Tumgik
#stampa e regime
popolodipekino · 1 year
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le patatte e le carotte
stamani romeo parlando di qualcuno che si sarebbe recato sulla spianata del tempio ma poi qualcun altro se ne sarebbe risentito - perlomeno, mi è parso di capirla così, ma ascoltavo distrattamente - ha fatto cenni confusi all'arabia degli arabi, ma forse si trattava della rabbia degli arabi - il che renderebbe l'espressione un po' meno tautologica, ma si sa che all'incirca dall'arno in giù le doppie tendono a sovrabbondare nella lingua parlata rispetto a quella scritta, ingenerando non pochi malintesi negli uditori nativi delle contrade site all'incirca dall'arno in su
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Julian Assange e ChatGPT
Ho chiesto:
Che forma di governo avrebbe uno stato che arresta un giornalista che ha denunciato dei crimini di guerra commessi dallo stato stesso?
ChatGPT & Midjourney | AI bot:
Uno stato che arresta un giornalista che ha denunciato dei crimini di guerra commessi dallo stato stesso potrebbe essere considerato un regime autoritario o un governo oppressivo. Questo tipo di azione dimostra una mancanza di trasparenza, libertà di stampa e rispetto per i diritti umani fondamentali. In uno stato democratico e rispettoso della legge, i giornalisti dovrebbero essere liberi di svolgere il loro lavoro senza timore di persecuzioni o rappresaglie per aver esposto la verità.
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diceriadelluntore · 9 days
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Integerrimi
Racconta Tito Livio:
La censura si era resa necessaria non solo perché non si poteva più rimandare il censimento che da anni non veniva più fatto, ma anche perché i consoli, incalzati dall’incombere di tante guerre, non avevano il tempo di dedicarsi a questo ufficio. Fu presentata in senato una proposta: l’operazione, laboriosa e poco pertinente ai consoli, richiedeva una magistratura apposita, alla quale affidare i compiti di cancelleria e la custodia dei registri e che doveva stabilire le modalità del censimento. (Ab Urbe Condita, IV, 8).
La magistratura Censorea venne istituita nel 443 a.C., durante il regime repubblicano di Roma: Censura deriva da una concrezione tra CĒNSEŌ, “dare un’opinione, giudicare, valutare” e il suffisso -TŪRA, necessario per formare un sostantivo a partire da un verbo. I magistrati censori non solo facevano i censimenti (necessari sia per il sistema fiscale che per quello militare), ma erano anche guardiani della CURA MORUM, cioè i costumi del singolo e della collettività ed avevano poteri particolari: erano decisivi nelle assegnazioni degli appalti per i lavori pubblici, ed erano loro a concedere in affitto i terreni statali e avevano incarico di nominare i candidati che si potevano candidare al seggio del Senato, Massima Istituzione di Roma, nelle famose Lectio Senatus.
Il significato odierno si deve ad uno di questi poteri antichi, e ad uno rinascimentale: si racconta che i censori potevano tagliare con una cesoia apposita gli abbellimenti che ritenevano troppo distante dalla Cura Morum, tanto che come antonomasia dell'integerrimo amico della sobrietà si ricorda Marco Porcio Catone, detto il Censore, proprio per il ruolo che svolgeva al tempo.
Durante il Rinascimento, precisamente nel 1515, Papa Leone X, nato Giovanni di Lorenzo de' Medici, secondogenito di Lorenzo Il Magnifico, emanò una bolla, Inter Sollicitudines, dove si stabilisce che essendo la stampa "inventato per la gloria di Dio, la crescita della fede e la propagazione delle scienze utili” ma con la paura che possa diventare “un ostacolo alla salvezza dei fedeli in Cristo”, decide che nessuno può stampare un libro senza l'autorizzazione del vescovo locale (o del Vicario del Papa, se si tratta di libri da stampare nello Stato della Chiesa), sotto pena di scomunica. Nasceva così l’imprimatur, ossia il visto ecclesiastico per la stampa dei libri. Di pochi anni dopo, nel 1559, è il primo Indice dei Libri Proibiti, il quale fu per l'ultima volta aggiornato nel 1959 prima del Pontificato di Papa Giovanni XXIII.
Gli uomini potrebbero fare a meno dell'arte, ma non i censori. Stanisław Jerzy Lec
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curiositasmundi · 2 years
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"L'unico errore di Mussolini fu quello di allearsi con Hitler"
E la marcia su Roma. E l'assalto di Palazzo d'Accursio. E l'olio di ricino. E il confino per oppositori politici, intellettuali, slavi e omosessuali. E lo squadrismo. E le redazioni dei giornali date alle fiamme. E la soppressione della libertà di stampa. E il certificato di "buona condotta politica" per potersi iscrivere all'Ordine dei giornalisti. E le leggi razziali. E i campi di concentramento. E la deportazione degli ebrei. E le spedizioni contro le camere del lavoro, le case del popolo e le leghe agrarie. E l'assassinio di Giacomo Matteotti. E l'omicidio dei Fratelli Rosselli. E la prigionia di Antonio Gramsci. E i pestaggi su Piero Gobetti e Giovanni Amendola. E la persecuzione di militanti, parlamentari, dirigenti comunisti, socialisti, azionisti, popolari, repubblicani, liberali. E l'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato. E l'introduzione della pena di morte per gli oppositori politici. E il progetto totalitarista. E il controllo dei testi scolastici. E il giuramento di fedeltà al regime imposto agli insegnanti. E l'abolizione dei sindacati. E l'abolizione del diritto di sciopero. E la soppressione del Parlamento. E l'eliminazione dei partiti politici (eccetto uno). E la Camera dei fasci e delle corporazioni. E il Gran Consiglio del fascismo. E l'invasione della Grecia. E l'invasione dell'Albania. E l'invasione della Jugoslavia. E l'uso delle armi chimiche in Etiopia. E i 12.000 cirenaici giustiziati. E i 30.000 civili bruciati vivi, impiccati, ammazzati di botte, fucilati nel massacro di Addis Abeba. E la deportazione nei campi di concentramento di migliaia e migliaia di libici, eritrei, somali, etiopi. E l'eccidio dei fratelli Cervi. E 'eccidio di Sant'Anna..
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pettirosso1959 · 25 days
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VENEZUELA DIMENTICATO
Sono trascorsi decenni dal mio soggiorno lavorativo in Venezuela, ma da allora ho seguito sempre con interesse le sorti di quel paese. Ho lasciato una terra ricca di risorse, che nonostante certi difetti da attribuire in generale all’America Latina, che si manifestavano già a quel tempo, mostrava il volto di una nazione in crescita, il cui sviluppo industriale sociale e culturale in atto faceva sperare in un futuro prospero. Il Venezuela si avviava a diventare una sorta di locomotiva per gli altri stati dell’area.
Invece non è stato così. Un giorno è tutto cambiato. E’ salito al potere, eletto peraltro dal popolo, un rappresentante della sinistra più spinta, simpatizzante del sistema cubano. A partire da Chavez, poi grazie al suo successore Maduro, il regime di stampo comunista si è consolidato. Il rapporto con i capi cubani si è fatto sempre più stretto e il Venezuela è precipitato nel periodo più buio della sua storia.
La dittatura ha imposto condizioni terribili alla popolazione. Nei primi anni, quando si stava affermando, ascoltavo, collegandomi con gli amici locali tramite Skype, le loro lamentele. Erano preoccupanti quei racconti, da stentare a crederci se non fossi stata convinta della loro buona fede.
Il regime, dichiarando paradossalmente che il suo intervento era volto al benessere della popolazione, al riscatto delle masse più disagiate, non ha fatto altro invece che appiattire nella povertà e nell’ignoranza un intero popolo. Si è avvalso naturalmente di tutti i mezzi classici usati dalle dittature. L’opposizione ha avuto vita difficilissima ed è sempre stata schiacciata e soffocata anche nei momenti apparentemente democratici riservati alle elezioni, che si sono svolte in un clima terroristico.
La povertà dilagante e quindi l’impossibilità di ricavare ricchezza dalla popolazione, ha fatto sì che il regime abbia iniziato da subito a svendere le sue materie prime agli stranieri, prima fra tutte il petrolio, il cui sfruttamento era il perno dell’economia negli anni precedenti la dittatura.
L’impoverimento è stato tale che i beni di consumo si sono sempre più rarefatti, ricordo quando un’amica mi comunicava allarmata che non si trovava più neanche la carta igienica.
La corruzione dilaga. Anche l’apparato della salute pubblica è venuto meno, altro che sistema socialista, solo chi ha denaro riesce ad accedere alle cure. L’istruzione è distrutta. La stampa è imbavagliata, come pure il sistema giudiziario.
Il disastro si è maturato nel giro di pochi decenni, e non c’è speranza di cambiamento per ora.
Dal paese sono usciti non solo dissidenti del regime, ma tanti cittadini comuni in cerca di lavoro, di un futuro decente, per sfuggire alla miseria più nera.
Tanti italiani, gran parte dei quali discendenti di persone che si sono affermate negli anni in cui vigeva la democrazia, se ne sono dovuti andare. Ma l’Italia non è stata per niente generosa nei loro confronti. Non si sono sentiti appelli perché venissero accolti a braccia aperte nel paese d’origine dei loro antenati. Tutt’altro. Si parla della necessità impellente di ripopolamento dell’Italia, ma i governi italiani non hanno preso neanche in considerazione l’accoglienza e l’aiuto di persone che potevano rappresentare risorse importanti per la nostra nazione.
Come se non bastasse, è calato un silenzio di tomba su quella realtà troppo scomoda. Nessuno parla più della tragedia venezuelana.
Isabella M.
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donaruz · 1 year
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21 APRILE 1967: I COLONNELLI PRENDONO IL POTERE IN GRECIA. RICORDIAMO LA FIGURA DI ALEKOS PANAGULIS: RIVOLUZIONARIO, RIBELLE, POETA. SCOPRÌ A COSTO DELLA VITA VITA CHE, ABBATTUTA LA DITTATURA, ERANO RIMASTI I PROTAGONISTI DELLA REPRESSIONE DEI COLONNELLI
A muovere le azioni di Alexandros Panagulis vi era solo una parola: libertà. E dunque odio verso i tiranni: dopo quel 21 aprile del 1967, quando i colonnelli presero il potere in Grecia, era certo da che parte stare. E nell’agosto successivo organizzò un attentato ai danni del leader del regime, Papadopoulos. Fallì e venne catturato. Arrivarono le botte, le sevizie, la prigione. Arrivò il processo, nel quale si difese da solo in un’orazione di due ore che divenne leggenda: l’accusa di servilismo verso il potere da parte di tutti coloro che lo stavano condannando, giudici in primis, il dispiacere per non essere riuscito a far saltar in aria il dittatore. Poi arrivò la condanna a morte. E l’attesa.
“Con lo stesso peso le catene
feriscono le due mani
Comune il sangue
il colore della vita
il principio del fuoco
il fondamento della lotta”
L'esecuzione non arrivò mai, grazie anche alla mobilitazione internazionale. Restò in carcere fino al 1973. Gran parte del tempo la trascorse nella “tomba”, una minuscola cella di due metri per tre. Cosa che non gli impedì diversi tentativi di evasione. Infine la liberazione. Gioia, sì, felicità immensa, certo. Ma non certo la fine della sua battaglia. Fu in quel momento che Panagulis conobbe e iniziò una relazione con una giornalista italiana, Oriana Fallaci. Trascorse molto tempo in Italia ma il pensiero di Alekos andava sempre alla Grecia, a questa nuova Grecia democratica dove, tuttavia, a muovere i fili erano ancora molti personaggi fortemente legati con il regime dei colonnelli. Voleva cambiare le cose, Alekos, provò anche con la politica partitica, scelta che lo costrinse a compromessi per lui inaccettabili. Quando capì che neanche il suo partito voleva occuparsi dei rapporti tra giunta e Grecia democratica, andò via sbattendo la porte, rimanendo nuovamente da solo. Quei rapporti riuscì a metterli nero su bianco quando, nel 1976, entrò in possesso di documenti compromettenti. Aveva iniziato a diffonderli alla stampa - nonostante ricevesse quotidianamente della minacce - quando, nella notte del primo maggio del 1976, la Fiat 131 nella quale viaggiava si schiantò in Viale Vouliagmenis, ad Atene. “Incidente”, dirà l’indagine ufficiale. Ma perizie effettuate da tecnici italiani mostrarono chiari segni di speronamento sulla vettura. Al suo funerale, pochi giorni dopo, parteciperanno un milione e mezzo di persone.
“Le lacrime che dai nostri occhi
Vedrete sgorgare
Non crediatele mai
Segni di disperazione
Promessa sono solamente
Promessa di lotta”
Cannibali e Re
Cronache Ribelli
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colonna-durruti · 1 year
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Cannibali e re
In questi giorni è in corso una criminalizzazione del movimento anarchico che ricorda alcuni dei periodi peggiori della storia di questo paese. Nella continua e spasmodica ricerca di un “nemico oggettivo” da dare in pasto all’opinione pubblica per distogliere l’attenzione dal peggioramento costante delle nostre condizioni di vita in termini materiali, di diritti e di servizi, è tornato il turno degli anarchici.
Chiaramente vengono descritti come criminali pericolosi e potenziali assassini, addirittura si ventilano rapporti con le organizzazioni mafiose partendo da una presunta solidarietà che alcuni boss avrebbero espresso ad Alfredo Cospito per il suo sciopero della fame. Giova ricordare che specie in un regime come quello del 41bis sono le autorità giudiziarie a decidere dove i detenuti devono stare, quali sono i detenuti nelle celle accanto alle loro, come, quando e con chi si è legittimati a passare l’unico breve momento della giornata fuori dalla cella.
Queste infamanti accuse, questi titoli di giornale che parlano di “patti tra gli anarchici e i mafiosi”, sono aberranti e offendono la memoria di tantissimi militanti anarchici che hanno lottato, come tanti comunisti e socialisti, contro le organizzazioni mafiose.
Ci vengono in mente subito i cinque anarchici della Baracca, morti mentre si recavano a Roma con prove del rapporto tra stato, estrema destra e ‘ndrangheta durante i moti di Reggio e la strage di Gioia Tauro, oppure Carlo Tresca, sindacalista anarchico ucciso negli Stati Uniti da Cosa Nostra americana.
Queste squallide campagne di stampa vanno di pari passo a tutta una serie di misure repressive che vanno a colpire militanti e realtà in tutto il territorio nazionale di diversa sensibilità politica e anche estranee alle vicende degli ultimi giorni.
Vogliamo esprimere solidarietà a tutte e tutti e in particolare a Gigi del Campetto di Giulianova, che stimiamo e a cui vogliamo bene e col quale abbiamo condiviso presentazioni e confronti.
Al tempo stesso vogliamo ricordare a tutti che se le organizzazioni criminali esistono e proliferano è perché da sempre hanno un rapporto dialettico, di scambio e d’interesse reciproco con le istituzioni di questo paese.
Le stesse che hanno lasciato uccidere i propri uomini e le proprie donne col duplice obiettivo di bloccare tutti coloro che si avvicinavano a dipanare la matassa dei rapporti tra vertici dello Stato e delle realtà criminali, e al tempo stesso creare dei martiri da usare come strumenti di propaganda.
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arcobalengo · 2 months
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Navalny è stato sepolto nel cimitero di Borisov a Mosca. Qualche migliaio di suoi sostenitori sono venuti a ricordarlo. La maggior parte dei presenti erano giovani e hanno intonato cori contro la guerra, contro Putin e a favore dell'Ucraina.
♦️ In Italia e in tutto l'occidente vi diranno che è stato un bagno di folla, giovani coraggiosi che hanno sfidato le punizioni dello ZAR.
🖐Mi viene da fare una riflessione .
Ci hanno detto che in Russia non esiste la Libertà di stampa e tantomeno quella di manifestare …
Ci hanno detto che in Russia se dici la parola Guerra vai in galera per 15 anni…
Ci dicono sui TG che un bagno di folla ha seguiti il corteo funebre dell’attivista Russo scomparso …Ma non era proibito manifestare in Russia ???!!!
La gente urlavo contro Putin ( nel filmato chiamano Putin assassino ) e manifestano le loro idee …
Io vivo in Russia e guardo la Televisione Italiana, Americana , Francese etc… Mentre in Italia non si può vedere ne ricevere notizie da TV o stampa Russa …
In Italia se sei Russo non ti vendono l’acqua minerale all’aeroporto di Fiumicino …
In Italia Bloccano i conti correnti e i soldi dei cittadini Russi( non politici o persone sanzionate , gente che ama l’Italia o che vive lì ).
Quindi In Russia sei libero di manifestare , di urlare slogan contro il presidente puoi guardare le tv di tutto il mondo e gli occidentali che vivono qui non sono schedati …
E noi occidentali viviamo qui rispettati e ci vendono l’acqua ovunque …
Questo lo chiamano
REGIME TOTALITARIO
In Italia e in Europa quando manifesti vieni preso a manganellate , Non puoi vedere le televisioni Russe ne leggere informazioni Russe , I giornalisti come Vincenzo Lorusso che raccontano una storia scomoda sono schedati,
Questa la chiamano
DEMOCRAZIA
Vi invito a riflettere su questo la
Prossima volta che andate a votare …
Dio salvaci te da questo mondo folle
MOMO.
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gregor-samsung · 9 months
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“ Notte senza luna, quella del 27 luglio 1929. Notte finalmente arrivata, sognata, preparata. Il motoscafo si avvicina a luci spente al punto convenuto. In febbrile attesa sugli scogli, tre uomini con i fagotti di vestiti sotto braccio scrutano le tenebre mentre a un centinaio di metri, nella piazzetta sul mare, siedono a un tavolino del caffè il capo della colonia, un maresciallo, l’ex pretore. C’è uno spazio utile di pochi minuti prima che la ronda si accorga che in tre non hanno fatto rientro a casa. Nitti è il primo a scivolare in acqua al segnale convenuto, Lussu e Rosselli tornano indietro convinti che l’appuntamento sia saltato per l’ennesima volta. Paolo Fabbri, prezioso collaboratore, corre verso il paese per riacchiapparli. Riattraversano insieme l’abitato in maniera fortunosa (nel cortile di una delle loro case è in corso una lite per dei polli, in piazza si mangiano granite al bar), Lussu è travestito da vecchio pescatore ma Rosselli rischia di farsi riconoscere. Di nuovo sugli scogli, al buio, poi giù in mare, a tentoni. Rosselli: «Bum bum: nella calda notte di luglio si odono rumori sordi, come di martellate provenienti dal fondo marino. Un’ombra nera si profila, là a ottanta metri verso il porto». «Il mare era calmissimo. Ad un tratto, appena percettibile, il palpito di un motore», racconterà Lussu. Salgono a bordo con una scala di corda, aiutati da Nitti e Dolci, mentre il motoscafo scivola, pericolosamente alla deriva, verso il molo. L’equipaggio è al completo, zuppo ma trionfante. Oxilia dà gas. A terra li sentono tutti, compreso Ferruccio Parri che dall’inizio ha scelto di rimanere con la famiglia, compreso Fabbri che ha il compito di distrarre e trattenere le guardie. È un attimo, i motori rombano, un balzo e via. Nessun allarme a terra, gli sbirri pensano si tratti di un mezzo dei loro. E comunque sarebbero imprendibili: corrono come pazzi nella notte verso la Tunisia, verso la libertà. Al buio, sulle onde. Non è facile, oggi, immaginare quanto si dovesse conoscere, in quel periodo, delle cose che accadevano. Nell’Italia fascista no stampa libera, no comunicazioni non autorizzate. Redazioni dei giornali tutte sotto controllo a partire dai direttori, tutti fascisti; censura e autocensura; milioni di occhi e orecchie pronti a delazioni e un popolo intero disposto a volenteroso controllo sugli altri. La notizia della fuga, agli italiani, viene data solo il 10 agosto. Gli evasi che, passando dalla Tunisia, sbarcano a Marsiglia e poi partono per Parigi in treno trovano ad attenderli Salvemini, che ha organizzato per loro una specie di tournée tra direttori di giornali internazionali e salotti della cultura (Lussu lo chiama scherzosamente il loro «impresario»). Hanno capito che è importantissimo raccontare, spiegare all’estero di cosa si parla quando si parla di fascismo. Sentirlo dalla viva voce di chi è riuscito a beffare il regime è fondamentale, è un controcanto necessario, e i tre sono degli ottimi oratori, asciutti, ironici, appassionati. Rilasciano interviste che escono a Londra, Parigi, negli Stati Uniti, in Argentina, Svezia, Svizzera, e incrinano fortemente l’immagine internazionale del regime, contrastano la propaganda serrata e potente di Mussolini. “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 41-42.
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falcemartello · 2 years
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Oggi è il compleanno di Assange.
La sua prigionia è la nostra, ed è la prova del regime in cui ci troviamo.
Ogni giornalista che non spende parole per lui fa parte del sistema.
Non abbiamo bisogno di altre prove.
Enzo Pennetta
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BUON COMPLEANNO EROE
Oggi Assange compie 51 anni. Come ormai da troppo tempo, da troppi anni, non ci sarà nulla da festeggiare.
Ci sarà invece da fare l'ennesimo funerale alla tanto sbandierata Democrazia Occidentale.
Julian sta per essere trasferito nelle carceri statunitensi. E come al solito nessuno sembra interessarsene.
Julian poteva e doveva essere salvato. Julian doveva e poteva essere protetto. Julian andava a tutti i costi tutelato.
Sarebbe bastato poco, veramente poco. Sarebbe bastato il costante ed incessante grido di allarme e di protesta di un'intera categoria: quella dei suoi colleghi.
E invece nessuno - tranne poche, pochissime mosche bianche - ha avuto il coraggio di denunciare, di opporsi a quest’atroce e indegna ingiustizia.
E pensare che i giornalisti dovrebbero essere proprio coloro i quali denunciano le trame del Potere, coloro i quali si battono per la Verità, coloro i quali si ergono a baluardo della Democrazia.
Solo dove c'è libertà di stampa ci può essere democrazia. Lottare per Julian vuol dire lottare per noi stessi, per la nostra libertà.
Invece purtroppo troppi - quasi tutti - si sono piegati a questa barbarie.
Troppi sono stati supini, proni ai diktat del potere.
L'informazione MAINSTREAM rappresenta la quintessenza del potere. È il braccio armato della PROPAGANDA. Lo abbiamo visto in questi ultimi due anni in maniera palese e cristallina.
Il nostro dovere è quello di continuare a batterci per Julian senza arrenderci a questo sistema di cose che, per quanto radicato, può essere sconfitto.
Onore ad Assange, buon compleanno Julian.
Francesco Centineo
Pro Italia Torino
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abr · 2 years
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“Il Governo cancella il Covid”. (Repubblica) No, sta chiudendo il circo. È diverso.
da https://twitter.com/AlexBazzaro/status/1585906830269710336
E gli approfittatori di regime vanno a frignare sui loro organi di stampa per boccaloni. Massima solidarietà: che finaccia, come quella dei "fact checkers" e dei "direttori" di twitter poveretti ...
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veritanascoste · 2 months
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FRANCIA: PROPOSTA LEGGE PER METTERE IN CARCERE CHI VA CONTRO LE TERAPIE DI STATO
La proposta di legge esiste davvero Viene presentata come "legge contro gli abusi settari", paragonando chi critica i protocolli sanitari ufficiali agli adepti di una setta.
1) MULTA E CARCERE PER CHI SI OPPONE ALLA SCIENZA DI REGIME
Nell'articolo 4, 2 si legge che è punito fino ad un anno di reclusione o con 15mila euro di multa chiunque consigli alle persone di abbandonare o astenersi dal portare a termine un trattamento o profilassi sanitaria se l'abbandono o l'astensione da tale trattamento viene presentata come benefica nei confronti della persona. Il reato viene commesso solo se tu consigli a tale persona di astenersi dal trattamento ed è portatrice di qualche patologia o condizione medica di fragilità per la quale la scienzah ritiene che non facendo il trattamento vi possano essere gravi conseguenze psicologiche o fisiche. Compie lo stesso reato chiunque consigli terapie alternative a quelle ufficiali, laddove la scienzah sostenga che queste pratiche siano dannose per la salute (comma 3). Il comma 4 prevede un aumento della pena fino a 3 anni di reclusione e 45mila euro di multa laddove l'astensione dal trattamento o il consiglio di trattamenti alternativi provochi effettivi danni alla persona. Il comma 5 sostiene che il reato viene commesso non solo da chi consiglia di persona una terapia alternativa o di astenersi dal trattamento sanitario, ma anche se tale consiglio viene fatto attraverso la stampa scritta o audiovisiva.
2) SCHIACCIARE CHI SI OPPONE A VACCINI, PSICHIATRIZZAZIONE E GENDER
Qualsiasi critica posta nei confronti della scienzah di regime può essere perseguibile. Innanzitutto chi critica i vaccini, perché questi vengono considerati uno strumento di profilassi. Per commettere reato basta anche solo che il soggetto possa avere conseguenze psicologiche negative, la legge potrebbe condannare anche chiunque si opponga all'"approccio affermativo" dell'ideologia gender, perché secondo questa ideologia un disforico che non viene assecondato nel suo delirio è a rischio di depressione o di suicidio, entrambe cose che potrebbero consentire al giudice di interpretare come reato l'invito ad astenersi dall'assumere bloccanti della pubertà o mutilazioni chirurgiche, visto che in Francia anche i minori possono prendere i bloccanti. La cosa può essere estesa a chiunque critichi l'eccessiva psichiatrizzazione e l'uso smodato e dannoso di psicofarmaci, soprattutto nei minori. Il consiglio di Stato riconosce che questa legge introduce un nuovo reato di opinione e che le sanzioni previste non sono né necessarie né proporzionali e costituiscono un attacco alla libertà di espressione.
3) ITER DI APPROVAZIONE E EMENDAMENTI
La legge non è stata ancora approvata, ma il 14 Febbraio il testo è stato adottato in prima lettura con alcune modifiche, che non vanno a cancellare l'introduzione del nuovo psicoreato. Dovranno concordare la stesura del testo definitivo, e poi la legge passerà alla fase post-parlamentare, dove potrà essere promulgata o ritirata. Gli emendamenti aggiungono pene più severe per chi è accusato di esercizio dell'abuso della professione medica o del farmacista se il reato viene compiuto online, e consentono al giudice di ordinare la totale censura sui social delle sue pagine e dei suoi account. Di solito l'accusa di "abuso della professione" veniva rivolta ai medici non vaccinati che continuavano a curare dopo la sospensione, oppure verso quei medici che rilasciavano esenzioni per il veleno sperimentale o applicavano cure diverse dai protocolli ministeriali.
CONCLUSIONI
Che il bersaglio di questa legge siano i no vax è affermato nel dossier di presentazione della legge, che inizia con
il proliferare dei discorsi che mettono in discussione le conoscenze scientifiche durante l’epidemia di covid-19 ha tuttavia suscitato una nuova consapevolezza del pericolo legato agli abusi settari in campo sanitario.
Una dichiarazione di guerra ai non vaccinati.
😳😳😳
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pedrop61 · 1 year
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📽️ Il giornalista Pablo Gonzalez, un anno di carcere duro senza processo in Polonia per aver documentato la guerra in Donbass
❗Trailer dell'intervista esclusiva, per la prima volta in Italia, a Oihana Goiriena, moglie Pablo Gonzalez, giornalista indipendente spagnolo arrestato a fine febbraio del 2022 in Polonia mentre documentava la crisi dei profughi ucraini. Da allora è in regime di carcere duro senza processo, da allora gli è impedito parlare con i suoi tre figli piccoli e con il suo avvocato di fiducia.
Perché la Polonia non rispetta i diritti minimi di un cittadino europeo? Perché nel Giardino Europa un giornalista viene arrestato e detenuto senza processo? Perché la stampa ufficiale non ne parla?
Guarda tutta l'intervista per scoprire perché il prossimo Pablo Gonzalez potresti anche essere tu!
by @ClaraStatello
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ilpianistasultetto · 2 years
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Quelli che parlano di una Russia dove la propaganda di regime regna sovrana mentre noi occidentali abbiamo la fortuna di vivere in Paesi democrarici dove c'e' liberta' di parola e di stampa, andrebbero sputati in un occhio. La propaganda regna in tutto il mondo e sono i ricchi ad averne le chiavi. In Russia e' il potere politico e gli oligarchi, in occidente i ricchi e la finanza. La propaganda la fa Putin in Russia, Jinping in Cina, o Kim in Corea, come la fa Musk con il suo nuovo twitter o Google o i fondi d'investimento americani. Il potere ha il compito di plagiare le menti e non ci sono differenze di niente se non nelle maschere indossate, quelle feroci e quelle finto-democrariche. Anche l'Italia e' un paese democratico ma dove sta la stampa libera? Le tre reti Rai dove tutti sono nominati e scelti dalla politica? O le tre reti mediaset regalate da Craxi al Pulcinella di Arcore? E i giornali? Sono liberi con editori come Agnelli, De Benedetti o Ciarrapico o Cairo? Solo gli imbelli possono credere a queste stronzate. Io che non sono un giornalista mi faccio piu' domande dei giornalisti veri e non capisco mai perche' loro non ci arrivano (anzi, lo capisco benissimo).. un po' di giorni fa le tv dissero che la Russia aveva deciso di sospendere il fuoco sulle acciaierie di Mariupol per permettere l'evacuazione dei civili. Dopo qualche giorno qualche scarna notizia parlava di condizioni non soddiafacenti per lo sgombro addotte dagli ucraini. Qualcuno ha provato a spiegarci? No! Poi altre tregue e tanti civili sgombrati da quell'inferno. Qualcuno li ha intervistati come fanno invece con altri civili ucraini quando c'e' da far vedere lo stazio di quella martoriata terra in guerra per capire perche' non uscivano da quei bunker? Ora vien fuori che sono rimaste le madri e le mogli di quei soldati del battaglione fascista Azov e che i civili rifugiati in quell'acciaieria erano tenuti prigionieri da quegli stessi militari e usati come scudi umani. Qualcuno inizia a parlarne, cosi ora anche su tv e giornali europei vengono fuori mille domande. Qulcuno chiedera' al presidente ucraino Zelensky se sapeva come stessero le cose? Era complice di quella scelta per difendere i suoi soldati e sfruttare un eventuale eccidio di civili a suo favore? Sapevano gli USA? Avevano consigliato loro a Zelensky questa strategia? La propaganda e' uno schifo da qualsiasi parte venga e compito delle persone intelligenti e' mandare tutti a fanculo cercando di capire con la propria testa.. @ilpianistasultetto
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curiositasmundi · 2 months
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[...]
A beneficiare della morte di Navalny, infatti, non è certo il Cremlino, sebbene, a essere obiettivi, il tema è a dir poco spinoso e la responsabilità della sorte di Navalny, in attesa di prove, può essere comunque riconducibile al regime russo e alle condizioni di prigionia in cui versava il dissidente nel carcere siberiano di Kharp, nella Siberia del Nord. A complicare le cose ci si mette Bild che rivela che sarebbe morto «forse poco prima di una sua possibile liberazione», nell’ambito di uno scambio di detenuti tra USA, Russia e Germania.
Mentre la stampa allineata acclama Navalny come un martire, descrivendolo erroneamente come “il leader dell’opposizione” e il nemico numero uno di Putin (che non era), gli stessi media mainstream evitano accuratamente di riportarne le origini e la formazione, ignorando in maniera selettiva le sue storiche inclinazioni nazionaliste, i legami con gruppi neonazisti, i ripetuti commenti xenofobi e le estreme opinioni anti-immigrazione. Finendo per dipingere la sua biografia come quella di un liberale di centrodestra. 
Che Navalny sia stato, almeno per una parte cospicua della propria storia politica, un razzista e un suprematista è noto e lo scriveva, del resto, proprio La Stampa in un articolo dal titolo inequivocabile, pubblicato nel 2012: «Il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar Putin». Dodici anni fa, il quotidiano torinese si poteva permettere di svelare il «lato oscuro dell’Assange russo», definendo senza mezzi termini Navalny un «blogger-star», xenofoba e di estrema destra. Nell’articolo si descrivevano le sue simpatie nazionaliste e le sue «tendenze giustizialiste», sottolineando che a novembre 2006 Navalny era in prima fila alla Marcia Russa dei “rivoluzionari bianchi”, tra neonazisti e slogan anti-Caucaso.
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Nato nel 1976 in una cittadina della provincia di Mosca, fin da giovanissimo Alexei Navalny è attivo nell’opposizione russa, finché nel 2008 viene cacciato dal partito Narod (Popolo), che aveva contribuito a fondare, per affermazioni xenofobe, dopo che in un comizio aveva paragonato i caucasici a degli «scarafaggi scuri di pelle» suggerendo di adoperare «le pistole» contro di loro, visto che non sarebbe bastata la paletta per schiacciarli. Non ritrattò mai queste frasi: nel 2017, in un’intervista al The Guardian, aveva ammesso di non avere rimpianti per le sue dichiarazioni passate e giustificò il suo paragone tra migranti e scarafaggi come una «licenza artistica». Nel febbraio 2021 Amnesty International ritirò a Navalny la designazione di “prigioniero di coscienza”, per via delle sue dichiarazioni nazionaliste, ripristinandola a maggio dello stesso anno.
Riconosciuti il carisma e le innegabili qualità di leader, Washington decide di puntare su di lui, “formandolo”, in modo da renderlo più presentabile. È così che Navalny finisce nell’incubatore a stelle e a strisce e diventa un prodotto mediatico. Parte per gli USA, per un periodo di formazione all’Università di Yale, come invitato nell’esclusivo Greenberg World Fellows Program, un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale appena 16 persone con caratteristiche tali da farne dei “leader globali”.
Dopo la formazione, Navalny torna in Russia profondamente cambiato: niente più comizi nazionalistici e xenofobi, inizia la lotta contro la corruzione, per i diritti umani e contro il potere di Putin. Fonda il movimento Alternativa Democratica, uno dei beneficiari, come confermato da Wikileaks, della National Endowment for Democracy (NED), un’agenzia statunitense fondata nel 1983 con l’obiettivo dichiarato di promuovere la “democrazia” all’estero. In particolare, la NED è stata fortemente attiva in Ucraina, dove ha sostenuto il colpo di Stato di piazza Maidan. La tecnica, ormai consolidata, è quella delle “rivoluzioni colorate” per fomentare una ribellione anti-governativa, in modo da indebolire lo Stato dall’interno, mentre dall’esterno cresce su di esso la pressione militare, politica ed economica. Il progetto degli aiuti internazionali in questa forma risale, infatti, all’ex presidente americano Ronald Reagan: grazie alla costituzione di una rete di associazioni non governative, il governo americano controlla attivamente dal 1981 la politica estera, senza dovere più ricorrere ai fondi neri della CIA. 
Non sono nemmeno un mistero i rapporti di Navalny con i servizi segreti occidentali: in un video del 2012, ripreso dagli agenti russi del controspionaggio, Vladimir Ashurkov, il braccio destro dell’attivista, incontra in un ristorante di Mosca William Thomas Ford, agente dell’MI6 inglese, chiedendo apertamente finanziamenti per la sua campagna politica, impegnandosi a stabilire contatti con gli oligarchi al fine di rassicurarli sulla preservazione dei loro privilegi.
Da evidenziare, anche, come i media mainstream abbiano accuratamente evitato di ricordare le condanne di Navalny per frode e appropriazione indebita, facendo passare l’idea che sia stato arrestato esclusivamente per motivi “politici”. L’attivista era stato giudicato colpevole di appropriazione indebita nel 2014 su denuncia della casa di cosmetici francese, la Yves Rocher, di cui era il referente russo. Già allora La Repubblica evocava l’esistenza di una «trama oscura», una «trappola del regime per neutralizzare un oppositore politico». All’arresto per frode seguì un lungo tira e molla di arresti domiciliari, un sospetto avvelenamento, violazioni degli arresti e di nuovo la prigione per queste violazioni. Sebbene non sia da escludere che le accuse siano state amplificate o strumentalizzate, è curioso notare come i media occidentali abbraccino, in maniera ipocrita, la pista dei complotti a corrente alternata, proponendo, nel caso di Navalny una rappresentazione unilaterale e tutt’altro che realist
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ninocom5786 · 1 year
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FOTO DI GRUPPO DI UNA STRAGE
La CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro è la principale organizzazione dei lavoratori in Italia, simbolo di un passato conflittuale e combattivo di lotta per la giustizia sociale ed emblema di un presente consociativo all’insegna della pace sociale che ha reso i lavoratori italiani i meno pagati d’Europa e i più precarizzati.
Tutto potevamo aspettarci dall’attuale CGIL ma non che volasse in Ucraina davanti alla Casa dei Sindacati di Odessa, teatro di una strage di lavoratori, facendosi un selfie con i loro assassini o mandanti.
Portando sostegno e solidarietà allo stesso Regime criminale, quello di Zelensky, che ha messo fuorilegge i sindacati e perseguita ferocemente le organizzazioni dei lavoratori del suo Paese.
Sto parlando dell’assalto alla Casa dei Sindacati di Odessa da parte delle forze neonaziste ucraine armate e finanziate dalla NATO, dagli USA e dell'Unione Europea.
Fu una strage che la "libera stampa occidentale" si guardò bene dal raccontare, per non far sgretolare tutto il castello di ipocrisie e di doppiezze dietro cui i nostri sinceri democratici si nascondono.
Dopo che le bande squadriste su mandato degli USA avevano attuato il colpo di stato e deposto in maniera violenta il legittimo Presidente Viktor Janukovic - eletto solo un anno prima e considerato eccessivamente filorusso - si aprì ufficialmente la caccia all'uomo nei confronti di tutti i comunisti, i sindacalisti, le persone di sinistra o quelle accusate di essere troppo vicine alla Russia.
La strage di Odessa avvenne in questo clima.
Il 2 Maggio 2014 Pravy Sektor e altre milizie paramilitari neonaziste assediarono la Casa dei Sindacati di Odessa. Decine di persone terrorizzate si barricarono dentro e come risposta i banderisti ucraini circondarono l'edificio e appiccarono il fuoco.
Decine di persone morirono bruciate vive.
I pochi che riuscirono a fuggire dall'incendio buttandosi dalla finestre furono sgozzati dai neonazisti che circondavano il palazzo.
Alla fine del rogo i testimoni trovarono i corpi carbonizzati di almeno 42 persone, a cui vanno aggiunti i cadaveri delle donne seviziate e violentate, tra cui una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici, e delle persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio.
Quando i vigili del fuoco si avvicinarono all'area per poter intervenire, furono attaccati frontalmente dagli estremisti di destra che impedirono il loro intervento.
Nessun processo è stato mai intentato dal governo ucraino per quell'eccidio, anzi buona parte dei responsabili furono premiati e promossi a ruoli istituzionali e cariche governative.
Nei giorni successivi il massacro fu celebrato attraverso un manifesto in cui si festeggiava la carneficina dei filorussi paragonandoli a delle "coccinelle rosse" che venivano arse vive.
Questa è la gente a cui la CGIL è andata a stringere la mano.
Maurizio Landini non ha nulla da dire?
Roberto Vallepiano
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Da quando la CGIL non è più un sindacato ma un'accozzaglia di servi dei padroni e dei padroncini e succursale del PD?
Povero sindacato, Di Vittorio si starà rivoltando nella tomba.
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