Tumgik
reflussi-blog · 5 years
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Chi.
Appena finisce un amore cosa diventiamo?
Non siamo più quelli che eravamo insieme all'altro ma nemmeno quelli che eravamo prima di conoscerlo.
Forse sono uno con la sindrome dell'arto fantasma.
Forse con il tempo svanirà questa sensazione o forse no.
Forse sono ancora pieno, saturo, di ciò che ero insieme a lei quasi da non mancarmi del tutto.
Le giornate sono invase dai pensieri e faccio qualunque cosa, ma senza euforia.
Cammino lentamente come una macchina guasta a fondo corsia e con il freno a mano tirato.
I torti, le ragioni, le parole, quelle dette o quelle che sarebbe stato giusto dire, tornano puntualmente manco fossero le conseguenze di un delirio psicotico.
Sento le voci.
La mia.
La sua.
Mi fa male tutto.
Mi fa male il pensiero di un futuro insieme ormai tradito che si era sul punto di toccare.
Con difficoltà o sacrificio.
E forse è proprio questo punto.
La difficoltà ed il sacrificio si sentono davvero tali quando l'amore non c'è.
O non c'è più.
Convincersi di avere ragione a tutti i costi è il modo più semplice per dimostrare agli altri di avere torto.
I torti e le ragioni ormai non mi interessano più.
Possono essere tanti i motivi per cui si ha ragione o torto, quel che forse fa la differenza è accettarsi.
Accettare sè stessi e chi ci sta accanto, sapendo perfettamente che anche solo lo spostamento di una virgola muterebbe gli equilibri di quel quadro che non smetteremmo mai di contemplare.
Forse sono stupido ed ho anche sbagliato tanto.
Ma ho amato, tanto ed incondizionatamente.
L'amore sa congiungere ma sa anche dividere.
Il mio amore, copioso nelle sue manifestazioni, è stato svenduto, sottovalutato, deprezzato ed alla fine scartato.
Succede quando chi lo riceve non ama più e non è mai da condannare come cosa.
Ci sono amori enormi che hanno una data di scadenza e quando chi amava non ama più non è giudicabile.
L'importante è fare i conti con se stessi e con l'altro, responsabilmente, avendone rispetto e premura.
La domanda che mi pongo oggi è:
“Perché mi sono messo nella condizione di far svalutare il mio amore?”
“Perché ho permesso che accadesse?”
Sono questi i termini in cui intravedo sempre più la mia parte di responsabilità.
Sono questi quei pensieri che mi fanno fumare decine di sigarette e girare in tondo manco fossi in preparazione atletica per la maratona di New York.
Ci sono giorni in cui, invece, mi sveglio discretamente.
Attuo azioni distraenti, metto i dischi giusti, esco con gli amici (con i quali ho deciso di smettere, almeno per adesso, di parlarne per evitare di diventare un pretesto per far grattare loro i coglioni).
La sera bevo, bevo tantissimo, da solo o in compagnia.
Ho bisogno di qualcosa che mi rallenti i circuiti, ma per lo più lo faccio per dormire.
La sera quando non esco gioco ai videogiochi.
Lei odiava quando lo facevo per cui ora, quasi come un sentimento di rivalsa, ci gioco quando e come voglio.
Ma la sera, come i risvegli, è tosta.
La casa parla, sussurra.
A volte mi fa male anche aprire dei cassetti che, nonostante li abbia svuotati tutti, non so mai cosa possa trovarci.
La casa sussurra, è vero, mi riporta con la mente ai ricordi e poi me li fa sentire con la pancia.
Ma ci sono volte in cui mi accoglie, anche.
Che mi fa sentire il suo calore, quello che solo io ero capace di dare e di cui ricevevo solo brandelli.
Quel calore sono io, sono sempre stato io e l'errore più grande che io possa fare è di svalutarlo a mia volta.
Le luci di Natale impazzano per le strade contornando profili di palazzi o balconcini come fosse un particolare inchiostro di china intorno alle cose.
A proposito di inchiostro di china, ricordo che quand'ero piccolo vedevo tantissimi cartoni animati e ricercavo nel mondo reale il contorno nero che delineava le forme dei disegni e mi sembrava strano che non ci fosse su cose o persone.
Ho sempre mescolato il mondo del fantastico con il reale e per qualcuno pare addirittura che sia una dote.
A tal proposito mi sono sempre lasciato il beneficio del dubbio.
Di fare l'albero di Natale non me la sono sentita, per cui ho preso una serie di luci e le ho messe alla buona su di una libreria.
Non so cosa sia più triste, onestamente.
Se la mancata azione del fare l'albero di Natale, ma farlo da solo mi avrebbe provocato un magone troppo forte, o la visiva dimostrazione che quest'anno manca qualcosa.
Ho sempre adorato il Natale ed anche se soffro, sto male, patisco le conseguenze del lutto (perché è come un lutto, dicono gli esperti), sono in pene amorose, mi manca lei, mi manco io, mi manca noi, so che non la rivedrò mai più e qualcosa è finito definitivamente, non ci parleremo mai più e se l'icontro per strada le do un calcio in culo, riesco comunque a sentirne le sensazioni piacevoli da lontano.
Ma al 24, al 25, al 31 non ci voglio ancora pensare.
Ci sono delle volte in cui mi faccio forza e so che la decisione presa è quella giusta.
Come si può pensare ad un futuro con chi non ti ama davvero?
Ci sono delle volte in cui vorrei che mi chiamasse per dirmi almeno scusa.
Ci sono delle volte in cui vorrei tornasse.
Dopo una rappresaglia sui social, tanto piccola quanto devastante, al mio equilibrio psicofisico l'ho cancellata e bloccata.
Può una cosa apparentemente così sciocca fare un male cane?
Sì.
Sono ponti che crollano e speranze che svaniscono.
Il letto senza lei è vuoto, anche se ce l'ho tutto per me.
Non ho il coraggio di sentirlo tutto questo vuoto, per cui mi porto il computer e guardo cose fino allo sfinimento.
La sogno tutte le notti.
Tutte.
La mattina mi raccoglie la mia ritualistica del caffè/sigaretta/caffè/sigaretta e posso svegliarmi all'ora che preferisco perché, tanto, non ho più nessuno che mi giudica.
Ma oltre le 9:30 non vado.
Ho smesso anche di mangiare a colazione perché era una cosa che mi piaceva fare con lei, farlo da solo era come stare con lei, farlo adesso me la fa desiderare.
E non me lo posso permettere.
Devo imparare a conoscere chi sto diventando dopo la fine di questo amore, così come so di essere un contemplativo e non posso permettermi di sguazzare nelle acque stagnanti dell'amore non corrisposto.
Sbagliato, sbagliatissimo.
Non si fa neanche mezzogiorno che già mi masturbo.
La cosa da vantaggi e svantaggi.
La masturbazione reiterata mi tiene a bada, seda i miei istinti predatori e mi fa bastare la mia mano.
Soddisfa le mie fantasie più segrete ed io lo so che mi isola.
Mi ovatta, mi tiene lontano dalla vita vera.
Da ciò che vorrei.
Mi eccitano i piedi femminili e nella prossima relazione, se mai mi dovesse capitare di averne un'altra, è una cosa che voglio vivermi senza giudizio.
Anche perché innocua e divertente.
Ci sono uomini che amano farsi cacare addosso o donne che vogliono farsi malmenare durante un amplesso ed io non posso eccitarmi per un paio di bei piedi femminili?
Mi ci masturbo e poi, una volta finito, subentra lo sconforto.
La rassegnazione.
Il sesso con lei è stato bello per un periodo, poi sempre più difficile.
Ed io ero l'unico a desiderarci uniti come un unico corpo.
Ma le colpe non mi interessano più.
Le mie, le sue, le nostre.
Ed ora non so cosa diventerò.
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reflussi-blog · 5 years
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Sgabuzzini.
Un post al giorno e sarò ricco.
Analizzo i trend per stare al passo, mi muovo con scatto felino tra un hashtag ed un altro per trovare l'argomento giusto, per veicolarlo al meglio.
Ho le chiavi in mano per il mio futuro, i codici necessari per uscire dall'impasse e rivoluzionare la mia situazione.
E sarò libero.
Libero di scrivere quello che voglio, col taglio che voglio e quando voglio.
Ed il segreto è chiaro e semplice come acqua di fonte.
Non avere neanche un lettore.
Non la sentite questa calma, questo silenzio?
E' come stare in mezzo alla natura prima che l'uomo vi si imponesse a forza.
Come essere tornati indietro nel tempo, tra essere monocellulari che non sanno nemmeno loro cosa  stanno facendo, ma cazzarola se lo sanno fare bene!
Nella trasparenza della vostra visuale da provetta su di me, svolgo la mia funzione vitale egregiamente e senza dare fastidio a nessuno.
Perché non c'è nessuno.
Quello che sentite è l'eco dei vostri pensieri, di quello che non sapete ancora cosa pensare e vi interrogate sulla vostra opinione da riferire a terzi perdendo completamente la visione o la lettura immersiva di ciò di cui state fruendo per poi dire a voi stessi: “Non so se mi piace”.
Tutto giusto e sbagliato allo stesso tempo.
Ma il problema non si pone assolutamente, perché qui non c'è nessuno.
Voi non ci siete e ci sono solo io.
Ed io, qui, dimostro a me stesso quanto sia liberatorio non parlare di nulla.
Perché è questo quello in cui siamo incappati.
Il vuoto.
Oscuro e silenzioso come uno sgabuzzino.
Il vuoto è oscuro, silenzioso ma di sicuro non ha l'estensione di uno sgabuzzino.
Stai pensando questo?
Liberissimo di farlo.
Ma fammi anche la cortesia di chiudere la pagina del browser web ed andartene affanculo.
Qui le regole le faccio io.
E' proprio liberatorio scrivere per se stessi, senza parlare di nulla nel mio vuoto sgabuzzino.
Senza folla, senza affanno.
Senza niente di cui parlare.
https://www.youtube.com/watch?v=pVInBRkoKgY
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reflussi-blog · 5 years
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Mare.
Le persone deludono, non ci sta niente da fare.
Noi per primi.
E chi la pensa diversamente è un ingenuo.
E' impossibile non deludere mai le aspettative e chi ci riesce cova una patologia seria.
Ormai da tempo guardo con fare sospettoso chi non cade mai oltre le righe, chi sa essere impeccabile, e ci tiene a dimostrarlo, ma allo stesso tempo comprensivo con i poveri stronzi per cui non funziona mai lo “sbagliando si impara”.
E ci si ritrova a sorbirsi quelle pacche sulle spalle molle, quei sorrisi accennati a metà giunti senza richiesta tra un paragrafo e l'altro del manuale d'istruzioni scritto appositamente per noi che abbiamo sbagliato.
Passiamo tutte le nostre vite cercando di evitare gli errori a tutti i costi mentre è su questo che dovremmo tarare le nostre esistenze.
E' questa la caratura dei miei pensieri mentre faccio la pipì a mare.
Le mani poggiate sui fianchi manco fossi Peter Pan, fingo disinvoltura mentre sento la mia urina calda attraversarmi il bacino in quel fugace quanto piacevole gioco di temperature corporee ed atmosferiche.
Quando finisco, abbandono la postura da giovane eroe, anche perché giovane non lo sono ne tantomeno eroe, inarco le mani a pinna cominciando gradualmente la mia discesa verso la profondità.
L'acqua è gelata, mi bagno i capelli per evitare un coccolone visto che sto da circa venti minuti in acqua senza fare alcun progresso.
Non sono di quelli che appena vedono l'acqua, nonostante la temperatura ricordi più che vagamente una cella frigorifera, si buttano fieramente di testa facendo sfoggio della propria aerodinamicità.
Io ci metto tempo, tanto tempo.
Ed in questa anticamera che va dalla spiaggia all'immersione totale del corpo mi perdo in elucubrazioni e discorsi con me stesso che, se ne avessi l'opportunità, varrebbe quasi la pena tentare in questa sede di prendere una cattedra all'università di Jena.
Questo per dire che al mare sono di una noia mortale, evito qualsiasi forma sferica rimbalzante manco fosse una mina antiuomo e dopo 20 minuti filati di sole cocente comincio a vaneggiare come fossi preda di uno stato allucinatorio da lsd con mostri annessi e connessi.
No, non è per nulla divertente.
Ma quando trovo una comoda zona d'ombra do il meglio di me e riesco a far scattare un livello di nullafacenza talmente professionale che in qualsiasi altra situazione s'insinuerebbe il senso di colpa.
Grazie a numerosi strati di crema solare sguscio facilmente via tra la ricerca di una birra ed un gelato rigorosamente confezionato.
Non lo so, sarà forse qualche particolare collegamento con l'infanzia che ci fa preferire in certi contesti il cioccolato insapore del Cucciolone piuttosto che un gelato artigianale fatto con latte a chilometro 0.
Ed ancora devo immergermi.
Mentre tutti gli altri sono quasi alla fine del loro percorso d'immersione, tra una chiacchiera ed una bracciata, io mi bagno nuovamente i capelli per evitare il coccolone di cui sopra.
Anche andare al mare per me è l'ennesima occasione per constatare quali possano essere le mie mancanze strutturali o sovrastrutturali ai miei occhi o agli occhi degli altri.
La domanda è: ma io la frequenterei una persona come me?
Ondeggio le mani a conca manco fossi una bambinetta sciantosa e decido di farmi coraggio.
Dopotutto sono solo passati venti minuti.
L'ondata di freddo mi pervade tutto il corpo, faccio finta di niente mentre gli occhi si abituano al leggero bruciore.
La verità è che l'estate mi annoia.
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reflussi-blog · 5 years
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Conoscenti
Succede ogni tanto e sempre allo stesso modo, ma in misura sempre diversa.
Io tra persone random, in un evento eccezionale poiché non quotidiano, fantastico senza troppo sforzo fino all’attimo prima di arrivare sulle possibili, o quantomeno plausibili, combinazioni di discorsi, battute, scambi.
Arrivo all’appuntamento già sapendo, previa mente locale sullo storico personale, che ciò che ho immaginato non si verificherà.
O che la percentuale che si verificherà è comunque troppo bassa in confronto alle migliaia di connessioni possibili ma, col senno di poi, sempre uguali.
Spaventosi sanno essere i conoscenti.
Ti costringono ad un esame forzato della tua immagine dall'esterno e, spesso, l'unico bagaglio che ci rimane da questi incontri è valutarne l'essenza, nella speranza di poter origliare da lontano la storia che preferiamo raccontare agli altri nella speranza che il messaggio sia stato recepito.
Un breve briefing alla fronte sperando non sia già imperlata di sudore, la schiena umida è coperta dallo zaino che di sicuro incontrerà qualche gioviale, e non richiesta, pacca sulle spalle.
Mantengo la calma mentre continuo a pensare e rivedere mentalmente le immagini di quello che accadrà a breve, ripassando un copione che nessuno mi ha chiesto di imparare a memoria.
Ma una parte di me ne ha bisogno, è questa la mia preparazione atletica a situazioni del genere.
Arrivo e già constato che parte di quello che ho immaginato già manca, un paio di parole fuori posto e la mia preparazione atletica va alle ortiche.
Sono un culturista a cui compare improvvisamente una panza da cirrosi durante le finali di Mr. Olimpia.
Intorno a me solo persone che sono quello che sarei potuto diventare anche io se non fossi io.
Anche se ho rinunciato da tempo a fare confronti, ognuno di noi ha il suo percorso unico e rispettabilissimo.
Ma la saggezza funziona meglio con la calma ed io calmo non lo sono per niente, ora.
Ma non sono nemmeno in uno stato d'agitazione.
Mi sento fuori contesto.
Faccio finta di guardare il cellulare, fumo una sigaretta dopo l'altra, scorro la home dei social fingendo un interesse mai provato nemmeno ai tempi dell'iscrizione.
Ho come la sensazione di puzzare di carogna, così come i cani sentono l'aggressività i conoscenti riconoscono, senza esserne coscienti, tale mal disposizione.
Imbastire quattro chiacchiere sul meteo funziona, ma con non troppo successo.
Mi sento fragile, forse lo sono adesso.
Vorrei tornare a casa, che è anche vicina.
Ma so bene cosa succede e questa coscienza arriva senza una reale illuminazione.
I miei giudizi incalzano e decido di soccombervi, poiché non ho scelta.
Quando l'ora prestabilita per il ritorno giunge tolgo le tende.
Saluto tutti ripromettendoci a vicenda che è sicuramente da rifare.
Sulla strada di casa mi dico che sarei potuto resistere almeno un altro po'.
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