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#cronicità
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ANORESSIA VAI VIA E IPNOSI? Ipnosi DCS unica al mondo
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fabriziosbardella · 1 year
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I servizi di Spirometria semplice, ambulatorio di Cronicità e Telemedicina offerti dalle Case di Comunità di Busto Arsizio e Saronno arricchiscono l’assistenza sanitaria primaria territoriale #casedicomunita #bustoarsizio #saronno #spirometriasemplice #ambulatoriodicronicita #telemedicina #ambulatorio #refertazione #fabriziosbardella
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Mademoiselle Se raconte
“Il doc mi ha anche chiesto: stai
attraversando un periodo
stressante? Bah, non lo definirei
esattamente 'periodo', mi pare più
un'era geologica intera, sto vivendo
nello stressozoico.”
(Citazione)
Decidere di non essere più per chiunque, non è rafforzare la connotazione peggiorativa del termine, bensì prendere consapevolezza che solo le persone alle quali non devi più dare giustificazioni posso realmente essere fonte di pace.
La complessità delle nostre vite va oltre la mera apparenza e per quanto mi riguarda, e se prima dovevo “solo” scarrozzare la mia cronicità, oggi, devo fronteggiare la criticità di un figlio, con tutto quello che comporta, data la mia condizione di salute.
Così, dal “non semplice” prendermi cura di me stessa, sono passata al livello superiore, e l’abisso che mi separa dal resto di mondo è una vertigine che affronto con la determinazione della maturità acquisita, non dall’età, ma dalle prove della vita.
La gara del chi sta peggio mi ha semplicemente rotto le ultime vertebre sane.
La prima volta che decidi di ricorrere all’isolamento in stile “Divina”, le proiezioni di quello che potrebbero pensare gli altri, ti provocano torsioni dello stomaco.
Poi ti accorgi che il mondo va avanti anche se tu non superi la notte, e la sensazione di leggerezza è impagabile.
I miei dolori, le mie angosce, le mie paure, tutta la mia sofferenza accumulata, oggi vengono impacchettate per fronteggiare una situazione più grande, e la necessità di condividere lo spazio e l’aria con persone “facili” è il nuovo farmaco salvavita.
La chicchera con la cassiera, che probabilmente ha un pacchetto simile al mio che la aspetta a casa, diventa un Aulin omeopatico, e il pranzo con gli amici che ti stringono forte per aiutarti a tagliare il salame sono il Brufen 1000 che i big pharma non hanno ancora sfornato.
Non essere più per chiunque diventa più facile, quando il cambio di strategia paga, e ridisegni i contorni delle tue priorità e dei tuoi valori, e accetti che i tuo “non per chiunque” è in realtà “per pochissimi”.
I miei figli stanno imparando l’arte dello scambio anche con gli sconosciuti, quelli che affrontano il sorriso nel tuo stesso modo, e ti ringraziano per averglielo regalato.
Perché è lì, senza aspettativa, che ti alleni alla riconoscenza.
Io adesso sono in un posto molto oscuro, ma ho acceso i lumini dove sapevo che non ci sarebbero stati spifferi.
Non ci vedo benissimo, ma il bagliore basta ad indicare la mia presenza a chi sa scorgere oltre.
Non per chiunque.
Non più.
#leboudoirdemademoiselletoutlemonde
#dolorecronico
#spondilite
Le boudoir de mademoiselle tout le monde
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guattarianbitch · 2 months
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«Il recente studio dell'Istituto Superiore di Sanità "La residenzialità psichiatrica: analisi e prospettive" evidenzia come la crescente durata della permanenza in residenze sia legata a "insufficiente impiego dei trattamenti psicosociali" (psicoterapia, terapia psico-riabilitativa) e a" insufficiente dotazione di operatori formati all'impiego degli interventi riabilitativi sostenuti da evidenze di efficacia". Emerge un quadro in cui la terapia farmacologica - data spesso in dosi massicce - risulta quasi l'unica cura. La legge prevede che ogni paziente inserito in residenza psichiatrica abbia un piano riabilitativo personalizzato, che indica anche il personale specializzato che dovrebbe essere coinvolto nella sua realizzazione. "Ma poiché i servizi pubblici territoriali generalmente non fanno - per mancanza di risorse - un costante controllo sui percorsi riabilitativi che vengono stabiliti sulla carta - aggiunge Trincas - spesso accade che non ci siano esiti positivi e così le persone passano da una struttura all'altra in un processo che anziché reintegrare nella società in percorsi emancipativi, diventa cronicizzante".»
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stranotizie · 4 months
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Nel labirinto della cura: è la condizione in cui vivono i pazienti affetti da una patologia cronica o rara, ma anche i loro familiari e chi li assiste come caregiver. Parliamo di quasi un italiano su tre, 22 milioni con almeno una patologia cronica, di cui 8,8 milioni circa con una forma patologica grave; a questi si aggiungono circa 2 milioni di persone alle quali è stata diagnosticata una malattia rara. La platea dei caregiver familiari è invece rappresentata da ben 8,5 milioni di cittadini, che spesso rinunciano a spazi importanti della propria vita, lavorativa, sociale, affettiva. A scattare una fotografia di questo universo di persone è il XXI Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità, dal titolo “Nel labirinto della cura”, presentato a Roma presso il Ministero della Salute.  Il rapporto nasce dalle interviste a 97 associazioni aderenti al CnAMC (Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici e rari) di Cittadinanzattiva e a 3552 pazienti con patologia cronica e rara, familiari e loro caregiver. Un focus è dedicato alle storie di caregiver familiari, 170 persone che rappresentano il vissuto quotidiano, le difficoltà e le esigenze di chi assiste un familiare con una malattia cronica o rara, disabile o con un qualsiasi altro bisogno di assistenza a lungo termine. “Il labirinto è la rappresentazione opposta rispetto alla linearità del percorso di cura che dovrebbe essere assicurato ai pazienti e alle loro famiglie, come disegnato anche dal Piano nazionale delle cronicità. Ed è una condizione che non garantisce il dovuto equilibrio fra servizi sanitari e sociali per chi soffre di una patologia cronica o rara né a chi lo assiste, né tanto meno prevede il coinvolgimento dei pazienti in questo disegno”, sottolinea Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. “In un momento di importanti difficoltà di ordine economico, sia per il sistema Paese che per i singoli cittadini, occorre invece mettere a frutto tutte le risorse per disegnare un servizio sanitario che sia vicino alle persone, che sappia coniugare i bisogni sociali e quelli sanitari, e che lo faccia partendo dalle esigenze dei cittadini e dei territori. È una sfida che non possiamo perdere”. Dalla diagnosi alla richiesta di invalidità: i principali incastri tra le vie del labirinto di cura Sin dalla diagnosi, il paziente si imbatte in una serie di difficoltà che allungano i tempi per avere certezza della patologia da cui è affetto: oltre il 76,3% imputa i ritardi nella diagnosi alla scarsa conoscenza della patologia da parte del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta; il 62,9% alla sottovalutazione dei sintomi o il 51,5% alla sovrapposizione di sintomi comuni ad altre patologie; il 43,3% alla mancanza di personale specializzato sul territorio; il 39,2% al poco ascolto da parte del personale medico; il 20,6% alle liste di attesa troppo lunghe per accedere a visite ed esami diagnostici. Il labirinto si ingarbuglia nella presa in carico, quando al paziente dovrebbero essere forniti tutti i servizi di natura sanitaria e sociale di cui ha necessità: in questo percorso il cittadino denuncia, come principali questioni, lo scarso coordinamento fra l’assistenza primaria e quella specialistica (62,9%), la mancata continuità assistenziale (53,6%), la carenza di integrazione tra aspetti clinici e socio-assistenziali (37.1%); le liste di attesa lunghe o addirittura bloccate (26,8%); il mancato coinvolgimento del paziente/caregiver nel piano di cura (24,7%). Altro snodo critico è quello delle cure a domicilio: il 47,8% lamenta un numero di giorni o ore di assistenza erogati inadeguato; il 41,3% ha avuto difficoltà nella fase di attivazione/accesso; il 30,4% segnala che mancano alcune figure specialistiche e di assistenza, in particolare di tipo sociale (aiuto nella preparazione dei pasti, vestirsi, gestione delle pratiche burocratiche, ecc.); il 23,9% parla di sospensione/interruzione del servizio (mancanza di fondi, mancanza personale, ecc.). Chi effettua la riabilitazione ambulatoriale (tre pazienti su quattro del campione di riferimento) segnala come criticità per il 52,6% il numero insufficiente di cicli garantiti dal SSN; il 36,3% la mancata erogazione della riabilitazione dal SSN; il 26,3% la mancanza di équipe multiprofessionali; il 22,5% l’assenza di strutture sul territorio. I pazienti che necessitano di protesi, ortesi, e ausili segnalano di gran lunga (per il 48,6%) come particolarmente critici i tempi di autorizzazione o di rinnovo; a seguire, con la metà delle segnalazioni (tra il 18 e il 19%), la differenza di prezzo tra il dispositivo previsto dal nomenclatore tariffario e quello effettivo e la non presenza nel nomenclatore stesso di presidi, protesi e ausili necessari. Nella richiesta di invalidità civile e handicap, i cittadini hanno riscontrato come principali difficoltà: la sottovalutazione della patologia da parte dei medici della commissione medica (per il 41,1% dei pazienti); i tempi eccessivamente lunghi per la visita di accertamento (lo dice il 38,1%); l’estrema variabilità della valutazione per la stessa patologia (30,5%). Le disuguaglianze territoriali e sociali per chi ha una patologia cronica o rara La difforme o mancata applicazione sui territori del Piano nazionale della cronicità, da una parte, e dei diversi Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) sono gli ambiti, da un punto di vista normativo, nei quali si registrano le maggiori disuguaglianze sui territori. Per quanto riguarda la presa in carico in base a quanto previsto dal Piano, a detta delle associazioni le regioni maggiormente rispondenti alle esigenze dei pazienti sono nell’ordine; Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio, Liguria, Puglia, Abruzzo, Campania, Marche, Umbria, Sardegna e Sicilia; a seguire le altre. Rispetto alla esistenza di un PDTA per la patologia, il 47,4% delle organizzazioni fornisce una risposta affermativa; il 38,1% fornisce una risposta negativa e il 14,4% non sa. Inoltre, solo nel 32,2% dei casi si tratta di PDTA nazionali, nel 58,7% dei casi sono di livello regionale, nel 26,1% aziendali e nel 2,6% distrettuali. A livello territoriale, la Toscana è la regione con un maggior numero di PDTA, seguono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e Piemonte. Nella pratica quotidiana, questo comporta una serie di difficoltà che i pazienti vivono in misura diversa a seconda del territorio in cui vivono e della condizione socio-economica in cui versano.  In base all’opinione di coloro che hanno risposto al nostro questionario, in tema di disuguaglianze sociali, il 34,6% segnala difficoltà nello svolgere o continuare a lavorare a causa della propria patologia; il 30,4% disagio nel comunicare agli altri la patologia e le sue implicazioni; il 29,6% problemi economici; il 28,3% mancanza di un supporto psicologico. “La promozione della salute dei cittadini e il superamento delle disuguaglianze socio sanitarie sono possibili soltanto attraverso l’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza introdotti nel 2017 e mai entrati in vigore. In attesa di verificare l’implementazione del Decreto Tariffe, alcune prestazioni – come gli screening neonatali estesi per la diagnosi di altre malattie genetiche come la Sma, gli esami diagnostici per la celiachia, prestazioni di diagnosi e cura per la fibromialgia come anche per la Sindrome di Sjogren – non sono ancora entrate nei Lea e di conseguenza sono erogate soltanto in alcune regioni, o in alcuni territori o asl, con la conseguenza di un accesso alle cure non uniforme da parte dei cittadini”, dichiara Tiziana Nicoletti, responsabile del Coordinamento delle associazioni dei malati cronici e rari. Liste di attesa e costi privati, mal comune… Liste di attesa e costi da sostenere sono sicuramente gli elementi segnalati come problematici a livello nazionale, anche se le disuguaglianze sociali ed economiche dei cittadini incidono in misura consistente sul peso che gli stessi hanno rispetto all’accesso alle cure. Per ciò che attiene le liste di attesa, il 76% dei pazienti con malattia cronica e rara le riscontra nella prenotazione delle  prime visite specialistiche; il 68,7% per gli esami diagnostici; il 62,4% per le visite di controllo e il follow-up; il 60% per il riconoscimento invalidità civile e/o accompagnamento; il 51% per il riconoscimento handicap; il 48,8% per l’accesso alla riabilitazione; il 44,4% per gli screening istituzionali (es., prevenzione tumori utero, mammella, colon retto);  e a seguire con percentuali inferiori per gli altri ambiti dell’assistenza. A causa dei lunghi tempi di attesa e della mancata copertura da parte del SSN di alcune prestazioni, i cittadini sono costretti a sostenere spese private: il 67,8% lo fa per visite specialistiche effettuate in regime privato o intramurario; il 60,9% per l’acquisto di parafarmaci (es. integratori alimentari, dermocosmetici pomate); il 55,4% per esami diagnostici effettuati in regime privato o intramurario; il 46,7% per la cosiddetta prevenzione terziaria (diete, attività fisica, dispositivi…); il 44,6% per l’acquisto di farmaci necessari e non rimborsati dal SSN. I caregiver, vite dimenticate e diritti negati Ad oggi in Italia non esiste nessun riconoscimento legislativo che identifichi tutele e agevolazioni dedicate a chi quotidianamente si prende cura, a tempo pieno e non, di un familiare; soltanto tre regioni hanno ad oggi emanato delle misure strutturate regionali di varia natura, si tratta di Emilia Romagna, Lazio, Lombardia. In attesa di una legge nazionale che finalmente riconosca questa figura, garantendo diritti e risorse, Cittadinanzattiva ha condotto una survey da giugno a ottobre 2023, con l’obiettivo di raccogliere informazioni e approfondire bisogni specifici al fine di implementare azioni civiche e di proseguire attività di advocacy istituzionale per dare voce a tutte queste persone.  Sono state raccolte 170 storie rappresentative dei circa 8,5 milioni di caregiver. Il 71,8% sono donne, con età compresa tra i 51 e i 65 anni. Il 57% risulta occupato e si prende cura nell’80% dei casi di un genitore che soffre per il 42,4% di una malattia cronica. Il 56,5% ha dovuto abbandonare gli studi o il lavoro: una conseguenza quasi scontata se si pensa che più di due su tre (34,7%) dedicano oltre 20 ore alla cura del familiare. Tanti anche gli anni di assistenza: il 29,4 % è un caregiver da 1 a 4 anni, il 26,5% da 5 a 10 anni. Gli ambiti in cui incontrano maggiori difficoltà nell’assistenza ai familiari sono per il 62,4% la cura della sfera emotiva e per il 52,9% la gestione degli aspetti burocratici, amministrativi e finanziari. Per una piena tutela dei loro diritti, il 61,2% ritiene necessario il riconoscimento della figura del caregiver, il 40,6% l’affiancamento di operatori esperti come aiuto nel lavoro di cura e il 40% chiede un supporto psicologico. È necessario spingere l’acceleratore per il riconoscimento di tutte queste persone. Spesso, il caregiver lavoratore è costretto a lasciare il proprio impegno per dedicarsi alla cura di un congiunto con massimo amore ma con altrettanta grande fatica. Invece, qualora il caregiver riesca a svolgere la propria professione, l’organizzazione della quotidianità diventa complicata e, annullando gradualmente ogni spazio per la vita sociale, sul lungo periodo, diventa estremamente faticoso. Le otto proposte Individuare i bisogni prioritari di ogni territorio per l’elaborazione dei piani di salute territoriale che si attui attraverso il potenziamento della prevenzione, della sanità territoriale e delle cure primarie; le scelte devono essere il frutto di un confronto costante con le organizzazioni civiche e le associazioni di pazienti. Accrescere l’attenzione verso le condizioni di fragilità, di tipo sociale, economico e psicologico, garantendo lo stesso grado di assistenza a tutti i cittadini e il passaggio da una medicina concentrata solo sul singolo a una medicina di comunità. Aggiornare con cadenza periodica e ravvicinata, finanziare e monitorare i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) su tutto il territorio. Applicare il decreto di nomina della nuova commissione LEA. Prevedere verifiche sistematiche e periodiche sul recupero delle liste di attesa rendendo trasparenti le informazioni sui modelli organizzativi applicati, sulle tempistiche e sui criteri di priorità. Individuare e attuare modalità per affrontare la carenza del personale sanitario e far sì che questo sia sempre più pronto a fornire risposte adeguate alla comunità. Aggiornare il Piano Nazionale della Cronicità e monitorare il raggiungimento degli obiettivi previsti. Dare piena attuazione alla legge 167/2016, “Disposizioni per l’avvio dello screening neonatale per la diagnosi precoce di malattie metaboliche ereditarie”; emanare i provvedimenti attuativi previsti dal Testo Unico sulle malattie rare, n. 175 del 2021; monitorare la realizzazione del Piano Nazionale Malattie rare. Approvare in tempi brevi una normativa nazionale che riconosca il ruolo e i diritti del caregiver familiare. Leggi Rapporto Fonte
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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I settori che hanno più bisogno di lavoratori in Italia
Il mercato del lavoro italiano è in continua evoluzione, e le esigenze delle aziende cambiano di pari passo con le tecnologie e le tendenze del mercato. In questo contesto, è importante conoscere i settori che hanno più bisogno di lavoratori, in modo da poter indirizzare la propria carriera verso le opportunità più promettenti. Secondo le previsioni di Unioncamere e Anpal, da qui al 2027 il bisogno di lavoratori riguarderà soprattutto i settori più importanti del nostro territorio. Bisogno di lavoratori nei settori del commercio e turismo Il commercio e il turismo sono i settori che offrono le maggiori opportunità di lavoro in Italia. Il commercio, in particolare, è un settore in forte crescita, grazie all'espansione dell'e-commerce. Il turismo, invece, è un settore che sta recuperando dai danni causati dalla pandemia, e che si prevede continuerà a crescere nei prossimi anni. Tra le figure professionali più richieste in questi settori troviamo: - Addetti alle vendite - Addetti alla logistica - Addetti al customer service - Guide turistiche - Addetti alla ristorazione Servizi pubblici e privati Il settore dei servizi pubblici e privati è un altro settore importante per l'economia italiana. Tra le figure professionali più richieste in questo settore troviamo: - Insegnanti - Operatori sanitari - Assistenti sociali - Personale amministrativo - Tecnici Salute Il settore della salute è un settore strategico per l'Italia, che deve affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione e della cronicità delle malattie. Tra le figure professionali più richieste in questo settore troviamo: - Medici - Infermieri - Farmacisti - Operatori socio-sanitari - Assistenti sanitari Formazione e cultura Il settore della formazione e della cultura è un settore in forte crescita, grazie all'aumento dell'attenzione alla formazione continua e alla valorizzazione della cultura. Tra le figure professionali più richieste in questo settore troviamo: - Docenti - Operatori culturali - Archivisti - Bibliotecari - Museologi Finanza e consulenza Il settore della finanza e della consulenza è un settore in crescita, grazie all'evoluzione del mercato finanziario e alla crescente domanda di servizi di consulenza. Tra le figure professionali più richieste in questo settore troviamo: - Analisti finanziari - Consulenti finanziari - Commercialisti - Avvocati - Revisori contabili Inoltre, è importante notare che l'innovazione tecnologica sta creando nuove opportunità di lavoro in settori come: - Informatica e telecomunicazioni - Energia e ambiente - Ingegneria - Ricerca e sviluppo In questi settori, le figure professionali più richieste sono quelle con competenze tecniche e specialistiche. Per avere successo nel mercato del lavoro italiano, è importante avere un'adeguata formazione e un buon livello di competenze. Inoltre, è importante essere flessibili e disposti a spostarsi per trovare le migliori opportunità. Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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lamilanomagazine · 9 months
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Modena: apre l'ambulatorio per pazienti affetti da obesità all'ospedale riabilitativo Villa Pineta di Gaiato, a dirigerlo è il dott. Antonio Zullino
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Modena: apre l'ambulatorio per pazienti affetti da obesità all'ospedale riabilitativo Villa Pineta di Gaiato, a dirigerlo è il dott. Antonio Zullino. L'Ospedale Villa Pineta Santo Stefano Riabilitazione di Gaiato, in provincia di Modena, inaugura il nuovo ambulatorio dedicato alla chirurgia bariatrica, diretto dal dott. Antonio Zullino, rinomato chirurgo bariatrico, già membro dell'Ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio, Gruppo San Donato di Milano. Villa Pineta - struttura del Gruppo Kos, primario gruppo sanitario italiano che opera nell’assistenza sociosanitaria e nella cronicità residenziale, nella riabilitazione, nella psichiatria e nella medicina per acuti - amplia così i propri servizi a favore della salute di tutti i cittadini. La chirurgia bariatrica rappresenta un insieme di procedure e interventi finalizzati al controllo dell'eccesso di peso ponderale, che consente ai pazienti di ottenere una perdita di peso fino al 70% dell'eccesso accumulato e di prevenire e curare le patologie associate all’obesità. L'intervento di chirurgia bariatrica è indicato per persone affette da obesità di secondo grado, comunemente definita come obesità moderata, o di terzo grado, conosciuta anche come obesità grave. Prima dell'intervento, ogni paziente deve sottoporsi a uno studio multidisciplinare e morfo-funzionale dello stomaco, che coinvolge vari professionisti per valutare le migliori opzioni e garantire il successo dell'intervento. Il dott. Antonio Zullino sottolinea: “La chirurgia bariatrica non è da intendersi come procedura fine a sé stessa, ma va integrata in un contesto di percorso di studio del paziente: un percorso dietoterapico. In questo processo la riabilitazione nutrizionale rappresenta un ottimo strumento, fondamentale in una fase pre-operatoria con lo scopo di ottimizzare il paziente dal punto di vista del peso, delle patologie preesistenti (diabete, insufficienza respiratoria, abitudini alimentari) e da un punto di vista psico-nutrizionale, per maturare la consapevolezza e preparare al meglio il paziente ad un intervento chirurgico. La riabilitazione è altresì fondamentale in una fase post-operatoria, cioè in quella prima fase in cui possono presentarsi le complicanze legate all’intervento, per cui il ricovero e il monitoraggio rappresentano una garanzia di maggior successo.” L'ambulatorio di chirurgia bariatrica è il risultato di una recente collaborazione con l'Ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano, dove il dott. Zullino svolge la sua attività come chirurgo dell'obesità, e l’Ospedale Villa Pineta Santo Stefano Riabilitazione, struttura riabilitativa che dispone di figure specialistiche. Grazie a questa partnership infatti, i pazienti possono ricevere assistenza completa sia nella fase pre-operatoria, attraverso uno studio approfondito, sia nella fase post-operatoria, durante la quale saranno seguiti durante il processo di recupero e nello svezzamento. L'ambulatorio è stato appositamente organizzato per fornire una gamma completa di servizi specialistici. Oltre al dott. Zullino, il team multidisciplinare comprende una dietista, una psicologa dedicata, uno pneumologo focalizzato sulla risoluzione delle affezioni respiratorie tipiche dell'obeso e un fisioterapista che inserisce il movimento come elemento essenziale del percorso di cura. L'apertura di questo ambulatorio rappresenta un nuovo passo verso la salute dei cittadini per l'Ospedale Villa Pineta Santo Stefano Riabilitazione, che offre così ai pazienti opzioni terapeutiche avanzate per affrontare l'obesità e migliorare la loro qualità di vita. INFORMAZIONI SUL POLIAMBULATORIO DI VILLA PINETA Il Poliambulatorio, con sede a Gaiato, comprende i seguenti ambulatori e specialità: Radiologia, Pneumologia Cardiologia Ortopedia Fisiatria Oculistica Otorino laringoiatrie Medicina dello sport Ginecologia Chirurgia vascolare Chirurgia generale e proctologica Urologia Dermatologia Logopedia Scienza della alimentazione/Dietista, Psicologia e Psichiatria. Negli ultimi anni il Poliambulatorio è cresciuto nella qualità oltre che nel numero delle offerte prestazioni sanitarie, diventando un polo per la cura e la prevenzione a beneficio di tutta la popolazione del Frignano e del modenese. IL GRUPPO KOS Il Gruppo Kos, di cui fa parte anche Villa Pineta, è un primario gruppo sanitario operante nell’assistenza socio-sanitaria e nella cronicità residenziale, nella riabilitazione, nella psichiatria e nella medicina per acuti. Il Gruppo Kos è presente con le sue strutture in 11 regioni italiane e 2 stati esteri, per un totale di oltre 13.000 posti letto. Kos gestisce 94 strutture in Italia e 47 in Germania. In Italia sono quasi 9.000 i posti letto gestiti in 56 residenze per anziani, 16 centri di riabilitazione, 13 comunità terapeutiche psichiatriche, 7 cliniche psichiatriche e 2 ospedali. Kos è inoltre attivo con 15 centri ambulatoriali di riabilitazione e diagnostica e, in India, con 14 centri di diagnostica e radioterapia. Sono circa 13.300 i collaboratori di cui oltre 8.600 in Italia, 7.100 dei quali sono dipendenti del gruppo. Attraverso la società Kos Care, con i marchi Santo Stefano Riabilitazione, Neomesia e Anni Azzurri, gestisce in Italia centri di riabilitazione funzionale, cliniche psichiatriche, centri ambulatoriali di riabilitazione, assistenza residenziale e sanitaria delle persone anziane autosufficienti e non, delle persone con disabilità, anche psichiatriche.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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restopersempre · 1 year
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Che esami hai avuto al primo semestre e quali darai al prossimo?
Blocco di chirurgica (chirurgia Specialistica/generale/ urologia e area chirurgica) blocco di medica (medicina interna/ farmacologia e area medica) e infine comunità e relazioni d'aiuto (preventiva/comunità e psicologia). Prossimo semestre ho un blocco da 6 materie che sarà Specialista (oncologia/ malattie del sangue/ malattie dell'apparato respiratorio/ nefrologia/ endocrinologia/ malattie cardiovascolari), il Blocco di Epidemiologia (Epidemiologia/ Statistica e informatica) e l'ultimo è il blocco di Cronicità (Neurologia/ Disabilità/ Cronicità e Clinica). Chiaramente gli esami tutti durante il tirocinio 🙃🙂
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chiarasolems · 1 year
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Ci sono frasi che fanno male, fanno arrabbiare, fanno sentire frustrati: 1. Usa la forza di volontà 2. Sei un caso cronico 3. Alcune persone guariscono, altre si devono accontentare 4. Tutto si risolve coi farmaci 5. Dovresti mangiare meno/meglio/di più 6. Segui questo schema alimentare 7. Non stai davvero male 8. E' tutto nella tua testa 9. Basta volersi bene! ... E' solo una selezione di parole che mi sono state rivolte da psicologi, psichiatri, neurologi, dietologi e da persone di vario genere. 1. LA FORZA DI VOLONTA' non basta, chi sta male ha fondamentalmente una più prepotente forza di autodistruzione, occorre aiutare chi soffre ad esprimere il proprio dolore e cercare motivazione, stimoli che aiutino nel processo di cura 2. La diagnosi di cronicità è spesso una scusa per chi non è in grado di aiutare 3. Nessuno deve accontentarsi, mai. Ci sono tante strade da percorrere, la psichiatria e la psicologia non sono scienze esatte, e ognuno ha il suo percorso 4. I farmaci possono essere una stampella ma non sono la cura: non risolvono la causa ma trattano il sintomo 5. Mangiare meno o mangiare meglio o di più sono banalità che chiunque soffre di disturbi alimentari conosce: anche questo approccio si concentra sul sintomo e non sulla causa 6. Seguire uno schema alimentare, una dieta, non è indicato, perchè non dà a chi soffre gli strumenti per cambiare consapevolmente: la rieducazione alimentare è la strada che può davvero aiutare 7. Il malessere è soggettivo: se una persona soffre, dobbiamo accogliere la sua sofferenza e ASCOLTARLA 8. Nella testa di chi sta male ci sono mille voci, chi sta male non riesce a distinguere facilmente quale sia quella "sana" 9- Volersi bene è una frase fatta che non ha attinenza con la devastante realtà dei disturbi alimentari. ❤️ CAMBIARE È POSSIBILE. Francesca #anoressia #bulimia #binge #obesity #obesità #disturbialimentari #dca #vita #ortoressia #donne #uomini #uominiedonne #insieme #cura #lacura #disordinialimentari #vigoressia #sportcompulsivo #shoppingcompulsivo #alcolismo #aa #bingedrinking #tanoressia #cleptomania #disturbisessuali #dipendenzaaffettiva #ossessioni #ed #ansia #depressione (presso MondoSole anoressia bulimia binge disturbi alimentari (dipendenze)) https://www.instagram.com/p/CldU4o3IfxG/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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BASKET E IPNOSI? Ipnosi DCS unica al mondo
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telodogratis · 1 year
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Cure mancate e Pdta, le 5 proposte di Salutequità
Cure mancate e Pdta, le 5 proposte di Salutequità
Dal fondo per la riduzione delle liste d’attesa all’attuazione e aggiornamento del Piano nazionale cronicità Roma, 4 nov. (Adnkronos Salute) – Rifinanziare nella prossima legge di Bilancio il fondo per la riduzione delle liste d’attesa; aggiornare i Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta) e attuare il Piano nazionale cronicità. Sono… Read MoreSaluteToday
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disabilicom · 2 years
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Secondo AISM le priorità su sclerosi multipla e disabilità richiedono una continuità nel solco di una collaborazione avviata già nella precedente legislatura su misure quali: il credito d’imposta per la ricerca non profit; l’inserimento della SM nel Piano Nazionale Cronicità il lavoro inclusivo per le persone con disabilità, ecc
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livornopress · 2 years
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Ausl, Dini: "La quarta dose? Serve eccome! Soprattutto ai più fragili, ai malati cronici e agli anziani!"
Livorno, 22 maggio 2022. “La quarta dose? Serve eccome! Soprattutto ai più fragili, ai malati cronici e agli anziani!”. Alessandro Dini fa il medico di medicina generale da oltre trent’anni. Dal 1 luglio 2021 è direttore del Dipartimento di medicina generale dell’Ausl Toscana nord ovest, la struttura che si occupa, tra l’altro, dei percorsi per la cronicità e la continuità assistenziale…
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megachirottera · 2 years
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La pandemia di COVID-19 si è concentrata su un obiettivo singolare – il SARS-CoV-2 – e su come neutralizzarlo usando un’iniezione. Il problema di questa malattia virale è molto più ampio di un singolo virus o di una pandemia.
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stranotizie · 5 months
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Migliore qualità di vita, gestione innovativa della cura e sostenibilità ambientale. Sono questi i temi guida del primo evento nazionale dedicato alla cronicità. Parte oggi a Roma ‘People in Health’, un evento che si prefigge di diventare l’appuntamento annuale per chi convive con una malattia cronica non trasmissibile. L’iniziativa mette per la prima volta le persone al centro del sistema salute, dando voce alle associazioni pazienti della cronicità, alle Istituzioni e alla comunità scientifica. “People in Health” vuole rappresentare un’occasione di dialogo e costruzione comune costante di proposte e soluzioni sulle tematiche del miglioramento della qualità di vita e di gestione innovativa della cronicità, a partire dalla dimensione clinica e considerando quelle sociale e ambientale come elementi fondamentali per la salute della persona. La voce delle associazioni dei pazienti Il primo appuntamento, tenutosi a Roma, ha visto la partecipazione e il confronto di alcune delle principali associazioni di persone con malattie croniche non trasmissibili, come diabete tipo 1, obesità, malattie cardiovascolari, emofilia, disturbi della crescita e malattie epatiche e del fegato (Diabete Italia, FAND-Associazione italiana diabetici, Amici Obesi, Rinascita La Mattina Dopo, Fondazione Italiana per il Cuore, Fedemo–Federazione delle associazioni emofilici, AFADOC-Associazione famiglie di soggetti con deficit dell’ormone della crescita ed EpaC – Il portale dei pazienti con epatite e malattie del fegato – insieme a clinici e parlamentari). Ad aprire l’evento la testimonianza del Team Novo Nordisk, prima squadra internazionale di ciclisti professionisti al mondo interamente composta da atleti con diabete tipo 1, per la loro missione di ispirare, educare e incoraggiare, attraverso le loro storie e imprese sportive. I pazienti al centro del sistema salute “Crediamo fortemente che i pazienti debbano essere al centro del sistema salute. Siamo impegnati nella lotta alle malattie croniche e rare per garantire alle generazioni future una salute migliore – dice Drago Vuina, General Manager e Corporate Vice President Novo Nordisk Italy -. L’innovazione è alla base del cambiamento che, da cento anni a questa parte, contraddistingue Novo Nordisk. L’evento ‘People in Health’ si inserisce in un importante filone di iniziative che sosteniamo da anni a livello internazionale e in Italia, con lo scopo di offrire occasioni di confronto tra ricerca, clinica, società civile e Istituzioni per affrontare al meglio le sfide che le malattie croniche non trasmissibili pongono ai sistemi sanitari. Insieme possiamo continuare a guidare questo cambiamento concentrandoci su quelli che devono rappresentare oggi obiettivi comuni di tutti gli attori coinvolti nel mondo della salute e della cronicità: promozione della salute attraverso un costante impegno nella ricerca clinica, sostenibilità ambientale e benessere della comunità”. Il sostegno della politica “Per aiutare il benessere psico-fisico del paziente, è necessario comprendere le sue esigenze e l’ambiente circostante – aggiunge il Senatore Gian Marco Centinaio, Vicepresidente Senato -. Per questo, bisogna rafforzare la conoscenza reciproca e le competenze sia degli operatori sanitari che degli stessi pazienti e delle loro famiglie. È un compito che non può spettare solo ai diretti interessati, ma deve coinvolgere le Istituzioni, gli erogatori di servizi sanitari pubblici e privati, le associazioni di volontariato, gli enti del Terzo Settore, fino alle stesse rappresentanze dei cittadini. La politica ha il compito di sostenere e aiutare questo processo, soprattutto a livello regionale, sia per le competenze specifiche attribuite alle Regioni dalla Costituzione, sia per l’esigenza di conoscere il territorio in cui si opera e adattarsi ad esso”. Il 7% della popolazione rinuncia alle cure perchè troppo costose “La partecipazione dei cittadini e dei pazienti nelle scelte operate all’interno del Sistema Sanitario Nazionale – continua la Senatrice Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e sulle Malattie Croniche non trasmissibili, Vice Presidente Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato della Repubblica – è un atto doveroso che può meglio indirizzare gli atti programmatici di governance, per migliorare la qualità di cure e di vita di milioni di persone e cittadini. I dati ISTAT- aggiunge la Senatrice Sbrollini- ci consegnano una maggiore vulnerabilità e fragilità di individui e famiglie riguardo le scelte sanitarie, con il 7% della popolazione che ha rinunciato a prestazioni sanitarie necessarie perché ritenute troppo costose o per liste di attesa troppo lunghe. Un fenomeno che riguarda quattro milioni di persone”. Il SSN è un bene comune “Fin dalla sua nascita il Servizio Sanitario Nazionale, con le sue caratteristiche di universalità, equità ed eguaglianza, è stato sentito da tutti i cittadini come ‘un bene comune’, ed essi hanno contribuito a tutelarlo e a strutturarlo attraverso attività autonome e partecipative –  prosegue l’On. Roberto Pella, Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e sulle Malattie Croniche Non Trasmissibili, Membro Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione -. La direzione tracciata dalle recenti riforme ci indica che questo è un percorso che va rafforzato, a partire dai territori, ricomprendendo il ruolo degli individui in quanto cittadini e – conclude – in quanto pazienti, insieme alle comunità di cui fanno parte, ai loro famigliari e ai caregiver”.   Fonte
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