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#memoria collettiva
klimt7 · 2 months
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gregor-samsung · 2 years
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“ Il 9 ottobre 1963, circa 300 milioni di metri cubi di roccia precipitarono nella riserva d’acqua della Valle del Vajont, provocando un’onda gigantesca che superò gli argini della diga e distrusse la cittadina di Longarone, uccidendo circa 2000 persone. Il disastro del Vajont è tra gli eventi piú tragici della storia del secondo dopoguerra in Italia; ciò nonostante, fu rimosso dalla memoria collettiva nazionale. A parte i lavori di pochi storici (Reberschak e Mattozzi 2009; Reberschak 2013), non ve ne sono tracce nella narrazione ufficiale del cosiddetto miracolo economico degli anni Sessanta. È stato grazie al lavoro di Marco Paolini, attore e autore di teatro, che alla fine degli anni Novanta la vicenda del Vajont è entrata a far parte della memoria collettiva del Paese, grazie a un monologo di due ore trasmesso dalla televisione pubblica. Evidentemente, la storia del modo in cui la modernità e la crescita economica si erano materializzate in una valle remota del Nord Italia grazie all’arroganza di una potente azienda idroelettrica e alla complicità dello Stato non erano adatte alla narrazione generale di un’Italia che finalmente diventava una società ricca e moderna. La storia del disastro del Vajont è un esempio da manuale della logica del Wasteocene. Nel nome del progresso e di un superiore «bene comune» (Roy 1999), alcuni luoghi ed esistenze vengono sacrificati, letteralmente messi al lavoro per il benessere di altri. Le wasting relationships che trasformarono una valle remota in una macchina idroelettrica non soltanto produssero vite di scarto – l’immenso cimitero di Longarone –, ma scartarono anche saperi e memorie. Saperi, sí, perché gli abitanti del posto tentarono piú volte di allertare le autorità riguardo ai prevedibili rischi che sarebbero derivati dalla diga, ma vennero ignorati o ridicolizzati. Fu una battaglia tra competenza scientifica ed esperti professionisti da una parte e la gente comune di una valle alpina dall’altra. La partita era persa fin dall’inizio.
Rifiutare la memoria del Vajont significò cancellare quella tragedia dalla narrazione storica dominante, ma anche addomesticarla. Mentre l’invisibilizzazione cancella ogni traccia di che cosa / chi è stato scartato, l’addomesticamento della memoria è forse una strategia piú sofisticata per continuare a riprodurre wasting relationships. Nei casi come quello del Vajont, addomesticare la memoria significa organizzare una certa versione della storia che non rivela le ingiustizie né lascia spazio alla rabbia sociale: piangere la perdita di vite umane può essere accettabile, ma lo si deve fare senza alcuna implicazione politica. Perciò il disastro del Vajont fu rappresentato semplicemente come uno sfortunato incidente, e il suo ricordo avrebbe dovuto portare pace e coesione, non rabbia e conflitto. Ricordando la propria esperienza, Carolina, sopravvissuta alla tragedia, ha spiegato questo processo di addomesticamento della memoria: Le istituzioni hanno fatto e fanno di tutto per dividere i buoni dai cattivi superstiti. I buoni sono quelli che raccontano del dolore, quelli che commuovono chi li ascolta, ma poi sanno fermarsi lí, sanno stare zitti e lasciare alle istituzioni il compito di raccontare i fatti e rendere cosí la memoria innocua in modo che non disturbi i poteri economici che ancora mettono al primo posto il profitto rispetto alla vita umana. I cattivi sono quelli che cercano giustizia e che lottano affinché i loro morti siano un monito ai vivi per non dimenticare mai di cosa sia capace l’uomo in difesa del profitto. I cattivi sono quelli che puntano il dito contro il sistema che privilegia i soldi alla vita umana (Vastano 2017). La giornalista Lucia Vastano (2008) ha raccontato la storia del cimitero delle vittime del Vajont in un modo che mi pare confermi meravigliosamente la mia idea dell’addomesticamento della memoria quale wasting relation istituita con mezzi diversi. Nel 2003, l’amministrazione comunale di Longarone decise di trasformare il vecchio cimitero di Fortogna, dove erano sepolte le vittime, in un monumento ufficiale alla memoria. Il vecchio cimitero venne raso al suolo, cancellando ancora una volta i ricordi e i simboli riuniti lí dai sopravvissuti, compresa la lapide della famiglia Paiola (sette morti, di cui tre bambini) sulla quale era inciso: Barbaramente e vilmente trucidati per leggerezza e cupidigia umana attendono invano giustizia per l’infame colpa. Eccidio premeditato (Vastano 2008, p. 157). Nel nuovo cimitero, il ricordo delle vittime fu organizzato in geometrici blocchi di marmo con la sola incisione dei nomi dei defunti: il lutto deve essere addomesticato, la logica del Wasteocene non può essere messa in questione. Se un episodio tragico rende lo scarto di vite umane troppo evidente per poter essere nascosto, va visto come un incidente e non come l’epifania del Wasteocene, la prova del fatto che il sistema si fonda sullo scarto di umani e non-umani, delle loro vite, del loro sapere e anche delle loro storie. “
Marco Armiero, L’era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale, traduzione di Maria Lorenza Chiesara, Einaudi (collana Passaggi), 2021. [Libro elettronico] [Edizione originale: Wasteocene. Stories from the global dump, Cambridge University Press, 2021]
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divulgatoriseriali · 6 months
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Olocausto Brasiliano: il dramma dei pazienti dell'Ospedale Psichiatrico di Colônia a Barbacena
Con Olocausto Brasiliano, o meglio “Holocausto Brasileiro“, ci si riferisce al genocidio commesso contro i pazienti psichiatrici dell’ospedale di Barbacena, in Minas Gerais, in Brasile. Per anni, i pazienti sono stati tenuti in condizioni disumane, e si stima che sessantamila persone siano morte. Solo pochi sono riusciti a sopravvivere. Continue reading Untitled
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deathshallbenomore · 6 months
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possiamo desumere che il film di ficarra e picone includerà il tema dell’omosessualità poiché invece che avere lo stesso colore di capelli come sempre, a questo giro sono uno biondo e l’altro moro, proprio come nelle più notorie ship che la memoria collettiva tramanda sin da quando ci si riuniva intorno al focolare a sentire le storie del bardo efp. scacco matto avv. pillon
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canesenzafissadimora · 2 months
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La memoria è anche una forma di resistenza civile ... il potere costituito deve avere paura della memoria collettiva.
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mezzopieno-news · 1 month
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UN’ORCHESTRA DI DONNE STA RIBALTANDO GLI STEREOTIPI
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Se non ci viene in mente il nome di una direttrice d’orchestra o di una compositrice, è perché fino a pochi decenni fa, per fattori principalmente culturali, le donne sono state quasi escluse dallo studio e dai mestieri della musica. L’Orchestra Olimpia, collettivo di musiciste nato nel 2018 da un’idea di Roberta Pandolfi e Francesca Perrotta ribalta questo paradigma promuovendo il ruolo femminile nella musica. L’orchestra, costituita interamente da donne, in diverse parti del mondo porta avanti progetti a tutela della parità di genere. Tra questi, il sostegno agli studi e alla professione delle musiciste afghane di Ensemble Zohra, unica orchestra femminile del mondo islamico, e l’organizzazione del Musicfor Freedom con il primo concerto italiano dell’orchestra giovanile dell’Afghanistan, ora esiliata in Portogallo, poiché con il ritorno dei talebani a Kabul fare musica è diventato un crimine perseguibile con la galera e la morte.
L’ultimo progetto è il podcast DiClassica, un racconto in 8 puntate della vita e dell’opera di musiciste che, scardinando le convenzioni sociali e culturali, hanno dato un contributo importante all’evoluzione del pensiero musicale, senza trovare il giusto spazio nella memoria collettiva, come Sofja Gubaidulina, compositrice russa durante il periodo stalinista, o Chen Yi che ha vissuto l’era della Rivoluzione culturale di Mao, Julia Wolf che ha influenzato il post-minimalismo newyorkese, il prodigio americano Amy Beach, o Sylvia Caduff, pioniera come direttrice – non direttore – d’orchestra. Con la voce di Valentina Lo Surdo, è stato lanciato l’8 marzo per Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura.
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Fonte: Orchestra Olimpia; foto di Francesco Ammendola
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romadjpianobar · 1 year
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Musica Matrimonio da favola L'arte di intrattenere con le giuste atmosfere i  momenti di incontro e relax dei vostri ospiti e del divertimento nel ballo tutta la notte, è una questione di dettagli che vive nell'esperienza e di attimi. Non si raggiunge con una playlist uguale per tutte le occasioni. E' un lavoro artistico che necessita della giusta sensibilità e  cultura musicale per rendere la vostra festa di matrimonio un evento che resterà nella memoria collettiva di tutti i presenti. Anche il crescendo della serata, l'arte di far urlare e cantare i ritornelli delle canzoni al cambio di mixaggio, è una caratteristica legata all'esperienza. Potrete indicarmi i vostri gusti musicali ed io su queste ed altre caratteristiche creerò come un sarto, la vostra serata. Indicatemi la vostra data, la location, il numero approssimativo di ospiti, sarò felice di aiutarvi ad organizzare un fantastico wedding party. La vostra serata. [email protected] +393283334184 https://romadjpianobar.com https://weddingdj.it The art of entertaining with the right atmosphere the moments of meeting and relaxation of your guests and the fun in the dance all night, is a matter of details that lives in the experience and moments. You do not reach it with an equal playlist for all occasions. It’s an artistic work that needs the right sensitivity and musical culture to make your wedding party an event that will be remembered in the collective memory of everyone present. The growing  of the evening, the art of making the chorus of the songs scream and sing at the change of mixing, is also a characteristic linked to the experience. You can tell me your musical tastes and I will create your evening as a tailor. Tell me your date, location, approximate number of guests, I will be happy to help you organize a fantastic wedding party. This is your night. #weddingdj #weddingdjitaly #bestweddingdj #weddingdjtuscany #wedding #weddingitaly #weddingvideo #weddingmusic #djforwedding #djservice #weddingdjrome #musicwedding #saxdj #weddingmusic #musicwedding #weddingitaly #weddingrome #weddinginitaly #weddingumbria #weddingsorrento #weddingnaples #WeddingDjGianpieroFatica #DjGianpieroFatica #djmobile #djservice #weddingaperitiv #70s #80s #80smusic #disco #funky #classicrock #ballades #irish #latinmusic #housemusic #edm #edmmusic #edmmix #feste40anni #feste50anni #feste60anni #festeprivate #festeprivateroma #privateparty #weddingceremony #weddingceremonymusic #djmatrimonio #djpermatrimonio #musicamatrimonio #djbodas #casamento #oldschool #Weddingdj #weddingdjrome #weddingdjitaly #weddingitalystyle #Weddingceremony #weddingreception #weddingparty #weddingitaly #weddingmusic #musicwedding #weddingdjs #weddingdjservice #weddinginrome #weddinginsorrento #weddingintuscany #djservice #Djmobile #70s #80s #90s #80smusic #disco #housemusic #latinmusic #jazzmusic #jazzdance #Djsax #djoldschool #djmobile #dj #djservice #djsong #djselection #djweddingstyle #djwedding #weddingdjflorence #romadjpianobar #djset #djoldschool #radiocontactitaly #funkydiscoradio #funkyhouse #funkyhousemusic #djentertainment #djvocalist #djpianobar #djanimatrice #djanimazione #bestweddingmusic #tuscanywedding #weddingintuscany #djs #weddinginflorence #luxurywedding #destinationwedding #gettingmarried #tuscanstyle #realwedding #tuscany #marriedintuscany #marriedinitaly #marriedinrome #sax #wedding #matrimonio #saxmatrimonio #weddingsax #luxuryevent #luxury #privateparty #saxo #sassofonista #saxophonist #livesax #vinyl #djviral #djanni70 #djanni80 #djanni90 #musicaanni70 #musicaanni80 #musicaanni90 #anni70 #anni80 #anni90
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUINTO - di Gianpiero Menniti
LO SGUARDO DI POCHI
Osservavo il dipinto di un artista, danese, poco conosciuto.
Ha riacceso una luce, spinto a virare la memoria sugli artisti ignoti.
Rimangono appesi alle pareti di casa sotto gli occhi dell'abitudine.
Per loro, tanti, è mancata la scena della notorietà.
Talvolta, una collettiva.
Con fortuna e amicizia, una personale.
Come risacca sulla riva.
Fa nostalgia.
Ne ho conosciuti molti: uno lo rammento con tenerezza, affetto.
Le sue tele, dai colori brumosi e terragni, sono vuote di figure, talvolta solo accennate per esaltare la desolazione dei luoghi.
Come a lasciarsi accompagnare dalla solitudine, ineluttabile, compresa, rassegnata.
Eppure, ritratta più volte.
Con geometrica precisione prospettica.
Per abbandonarla sulla tela?
No.
Per viverla più intensamente, con il coraggio della dignità.
Stringendosi al destino delle sue opere.
Non volle mai esporre.
Aveva ragione: i sentimenti non sono carne da palcoscenico.
Ripenso a quei quadri, li rivedo nel salotto, in qualche altro angolo della grande casa, nello studiolo.
Guardiani, hanno atteso che si compisse il silenzio delle loro immagini.
- Nils Hans Christiansen (1850 - 1922): "Paesaggio autunnale al tramonto", data incerta, su qualche parete, per occhi di pochi
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veritanascoste · 5 months
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Abbiamo solo prove che tutta la narrativa è falsa e tutto ciò a cui siamo stati indottrinati è un clamoroso depistaggio storico e geografico.. l'unica certezza è che non conosciamo né la nostra storia né tantomeno la geografia plan-et-aria, al punto che noi siamo gli alieni di questa Terra..
Entrambe le guerre mondiali furono combattute per:
1) cancellare la memoria collettiva del Vecchio Mondo.
2) Distruggere fisicamente le testimonianze architettoniche.
Secondo la storia ufficiale, tutto ciò che vedete qui è stato costruito con nient'altro che carri trainati da cavalli e semplici utensili manuali....
La verità, ovviamente, è ben diversa. Questi edifici hanno avuto origine nel Vecchio Mondo ed erano strutture tecnologiche che generavano e sfruttavano l'energia libera.
Solo i costruttori del Vecchio Mondo riuscivano a coniugare bellezza e funzionalità in un modo che ancora oggi ci lascia senza parole.
Solo chi conosce la verità sul passato può comprendere il presente e plasmare il futuro!
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flowerytale · 6 months
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Tanto sappiamo com'è andata. Queste sono le parole cariche di rassegnazione che hanno echeggiato nelle case italiane in questi giorni. Una rabbia e un dolore costante che accettiamo di dover sopportare perché, dopotutto, ormai siamo abituati a quella lista infinita di nomi femminili che aggiorniamo fin troppo spesso. Il tarlo della nostra società sono l'ignoranza e l'omertà; il riconoscere un problema ma continuare a vivere come se nulla fosse finché puntualmente non si ripresenta alla nostra porta, sempre più pericoloso e madido di sangue. E allora ne parleremo per un po', la tossica informazione userà il nome di turno per qualche titolo; poi lentamente svanirà, sbiadendo insieme a tutte le altre nella memoria collettiva… Oh cara Giulia, sei stata vittima di tutto questo, vittima di errori commessi da tutti noi. Abbiamo fallito ancora una volta nell'educare al rispetto, al vero amore, alla risoluzione pacifica dei confitti. Siamo nelle mani di uno stato che oltre a non tutelare le donne le affossa sempre di più. Uno stato che vorrebbe ghettizzare la figura della donna, rinchiudendoci in schemi che erano stati con tante lotte e difficoltà abbattuti. Come possiamo fidarci di politici che tutelano i propri figli in situazioni simili a questa? Che hanno il privilegio maschile ed economico di poter andare avanti, e addirittura di rappresentarci. Non me, MAI. Sono certa Giulia che avevi tanti sogni, sogni di un'anima giovane che si stava affacciando alla vita. Sono anche certa che hai una famiglia che ti ama profondamente e che avrebbe fatto qualunque cosa per difenderti dal tuo mostro. In punta di piedi mi unisco al loro immenso dolore, con questo post probabilmente inutile ma che sentivo necessario.
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klimt7 · 3 months
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PREMESSA :
Chiedo scusa a chi passa a leggere il mio blog, se questa volta vi costringerò a leggere un Post lungo e articolato.
Un post che contiene riflessioni e una lettura su due livelli: la Storia che ci proviene dal passato e la stretta attualità - quella del vile assassinio in un carcere russo di Alexej Navalnj.
Perchè non sempre si può ridurre ogni argomento, ad aforisma, a slogan breve o alle righe di una fulminante citazione.
Talvolta bisogna, invece, usare il cervello, per pensare, fare collegamenti, approfondire i fatti e gli avvenimenti.
Fare cioè quell'operazione che si faceva da piccoli :
UNIRE TUTTI I PUNTINI FINO A SCORGERE IL DISEGNO NASCOSTO .
In questo caso specifico, fino ad intravedere IL SENSO dei comportamenti tenuti da determinati uomini che in tutte le epoche, non si sono fatti intimorire dal POTERE del dittatore di turno.
Quel famoso "UOMO SOLO AL COMANDO" a cui vorrebbe riportarci, quell'analfabeta di diritto costituzionale che risponde al nome di Giorgia Meloni.
Una cenerentola arrogante e burina, che sogna di trasformarsi in una novella Ducetta piena di orgoglio e disprezzo per chi non la pensa come Lei.
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Ecco perchè, oggi, ripensando al sacrificio di Alexej Navalnj, non posso non andare col pensiero a Giacomo Matteotti, al suo ultimo discorso in Parlamento a fine maggio 1924 e al suo assassinio, da parte degli squadristi neri inviati da Mussolini, la bellezza di 100 anni fa, il 10 giugno 1924 !!!!
E l'attenzione va subito alla Storia, una delle materie più utili e preziose in assoluto, alla passione che ho sempre avuto fin dalle elementari per andare a scovare le lezioni che le epoche passate possono offrirci.
Subito il pensiero corre alla simmetria fra le carceri russe di questi ultimi anni e quelle italiane degli Anni Venti del secolo scorso.
Carceri che dal 1925 in poi, cominciarono a riempirsi di Antifascisti: Pietro Nenni, Sandro Pertini, Antonio Gramsci, Altieri Spinelli e tanti, tantissimi altri, che osarono sfidare il potere sempre più autoritario e oppressivo del Governo Fascista appena insediato.
È proprio ciò che l'attuale Governo Meloni, (governo composto da personaggi del tutto inadeguati, incolti ed arroganti), vorrebbe da noi cittadini italiani: che rimuovessimo quei fatti e quegli avvenimenti, dalla nostra memoria collettiva. Come non fossero mai accaduti !
E invece, come non ritornare a quell'atto di rivolta, (rispetto al conformismo imperante di quegli anni), da parte di migliaia di giovani che rifiutavano di allinearsi alle scelte scellerate del Potere Mussoliniano?
Giovani antifascisti che iniziarono a pensare al bene collettivo del proprio paese, in modo differente e a intravedere come Benito e i suoi gerarchi, stessero progressivamente cancellando ogni tipo di diritto individuale.
E pur venendo incarcerati, ebbero il coraggio di riaffermare una scelta chiara e precisa:
Io no. Io non ci sto. Io non sono d'accordo. Io lotto per cambiare le cose, per cambiare i rapporti sociali e per conquistare il diritto alla libera espressione delle opinioni. Per la democrazia, e l'uguaglianza dei diritti delle persone.
PERCHÈ SOGNO UN ALTRO TIPO DI PAESE E DI SOCIETÀ, PIÙ APERTA E MODERNA !!!
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Sono davvero tanti gli uomini coraggiosi dal comportamento esemplare dal cui esempio possiamo prendere forza e ispirazione.
Viviamo tempi bui e difficili, ma ognuno di noi, può superare il proprio disorientamento ritrovando una luce, un senso e una direzione studiando le biografie e le vite concrete di questi intrepidi protagonisti che la Storia ci offre.
Anche per noi oggi ha senso quel bivio e quella scelta: chi vogliamo essere, per cosa vogliamo lottare, per quale tipo di società siamo pronti a combattere, e quali diritti vogliamo difendere.
Perchè ognuno di noi sia una scintilla per far tornare la luce della Ragione e dell'Umanità.
Per impedire che nel buio medievale a cui ci vogliono riportare, le persone non si sentano smarrite o confuse e nemmeno impotenti o passive.
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Contro ogni tipo di sopraffazione da parte del Potere presente o futuro e a difesa d'ogni essere umano che aspira ad un futuro di diritti e di libertà.
Il ricordo grato e commosso per un grande combattente che si è speso fino all'ultimo istante della propria vita, per dare un futuro di libertà ai cittadini russi del futuro:
Aleksej Anatolevic Navalnyj
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( Il tentativo in corso di )
Analfabetizzazione
CLAUDIO LOLLI dall'Album
"DISOCCUPATE LE STRADE DAI SOGNI"
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gregor-samsung · 5 months
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“ La Guerra fredda aveva un senso. Fu una guerra ideologica in cui il vincitore, verosimilmente, avrebbe imposto al nemico sconfitto, per usare parole ormai screditate dal troppo uso, la propria filosofia e i propri valori. Può sembrare retorico, ma vi era in quello scontro fra giganti una certa nobiltà. Due grandi idee – la dittatura del proletariato e il capitalismo democratico – offrivano al mondo due strade diverse verso un futuro migliore. Le due diverse prospettive hanno creato speranze, attese, impegno e sacrifici che non sarebbe giusto ignorare. Oggi ogni traccia di nobiltà è scomparsa. Il comunismo è fallito e, come accade sempre in queste circostanze, la memoria collettiva ricorda soltanto le sue pagine peggiori: i massacri della fase rivoluzionaria, la fame ucraina, la persecuzione del clero, le purghe, i gulag, il lavoro coatto, i popoli trasferiti con la forza da una regione all’altra. La democrazia capitalista non è in migliori condizioni. Il trasferimento del potere economico dai produttori di beni ai produttori di denaro ha enormemente allargato il divario fra gli immensamente ricchi e i drammaticamente poveri. Il denaro governa le campagne elettorali. Le grandi piaghe della prima metà del Novecento – nazionalismo, militarismo, razzismo – si sono nuovamente aperte. Il linguaggio della competizione politica è diventato becero e volgare. Le convention americane sono diventate un circo equestre in cui i candidati esibiscono i muscoli della loro retorica. Il meritato riposo e un busto nel Pantheon della nazione, che attendevano gli uomini di Stato alla fine della loro carriera politica, sono stati sostituiti da posti nei consigli d’amministrazione, laute consulenze e conferenze generosamente retribuite (come i 225.000 dollari pagati da Goldman Sachs a Hillary Clinton per un dibattito dopo i suoi quattro anni al Dipartimento di Stato). Anziché affidarsi a leader saggi e prudenti, molti popoli sembrano preferire i demagoghi, i tribuni della plebe, i caudillos. Anche Putin appartiene per molti aspetti a un club frequentato da Erdoğan, Al Sisi, Orbán, Jaroslaw Kaczyński, Bibi Netanyahu, Xi Jinping, Lukašenko, per non parlare dei loro numerosi cugini in Africa e in Asia. Ma ha anche altre caratteristiche.
Deve governare un enorme spazio geografico popolato da una moltitudine di gruppi nazionali e religiosi. È il leader di un grande Paese che ha interessi legittimi e ambizioni comprensibili. È responsabile di una potenza che è anche un tassello indispensabile per l’amministrazione di un mondo caotico e pericoloso. Possiamo deplorare molti aspetti del suo carattere e della sua politica. Ma vedo sempre meno persone in Occidente che abbiano il diritto di impartirgli lezioni di democrazia. Occorrono 541 giorni per formare un governo in Belgio. Occorrono due elezioni politiche a distanza di sei mesi per formare un governo in Spagna. Occorrono tre commissioni bicamerali e due riforme costituzionali approvate dal Parlamento, ma sottoposte a referendum popolare, per cercare di modificare la costituzione in Italia. Nell’Unione Europea sono sempre più numerosi i cittadini che invocano il ritorno alle sovranità nazionali, ma in alcuni Stati nazionali (Belgio, Gran Bretagna, Spagna) la sovranità nazionale è contestata da regioni che chiedono il diritto di secessione. Mi chiedo: la democrazia è ancora un modello virtuoso che l’Europa delle democrazie malate e gli Stati Uniti delle sciagurate avventure mediorientali e del nuovo razzismo hanno il diritto di proporre alla Russia? “
Sergio Romano, Putin e la ricostruzione della grande Russia, Longanesi, 2016¹. [Libro elettronico]
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littlepaperengineer · 8 months
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La mostra alla quale ho partecipato Sabato è stata stupenda.
C'è stata grande affluenza e c'è stata grande partecipazione di artisti dalle opere e dai concetti più vari. Davvero uno spasso per la mente. Persone che andavano e venivano, pareri e complimenti, domande per capire meglio.
Mi hanno colpito soprattutto alcune persone che esponevano. In primis un ragazzo che ha realizzato opere sul concetto dell'ombra. C'era un dialogo tra una persona e la sua ombra, mi ha colpito quando ha detto che lei ci sarebbe sempre stata, che anche quando la sente assente è sufficiente aumentare la luce, ed infine che per abbracciarla serve abbracciare se stessi.
Altri lavori interessanti erano quelli di una ragazza che faceva su tela rappresentazioni con il filo, che cuciva come accade nei legami.
Bellissimo il lavoro di un paio di persone con i collage, specialmente quelli di una ragazza che lavora con le fotografie di famiglia, non le sue ma quelle che trova nei mercatini. Lei ci lavora per conservare la memoria, per donare di nuovo importanza a quelle esistenze. Pensarci è commovente.
Infine ho conosciuto una persona che, laureata in ingegneria meccanica, ha creato un'attività che fonde creatività e tecnica ingegneristica.
Per me è stato ed è ancora importante averla conosciuta: forse è possibile riuscire a far funzionare il connubio. In mano a lei, il f.. Come accade a me, ha avuto una crisi che l'ha portata a capire che l'azienda di informatica non poteva fare al caso suo. Inoltre l'hanno aiutata al palazzo G, di B..
Insomma, tutto questo in una mostra collettiva. Che per di più mi ha fatto capire che la mia identità artistica può stare nella doppia esposizione tra paesaggio e ritratto, come jin e yang, come luce e ombra, come creatività ed ingegneria: landscape è orizzontale, portrait è verticale. Due cose opposte che insieme diventano LA FINE DEL MONDO. Io e questo vizio di interpretare ciò che accade in modo così forte. E tutto questo che avviene da anni senza presentarsi sottoforma di occasione di svolta, forse perchè la svolta non deve avvenire.
Con il tempo, ho capito che non serve appoggiarsi alle persone, che i segni arrivano ma che sono io a dover agire, non le occasioni a doversi presentare. Forse perchè non ho mai amato prendere un treno, salirci e vedere dove va, ma prendere in mano le redini ed andare dove dico io.
Oggi mi ha fatto rimanere di sasso il dialogo con B. e il suo volermi come confidente, mentre io so di non volere responsabilità di scelte altrui, specialmente perchè poi so di non essere presente nell'aiuto.
Inoltre mi ha colpito fortemente quando D. a lavoro ha detto che sarebbe stato bello se avessi detto a tutti della mostra fotografica/pittorica. Perchè sarebbero stati felici di esserci. Io qui sono crollato, perchè nel primo lavoro è nata così la forte repulsione nei confronti dell'ingegneria: il mio vecchio capo affermò che "non servivano gli artisti li", ed io non glie l'ho mai perdonato. Come fossero parole di mio padre, parole che mai ha detto ma che io stesso penso di me. Come se essere artisti fosse una colpa, la mia più grande colpa, quella di essere ciò che voglio, magari non proprio ciò che sono.
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crazy-so-na-sega · 1 year
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Lo spettacolo non coincide semplicemente con la sfera delle immagini o con ciò che chiamiamo oggi media: esso è "un rapporto sociale fra persone, mediato attraverso le immagini" (cit.Guy Debord), l'espropriazione e l'alienazione della stessa socialità umana. Ovvero, con una formula lapidaria: "lo spettacolo è il capitale a un tale grado di accumulazione che diventa immagine". Ma, per ciò stesso, lo spettacolo non è che la pura forma della separazione: dove il mondo reale si è trasformato in un'immagine e le immagini diventano reali, la potenza pratica dell'uomo si distacca da se stessa e si presenta come un mondo a sé. E' nella figura di questo mondo separato e organizzato attraverso i media, in cui le forme dello stato e dell'economia si compenetrano che l'economia mercantile accede a uno statuto di sovranità assoluta e irresponsabile sull'intera vita sociale. Dopo aver falsificato l'insieme della produzione, essa può ora manipolare la percezione collettiva e impadronirsi della memoria e della comunicazione sociale, per trasformarle in un'unica merce spettacolare, in cui tutto può essere messo in discussione, tranne lo spettacolo stesso, che, in sé, non dice altro che: "ciò che appare è buono, e ciò che è buono appare".
-Giorgio Agamben -La comunità che viene
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nascerannofiori · 9 months
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Della nostra casa è rimasto uno scheletro con due braccia che chiedono perdono e due gambe che non sanno dove andare se non lontano.
Raccontami come si sta distanti centinaia, forse migliaia di chilometri da qui. Il tempo scorre sempre più leggero, scrivere in veranda portare fuori il cane, andare a scuola dai bambini. Ci hai mai pensato che un tempo lo eravamo anche noi? Sembra buffo pensarci adesso. Della nostra casa, io avrò cura mentre non ci sarai, prometto che bagnerò i fiori e baderò alla polvere sopra il tuo letto, non farò caso alle pareti spoglie, o a quei cassetti che avrai portato via con te.
Della nostra casa resta uno scheletro con i muscoli ancora per sorridere senza misericordia per chi siamo state.
Ripongo nei cassetti anni di intensi sentimenti, senza i quali non saremmo chi siamo. Vorrei ci fossi anche tu, perché soltanto tu puoi capire che solo io posso capire te. Mentre getto via qualcosa e tanto altro me lo tengo stretto, penso al prossimo passo. Non avevo mai realizzato quanto un fratello potesse essere indispensabile.
Sai, dicono che fratello o sorella non abbiano esperienza degli stessi genitori. Però io so che tu sarai la mia memoria anche alla fine ed io sarò la tua. e se ci pensi intensamente è commovente. Sei la sola persona che contiene in sé tutto ciò che anche io so. di mamma e papà, di me e te. Di questa famiglia e di questa casa. La casa dell’infanzia la ricorderemo noi due soltanto. e più ci penso, mi sembra assurdo e straordinario come io e te condivideremo per sempre questa memoria collettiva che morirà insieme a noi. come questa casa, dopo tutto. A volte, la guardo già con nostalgia anche se non ce n’è bisogno. a volte mi chiedo se tornerai o deciderai di viaggiare per sempre. altre volte mi domando se sono coraggiosa o se l’avrei mai fatto al posto tuo… Credo di no… Non riesco a trovare un perché. ti voglio bene
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libero-de-mente · 3 months
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MEMORIA
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La storia insegna, ed è così.
Ma l'uomo è un cattivo allievo.
Mi chiedo allora, a cosa serve ricordare?
"Bisogna ricordare perché bla, bla, bla"
Allora riformulo la domanda, a cosa serve ricordare se non s'impara nulla dagli errori, dalle atrocità e dalla crudeltà del passato?
Se si ripetono puntali e ciclicamente le guerre, i massacri e gli stermini di massa?
Queste ricadute di disumanità collettiva risalgono alla notte dei tempi, la prima guerra documentata avvenne fra le città-stato di Lagash e Umma nel c. 2450 a.C.
"Eh, ma si parla di tempi diversi"
Ah già, allora i conflitti di oggi? Sono diversi? Sicuramente per le modalità, ma la crudeltà resta.
Allora penso a una cosa: che questa è la natura dell'uomo.
Deve dimostrare di avere il potere, per motivi economici e territoriali (anche religiosi), brama la supremazia.
Lo ha sempre fatto e continuerà a farlo.
Le vittime di ieri diventeranno gli aguzzini del domani, chi subirà poi si vendicherà. Una ruota sanguinaria che continuerà a girare.
Se anagrammiamo MEMORIA ne esce REMARE.
I conflitti generano un mare di sangue, per lo più di innocenti, in questo mare rosso dovremmo tutti remare con forza nella stessa direzione. Quella della pace tra gli esseri viventi.
Memoria, ricordo, contro le violenze e altre giornate istituite per non dimenticare ci dividono sempre di più.
Ogni anno che passa la situazione e l'accanimento peggiora, con l'avvento dei media e dei social questo disagio sociale è come un'onda che investe tutti.
Perché oramai di queste ricorrenze se n'è impossessata la politica peggiore, le lotte e le ideologie sociali vengono usate per sfogare la rabbia, che nell'uomo da sempre sopravvive e si rigenera.
Mi sento meglio, durante queste ricorrenze, nel chiudere tutto quanto sia "in collegamento" e leggere un libro, sfogliare un album di vecchie fotografie o dedicarsi ad aiutare qualcuno. Meglio.
Spero che venga istituito presto la giornata della ragione e del cuore, per ricordare a tutti di usare il cervello aiutandosi con il cuore.
Se tu fai del male oggi, domani ti si ritorcerà contro. Allora tu dopodomani reagirai, ma il giorno dopo di nuovo subirai. Un loop di tragedie.
Avremmo tutti bisogno di nuove persone che governino con sapienza e in collaborazione. Ma a quanto pare quei posti di comando sono riservati solo a dei burattini.
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