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#antidemocratici
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Affermiamo con #fermezza che episodi ed atteggiamenti #antidemocratici e #vandalici come quelli accaduti nella giornata di ieri a #Genova per mano di #anarchici #insurrezionalisti ai danni dei mezzi delle Forze dell’Ordine, debbano essere evidenziati quali atti assolutamente #deplorevoli, i quali solo per caso fortuito e grazie alla #Professionalità degli Operatori di Polizia non hanno portato a contusi e feriti. Siamo veramente #stanchi e profondamente #indignati di dover assistere ad atteggiamenti del genere, i #Finanzieri, e le #ForzedellOrdine in generale, sono quotidianamente a sostegno dei cittadini e dell’Ordine Pubblico e, nonostante la difficoltà di dover operare in scenari così delicati, saremo sempre a #difesa della #democrazia del nostro Paese. Noi del #SIMGuardiadiFinanza plaudiamo ai nostri colleghi presenti a Genova quali esempio di alta #preparazione e #competenza operativa a tutela dei #cittadini. (presso Genova, Italia) https://www.instagram.com/p/CpH05CKtZEq/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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fridagentileschi · 1 year
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25 MOTIVI PER NON ESSERE COMUNISTI:
1) Falso complesso di superiorità morale.
2) Falso pacifismo.
3) Sindacati che scioperano ad orologeria.
4) Mandanti politici degli assassinii di Biagi e D'Antona, pur riempiendosi la bocca con la lotta democratica e versando lacrime da coccodrillo ai funerali.
5) Sostenitori di infami regimi liberticidi.
6) Sostenitori di terroristi come Hamas.
7) Odiano il Cristianesimo, pur dichiarandosi portatori dei valori dei frati trappisti. e tutte le religioni ( meno l'islam)
8) Dicono di essere il partito dei lavoratori ma proteggono i fancazzisti.
9) Dicono di aver liberato l'Italia dai nazisti, in realtà lo hanno fatto gli anglo-americani, che loro odiano visceralmente.
10) Si sono impadroniti della Resistenza, a cui avevano partecipato anche cattolici e liberali...molti dei quali sterminati perchè non condividevano l'abbraccio mortale con l'URSS. Porzus docet.
11) Parlano ed abusano del termine società, e dei suoi aggettivi derivativi come sociale, mentre cercano in ogni modo di sferrare colpi mortali contro la cellula della società che è la famiglia.
12) Dicono di stare con i lavoratori, ma tutti i loro propagandisti sono la gauche-caviar del mondo dello spettacolo: giornalisti, presentatori, cantanti, comici, nani, ballerine.
13) Invidia rosicante contro chi è riuscito nella vita a fare qualcosa di buono per sè e per gli altri.
14) Pochezza o mediocrità culturale associata da abnorme ipertrofia dell'io condita con schizoide autoreferenzialità.
15) Poco gusto nel vestire e nel presentarsi, spesso con barbe incolte, untuosi e maleodoranti.
16) Arrivano su ogni cosa con 50 o più anni di ritardo: evidentemente son ritardati.
17) Dicono di odiare il nazismo, sconfitto anche dalla loro amata URSS, ma sono alleati dei regimi arabi che nella II guerra mondiale appoggiarono Hitler.
18) Parlano di conflitto d'interesse, ma non vedono quello più grande: il sistema delle cooperative rosse.
19) Parlano di ritorno alla dittatura quando si esprime un pensiero diverso dal pensiero unico: il loro.
20) Spiccata propensione all'insulto ed all'arroganza.
21) Fautori del consumo di droga, corruttrice della gioventù.
22) Falso femminismo: in realtà a favore di uno squallido maschilismo d'antan(es: posizioni contro la Carfagna) e silenzio assoluto contro i regimi arabi che infibulano le donne o le lapidano in piazza per adulterio o le mascherano con il burqua.
24) Politiche energetiche antinucleari in occidente, ma sostegno al nucleare per regimi arabi o antidemocratici.
25) Falsi paladini della questione morale, scivolati su Primo Greganti, Del Turco e Mautone.
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1sileno · 6 months
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questi sono provvedimenti antidemocratici raga, questa è tra le cose più gravi che possano accadere. dare l'elezione diretta al cittadino non è una cosa più democratica se deve leggere uno che ha i poteri di un monarca e ha la possibilità di rimanere là anche con la caduta del governo...
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vintagebiker43 · 7 months
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Il partito della meloni nel 2018 stava al 4%, proprio come la lega nel 2016 quando, inspiegabilmente, salvini iniziò a spuntare nelle case degli italiani perfino dagli oblò delle lavatrici perché bisognava oscurare il M5S nel pieno dei suoi massimi consensi. Da quando il M5S diventò il partito di maggioranza relativa in parlamento la vera battaglia politica si svolge nelle redazioni di media e giornali solo perché l'establishment, il potere che conta, quello economico e finanziario che controlla e possiede media e giornali non gradisce che gli italiani possano scegliere autonomamente i propri rappresentanti politici, specie se arrivano da un mondo distante dal suo. E allora, proprio come con l'avvento del fascismo, quando fu la borghesia e non il popolo a volere mussolini perché terrorizzata dall'idea di perdere soldi e privilegi, chi ha soldi e potere si organizza e, piuttosto di mandare al governo gente che potrebbe interrompere il magnifico status quo che comanda l'Italia da ottant'anni non si fa scrupolo di mandare al governo partiti antidemocratici e autoritari perché tanto, chi ha i soldi può comprare tutto quello che gli manca, anche la libertà. #statocanaglia, oggi più di ieri e meno di domani. #26settembre
@ Cristina Correani
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gregor-samsung · 2 years
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“ La via democratica al socialismo è una trasformazione progressiva – che in Italia si può realizzare nell’ambito della Costituzione antifascista – dell’intera struttura economica e sociale, dei valori e delle idee guida della nazione, del sistema di potere e del blocco di forze sociali in cui esso si esprime. Quello che è certo è che la generale trasformazione per via democratica che noi vogliamo compiere in Italia, ha bisogno, in tutte le sue fasi, e della forza e del consenso. La forza si deve esprimere nella incessante vigilanza, nella combattività delle masse lavoratrici, nella determinazione a rintuzzare tempestivamente – ci si trovi al governo o all’opposizione – le manovre, i tentativi e gli attacchi alle libertà, ai diritti democratici e alla legalità costituzionale. Consapevoli di questa necessità imprescindibile, noi abbiamo messo sempre in guardia le masse lavoratrici e popolari, e continueremo a farlo, contro ogni forma di illusione o di ingenuità, contro ogni sottovalutazione di propositi aggressivi delle forze di destra. In pari tempo, noi mettiamo in guardia da ogni illusione gli avversari della democrazia. Come ha ribadito il compagno Longo al XIII Congresso, chiunque coltivasse propositi di avventura sappia che il nostro partito saprebbe combattere e vincere su qualunque terreno, chiamando all’unità e alla lotta tutte le forze popolari e democratiche, come abbiamo saputo fare nei momenti più ardui e difficili. Del “consenso” la profonda trasformazione della società per via democratica ha bisogno in un significato assai preciso: in Italia essa può realizzarsi solo come rivoluzione della grande maggioranza della popolazione; e solo a questa condizione, “consenso e forza” si integrano e possono divenire una realtà invincibile. Tale rapporto tra forza e consenso è del resto necessario quali che siano le forme di lotta adottate, anche se si tratta di quelle più avanzate fino a quelle cruente. Il nostro movimento di liberazione nazionale, che fu un movimento armato, ha potuto resistere e vincere perché era fondato sull’unità di tutte le forze popolari e democratiche e perché ha saputo conquistarsi il sostegno e il consenso della grande maggioranza della popolazione. Del resto, anche sulla sponda opposta, si è visto che i movimenti antidemocratici e lo stesso fascismo non possono affermarsi e vincere unicamente con il ricorso alla violenza reazionaria, ma hanno bisogno di una base di massa più o meno estesa, soprattutto in paesi con una struttura economica e sociale complessa ed articolata. Ed è perfino ovvio ricordare che, più in generale, il dominio della borghesia non si regge solo sugli strumenti (da quelli più brutali a quelli più raffinati) della coercizione e della repressione, ma si regge anche su una base di consenso più o meno manipolato, su un certo sistema di alleanze sociali e politiche. È il problema delle alleanze, dunque, il problema decisivo di ogni rivoluzione e di ogni politica rivoluzionaria, ed esso è quindi quello decisivo anche per l’affermazione della via democratica. “
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Brano tratto da Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile, articolo di Enrico Berlinguer pubblicato il 12 ottobre 1973 su Rinascita, periodico politico-culturale del Partito Comunista Italiano.
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sinnosis-sc · 2 years
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Definizione di Progressista
Chi si può definire un progressista. Una persona che guarda positivamente al futuro, che non lo teme , ma la lo guarda con interesse. Una persona che crede nella scienza, nella ragione e nei riscontri oggettivi. Una persona che è aperta alle novità e pronta ad accogliere idee nuove senza legarsi ad ideologie e senza avere ideologie che ne limitano il pensiero. Una persona che vuole un progresso ecosostenibile e vuole il rispetto della natura e dell'ambiente. Una persona che rispetta gli altri e pretende il rispetto. Una persona che non ama gli estremisti e i radicalismi politici , i populisti e gli antidemocratici , i prepotenti e i negazionisti in tutto, i complottisti e i religiosi invadenti.
Definition of Progressive Who can call himself a progressive. A person who looks positively at the future, who does not fear it, but looks at it with interest. A person who believes in science, reason and objective evidence. A person who is open to new things and ready to welcome new ideas without being tied to ideologies and without having ideologies that limit their thinking. A person who wants eco-sustainable progress and wants respect for nature and the environment. A person who respects others and demands respect. A person who does not like extremists and political radicalism, populists and anti-democrats, bullies and deniers in everything, conspiracy theorists and invasive religious people.
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gennarocapodanno · 4 days
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Vomero: manifesti elettorali di Giorgia Meloni imbrattati con nastro adesivo
Episodi inqualificabili che testimoniano il clima pesante che rischia di caratterizzare le oramai prossime elezioni europee Vomero: i manifesti imbrattati È auspicabile che le autorità preposte indaghino per fare piena luce su questi comportamenti antidemocratici inaccettabili.
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afnews7 · 11 days
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Un messaggio ai tanti lettori di afNews non italiani - Un message aux nombreux lecteurs d'afNews non italiens - A message to the many non-Italian afNews readers.
IT – Come vi dissi anche quando c’era Berlusconi al Governo, anche adesso, che il Governo è in mano agli eredi del fascismo nostrano, non tutti gli italiani che incontrate sono fascisti. Certo, la maggioranza degli elettori che hanno votato (che però non è la maggioranza dei cittadini italiani) hanno eletto partiti antidemocratici per la loro intrinseca natura fascista (che si manifesta, in…
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mysbetti · 1 year
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Chi sono i fascisti?
Ieri al Salone del Libro un gruppo di fascistelli di sinistra ha impedito al ministro Eugenia Roccella di presentare il suo libro e di parlare.Il suo manoscritto doveva essere presentato anche dall’avvocato Annamaria Bernardini de Pace.La presentazione però non ha avuto luogo perché un gruppo di squadristi antidemocratici si è messo di traverso e ha iniziato a gridare “Fuori i fascisti dal…
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mariuskalander · 1 year
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RT @GioMaiorano_: Quello che è accaduto oggi al #salonedellibro è ingiustificabile. Impedire ad un Ministro di prendere la parola è un grave atto che dimostra quanto siano realmente antidemocratici certi attivisti di sinistra. Solidarietà e vicinanza al Ministro #Roccella.
— Mario Calandra (@MariusKalander) May 20, 2023
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spritzapeiron · 1 year
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Democrazia grossolana
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Una democrazia semplificata
Lo chiamano il golpe, l’attacco alle istituzioni. In Francia e in Italia è un’imbrattata di bomboletta spray sulle porte dei palazzi politici; in Usa e Brasile è un vero assedio al castello del re, indipendentemente che abbia le sembianze di un parlamento o della Casa Bianca. Il trend dell’ultimo biennio sembra essere quello di far visita ai maggiori palazzi istituzionali e fare bordello, volendo citare il ragazzo riottoso intervistato durante le rivolte a Expo 2015. Indagare per comprendere cosa passa per la testa ai cittadini ribelli protagonisti di scorribande di una certa gravità non è semplice: semplice è condannarli. Se qualcuno di loro passasse per caso davanti al nostro bar, lo inviteremmo di certo a fare due chiacchiere. D’altronde, di romantici del genere oggi se ne vedono solo in queste controverse occasioni. 
L’attentato alle istituzioni democratiche, il golpe dunque, è un fenomeno più che attuale che si manifesta in maniera improvvisa, spesso a gennaio. Sarà forse un atto di auspicio per l’anno venturo? 
Ironia a parte, i fatti accaduti alle albe dei rispettivi ultimi due anni sono esempi abbastanza eclatanti di come la democrazia sia un concetto filosofico e politico molto labile, oltre che un sistema che nella prassi non si è ancora del tutto consolidato e probabilmente non lo farà in breve tempo. Democrazia, attenzione, è un parolone che va dosato perché contiene una pluralità di significati.  Non lo faremo qui e oggi, magari in piccolissima parte domani. Ciò che ci interessa ora è osservare e riflettere su cosa sta accadendo in questo esatto momento storico, cercando di capire cosa rappresentano questi nuovi moti insurrezionali, chiamatesi golpe o letteralmente assalti ai principali edifici istituzionali. Pensare che qualcosa di simile sia accaduto agli Stati Uniti d’America, la patria della democrazia moderna, fa rizzare i capelli, antidemocratici a parte. Ma di Capital Hill ce n’eravamo quasi dimenticati fino a quando non è accaduto un episodio analogo in Brasile, mica uno staterello. C’è chi ovviamente sarà stato meno stupito del secondo, essendo il Brasile un paese con determinate caratteristiche geopolitiche, ma è bene non sottovalutare troppo certi fenomeni, anche perché i governi brasiliani degli ultimi decenni non sono stati poi così instabili, almeno rispetto all’Italia, che invece vanta un primato abbastanza negativo in questo senso. Si dice che dei fatti accaduti lo scorso gennaio ci sia di mezzo Bolsonaro, assieme alla cerchia di imprenditori finanziatori di navette con fine corsa alla capitale, dettaglio che ha sicuramente una certa rilevanza, ma entro cui non si può ridurre l’analisi di questo fenomeno. 
Il populismo democratico, caratterizzante quelle che i tecnici chiamano post-democrazie, è una parola che le nostre orecchie conoscono bene. I populisti sono coloro che aderiscono in toto a una determinata corrente politica che confluisce nella figura di un leader, figura carismatica in grado di guidare i suoi elettori, perché pur sempre di rappresentanza si parla, verso la scelta di un governo che si afferma garante degli interessi dei cittadini, il governo vicino al popolo. Perciò, è chiaro che per convincere la più grande fetta possibile di una popolazione ci sia bisogno di slogan, di sorrisi ma anche di una certa dose di rabbia, il più potente combustibile politico: il leader è il catalizzatore di tutto questo. Sul tema Nadia Urbinati scrive:
“La democrazia populista è il nome di una nuova forma di governo rappresentativo, basata su due fattori: una relazione diretta tra il leader e coloro che il leader definisce con la parte «giusta» o «buona» o «migliore del popolo»; e l’autorità suprema dell’audience, ovvero il pubblico”
La parola “audience” non è stata scelta a caso dalla politologa italiana, in quanto rimanda indirettamente alla figura populista per eccellenza dell’ultimo trentennio politico del nostro Paese, ossia Silvio Berlusconi. Quest’ultimo ha avuto tutte le caratteristiche di cui ha bisogno un leader per attrarre a sé il maggior numero di cittadini e i relativi voti: senza carisma non si ha successo. L’imprenditore della grande televisione generalista lo sa bene, e così quelli venuti dopo di lui. La parte buona, giusta e migliore del popolo è invece rappresentata dalla massa passiva che diviene attiva una volta infervorata, al risveglio della rabbia repressa negli anni, che il leader incanala e sprigiona. In un tale contesto la democrazia che nasce come concetto complesso si semplifica, riducendo i suoi orizzonti in modo da venire inesorabilmente limitata. Ma una democrazia semplificata si allontana di molto dalla sua essenza e dalle ragioni che l’hanno resa possibile e necessaria come sistema politico nel corso della storia. Il leader, come suggerisce Pamela Boldrin, spesso non fa altro che imbeccare «i cittadini di idee preconfezionate, di grande coinvolgimento emotivo e nullo appello al senso critico». È forse questo il più grande tranello della parola tanto usata dai media oggi, il populismo, fenomeno che coinvolge senza coinvolgere davvero persone che alla fine rimangono illuse e inermi di fronte a una società che si prende subdolamente gioco di loro. I golpe non sono altro che un sintomo di tutto ciò, ma in fondo ci sono sempre stati, anche quando la democrazia era un concetto ancora remoto. Lo sciamano a Capital Hill e i manifestanti con la maglia della Seleçao non sono altro che l’esempio di una democrazia forzatamente semplificata, di una democrazia grossolana.
Fonti:
Nadia Urbinati - Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia
Pamela Boldrin - La Chiave di Sophia N.19
Tommaso Mosole
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sauolasa · 2 years
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Ampia fiducia al governo di Giorgia Meloni a Montecitorio
Fiducia al governo Meloni alla Camera. Durante il suo intervento, primo passo per la sua investitura, la premier ha dichiarato di non aver mai provato simpatia per i regimi antidemocratici
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fridagentileschi · 2 years
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RUSSIA - A Balashikha, a pochi chilometri da Mosca, si è concluso il Festival internazionale di street art “Cultural Code”: 60 artisti di 10 Paesi hanno dipinto 40 murales. L'artista italiano Jorit ha dipinto un ritratto di Julian Assange.
.JORIT: "Ciao Julian, probabilmente non leggerai mai queste parole, ma le scrivo con la speranza che servano comunque a qualcosa.
Sei il mio eroe, ti sei messo contro i potenti della terra, hai svelato al mondo verità scomode: sulla corruzione internazionale, sui crimini di guerra e molto altro.
Hai aperto gli occhi delle persone e ci hai fatto vedere come i governi ci mentano sistematicamente.
Non hai mai fatto un passo indietro e ora stai pagando per il tuo coraggio con la privazione della libertà e la con tua stessa vita.
Ti stimo infinitamente ho provato a dipingere il tuo volto ma nessuno ha mai accettato questa proposta, a NY ho fatto un operazione di GuerrilliaArt il massimo che si potesse fare, lì come sai il governo ti odia particolarmente.
L’unico paese che ti ha voluto è la Russia nonostante tu abbia rivelato verità scomode anche sul loro conto..."
Quindi quali sono i paesi antidemocratici?
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roby1978 · 2 years
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E incivile la storia non serve
Come si pensa di applaudire una meloni che fa di tutto per emancipare ogni cittadino solo con il suo modo di fare campagna elettorale come fa i selfie dove c’è lei in primo piano, io penso che dopo quello che è successo nel mondo in una campagna elettorale si deve essere il più umili possibile non come fa lei sono la regina che massa di idioti che ci vha dietro antidemocratici a tutti gli effetti
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3nding · 3 years
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Il sottoscritto ed altri più e più volte hanno sottolineato la pericolosità di dialogare coi fascisti, istituzionalizzandoli, invitandoli in tv, pubblicando le loro opinioni, concedendogli spazi, ospitate ad eventi culturali, saloni del libro etc.
Avanti veloce e che succede?
Si sono sentiti legittimati a fare quello che gli riesce meglio: i fascisti. Attraverso l'uso della violenza.
Ma ehi, che brutti tutti quegli antifascisti incluso il sottoscritto che sostengono che il fascismo sia un crimine al quale non debba essere concesso quartiere.
Che antidemocratici.
Avanti veloce ed ecco che la sede del principale sindacato italiano viene assaltata.
Come diceva qualcuno:
Se si va a letto col diavolo come ci si può meravigliare di svegliarsi all'inferno?
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corallorosso · 2 years
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Ma perchè l’Italia dovrebbe avercela con la Russia? Prima di ogni altra considerazione quella del titolo (che riprende la risposta di Muhammad Alì a chi gli chiedeva perchè si rifiutasse di combattere contro i vietcong): ritengo sia davvero la principale in questo momento. Al di là della posizione morale che condivido con il pacifismo contro ogni guerra (pur ammettendo che alcune siano state ineluttabili come quella contro il nazifascismo) si penserebbe che una mobilitazione militare avvenga contro qualcuno che ti ha fatto qualcosa. (...) La Russia è un Paese che ci è talmente ostile che quasi la metà delle importazioni italiane di gas, 43,3% nel 2020, viene da lì. Anche un fottuto militarista estremista atlantico sfegatato dovrebbe riflettere su questo e sulle conseguenze. Magari bisognava pensarci prima di far dipendere metà del gas italiano da un regime che è sempre lo stesso da diversi decenni, che quindi sarebbe stato criminale anche mentre l’Italia stipulava ricchi contratti per il gas. Mentre si levavano i venti di guerra – il denaro come si sa non ha odore – nelle stesse ore Putin era impegnato in un videocollegamento con le imprese italiane come la Maire Tecnimont su iniziativa della Camera di Commercio Italia-Russia e del Comitato imprenditoriale italo-russo presieduto da Marco Tronchetti Provera. L’Italia, impavida delle sue ambiguità, è già pronta a inviare nuove truppe per contribuire a rafforzare il confine Sud-Est dell’Europa. Un battaglione di circa mille soldati di fanteria corazzata da schierare in Ungheria e forse in Bulgaria. Ministro degli Esteri è Luigi Di Maio, della Difesa Lorenzo Guerini. (...) La stampa è parte in causa precisa di tutte le guerre, soprattutto da quando avallò, tranne rarissime eccezioni nel mondo, la bufala delle armi chimiche di Saddam Hussein per invadere l’Iraq. La partecipazione italiana a una coalizione contro la Russia avrebbe conseguenze inimmaginabili sull’approvvigionamento energetico italiano per i prossimi venti anni, visto che le fonti alternative e rinnovabili sembrano estranee alla cultura di governo del nostro Paese e l’unica ipotesi espressa dal ministro Cingolani risiede nell’atomo pulito che è ancora lontano da venire. La Russia ha smentito l’ipotesi d’invadere l’Ucraina, bugia su cui quella che si annuncia come una presidenza Usa ancora più drammatica di quella di Trump ha costruito la sua narrazione. Ma a infuriarsi per la diffusione di “notizie” sull’invasiomne è stato il presidente ucraino Zelensky, secondo cui avvertimenti del genere creano solo panico immotivato nella popolazione, chiedendo agli Stati Uniti di fornire prove al riguardo. (...) Per la Casa Bianca non sono bastate evidentemente le centinaia di migliaia di morti, soprattutto civili, prodotti con l’invasione dell’Iraq e quella dell’Afghanistan, al termine delle quali si sono reinsediati al governo gli stessi gruppi di potere contro cui era stata dichiarata la guerra. Non ci sono vie di mezzo: la contrapposizione militare fra Usa e Russia diretta e portata al suo estremo darebbe vita a una guerra mondiale, secondo gli osservatori, senza che nessuno si sia ancora chiesto cosa farebbe la Cina, che è il convitato di pietra in questo scontro. Come sempre, per paradosso, chi da anni ritiene i regimi di Mosca e di Pechino antidemocratici si trova nella scomoda posizione di dover denunciare con più forza l’antidemocraticità e barbarie degli Usa – e dei suoi sottomessi alleati, Italia in testa (53 militari italiani morti in Afghanistan, 35 in Iraq) – per evitare una guerra assolutamente evitabile. Ma ci dobbiamo anche chiedere come sia possibile che questo avvenga senza grandi mobilitazioni popolari contro la guerra, come sia possibile che non esista una forza di qualche peso politico che disegni un approvvigionamento diverso del fabbisogno energetico italiano, come sia possibile che nessuno s’interroghi sulle migliaia di morti inutili dirette che porterebbe il conflitto e sulle migliaia di morti inutili indirette. (...) Tutto quel che sta avvenendo dopo la deriva Usa in Afghanistan è la mossa di un dirigente statunitense inadeguato, circondato da consiglieri incapaci, per restituire centralità a un organismo fuori dal tempo e avversario della diplomazia qual è, per sua natura, la Nato. Tuttavia, data l’assenza della politica – quella dei palazzi come quella della strada, assenti i pacifisti, non più in grado di creare una massa critica – a salvarci da una guerra potrebbe essere proprio la voglia di denaro. (...) Soltanto le grandi industrie energetiche con il loro timore di perdere soldi possono fermare la pazzia che sta per consumarsi in Ucraina. Fa schifo, vero? La guerra però, qualsiasi guerra, fa ancora più schifo. Se poi la politica c’è batta un colpo ma che non sia di cannone. Di Gianluca Cicinelli per Labottegadelbarbieri
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