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#Ricostruzione Di Atene
greciaroma · 29 days
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Temistocle
Temistocle, membro della nuova generazione di politici sale alla ribalta della democrazia ateniese, insieme al suo grande rivale Aristide. Aveva Combattuto a Maratona durante la prima guerra persiana, essendo uno dei dieci strateghi ateniesi menzionati da Erodoto. Come grande politico, Temistocle era vicino al popolo e godeva dell'appoggio delle classi inferiori ateniesi, che, in generale, lo contrapponevano alla nobiltà. Eletto arconte nel 493 a.C prese una serie di misure per aumentare la potenza navale di Atene, cosa che sarebbe diventata fondamentale per tutta la sua carriera politica.
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lamilanomagazine · 11 months
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Migranti: un'altra tragedia che rischia trasformarsi in una delle peggiori stragi del Mediterraneo
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Migranti: un'altra tragedia che rischia trasformarsi in una delle peggiori stragi del Mediterraneo Un'altra tragedia del mare che rischia di trasformarsi in una delle peggiori stragi del Mediterraneo: un peschereccio stracarico di centinaia di migranti, forse fino a '750', partito da Tobruk, in Libia, per raggiungere l'Italia, si è capovolto nelle acque dell'Egeo, a 47 miglia nautiche da Pylos nel sud del Peloponneso. E dopo una giornata di ricerche e soccorsi - non senza denunce delle Ong che accusano Atene di 'non aver avviato l'operazione di salvataggio' - sono stati recuperati 79 corpi e 104 persone sono state tratte in salvo. Con il rischio che il bilancio di questa nuova tragedia si trasformi in un ecatombe. "La parte esterna della nave era piena di persone, sospettiamo che lo stesso valga per l'interno" spiega Nikolaos Alexiou, comandante e portavoce della guardia costiera greca, mentre afferma che "non si può dare un numero esatto con certezza, ma certamente il numero è molto alto". Almeno 400, secondo l'Oim, ma secondo le prime ricostruzioni dei sopravvissuti che erano a bordo dell'imbarcazione "il numero dei passeggeri era di 750" racconta il governatore della regione del Peloponneso, Panagiotis Nikas. Lo stesso numero fornito da Alarm phone, che già ieri era stata contattata per segnalare un'imbarcazione in difficoltà. Anche un aereo dell'agenzia europea Frontex aveva avvistato il peschereccio intorno a mezzogiorno di ieri e "successivamente da due motovedette, senza richiedere assistenza", racconta la Guardia costiera greca: i "migranti hanno poi rifiutato qualsiasi assistenza e hanno dichiarato di voler proseguire il viaggio verso l'Italia", sostengono i greci. Ma, in un comunicato, Alarm phone smentisce questa ricostruzione sostenendo che la Guardia costiera ellenica era "stata allertata alle 16.53" così come "le autorità greche e le altre europee". Quindi "erano ben consapevoli di questa imbarcazione sovraffollata e inadeguata" ma - denuncia il centro che si occupa di ricevere le telefonate di soccorso - "non è stata avviata un'operazione di salvataggio", mentre "la Guardia Costiera ellenica ha iniziato a giustificare il mancato soccorso sostenendo che le persone in difficoltà non volevano essere soccorse in Grecia". Sarebbero state così perse - è la lettura di Alarm phone - ore cruciali, fino al naufragio, con le operazioni di soccorso ed il recupero di 104 persone portate in salvo a Kalamata dallo yacht Mayan Queen IV, con bandiera delle Cayman. Alexiou spiega che i soccorritori continuano "a operare al largo di Pylos e continueranno a farlo anche di notte, con l'assistenza del C-130 dell'Aeronautica Militare". Le speranze di trovare superstiti, però, si affievoliscono ogni ora che passa. Secondo le prime informazioni, le persone venivano da Siria, Pakistan, Egitto e tra loro, raccontano i soccorritori, c'erano anche donne e bambini stipati nelle stive. Stando alle prime testimonianze, nessuna di loro indossava il giubbotto di salvataggio. I vertici dell'Unione europea esprimono il loro cordoglio per la notizia. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è detta "profondamente addolorata" e "molto preoccupata per il numero di persone scomparse", sottolineando la necessità di "continuare a lavorare insieme, con gli Stati membri e i Paesi terzi, per prevenire queste tragedie". Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel parla di "un promemoria straziante che dobbiamo porre fine al business senza scrupoli dei trafficanti", annunciando che "i leader dell'Ue affronteranno la questione al vertice di giugno". Più duro, invece, il commento della commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, che spiega come il naufragio "sia il segno del fatto che la nostra politica migratoria non funziona bene al momento", augurandosi che verrà cambiata con il nuovo Patto di migrazione e asilo. "La situazione di stallo durata sette anni è finita", ha spiegato Johansson, difendendo il lavoro delle Ong: "Sono diverse tra loro ma in generale fanno un ottimo lavoro e salvano vite". E chi migra "in cerca di una vita migliore merita sicurezza e dignità", le fa eco Antonio Guterres, segretario generale dell'Onu. I viaggi della speranza, però, proseguono. E mentre altri 80 migranti sono stati salvati, sempre in Grecia, a Creta, continuano anche gli sbarchi a Lampedusa dove ieri sono arrivati in 20, fra cui 2 donne, dopo essere stati soccorsi dalla Guardia di Finanza. Sarebbero originari di Guinea, Burkina Faso, Senegal e Mali e sarebbero salpati da Sfax in Tunisia. Altri 23 sono arrivati ad Augusta, in provincia di Siracusa, dopo essere stati alla deriva nel Canale di Sicilia.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Naufragio dei migranti in Grecia, lo scaricabarile tra Frontex, Atene e Roma
Un film già visto: l’aereo di Frontex che rileva un’imbarcazione e informa le autorità competenti. Ma tutti restano a guardare aspettando che, il più presto possibie, il peschereccio Adriana passi il confine della zona Sar italiana e diventi competenza di qualcun altro. Con la giustificazione che, anche questa volta, come a Cutro “nessuno ha chiesto aiuto”. C’è una ricostruzione ufficiale, quella…
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Partenone (Acropoli di Atene), V secolo a.C.
Octastilo periptero dorico e ionico
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Ricostruzione della statua criselefantina di Atena Parthenos,  440 a.C. circa, Fidia, oro e avorio scolpiti a tuttotondo
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spettriedemoni · 5 years
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Cosa è successo in questi giorni
È arrivato il caldo che rompe i coglioni. Con esso arrivano i rompicoglioni che ci ricordano che fa caldo. Poi arrivano i rompicoglioni che detestano i rompicoglioni che rompono i coglioni col caldo. Me compreso. Sì, sono un rompicoglioni, se ve lo state chiedendo.
A Ivrea o lì vicino un tabaccaio spara a dei ladri. Parla di colluttazione, di paura e dice di aver agito d'istinto e ne uccide uno. Il ministro dell'interno è dalla sua parte "senza se e senza ma". L'esame autoptico rivela però che il ladro è stato colpito alla schiena e dall'alto quindi la ricostruzione del tabaccaio lascia più di un dubbio, diciamo così. Certo che dopo quasi 20 anni di CSI in varie versioni (Las Vegas, Miami e New York) sorprende vedere che ci sia gente così ingenua da credere che la polizia scientifica non riesca almeno a determinare da dove è penetrato un proiettile. Nel frattempo nessuno sa più nulla del ministro in merito a questa storia.
Probabilmente al governo sono presi dalla nuova pensata dei "miniBot". Una cosa che non si capisce bene se siano cambiali o moneta. Nel primo caso ci ritroveremo con un debito pubblico che non potranno pagare neppure le prossime 25 generazioni, nel secondo si parla di una italexit. In entrambi i casi siamo correndo verso il fondo del burrone a 270/300 km/s. Ci faremo malissimo in ogni caso. Finché però i responsabili economici della Lega restano Borghi e Bagnai questi sono i risultati. Ma poi, per capire che 'sti miniBot sono una cazzata basterebbe vedere che Di Battista la ritiene una buona idea. Quali altre conferme state aspettando?
È iniziato il mondiale di calcio femminile. La capitana della squadra si chiama Sara Gama, è nata a Trieste e gioca in difesa. La Mattel, ditta di giocattoli, le ha dedicato una Barbie con le sue fattezze in quanto esempio e ispirazione per le ragazze italiane e non solo.
Per qualcuno la Gama ha un grosso difetto e non è quello di essere una giocatrice della Juventus femminile. Il difetto è che ha la pelle nera. Già, perché suo papà è congolese e quindi per qualcuno non ha "i cromosomi" dell'Italia, giuro: hanno scritto così. Sorprendente come questo razzismo inutile e dannoso continui a rantolare pur essendo ormai prossimo alla morte un concetto sì obsoleto di italianità. Cazzo vuol dire essere italiani poi? Secondo la Meloni Leonardo era italiano perché nato a Vinci che (oggi) è territorio italiano. Non si capisce perché la Gama non possa essere italiana, allora. Misteri dell'analfarazzismo imperante in questo paese.
La Roma ha un nuovo allenatore. Si tratta del portoghese Paulo Fonseca famoso perché si presentò a una conferenza stampa post partita vestito da Zorro. Dopo Garcia l'arrivo di Zorro per qualcuno è un cerchio che si chiude. Fonseca ha pagato la sua clausola rescissoria venendo a Roma dove prenderà meno soldi rispetto a quelli percepiti in Ucraina. Insomma il portoghese dimostra di essere appassionato di cause perse, proprio come Zorro. Oppure è un pazzo incosciente.
La nazionale Under 20 esce in semifinale contro l'Ucraina. Esce battuta per 1-0 ma nel finale realizza il gol del pareggio. Purtroppo il gol viene annullato dopo la revisione al VAR. Il CT dell'Under 20 Nicolato però, dopo aver calmato i suoi giocatori, dichiara ai microfoni che i suoi non hanno subito un ingiustizia ma che semmai c'è stato un errore. Credo sia la lezione migliore imparata da questa sconfitta.
L'Italia maggiore invece continua a vincere nelle partite di qualificazione all'Europeo 2020. Dopo aver battuto la Grecia ad Atene per 3-0 (gol realizzati prima della mezz'ora di gioco), ieri batte anche la Bosnia dopo essere passata in svantaggio.
I gol li realizzano Insigne e Verratti, due ritenuti spesso sopravvalutati. Questa squadra vince e convince e i due giocatori di cui sopra sembrano finalmente inseriti nel contesto giusto di gioco (capito Ventura?).
Pur con tutti i suoi innegabili difetti Zeman ci aveva visto giusto quando li mise titolari nel suo Pescara da 90 gol in serie B.
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alsa49 · 4 years
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Idealistica ricostruzione dell'Acropoli e dell'Areopago di Atene: dipinto di Leo von Klenze, 1846 (Neue Pinakothek, Monaco di Baviera)
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giorgiapuglisi · 4 years
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Nome: Ricostruzione dell’Atena Promachos di Fidia, originariamente in bronzo
Luogo: era situata nell’Acropoli di Atene tra i Propilei e il Partenone
Periodo: 456 a.C. circa
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camillamelfii · 4 years
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Ricostruzione dell’Atena Promachos di Fidia, una colossale statua della dea Atena
Era situata nell’Acropoli di Atene tra i Propilei e il Partenone 
fusa in bronzo da Fidia intorno al 460 a.C.,
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matildecavina · 4 years
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Ricostruzione dell’Atena Promachos di Fidia
L’originale era fusa in bronzo e sorgeva fra i Propilei e il Partenone nell'Acropoli di Atene
460 a.C. ca.
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filo4242 · 4 years
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Autore sconosciuto
Atena Parthenos di Fidia (Ricostruzione)
L’originale era in bronzo
Museo archeologico di Atene
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francescatodisco19 · 4 years
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Fidia
Ricostruzione dell' Atena Promachos
456 a. C.
Bronzo
Acropoli di Atene, era situata tra i Propilei e il Partenone
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giuliatomaino · 4 years
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Autore sconosciuto
Ricostruzione Atena Parthènos di Fidia
Originariamente in bronzo
Museo archeologico nazionale di Atene
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Nuovo post su https://is.gd/LZfaQj
Brindisi: il porto in un disegno che passò per le mani del Boccaccio
di Armando Polito
La Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze custodisce un manoscritto (Plut. 35.231) del XII secolo2, restaurato nel XIV, che fu posseduto e postillato dal Boccaccio3. Esso contiene la Pharsalia di Lucano (I secolo d. C.), poema che ha come argomento la guerra civile che oppose Cesare a Pompeo. L’immagine che segue è la riproduzione della carta 17r.
Sulla sinistra sono riportati i versi vv. 616 (Nec tamen hoc artis inmissum faucibus aequor)-665 (ipsa, caput mundi, bellorum maxima merces) del secondo libro con annotazioni sparse ai margini, mentre sulla destra si nota un disegno, anche questo preceduto, affiancato e seguito da annotazioni. Tutto non è casuale, perché i versi costituiscono la parte iniziale dell’episodio dell’assedio di Brindisi (9-18 marzo 49), dove Pompeo si era asserragliato, da parte di Cesare e il disegno ne rappresenta il porto. Tuttavia la descrizione del porto inizia dal v. 610 e termina al 627, versi che di seguito riporto e traduco. Urbs est Dictaeis olim possessa colonis,/quos Creta profugos vexere per aequora puppes/Cecropiae victum mentitis Thesea velis./Hinc latus angustum iam se cogentis in artum/Hesperiae tenuem producit in aequora linguam,/Hadriacas flexis claudit quae cornibus undas./Nec tamen hoc artis inmissum faucibus aequor/ portus erat, si non violentos insula Coros/exciperet saxis lassasque refunderet undas./Hinc illinc montes scopulosae rupis aperto/opposuit natura mari flatusque removit,/ut tremulo starent contentae fune carinae./Hinc late patet omne fretum, seu vela ferantur/in portus, Corcyra, tuos, seu laeva petatur/Illyris Ionias vergens Epidamnos in undas./Hoc fuga nautarum, cum totas Hadria vires/movit et in nubes abiere Ceraunia cumque/spumoso Calaber perfunditur aequore Sason.
(Questa città [Brindisi] fu posseduta un tempo dai coloni dittei4 che, profughi da Creta,  navi cecropie5 trasportarono attraverso il mare, quando le vele diedero la falsa notizia che Teseo era stato vinto6. Da qui un angusto tratto dell’Italia che già si restringe sospinge nel mare una tenue lingua che racchiude le onde dell’Adriatico con corna ricurve. Tuttavia questo mare immesso in strette gole non sarebbe un porto se un’isola non smorzasse con le sue rocce il violento maestrale e non respingesse onde stanche. Da una parte e dall’altra la natura ha opposto al mare aperto l’altezza di rocciosa scogliera ed ha tenuto lontani i venti in modo che le imbarcazioni potessero stazionare trattenute da una tremula gomena. Da qui si estende il mare aperto sia che si spieghino le vele verso i tuoi porti, o Corcira, sia che si cerchi di raggiungere  a sinistra Epidamno d’Illiria che si protende verso le onde dello Ionio. Questo è il rifugio dei marinai quando l’Adriatico scatena tutta la sua forza e i monti Cerauni svaniscono tra le nubi e la calabra Sason è sommersa dal mare spumeggiante)
Passo ora al dettaglio ingrandito del disegno.
Purtroppo lo stato di conservazione (o la qualità della digitalizzazione) non consente la decifrazione di tutte le parole che in esso compaiono in punti strategici, complice anche l’interferenza della scrittura sul verso. Sarebbe strano che il disegno si riferisse all’aspetto che il porto aveva al momento in cui fu tracciato e non fosse invece una ricostruzione virtuale di com’era al tempo della guerra civile, una rappresentazione grafica, insomma, di quanto descritto nei versi della colonna a sinistra.
Dall’alto in basso :
IN
SULA È l’isola di S. Andrea prima ricordata nel verso 617. Non riesco ad attribuire un significato alla corona circolare che la cinge, se non l’allusione ad una struttura difensiva, il che suppone l’esistenza di fabbriche all’interno, come chiaramente si vede in un altro disegno presente in un codice ancora più antico del nostro (è dell’XI secolo), del quale mi sono occupato in https://www.fondazioneterradotranto.it/wp-admin/post.php?post=93632&action=edit e che di seguito riproduco.
MARE  MARE
por              tus   da notare il suo contorno regolare, un cerchio quasi completo, con la circonferenza, però, ad intervalli regolari sovrascritta da sporgenze ed incavi che sembrano alludere ad altrettanti moli. All’interno due torri ed una fabbrica più alta molto simile a quella accanto alla torre nel disegno più antico. 
 mons             mons Alla lettera dovrebbero essere un monte per parte. Mi pare, però, che nel diario di Cesare non ci sia un riferimento preciso  nell’elenco delle opere messe in atto per l’assedio, come il lettore potrà facilmente constatare.
Commentarii de bello civili, I, 25, 5-10: Qua fauces erant angustissimae portus, moles atque aggerem ab utraque parte litoris iaciebat, quod his locis erat vadosum mare. Longius progressus, cum agger altiore aqua contineri non posset, rates duplices quoquoversus pedum triginta e regione molis collocabat. Has quaternis ancoris ex quatuor angulis destinabat, ne fluctibus moverentur. His perfectis collocatisque alias deinceps pari magnitudine rates iungebat. Has terra atque aggere integebat, ne aditus atque incursus ad defendendum impediretur; a fronte atque ab utroque latere cratibus ac pluteis protegebat; in quarta quaque earum turres binorum tabulatorum excitabat, quo commodius ab impetu navium incendiisque defenderet.
(Dove l’imboccatura del porto era strettissima faceva gettare massi e costruire un argine dall’una e dall’altra parte della costa, poiché il mare in quel punto era poco profondo. Allontanandosi da lì, poiché un terrapieno non poteva resistere per l’acqua troppo alta, faceva collocare a partire dal punto dell’argine una coppia di zattere  di trenta piedi per lato. Le faceva fissare con quattro ancore ciascuna dai quattro angoli perché non fossero spostate dai flutti. Finito di realizzarle e collocarle, ordinava poi di aggiungere altre zattere di pari grandezza. Le faceva ricoprire di terra e materiale per colmare, perché non fosse impedito l’accesso e il passaggio  per difendersi;  faceva proteggere la parte frontale ed entrambi i fianchi con graticci e ripari mobili; su ciascuna quarta zattera faceva innalzare torri di due piani, per difendersi meglio dall’assalto delle navi e dagli incendi)
Tuttavia il dettaglio che ho sottolineato nel testo originale ed in traduzione risulta chiamato monte anche in una tavola di Andrea Palladio a corredo di molte edizioni7 dell’opera di Cesare, a cominciare dalla prima, dalla quale l’ho tratta: in Commentari di Caio Giulio Cesare con le figure in rame degli alloggiamenti, de’ fatti d’arme, delle circonvallationi, delle città, et di molte altre cose notabili descritte in essi fatte da Andrea Palladio per facilitare a chi legge la cognizione della storia, De Franceschi, Venezia, 1575. Con la circonferenza bianca ho evidenziato ciò di cui si parla.
brundi
sium               scritto nel vuoto di quella che ha tutta l’aria di essere la porta principale di accesso alla parte più interna della città. Se non fosse una carta storica, cioè riferentesi ai tempi di Cesare, avrei supposto che potesse essere laporta maggiore, cioè Porta Mesagne fatta costruire da Federico II nel 12432.   
ITALIA
__________
1 http://mss.bmlonline.it/s.aspx?Id=AWOIfaZKI1A4r7GxMIXk#/book
2 Così si legge in https://flore.unifi.it/handle/2158/952178?mode=full.624#.XpQppv0za-w nella scheda compilata da Laura Regnicoli.
3 https://flore.unifi.it/handle/2158/952178?mode=full.624#.XpQppv0za-w
4 Da Ditte, monte di Creta.
5 Ateniesi; da Cecrope, antichissimo re dell’Attica, fondatore della rocca di Atene.
6 Il riferimento è legato al tributo dovuto da Atene a Minosse, re di Creta, dal quale era stata sconfitta: il sacrificio annuale (secondo altre versioni quinquennale) di sette fanciulli e sette fanciulle destinati ad essere divorati dal Minotauro. La terza spedizione sacrificale fu affidata aTeseo il quale promise al padre Egeo che, se fosse riuscito ad uccidere il mostro, al ritorno avrebbe issato vele bianche. Teseo con l’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che si era innamorata di lui, uccise il Minotauro, uscì dal labirinto e fuggì con la ragazza, che, però, poco dopo fu abbandonata dall’eroe sull’isola di Nasso. Teseo, però, sulla via del ritorno ad Atene dimenticò di issare le vele bianche al posto delle nere, sicché il padre Egeo, credendo che egli fosse morto, si gettò nel mare che da lui prese il nome.
7 (Con lo stesso titolo) Foglietti, Venezia, 1598 e 1618; Commentari di C. Giulio Cesare, con le figure in rame di Andrea Palladio, le quali rappresentano a gl’occhi di chi legge, accampamenti, ordinanze, & incontri di esserciti, citta, fiumi, siti de paesi, & altre cose notabili contenute nell’historia, Misserini, Venezia, 1619 e 1627.
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sarabertuzzi · 4 years
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Rovine e ricostruzione della Calcoteca dell’Acropoli di Atene
Era situata tra il Partenone e il Santuario di Artemide Brauronia
Serviva a depositare i bronzi, le armi e i rostri delle navi
V secolo a.C.
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agostinogamberini · 4 years
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ARTE MICENEA
Opera 1
Maschera di Agamennone, ritrovata da Schliemann
Autore: sconosciuto
Data: XVI secolo a.C. Tomba IV di Micene
Materiali e tecnica: lamina d’oro pressata sul volto del defunto e lavorata a sbalzo con dettagli incisi
Luogo di conservazione: Museo Nazionale Archeologico di Atene
Opera 2
Due dee con un bambino
Autore: sconosciuto
Data: II millennio a.C.
Materiali e tecnica: avorio di zanna d’elefante scolpito a tutto tondo
Museo Nazionale Archeologico di Atene 
Opera 3
Corredo funebre di una donna micenea
II millennio a.C.
Opera 4
Ricostruzione del megaron miceneo
Opera 5
Pianta delle tombe a Tholos di Micene
Opera 6
Tombe a Fossa del cerchio A
Il cerchio A, un tempo esterno alle mura venne poi stranamente inglobato all’interno di esse, forse perché vi erano seppelliti personaggi importanti
Opera 7
Porta dei leoni
Costruita con la tecnica trilitica, con due stipiti verticali a sorreggere il peso della architrave posto in orizzontale sopra al quale giace il triangolo di scarico che serviva a meglio distribuire il peso delle mura. Il triangolo di scarico presenta un bassorilievo porfido di due leonesse separate da una colonna minoica.
Opera 8
Pianta di Micene
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pangeanews · 4 years
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Cosa faceva Shakespeare durante la peste di Londra? Ovvero: su sonetti d’amore, drammi fiabeschi e quel daino sottratto al giudice di pace
Londra, 1609. Nella città infuria la peste. Lo spettro della morte torna a infiammare gli animi. Sulle gonfie rive del Tamigi, si chiude il cancello del Globe Theatre. Si cancellano gli spettacoli. Allo stesso modo gli altri teatri londinesi a cielo aperto chiudono i battenti. La bandiera issata sulla cima del Globe, invece, continua a sventolare, è il motto petroniano “totus mundus agit histrionem”. Tutto il mondo è una farsa. Letteralmente: tutti fanno gli istrioni. È una recita. Anche la pestilenza è teatro. Per evitare il contagio, si chiude pure il teatro coperto di Blackfriars, che la compagnia dei Lord Chamberlain’s Men ha preso in affitto da poco, nel mese di agosto del 1608, per gli spettacoli invernali. Nel settembre dello stesso anno, è morta la signora Mary Arden, madre di William Shakespeare. Come già accaduto nel 1593-1594 e nel 1603 (e come, tristemente, accade anche oggi) gli attori di teatro sono costretti alla quarantena. Troppo pericoloso il teatro. C’è il rischio di infettarsi. Anche William Shakespeare, azionista e regista (nonché attore secondario) della compagnia dei Lord Chamberlain’s Men è lontano dalle scene.
*
Il contagio della peste arriva dai topi, da cui Londra è invasa. Il tempo diviene bene prezioso per scrivere, per leggere. E per pubblicare. Nell’annus horribilis 1609, il colto editore Thomas Thorpe dà alle stampe i Sonetti di Shakespeare. Sul frontespizio la dichiarazione: “Never before Imprinted”. Mai stati pubblicati prima. Inediti, insomma. Finora William Shakesperare è riuscito a scrivere due opere all’anno, negli ultimi quindici anni, fra drammi storici, commedie e tragedie. In quel cupo periodo, inizia, però, il tempo del suo crepuscolo letterario. “Ormai Shakespeare stava avviandosi verso la fine della sua straordinaria carriera – scrive Alessandro Serpieri nell’edizione dei Sonetti, pubblicata dalla Bur – Negli ultimissimi tempi aveva cambiato registro drammaturgico. Terminata la breve e intensa stagione tragica dall’inizio di secolo (da Amleto a Otello, da Re Lear a Macbeth), concluso il ciclo dei drammi romani con Antonio e Cleopatra e Coriolano, esaurita la vena satirica e amara di Troilo e Cressida, Misura per misura e Timone di Atene, era impegnato nella fase finale della sua creatività drammaturgica. Che è quella dei romances, drammi romanzeschi di ispirazione fantastica, fiabesca, simbolica, dove avviene sempre – per un qualche errore, un qualche eccesso di passione, o per un sottile inganno del destino – una separazione, potenzialmente tragica, tra i personaggi, e un conseguente vagare o sperdersi di uno o più di essi, finché non si verifica il ritrovamento, l’agnizione, e quindi il perdono e la gioia della vita che si rinnova”.
*
Molto probabilmente, con la peste a Londra, Shakespeare si è trasferito a Stratford, nella casa New Place, circondata da due giardini e due frutteti, al calore di dieci camini. Al tepore degli affetti familiari, la figlia Judith – orfana del fratello gemello Hamnet, strappato dalla morte nel 1596 – e soprattutto Susanna, la prediletta e primogenita, che nel 1607 ha sposato un medico, John Hall. Un ritorno a casa, dunque. Un tuffo fra i ricordi d’infanzia. William Shakespeare era nato nel 1564, a Stratford-upon-Avon, terzo di otto figli, suo padre John di professione faceva commerciante di pellami. Ben Jonson, amico e compagno di scuola ricorda così il drammaturgo da ragazzo: “imparò poco di latino e ancor meno di greco”. A soli diciannove anni, Shakespeare si sposa con Anne (o Agnes, secondo la Cronologia dei Meridiani, contenuta in S. Schoenbaum, William Shakespeare, a Documentary Life, 1975), il 28 novembre 1582. Anne non è una sua coetanea, ha ben ventisette anni, otto anni più di lui. Anne era già incinta, al matrimonio, aspetta una bambina. A maggio, infatti, il 26, viene battezzata la loro primogenita, Susanna. Due anni più tardi, a febbraio, ricevono il battesimo i due gemellini, Hamnet e Judith. Ma come mai William Shakespeare se ne è andato da Stratford? Sull’allontanamento dal paese natale, mi piace la ricostruzione di Raffaele Sposato: Shakespeare aveva fatto fuori il daino di un giudice di pace. “Rowe, scrivendo sul principio del ’700, riferisce addirittura un episodio particolare. Il futuro grande poeta avrebbe ucciso e sottratto un daino dal parco di un certo Sir Thomas Lucy, giudice di pace del distretto e questi lo avrebbe perseguitato con tale accanimento da costringerlo ad abbandonare il paese e cercare rifugio a Londra”.
*
Shakespeare un bracconiere, dunque? Sposato continua il racconto: “è probabile dunque che Shakespeare abbia conosciuto la guardina, come sostiene Davies, e ciò, se era la norma per l’inquieto mondo dei drammaturghi, poteva costituire uno scandalo per il quieto mondo rispettabile di Stratford”. Il fatto di aver avuto problemi, noie, per questioni di bracconaggio, è riportato anche nella biografia di Lampredi. Sposato, dunque, sottolinea le parti in cui si potrebbe vedere in controluce lo Shakespeare bracconiere e ci permette di dare un’occhiata alle modalità di caccia dell’epoca, come l’aucupio (trappole di varia natura, per uccelli): “nelle sue opere sono frequenti le immagini, le similitudini, i riferimenti all’esercizio della caccia e dell’aucupio; specie quest’ultimo, diffusamente praticato prima dell’invenzione della polvere da sparo, dovette avere esercitato in lui un fascino straordinario”.
*
Leggere (atto primo, scena terza) per credere: “springes to catch woodcocks”, quando Polonio, parlando con Ofelia, fa riferimento ai “modi pieni d’onestà” come a “reti valevoli a prender beccaccie”. Prosegue Polonio: “So quanto il cuore, allorché il sangue bolle, prodiga voti alla lingua; tali voti son lampi, mia figlia, che diffondono più luce che calore; in breve l’una e l’altro s’estinguono, né convien averli in conto di fiamma, neppure nel momento della promessa che sembrano voler compiere”. Ma la pista del bracconaggio non è stata molto battuta dai biografi, i quali, secondo Sposato, hanno privilegiato l’aspetto di custodia dei cavalli. Gli spettatori affidavano a William Shakespeare i propri cavalli, durante lo spettacolo. Così, secondo i biografi, Shakespeare si guadagnava il pane. Un posteggiatore, quantomeno all’inizio della carriera. Ma nel 1613, di nuovo a Londra, Shakespeare non se la passava poi così male dato che acquista l’edificio sopra l’antica porta del complesso monastico di Balckfriars, a Londra. È fine giugno dello stesso anno, quando i colpi degli spari a salve dell’artiglieria del nuovo dramma storico Enrico VIII provocano le alte fiamme che avvolgono e distruggono il Globe. Tutto è una recita. La bandiera sventola coperta, avvolta dalle fiamme. Tre anni dopo, è il 1616, il 23 aprile William Shakespeare muore. Un mese prima, aveva scritto persino testamento. Il suo corpo è sepolto nella chiesa parrocchiale di Stratford. Sulla pietra tombale alcuni versi illuminano l’iscrizione: “Buon amico, per amor di Cristo, non cavar fuori la polvere qui racchiusa! Benedetto chi rispetta queste pietre e maledetto colui che rimuove le mie ossa”. E la polvere, s’intende, non è quella da sparo, nonostante William Shakespeare sia stato un bracconiere.
Linda Terziroli
*Sarà Shakespeare? In copertina, il cosiddetto “Cobbe portrait”, uno dei ritratti presunti del Bardo
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