicare poeti (Goethe, Marc De Pasquali, Cesare Pavese, Shakespeare, Neruda, Arturo Schwarz) formata dall'esperienza entusiasmante, negli anni giovanili della bohème, del comporre canzoni per e con Herbert Pagani, con cui ho condiviso la magia di quel tempo». Anna Jencek
Traduzione: Salvatore Quasimodo Musica: Anna Jencek, Flavio Minardo Orchestrazione: Dario Toffolon Canto: Anna Jencek Voci Recitanti: Matteo Chiarelli, Anna JencekSolisti: Jacopo Dentice (cornamusa) - Flavio Minardo (chitarra e sitar) - Simone Rossetti Bazzaro (viola)
Anna Jencek, artista poliedrica, svolge intensa attività nei settori della musica, del teatro, della danza. Ha studiato pianoforte e canto, nonché chitarra classica al conservatorio G. Verdi di Milano, sotto la guida del M° Ruggero Chiesa, negli anni in cui Salvatore Quasimodo era docente di letteratura italiana. Ha scritto musica per Herbert Pagani, con cui ha condiviso anni di lavoro e di vita, e altri artisti; per spettacoli teatrali e di danza, spot radiofonici e televisivi, ottenendo vari premi e un disco d'oro. Cantautrice, attrice, tiene recitals nei principali teatri milanesi, in Italia e all'estero. Ha diretto stage professionali di canto in cui era docente di interpretazione, tecniche vocali e presenza scenica. È stata vocal coach in talent televisivi. Ha inciso numerosi dischi con sue composizioni. È citata nel dizionario delle compositrici lombarde. Voce di Radio Montecarlo e altre, affronta le prime esperienze di palcoscenico sotto la guida registica del M° Alessandro Brissoni. Ha collaborato con la scuola del Piccolo Teatro. È stata docente di recitazione, commediografa e regista in compagnie filodrammatiche. Ha partecipato come compositrice cantante e attrice nella "Compagnia del lago", diretta da Luigi Chiarelli. Allieva di Ada Franellich nel percorso decennale di "Ginnastica, Ritmica, Danza secondo il metodo Hellerau - Laxenburg", ha studiato all'Istituto Yoga di Carlo Patrian. Danzatrice e coreografa, ha insegnato danza creativa, nei corsi del Comune di Milano e presso la scuola di danza Mara Terzi. È insegnante di yoga. Dal padre, mecenate di artisti, ha appreso il gusto della pittura. La scrittrice Lalla Romano, amica di famiglia, ha guidato i suoi primi passi nella conoscenza di poesia e letteratura, per cui fin da bambina ha ottenuto premi e borse di studio. È stata redattrice editoriale. Ha insegnato attività creative presso le scuole medie statali durante il primo settennato di sperimentazione didattica, avendo ottenuto abilitazione ministeriale. Ha tenuto laboratori di scrittura della memoria e di lingue. Consulente di Assessorati alla Cultura, aveva fondato e diretto l'associazione di servizi culturali "L'albero dell'Arte", per l'ideazione e organizzazione di eventi nei campi dell'arte, dello spettacolo, della cultura, dell'educazione, con all'attivo centinaia di progetti realizzati per enti privati e, soprattutto, pubblici (Vacanze a Milano, Milano d'estate, Carnevale ambrosiano, Folk festival, Cinema nel parco, Celebrazioni mozartiane, Celebrazioni per la Certosa di Pavia, Il giardino dell'Arte: teatro musicale per bambini e ragazze, Centri socio ricreativi, Università della terza età ecc.). La sua discografia ha sempre cercato il connubio tra musica, letteratura e poesia. La sua ultima pubblicazione è “Saffosonie - Cantando liriche di Saffo” per Moletto Edizioni Musicali.
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lartedellascolto · 7 months
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Transcreando Shakespeare mette in scena il corpo, la voce e le parole di otto poeti che hanno tradotto i Sonetti come solo i poeti possono fare, immergendolo nel tappeto sonoro, nella ragnatela musicale tessuta da Roberto Paci Dalò. Esso è, insieme, la voce dei poeti-traduttori, le loro parole che ricreano Shakespeare, e un lavoro di composizione musicale originale sull’immaginario barocco, a partire dal suono del flauto dolce contralto (dal vivo) e da campionamenti di voci cantanti, contrabbasso, clavicembalo, viola da gamba. Un barocco espanso e filtrato da un approccio al suono debitore della scena elettronica di oggi. Come avrebbe detto Haroldo de Campos, per l’appunto, una transcreazione. Transcreando Shakespeare da un’idea di Lello Voce musica e drammaturgia acustica Roberto Paci Dalò Roberto Paci Dalò: flauto dolce e live electronics con Elisa Biagini Franco Buffoni Pierluigi Cappello (traduzione in friulano) Gabriele Frasca Riccardo Held Isabella Panfido (traduzione in veneziano) Massimo Rizzante Sara Ventroni Registrazione dal vivo Udinetraduce Teatro Palamostre, 6 ottobre 2009 Released: 9 January 20213 © 2009 Roberto Paci Dalò e i poeti / traduttori (p) 2021 L'Arte dell'Ascolto L'Arte dell'Ascolto LADA003
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letteratitudine · 8 months
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Piccola Accademia di Poesia - da una visione di Elena Mearini
MILANO - PAP - Piccola Accademia di Poesia
22 SETTEMBRE - APERTURA NUOVO ANNO ACCADEMICO con nuovi corsi e tanti ospiti tra cui LELLO VOCE e FRANCESCO ROAT.
A settembre riprendono i corsi della Piccola Accademia di Poesia di Milano, la scuola di scrittura dedicata esclusivamente al componimento in versi, un’esperienza unica in Italia.
Piccola Accademia di Poesia è una visione nata dalla fantasia di Elena Mearini, poetessa, scrittrice e imprenditrice dove "PAP" è l'acronimo usato per indicare questo luogo di incontro, confronto, dialogo e ascolto della Poesia. 
Una “Piccola Accademia” in cui, attraverso un metodo didattico innovativo e interdisciplinare, si può scoprire e mettere a punto una cifra poetica personale. Un luogo unico in cui lasciarsi invadere dalle voci dei più grandi poeti di ieri e di oggi e mettere alla prova la propria.
Vorrei che l’Accademia diventasse sempre di più un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano frequentare e praticare la poesia ma non solo. Un luogo di confronto e scambio tra amanti della parola in ogni sua forma ed espressione, uno spazio capace di accogliere e sostenere progetti creativi che pongono al centro lo sguardo poetico sulle cose.
Elena Mearini
Si riparte il 22 settembre con i PAP, i moduli di formazione crescente sviluppata in DUE ANNI, suddivisa in quattro quadrimestri: PAP0, PAP1, PAP2 e PAP3. 
La frequentazione di ogni PAP dà accesso di diritto al quadrimestre successivo. 
I quadrimestri sono strutturati con 8 lezioni ciascuno di una durata di 3h circa per 2 incontri al mese, a scelta tra la classe del venerdì sera dalle 19 alle 22 e quella del sabato pomeriggio dalle 14.30 alle 17.30. 
Oltre alla parte didattica si prevedono esercitazioni propedeutiche alla scrittura in classe insieme ai docenti e condivisione collettiva. Talvolta ci saranno “compiti” da svolgere a casa. 
La frequentazione potrà avvenire in presenza in sede oppure online (via Zoom). 
Le sessioni saranno due all'anno: da fine settembre a inizio febbraio e da inizio marzo a fine giugno.
Si aggiungeranno frequenti occasioni di incontro con poeti contemporanei e personalità artistiche. Tra i nuovi ospiti, LELLO VOCE, scrittore e performer, tra i fondatori del Gruppo 63 e ideatore del primo Poetry Slam italiano.
Oltre a Lello Voce è prevista la presenza anche di FRANCESCO ROAT, saggista e critico letterario e GIOVANNI BLOCK compositore e cantautore (Targa Tenco come migliore autore emergente)
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La Piccola Accademia di Poesia nasce nel 2019, a oggi conta oltre 44 iscritti al primo anno (nell’anno accademico 2021/2022 erano 13), prevalenza donne (65%) con un’età che va dai 24 a 71 anni, provenienti da Milano, Lombardia e fuori regione grazie alla modalità mista di fruizione (online e in presenza).
Tra i docenti, oltre alla direttrice Elena Mearini, l'editore Marco Saya e il filosofo Angelo De Stefano.
In aggiunta ai corsi, tanti gli appuntamenti riservati agli allievi: un fitto calendario di incontri con personalità artistiche e culturali provenienti dagli ambiti più diversi, in un’ottica di contaminazione e trasversalità che è alla base del programma formativo dell’Accademia. Sandro Bonvissuto, Ivan Tresoldi, e nel 2023, Fabio Pusterla, Vivian Lamarque, Vincenzo Mascolo, Maurizio Cucchi e LELLO VOCE.
L’Accademia è un vero e proprio hub della poesia in cui poeti e insegnanti porteranno gli studenti a scoprire la consapevolezza del verso attraverso una “didattica dell’ascolto”.
Il metodo di divulgazione e insegnamento della poesia all’interno della Piccola Accademia si sviluppa seguendo tre direzioni: 
la lettura e l’analisi delle grandi voci poetiche che hanno lasciato tracce sostanziali durante il Novecento e lo studio delle più significative voci emerse nel nuovo millennio. 
Lo studio della metrica e della neometrica per l’acquisizione degli strumenti necessari a creare e governare il ritmo e le sue variazioni. 
La conoscenza del pensiero dei maggiori filosofi del secolo scorso, del loro sguardo sul linguaggio e sulla funzione della poesia.
Queste tre direzioni s’intrecciano costantemente durante le lezioni, permettendo agli allievi di approcciare contemporaneamente stile, suono e contenuto di una poesia.
Inoltre, l’ampio spazio dedicato alle esercitazioni pratiche durante le lezioni, consente un confronto immediato con il docente accelerando il processo di apprendimento e verifica delle nozioni impartite.
Altra caratteristica della Piccola Accademia è l’idea del “fare concreto insieme”, ovvero creare diverse occasioni di scambio tra gli allievi, proporre esercizi di gruppo sulla parola poetica e occasioni di reading pubblici per allenare gli allievi a confrontarsi con lo sguardo dell’altro e permettere alle loro parole di stare con e tra la gente. https://www.piccolaaccademiadipoesia.com/
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umbriajournal · 8 months
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“Città di Poeti – Esplorazione itinerante dell’universo lirico di Assisi”, un evento teatrale unico nel suo genere from Umbria Journal TV on Vimeo.
Nel suggestivo scenario di Assisi, il Piccolo Teatro degli Instabili presenta “Città di Poeti – Esplorazione itinerante dell’universo lirico di Assisi”, un evento teatrale unico nel suo genere che invita il pubblico a scoprire la città attraverso una prospettiva inedita, ispirata e coinvolgente. Organizzato in collaborazione con il Comune di Assisi e parte del programma “Le Pietre parlano – Speaking stones”, questa performance promette di raccontare la storia di Assisi attraverso la lirica poetica dei suoi autori maggiori e minori. In questa performance straordinaria DI Ogni angolo ogni pietra,, le liriche degli autori assisani saranno intrecciate in un unico e imponente flusso, portando il pubblico in un viaggio emozionale attraverso il suono, la parola e il movimento. Attori, danzatori e dispositivi elettronici creeranno un dialogo continuo, coinvolgendo gli spettatori in un’esperienza multisensoriale unica. Il progetto “Città di Poeti” abbraccia la storia della lirica poetica di Assisi, includendo autori come Properzio, Giovanni Bini Cima, Metastasio, Maria Luisa Fiumi, Piero Mirti, Giuseppe Leonelli, George Herbert e Louis Le Cardonnel. Questi poeti saranno riportati in vita dai talentuosi attori del Piccolo Teatro degli Instabili, con la partecipazione straordinaria delle voci di Fabrizio Gifuni e Maria Paiato. Per partecipare all’evento, il pubblico è invitato a raggiungere l’Oasi Sacro Cuore in Viale Vittorio Emanuele II ad Assisi. La performance itinerante prevede un percorso di circa 1,5 km in discesa, per un massimo di 50 spettatori a serata al Santuario di San Damiano. È consigliato indossare abbigliamento comodo e scarpe adatte. Inoltre, sarà disponibile un servizio navetta gratuito per il ritorno al parcheggio.
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lamilanomagazine · 9 months
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Trieste: Barbarossa e Massini, Ray Gelato, 40 Fingers, Gala del Musical per il centenario Disney e Carmina Burana
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Trieste: Barbarossa e Massini, Ray Gelato, 40 Fingers, Gala del Musical per il centenario Disney e Carmina Burana. Luca Barbarossa e Stefano Massini in un travolgente mix di musica e teatro, la band triestina campione di cover nel mondo 40 Fingers, i Carmina Burana di Carl Orff e il Gala del musical per il centenario Disney. Sono solo alcuni dei grandi eventi proposti da Trieste Estate nella settimana dal 24 al 30 luglio. La rassegna estiva da oltre 200 spettacoli organizzata dal Comune di Trieste propone anche teatro, concerti jazz e fusion di qualità, teatro e una sfida tra poeti, nelle prestigiose cornici del castello di San Giusto, piazza Verdi e Museo Sartorio. Nei rioni cittadini, la rassegna Trieste Estate Fuoricentro proporrà eventi per tutti i gusti valorizzando le aree più lontane dal centro cittadino. Al castello di San Giusto è prevista l’esibizione di Luca Barbarossa e Stefano Massini con “La verità vi prego sull’amore”, preceduta dagli attesissimi Carmina Burana e dal Gala del Musical per il centenario Disney. Il castello offre inoltre altri nomi di richiamo, come il quartetto triestino 40 Fingers, band - fenomeno da milioni di visualizzazioni e il padrino dello swing Ray Gelato & The Giants. Continuano il grande jazz e la musica fusion in piazza Verdi e nel giardino del museo Sartorio una varietà di spettacoli tra teatro, poetry slam e il concerto dei Flores del Sur, gruppo del giovane chitarrista triestino Gabriele Grieco. Di seguito il programma nel dettaglio, consultabile anche sul sito ufficiale www.triestestate.it. Lunedì 24 luglio: La settimana inizia con l’intrigante mix di culture degli Etno Histeria World Orchestra 2023, lunedì 24 luglio alle 21 in Piazza Verdi. Un progetto che riunisce cento artisti da tutto il mondo e che, dopo un’intensa settimana di prove tra i vigneti dell’Istria propone brani musicali multietnici con sonorità tipiche locali di ogni musicista. Un evento a cura di Zveza slovenskih kulturnih društev ETS. Mercoledì 26 luglio: Sognanti atmosfere disneyane al castello martedì 25 luglio alle 21.00: il festival dell’operetta porta a San Giusto il Gala del musical per il centenario Disney. Dopo l’evento della settimana scorsa in piazza Verdi dedicato alla ricorrenza, saranno qui proposte le arie dei più bei musical Disney. Con le voci di Stefania Seculin, Gianluca Sticotti, Elisa Colummi, Francesca Marsi e Luca Brotto. Un evento a cura dell’Associazione Internazionale dell'Operetta FVG. Giovedì 27 luglio: Va in scena giovedì 27 luglio uno dei momenti più attesi della rassegna estiva con le potenti e popolarissime note dei Carmina Burana di Carl Orff. L’appuntamento è al Castello di San Giusto alle ore 21.00. Un evento organizzato dal teatro Verdi con l’orchestra diretta da Giulio Prandi, con il soprano Eleonora Bellocci, il controtenore Filippo Mineccia, il baritono Vincenzo Nizzardo e Paolo Longo come direttore del coro. Alla stessa ora al museo Sartorio le melodie greche dei Tsikàrim, legati alla tradizione rebetika e delle taverne greche con influenze dalla musica araba, turca e bizantina. Venerdì 28 luglio: Un altro grande nome del cantautorato italiano approda al castello di San Giusto venerdì 28 luglio: Luca Barbarossa si esibirà nello spettacolo “La verità vi prego sull’amore” insieme a Stefano Massini, unico autore italiano nella storia ad aver ricevuto un Tony Award. Parole e musica di due grandi autori per svelare l’alchimia dell’amore in un evento organizzato da Vigna pr e Good Vibrations Entertainmenti. In piazza Verdi, invece, il grande jazz della Big Band Theory, ampia formazione di sassofoni, trombe, tromboni, piano, tastiera, chitarra, basso, batteria e voce, che propone brani famosi di impronta pop, funk e rock, arrangiati e diretti da Renato Rinaldi. A cura dell’associazione Long Playing. Torna il teatro infine al Museo Sartorio con “Ma chi xe che copa chi?”, commedia in dialetto triestino da “La stupidità dell’uomo comune” di Corrado Vallerotti. Due coppie, una casa isolata, una cena per commettere un delitto (o almeno così sembra). Uno spettacolo de L’Armonia e della Compagnia Quei de Scala Santa. Tutti e tre gli spettacoli vanno in scena alle ore 21.00. Sabato 29 luglio: Le loro cover, con irresistibili virtuosismi di chitarra acustica, sono diventate virali in tutto il mondo e la loro versione di Bohemian Rhapsody è stata postata sul sito ufficiale dei Queen: parliamo dei 40 Fingers, noto quartetto di chitarristi triestini che si esibirà al Castello di San Giusto sabato 29 luglio alle 21.00. I loro riarrangiamenti di celebri brani rock, pop, colonne sonore di cinema e serie tv hanno ottenuto milioni di visualizzazioni sul web. Contemporaneamente, piazza Verdi sarà animata dal Quartetto di Sassofoni Accademia che, alla soglia dei 40 anni di attività, presenta a Trieste un programma di confine tra il jazz, la musica da film italiana, e la tradizione sudamericana. Al Sartorio, invece, una sfida a colpi di poesia con il Poetry Slam, dove i poeti portano componimenti di proprio pugno con durata massima di 3 minuti. Presenta Andrea Mitri. Domenica 30 luglio: Ray Gelato & The Giants vanno in scena al castello di San Giusto domenica 30 luglio alle 21.00. Ray Gelato, considerato il padrino dello Swing, è stato paragonato a Cab Calloway e Louis Prima ed è ormai definito “uno degli ultimi grandi intrattenitori jazz”. Evento a cura di Bonawentura/Teatro Miela. Alla stessa ora, nel giardino del Museo Sartorio, arrivano i Flores del Sur, gruppo del giovane chitarrista triestino Gabriele Grieco, già noto per la sua vittoria alla Corrida. L’ensemble proporrà stili musicali sudamericani, ispirati dalla música criolla del Venezuela e del Perú, con influenze africane spaziando dal popolare, al jazz e alla classica. Trieste Estate è organizzato dal Comune di Trieste - Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo, con la collaborazione dell’Assessorato alle Politiche dell’Educazione e della Famiglia e dell’Assessorato alle Politiche del Territorio, con il sostegno di PromoTurismoFVG e la collaborazione del Trieste Convention & Visitors Bureau, con la direzione artistica di Gabriele Centis per la parte musicale e Lino Marrazzo per il teatro di prosa. Programma completo su: www.triestestate.it.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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invisible-show · 7 months
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Invisible°Show presenta Radio Hito
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Canti per lingue sconfinate
- Signore, deve tornare a valle. Lei cerca davanti a sé  ciò che ha lasciato alle spalle.
(Giorgio Caproni, Conclusione quasi al limite della salita)
domenica 8 ottobre 2023
ore 17:30
Invisible°Show presenta:
Radio Hito (Bruxelles)
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Antonella Bukovaz (Topolò)
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Posti limitati: per sapere il luogo esatto e prenotarsi scrivi a [email protected]
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RADIO HITO
Radio Hito è la voce musicale dell'artista e scrittrice Y-My Zen Nguyen, nata nel 1985 a Les Ulis, in Francia, da famiglia italo-vietnamita. È docente di educazione artistica alla Haute école des Arts du Rhin di Strasburgo e co-curatrice della rivista di poesia La tête et les cornes insieme a Benoît Berthelier, Maël Guesdon e Marie de Quatrebarbes. Ha studiato incisione, tipografia e pianoforte classico in Francia, Svizzera, Inghilterra e Paesi Bassi. La sua musica, nata “dall'intuizione e dalla necessità di fare di tutto un ritornello”, coglie testi e ispirazioni da versi di poeti nelle loro traduzioni italiane – in particolare, del messicano Octavio Paz e dell'argentina Alejandra Pizarnik. Ha inciso le sue canzoni perlopiù su audiocassetta, in tiratura limitata: Ascoltami (2019), Non Solo Sole (Midi Fish, 2020) e Voce Lillà (Kraak, 2021). Vive e canta tra Bruxelles, Parigi e Strasburgo.
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ANTONELLA BUKOVAZ
Originaria di Topolò-Topolove, borgo sul confine italo- sloveno, Antonella Bukovaz è poetessa, autrice teatrale e performer. Dal 1995 ha partecipato a diverse rassegne di arte contemporanea in Italia e in Slovenia, e dal 2005 si dedica alle interazioni tra parola, suono e immagine. Presente nell'antologia Einaudi Nuovi poeti italiani, 6 (con Storia di una donna che guarda al dissolversi di un paesaggio, premio Antonio Delfini 2009), le sue poesie – apparse su riviste web e cartacee (il Verri, Alfabeta, In pensiero…) - sono state tradotte in sloveno, tedesco, inglese, francese e arabo. Ha pubblicato Tatuaggi (Lietocolle, 2006); al Limite (Le Lettere, 2011; con dvd), in collaborazione con il video maker Paolo Comuzzi e con il musicista Antonio Della Marina; i librini koordinate (pulcinoelefante, 2015) e Guarda (pulcinoelefante, 2015);  3X3 parole per il teatro_3X3 besede za teater (ZTT-EST, 2016), raccolta dei testi scritti per il teatro sonoro di Hanna Preuss (per la quale è stata autrice e attrice nelle opere S.E.N.C.E, Sonokalipsa e Pavana za Antigono, con rappresentazioni a Lubiana, Trieste, Kyoto e Cagliari); casadolcecasa_domljubidom (Miraggi, 2021; menzione speciale al premio Rilke), e Compagnevole animale (B#S edizioni, 2022). È inoltre autrice di Tra_in between_Mèd, premio Kristal 2017 al Festival di Letteratura di Vilenica. Collabora con l'elettrorumorista Eva Sassi Croce, con cui ha realizzato le performance casadolcecasa, Lessico elettronico,Utopia del rumore (tributo all'Arte dei rumori di Luigi Russolo),e Femminilizzazione del mondo. Sempre con E.S.Croce ha realizzato una video-lettura da Osip Mandel'stam (Viaggio in Armenia) e con il musicista e artista sonoro Claudio P. Parrino un'audio installazione da un poema di Evgenij A. Evtušenko (La stazione di Zima). Tra i molti altri musicisti e artisti del suonocon cui ha lavorato – tra i quali Marco Mossutto, Teho Teardo, Antonella Macchion - collabora stabilmente con il trombettista Sandro Carta, insieme a cui trova continue dimensioni sonore a testi propri e di altri autori. Ha contribuito alla realizzazione di Stazione di Topolò-Postaja Topolove, per la quale ha curato soprattutto la sezione letteraria Voci dalla sala d’aspetto, ed è stata presidente dell’associazione che ha organizzato tutte le 29 edizioni del festival.  Da sempre, insegna in lingua slovena nella scuola bilingue di San Pietro al Natisone-Špeter.
youtube
http://www.ozkyesound.altervista.org/UTOPIADELRUMORECDR.html
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