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#La scrittura della Sibilla
marcogiovenale · 2 years
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emilio villa: "la scrittura della sibilla" (diaforia)
emilio villa: “la scrittura della sibilla” (diaforia)
il file in rete a cura di Daniele Poletti / [dia•foria https://slowforward.files.wordpress.com/2022/09/emilio_villa_la_scrittura_della_sibilla.pdf http://www.diaforia.org/floema/files/2014/05/Ebook-Emilio-Villa.pdf _
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ballata · 1 year
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Da #gliaudaci #giulioperroneditore
"Possiamo ancora esser liberi dagli scranni dei conquistatori, liberi dall’invenzione falsa dei templi dei profeti, liberi dalla loro conoscenza bigotta e paracula e scampare per sempre ai loro voleri, liberandoci da questo tempo furbo che tutto omologa,
appiattendo volutamente le nostre vite per renderci innocui e servi. Possiamo trovare finalmente il tempo di vivere felici.
Poi lui, sorridendomi, mi dice: «Su Robirone, andiamo a chiamare Stefano Mars, Sibilla e Alerva...."
Gioverà, gioverà l'avere atteso.
Il mutare degli anni, il tumulto dei sogni, i palpiti della lotta, la rapidità dei trionfi, l'impurità degli amori, gli incantesimi dei poeti, le acclamazioni dei popoli, le meraviglie della terra, la pazienza e la furia, i passi nel fango; i ciechi voli, tutto il male, tutto il bene, quel che io so e quel che io ignoro, quel che Tu sai e quel che Tu ignori, Tutto, fu per la pienezza della mia Notte.
Gabriele D'Annunzio Laudi
#romanzo #robertonicolettiballatibonaffini
#narrativa #autore #scrittura #instabook #lobro #consigli
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gammm-org · 7 months
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tarditardi · 1 year
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No'hma - Milano: il 19/2  ecco “Amo dunque sono"
"Amo dunque "sono è uno scrigno di visioni e sensazioni, un viaggio onirico e labirintico nell'anima della scrittrice e poetessa novecentesca Sibilla Aleramo. In occasione della terza delle Domeniche Speciali di No'hma - Milano, il 19 febbraio alle ore 17, l'attrice Viola Graziosi porta in scena questo complesso e intenso ritratto di una donna che ha fortemente influenzato la letteratura e la libera scrittura femminile del '900; un ritratto da guardare e assaporare non solo con i nostri sensi, ma usando la nostra percezione inconscia. 
Scrittrice, poetessa, giornalista, anticonformista, femminista: Sibilla Aleramo (1876-1960) è una delle figure più affascinanti del secolo scorso, emblema di coraggio e libertà. In Amo dunque sono, dal titolo del suo più famoso romanzo, ci immergiamo nelle profondità della sua psiche, attraverso un montaggio di frammenti visivi e sonori, di brani, poesie, ricordi, voci, immagini, lungo il filo di un ininterrotto discorso amoroso. 
Le Domeniche Speciali sono un vero palinsesto nel palinsesto, una Rassegna che si distingue per la varietà dei suoi appuntamenti; che sono, a seconda delle volte, dedicati a celebri m< scrittori e intellettuali, incentrati su figure storiche piene di fascino, o ancora consistono in pomeriggi musicali. Dopo la Giovanna d'Arco di Gaia Aprea, l'appuntamento di domenica 19 vede ancora una volta protagonista un grande personaggio femminile che si è distinto, oltre che per il suo talento, per la sua forza d'animo e per la sua esistenza avventurosa e fuori dagli schemi della società, proprio come l'eroina francese. E, ancora una volta, a interpretarla sul palco sarà un grande nome della scena contemporanea italiana.
VIOLA GRAZIOSI
Attrice poliedrica e doppiatrice, figlia d'arte, nata Roma e cresciuta in Tunisia, Viola Graziosi inizia a recitare all'età di 17 anni quando Carlo Cecchi la sceglie per interpretare Ofelia nell'Amleto di Shakespeare al teatro Garibaldi di Palermo. Con Cecchi partecipa al progetto Trilogia Shakespeariana che ha girato in Italia e all'estero. Si trasferisce a Parigi ed è ammessa al prestigioso Conservatoire National d'Art Dramatique, dove consegue il diploma di recitazione. Da allora lavora tra Francia e Italia, alternando teatro, cinema e televisione, sempre in ruoli di rilievo. Nel 2013 Vince il premio Adelaide Ristori per lo spettacolo Intervista e nel 2022 il Premio Actress of Europe come miglior attrice.
Amo dunque sono
con Viola Graziosi 
dal testo di Alessandra Cenni 
adattamento, immagini e regia Consuelo Barilari 
voci maschili Graziano Piazza 
Musiche da Mulholland Drive di Angelo Badalamenti 
Video proiezioni Gianluca De Pasquale
Spettacolo domenica 19 febbraio, ore 17
Ingresso gratuito previa prenotazione obbligatoria al link 
Per info e prenotazioni:
tel. 0245485085
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Emilio Villa - La scrittura della Sibilla.  
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aminuscolo · 3 years
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l’hammam, un po’ di anni dopo.
Sono tornata all’hammam della Moschea di Parigi. La prima volta che ci sono stata avevo poco più di trent’anni, l’anno prima dei miei mesi parigini alla Biblioteca dell’Arsenale, l’anno prima dell’incontro con Perec e dell’inizio della mia analisi. La prima volta che ci sono stata ero abituata a essere nella parola d’altri, abituata a spostarmi senza sapere che cosa cercare, abituata a non conoscere né i miei “no” né i miei “sì”. Niente india, né iran, né libano né yoga. Poco cibo. Ma l’inconscio, si sa, ci precede. Stavo andando dove sarei stata. L’hammam è stato per me dei corpi. Dei corpi altri. Dei corpi diversi dal mio, dei corpi nudi che si curavano, che si toccavano, che stavano attaccati in un modo che non sapevo al volto che li abitava. L’hammam è stato il mio corpo, il mio costume tra il nudo degli altri, la mia precisione così inutile, le mie gambe altro da me. L’hammam è stato sentire, da qualche parte e in maniera confusa, che ero in guerra, sentirlo mentre una donna energica mi sfregava con un guanto di crine e il suo seno era vicino al mio e la sua parola era lontana dalla mia. L’incandescenza del mio imbarazzo esplodere davanti alla sua naturalezza. Io il mio corpo non lo abitavo: lo plasmavo, lo costruivo, lo addomesticavo.
In quel immergermi nel frigidario rotondo e poi tirarmi su per starmene nuda e sdraiata su quelle tessere minuscole di mosaico azzurro – a un passo da gambe, schiene, voci, mani, capelli, sederi, occhi di altre donne – da qualche parte e in maniera confusa ho sentito che qualcosa, impercettibilmente, si stava incrinando. Io schizzinosa, io pudica, io separata. C’era un modo di stare – l’ho sentito allora per comprenderlo poi – che prevedeva abitare il corpo, godere il corpo, consumarlo, accoglierlo, rovinarlo, perderlo, contaminarlo, sporcarlo. C’era un modo di stare che prevedeva curare quel sentire e occuparsi poco del comprendere. L’hammam è stato l’incontro con quella parola, “ingombro”, che avrei portato come primo significante per dire di mio padre. Quella parola, “ingombro”, che avrei scoperto essere entrata così tanto nella mia carne da farmi desiderare sparire, sottrarmi. Sottrarmi allo sguardo, sottrarmi alla possibilità che il corpo faccia difetto, che inciampi, che manchi. Sottrarmi a quel che il corpo dice che la parola non dice, a quel che il corpo mostra che la ragione non controlla. Sottrarsi al tremare e all’arrossire, sottrarsi a quel che non si controlla, che eccede, che devasta, che ci consegna all’altro in quel modo che, si sa, ci fa perduti.
Io e il mio corpo siamo tornati all’hammam di Parigi. Insieme. Il corpo che mi fa camminare Parigi; godere dei formaggi; desiderare le labbra di una donna o il sedere di un uomo; scegliere Perec e l’Iran, le fotografie di Schmidt e le strade di Beirut. Le braccia enormi di una donna mi hanno sfregato le gambe, la pancia e il collo, le sue parole mi hanno raccontato un pezzo della sua vita e i suoi gesti mi hanno insegnato a sfregare le sue gambe, la sua pancia, il suo collo. Il mio seno nudo non è separato dai miei occhi, non lo è dalla mia scrittura. Il mio corpo, con quel che ci sta attaccato, mi ha portato nelle strade del mondo e mi ha fatto pensare che oggi Sibilla Aleramo dovevo celebrarti così, sperando che mi si ascolti come se io sognassi.
L’hammam è carne e ragione, l’incontro con quell’altro che avrei poi cercato ancora e ancora. L’altro che mi fa vedere quello che non vedo, l’altro che mi sovverte, che mi rigira, che mi porta ogni volta da capo, ogni volta a dover smettere la paura, ogni volta a dover ridere del pudore, ogni volta a spostare la soglia di bello, brutto, schifo, amore. Ogni volta il ricominciamento, ogni volta lo sforzo infinito di rovesciare il mio mondo, il mio mondo di privilegi e di punti ciechi, il mio mondo che è il terreno dove non posso smettere di camminare.
Tornerò all’hammam di Parigi. E che dirò di questa me quarantenne che scrive di tutto questo come a doversi dare - ancora e ancora - un pizzicotto per sapere di esistere?
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garadinervi · 4 years
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Emilio Villa, Sibylla, n.d.; in Emilio Villa. La scrittura della Sibilla, Edited by Daniele Poletti, Texts by Carlo Alberto Sitta, Aldo Tagliaferri, Ugo Fracassa, Cecilia Bello Minciacchi, Enzo Campi, and Giorgio Barbaglia, Biblioteca di f l o e m a, apothēkē  7, [dia•foria, 2014, p. 49 (pdf here, issuu here)
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marcogiovenale · 7 months
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emilio villa: "la scrittura della sibilla" (diaforia)
il file in rete a cura di Daniele Poletti / [dia•foria https://slowforward.files.wordpress.com/2022/09/emilio_villa_la_scrittura_della_sibilla.pdf http://www.diaforia.org/floema/files/2014/05/Ebook-Emilio-Villa.pdf .
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magicnightfall · 7 years
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HE CAN BE MY JAILER, BURTON TO THIS TAYLOR
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Sì, gente, sì, abbiamo capito che il video di ...Ready For It? e il testo di ...Ready For It? non c’entrano nulla l’uno con l’altro, non c’è bisogno di ripeterlo fino alla nausea, abbiamo afferrato il concetto. Ma se la cosa vi turba fin nei più reconditi recessi dell’animo, non temete, ho io la soluzione per voi: sostituite il testo con l’introduzione a Star Wars - Episodio III e sbam! problema risolto.
È guerra! La Repubblica crolla sotto gli attacchi dello spietato Signore dei Sith, conte Dooku. Si contano eroi in ambedue gli schieramenti. Il Male è ovunque. Con un'azione spettacolare, il malvagio comandante dei droidi, generale Grievous, è entrato nella capitale della Repubblica e ha rapito il cancelliere Palpatine, capo del Senato della Galassia. Mentre l'Esercito Separatista di Droidi cerca di abbandonare la capitale assediata insieme al prezioso ostaggio, due Cavalieri Jedi sono alla testa di un'impresa disperata: liberare il Cancelliere prigioniero...
Perché è vero che la canzone parla di un innamoramento - seppure con toni ben distanti da quelli carini e coccolosi a cui la vecchia Taylor ci aveva abituato (penso a Enchanted e alle sue “giocose conversazioni”, mentre qui abbiamo fantasmi, vendette, rapine e carcerieri) ma il video racconta tutt’altra storia, ponendosi in connessione più con (quella che si presume essere l’idea alla base di) reputation, che con il brano di cui è il commento visivo.
Non è infatti l’amore a tirare le fila della narrativa del videoclip, ma il dualismo introdotto già a partire dalla copertina dell’album, in cui il volto di Taylor è diviso a metà: da una parte la vera lei, e dall’altra quella invasa dalle scritte di giornale, cioè quella creata dai media per loro uso e consumo.
Ed è un dualismo che non è insito in Taylor, ma è invece esterno ed estraneo, perché calato dall’alto in modo del tutto arbitrario da soggetti terzi.
Nel video, infatti, ci sono due personaggi: uno, quello confinato in gabbia e che cerca in tutti i modi di liberarsi, è la vera Taylor, la metà a sinistra della cover dell’album. L’altro, quello vestito come un bacarozzo, è la Taylor creata dai media, la metà a destra della copertina.
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Ed è proprio perché il dualismo è esterno che queste due Taylor non possono - nel lungo termine  - esistere contemporaneamente, in quanto antitesi l’una dell’altra.
I due personaggi non rappresentano le contraddizioni connaturate ad uno stesso soggetto, contraddizioni tipiche (e quindi la loro contemporanea esistenza sarebbe perfettamente legittima) di ogni persona in quanto tale perché nessuno di noi è solo bianco o solo nero, ma contraddizioni imposte da altri. Viceversa, sarebbe stato tutto un altro discorso, un altro video, un altro album.
Prendete Lo strano caso del Dr. Jekyll e del signor Hyde: è vero che all’esterno i due esistono a turno, ma è anche vero che all’interno esistono contemporaneamente: la pozione, infatti, non crea dal nulla una nuova personalità malvagia, ma fa emergere le inclinazioni che già erano presenti, anche se nascoste, nel buon Jekyll. Non c’è nulla di estraneo, tant’è vero che sia Jekyll che Hyde hanno memoria di l’uno dell’altro e Hyde può scrivere con la scrittura di Jekyll. A differenza delle Taylor di questo video, la cui dicotomia è senza dubbio esterna, quella di Jekyll e Hyde è invece interna.
Se volessimo restare nell’ambito della letteratura britannica, a questo video si attaglierebbe quindi la profezia pronunciata da Sibilla Cooman in Harry Potter e l’Ordine della Fenice, secondo cui “L’uno dovrà morire per mano dell’altro, perché nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive”.
E non è un caso, allora, che alla fine la vera Taylor prenda il sopravvento e uccida quella falsa, proprio perché non è possibile che esistano entrambe.
Già la stessa Look What You Made Me Do, che peraltro è anche il primo singolo estratto (quasi a voler fornire una sorta di indirizzo programmatico a tutta l’opera), poneva il dualismo in termini netti - quelli della vita e della morte - e in maniera assolutamente esplicita, senza perifrasi o eufemismi di sorta: “the old Taylor is dead”, mica “the old Taylor andò a ricevere il premio della sua carità”, che era il modo in cui Manzoni ha fatto sapere ai suoi lettori che un ignoto benefattore era schiattato prima di vedere l’incredibile raccolto di noci del suo albero rinsecchito.
Ma lì, in effetti, veniva affrontata una diversa sfumatura di quella contrapposizione: non vero contro falso, ma vecchio contro nuovo. La vecchia Taylor, quella ingenua, contro la nuova Taylor, quella nonmenefregapiùuncazzodinientefaccioquellochevogliocià.
Tutte e due legittime perché tutte e due vere (anche se la seconda nasce come reazione a fattori esterni, i media), che se in privato possono coesistere tranquillamente, per quanto riguarda il personaggio pubblico ne può esistere solo una alla volta, tanto che la vecchia Taylor è dovuta proprio morire.
(esattamente come Jekyll e Hyde, in pubblico, non esistono contemporaneamente)
E come il video precedente, anche questo è ricco di simboli, roba che ne avrebbe scritto anche Umberto Eco... se non fosse andato a ricevere il premio della sua carità.
Già il fatto che le due Taylor si pongano in contrapposizione visiva così evidente, una “nuda” e l’altra vestita come un Signore dei Sith, è un’immagine molto potente: la prima sembra voler dire “guardatemi per quella che sono, questa è la vera me”,
(but that’s what they don’t see...)
mentre la seconda indossa tutte le falsità e le bugie attribuitele nel corso degli anni.
Alla luce di tutto quanto sopra, ho trovato interessante il fatto che la falsa Taylor cerchi un contatto con la vera Taylor, quasi come volesse convincerla (e convincerci) che in realtà loro due sono solo le facce della stessa medaglia, e lei non è affatto un personaggio creato a tavolino dai giornali.
“Touch me and you’ll never be alone” nel senso, allora, che basterebbe un solo tocco perché la vera Taylor ne resti per sempre “macchiata”.
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Tuttavia l'altra non ci casca e la affronta con tutto quello che ha, riuscendo a prevalere.
E senza dubbio non è un caso che la contrapposizione sia anche cromatica: la vera Taylor è bianca, la falsa Taylor è nera: luce contro tenebre, bene contro male, una rappresentazione immediata ed efficace vecchia come l’umanità stessa e in auge ancora oggi, basti pensare a come vengono “colorati” buoni e cattivi nei film Disney (qui una mia analisi nel dettaglio).
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Il video è altresì disseminato di graffiti, da “This is enough” a “Ur gorgeous”, passando per “I love you in secret” e “They’re burning all the witches”, perché ormai Taylor non si accontenta più di dirci le cose attraverso le metafore delle canzoni, ma proprio esplicitamente (quel “This is enough” non vi viene da tradurlo con un bel “emmòbastaveramente”?).
Ora, per concludere finalmente un post che nasceva incartato fin dalla prima riga che ho scritto, capisco le perplessità di chi ritiene questo video poco originale e lo considera già visto (c’è in effetti chi l’ha paragonato a Bad Blood per via dell’ambientazione fantascientifica).
Tuttavia a me sembra che stia emergendo una sorta di pattern, per cui la videografia di questa era si dimostrerà perfettamente coesa: video coerenti tra loro, ma che viaggiano su un binario diverso rispetto ai testi.
Per questa ragione mi sto sempre di più convincendo che si tratterà di un “visual” album, cioè verrà rilasciato un video per ogni canzone. E spero davvero che sarà così, perché questo in particolare ha più il sapore di una premessa che di un prodotto completo in se stesso, e sembra quasi che l’idea alla base di reputation, perché possa essere raccontata al meglio, debba essere visivamente raccontata con tutte le canzoni a disposizione, e non solo con una manciata di singoli.
P.S. meno 13.
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gdbot · 6 years
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Emilio Villa, La scrittura della Sibilla, Texts by Aldo... http://ift.tt/2BvfenO
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Una serie di contributi e testimonianze mettono a confronto critici e studiosi che, con diversi approcci metodologici, analizzano e rivalutano la scrittura e il pensiero dell'Aleramo. Per la prima volta viene svelata nelle sue profonde intuizioni una coscienza femminile anticipatrice. Il libro, che nasce da un convegno organizzato dall'Amministrazione provinciale di Alessandria, luogo di nascita dell'autrice, si divide in tre parti. Nella prima, "Attraversare una vita", Bruna Conti analizza i problemi archivistici da lei affrontati nel riordinare il vastissimo materiale lasciato dalla scrittrice; Alba Morino racconta l'avventura editoriale della pubblicazione dei "Diari" dell'Aleramo, rimasti, dopo la morte dell'autrice, per diciotto anni inediti, e della pubblicazione della biografia "Sibilla Aleramo e il suo tempo". Nella seconda parte, "Coscienza", Lea Meandri, Rita Guerricchio, Laurana Lajolo e Marino Biondi privilegiano, nell'esperienza dell'Aleramo, il momento della "coscienza esistenziale"; nella terza parte, "Scrittura", Giorgio Luti colloca la vicenda di Sibilla nel più vasto quadro della letteratura del Novecento, Anna Nozzoli propone una rilettura dei romanzi, Simona Costa e Barbara Zandrino analizzano i rapporti di Sibilla con D'Annunzio e Dino Campana, Jorgen Stender Clausen quelli della scrittrice con lo scrittore francese Georg Brandes. Concludono il volume le testimonianze di Fausta Cialente, Adele Faccio e Davide Lajolo che hanno avuto con la scrittrice rapporti di amicizia, e una nota bibliografica a cura di Bruna Conti sulle opere di e su Sibilla Aleramo..... #libridisecondamano #ravenna #bookstagram #booklovers #bookstore #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #sibillaaleramo (presso Libreria Scattisparsi) https://www.instagram.com/p/Bxq-0cqoGVN/?igshid=1776oivq5vo1y
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Emilio Villa - La scrittura della Sibilla.    
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tmnotizie · 4 years
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SAN BENEDETTO – Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di assistere alla trasformazione del sistema artistico mondiale, dal ridimensionamento del ruolo di molte gallerie al pullulare di fiere specialistiche, dalla perdita di smalto della critica, all’avvento aggressivo di Internet nella promozione come nella vendita e di conseguenza l’arte si è sempre più occupata del contingente, dell’aspetto materialista e meno di quello poetico del linguaggio.
Tra gli artisti che hanno cavalcato il decennio senza cedere alle mode, ma interpretando il rinnovamento Mario Vespasiani apre un capitolo a sé. Quarantuno anni e oltre venti di carriera – solo nel 2019 ha all’attivo tre mostre personali di cui una in corso con opere monumentali di dieci e venti metri di lunghezza – ha dimostrato una capacità unica di tradurre attraverso la pittura, una viva e lucida lettura del quotidiano.
Dipinti, istallazioni, libri e presentazione hanno confermato l’abilità di chi non si ferma sulle qualità tecniche ma vuole esplorare le possibilità del mezzo pittorico, assorbito prima di tutto a livello mentale. Di questi giorni è l’uscita su YouTube, di una nuova opera, di un brando che vuole attraverso le sole parole, evocare nella mente degli ascoltatori, un grande quadro, dove si possono percepire non solo le immagini ma anche una storia più grande, da cui prende vita il progetto che la racchiude.
Mario Vespasiani già avvezzo alla scrittura – Planet Aurum è il suo precedente libro di letteratura – ritorna alla parola e mediante la sua sensibilità costruisce un racconto che non è immediatamente visivo, ma che risuona delle stesse tinte cromatiche per cui lo si conosce. L’abisso intorno titolo del brano è un racconto iniziatico, parla del cammino che ciascuno compie alla scoperta di sé, ma visto però nell’occhi dell’altro, nell’aspetto speculare, bianco e nero, maschile e femminile, dove l’uomo trova il suo vero volto e l’artista la sua musa.
Attraverso la magistrale interpretazione di Ilaria Cuoci, tra le figure più originali del cinema italiano, ne scaturisce una storia da ascoltare con estrema attenzione, perché ogni frase lascia trapelare raffinate suggestioni, perfino tra le pause.
Mario Vespasiani nato nel 1978 nel golfo di Venezia, è uno degli artisti visivi più vivaci della sua generazione. Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Nel corso del tempo la sua ricerca ha interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all’astrofisica, dall’antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura. Attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale, il suo lavoro va inteso come continuazione dell’opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale.
Espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma con la mostra Gemine Muse, a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d’Autore, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia, sugli artisti italiani del futurismo ad oggi e sul Dizionario dell’Arte Italiana edito da Giancarlo Politi. Per essere stato tra i primissimi artisti ad aver impiegato la sua impronta pittorica ai nuovi materiali e alle recenti tecnologie, viene inviato nel 2012 dall’Accademia di Belle Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L’essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all’iPad. Nello stesso anno con le opere realizzate mediante l’iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli e di seguito alle storiche rassegne d’arte nazionali: nel 2014 al Premio Sulmona, nel 2015 al Premio Vasto, nel 2018 al Premio Marche. 
Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall’arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione.  Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie, libri e oggetti d’arte, che tratta del rapporto della presenza femminile nell’ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine 2017 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. 
Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli, la cui performance si tiene nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno e in un happening sulla cima di un’antica torre. Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro i
nteramente dedicato agli scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell’Assunta collegato alla personale Empireo. Nel 2016 è l’ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari. Nel 2017 è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale. Nello stesso anno organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto numerosi studiosi provenienti da vari ambiti. Sempre nel 2017 il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air. 
 Nel 2018 inaugura la mostra Lepanto dedicata alla famosa battaglia, nel Museo Diocesano di Gaeta dove è conservato lo stendardo della flotta. Nel maggio 2019 è stato presentato al Museo d’Arte Contemporanea di Roma (MACRO) il quarantesimo libro dedicato al suo lavoro. La sua mostra Underworld dedicata al tema dell’inconscio visto attraverso la metafora delle creature marine, si è conclusa in settembre, mentre è in corso la personale dal titolo Il tempo dei trentasei giusti a Villa Caldogno nel vicentino. In questi giorni è in corso al Museo Michetti in Abruzzo, la sua mostra Eschatology, opere monumentali sul mistero ultimo.
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garadinervi · 6 years
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Emilio Villa, La scrittura della Sibilla, Texts by Aldo Tagliaferri, Cecilia Bello Minciacchi, Enzo Campi, Giorgio Barbaglia, Fausto Curi, Gian Paolo Renello, Carlo Alberto Sitta, Chiara Portesine, Fabrizio Bondi, Ugo Fracassa, Paolo Valesio, [dia•foria, 2017
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