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#guerra di successione austriaca
aki1975 · 2 days
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Valenza - Villa Pravernara (già Villa De Cardenas) - 1611
Il Seicento infatti è il secolo del “teatro del mondo” in cui convivono la fuga del mondo (Calderon de la Barca nella declinante Spagna) e il naturalismo della pittura olandese, carraccesca e caravaggesca, ma sempre con un intento drammatico.
Questo tratto teatrale del Seicento - e del Barocco che è il linguaggio delle corti - accomuna Roma a Torino che in questo secolo vede i Savoia diventare una dinastia italiana e renderla la capitale dello Stato.
Alcuni eventi degni di nota sono:
1557 - Emanuele Filiberto guida l’esercito del cugino Filippo II e sconfigge gli olandesi nella Battaglia di San Quintino
1559 - Pace di Cateau Cambresis con vantaggi territoriali per i Savoia e dominio spagnolo a Milano dopo che, nel 1525, Francesco I era stato preso prigioniero a Pavia
1563 - Emanuele Filiberto traferisce la capitale del Ducato a Torino
1571 - I Piemontesi combattono a Lepanto accanto a Venezia, Spagna e a Gianandrea Doria (“Ianuensis ergo mercator”)
1580 - Carlo Emanuele I Duca di Savoia
1598 - Morte di Filippo II, Filippo III Re di Spagna
1601 - I Savoia conquistano dai Francesi il Marchesato di Saluzzo
1619 - Simbolo dell’avvicinamento dei Savoia alla Francia, l’erede al trono Vittorio Amedeo sposa Maria Cristina Borbone, figlia di Enrico IV e Maria de’ Medici, la futura prima Madama Reale
1621 - Morte di Filippo III, Filippo IV Re di Spagna
1625 - Carlo II Re di Spagna
1630 - Vittorio Amedeo I Duca di Savoia
1634 - Gli Spagnoli, al comando di Ambrogio Spinola e sotto la leadership del Conte di Olivares, sconfiggono gli Olandesi a Breda
1637 - Morte di Vittorio Amedeo I. Reggenza della Madama Reale
1640 - Sollevazione della Catalogna e indipendenza del Portogallo
1643 - il Principe di Condè sconfigge gli Spagnoli a Rocroi
1663 - Carlo Emanuele II Duca di Savoia. Realizzazione della barocca Piazza San Carlo, sullo stile della romana Piazza del Popolo
1675 - Vittorio Amedeo II Duca di Savoia
1685 - Palazzo Carignano (Guarini)
1694 - Cupola di Guarini della Cattedrale
1700 - alla morte di Carlo II d’Asburgo re di Spagna, Luigi XIV che aveva sposato la figlia di Filippo IV Maria Teresa rivendica il trono per Filippo V di Borbone (che diventerà re, ma non unirà le corone e perderà Milano e Napoli) avversato dall’Austria e dall’Inghilterra
1704 - I Francesi sconfitti a Blenheim dal Duca di Malborough e da Eugenio di Savoia
1706 - Assedio di Torino
1713 - Trattato di Utrecht. Vittorio Amedeo II Re di Sicilia, poi di Sardegna. Il Regno si estende al Monferrato e ad Alessandria
1730 - Carlo Emanuele III Re di Sardegna
1740 - Guerra di successione austriaca: alla morte di Carlo VI d’Asburgo, l’elezione della figlia Maria Teresa a imperatrice è osteggiata da Prussia, Francia e Spagna e supportata da Gran Bretagna, Russia e Regno di Sardegna
1745 - A Bassignana i Piemontesi sono sconfitti dai Francesi mentre Valenza è difesa dal governatore De Cardenas che in città possiede un palazzo e una villa in regione Provernara
1747 - I Piemontesi respingono i Francesi alla Battaglia dell’Assietta (“bugia nën”)
1773 - Vittorio Amedeo III Re di Sardegna
1796 - Morte di Vittorio Amedeo III e inizio della fase rivoluzionaria
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personal-reporter · 9 months
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La Fortezza di Alessandria
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La Fortezza di Alessandria, situata nella città di Alessandria, nel Piemonte settentrionale è una fortezza militare storica costruita nel XVIII secolo. Questa imponente fortezza è stata eretta alla fine del 1600 in un'area strategica per il controllo del Piemonte, ed è stata un punto di grande importanza per la difesa del regno sabaudo durante il periodo delle guerre di successione spagnola. La fortezza, situata al centro della città, è stata costruita su cinque punti di croce e opera di protezione del fiume Tanaro, sulla sponda destra, insieme alla linea di trincee. La sua posizione era di grande strategica importanza nel 1746, quando la città venne assediata dalla flotta austriaca. La fortezza di Alessandria comprende alcuni edifici storici come la cappella di San Carlo Biblioteca Civica ed il Museo Storico. L'edificio principale, noto come la "Cittadella", è circondato da un grande fossato e dalle mura perimetrali, con corpo di guardia e caserme per le truppe che si trovavano a difesa. All'interno della fortezza è possibile visitare il Museo Storico della Fortezza, che racchiude una vasta collezione di oggetti risalenti all'epoca delle guerre di successione, inclusi armi, uniformi, bandiere e documenti storici. Uno dei punti più interessanti del Museo è sicuramente la Sala del Trattato di Parigi, dove sono conservati numerosi documenti relativi alla fine della Guerra d'Indipendenza Americana. Questa sala ospita anche un'altra grande opera, ovvero il busto in bronzo del comandante francese Lafayette, con la firma del Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson. La Biblioteca Civica della Fortezza è anche un punto di grande interesse turistico. Fondata nel 1964, la biblioteca ospita una vasta collezione di libri storici e testi riguardanti la storia militare della fortezza dal XVII al XIX secolo. In alcune zone della fortezza sono spesso organizzati eventi speciali come spettacoli teatrali, concerti e mostre temporanee. Parole chiave: Fortezza di Alessandria, Museo Storico della Fortezza, Sala del Trattato di Parigi, Biblioteca Civica, Guerra d'Indipendenza Americana. La Fortezza di Alessandria, oltre ad essere un luogo storico di grande importanza culturale, è anche una meta turistica popolare per gli amanti dell'architettura militare e le famiglie alla ricerca di una giornata culturale in un luogo suggestivo. La fortezza rappresenta un'attrazione particolarmente adatta ai bambini, che si divertiranno a scoprire la storia del posto, cercare di imitare i gesti dei soldati e risalire alle trincee e alle mura perimetrali del sito. Inoltre, i visitatori possono acquistare prodotti tipici locali presso i negozi di souvenir all'interno della Fortezza, dove si possono trovare anche oggetti d'antiquariato rari e particolari. La Fortezza di Alessandria è aperta al pubblico tutto l'anno e offre una vasta gamma di servizi e attività per i visitatori di tutte le età. Gli orari di apertura variano stagionalmente, e prima di organizzare la visita è consigliabile verificare gli orari di apertura sul sito ufficiale delle località turistiche della città. Rappresenta un luogo di grande interesse storico e culturale che offre ai visitatori una straordinaria esperienza di viaggio a contatto con la storia e la cultura del Regno Sabaudo. Un luogo imperdibile per chiunque voglia conoscere la bellezza e la storia di questo spettacolare luogo del Piemonte. Read the full article
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bergamorisvegliata · 1 year
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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L'anima in questi giorni ci porta all'interno di uno dei borghi più suggestivi e splendidi d'Italia, oltre a costituire una sorta di angolo ai più sconosciuto dal momento che non appare nemmeno segnato come meta turistica: si tratta di Finalborgo, piccolissimo centro ligure in provincia di Savona, e già il luogo geografico basterebbe ad attirare visitatori per via di un paesino incastonato tra l'entroterra e il Mar Ligure...Buona lettura!
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Il nome Deriva da Burgum Finarii, terra di confine (ad fines) ai tempi dei Romani e centro amministrativo del marchesato dei Del Carretto tra il XIV e il XVI secolo.
La storia 113 a.C., viene costruita la via Julia Augusta, che entra nel finalese dalla Valle di Ponci, dove ancora si notano cinque ponti romani. XII sec., l’origine del borgo è in genere fatta risalire all’epoca del marchese Enrico I Del Carretto detto il Guercio (morto nel 1185), ma recenti scoperte archeologiche retrodatano la sua fondazione di qualche secolo. 1300 ca.-1598, Finalborgo è governata, dall’alto di Castel Gavone, dalla famiglia Del Carretto, parte della medievale marca degli Aleramici, la quale lascia nella capitale del marchesato palazzi, chiese, castelli, fortificazioni e un convento dagli splendidi chiostri e dai sontuosi saloni. Le mura di cinta sono distrutte nel 1449 dai genovesi (alla cui influenza i Del Carretto cercano sempre di sottrarsi) e riedificate nel 1452. 1598-1713, è il periodo della dominazione spagnola. Il marchesato, venduto alla Spagna, diventa per tutto il Seicento un territorio strategico che permette il controllo del Nord Europa attraverso lo Stato di Milano. Gli spagnoli valorizzano l’importante punto di sbarco della Marina, realizzano nuove vie di comunicazione come la Strada Beretta (1666) e attuano una generale ristrutturazione del sistema difensivo del borgo, grazie al Forte San Giovanni (1640-44) e al rafforzamento di Castel Govone. 1713, il marchesato è ceduto a Genova e il passaggio all’antico nemico chiude la fase di prosperità vissuta sotto la Spagna. Simbolo della fine di un’epoca è la distruzione di Castel Govone da parte dei genovesi nel 1715. 1740, alla morte dell’imperatore Carlo VI, Finale è coinvolta nelle vicende della guerra di successione austriaca che vede in campo austriaci, piemontesi e inglesi contro Borboni, francesi e spagnoli. 1748, la pace di Aquisgrana pone definitivamente Finale sotto Genova e tale rimarrà formalmente sino al 1795 quando, con l’arrivo dei francesi, il marchesato viene abolito e Finale segue le sorti della Repubblica Ligure, e infine quelle dei Savoia e del Regno d’Italia.
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Un’antica fontana, una loggia, un portale imponente, un’edicola votiva, un chiostro, il particolare di un portone o una piazzetta raccolta: l’aria di Liguria che si respira a Finalborgo è una brezza marina odorosa di rosmarino e di timo, un silenzio trasparente, traforato di luce.
Un vecchio, quieto borgo, questo di Finale, che fu capitale del marchesato, e che ancora conserva, nei bei palazzi, un po’ della boria dei dominatori spagnoli, aggrappata a un ornamento, uno stemma, un portale in ardesia. Se nella splendida balaustra marmorea della basilica di San Biagio, vorremmo essere un angelo che sistema la tovaglia, fuori ci emozioniamo per i colori liguri, sfumati dal tempo. Le tinte e le mezze tinte dei palazzi nelle sere estive assecondano un desiderio fluttuante, tra mare e collina, simile al vivere di qui.
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Chiuso tra mura medievali ancora ben conservate, intervallate da torri semicircolari e interrotte solo in corrispondenza delle porte, il Borgo di Finale (così detto per distinguerlo dalla Marina) offre subito al visitatore una sensazione di protezione e raccoglimento. L’antica concezione difensiva e comunitaria sopravvive nel reticolato delle vie, disposte perpendicolarmente tra loro a formare scorci affascinanti in spazi contenuti. Percorsi gli stretti vicoli, ogni piazza è una conquista e una sorpresa, in grado di esibire meraviglie nella “pietra del Finale”, l’ardesia che adorna portoni, si modella in colonne, diamanti, ornamenti. Se i grandi monumenti (i palazzi rinascimentali e barocchi, la basilica di San Biagio, il complesso di Santa Caterina e – fuori le mura – Forte San Giovanni e Castel Gavone) esprimono, per così dire, la forza e la vanità del borgo, i negozi e le botteghe artigiane ne rappresentano la vivacità. Questo è, infatti, un luogo vivo, abitato, dove le piazze moltiplicano i momenti d’aggregazione e le attività commerciali (un patrimonio di creatività plasmato nella pietra del Finale, nella ceramica, nel vetro e nel ferro) si integrano armoniosamente nel tessuto urbano. Il borgo è impreziosito dai palazzi quattrocenteschi e di epoca rinascimentale, modificati nel periodo della dominazione spagnola. Il Palazzo del Municipio, in origine della famiglia Ricci, è uno dei migliori esempi di architettura del primo Rinascimento in Liguria, come annuncia lo splendido portale; Palazzo Cavassola (ospitò papa Pio VII) e Palazzo Gallesio illustrano alla perfezione le concezioni decorative della Finale del Seicento; Palazzo Brunengo in piazza Aycardi si contraddistingue per la bella loggia a doppia arcata (Loggia di Raimondo) e il grande stemma familiare, ormai poco visibile; denuncia già nella facciata le complesse trasformazioni subite in varie epoche il Palazzo del Tribunale 
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nell’omonima piazza, che fu dimora dei Del Carretto, quindi dei Governatori spagnoli e genovesi, sede del Tribunale del Circondario e infine della Pretura; Palazzo Aycardi ha una fronte con motivi ornamentali secondo il gusto settecentesco e Palazzo Arnaldi vanta una straordinaria facciata in stile rococò, movimentata da stucchi; sulla stessa piazza si affaccia Palazzo Messea e in piazzetta Doria si trova Palazzo Chiazzari. Il monumento più importante di Borgo è la Basilica di San Biagio, sontuoso esempio di architettura barocca realizzato nel XVII secolo sulla precedente chiesa medioevale (1372), di cui conserva l’abside e l’ardito campanile tardo gotico (1463) a forma ottagonale, leggermente pendente, dalle numerose e sottili bifore su ogni lato. La facciata è rimasta incompiuta in pietra grezza mentre l’interno a tre navate colpisce per la grandiosità e la ricchezza delle decorazioni. Proveniente dalla chiesa di Santa Caterina, come altre opere e pale d’altare, si trova nella navata centrale il mausoleo di Giovanni Andrea Sforza Del Carretto, l’ultimo dei marchesi morto nel 1604. Eccezionali sono le sculture attribuite allo Schiaffino: la balaustra in marmo di Carrara e il pulpito che rappresenta la visione di Ezechiele.
Le origini della Chiesa di Santa Caterina e del complesso
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domenicano di Finalborgo si collocano intorno al 1360, dopo la morte del marchese Giorgio I Del Carretto, quando la vedova sentì la necessità di una chiesa gentilizia destinata ad accogliere le spoglie mortali dei membri della famiglia marchionale. Il convento ha subito negli anni profonde modifiche: dal 1863 al 1964 è stato trasformato in carcere, ma la sua bellezza è rimasta intatta, come possono testimoniare, dopo il recente recupero, i due splendidi chiostri rinascimentali realizzati tra il ’400 e il ’500.
Il Teatro Aycardi, inserito dal FAI tra i monumenti italiani da tutelare, fu la prima sala di spettacoli costruita in Liguria durante il periodo napoleonico e in quasi due secoli di vita ha ospitato drammi lirici, concerti e spettacoli di prosa, tra cui, nel 1845, l’opera L’empirico e il masnadiero, commissionata ad artisti liguri dalla locale Accademia Filarmonica.
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Altre informazioni su Finalborgo, su altri luoghi da visitare nei dintorni, sui piatti tipici locali le potete trovare al seguente link:
...infine, curiosamente, la Basilica di San Biagio
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ha ispirato in buona parte una conoscenza di "Bergamo Risvegliata", Ilaria Pugni che ha tratto ispirazione anche da figure, bassorilievi, stemmi che rimandano alle carte dei tarocchi a loro volta rappresentative dei 12 portali facenti parte del suo libro:
"Oltremond e i 12 portali".
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italianiinguerra · 4 years
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23 luglio 1692, la nascita di due leggendari reggimenti di Cavalleria
23 luglio 1692, la nascita di due leggendari reggimenti di Cavalleria
Il 23 luglio 1692, il Duca Vittorio Amedeo II ordinò che lo Squadrone di Piemonte poi Reggimento di Cavaglià, nato nel 1691 per fusione di Compagnie di Genti d’arme o Compagnie delle “Corazze” quale nuova unità di cavalleria pesante (di linea), si ridenominasse in Reggimento di cavalleria “Piemonte Reale”. Nello stesso giorno veniva fondato anche il gemello Reggimento “Savoia Cavalleria”. Vediamo…
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sweepsy · 4 years
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De Bende van Jan de Lichte - Thieves of the Wood
De Bende van Jan de Lichte – Thieves of the Wood
In questi giorni su Netflix abbiamo guardato la serie storica belga De Bende van Jan de Lichte, tratta dal romanzo del 1957 De bende van Jan de Lichte di Louis Paul Boon. La storia è ambientata durante la guerra di successione austriaca, tra il 1740 e il 1748, ad Aalst, una cittadina fiamminga dell’attuale Belgio. Il protagonista Jan de Lichtee la sua “banda” sono esuli, cacciati dalla città…
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adrianomaini · 7 years
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La Ridotta delle Rovine Nel corso della settecentesca "Guerra di Successione Austriaca", fronteggiandosi i Gallo-Ispani che tenevano Ventimiglia (IM) e gli Austro-Sardi che occupavano fino al Roia/Roya la piana del Nervia…
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ilaonmars · 7 years
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Ci troviamo a Monaco di Baviera e vogliamo immergerci nella storia, nell’arte e nella natura? Il Nymphenburg fa al caso nostro! Il Nymphenburg o castello delle ninfe è un bellissimo esempio di stile barocco, non molto distante dal centro di Monaco di Baviera.
IL PALAZZO ed i MUSEI
Era la residenza estiva dei Re di Baviera ed ha subito molte modifiche a seconda del periodo storico e dei suoi occupanti. Nel 1664 fu commissionato all’architetto italiano Agostino Barelli dai principi Ferdinando Maria di Baviera ed Enrichetta Adelaide di Savoia in occasione della nascita del loro erede Massimiliano Emanuele. Nel 1701 però il palazzo subì una elevata espansione proprio grazie a lui e, successivamente, grazie a suo figlio. Durante le loro epoche infatti si ampliò il palazzo stesso e le parti sud e nord aggiungendo padiglioni, stalle ed un cerchio di palazzi barocchi a completarne il tutto.
Forse questo luogo vi suonerà più familiare, se siete appassionati di storia, tirando fuori la guerra di successione austriaca, perché scoppiò proprio dopo la stipulazione del “trattato di Nymphenburg” (1741) che univa Spagna e Baviera contro l’Austria dividendosi territori di questa e assicurando il trono imperiale a Carlo Alberto di Baviera.
Galleria delle belle
Ma torniamo al palazzo…Entrando nella prima parte incontriamo la “sala di pietra” dai soffitti altissimi e molto luminosa, impreziosita da stupendi affreschi e decorazioni in ogni angolo. Non scherzo quando dico che i soffitti sono altissimi, occupa almeno tre piani del primo padiglione. Nelle altre stanze si riconoscono anche altri stili oltre al barocco, abbiamo per esempio il rococò e lo stile neoclassico, tutte stanze modificate in periodi successivi, come accadde per la sala da pranzo piccola che Ludovico I modificò nella galleria delle belle. I pittori Stieler e Durck ritrassero le donne più belle scelte tra la borghesia e la nobiltà, la moglie e la figlia del re e le sue due amanti in un totale di 36 dipinti, di grandezza simile, che decorano le pareti della galleria del Nymphemburg. Oltre al palazzo c’è la possibilità di visitare il MUSEO delle CARROZZE ed il MUSEO delle PORCELLANE. Si trovano rispettivamente nelle scuderie e nelle ex scuderie e non vi ruberanno molto tempo. Il mio preferito è stato quelle delle carrozze perché oltre ad ospitare la carrozza adibita alle incoronazioni ed altre di ogni genere, troviamo una vasta collezione di slitte che appartenevano al re Ludovico II, oltre a finimenti ed accessori da equitazione.
Museo delle carrozze – Marstallmuseum
IL PARCO ed i padiglioni
Il parco si estende per 180 ettari e nasceva come giardino barocco finché Friedrich Ludwig von Sckell non lo trasformò in un giardino all’inglese nel diciannovesimo secolo. Il parco ospita dei graziosi e particolari padiglioni o “castelletti” tutti diversi tra loro che raccontano ed illustrano vari stili architettonici passando dal barocco al rococò e persino allo stile orientale. Io non ho avuto la possibilità di visitarli perché nel periodo invernale restano chiusi, sono aperti da aprile ad ottobre.
  PREZZI E GIORNI di APERTURA
Dal 1 aprile al 15 ottobre si può visitare tutto (palazzo, musei, parco e padiglioni)  a 11,50€ (Orario 9 – 18)
Dal 16 ottobre al 21 marzo si può visitare tutto (esclusi i padiglioni) a 8,50€ (Orario 10 –  16)
Se cercate informazioni su entrate singole o riduzioni, ecco la pagina del sito ufficiale.
COME ARRIVARE
Da Monaco di Baviera è semplice raggiungere il castello, basta prendere il Tram 17 in direzione Amalienburgstrasse e, dopo una ventina di minuti circa, scendere alla fermata Nymphenburg, da lì basta una semplice passeggiata di 10 minuti per arrivare.
Cosa mangiare a Monaco di Baviera? Ecco L’ARTICOLO con tutto quello che ho assaggiato nella città tedesca :D
Monaco di Baviera: Nymphenburg Ci troviamo a Monaco di Baviera e vogliamo immergerci nella storia, nell'arte e nella natura? Il Nymphenburg fa al caso nostro!
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personal-reporter · 10 months
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Festa del Piemonte 2023
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“Festa del Piemonte: ma che bella storia. Festeggiamo insieme ciò che siamo da sempre” è lo slogan che accompagna le iniziative organizzate dal Consiglio regionale, in collaborazione con l’Associassion Festa dël Piemont al Còl ëd l’Assietta, per celebrare la prima edizione della festa, istituita  con legge regionale, per favorire la conoscenza della storia del Piemonte e di promuovere la conservazione, la salvaguardia e la valorizzazione dell’originale patrimonio culturale regionale e dei simboli che lo rappresentano. Numerosi sono gli avvenimenti in programma, che avvicineranno i piemontesi ai festeggiamenti del 19 luglio, scelta come data ufficiale perché il 19 luglio 1747 si combatté, al colle dell’Assietta, a oltre 2.500 metri d’altitudine, la battaglia che vide gli eroici difensori sabaudo-piemontesi, in coalizione con gli imperiali, impegnati in una strenua e vittoriosa resistenza contro l’avanzata dell’esercito franco-spagnolo, nel quadro della Guerra di Successione Austriaca. Tra le iniziative in programma, vi è la mostra sul tema I ragazzi del ’79. Giovani idee per lo stemma del Piemonte, allestita dall’11 luglio al 2 settembre presso l’Ufficio relazioni con il pubblico del Consiglio regionale e dedicata ai disegni originali realizzati dagli studenti delle scuole del Piemonte che, nel 1979, hanno partecipato al concorso di idee per il nuovo stemma, dopo che sempre l’11 luglio il Consiglio ha deciso di organizzare una seduta aperta dell’aula incentrata proprio sulla Festa del Piemonte. Il 16 luglio si svolgerà al Colle dell’Assietta, sulla linea di cresta tra le valli di Susa e del Chisone, la rievocazione storica della battaglia, organizzata dall’Associassion Festa dël Piemont al Còl ëd l’Assietta in collaborazione con il Coordinamento Rievocazioni Storiche 1600-1700 presieduto da Alessia Giorda. L’evento inizierà con l’alzabandiera e la celebrazione della Santa Messa in Piemontese, poi entrerà nel vivo con la rievocazione dei combattimenti che vedrà, come novità di quest’anno, la partecipazione di un gruppo storico proveniente dalla Repubblica Ceca, denominato Imperial Regio Salm Sapéři Terezín – historická jednotka Sappeur Corps Theresienstadt, oltre alla presenza del gruppo Pietro Micca della Città di Torino e delle associazioni aderenti al Coordinamento Rievocazioni Storiche 1600-1700. Per raggiungere il Colle dell’Assietta verrà organizzato un servizio gratuito di navette per gli over 65 nei seguenti punti di ritrovo: Meana di Susa, Fraisse; Sauze d’Oulx e Sestriere. Seguiranno poi altri appuntamenti,  il 18 luglio a Palazzo Reale, nel salone degli Svizzeri, si  terrà  il seminario animato condotto dallo storico Michele D’Andrea sul tema I soldati che fecero l’impresa, l’Assietta, il mito, la festa, il 18 e 19 luglio la proiezione sulla Mole Antonelliana della grafica  che rappresenta la prima Festa del Piemonte; infine, sempre il 19 luglio, lo spettacolo teatrale Piemontèis, Bogianen, a cura del regista e autore Giulio Graglia, che andrà in scena nella chiesa di Sant’Uberto a Venaria Reale. Read the full article
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aki1975 · 7 years
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Genova - Monumento a Giovanni Battista Perasso detto il Balilla
Nel 1706 Vittorio Amedeo II di Savoia sconfisse i francesi di Luigi XIV che avevano assediato Torino e di questo episodio rimase nota l'iniziativa di Pietro Micca: grazie a questa vittoria nel 1713 con la pace di Utrecht il Duca di Savoia divenne anche re di Sicilia: le cose però mutarono e ai Savoia venne commutata nel 1720 la proprietà della Sicilia con il titolo direi di Re di Sardegna.
Il cambiamento non soddisfece Vittorio Amedeo II che abdicò a favore del figlio Carlo Emanuele III dopo la morte del primogenito: Carlo Emanuele III partecipò alla guerra di successione austriaca contro Luigi XV sorta dopo la Prammatica Sanzione per rendere possibile l'ascesa al trono di Maria Teresa nel 1740.
Nel 1746 Genova insorse contro l'occupazione austriaca e ne rimase noto l'episodio di Giovanni battista Perasso detto il Balilla che fu il primo a scagliare una pietra contro l'esercito di occupazione della guerra di successione austriaca.
Il Piemonte uscì dalla guerra con maggiori possedimenti in Piemonte e fino al Ticino.
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aki1975 · 7 years
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Francesco Hayez - Milano - Pinacoteca di Brera - Alessandro Manzoni
Nel 1827 esce la prima edizione de I promessi sposi, in lingua italiana e ambientato in Lombardia durante il dominio spagnolo con l'intento di alludere al medesimo opprimente governo del dominio austriaco sul nord Italia. Siamo nel pieno risveglio dell'identità nazionale dopo la Restaurazione.
Dopo la sconfitta definitiva di Napoleone il Congresso di Vienna decise infatti nel 1815 l'annessione del Regno di Sicilia nel Regno di Napoli. L'influenza rivoluzionaria rimase nella vita politica italiana attraverso la diffusione di gazzette letterarie e i salotti borghesi, veri e propri club di tipo anglosassone o giacobino, spesso di modello massonico come i Sublimi Maestri Perfetti di Filippo Buonarroti.
La Carboneria, originariamente nata a Napoli nel 1814 per opporsi alla politica di Gioacchino Murat, si diffuse in tutta la penisola sostenuta anche dalla rivolta spagnola a Cadice.
I primi moti carbonari:
- Macerata (1817)
- Sicilia (1820)
- arresto di Silvio Pellico a Milano (1820)
- Torino (Santorre di Santarosa, 1821) in occasione del quale Manzoni scrisse l’ode “Marzo 1821″ e che vide la seguente successione fra Vittorio Emanuele I e Carlo Felice
- Napoli, repressa da Guglielmo Pepe (1822)
- Palermo (1822)
- Basilicata (1822)
- Romagna, repressa dal cardinale Agostino Rivarola (1823)
- Roma, condanna a morte di Angelo Targhini e Leonida Montanari (1825)
- Cilento (1828)
- Modena, Ciro Menotti (1831)
- Romagna (1832)
- Nola (1832)
- Genova, esilio di Mazzini e Garibaldi (1834)
- Messina, Catania e Siracusa (1837)
- Napoli, fratelli Bandiera (1844)
- Rimini (1845)
- Reggio Calabria (1847)
Nel 1832, fu pubblicata a Torino (nel 1831 Carlo Alberto era succeduto a Carlo Felice) l'autobiografia di Silvio Pellico, Le mie prigioni, e nel 1833 venne pubblicato il romanzo storico Ettore Fieramosca e la disfida di Barletta di Massimo D'Azeglio, allo scopo di risvegliare il patriottismo degli Italiani. Giuseppe Mazzini nel 1831 a Marsiglia fondò la Giovine Italia. Nel biennio delle riforme 1846-1848, a seguito del fallimento dei moti rivoluzionari mazziniani, prendono vigore progetti politici di liberali moderati (Massimo d'Azeglio, Vincenzo Gioberti, e Cesare Balbo): nasce così il movimento neoguelfo in coincidenza con l'elezione nel 1846 di papa Pio IX.
Sotto la spinta di queste novità molti stati italiani attuarono diverse riforme modernizzatrici e nel 1847 Pio IX prese la decisione di proporre al regno piemontese e al granducato di Toscana l'unione in una "Lega doganale" per favorire la circolazione delle merci anche se le agitazioni del 1848 fece definitivamente tramontare il progetto.
Il 28 novembre 1847 re Carlo Alberto effettuò l'unione politica e amministrativa di tutti i territori da lui governati, trasformando il Regno di Sardegna in un unico Stato, con un unico parlamento e medesime leggi per tutti i sudditi dei diversi territori.
Nel 1847 a Genova il musicista Michele Novaro, sul testo del patriota e poeta Goffredo Mameli uno degli organizzatori della giornata, compose l'inno noto come "Fratelli d'Italia". Cavour e Cesare Balbo il 15 dicembre 1847 pubblicano il primo numero della rivista Il Risorgimento.
Nel 1848 si ebbero i moti nel Regno delle Due Sicilie che, per essere placati, portato alla concessione delle costituzioni da parte di Ferdinando II e poi di Leopoldo II di Toscana e di Carlo Alberto ed infine dello Stato Pontificio. Ferdinando II, dopo un'ulteriore insurrezione indipendentista in Sicilia, pochi mesi dopo la concessione della costituzione a Napoli, sciolse le camere ripristinando l'assolutismo: ciò provocò la ribellione dei liberali in diverse zone del regno e a Napoli, in Via Toledo, dove i patrioti eressero barricate, che furono espugnate a colpi di cannone.
La Prima Guerra d'Indipendenza, anti austriaca, scoppiò quindi a seguito della rivolta vittoriosa antiaustriaca delle Cinque giornate di Milano (1848): la guerra condotta e persa da Carlo Alberto a seguito delle sconfitte nella battaglia di Custoza e nella Battaglia di Novara, si concluse territorialmente con un sostanziale ritorno allo statu quo ante e, a seguito dell'abdicazione del padre, con la salita al trono di Vittorio Emanuele II che, diversamente da quanto fecero gli altri governanti italiani, non ritirò lo Statuto Albertino concesso dal padre. Il suo regno, unico stato preunitario italiano a conservare il tricolore come bandiera nazionale, rimase l'unico Stato costituzionale nella penisola italiana, con istituzioni di tipo rappresentativo in cui l'autorità del re era bilanciata da un parlamento bicamerale con una camera dei deputati elettiva ed un senato a nomina regia.
I moti indussero anche l'imperatore Ferdinando I d'Austria ad abdicare a favore del nipote Francesco Giuseppe, che divenne imperatore il 2 dicembre 1848. Dal febbraio 1849 al luglio 1849 si svolse la vicenda della Repubblica Romana, che vide Pio IX fuggire dalla città e rifugiarsi nella fortezza di Gaeta come ospite di Ferdinando II di Borbone, mentre il governo a Roma veniva assunto dal triumvirato di Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. La Repubblica Romana, che comprendeva tutte le terre già pontificie, fu sciolta con gli interventi militari degli austriaci che assediarono Ancona, entrandovi dopo un duro assedio navale e terrestre il 21 giugno 1849, e dei francesi che attaccarono Roma vanamente difesa da Garibaldi con i suoi volontari.
Anche il Veneto insorse: il 17 marzo 1848 nasceva la Repubblica di San Marco fino alla capitolazione il 27 agosto 1849. Altri tentativi furono condotti e sedati a Brescia, Livorno e Palermo nel 1849: il forte bombardamento per la riconquista di Messina costeranno a Ferdinando II l'appellativo di "re bomba" L'ascesa in Francia di Luigi Napoleone - poi Napoleone III - modificò gli equilibri politici esistenti in Europa dal Congresso di Vienna: il cambio di politica di Pio IX e la difesa del papato permise alla Francia di Napoleone III di ampliare la sua sfera d'influenza nella penisola in opposizione a quella austriaca che si trovò indebolita. Nel 1849 Cattaneo, Garibaldi e Mazzini erano in esilio e a Napoli vennero messi in carcere Luigi Settembrini, Silvio Spaventa, Carlo Poerio e Francesco De Sanctis e a Bologna gli austriaci fucilarono Ugo Bassi.
Nei dieci anni successivi alla sconfitta riprese vigore il movimento repubblicano mazziniano favorito anche dal fallimento del programma federalista neoguelfo:
- i martiri di Belfiore (1852) a Mantova
- la spedizione di Sapri (1857) nel Regno delle Due Sicilia di Carlo Pisacane
La crisi del movimento mazziniano favorì, in probabile accordo con Cavour, la creazione nel 1857 in Piemonte, ad opera degli esuli Daniele Manin e Giuseppe La Farina, della Società nazionale italiana che operava alla luce del sole nel regno sabaudo e clandestinamente negli altri stati italiani a supporto del movimento unitario che si stava formando attorno al Regno di Sardegna. Nel 1850 Camillo Benso conte di Cavour entra nel governo piemontese: inizialmente come ministro per il commercio e l'agricoltura, divenendo poi anche ministro delle finanze e della Marina; infine diventò primo ministro il 4 novembre 1852, grazie ad un accordo tra le forze di centro-destra e di centro-sinistra.
Il biennio 1859-1860 costituì una nuova fase decisiva per il processo d'unificazione, iniziò con l'attentato di Felice Orsini contro Napoleone III colpevole di aver represso la Repubblica Romana: Orsini, prima di essere ghigliottinato, inviò una lettera Napoleone III, che ne fu favorevolmente colpito autorizzandone la pubblicazione sui giornali che presentarono Orsini come un eroe. Il biennio fu quindi caratterizzato dall'alleanza sardo-francese siglata nel gennaio 1859 e preparata con l'incontro di Plombières fra Cavour e Napoleone III del 21 luglio 1858.
Il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele II, inaugurando i lavori del Parlamento subalpino, pronunciò un famoso discorso della Corona con l'affermazione: «Noi non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi»; frase che esprimeva un'accusa di malgoverno austriaco sugli italiani ai quali il re sabaudo si proponeva come loro soccorritore e una velata ricerca del "casus belli": nel frattempo Garibaldi veniva autorizzato a condurre apertamente una campagna di arruolamento di volontari nei Cacciatori delle Alpi.
Dopo mesi, durante i quali sembrava si potesse giungere a una pacificazione, giunse l'ultimatum austriaco al Piemonte con l'ingiunzione di disarmare l'esercito e il corpo dei volontari. Cavour in risposta all'intimazione austriaca dichiarò di voler resistere all'«aggressione» e a fine aprile giunse la dichiarazione di guerra degli austriaci che attaccarono il Piemonte attraversando il confine sul fiume Ticino. I ducati emiliani, le legazioni pontificie, e il Granducato di Toscana, ottenevano l'annessione al Regno sardo.
Il 12 maggio 1859 Napoleone III, entrò in guerra al comando dell'Armée d'Italie. Tuttavia, nonostante il corso favorevole della guerra (Battaglia di Magenta, Battaglia di Solferino e San Martino a seguito delle quali nacque la Croce Rossa), questa venne interrotta per iniziativa francese prima di conseguire tutti gli obiettivi concordati fra Francia e Piemonte: le richieste di annessione da parte dei ducati emiliani, delle legazioni pontificie e del granducato di Toscana, non previste negli accordi di Plombieres sulla spartizione degli stati italiani, il malcontento dell'opinione pubblica francese per l'alto numero di morti nella guerra in Italia, l'opposizione dei cattolici francesi che vedevano realizzarsi i loro timori per la perdita dell'autonomia papale, spinsero Napoleone III ad accettare di firmare un armistizio (11 luglio 1859) con l'imperatore Francesco Giuseppe d'Asburgo ("preliminari di pace di Villafranca") che concedeva ai Piemontesi la sola Lombardia (eccetto Mantova e Peschiera del "Quadrilatero") in cambio dell'abbandono delle terre già occupate nel Veneto e della rinuncia a soddisfare le richieste di annessioni. Vittorio Emanuele accettò le condizioni di pace che prevedevano la cessione della Savoia e il Nizzardo alla Francia, in cambio del riconoscimento da parte di quest'ultima delle annessioni dell'Emilia-Romagna e della Toscana che, tramite i plebisciti dell'11 e 12 marzo 1860, entrarono a far parte del Regno di Sardegna.
Ulteriore passo verso l'unità fu la spedizione "dei Mille" garibaldini in Sud Italia. Garibaldi, salpato da Quarto in Liguria e sbarcato a Marsala l'11 maggio 1860 giunse il 30 maggio alla conquista di Palermo. Mentre Garibaldi avanzava da sud con il suo Esercito meridionale fino all'ingresso a Napoli. Dopo Napoli, le truppe garibaldine si scontrarono un'ultima volta con quelle borboniche nella Battaglia del Volturno il 1º ottobre 1860. Con la vittoria di Garibaldi l'Italia meridionale veniva definitivamente sottratta ai Borbone. Le truppe di Vittorio Emanuele II intanto entravano nello Stato della Chiesa scontrandosi il 18 settembre con l'esercito pontificio nelle Marche, durante la Battaglia di Castelfidardo, che sarebbe stato l'ultimo grande scontro armato prima dell'unità italiana. Garibaldi, pur di idee repubblicane, non pose ostacoli all'unione dell'ex Regno delle Due Sicilie al futuro Stato unificato italiano, che già si profilava all'epoca sotto l'egida di Casa Savoia. Tale unione fu formalizzata mediante il referendum del 21 ottobre 1860. Il nuovo governo era presieduto da Cavour e il 17 marzo 1861 il parlamento subalpino proclamò Vittorio Emanuele II re d'Italia: tre mesi dopo dello stesso anno moriva Cavour.
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