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#Resistenza
ideeperscrittori · 7 days
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Aspettando il 25 aprile.
Ormai è una mia tradizione. Ho creato questa immagine anni fa e la pubblico ogni anno. Ora e sempre Resistenza.
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surfer-osa · 7 days
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Il 25 Aprile è una giornata difficile per me. Vorrei essere felice, ci provo in ogni modo, ma finisce che sono colma di altri sentimenti in contrasto tra di loro che diventano stretti, confusi e inestricabili.
Per anni ho partecipato alle commemorazioni per la Liberazione altrove, in città e piazze lontane da dove sono nata ma poi ho iniziato a rivendicare i luoghi delle mie origini.
Lo faccio per i partigiani della mia famiglia, porto il loro cognome che qua ha una storia ben precisa. Forse questo cognome una storia ce l'ha anche altrove, soprattutto dove mio bis nonno, mio nonno e mio zio sono stati dietro le sbarre al confino coatto (innumerevoli città italiane), in campi di lavoro (Jugoslavia/Germania/Francia) e su un treno senza ritorno diretto a Mauthausen.
Da bambina mi han detto che come piglio assomiglio a mio zio Spartaco Lenin. È buffo come entrambi, gli unici della famiglia, portiamo per nome un etnonimo. Non ho mai incontrato mio zio, non l'ho potuto conoscere di persona se non tramite le testimonianze sui documenti (lettere private, verbali della questura, sentenze di tribunale, libri storici, attestazioni del CNL, l'archivio di Mauthausen e una pietra di inciampo).
Io, per tenere fede al mio nome, mi sento sempre straniera, di un altro posto che non si sa bene dove sia, ma mi porto dentro una storia precisa fatta di amore e lotta per i valori della resistenza e della giustizia sociale costi quel che costi.
(in foto mio zio con la moglie ed un'amica)
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donaruz · 6 days
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Qui
vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre
alla luce
(Giuseppe Ungaretti, Per i morti della Resistenza)
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ilfascinodelvago · 6 days
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[pure i partigiani]
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La lettera di un partigiano
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missviolet1847 · 9 days
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Cari Compagni,
sì, Compagni , perché è un nome bello e antico che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino " CUM PANIS " che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane .Coloro che lo fanno condividono anche l'esistenza con tutto quello che comporta : gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze.
È molto più bello che "Camerata " come si nominano coloro che frequentano stesso luogo per dormire, e anche " Commilitone " che sono i compagni d'arme.
Ecco, noi della Resistenza siamo Compagni perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame ma anche , insieme, vissuto IL PANE DELLA LIBERTÀ che è il più difficile da conquistare e mantenere .
Oggi che, come diceva Primo Levi , abbiamo una casa calda e il ventre sazio, ci sembra di aver risolto il problema dell'esistente e ci sediamo a sonnecchiare davanti alla televisione.
All'erta Compagni !
Non è il tempo di riprendere in mano un'arma ma di non disarmare il cervello sì, e l'arma della ragione e più difficile da usare che non la violenza. Meditiamo quello che è stato e non lasciamoci lusingare da una civiltà che propone per tutti autoveicoli sempre più belli e ragazze sempre più svestite. Altri sono i problemi della nostra società: la PACE , certo ,ma anche il LAVORO per tutti , la LIBERTÀ di accedere allo studio , una vecchiaia serena ; non solo egoisticamente per noi , ma anche per tutti i cittadini .Così nei diritti fondamentali della nostra Costituzione nata dalla RESISTENZA .
Vi giunga il mio saluto , Compagni dell'associazione Nazionale Partigiani d'Italia e Resistenza sempre.
Vostro Mario Rigoni Stern , Mira ( Venezia )
20 gennaio 2007 ( lettera inviata all'Anpi di Treviso
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gregor-samsung · 5 days
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" Il fascismo non era, come credevano i liberali, una parentesi, una malattia pur grave ma non mortale, bensì l'esplosione virulenta di mali endemici dello sviluppo della società italiana (la mancata Riforma, il Risorgimento rivoluzione fallita, il trasformismo della classe dirigente dopo l'Unità, la prima rivoluzione industriale avvenuta a vantaggio del Nord e a danno del Sud), e di vizi cronici del popolo italiano (cinismo, indifferenza, «o Francia o Spagna purché si magna», e prima di tutto il proprio «particulare»): anche Rosselli avrebbe ripetuto il giudizio di Gobetti, per cui il fascismo è stato «l'autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto dell'unanimità, che rifugge dall'eresia, che sogna il trionfo della facilità, della fiducia e dell'entusiasmo».* Ma non era neppure, come credevano i comunisti, un momento necessario e finale del grande conflitto storico tra la borghesia nell'ultima fase imperialistica e il proletariato nella sua prima fase rivoluzionaria, bensì l'espressione catastrofica e insieme irrazionale di una grande crisi di civiltà, in cui non soltanto l'Italia e la Germania ma tutto il mondo civile era stato coinvolto. Se solo un fatto rivoluzionario poteva mettere fine al fascismo, questo fatto doveva dar vita a un regime diverso tanto dalla democrazia liberale prefascista quanto dal comunismo sovietico. Questo fatto rivoluzionario era la Resistenza, purché fosse intesa non come guerra di liberazione nazionale e neppure come guerra di classe, ma come guerra popolare attraverso cui avviene non soltanto lo scardinamento del regime prefascista a cominciare dall'istituto monarchico, ma anche la rigenerazione di un popolo oppresso da secoli di governi di rapina: come guerra politica (non soltanto militare o civile) che, proprio in quanto guerra politica, avrebbe addestrato il popolo alla nuova democrazia. Uno dei compiti in cui si riconobbero la maggior parte dei gruppi che parteciparono alla Resistenza sotto l'insegna del Partito d'Azione fu quello della trasformazione della guerra di liberazione nazionale in «rivoluzione democratica», o altrimenti lo sbocco della Resistenza in una nuova società in cui fossero poste le premesse per l'attuazione di una «democrazia integrale». "
*Carlo Rosselli, Socialismo liberale, Torino, 1979, p. 117.
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Norberto Bobbio, Profilo ideologico del Novecento italiano, Garzanti (collana gli elefanti / saggi), 1990, pp. 183-184.
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francescosatanassi · 4 months
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NON AVEVO PAURA DI NULLA
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Apprendo con dispiacere che il giorno di Natale ci ha lasciato Nara Lotti, staffetta partigiana della Brigata Garibaldi. Nel gennaio del '44 aveva 15 anni e scelse di salire in montagna e unirsi ai partigiani. "Io li ho conosciuti i fascisti - raccontò alcuni anni fa - Picchiavano le persone senza un motivo. Eravamo vicini di casa. Abitavamo nelle stesse strade. Io non capivo quella violenza, io domandavo. A Santa Sofia c’era il comitato antifascista, erano tutti uomini e io mi chiedevo come mai loro rimanessero a casa; poi ho capito che avevano famiglia e anche paura. Io invece non avevo paura di nulla."
[ intervista video QUI ]
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firmatadiaz · 1 year
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frc-ambaradan · 5 days
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Happy April 25th y'all (italians and not)!
Let's always remember on this day that every people and every nation has not only the right, but the DUTY to stand up against oppression and subjugation and to fight for their identity, their culture, their freedom. Always and everywhere.
W il 25 Aprile!
W l'Italia!
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"Contestare a un movimento che voglia liberare il proprio Paese da un’occupazione straniera la legittimità del ricorso alle armi significa andare contro le leggi della storia." Bettino Craxi
("To  challenge the legitimacy of armed fight to a movement who wants to free its Country from foreign occupation is to challenge the laws of History".)
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ideeperscrittori · 1 year
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Aspettando il 25 aprile.
C'è un post che ho scritto anni fa e ripropongo ogni anno.
Ormai è una mia piccola tradizione.
Ora e sempre Resistenza!
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lunamarish · 1 year
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Quello a cui opponi resistenza persiste.
Carl Gustav Jung
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ragazzoarcano · 10 months
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“L’ho capito osservando il vento.
Lui ha bisogno degli ostacoli che incontra. Perché è vento, solo grazie a tutte le resistenze che attraversa...
E credo che lo stesso valga per le persone. Se la vita fosse una strada lineare, senza alcun attrito, probabilmente non sapremmo di esistere. Non riusciremmo a sentirci. Non potremmo conoscerci. Ecco perché le persone più belle sono sempre quelle alle quali il mondo ha fatto più resistenza. A loro, la vita è entrata dentro di più.”
— Barbara C. Amore
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ellebori · 6 months
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Tuttə diventiamo uno.
Unite dal bisogno di cambiare, dalla voglia di vederci riconosciute, dal bisogno di vedere i nostri diritti garantiti, ci stringiamo gli uni agli altri, le une alle altre. Lo facciamo grazie a un gesto semplice, alla scelta di esercitare il nostro potere, al coraggio di pretendere la libertà e vestirci bene, far splendere le labbra di rosso e nel silenzio di un'azione tanto silenziosa quanto potente, dire: oggi decido io.
Non si parla della storia di una singola donna, si parla della collettività. Non si parla dell'individualismo a cui siamo abituatə nella società del solitario cittadino globale, ma della rivendicazione dei diritti con amore verso l'Altrə perché lottare per la libertà degli altri è lottare per la propria. Non poteva esserci momento migliore per un film del genere, quando riempire le piazze con i nostri corpi e il nostro dissenso durante un genocidio come quello di cui siamo spettatori è un modo di diffondere speranza, di abbracciare la collettività, di alzarsi in piedi per gli altri e non solo per sé stessi, di urlare che no, non ci sta più bene esistere in silenzio prostrandoci ai piedi di un sistema che ci calpesta e sostiene e finanzia pubblicamente uno sterminio di massa e l'assassinio di migliaia di vite appena schiuse, appena iniziate.
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crazy-so-na-sega · 8 months
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Belgrado non si piega!
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sti fasssisti....
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spettriedemoni · 1 year
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Così forse è più chiaro.
(Dalla pagina Facebook Galatea Vaglio Pillole di Storia)
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