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#rocca di mezzo
antoniocontent · 1 year
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Rocca di Mezzo, Italy, 2023
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b0ringasfuck · 1 year
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principessa-6 · 2 months
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Si fa sera a Rocca Di Mezzo (AQ) Borgo del Respiro.. Sullo sfondo il Gran Sasso
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fotopadova · 2 months
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Fotografia italiana di 5 decenni fa, élite negletta: Geri Della Rocca de Candal
di Carlo Maccà
Dedico l’articolo a Gustavo Millozzi, grande amico e maestro da più di mezzo secolo. Lasciandomi come sempre piena libertà, ne ha seguito tutta la gestazione ed è scomparso proprio al momento della conclusione.
Ai tempi antichi, nel millennio passato, la fotografia era analogica. Ogni immagine fotografica era il risultato di un processo che oggi apparirebbe lentissimo. Il sensore era costituito da uno strato di gelatina contenente sali d’argento depositato su una pellicola. La luce liberata dallo scatto dell’otturatore produceva all’interno del materiale sensibile un embrione, che attraverso fasi fisico-chimiche successive (sviluppo e stampa) si concretizzava materialmente in una immagine partorita sulla superficie di un supporto solido, generalmente cartaceo. Solamente allora l’immagine entrava effettivamente nella vita reale, poteva ricevere un nome, vivere in una cornice appesa a una parete o dormire all’interno di un album, essere mostrata a parenti e amici, alla comunità fotografica, e, attraverso i media, alla società e al mondo intero. La speranza di vita dell’oggetto poteva facilmente superare quella dei suoi contemporanei umani, compreso il presente autore. [1]
Alla selezione della immagini che meritavano di essere conosciute e divulgate nell’internazionale fotografica provvedevano soprattutto alcuni Annuari di editori specializzati, per lo più Americani o Britannici. Anno per anno, professionisti e amatori evoluti, giovani o maturi, nuovi o affermati, inviavano agli editori stampe, sciolte o in portfolio, sperando che almeno una di queste selezionata e il proprio nome comparisse nell’indice degli autori accettati seguito dal numero della pagina in cui avrebbero ritrovato l’immagine o dal numero d’ordine di questa. Se di quei numeri ne compariva più di uno, l’autore poteva considerarsi - o vedersi confermato – “Autore” coll’A maiuscola.
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Figura 1. Geri Della Rocca deCandal -Sulla spiaggia. Ferrania XXI/7, luglio 1967, p.3.
Per Fotopadova immagini relative all'articolo
Per questa via, dalla metà degli anni ’60 cominciarono a farsi conoscere e apprezzare nel mondo fotografico internazionale alcuni dei nostri futuri Maestri, che già contribuivano ad animare e a svecchiare la fotografia italiana. Conservo con devozione alcuni di quegli annuari e ogni tanto li ripercorro con piacere (e qualche nostalgis). Per esempio, nel britannico Photography Year Book [2] del 1967 si rivedono Gianni Berengo Gardin con 4 fotografie (2 in doppia pagina), e Mario Giacomelli con 2 (fra cui l’iconico ritratto della madre colla vanga); con 2 immagini anche Cesco Ciapanna (futuro fondatore del mensile Fotografare, innovativo per l’ambiente fotografico italiano), e con una ciascuno Cesare Colombo e Michelangelo Giuliani. Via via negli anni si ritrovano anche altri autori italiani tuttora amati e apprezzati, assieme ad altri che hanno lasciato qualche memoria alla fotografia italiana. 
Fra fotografi italiani che nei pochi Photograpy Year Book dei primi anni ’70 a disposizione già a quel tempo avevano destato la mia attenzione per la qualità delle immagini e per i commenti che le presentano, soltanto uno, che portava un nome facilmente ricordabile : Geri Della Rocca deCandal, non sembra aver trovato ricordi permanenti nella nostra comunità fotografica. Nella pubblicista fotografica italiana di quegli anni parsimoniosamente tramandata fino ai nostri giorni sembra essersene occupata soltanto la rivista Ferrania [3], che nel numero di luglio 1967 presenta un ispirato articolo di Giuseppe Turroni [4] dal titolo La consolazione dell’occhio. L’autore, autorevole critico cinematografico e fotografico, scrittore e pubblicista notissimo in quegli anni, promuove alcuni giovani autori part-time che nella loro opera si distinguano per "chiarezza, onestà, purezza, spontaneità, e/o linearità di espressione". Doti che in uno di loro riconosce accompagnate da una spiccata sensibilità formale, che diremmo “classica”. Ecco come lo introduce.
 “Un giovane di Milano, studente in Fisica, Geri Della Rocca deCandal, ricerca un dilettantismo quasi prezioso, che può sembrare fuori moda e che anche per la scelta del soggetto non indulge alle convenzioni dei tempi. Ma in quanti siamo a stabilire l’esatta portata di un lavoro al di là degli aspetti formali o linguistici che ci suggestionano? Anche Geri Della Rocca de Candal ha spirito libero e introspettivo. Le sue foto ”artistiche” hanno un’impronta ovviamente diversa da quella che distingueva la produzione amatoriale italiana di lontana memoria. Sono centrate nel gusto formale del momento e nello stesso tempo riescono a tradurre un simbolo di realtà, per i nostri occhi abbacinati da tanta, da troppa cronaca che finisce per non dirci più niente, anzi per guastarci il sapore della realtà.” [4] Turroni accompagna questo testo con ben 5 immagini, certificando che il giovane, in Fisica ancora studente, in Fotografia ha già raggiunto un livello magistrale. 
Da qualche anno la Fondazione 3M offre, oltre alla collezione completa digitalizzata della rivista sopra citata, anche i files delle fotografie originali depositate presso il ricco Archivio Ferrania. Due immagini, una presumibilmente degli anni ’60, l’altra del 1974, presenti nel fondo Lanfranco Colombo sono evidenti tracce di una mostra del giovane Geri a Il Diaframma, la prima galleria in Europa dedicata esclusivamente all’arte fotografica [5], e fanno pensare a una attività espositiva importante. Soltanto le fonti finora  citate  possono suggerire all'ambiente italiano l’esistenza di un Autore da non trascurare.
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Figura 2. Lower Manhattan Skyline - New York City, 1968. APERTURE, SPRING 1972.
Infatti rimane insoddisfatto chi, come noi, cerca di approfondire quelle notizie per la via più agevole, la Rete, che al giorno d’oggi segnala qualsiasi evento grande o piccolo e ne preserva la memoria, e perciò è indotto a supporre che l’attività fotografica del Nostro si sia conclusa in patria prima dell’avvento di Internet. Che però non si trattasse di cosa trascurabile, e che si espandesse anche all’estero, lo si può dedurre da altre tracce che attraverso Internet si reperiscono in archivi digitali della stampa specializzata straniera: per esempio, negli elenchi nominativi dei fotografi con opere presenti in raccolte fotografiche museali, in mostre antologiche dedicate all’eccellenza dell’arte fotografica mondiale o, infine, negli archivi di riviste fotografiche straniere fra le più autorevoli. Tracce lasciate in tutto il mondo, dalla Norvegia all’Australia e dagli anni ’70 fino a tempi recenti. In qualche caso contengono anche riproduzioni di opere. La figura 2, per esempio, è tratta da un articolo dedicato al nostro Autore dalla rivista Aperture [6] nel 1972.
Dalle opere così identificate si poteva già dedurre che Della Rocca de Candal conducesse nel bianco e nero ricerche sulle forme nello spazio parallele a quelle che Franco Fontana e Luigi Ghirri portavano avanti nel colore. Ma nell’accostarsi ai due coloristi a lui contemporanei, Geri manifestvaa ancor più evidente l’eredità dall’arte italiana dei periodi più classici: dalle scansioni spaziali dei pittori del 400 come Piero Della Francesca e Paolo Uccello, alla profondità della prospettiva aerea di Leonardo, ed infine al perfetto equilibrio in cui sono quasi sospese le architetture più compiute di Andrea Palladio. Spazialità tutta di tradizione italiana, da secoli ammirata (e superficialmente imitata) nei paesi anglosassoni.
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Figura 3. The Brooklin Bridge, NYC. 1968. Amon Carter Museum, Fort Worth, Texas.
Il nostro interesse per Geri Della Rocca de Candal si è meglio focalizzato quando, reperito qualche altro numero di quegli anni del Photography Year Book sopra citato, abbiamo trovato ripetutamente il suo nome, a conferma d’una produzione significativa, che si è imposta all’estero più durevolmente che da noi, e che ci è apparsa meritevole di meglio rivisitata.
 
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Figura 4. Fellers, Swiss Alps. Photography Year Book 1972, Fig. 141.
Nello Year Book del 1972, nel quale si affermano ancora Berengo Gardin con due immagini da un servizio sulle celebrazioni della Pasqua a Siviglia, e Giorgio Lotti con quattro storiche fotografie per la rivista EPOCA [7] sugli effetti dell’inquinamento delle acque e dell’aria in alta Italia, Geri figura autorevolmente in doppia pagina coll’immagine di un villaggio delle Alpi Svizzere (Figura 4). Nel 1974, 3 pagine del Photography Year Book presentano un saggio d’un suo progetto pluriennale (BN e colore) dedicato alla tradizionale sfilata delle signore newyorkesi, con vistosi copricapi e accompagnate dai loro pets, nel giorno di Pasquetta lungo la 5th Avenue appositamente chiusa al traffico (Easter Parade, gia all’attenzione con diverso approccio del franco-ungherese Brassaï nel 1957 [8]).
Tuttavia mancava ancora la possibilità di inquadrare compiutamente la figura di Geri Della Rocca de Candal e la sua attività fotografica. Questa opportunità si è avverata soltanto molto recentemente per una fortunosa coincidenza. Compare inaspettatamente in rete un omonimo, fresco di dottorato in discipline umanistiche presso l’Università di Oxford e collaboratore di un gruppo oxoniano di ricerca sul primo secolo di storia del libro a stampa. Il giovane studioso si rivela essere il figlio del nostro obiettivo, e ci dà la possibilità di contattare il padre. Questi accetta di metter mano per noi al proprio archivio fotografico, da decenni lasciato a dormire, e di rivisitarlo con affettuoso distacco.
L’autore stesso ci fornisce un buon numero di files ottenuti da stampe analogiche eseguite personalmente per mostre e pubblicazioni. Molti sono di immagini per noi nuove, altri sostituiscono vantaggiosamente parte di quelli ricavati dalle fonti a noi già note. Tutti insieme saranno di valido aiuto ad interpretare correttamente secondo la dell’Autore pe le immagini ricavate da atre fonti. 
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Figura 5. Easter Sunday Fashion Parade, NY. Photography Year Book 1974 fig.133 . 
Infine i suoi cenni autobiografici, seppure scarni, ci salveranno da induzioni ed esercizi di fantasia di precedenti commentatori [9] e ... nostri. E così possiamo raccontare che il giovane amatore (n. 1944), dopo un primo periodo di partecipazioni e successi in concorsi e mostre collettive, del quale rimase rara testimonianza l’articolo di Turroni sopra riportato, venne effettivamente "scoperto" da Lanfranco Colombo, che nel 1970 gli consentì la sua prima mostra personale presso la Galleria Il Diaframma [5]. Ben presto Geri interruppe gli studi universitari di Fisica per dedicarsi completamente alla professione di fotografo free-lance per la stampa internazionale. Fotografie realizzate nel corso dei suoi viaggi venivano pubblicate su quotidiani, settimanali riviste e libri negli Stati Uniti e in molti paesi europei (in Italia, per esempio, su Il Mondo). Contemporaneamente condusse un’intensa attività espositiva quasi esclusivamente all’estero, con mostre personali e partecipazioni a collettive in Europa e fino ai quattro angoli del mondo, dagli U.S.A. all’Australia e dal Brasile alla Cina. Considerato uno dei più rappresentativi fra i giovani fotografi Italiani del momento, sue opere vennero acquistate da musei stranieri. Ma all'inizio degli anni '80 Geri dovette occuparsi personalmente delle attività legate agli interessi di famiglia, tanto da abbandonare, prima gradualmente e poi del tutto, la fotografia. Le sue ultime apparizioni dirette non vanno oltre il 1984, ma sue opere continuano a comparire in ulteriori mostre dedicate alla più rappresentativa fotografia Italiana dei decenni in cui egli ha operato.
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Figura 6. Venezia, 1977 (bacino di S. Marco visto da S. Giorgio Maggiore)
Una fotografia dello scaffale in cui sono allineati gli annuari, i cataloghi e altri fascicoli occasionali in cui sono riprodotte le sue opere ci ha permesso di arricchire la documentazione figurativa, completando la serie di Photography Year Book degli anni fra il 1972 e il 1980, in ognuno dei quali compare almeno una sua opera. La loro successione ci ha aiutato a formulare una traccia sulla quale restituire l’evoluzione dell’Autore.
Sua caratteristica costante è la sapienza della composizione, distribuita nello spazio con equilibrio di stampo classico, anche quando la prospettiva geometrica è forzata coll’impiego di un grandangolo spinto (fino al 20 mm), e quando si combina con quella forma particolare di prospettiva aerea ottenuta coll’aiuto di foschie e nebbie (figura 6), che già si notava nelle foto dei primi anni (figure 1 e 2). A mano a mano si accentua la ricerca d’una geometria severa, rafforzata da forti contrasti con bianchi puri e neri intensi o addirittura chiusi. Tuttavia il facile rischio dell’aridità viene evitato dalla presenza della persona umana o da dettagli che la richiamano, spesso con una ironia garbata e benevola (figure 7 e 8).
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Figura 8. His, Hers (per Lui, per Lei). Photography Year Book 1980 fig.58.
Il bordino nero con cui l’autore costantemente racchiude l’immagine stampata (e nelle stampe da esposizione isola l’immagine entro un largo campo bianco) appare dettato, piuttosto che da una pretesa di eleganza, dall’intenzionale affermazione della compiutezza della composizione.
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Figura 8. Silhouettes. PHOTOGRAPHIE (Winthertur, CH) Juli 1977.
Nelle diapositive a colori l’impatto grafico è mediato da una forte saturazione del colore (Figura 9), che possiamo ritenere frutto d’una leggera sottoesposizione del Kodachrome in fase di ripresa.
 
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Figura 9. Storage closets. PHOTOGRAPHIE (CH) Juli 1978.
Varie mostre di successo e i frequenti portfolio ospitati da riviste fotografiche a grande diffusione portano la prova della sua popolarità. “Le sue frequenti permanenze negli Stati Uniti hanno dato alle immagini un’impronta, che per la fotografia europea risulta innovativa” (PHOTOGRAPHIE, Winthertur, Svizzera. Luglio 1978, editoriale). Reciprocamente, per i Nord-americani l’occhio con cui il loro paese è stato fotografato dall'ospite italiano era uno specchio insolito, rivelatore di aspetti da loro mai notati (o mai voluti prendere in considerazione, sebbene meno imbarazzanti di quelli bruscamente esibiti da altri stranieri come Robert Frank, Svizzero, o William Klein, Newyorkese ma culturalmente parigino e autodefinitosi straniero in patria).
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Figure 10 e 11. Dalla serie Bars (Sbarre) PHOTOGRAPHIE (Winthertur, CH) Juli 1978.
NOTE
 [1] Superfluo il confronto colla invadente, fugace, evanescente fotografia della nostra epoca digitale; ovvio e banale ogni commento. Sì, anche cumuli ben distribuiti di elettroni possono essere finalizzati a partorire immagini analogiche; ma ciò nella realtà avviene solo per frazioni fantastilionesimali di quelli partoriti dalle apposite strutture tecniologiche. Nonostante tutte le riviste di moda o di viaggi e gli album di matrimonio.
[2] In Italia fino agli anni ’60 quel poco che esisteva di editoria e pubblicistica fotografica  era orientato quasi esclusivamente alla divulgazione e all’aggiornamento in materie tecniche, e gli orizzonti artistici erano assolutamente provinciali. Chi voleva rimanere informato sulla fotografia nel resto del mondo poteva reperire soltanto in rare librerie più accorte (a Padova, la Libreria Internazionale Draghi) qualche periodico internazionale, come il mensile statunitense Popular Photography e il suo Annuario, o il britannico Photography Year Book. Coll’arrivo di Gustavo Millozzi, qui immigrato da Venezia e La Gondola, i frequentatori del Fotoclub Padova potevano prenotare il mensile svizzero Camera, principale punto di riferimento internazionale per la fotografia.
[3] La rivista Ferrania [ https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrania_(periodico) ], fondata nel 1947 e cessata nel 1967, era sponsorizzata dalla storica industria italiana omonima, che fu per vari decenni la produttrice di apparecchiature e materiali fotografici e cinematografici dominante sul nostro mercato. Memorabile la sua pellicola P30, matrice del bianco e nero del Neorealismo cinematografico italiano. La storia dell’azienda, conclusa definitivamente e infelicemente in questo millennio, si può trovare riassunta in https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrania_Technologies . I PDF di tutti i numeri della rivista sono liberamente consultabili in Rete sul sito https://www.fondazione3m.it/page_rivistaferrania.php . 
[4] Giuseppe Turroni, La consolazione dell’occhio,Ferrania XXI/7, luglio 1967 pagina 2.
[5] La Galleria Il Diaframma di Milano, fondata e diretta da Lanfranco Colombo, la prima in Europa dedicata esclusivamente all’arte fotografica, presentava molti maestri stranieri e giovani innovatori nostrani, esercitando così un’azione fondamentale per lo svecchiamento della fotografia italiana.
[6] APERTURE magazine è un periodico con cadenza trimestrale nato a New York nel 1952 per opera d’un gruppo di fotografi (Ansel Adams, Minor White, Dorothea Lange e altri) al fine di promuovere la fotografia d’arte. Si è presto affermato come il più importante interprete della cultura fotografica mondiale assieme al più antico Camera. Nelle sue pagine hanno trovato slancio o conferma molti dei più apprezzati fotografi delle successive generazioni, come Diane Arbus, Robert Frank e tanti altri. La rivista è ancora attiva, disponibile anche in formato digitale assieme all’archivio di tutti i numeri dalla nascita; soluzione particolarmente conveniente in Italia dove recentemente sono state “perdute” per le strade postali la metà delle copie cartacee d’un costoso abbonamento biennale.
[7] Il settimanale Epoca della Arnoldo Mondadori Editore, nato nel 1950 sul modello dell’americano LIFE, faceva ampio uso di servizi fotografici, molti dei quali sono rimasti nella storia.
[8] Brassaï, 100 photos pour la liberté de presse. Reporters Sans Frontieres, 2022.
[9] Vatti a fidare delle informazioni reperibili in rete. Esempio:Amazon presenta così Incontri con fotografi illustri, Ferdinando Scianna, 2023: “Scianna ha realizzato migliaia di ritratti: i contadini duri e dignitosi di Bagheria, le donne estasiate durante le processioni siciliane, l’amico e coinquilino (sic) Leonardo Sciascia”. In evidenza la massima, ma non unica, baggianata contenuta in quella frase, nel suo insieme atta a disorientare l’ignaro compratore sul reale contenuto del libro.
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tinastar2 · 3 months
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Abruzzo, Rocca di Mezzo
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levysoft · 11 months
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Si parte dallo slittamento di un anno delle misure più pesanti, ad esempio lo stop alle auto diesel Euro 4 (oltre 146mila veicoli nella Capitale) che non scatterà più tra cinque mesi, come previsto dal cronoprogramma iniziale, ma esattamente un anno dopo, a novembre 2024. Per quanto riguarda le automobili a benzina di classe Euro 3, invece, se ne riparlerà a fine 2025. Ma anche a quel punto lo stop sarà solo parziale, visto che è previsto un sistema di permessi (a chilometraggio o a ingresso) che consentirà ai veicoli più vecchi di accedere comunque alla Fascia verde senza incorrere in sanzioni. Ora per il Comune si tratta solo di far «digerire» l’alleggerimento dei divieti alla Regione Lazio. E comincerà a farlo proprio nell’incontro previsto per oggi con il governatore Francesco Rocca in cui Roma Capitale esporrà le proprie proposte finalizzate, da un lato, a garantire la riduzione dell’inquinamento imposta dal Piano regionale sulla qualità dell’aria, e dall’altro a non infierire sulla popolazione evitando di costringere i cittadini a un costoso e immediato cambio d’auto. E dato che una delle critiche più pesanti alla delibera sulla nuova Ztl ambientale riguarda la sua ampiezza - da viale Palmiro Togliatti a est fino a via Pineta Sacchetti a ovest, e da via di Vigna Murata a sud fino alla Salaria - la giunta Gualtieri ha ovviato al problema identificando un secondo perimetro decisamente ridotto rispetto al primo.
UN'ALTRA ZTL - Da novembre 2024, infatti, i divieti entreranno in vigore all’interno dell’attuale Ztl Vam (acronimo che sta per «Veicoli a motore»), che corrisponde più o meno all’area compresa dalle Mura Aureliane e che al momento è preclusa solo agli autocarri più lunghi di 7,5 metri. Dal 16% del territorio capitolino della Fascia verde, quindi, si passa ad appena il 2% della «Vam».
BONUS OPPURE MOVE-IN - Confermata poi la deroga per i mezzi alimentati a Gpl e a metano, ai consiglieri di maggioranza gli assessorati alla Mobilità e all’Ambiente hanno esposto il sistema di accessi consentiti tramite bonus oppure con il sistema «Move-in». Quest’ultimo dovrebbe essere pronto a gennaio 2024 e consentirà la circolazione in Fascia verde anche ai veicoli esclusi ma solo per un chilometraggio annuale predefinito, mentre non è ancora disponibile per la Ztl Vam. Una misura esclude l’altra: l’utente dovrà scegliere tra il «carnet» d’ingressi (da 60 a cinque, a scalare negli anni e in base al tipo di veicolo) e «Move-in», che richiede invece l’installazione di una sorta di «scatola nera» sul proprio mezzo per consentirne il tracciamento.
COSA SUCCEDE ADESSO - Da novembre 2023, intanto, resteranno fuori dalla Fascia verde le automobili diesel fino a Euro 3 e quelle alimentate a benzina fino a Euro 2, nonché i motoveicoli e i ciclomotori a gasolio fino a Euro 2 e a benzina fino a Euro 1. Categorie, queste, che erano già escluse in base a precedenti provvedimenti del Comune. Ora però il divieto sarà fatto rispettare con l’accensione dei varchi elettronici. D’ora in poi, quindi, per i trasgressori scatteranno le multe, ma c’è la «scappatoia»: potranno richiedere, appunto, 60 bonus d’accesso annuali oppure installare l’impianto «Move-in» che darà la possibilità, a seconda del tipo di veicolo e di carburante utilizzato, di percorrere dai 600 ai quattromila chilometri all’interno della Fascia verde.
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pettirosso1959 · 1 year
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Utilissimo ricordare cosa e come avvennero i fatti, pare che con questa polemica di oggi (Alfonso Bonafede-Nino Di Matteo), si ricalchi esattamente quello che successe tanti anni fa:
Oggi non è la ricorrenza della Strage di Capaci. Ma quello che successe il 19 gennaio di trent’anni fa fu una delle tappe che portarono all’isolamento di Giovanni Falcone. Uno dei tanti atti di ostilità e di gelosia che annunciarono pubblicamente la sua condanna a morte, raramente ricordati durante le commemorazioni e per questo necessari da ricordare.
Il Maxiprocesso era finito: la sentenza del 16 dicembre 1987 condannava la mafia per la prima volta nella storia d’Italia. Giovanni aveva vinto, ma era diventato “il morto che cammina”.
Come raccontato da Giovanni Brusca, l’uomo che avrebbe premuto il pulsante che fece detonare l’esplosivo allo svincolo per Capaci, Ignazio Salvo, un altro mafioso, gli disse che c’erano amici più in alto che avrebbero pensato a delegittimare Falcone, a cercare di ostacolarne la carriera. Che forse non ci sarebbe stato bisogno di ucciderlo.
Ad attaccare Falcone ci aveva già pensato Sciascia sul Corriere della Sera, in prima pagina, il 10 gennaio 1987, nel mezzo del Maxiprocesso, scatenando contro i giudici del Pool la celeberrima polemica dei “professionisti dell’antimafia”.
Antonino Caponnetto, allora anziano capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo e guida del Pool, conclusosi il Maxiprocesso decise di tornare a Firenze, avendo ricevuto rassicurazioni sul fatto che il suo erede naturale, Giovanni Falcone, avrebbe meritatamente preso il suo posto.
Ma le promesse non vennero mantenute, e le parole di Ignazio Salvo si rivelarono come una profezia: Falcone non avrebbe ottenuto quel posto. Partito Caponnetto si aprì il concorso per l’Ufficio Istruzione e a un uomo anziano con diverse e più grandi ambizioni venne chiesto di candidarsi per quel posto destinato a Falcone.
Antonino Meli non era un corrotto. Aveva però tutti i requisiti per essere il candidato ideale per soffiare il posto a Falcone: vent’anni di anzianità in più, ma sopratutto non capiva niente di mafia. Il tradizionale criterio dell’anzianità di servizio fu anteposto a quello del merito. Palermo in quegli anni aveva il più alto tasso di omicidi tra le città delle democrazie occidentali: nessuna ragione dunque per non applicare inflessibilmente quei tradizionali criteri di selezione basati sull’età.
Il 19 gennaio 1988 il CSM votò: 10 voti a favore di Giovanni Falcone, 14 a favore di Antonino Meli. Vanno ricordati tutti, uno a uno.
A favore di Meli votarono Agnoli, Borrè, Buonajuto, Cariti di Persia, Geraci, Lapenta, Letizia, Maddalena, Marconi, Morozzo della Rocca, Paciotti, Suraci, e Tatozzi.
A favore di Falcone Abbate, Brutti, Calogero, Caselli, Contri, D’Ambrosio, Gomez d’Ayala, Racheli, Smuraglia, Ziccone.
Astenuti: Lombardi, Mirabelli, Papa, Pennacchini, Sgroi.
Come disse in seguito Borsellino, “il CSM mi fece un bel regalo di compleanno…“. Pochi mesi dopo, il Pool antimafia cessò di esistere.
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cuoredolce67 · 9 months
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🎙 Se vi sentite soli, se mai nessuno vi viene a trovare, se mai nessuno dice: "annamo a trova' chillo poraccio" siete pronti per PITECUS, lo spettacolo a più quadri di Flavia Mastrella e Antonio Rezza con Antonio Rezza.
📌 L'appuntamento è il 7 agosto alle 21.30 per il TiQ- Teatro in Quota nella Piazza della Chiesa Madre di Rocca di Mezzo.
🎯 Ci sono due possibilità per conquistare il vostro posto:
- online, utilizzando questo link ➡ https://bit.ly/pitecus_roccadimezzo
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rallytimeofficial · 21 days
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La Val d'Orcia parla straniero: Simone Tempestini e Fabrizio Zaldivar in testa dopo il primo giorno
🔴🔴La Val d'Orcia parla straniero: Simone Tempestini e Fabrizio Zaldivar in testa dopo il primo giorno
Da una parte l’occhio sornione del Monte Amiata, vulcano spento ma non troppo come testimoniato dalle numerose centrali geotermiche che punteggiano i suoi fianchi e dalle varie stazioni termali che sono alla sua base. Dall’altro la Rocca di Radicofani, che dalla parte opposta della valle guarda il passare di chi transita sulla via Cassia. Nel mezzo la Val d’Orcia, lembo incontaminato della…
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Sento il desiderio crescere.
Il cuore accelera.
Sento caldo fin dentro le viscere.
Le mani mi sudano e la voce trema.
'Ti voglio'
Ha la voce rocca ed il mio corpo viene invaso da una marea di brividi.
Gli occhi brillano.
Le sue mani sul mio corpo.
Lo sento mentre mi stringe a lui facendomi sentire la sua erezione di pietra.
Mette una mano sul mio fondoschiena.
Avvicina le sue labbra alle mie.
Non mi bacia.
Sorride ed io mi butto sulle sue labbra come su una via di salvezza.
La mia mano scende dal suo petto all'erezione che sento forte sotto i sensi del mio palmo.
Sprofondo la mano nei suoi boxer ed accarezzo il suo membro per poi stringerlo, sussurando nel suo orecchio un debole:
'Mio.'
Geme ed in un lampo sento il muro alle mie spalle.
Mi sbatte sopra il freddo cemento che risveglia i miei sensi.
Mi alza una gamba all'altezza del suo bacino.
Sprofonda la lingua nella mia bocca.
Una guerra di lingue combattenti per una vittoria a noi ancor ignota.
Mi toglie la maglietta, ma lascia il regiseno nero.
Lo sa che mi piace.
Scende in basso slacciando i miei jeans togliendoli insieme alle mutandine di pizzo.
Non toglie le scarpe.
Sono le poche cose che terrò.
Lo sa.
Sa come mi vuole.
E mi avrà.
La sua t-shirt vola da qualche parte nella stanza.
Mi blocca le braccia sopra la testa ed inizia a baciarmi il collo.
Gemo.
Tremo sotto il suo tocco.
Con una mano si avvicina alla mia intimità illudendomi.
Scendo in basso slacciando i suoi jeans.
Cintura.
Bottone.
Cerniera.
Li abasso.
I boxer sono di troppo.
Lo lascio nudo.
Mi prende tra le braccia e mi butta sull'enorme letto.
Sono sua.
In suo totale possesso.
'Prendimi.'
Un paio di manette spuntano fuori da un cassetto vicino al letto.
I miei polsi vengono bloccati e lui si sposta.
Mi lascia sola.
Vulnerabile.
Quasi nuda.
Sul enorme letto.
Si allontana di tre passi.
I miei scuri capelli sparsi sul cuscino.
Il corpo magro, ma non troppo circondato dal tessuto nero delle lenzuola.
Un mezzo sorriso si disegna sulle sue labbra.
Approva.
Si butta su di me.
In un batter d'occhio mi entra dentro.
Urlo.
Inarco la schiena.
Il suo nome dipinto sulle mie labbra.
Mi gira sulla pancia.
Divarica le mie gambe facendosi strada fin dentro di me.
Lo sento.
Tremo.
Sono un fascio di piacere.
Gemo.
Geme.
Mi rigira sulla schiena per poi scendere al centro di ogni mio piacere.
Due dita dentro di me e la sua lingua sul mio clitoride.
M'innarco e lui mi tiene ferma.
Lo guardo negli occhi mentre vengo con il suo nome sulle labbra.
Sale verso di me.
Mi bacia e mi libera le mani.
Fa per andarsene.
Lo blocco.
Mi abasso e prendo il suo cazzo in bocca.
Lo sento gemere mentre raccoglie i miei capelli sulla testa.
Si muove.
Una coordinazione perfetta.
Lo guardo mentre succhio il suo cazzo non avendone mai abbastanza.
Viene nella mia bocca.
Le mie labbra richiudono il suo seme.
Mando giù.
Il sapore dolce mi riscalda dentro.
Mi bacia.
Lo fa.
Il letto caldo ci attende.
Mi metto su un lato.
Mi abbraccia da dietro.
Mi stringe a se.
Un bacio sulla spalla.
Dice che sono bella.
Sorrido.
Con il suo viso nella mente mi addormento.
'Buonanotte bimba'
Ed è solo l'eco.
Dormo.
E lui è qui.
E resta qui.
Con me.
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di-biancoenero · 3 months
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Primo di un trittico storico-avventuroso , con protagonista Gino Cervi, Ettore Fieramosca fu seguito da Un'Avventura di Salvator Rosa e La Corona di Ferro considerati  tutti e tre capolavori del cinema italiano.
Nel Cinquecento il suolo italico è terra di contesa tra Francia e Spagna e soldati mercenari italiani, su direttiva di Prospero Colonna, si propongono a fianco della fazione spagnola. Ma  il Colonna non è un buon pagatore e Ettore Fieramosca da Capua, che non è ancora stato saldato  per l'ultima scaramuccia , decide coi suoi uomini di presentarsi a Morreale, terra franca, dove Graiano d'Asti sta assoldando uomini per la causa di Francia. La rocca, inespugnabile per posizione e da tempo usa a concedere libero assoldamento, è ora governata da Giovanna, che ha fama di essere donna casta e risoluta. Presto la giovane diviene oggetto di contesa tra Fieramosca e Graiano, ma mentre il primo se ne innamora, l'altro ordisce intrighi e tradimenti con lo scopo di impossessarsi di terre e titolo, favorendo l'entrata in rocca dell'esercito francese. In un turbinio di duelli, eroismi alla Orazio Coclide, deliri visionari, metafore visive, scontri fratricidi, l'epica si conclude con la leggendaria disfida di Barletta in cui i 13 uomini superstiti dell'esercito del Fieramosca sfidano a singolar tenzone 13 uomini d'arme francesi, per vendicare l'onore italiano da questi ultimi deriso. 
Blandamente ispirato al romanzo risorgimentale di Massimo D'Azeglio, più feuilleton che epico, Blasetti mette in scena una storia dal piglio ariostesco e di una bellezza visiva che lascia stupefatti. Curato e controllato in ogni dettaglio -dalla sceneggiatura al montaggio, dai costumi alla colonna sonora, dagli attori ai fotografi- come solo il padre del cinema italiano moderno sapeva fare, uomo di ampia cultura, puntiglioso e autoritario , è possibile divertirsi a riconoscere in ogni quadro o composizione scenica, i riferimenti all'arte rinascimentale italiana ma anche ai preraffaelliti e allo stile liberty. La complessità dei dialoghi,  scritti  da Cesare Vico Ludovici, richiede agli attori una recitazione aulica, o parafrasando Sergio Tofano, una recitazione all'antica italiana, che tutto il cast soddisfa pienamente, ma  risalta in particolare un giovane Gino Cervi, del quale Blasetti amava molto la voce.  Emblematica è l'entrata in scena del protagonista: prima ne sentiamo risuonare l' imperiosa voce, abituata a rieccheggiare sulle tavole del palcoscenico, successivamente la camera ne inquadra il volto. Come dire : dal teatro al grande schermo ecco a voi l'Eroe, di fatto lanciando Cervi tra i divi del firmamento italiano, poichè se il film fu un enorme successo al botteghino, lo si dovette anche alla genuina e travolgente interpretazione dell'attore bolognese.
 Per i costumi, Blasetti si avvalse della collaborazione di Vittorio Nino Novarese assistito da Marina Arcangeli.  Nato non come i colleghi, pittore,  ma come letterato, per cui fu spesso anche collaboratore a sceneggiature inclusa questa, Novarese intendeva il costume non come mezzo per sfoggiare la propria preparazione storico-artistica, ma come elemento importante nella caratterizzazione del personaggio che lo va ad indossare, per questo si trovò perfettamente in sintonia col regista romano.
La colonna sonora fu affidata all'esordiente Alessandro Cicognini, che come i musicisti dell'epoca, risentiva delle influenze operistiche nell'utilizzo del leitmotiv, il motivo principale che si ripresenta nella composizione. Ma il Blasetti, figlio di un professore dell'Accademia di Santa Cecilia, e con idee precise su quale ruolo dovesse avere la muisca nel film sonoro, per la scena del torneo scelse di far risuonare solo il cozzare delle armi e lo sferragliare delle armature. Per le scene di guerra furono impiegati il Genova Cavalleria, la Legione Allievi Carabinieri, i Granatieri e la fanteria all'ordine del colonnello Pizzi, mentre per il torneo e i combattimenti, non menzionato ancora nei titoli di testa, il regista si avvalse della collaborazione del futuro maestro d'armi  Enzo Musumeci Greco, la cui famiglia  da generazioni era esperta di scherma e della pratica, ormai vietata, del duello.
Il girato, come si evince dalla lettura della ricca sceneggiatura originale, che oltre a delineare meglio le situazioni e il carattere dei protagonisti, dava molto spazio anche agli attori di contorno , superava abbondantemente le due ore e il regista dovette tagliare molto per ridurlo a tempi canonici. Ciò risultò in una narrazione frammentaria, a salti o lampi, dove molto è lasciato all'intuizione dello spettatore e questo fu da alcuni critici sentito come il difetto principale del film, da altri invece come una qualità di sintesi e agilità narrativa che andava a sommarsi alla straordinaria suggestione visiva di ogni singola scena nonchè alle significative inquadrature (dall'alto, dal basso, primissimi piani, lunghi carrelli) del Blasetti. Resta quindi un po' di rammarico per non aver mai recuperato, se ancora esiste, il tagliato quando il film fu restaurato e per quella disfida che originariamente avrebbe dovuto essere più cruenta e di tono passionale : lo scontro decisivo avrebbe dovuto essere tra  Fieramosca e Graiano, che si contendevano Giovanna imprigionata.
La pellicola è l'unica nel panorama cinematografico italiano a connotazione densamente patriottia che va oltre la retorica:  il percorso evolutivo a cui va incontro il protagonista, lo portano a incarnare  difetti e  qualità di un popolo contraddittorio, complesso o complessato, ricco di storia ma sprezzante di tutto, arrogante  e passionario,  autocritico e auto-indulgente, mercenario e generoso.
Per approfondimenti : Ettore Fieramosca-Segreti e passioni secondo Blasetti. A cura di Franco Prono e Ernesto Nicosia, 2007
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lamilanomagazine · 3 months
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Sisma in Romagna, piano da 6 milioni per i danni provocati dal sisma nel Forlivese
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Sisma in Romagna, piano da 6 milioni per i danni provocati dal sisma nel Forlivese. Via libera a 6 milioni di euro di fondi statali per fare fronte alle conseguenze del terremoto del 18 settembre scorso in Romagna, che ha interessato Brisighella (nel ravennate) e, in provincia di Forlì-Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Modigliana, Predappio, Rocca San Casciano e Tredozio. Nella cifra sono compresi i contributi per i cittadini e le famiglie che hanno dovuto lasciare le proprie case danneggiate (Cas, Contributi per l'autonoma sistemazione). Il punto è stato fatto dalla vicepresidente della Regione, Irene Priolo, insieme all'assessore al Bilancio, Paolo Calvano, a Tredozio, dove hanno incontrato la sindaca, Simona Vietina, il presidente della Provincia di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca, quello dell'Unione dei Comuni della Romagna forlivese, Francesco Tassinari, e gli amministratori dei Comuni di Brisighella, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Modigliana, Predappio, Rocca San Casciano e Portico e San Benedetto. Presenti anche la direttrice dell'Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, Rita Nicolini, il direttore dell'Agenzia per la Ricostruzione, Enrico Cocchi, e il direttore generale alle Risorse, Europa, Innovazione e Istituzioni della Regione Emilia-Romagna, Francesco Raphael Frieri. «A novembre scorso - hanno ricordato Priolo e Calvano -, su nostra richiesta, il Consiglio dei ministri aveva dichiarato lo stato di emergenza nazionale per l'evento sismico e stanziato le risorse, che finanziano il primo stralcio di un Piano di interventi urgenti. Piano elaborato in modo rapido dai tecnici dell'Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile e approvato poi dal Dipartimento nazionale. Il commissario delegato per il superamento dell'emergenza, il presidente Stefano Bonaccini, ha ora firmato il decreto che avvia l'utilizzo dei fondi. Oggi siamo qui- hanno proseguito vicepresidente e assessore- per accompagnare il percorso amministrativo di questi comuni colpiti sia dal dissesto, che si è attivato con gli eventi dello scorso maggio, sia dal terremoto. Forniremo tutto il supporto necessario anche tramite l'Agenzia per la Ricostruzione e dando la possibilità di attivare una convenzione con la stazione appaltante regionale Intercenter per affiancare i comuni nelle procedure di appalto e rafforzare in tal modo la loro capacità amministrativa». Dei 6 milioni complessivi, circa 1 milione 600mila euro copriranno la realizzazione di 12 interventi di allestimento di spazi pubblici, riparazione di danni strutturali e per l'assistenza alla popolazione in emergenza. Al Cas per i nuclei familiari sfollati sono destinati 1 milione 47mila euro. Due milioni e mezzo di euro sono programmati per finanziare, con un bando successivo, destinato sempre ai nuclei familiari sfollati, interventi di riparazione o locali come individuati dalle attuali "Norme tecniche per le costruzioni" (approvate con decreto ministeriale del 17 gennaio 2018), per edifici inagibili a causa di danni lievi. Il piano prevede anche rimborsi ai volontari impiegati per l'emergenza (27.635 euro) e per il lavoro straordinario di operatori e funzionari (60mila euro). Una parte delle risorse (762.596 euro) viene accantonata per futuri interventi da definire in accordo con il Dipartimento nazionale di Protezione civile. Nel dettaglio la programmazione prevede nel ravennate un intervento nel comune di Brisighella, a San Martino in Gattara, per l'allestimento di una scuola provvisoria, con un investimento di 270mila euro. Gli altri interventi saranno tutti nella provincia di Forlì-Cesena. A Modigliana è prevista la riparazione dei danni subiti dalla scuola media secondaria di primo grado "S. Lega" con 25mila euro. Altri due interventi vengono realizzati a Rocca San Casciano: con 200mila euro si finanzia un'opera urgente sul colonnato distaccato e caduto del cimitero, nella parte centrale, in modo da ripristinare in sicurezza il servizio, mentre altri 55.580 euro serviranno per rendere sicuro il "Bastione" e garantire l'incolumità delle persone. Altri quattro interventi a Tredozio dove 160mila euro serviranno per i lavori su torre civica, e altri edifici per la sicurezza delle aree pubbliche prospicenti, mentre per l'allestimento provvisorio della scuola di via Bachelet saranno investiti 595mila euro. Altri 2.652 euro sono per l'allestimento e la gestione della sede scolastica con moduli tenda e 10.200 euro per l'allestimento e la gestione della sede provvisoria del municipio presso il ristorante del centro sportivo. Per le prime spese di assistenza alla popolazione sostenute dalle amministrazioni comunale, invece, a Castrocaro Terme e Terra del Sole vanno 8.400 euro, a Rocca San Casciano 25mila euro e a Tredozio quasi 51mila euro più altri 200mila per l'assistenza alla popolazione e per l'utilizzo degli spazi della palestra adibiti a scuola temporanea. Entro il prossimo 1^ marzo 2024 i cittadini che risiedevano nell'abitazione sgomberata in esecuzione di specifiche ordinanze comunali - a causa del sisma di settembre 2023 - potranno presentare al Comune di residenza la richiesta per ottenere il Contributo per l'autonoma sistemazione (Cas). Il contributo copre le spese di permanenza fuori casa e varia in funzione del numero dei componenti il nucleo famigliare. Si passa da 400 euro al mese per famiglie con un solo componente a 500 per due unità, 700 per tre e 800 per quattro, fino a un massimo di 900 euro per cinque o più membri. Se sono presenti persone con più di 65 anni, portatori di handicap o disabili con una percentuale di invalidità non inferiore al 67%, scatta un bonus aggiuntivo di 200 euro mensili per ciascuno dei soggetti indicati. I benefici economici sono concessi dal giorno dello sgombero o dell'evacuazione dell'immobile fino al rientro definitivo nella propria abitazione. Sul portale dell'Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile si può scaricare il modulo per la domanda. Il piano di interventi è stato predisposto dalla Regione con il supporto dell'Agenzia, in collaborazione con le amministrazioni comunali. Gli interventi dovranno essere affidati entro 90 giorni e completati nell'arco di 12 mesi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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bergamorisvegliata · 4 months
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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E riprendiamo a visitare anche quei luoghi che sono un ideale "mix" tra arte, natura, storia, luoghi con i quali la pace dentro di noi si fa ancora più forte e allo stesso poetica, luoghi intrisi di romanticismo, meraviglia e sogno allo stesso tempo.
Dopo un periodo di problematiche tecniche, e sul finire delle "feste 2023-'24" la nostra anima ci porta nel paese dei piccoli per eccellenza, ovvero Collodi che per varie ragioni non stiamo a spiegare cosa rappresenta per l'infanzia!
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CENNI STORICI
Collodi ha avuto una storia molto travagliata, come tutti i paesi che si trovavano in una posizione geografica strategica.
La storia di Collodi è molto segnata dalle vicende svoltesi intorno alla famiglia Garzoni, che secondo gli storici ha forti analogie con la storia della famiglia Uberti di Firenze.
La famiglia Garzoni apparteneva ai Ghibellini ed è per questo che ebbe sempre come nemica la Guelfa Firenze.
Nel momento in cui (1339) Firenze ebbe consolidato il suo potere su tutta la Valdinievole, la famiglia Garzoni fu costretta ad emigrare a Lucca dove fu accolta con benevolenza.
Questo esilio fu causato non dalla città di Pescia, che ebbe solo benefici dalla famiglia Garzoni, ma da Firenze che, temendola, la costrinse a stare lontano.
Per tutto il secolo XIV Collodi ebbe una vita intensa, partecipò dalla parte dei Ghibellini, alle battaglie di Montecatini (1315), di Altopascio (1325), al fallito tentativo di riprendere Pescia, e alle disastrose vicende della guerra fra Pisa e Firenze.
La famiglia Garzoni dopo essere diventata lucchese conservò i suoi possedimenti a Collodi, a San Martino, e a Sesto.
L’antico Borgo la cui esistenza è stata attestata a partire dalla fine del XII secolo, ha una origine simile a quella di molti altri borghi medievali, per motivi prevalentemente militari la popolazione fu costretta a salire sulla collina per meglio difendersi da eventuali attacchi di nemici.
Il Borgo si presenta come una vera e propria “cascata” di case piccole e arrampicate sul pendio di un colle scosceso, disposte sui lati di due triangoli che si toccano con i vertici.
Alla base del triangolo superiore c’è l’Antica Rocca, all’ altra, invece, la maestosa Villa Garzoni, che sorge sulle rovine dell’antico Castello medievale e che sembra sorreggere l’intero borgo.
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Passeggiando per le viuzze del paese si osserva con stupore lo stato di conservazione del borgo.
Si possono ancora ammirare le pietre che lastricano le piccole vie in mezzo alle case che perlopiù mantengono il loro aspetto medievale, i resti delle strutture fortificate come alcune porte del borgo, e, all’estremità scorgiamo la Rocca con un ampio recinto ed alcune torri, di cui una trasformata in campanile.
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Giunti ormai all’apice dell’antico borgo del castello si contempla la stupenda Pieve di San Bartolomeo da dove si gode di uno splendido panorama.
Collodi oggi concentra le sue attività intorno alle attrazioni turistiche che sono :
La Villa Garzoni e il suo Giardino all’Italiana, la Butterfly House e il famosissimo Parco di Pinocchio.
Un turista che arriva a Collodi si imbatte subito nelle tante bancarelle che possono soddisfare ogni esigenza, offrono infatti souvenir, cibo, bevande….. ecc.
In ogni momento dell’ anno, ma soprattutto da Aprile a Ottobre Collodi ospita migliaia di visitatori da ogni parte d’Italia e del mondo.
L’ultima settimana di agosto Collodi festeggia il Santo patrono S.Bartolomeo. il paese si arricchisce di appuntamenti divertenti e di importanti eventi religiosi.
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…è qui, tra le case arroccate una sopra l’altra, che Carlo Lorenzini trovò la sua ispirazione per il celebre romanzo…
Ricordati che il 27 maggio è il compleanno di Pinocchio!! Tutti gli attrattori del paese di Collodi festeggiano il burattino. Non mancare!!
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https://www.collodi.com
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eterniistanti · 5 months
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Rocca di Mezzo, bambini
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agrpress-blog · 5 months
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Debutterà mercoledì 29 novembre 2023 alle ore 20.45 al Teatro Brancaccio - via Merulana, 244 - Chicago - Il musical, regia di Chiara Noschese ed interpretato da Stefania Rocca, Giulia Sol e Brian Boccuni. Dopo il grande successo ottenuto negli ultimi due anni con Pretty Woman e Sister Act -I l Musical, Stage Entertainment e Matteo Forte annunciano la nuova produzione per il 2023, Chicago - Il Musical che arriva a Roma al Teatro Brancaccio.  «Chicago si incastra perfettamente in un’epoca come quella attuale: un’epoca in cui essere un caso e finire sulle prime pagine dei giornali o diventare virali nel web sembra la necessità primaria… Me lo immagino violento, colorato, un’esplosione di eventi a tinte forti, in un mondo che è come un circo, un circo eccessivo e irriverente, privo di etica e carico di intrighi, dove la notorietà esplode quanto più estremo è il crimine…Uno specchio grandguignolesco del nostro tempo» (Chiara Noschese). «Si tratta», spiega Matteo Forte «di uno degli spettacoli più espressivi, di sostanza e noti di Broadway da cui è stato anche tratto il film da Oscar con l'eccezionale interpretazione di Catherine Zeta-Jones. Anche con Chicago ci auguriamo di aver azzeccato il titolo, proponendo al grande pubblico e agli appassionati di musical uno spettacolo caratterizzato da musiche e canzoni indimenticabili che, ne siamo certi, faranno vivere allo spettatore una serata di intrattenimento davvero unica». Scritto da tre autori d’eccellenza - John Kander (musica), Fred Ebb (testi e libretto) e Bob Fosse (libretto, regia e coreografia) - Chicago è uno fra i grandi classici del musical. Uno spettacolo la  cui fama internazionale è aumentata notevolmente in tutto il mondo dopo l’uscita del film nel 2002 (vincitore di sei premi Oscar) diretto da Rob Marshall, scritto da Bill Condon ed interpretato da Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones (Osca r come Miglior Attrice non Protagonista), Richard Gere e John C. Reilly. Grazie ad un mix unico fatto anche di molto jazz, canzoni spettacolari e coreografie sorprendenti, Chicago è considerato non solo uno fra i musical più noti di Broadway, ma anche uno fra i più celebri e longevi.  Dopo il debutto a Broadway nel 1996, nel corso di venticinque anni è stato rappresentato in trentasei Paesi e premiato con sei Tony Awards (fra cui Miglior Regia, Miglior Coreografia e Miglior Revival di un Musical), due Olivier Awards, un Grammy e migliaia di standing ovations. Lo sfondo è la ruggente metropoli dell’Illinois, un universo brulicante di storie, intrighi, sete di successo e manipolazione dell’opinione pubblica da parte dei media. La trama segue le vicende di Roxie Hart, una cantante di nightclub che uccide il suo amante quando scopre che sta per lasciarla per la sua migliore amica. Dopo esser stata condannata per il suo omicidio, finisce in carcere e trama per uscir di galera con ogni mezzo necessario. Incarcerata in piena epoca di proibizionismo, Roxie incontra il suo idolo Velma, assassina e cantante jazz. Le due uniscono le forze con il navigato e astuto avvocato Billy Flynn e complottano rapidamente per riconquistare la libertà e la fama nella Chicago underground. Le canzoni indimenticabili trasportano lo spettatore/spettatrice nella Chicago degli anni Venti. Non mancano momenti di denuncia sul ruolo ambiguo dei media e sullo svilimento della giustizia, dileggiata come se fosse un circo e dove anche la violenza assume i caratteri di una forma d’intrattenimento. Chicago - Il Musical - regia: Chiara Noschese; traduzione, adattamento e versi italiani: Giorgio Calabrese; interpreti e personaggi: Stefania Rocca (Velma Kelly), Giulia Sol (Roxie Hart), Brian Boccuni (Billy Flynn), Cristian Ruiz (Amos Hart), C. Noschese (Mama Morton), Luca Giacomelli Ferrarini (Mary Sunshine); ensemble: Federica Basso, Camilla Esposito, Anna Foria, Lorissa Mullishi, Vittoria Sardo, Carolina Sisto, Camilla Tappi, Pietro Mattarelli, Giovanni Abbracciavento, Mattia Fazioli, Alfonso
Maria Mottola, Kevin Peci, Andrea Spata, Raffaele Rudilosso; swing: Veronica Barchielli, Ilario Castagnola; coreografie: Franco Miseria; direzione musicale: Andrea Calandrini; scene: Iele Moreschi; costumi: Ivan Stefanutti; disegno luci: Francesco Vignati; produzione: Stage Entertainment Matteo Forte & Dan Hinde; durata: due ore e mezza, intervallo compreso - rimarrà in scena al Teatro Brancaccio fino a domenica 10 dicembre 2023 (orari: da mercoledì 29 novembre a sabato 2 dicembre e da mercoledì 6 a sabato 9 dicembre, ore 20.45; domenica 3 e domenica 10 dicembre, ore 17.00).
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Rocca di Papa, scuolabus si ribalta: 3 bambini in ospedale. Con loro anche il conducente
Tre bambini e l’autista di uno scuolabus sono stati ricoverati in codice giallo in ospedale dopo che il mezzo su cui erano a bordo è uscito di strada, ribaltandosi su un fianco.  L’incidente è avvenuto poco prima delle 7.30 del mattino a Rocca di Papa, in provincia di Roma. Appena arrivate, le forze dell’ordine e i mezzi del 118 hanno trovato il pullmino adagiato sulla fiancata di sinistra, lungo…
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