Tumgik
#tutte le notti
sviluppimentali · 2 years
Text
Sei tutte le mie notti.🧠
7 notes · View notes
put-on-a-happyface · 1 year
Text
E ti sogno tutte le notti
Anche quando mi sveglio
Anche quando sono sobrio
La vita che cazzo è senza di te?
Sì, senza di te
E non me ne accorgo
Quante volte ti penso
Neanche le conto
Le volte che ti penso
La vita che cazzo è senza di te?
Sì, senza di te
1 note · View note
jaja-dingdong · 6 months
Text
Mi sono appena resa conto che, se va tutto bene, vedrò gli Europei in terra estera
1 note · View note
Text
Eppure a un certo punto qualcosa cambia. Forse perché quando ti sembra di non aver più nulla da perdere, ecco, quello è il momento esatto in cui ti dai il permesso di esistere davvero, a trecentosessanta gradi. L'istinto prende il sopravvento, e ti ritrovi a vivere.
[...]
Ecco, osserva bene questa donna nel momento esatto in cui si stanca di essere invisibile: guardala. Forse in lei non c'è niente di così radicalmente diverso rispetto a prima. Non è diventata più bella, come per magia - in questo libro di fate madrine non ce ne sono -, e di lei non si può proprio dire che sia stata fortunata, baciata dalla sorte, con una vita facile. Eppure... Caterina capisce che, contro ogni aspettativa e addirittura contro i suoi stessi desideri, è lei quella ancora viva, è lei quella che respira: ed è ora di concedersi di farlo fino in fondo.
[...]
Apri la porta che ti separa dal mondo. Non hai niente di meno rispetto agli altri. Hai tante cose da scoprire se solo ti prendi la briga di provare a farlo.
Cit. "L'amore si impara leggendo"
Tumblr media
1 note · View note
lapizzicata · 1 month
Text
In questo periodo sto passando molte notti fuori e lontano da casa per lavoro. Le trasferte mi sono sempre piaciute, ma ultimamente sto incassando il colpo e ci arrivo stanca. Gli alberghi sono sempre dignitosi. Mai belli, ma puliti e spesso con i balconcini. La sera è bello tornare in una stanza in cui tutto è a posto; il bagno è pulito, il letto è rifatto, il posacenere è svuotato e le scarpe sempre allineate al muro. Io, che le scarpe le butto dove capita, gioisco sempre e penso che una volta a casa devo iniziare a metterle così. Mi godo la sensazione, per qualche giorno, di non dover occuparmi di niente, nemmeno dei pasti. Altre persone lo fanno per me e mi sta bene. Una sensazione nuova per una che ha mania di controllo. Sto facendo progressi, penso. Stare in terapia da cinque anni mi ha aiutato, penso.
Mi metto seduta per terra in balcone e fumo. E penso che l’anno scorso ero sempre in questa città lontana, mentre mia nonna aveva un ictus che l’avrebbe portata lentamente via da me in cinque mesi. Penso che da allora le trasferte le vivo con un senso di angoscia sotto traccia. Penso di non aver avuto l’occasione di vederla lucida perché ero in un posto lontano da casa a lasciare che altre persone si prendevano cura di me. E penso, come ovvio che sia, a tutto il non detto, a tutte le occasioni mancate, alle strade percorse e quelle abbandonate, al tempo che passa inesorabile, ai quarantacinque anni che si avvicinano. E penso che una figlia me la meritavo. Il pensiero di maternità sempre rifuggito perché troppo voluto mi attanaglia ora che, pur volendo, madre non posso essere più. E sì, una figlia me la meritavo proprio.
Tumblr media
98 notes · View notes
la-novellista · 2 months
Text
Tumblr media
[...]e io pensai a tutte le notti in cui ero rimasto sveglio in quella stanza, amandolo in silenzio.
Madeline Miller, La canzone di Achille
Art. Roberto Ferri
143 notes · View notes
canesenzafissadimora · 11 months
Text
Papà era tecnico di laboratorio all' ospedale Sant' Orsola.
43 anni fa era un sabato e lui faceva mattina.
Al pomeriggio doveva venirmi a prendere dai nonni per portarmi alla piscina di Granarolo.
Papà non arrivò puntuale come mi aveva promesso.
Quando scoppio la bomba, tutto il personale medico e paramedico fu mobilitato e mandato alla stazione.
Entrato nell'atrio, la prima cosa che gli capitò fu di scivolare sul sangue sparso in terra e si rese subito conto dell'orrore.
Si rialzò e si mise a scavare con le mani.
Trovò un bambino tedesco che aveva esattamente la mia età, ma non poté tirarlo fuori perché ferito ed incastrato dalla vita in giù sotto una trave.
Gli misero una flebo e papà si sdraiò accanto a lui. Parlava bene tedesco, per cui gli parlò, lo consolò, gli diede da bere. Passò la notte a raccontargli le stesse fiabe che raccontava a me, di Ramesse il coccodrillo del Nilo e del suo furbo amico, il pesciolino Tutankamon.
Venne il giorno e passò anche la mattina, papà era sempre lì nella polvere e nel sangue, accanto a quel cucciolo spaurito e sofferente, che avrei potuto essere io stessa, come lui mi disse piangendo anni dopo.
A mezzogiorno il bimbo fu estratto dalle macerie, aveva le gambe rotte ma si salvò.
Non si salvò la madre, che lo teneva in braccio e gli fece scudo col suo corpo, schiacciato dalla pesante trave.
Papà mi portò in piscina domenica pomeriggio.
Quando mi vide mi abbracciò con tutte le sue forze, poi, sul prato della piscina di Granarolo, quel pomeriggio dormì, aprendo gli occhi solo per sorridermi ogni tanto.
Negli anni a venire, ancora, alcune notti si svegliava, sudato e angosciato, perché la coscienza, nel sonno, continuava a sbattergli davanti i fotogrammi di quell'incubo.
Me lo confessò solo quando fui grande.
Bologna 2 agosto 1980 è anche la storia dei soccorritori, del moto di spontanea solidarietà dei cittadini, che divennero gli angeli di quell' inferno.
Fra loro mio padre, Claudio Tuzi.
Tumblr media
da una pagina fb
137 notes · View notes
sviluppimentali · 2 years
Text
Tumblr media
E ti sogno tutte le notti
Anche quando mi sveglio
Anche quando sono sobrio
3 notes · View notes
kon-igi · 2 months
Text
IL RAGAZZO E LA MONTAGNA
C'era una volta un giovane esploratore, la cui più grande passione era addentrarsi in tundre, scendere in ghiacciai e percorrere deserti alla ricerca della Gemma Preziosa.
Ogni luogo della terra aveva una propria Gemma Preziosa - scintillante, tenebrosa, rubescente o lattiginosa - e lui aveva viaggiato già mezzo mondo ed esplorato mille lande impervie per trovarle e collezionarle tutte.
Nella sua casa aveva una stanza intera piene di tali meraviglie, tutte racchiuse in teche di cristallo, ma il giovane esploratore non amava tornare nella propria casa, se non per riporvi i suoi tesori.
Intendiamoci, adorava la propria casa e la propria città, voleva bene ai suoi genitori e stava bene con i suoi tanti amici, ma il suo animo inquieto lo portava puntualmente a guardare le nuvole fuori dalla finestra, desiderando di poterle cavalcare e andarsene via col vento.
Un giorno sentì parlare dell'Ultima Montagna e di come al suo interno fosse la celata la pietra più preziosa di tutte: il Cuore di Gea.
L'Ultima Montagna si trovava nel paese di Finisterrae e il suo vecchio mappamondo non aveva ancora finito di girare che lui si era già messo in cammino.
Non fu un viaggio facile, né per le gambe né per il cuore, perché dovette salutare molte persone - Finisterrae era lontana - e parte del suo percorso lo dovette fare a piedi, passo dopo passo, senza mai più incontrare anima viva (tranne i ragni, che gli tennero compagnia nelle lunghe notti insonni ma che però non erano gran conversatori).
Quando arrivò all'Ultima Montagna rimase con la bocca spalancata per qualche minuto (i ragni controllarono preoccupati se ci fossero delle carie ma uscirono soddisfatti): un'enorme montagna scintillante di materiale translucido giallo paglierino svettava fino a quasi bucare la volta del cielo.
Ma il suo stupore si tramutò ben presto in preoccupazione quando, a un esame più attento, il giovane esploratore si rese conto che la montagna era in realtà un enorme conglomerato di Crisoberillo come non se n'erano mai visti in alcun libro di geologia.
Molto bene - pensò con stanca autoironia, guardando il suo piccone - sulla Scala delle Durezza di Mohs il crisoberillo ha un punteggio di 8,5 ma volendo considerare il bicchiere mezzo pieno mi è andata anche bene... la montagna poteva essere fatta di Rubino o di Zaffiro!
E cominciò a scavare una galleria per raggiungere il Cuore di Gea.
Man mano che avanzava a fatica all'interno della montagna, egli si rese conto di una cosa molto strana: per ogni colpo di piccone e di scaglia di crisoberillio che cadeva a terra lui sentiva di perdere qualcosa.
Ma cosa? - si chiese.
Non lo so - si rispose.
E allora pensò di riempire quei vuoti nel cuore immaginando il momento in cui avrebbe finalmente scalzato dalla roccia il Cuore di Gea... la gioia di sentirlo pulsare tra le proprie mani, gli occhi socchiusi per schermarsi dal bagliore di mille soli di puro cristallo, lo stupore delle persone al suo ritorno, la teca gigante già pronta al centro della sua collezione.
Quello di cui in un primo momento il Giovane Esploratore non si rese conto è che ogni picconata stava sottraendo un minuto alla sua vita e le picconate erano tante e il tempo scorreva avanti in una sola direzione, dritto come la galleria che sventrava la montagna.
Le mani che impugnavano il piccone invecchiavano, come invecchiavano le domande che lui si faceva...
Perché? Da dove? Verso cosa?
Quando le domande diventano opprimenti, i colpi del piccone rallentavano, salvo poi riprendere forza al pensiero della gemma che ogni giorno si avvicinava.
E poi, dopo mille eternità l'ultima picconata, la parete che crolla ed ecco il Cuore di Gea, sospeso nel buio luminescente di un antro nel ventre della colossale montagna.
Ma il Giovane Esploratore non poteva più definirsi tale.
Non stava più esplorando nulla e di certo non era più giovane.
Con passo incerto e polverose mani tremanti si avvicinò al Cuore di Gea e fece per prenderlo.
Ma si fermò.
Verso cosa? E perché?
E poi la domanda giusta.
Da dove?
Da dove vengo? Cosa ho lasciato? Chi ho lasciato?
E voltandosi vide che la lunga galleria che portava all'esterno era disseminata di corpi, congelati nell'atto di colpire la roccia.
Erano tutti lui, metro dopo metro sempre più vecchio, bloccati nell'attimo in cui aveva deciso di cancellare un ricordo per fare spazio al pensiero della Gemma Più Preziosa.
Sono morto? - si chiese.
Sì, ogni volta - si rispose.
Il Cuore di Gea lo guardava con occhio pulsante ma la mano, dimagrita e raggrinzita, scese sul fianco.
Non era quello che voleva... quello era ciò che aveva deciso di volere per cancellare i veri desideri, quelli che lo tenevano vivo in attesa del domani.
E il vecchio ragazzo si voltò e tornò indietro, accarezzando con una mano sempre più giovane tutti i sé che aveva lasciato morire per non aver voluto ricordare come vivere.
E li perdonò tutti, uno a uno, finché la luce del sole non gli baciò le palpebre socchiuse e lui non ritrovò la voglia di esplorare, mai perduta ma solo addormentata sotto a una pesante coperta di tristi rimpianti.
E come il mappamondo tornò a girare, il vero Cuore di Gea riprese a battergli nuovamente nel petto, perché Finisterrae è quel luogo che comincia nel punto in cui appoggi il piede per iniziare il viaggio verso il domani.
Questo post è dedicato a @seiseiseitan, per me il più grande esploratore <3
23 notes · View notes
poesiablog60 · 4 months
Text
In segreto, di notte
Io t’ho prescelto fra tutte le stelle.
E sono sveglia – fiore
attento,
fra il canto basso del fogliame.
Le nostre labbra per cercare miele,
le nostre notti lucenti sbocciate.
Alla luce gloriosa del tuo corpo il mio cuore
accende i cieli.
Tutti i miei sogni pendono al tuo oro.
Io t’ho prescelto fra tutte le stelle.
Else Lasker-Schuler
Tumblr media
27 notes · View notes
angelap3 · 2 months
Text
Tumblr media
Billie Holiday
Filadelfia, 7 aprile 1915 – New York, 17 luglio 1959
[ Nella vita, per prima cosa devi avere da mangiare e un po' d'amore.]
Mi hanno detto che nessuno canta la parola "fame" e la parola "amore" come le canto io. Forse è perché so cosa han voluto dire queste parole per me, e quanto mi sono costate . Forse è perché son così orgogliosa da volere per forza ricordare Baltimora e Welfare Island, l'istituto cattolico e il tribunale di Jefferson Market, lo sceriffo davanti al ritrovo nostro di Harem, e le città sulla costa da un oceano all'altro dove ho preso le mie batoste e le mie fregature, Filadelfia e Alderson, San Francisco e Hollywood; ricordare metro per metro ogni dannato pezzo di tutto questo. Tutte le Cadillac e i visoni di questo mondo, e io ne ho avuti un bel po', non possono ripagarmi e nemmeno farmi dimenticare. Tutto quel che ho imparato in tutti questi posti da tutta questa gente si può riassumere in quelle due parole: nella vita, per prima cosa devi avere da mangiare e un po' d'amore.
ph Herman Leonard: Billie Holiday, NYC, New York, 1949
La storia di Billie Holiday è roba da racconti di Charles Dickens. Una infanzia disgraziata e di stenti con la madre che si arrabatta a far di tutto, pure la puttana per mangiare. Un quarantenne che la violenta a undici anni. Una zia sadica e fuori di testa di cui è vittima. Il misero collegio dove passa gli anni dell'adolescenza. Pochi motivi per essere allegra. Le cose cambiano, apparentemente in meglio, quando la sua meravigliosa voce diventa nota, prima nei piccoli ambienti jazz poi sempre a più persone. Nasce così Lady Day. Nasce così Lady sings the blues. Ma la fama non lenisce ciò che è stato, e allora per resistere e campare ci vogliono droghe e alcool e amori tutti sbagliati. Lei ne e' consapevole, ma, dice: "Sono stufa di passare le notti sola con i miei cani in albergo, dopo un concerto". O peggio "risvegliarmi ogni mattina accanto a un uomo diverso". Quando il 17 luglio 1949 si spegne ha solo 44 anni. Dirà Miles Davis: "Era una donna molto dolce, molto calda; sembrava un'indiana con la pelle vellutata, marrone chiaro. Era una donna splendida prima che l'alcool e la droga la distruggessero. Ogni volta che mi capitava di incontrarla le chiedevo di cantare "I Loves you, Porgy", perché ogni volta che lei cantava "non lasciare che mi tocchi con le sue mani calde" potevi praticamente sentire quello che sentiva lei. Il modo in cui la cantava era magnifico e triste. Tutti quanti amavano Billie".
Ma tutti quanti l'hanno sempre lasciata sola.
21 notes · View notes
unwinkyselvatico · 4 months
Text
Ghali questa volta ha sbagliato a dire "stop al genocidio" durante il festival di Sanremo. La musica, la notorietà, non sono fatte per quello. E' molto più interessante il litigio nella casa del Grande Fratello. Anche Dargen D'Amico ha sbagliato ha dire che il nostro silenzio è "corresponsabilità" è molto più importante la storia del ballo del Qua Qua. Perchè un'artista dovrebbe parlare di botti che tutte le notti lasciano soli orsacchiotti? Perchè di un babbo che corre con un bimbo freddo in braccio, tenendolo avvolto in uno straccio, ne parlano gli artisti? Lasciamolo fare ai giornalisti, gli stessi che quando intervistano un giovane musicista, in un modo brutale, ci tengono a ricordare che è meridionale. Gli artisti hanno sbagliato ad utilizzare un palco così importante per parlare di quello che accade in Medio Oriente, è molto più facile leggere a Domenica In il comunicato di un'amministratore delegato che cita la strage di Hamas ed i lutti e si scusa con "parole che condividiamo tutti". Non a nome mio. Sentiamo in continuazione discorsi che parlano di Dio, ma in questi discorsi sento solo io, io e mio. E non basterà un po' di censura in televisione, per zittire le urla di mamme che si gettano nelle fiamme per cercare un bimbo che piange e che brucia, guardando in faccia un sogno che si infrange. In fondo, laggiù non ci sono futuri medici e artisti o avvocati, ci sono solo futuri rovinati. GHALI HA SBAGLIATO, PERCHE' HA FATTO LA COSA GIUSTA. Ma nella stessa Italia mafiosa che nasconde la testa dentro una busta, perché se non vedo te, tu non vedi me, se non guardo la guerra, la guerra non c'è. E se lo dici ad alta voce all'Ariston, dai fastidio e nessuno vuole sapere che al di là del mare è in atto un genicidio. Stronzi.
Pietro Morello
29 notes · View notes
la-novellista · 3 months
Text
Tumblr media
[...]e io pensai a tutte le notti in cui ero rimasto sveglio in quella stanza, amandolo in silenzio.
Madeline Miller, La canzone di Achille
25 notes · View notes
canesenzafissadimora · 4 months
Text
Facevano l'amore per un'ora, forse più, poi lui si staccava lentamente e guardandola accendeva una sigaretta per entrambi. A volte si accontentava di sdraiarsi al suo fianco, senza smettere mai di accarezzarla. Poi tornava ad affondare dentro di lei, sussurrandole parole dolci all'orecchio mentre la prendeva, baciandola tra una frase e l'altra, tra una parola e l'altra, le braccia intorno alla sua vita, attirandola a sé e sprofondando in lei.
E allora lei cominciava a ripiegarsi su se stessa, a respirare più in fretta, e si lasciava trasportare là dove lui abitava, e abitava in luoghi strani, tormentati, molto addietro nelle ramificazioni della logica di Darwin.
Con il viso sepolto contro la spalla di lui, le loro epidermidi a contatto, percepiva il profumo di fuochi di legna e di fiumi, sentiva i treni che lasciavano sferragliando stazioni invernali di molte notti addietro, vedeva viaggiatori ammantati di nero che avanzavano lungo fiumi gelati e pascoli estivi, diretti alla fine di tutte le cose. Il leopardo infuriava sopra di lei, ancora e ancora, come il vento incessante sulla prateria, e lei fremeva, travolta dal suo slancio, cavalcava quel vento come una vergine del tempio che avanza verso le fiamme miti e compiacenti che delimitano la dolce curva dell'oblio.
E bisbigliava piano, senza fiato: "Oh, Robert... Robert... mi sto perdendo".
Lei, che da anni non aveva più un orgasmo, ne ebbe una lunga serie con quella strana creatura che era per metà uomo e per metà qualcosa di completamente diverso. Si stupì di lui e della sua resistenza, ed egli le disse che poteva spingersi in quei luoghi lontani con il corpo come con la mente, e che gli orgasmi della mente avevano una loro qualità distintiva.
Tumblr media
Dal romanzo "I ponti di Madison County"
31 notes · View notes
Text
Tumblr media
Alla riunione dei genitori di una scuola, la direttrice ha sottolineato il sostegno che i genitori devono dare ai figli.
Lei capiva che anche se la maggior parte dei genitori della comunità erano lavoratori, dovevano trovare un po ‘ di tempo da dedicare e passare con i bambini.
Tuttavia, la direttrice è stato sorpresa quando uno dei genitori si è alzato e ha spiegato, che non aveva tempo di parlare con suo figlio durante la settimana.
Quando usciva per lavorare era molto presto e suo figlio stava ancora dormendo e quando tornava dal lavoro era troppo tardi e il bambino era già a letto.
Ha spiegato inoltre, che doveva lavorare in quel modo per provvedere al sostentamento della famiglia. Disse anche che il non avere tempo per suo figlio lo angosciava molto e cercava di sostituire quella mancanza dando un bacio tutte le notti quando arrivava a casa sua e affinché suo figlio sapesse che lui era andato in camera mentre dormiva, faceva un nodo nella Punta del lenzuolo.
Quando suo figlio si svegliava e vedeva il nodo, sapeva che suo padre era stato lì e l’aveva baciato.
Il nodo era il mezzo di comunicazione tra di loro.
La direttrice si emozionò con quella singolare storia e si è stupita ancora di più quando ha constatato che il figlio di quell’uomo era uno dei migliori allievi della scuola.
Questo fatto ci fa riflettere sui tanti modi in cui le persone possono essere presenti e comunicare. Quel padre ha trovato la sua forma, un modo semplice ma efficiente e la cosa più importante è che suo figlio percepiva attraverso il nodo, tutto l’affetto del suo papà.
Semplici dettagli come un bacio e un nodo sulla punta di un lenzuolo, significavano per quel figlio, molto più di un sacco di regali o scuse vuote.
web
35 notes · View notes
odioilvento · 1 year
Text
Riassumendo.
Cose che non dico e che continuerò a non dire: il mio nome, se sono sposata o se ho figli, in che città vivo.
Cose che ormai ho detto: che non sono sola, ho una persona con cui dormo tutte le notti, che vivo in Pianura Padana lombarda, che sono a metà dei primi anta.
Tumblr mi piace perché è anonimo. Ci butto dentro tutto quello che mi va, lo uso come diario svuotatesta. Ho una realtà a volte impegnativa e qui libero un po' il cervello. Scrivo perché serve a me, posto quello che penso, che vivo nella giornata, di cui ho parlato con qualcuno, che mi piace o mi dà un'emozione, positiva o negativa. Infatti a volte i miei sembrano post controsenso, a volte non li capisce nessuno o quasi, ma mi va bene così.
Scrivo e posto a volte cose particolari, ma non per questo voglio chat erotiche o voglio ricevere immagini hard o commenti spinti. Disponibile a parlare e scherzare, volentieri, come già faccio, ma non di quello. Non è nulla di personale, semplicemente non voglio o cerco quel tipo di interazione.
Sono qui per altro.
179 notes · View notes