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iosenta · 2 years
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Abbiamo già affrontato più e più volte il tema dei motti e jingle aziendali. Composti con l'obiettivo dichiarato di infilarsi nelle pieghe più recondite del cervello in modo che tornino regolarmente a galla quando meno te l'aspetti.
Tecnica subdola e invasiva ma estremamente efficace a livello di marketing.
Ancora oggi mi ricordo frasette anni 80 tipo "Che mondo sarebbe senza nutella" o "Dove c'è Barilla c'è casa" che, da bravo bambino disadattato, finivo per inserire nelle frasi della vita quotidiana nelle loro varianti "Che mondo sarebbe senza budella" o "Dove c'è un Balilla c'è cassa".
C'è però chi si spinge molto oltre. E ai motti - miserabili ma un minimo elaborati - sostituisce ormai semplici frasi e parole. Cantate. Così, de botto, senza senso.
Gli esempi sono infiniti, uno più fastidioso dell'altro. Tra quelli che mi fanno venire la voglia di spaccare la tv in mille pezzi e dare fuoco ai suoi rottami, non posso che citare "Qualcuno ha detto Just Eat?". Col suo orribile coretto a più voci e la sua inquietante ripetitività. Roba che, se ci penso, mi prende l’impulso di disistallare l'app e scrivere pessime recensioni a tutti i locali che adottano il servizio. Non che lo snervante DIN DON GLOVO! di qualche tempo fa fosse meglio eh, chiariamoci. Anzi. 
Degno di menzione è pure "Noicompriamoauto.it" la cui scelta è stata quella di puntare tutto sulla lettura cantata dell’url per far ricordare il nome oltremodo lungo e descrittivo del brand. Ma non facevate prima a scegliere un indirizzo web più sensato di suo li mortacci vostra?
Epperò, l'ultima arrivata e forse la peggiore, almeno tra quelle che mi vengono in mente, è 1000lenti.it. Il 95% dello spot è standard/insignificante ma, negli ultimi 3 secondi - senza alcun motivo - un coretto scandisce - ad un un volume sproporzionato e con una voce che pare l'orso Yoghi strafatto di crack, il nome del sito. Una canzoncina (o quello che è) che non trova davvero alcuna spiegazione e risulta anche incredibilmente cacofonica a causa della sovrabbondanza di lettere L.
Quando l'ho ascoltata per la prima volta sono rimasto paralizzato. Come se fossi stato vittima di un'allucinazione uditiva. E invece era tutto - diolimaledica - vero.
Che dire? ALLUCINANTE. Al pari di un GRAZIE IMMO a tradimento. 
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iosenta · 2 years
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Quando è ora di cambiare il mondo, quando è ora di cambiare strada. Libertà assoluta Se sei disposto a rompere gli schemi nessuna meta è irraggiungibile.
No, non è un estratto dalla seduta motivazionale di un life coach. Né un pezzo dell'ultima convention repubblicana. Sono solo degli slogan pubblicitari più o meno dotati di senso.
Se ci limitassimo a leggere solamente il testo senza vedere le immagini verrebbe da chiedersi: ma de che stamo a parlà? Libertà, rottura di schemi, il mondo che cambia e tu con lui.
Tutto bello ma... che me voi vende?
Na macchina. Figa, accessoriata, moderna quanto vuoi ma pur sempre na macchina. Ecco cosa.
Il tutto associato al concetto che co sta macchina ci puoi fare quello che ti pare tipo viaggià per posti in culo al mondo, montagne, scogliere, colline verdi, laghi, circuiti, città futuristiche. In uno di sti spot c'è addirittura una balena che scavalca un ponte nel mare con un salto alla Free Willy con la macchina che glie passa sotto (ma perché?).
Che poi in realtà sta macchina generatrice di libertà assoluta e modificatrice di mondi passi 9/10 della sua vita ferma in garage, imbottigliata nel traffico o parcheggiata per strada è un altro discorso.
L'importante è CREDERCI, no?
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iosenta · 2 years
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Se non si fosse capito qui si batte, forte, sempre
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È normale che uno slogan aziendale non voglia dire assolutamente nulla? O che - ancora peggio - non c'entri niente con il marchio in esame? Beh sì, verrebbe da rispondere.
Abbiamo già parlato della confusione esistenziale di Monge, "il pet food italiano che pensa positivo (?)", poi diventato "la famiglia italiana del pet food" e ancora "il pet food che parla chiaro (?) e ti vuole bene (??)".
Ora però è il caso di prendere in esame un altro marchio, il caro vecchio Unieuro, che ci ha sfracassato i ****** con una serie infinita di manamanà pubblicitari (ma perché sta cosa, tra l'altro?) a ridosso del Black Friday. Proprio grazie al bombardamento di spot in questione (in cui traspare evidente il disagio sia della Finocchiaro che di Teocoli) ho iniziato a fare caso alle parole di chiusura di ogni dannato spot ovvero: Unieuro. Batte. Forte. Sempre.
UNIEURO.
BATTE.
FORTE.
SEMPRE.
UNIEURO.
BATTE.
FORTE.
SEMPRE.
Beh dopo un'attenta riflessione mi sono chiesto: ma che mi rappresenta? Perché un negozio di elettronica dovrebbe battere? Ma poi cosa batte? E dove? BATTERE nel senso di colpire? O di donare il proprio corpo in cambio di soldi a bordo strada?
E lo stesso nome Unieuro che senso ha? A cosa si riferisce? Ad un'università? Al numero uno? All'Unità? E perché euro? E che relazione ha sto nome con i prodotti che vendono?
Più ci penso (perché sì, sono malato e continuo a pensarci) meno me ne faccio una ragione. E più cerco di DIMENTICARE. Almeno fino al prossimo manamanà.
[Cfr: Da notare la convinzione con la quale viene pronunciato lo slogan senza senso a fine pubblicità. AMMIREVOLE]
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iosenta · 3 years
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Allora, intanto Verti ‘l’assicurazione sempre avanti’ te calmi.
“Cosa aspetti? Dai Muoviti, fa’ un preventivo” lo dici a tu sorella.
Non mi devi MAI dire cosa devo fare. MAI.
MAI PIU’!!! MAIIIIII! NON TI DEVI PERMETTERE!!!!
Ecco, ora che abbiamo chiarito questo piccolo assunto del vivere civile possiamo tornare a parlare pacificamente.
Ci tenevo solo a dirti, signor movimento Verti, che i testimonial della tua pubblicità sono decisamente irritanti. In ogni loro forma. E che tutto trasmettono fuorché la voglia di stipulare un’assicurazione. Nell’ordine abbiamo:
- Bambino beota travestito da macchina gialla che cammina ciondolando con la bocca spalancata dopo aver attraversato mezza città sotto forma di auto – intendo orizzontalmente (solo Dio e Verti sanno come).
- Tre tizie che, truccate come battone, fanno degrado in macchina ma poi si ritrovano soddisfatte a osservare la città con un telescopio (ma perché?)
- Il sosia di Mertens che fissa arrogantemente la telecamera dopo aver giocato a golf e fatto lo sborone con una pallina sul tetto della sua Mini (col rischio di sfasciarla ad ogni colpo ma tanto che glie frega a lui tanto c’ha il ca$h e Verti che gli parano il culo)
Ecco, signora assicurazione-Verti-che-cosa-aspetti-muoviti, ti inviterei solo a riconsiderare finalità e modi della tua campagna pubblicitaria.
Perché al momento è una cosa brutta.
E FASTIDIOSA.
E che fa salire del nazismo (specie in abbinamento col coretto della canzone di sottofondo).
Cordialmente tuo, Un telespettatore qualunque
[Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=EvpGSrB6A-g ]
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iosenta · 3 years
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Di questa pubblicità dico solo che ogni volta che mio padre la vede in TV prende a male parole tutti. Cassiere, clienti, comparse, pubblicitari. Senza risparmiare nemmeno quella povera ragazzina che, alla fine, fa la linguaccia a favor di telecamera.
E come dargli torto (a mio padre intendo). La pubblicità dell’Eurospin che, da mesi e mesi, ci propina lo slogan “Eurospin la spesa intelligente” ha in realtà un marcato retrogusto di deficiente.
Diciamo che un po’ tutto contribuisce al fastidio generale. Dalla già citata ragazzina linguacciuta (ma come te permetti regazzì?), alla tipa che, con inspiegabile accento romagnolo, dice “Perché sembro Einstein ma sono Rossella!” (ma chi te l’ha chiesto? ma che voi? perché parli così?), al tipo che afferma testualmente “Se invece di una volta alla settimana ci vengo due volte risparmio il doppio” (non funziona esattamente così, amico caro) ad un’altra che arriva a dichiarare tout-court “In pratica più compri più risparmi” (non mi è affatto chiaro il ragionamento).
Il tutto condito da una musichetta di sottofondo idiota (che non riesco a togliermi dalla testa) e da decine di cristi muniti di parrucche bianche che si aggirano per il supermercato in questione. Cristi che dovrebbero ricordare Einstein (pace all’anima sua) e che invece fanno molto village people tristi e a basso reddito.
Insomma, la summa del DISAGIO. Se dovessi basarmi solo su sta pubblicità, credo che non metterei più piede all’Eurospin. Peccato che la mia poraccitudine mi costringa ad altre scelte.
Albert, perdona loro perché non sanno quello che fanno. E dicono. E vestono.
[Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=eJRzVArRKKU]
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iosenta · 3 years
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Esistono pubblicità ingannevoli, pubblicità insensate e pubblicità semplicemente brutte.
Quella dei Taralli Cé Taradd rientra in quest’ultima categoria. Forse perché sembra uscita direttamente dalle mitiche Rete Oro o Tele Akery negli anni 80. O forse perché è così bidimensionale da creare un effetto straniante sullo spettatore. O forse perché, boh dai, ma che è sta cafonata?
Protagonista indiscusso dello spot è un pollo animato e multicolore, probabilmente disegnato da un bambino di 3 anni, che si si muove male e scompostamente in primo piano mentre, sullo sfondo, gente (credo pugliese) fa cose. Tipo ballare senza sosta la pizzica (o la taranta?), mangiare, ridere e produrre taralli.
Dopo aver saltellato bidimensionalmente, arrogantemente e ripetutamente per l’intero spot, nell’ultima scena il variopinto pennuto fissa lo schermo e dice con una voce ferma e decisa “Cé Taradd, i taralli di qualità”.
FIN.
Che dire? BRUTTO. Brutto tutto.
[Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=K3GiFjgHDpU]
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iosenta · 3 years
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Frigo vuoto: consegna a domicilio o cena fuori?
Sabato pomeriggio: mostra d’arte o serie TV no stop?
INFEZIONE VAGINALE: CANDIDA O VAGINOSI BATTERICA?
No, non sono impazzito né mi sono dato alla comunicazione DADAISTA. Ho solo riportato pari-pari l’inizio dello spot di un medicinale che va in onda da qualche tempo in TV. Creandomi non pochi problemi di comprensione.
Vi assicuro che davvero non mi spiego la struttura di sta pubblicità. Cioè, che diavolo c’entrano la vaginosi o la candida con un frigo vuoto o il sabato pomeriggio???? Due infezioni piuttosto serie buttate là così, tra una pizza a domicilio e una cristiana che passeggia in un museo. Con totale nonchalance. Senza un nesso. Senza un senso.
Io dico solo che, se salta il senso della consecutio, della connessione logica tra frasi/situazioni/concetti, davvero si minano le basi del vivere civile.
E inizio ad aver paura non solo della struttura delle pubblicità future ma anche dei discorsi della gente.
A proposito, mi chiedevo:
Videocall di gruppo: macchina in doppia fila o cirrosi epatica? [Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=ivkrTgfVCug]
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iosenta · 3 years
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Può una pubblicità catapultarci in un universo psichedelico che sembra partorito da un maniaco in crisi di identità e sotto l’effetto di acidi?
Ebbene sì! Venghino siori e siore nel mondo assurdo degli infusi Twinings. E aggiungerei: muhahhahaahha (risata satanica)
Sì lo so, c’è un richiamo evidente ad Alice nel Paese delle Meraviglie. E’ vero, se non altro si vede che è stata girata con un certa cognizione di causa. Lo ammetto, esiste ben di peggio sul mercato pubblicitario.
Oh però, che vi devo dire, a me sto mondo Twinings fatto di uccelletti che trasportano bustine di tè, un tizio barbuto vestito in maniera improbabile, gente in calzamaglia che si arrampica sugli alberi per raccogliere frutti giganti e un coniglio bianco che sembra uscito da un film di Lynch mi inquieta non poco.
Altro che prendermi un tè in pace e rilassarmi, io fuggirei il più lontano possibile da sto universo MALATO. D’altra parte il rischio di essere inseguiti da uno stormo di volatili che, a comando di un fischietto, disegnano una teiera in cielo (pensa quanto stanno fuori) e srotolano un bigliettino con la parola 'infuso' è elevatissimo!
Ma manco nei peggiori incubi.
Cari amici della Twinings, ma che ve siete fumati?
Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=3BPzbtl0Vpo
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iosenta · 3 years
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Ok, la tv è piena di jingle tremendi che fanno salire nazismo, fascismo e stalinismo in un colpo solo. Alcuni di questi però vanno oltre il semplice accompagnamento alle immagini, ergendosi a colonne portanti dello spot (e del disagio annesso).
Tralasciando uno degli esempi più brutti, fastidiosi e per questo indimenticabili della categoria vale a dire “Sì con riso ma senza lattosio” (al quale dedicheremo un approfondimento a parte), oggi mi soffermerei sulla pubblicità dei cubetti Beretta.
Ora io capisco che è difficile dare una dignità a dei pezzi di maiale tagliati a cubetti, però – cristo – come si fa a creare una canzone del genere?
L’abbrivio, in stile bossanova, è brutto vero ma ancora accettabile in un’ottica pubblicitaria: “Cubetti Beretta / un bel gusto in più / che in ogni ricetta li userai tu / la tua cucina con loro è speciale / ogni piatto diventa geniale”. Ma ecco che, senza alcun preavviso, al secondo 14, e arriva il nonsense puro col ritornello… “Cubetti cubicu cubi cubi cu… cubetti cubi cu cubi cubi bu… Beretta I love youuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!!!!!!!!” (con tanto di coretto farlocco). Ah nel frattempo si nota il ragazzino che imita maldestramente Salt Bae (ma perché?).
Ma scherziamo? Ma che vuol di’ sta roba? Ma che è???
Cioè io mi immagino quei poracci che sono andati in studio a registrare sta canzone. Magari gente che ha anche una dignità artistica e musicale. Come faranno a guardarsi allo specchio dopo aver inciso una cosa come “cubetti cubi cu cubi cubi cu”?
A voi malnati pubblicitari che avete creato un ABOMINIO del genere, dico solo: “Niente chiacchere, né discorsi a vanvera. Meglio che pensiate a quello che avete davanti agli occhi, ecco qual è la sfida. Il vostro vero nemico è dentro di voi!"  (Il Cubo, 1997) 
P.S.. ero tentato di postare il video o l’audio dello spot ma ho preferito evitare il (mio e vostro) supplizio. Anche perché una volta entrati nel cervello, i “cubetti cubicu” si attaccano alle sinapsi e le distruggono. Per gli impavidi -  Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=aYQqWjJUDes
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iosenta · 3 years
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Partiamo dalla premessa che le pubblicità di trucchi, prodotti di bellezza, creme e affini non hanno di per sé molto senso. Nemmeno a sforzarsi di strutturarle e girarle decentemente. 
Di solito una voce fuori campo descrive tutti i mirabolanti benefici del prodotto in questione mentre il flacone, campioncino, inalatore, applicatore, crema, strappatore, scarnificatore o quello che è viene mostrato in maniera GIGANTESCA in modo che l’utente medio non si confonda al momento della scelta. Compito impari visto che esistono almeno altri 300 prodotti praticamente uguali sul mercato.
Ecco allora che subentra il ruolo delle testimonial, spesso giovani, belle, super-convinte e incredibilmente felici delle loro scelte. Ti devi fare una ceretta? Sí, cazzo, affrontiamo il tutto con un sorriso a 32 denti! Devi applicarti una maschera esfoliante? Vai con le grasse risate! Sei piena di acne e piangi tutte le sere per questo? Metti sto prodotto ridendo e passa tutto!
Un caso emblematico è quello delle Nivea clear-up strips, un prodotto che dovrebbe rimuovere punti neri e impurità. Appena visto il risultato dell’applicazione - che immagino consista in una striscia adesiva sulla quale rimangono attaccate macchiette, pezzetti di pelle e varie altre piccole zozzerie - la nostra amica non solo non viene sopraffatta dal ribrezzo (anche l’indifferenza mi sarebbe andata bene per ottenere una minima verosimiglianza), ma ride di gusto.
Ma che cazzo te ridi? mi chiedo ogni volta. 
Una domanda AMLETICA destinata a rimanere senza risposta. Ovviamente. Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=w101ZqQt9uM
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iosenta · 3 years
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Converrete con me che una delle aberrazioni più grandi della tv italiana sono gli animali parlanti. A cominciare dal “Dobbiamo stare vicini vicini” di Paperissima che continua, a distanza di decenni, a infestare i ricordi di milioni di telespettatori.
Ecco, proprio il concetto della presunta simpatia degli animali senzienti ha dato vita ad una intera serie di pubblicità. Una più brutta dell’altra. 
Oggi parliamo della réclame di Segugio.it in cui un cane (che metafora, ragazzi) ci spiega i vantaggi del confrontare varie polizze assicurative prima di sottoscriverle (ma dai?)
Fin qui, passi pure. Tutto molto brutto ma abbiamo visto persino di peggio. La cosa tremenda è che gli sceneggiatori hanno pensato bene di far muovere la bocca al cane per dare l’idea che stia davvero parlando. Come? Probabilmente ficcandogli delle crocchette giganti in bocca o lasciandolo con un osso di pollo incastrato in gola.
SMASCELLANTE manco fosse un rimastino dopo un rave.
Ce n’era davvero bisogno? Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=u-_mMM4dC18
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iosenta · 3 years
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“A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai”
Puntualmente, da decine di anni a questa parte, ogni Natale si accompagna alla famosa canzoncina della Bauli. Non posso che essere ammirato dalla capacità dei pubblicitari dell’azienda in questione di aver creato un jingle così indimenticabile. E irritante. E insulso.
Due note in croce che ti spingono a dire (con fastidio nel mio caso) “Cazzo, è davvero arrivato Natale”!
Ecco, perché è da quando sono bambino che mi chiedo: ma che mi rappresenta sta canzone? Voglio dire: se affermi “A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai” mi aspetto di vedere un 85enne che scala l’Everest, un bambino dell’asilo che risolve un’equazione fratta, un netturbino che va in giro in Lamborghini, non certo gente che cucina, si abbraccia o sorride.
Una volta la canzoncina proseguiva dicendo “È Natale e a Natale si può fare di più, è Natale e a Natale si può amare di più, è Natale e a Natale si può fare di più. Per noi: A Natale puoi.”
Tralasciando la melensaggine intrinseca della cosa, mi chiedevo (e chiedo) io: ma in che senso? Amici Bauliani, forse intendete che a Natale non VUOI fare sta roba? Perché se dite non PUOI significa che c’è qualcuno che fisicamente o mentalmente ve lo impedisce.
Ma poi di che attività stiamo parlando? Fare, amare, ma che è sto pressappochisimo?! Chiamatela metempsicosi, telepatia o quello che è, ma, dopo decenni di dubbi amletici e bestemmie, qualcuno alla Bauli ha finalmente risposto alle mie domande. Iniziando a declinare tutte quelle attività secondo loro impossibili da portare a compimento in qualunque altro periodo dell’anno. Tipo?
…..
 “Il nonno da aiutare”
“Il divano da occupare”
“Il cuoco da imitare”
“Giocar con tua sorella”
….
E così di seguito. Banalità su banalità.
E la cosa bella è che avevano pure chiesto pure alla gente di fornirgli qualche spunto: https://www.youtube.com/watch?v=I6yeq7VnAQw
Insomma Bauli ti sei confermata un gigantesco DILUDENDO.
Anche questo Natale NON PUOI non farmi salire il nervoso.
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iosenta · 3 years
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“Monge, il pet food che pensa positivo”. Basterebbe lo slogan finale di pochissimo senso (spiegatemi come diavolo fa del cibo per cani e gatti a pensare e per di più positivamente???) per inquadrare la pubblicità in questione.  E’ la primavera del 2020 e, in piena presa a male dovuta al lockdown, arriva una réclame che punta tutto sui buoni sentimenti. Quanto è bello stare a casa ad abbracciare e coccolare animali ed esseri umani (rigorosamente congiunti), quanto noi italiani sappiamo rispettare le regole (ma de che?!) e quanto ci vorremo ancora più bene una volta usciti dal casino circostante. Con tanto di chiosa sullo slogan del momento “distanti ma uniti”. Il problema è che la psiche di molti gruppi familiari è stata evidentemente già intaccata dal virus. In una delle ultime scene si vede infatti un gruppo di 4 cristi - la solita famigliola composta da padre, madre e due figli di sesso diverso (così non si fa torto a nessuno) che corre immotivatamente a perdifiato su una spiaggia vuota (cosa peraltro vietata dalla legge a quel tempo).  Peccato che ci sia anche un povero cane al guinzaglio. La bestia, fino a poche scene prima amata e coccolata, è costretta ora a una corsa matta e disperatissima, cercando invano di divincolarsi dal giogo della sua piccola aguzzina.  Una sequenza a dir poco SURREALE. Caro Monge, ne siamo usciti peggiori. Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=1pjDy3JpcQg
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iosenta · 3 years
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Il primo caso di pubblicità disagiata (nel senso che trasmette disagio) che mi viene in mente è quella della Fileni. La musichetta country è anche orecchiabile e tutto sommato il messaggio del cibo bio, ecosostenibile o quello che è non è male (ammesso che non sia una delle tante operazioni di greenwashing ma non è questa la sede per discuterne in dettaglio). Comunque tutto il buono scompare se si osserva il modo in cui il ragazzino balla sulle note di “Scegli il Bio, Fileni”.  Tutto molto aserejeejebetudejebereseibiunouvamajaviadebuguiandegüididípi. TERRIBILE, semplicemente terribile. Cfr: https://www.youtube.com/watch?v=RcQ0NC0oSBM
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iosenta · 3 years
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Il dolce sogno di un adblock nel cervello
Lo ammetto, il concetto di pubblicità mi ha sempre fatto salire il nazismo. Questa storia che si debbano sprecare ore e ore di vita ad ascoltare le lodi di un prodotto/ servizio/ situazione non mi è mai andata giù. Tanto più quando ste dannate réclame urlano, dicono cose senza senso o non hanno una minima logica interna.
E non venite a dirmi che basta spegnere la tv perché cazzo non è vero. Tutto, da internet alla radio passando per i giornali e i cartelloni stradali, è ormai pieno di magnifici prodotti da provare, mirabolanti esperienze da vivere e servizi convenientissimi da non lasciarsi sfuggire. Se potessi mi installerei un adblock nel cervello per skippare ogni singola pubblicità e trovare del sollievo da questo bombardamento di input INUTILI e NON VOLUTI.
Non ho mai visto molta TV, ma da quando la pandemia è cominciata mi sono ritrovato anche io a guardare ore e ore di spazzatura. Programmi brutti, serie TV brutte, film brutti e – soprattutto – réclame brutte. Non potendo fare a meno di evitarla ho iniziato così a osservare la pubblicità con più attenzione, notando cose che avrei preferito evitare e pronunciando dei MAH interiori sempre più grandi.
Ecco, questo blog vuole essere una collezione di alcuni di questi MAH. Nella speranza che condividere il disagio con gli altri aiuti ad esorcizzarlo. Almeno fino alla prossima pubblicità brutta brutta brutta. O al prossimo SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA  SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA SCIVOLA
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iosenta · 3 years
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Italia, aprile 2020. Milioni di persone chiuse in casa in balìa della televisione. La profezia di Boris si realizza. L’Italia del futuro è già qui tra noi.
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