L’ibridazione è un processo semplice poiché é lo stato permanente del diventare, di cui tutti facciamo parte. Tutti gli oggetti e i processi hanno elementi di scienza, politica e arte in essa o collegati tra di loro. E’ necessario dare la giusta attenzione a tutti gli elementi in varie proporzioni che compongono questo miscuglio, piuttosto che ignorare alcune categorie e favorirne altre.
« Malerba »,. « erba infestante», «erbaccia », « cattiva erba », ecc., sono comunemente chiamate, le erbe che infestano le coltivazioni. Dai botanici ricevono anche l'appellativo di « erbe antropofile », in quanto crescono nell'ambito degli insediamenti umani o comunque negli ambienti antropicizzati; cioè, continuativamente influenzati o modificati, dall'uomo.
Il loro interesse, sotto il profilo storico culturale, è aumentato parecchio da quando alcuni studiosi hanno evidenziato la stretta connessione tra erbe infestanti e piante domestiche.
I processi di industrializzazione, di conseguente abbandono delle campagne e massima urbanizzazione, verificatisi in questi decenni, l'intensificata e potenziata presenza dell'uomo in dipendenza di mezzi meccanici di cui ogni singolo individuo dispone, hanno moltiplicato a dismisura le aree « disturbate » in cui le piante antropofile hanno la prevalenza. È facile prevedere che il mondo vegetale del futuro sarà costituito soprattutto da queste erbe.
È incredibile come esse siano poco conosciute, da certi addirittura snobbate, sotto l'aspetto scientifico ed educativo.
La loro origine: In genere le erbe infestanti e presumibilmente le più antiche siano tipiche piante colonizzatrici. Sono le stesse che quando, in seguito ad eventi naturali (incendi per fulmini, frane, ecc.), si costituiscono superfici nude, le invadono rapidamente. È il caso del Taraxacum officinale, Lamium amplexicaule, Artemisia vulgaris, Pbaseolus vulgaris; Papaver rhoeas, Urtica dioica, alcune specie spontanee di Hordeum, Triticum, che Harlan definisce appunto piante colonizzatrici aggressive di ambienti disturbati dall'uomo e, come tali, aggiunge, preadattate a crescere nei campi coltivati. Sono queste stesse erbe quelle che si sviluppano sul suolo calpestato o smosso dai nomadi cacciatori e raccoglitori (ora più frequentemente pastori) nei loro instabili insediamenti. Alcune di queste erbe sono anche tipiche azotofile, ad esempio TJrtica dioica. Altre, le ignicole (Triticum, Hordeum, ecc.), si sviluppano particolarmente nelle praterie e nelle steppe-parco, nelle macchie che le tribù dei cacciatori-raccoglitori usavano periodicamente incendiare al fine di stanare la selvaggina ed anche successivamente attirarla, con il germogliare omogeneo delle tenere erbe dal suolo combusto (Forni, 1976).
Negli accumuli di rifiuti, si sviluppano piante alimentari diverse derivate da frammenti e scarti di tuberi, rizomi, bulbi, semi, che, concrescendo con le antropofile spontanee, si ibridano con esse (Anderson), determinando anche accumuli di caratteri interessanti per l'uomo. All'accumulo si accompagna l'accentuazione del carattere utile per selezione consapevole o inconsapevole da parte dell'uomo.
Ibridazione è la riproduzione in cui i due genitori appartengono a specie diverse.
Per quel che riguarda la funzione della segregazione ai fini di generare specie domestiche, alcuni studiosi affermano che è stato generato dallo spostamento di gruppi umani da territori che costituivano il naturale habitat di specie utili selvatiche che ne ha provocato la coltivazione in luoghi estranei al loro habitat e quindi la segregazione e domesticazione.
origine delle erbe infestanti:
-derivate mediante selezione naturale (adattamento all'ambiente « disturbato » dall'uomo) da piante pioniere colonizzatrici.
-caso di malerbe derivate (per selezione naturale) da piante domestiche non più coltivate
-ibridazione tra piante infestanti e piante coltivate, sotto l'influenza della selezione naturale e delle pratiche culturali, con creazione di sottospecie.
Piante infestanti e piante domestiche.
Tra la pianta domestica e la corrispondente selvatica vi è tutta un'infinita scala di passaggi. Occorre anche tener conto che talvolta le stesse infestanti sono coltivate intenzionalmente perché presentano aspetti di utilità. Un esempio noto è quello della Segale che in origine era un'erba infestante, poi utilizzata per i suoi nutrienti e la sua maggiore resistenza alle avversità, in confronto agli altri cereali. In tal modo venne intenzionalmente coltivata nelle zone fredde e infine domesticata.
È perciò necessario indagare il problema della scarsa attenzione e riguardo prestati a questo tipo di flora, sebbene si tratti delle uniche piante che chi abita in città ha occasione di incontrare nel suo ambiente.
Inoltre si deve tener conto dei recenti sviluppi della concezione del mondo presso le popolazioni industrializzate, per cui il bene assoluto si identifica con la natura e, tralasciando il fatto che anche l'uomo fa parte della natura, il male con l'uomo, in particolare quello industrializzato, tanto che eminenti studiosi (Dorst, 1965) hanno definito l'uomo « cancro della natura », e altri, come Lorenz (1970) considerano di conseguenza gli animali e le piante domestiche come esseri viventi degenerati.
Ma in un mondo che si avvia ad essere direttamente o indirettamente (in questo senso rientrano anche le cosiddette riserve naturali) antropicizzato, flora e fauna antropofile sono in procinto di diventare, in forma globale, le uniche esistenti.
È assurdo disdegnarne la conoscenza.
“Inoltre flora e fauna antropofile e l'ambiente antropicizzato rappresentano il momento dinamico e creativo attuale dell'evoluzione. Sono essi la matrice del futuro. Sono essi quindi altamente meritevoli di interesse, attenzione, studio.” - Gaetano Forni
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