Tumgik
#tokyo rengers
zer0n0tf0und · 5 months
Text
Tumblr media
46 notes · View notes
fotopadova · 4 years
Text
Foto/Industria 2019 a Bologna
di Cristina Sartorello
-- Fino al 24 novembre 2019 si tiene a Bologna la quarta edizione della Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, promossa e organizzata dalla Fondazione Mast, guidata dalla generosa mecenate ed imprenditrice Gabriella Seragnoli, unica rassegna inedita su mondo del lavoro, con undici mostre di fotografia, ad ingresso totalmente gratuito, riunite con il termine di Tecnosfera, ideato nel 2013 dal geologo Peter Haff, ed esposte per l’occasione in alcuni palazzi storici della città, oltre alla sede del Mast in via Speranza a Bologna.
Tumblr media
© American Viscose Corporation, Marcus Hook, Pennsylvania, 1944 Donation André Kertész, Ministère de la Culture (France), Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, diffusion RMN-GP
Curata da Francesco Zanot, che succede a François Hébel dopo tre edizioni, la biennale Foto/Industria adotta il titolo Tecnosfera per dare corpo sul futuro della visione foto-grafica, indagando il complesso e dinamico sistema del fare, che caratterizza la presenza dell’uomo sul pianeta terra, garantendone la sua sopravvivenza. Tra le sue mostre storiche, tre sono inedite e sono quelle di maggiore spessore per documentazione, tecnica fotografica e tipologia di stampa: quella di André Kertész “Tires- Viscose”, a cura di Matthieu Rivevallin, in arrivo dagli archivi statali di Parigi,  con fotografie inedite del 1944, dedicata ai primi scatti del maestro della street photography, una volta sbarcato in America per fuggire dalla guerra europea, con due reportage uno sui pneumatici Firestone e l’altro sull’industria tessile.
Tumblr media
Ferrari © Eredi di Luigi Ghirri
Poi nei sotterranei di Palazzo Bentivoglio troviamo gli scatti di Luigi Ghirri “Prospettive industriali”, sulle commissioni per Ferrari con le foto delle auto per bambini o la catena di montaggio delle famose auto rosse, per Costa Crociere ed erano le prime grandi navi come la Costa Classica del 1991, con l’innovativo teatro alto quanto due ponti della nave, dove aveva ben cantato  Riccardo Cocciante, che sembrava una formica sul palcoscenico, rispetto alla vastità degli ambienti, me delle sale da pranzo decorate come salotti veneziani, (ero stata invitata allora alla presentazione della nave a Genova); per i disegni dei gioielli di Bulgari ed il suo negozio a New York sulla Quinta strada, e le ceramiche  Marazzi, in cui gli oggetti industriali vengono trattati come nature morte in fotografie presentate insieme agli album di provini originali e documenti chiarificatori.
Tumblr media
© Lisetta Carmi. Courtesy of Martini & Ronchetti, Genova
La mostra di Lisetta Carmi “Porto di Genova”, dedicata alla Italsider, è a cura di Gianni Martini, storico gallerista e studioso genovese; sono casi in cui la fotografia narra un’industria della ricostruzione, del boom economico, in una fase storica nella quale, l’industria è sinonimo di felicità individuale e collettiva. Lisetta Carmi era una pianista prima di dedicarsi alla fotografia e nel 1960 tenne un corso di musica per gli operai, entrando in contatto con le loro dure realtà lavorative nel porto, scattando foto sulla fase di lavorazione dell’acciaio, lo scarico dei fosfati dalle stive, trasformando la condizione umana in verità.
Tumblr media
 © Albert Renger-Patzsch / Archiv Ann und Jürgen Wilde, Zülpich / by SIAE 2019
L’industria diventa un punto di riferimento del genere fotografico negli anni venti e trenta negli scatti di un pioniere come Albert Renger-Patzsch, che immortala nella Ruhr del primo Novecento, quando il mondo era tutto da costruire ed un lampione o una strada solitaria o ardite strutture di edifici industriali, nature morte di oggetti prodotti dalle stesse macchine diventano l’equivalente in fotografia del movimento pittorico della Nuova oggettività.
Tumblr media
© Matthieu Gafsou / Galerie C / MAPS
Estremamente interessante la mostra del fotografo svizzero Matthieu Gafsou che si interessa delle aspirazioni al potenziamento cyberpunk del corpo umano del transumanesimo, cioè quel movimento culturale che mira ad aumentare le capacità del corpo umano attraverso l’uso della scienza e della tecnologia; mentre il giovane fotografo giapponese Yosuke Bandai si occupa della questione rifiuti portata su un piano metafisico e poetico, partendo dalla raccolta di una serie di oggetti abbandonati per la strada, poi riprodotte con lo scanner e presentate sotto forma di stampe fotografiche, che sono sottratte allo scorrere del tempo.
Tumblr media
© Yosuke Bandai. Courtesy of TARO NASU, Tokyo
Con “Olympia” di David Claerbout abbiamo una fotografia innestata nel mondo intelligente della simulazione computerizzata, per evidenziare l’invecchiamento dello stadio olimpico berlinese del 1936, progettato per durare mille anni da Albert Speer per il Terzo Reich; mentre in  “Arquivo Urbano” il fotografo dell’Angola Delio Jasse rappresenta la capitale Luanda modificando e rileggendo le sue fotografie in modo surreale per mostrare architetture che collassano una sull’altra in una megalopoli di cinque milioni di abitanti con crescita esponenziale a quindici milioni nel 2030.
Tumblr media
© David Claerbout -Courtesy the artist and galleries Sean Kelly, New  York,   Esther Shipper, Berlin, and Rudiger Shottle, Munich, Untilthen, Paris
Il progetto “Prospecting Ocean” di Armin Linke è il frutto di una ricerca durata tre anni nei più importanti laboratori di scienze marine al mondo, ricostruendo la fitta rete di collegamenti tecnocratici per la nuova frontiera degli scavi oceanici.
Tumblr media
© Armin Linke 2018
Al Mambo un altro salto nel tempo è quello operato dalla giapponese Stephanie Syjuco, con la rievocazione storica della cable car dei fratelli Miles di San Francisco, celebri pionieri del cinema muto, antenata di quella Google car by Google Earth, che cancella le figure umane rendendo le città spettrali e “Spectral city” è proprio una visionaria rappresentazione di questa trasformazione.
Tumblr media
© Stephanie Syjuco. Courtesy of the artist and RYAN LEE Gallery, New York
Chiude magistralmente il percorso di Foto/Industria la bellissima mostra “Antropocene” (https://www.fotopadova.org/post/185335342708), aperta fino al 5 gennaio 2020, curata da Urs Stahel degli artisti Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier che attraverso immagini video ed installazioni a narrazione visiva tra arte e scienza, illustrano i segni indelebili lasciati dal genere umano sugli strati geologici del pianeta.
Tumblr media
Ingresso la mostra Antropocene,  ph.© Cristina Sartorello
Importante novità è la possibilità di poter accedere a qualsiasi sito espositivo prenotandosi on line o accreditandosi al momento per avere il badge gratuito per visitare tutte le mostre e partecipare agli eventi in programma. Il Mast e Bologna insegnano molto!
0 notes
oscarenfotos · 4 years
Text
Presentamos una galería especial de Issei Suda, el fotógrafo japonés que supo ver el teatro en la vida.
Issei Suda
Issei Suda 44 49 50 51
Suda Issei: El teatro de la vida
Por Óscar Colorado Nates*
Suda Issei es un una figura paradójica en la fotografía japonesa: sumamente importante, pero increíblemente desconocido por un trabajo realizado durante décadas desde la oscuridad.[1] Sin embargo, vale la pena rescatar el trabajo de un fotógrafo quien -a pesar de su propia reclusión y búsqueda de anonimato- obtuvo el Premio Domon Ken por su trabajo “Human Memory” (人間の記憶, destacó como profesor de fotografía en la Universidad de Arte de Osaka y que operó,  hasta 1997, la Haranagacho-bashi Gallery.[2]
Primeros años y formación fotográfica
Suda Issei[3] nació en Tokio en 1940[4] y su verdadero nombre fue Kazumasa Suda.[5]
A los 20 años compró su primera cámara, con la que merodeaba las calles de Tokio. Su madre le regaló, posteriormente, una cámara Rolleiflex (réflex binocular de formato medio); entonces decidió matricularse en el Tokyo College of Photography a contracorriente de los deseos de su padre quien buscaba que su hijo único tomara las riendas de su pequeño negocio familiar. No fue fácil: un profesor le dijo “lo único que tienes es una cámara buena.”[6] Su tozudez le ayudó: para 1962 ya se había graduado de la Universidad como fotógrafo.[7]
En aquella época le fascinaba el cine, en particular la fotografía muy contrastada y la obra de Orson Welles fue una influencia importante. “Adoraba las fotografías fijas de las películas. Sentía el poder de una sola imagen para representar un largometraje entero.”[8]
Del teatro a la vida independiente
Entre 1967 y 1970 Issei Suda fue fotógrafo en el grupo teatral Tenjo Saijiki de Shuji Terayama.[9] Este momento de su vida fotográfica fue crucial e influiría en el resto de su vida fotográfica. Luego se independizó.[10]
Durante sus años de trabajo teatral era visto como un kameraman (término adoptado del inglés: operador de cámara), pero él mismo comenzó a verse más como un shashinka (写真家),un fotógrafo-artista.[11]
Entonces, Suda Issei comenzó a viajar. El fotógrafo explica: “[Un día] caminé y vi a una cabra luchando con una cuerda enredada entre las ramas. Inmediatamente abrí el obturador de mi cámara. La gente a menudo dice que parece una criatura extraterrestre o sagrada. Cuando tomo fotos, no pienso en nada. No hay de qué preocuparse: luego de hacer la fotografía arreglé su cuerda y el animal estuvo bien.”[12]
Su viaje por Japón le condujo por diferentes ciudades y su gente. Capturó festivales tardicionales, patrones, texturas y cuanto veía, siempre con un ojo teatral.[13] De ahí surgió el que sería, probablemente, su trabajo más conocido: Fûshi Kaden.
Fûshi Kaden es el título que tomó Issei Suda del libro fundamental de Teatro Japonés Noh escrito hacia el siglo XV por el maestro Zeami. El Teatro Noh es una forma de arte performática que fusiona textos con danza y música.[14]
Este trabajo se publicó originalmente en la revista Camera Mainichi para ser presentado en formato de libro en 1980.
El trabajo acogió con una nueva mirada esta forma de arte tradicional y un rescate de los actores y músicos de festivales locales.[15]
Su manera de ver el mundo
Ferdinand Brueggemann, experto en fotografía japonesa explica que:
“Aunque Suda desarrolla cada una de sus tomas con una precisión increíble, sus imágenes también siempre describen la realidad con alguna forma de distorsión sutil. Sus obras operan en un espacio altamente cargado en algún lugar entre la representación objetiva de los acontecimientos cotidianos y, a menudo, puntos de vista bastante inusuales de la vida cotidiana que parecen encarnar algún sentido de misterio … En última instancia, es el teatro de la vida cotidiana el que sirve de modelo para Suda Issei. imágenes precisas y, al mismo tiempo, misteriosas “.[16]
Y es que una característica peculiar del trabajo de este fotógrafo es un trabajo más directo que el de sus colegas de Provoke.
Suda Issei pertenece a una corriente fotográfica conocida como Kompora, palabra que integralas voces contemporary y photographers. El nombre surgió por la exposición que se realizó en 1966 la George Eastman House (Rochester New York) titulada Contemporary Photographers: Towards a Social Landscape.
Los movimientos Provoke y Kompora buscaban desmarcarse del estilo foto-periodístico del Japón de la preguerra. Aunque los dos movimientos eran muy distintos: mientras Provoke se afincaba en la estética del are, bure, bokeh (grano, barrido y desenfoque) mucho más gestual, Kompora se acercaba mucho más al espíritu de la Nueva Objetividad de Renger-Patszch donde se buscaba que el fotógrafo tuviera una mirada más fría y objetiva. En una suerte de idea-manifiesto, Kompora buscaba un “…divorcio de la ideología y un acercamiento a la realidad de una manera fría y sin emociones, trabajando con la máxima precisión posible a través de un foco en los eventos comunes y las imágenes cotidianas.”[17]
En la estética Kompora, Suda Issei realiza una observación muy aguda de lo cotidiano, donde incorpora su búsqueda/encuentro de lo teatral.
Reconocimiento
Suda Issei ganó el 16º Premio Domon Ken Award por su trabajo “Human Memory(人間の記憶)”.[18] Aunque también realizó otras obras como “Waga-Tokyo 100”, “Ningen no kioku”, “Min’yo sanga” fue en 1976 cuando recibió el premio de la Asociación Fotográfica de Japón por “Kaze Johanden”[19]
Realizó mas de 76 exposiciones en solitario, principalmente en Japón, aunque se obra forma parte de muchas colecciones importantes en el mundo como The  J. Paul Getty Museum, el Museum of Fine Artes (Houston) o el SFMoMA (Museo de Arte Moderno de San Francisco).
Entre sus libros destacan Fushi Kaden (1978), My Tokyo 100 (1979), Human Memory (1996) and Minyou Sanga (2007).
Muerte
Hacia el final de su vida operó la Galería Haranagacho-bashi y fue profesor en la Osaka University of Arts.[20]
Durante sus últimos años vivió en la ciudad de Chiba donde falleció a los 78 años en 2019.
Suda Issei dijo una vez. “En el pasado, me acerqué y fotografié sujetos que me atrajeron. Ahora, parece que me atraen los sujetos que se retiran de la línea de visión. Hay una palabra shinra bansho, que significa «todas las cosas en la naturaleza», «creación completa» o «universo». La fotografía solo elimina una pequeña parte de toda esta creación, mientras que los sujetos que elijo existen por igual “.[21]
* Dr. Óscar Colorado Nates (Ciudad de México, 1969)
Académico, crítico, analista y promotor de la fotografía. Doctor «cum laude» en Ciencias de la Documentación por la Universidad Complutense de Madrid y Máster en Narrativa y Producción Digital por la Universidad Panamericana (Cd. de México) donde es Investigador de Tiempo Completo y Profesor Titular de la Cátedra de Fotografía Avanzada así como Docente de Posgrado en Nuevas Narrativas.   Autor de libros como Fotografía 3.0; El Mejor Fotógrafo del Mundo; Fotografía de Documentalismo Social; Instagram, el ojo del mundo; Fotografía Artística Contemporánea y Pensamientos Decisivos: 650 reflexiones fotográficas. Comunicador transmedia, es director y conductor del programa de radio Imagen Líquida y creador de productos audiovisuales de divulgación como FotoPop y reflexión como El Mundo de la Fotografía. Fundador del Observatorio de Cultura Fotográfica. Miembro del Seminario de Imagen y Cultura, la Asociación Mexicana de Estudios en Estética (AMEST), el Seminario Permanente de Análisis y Crítica Cinematográfica (SEPANCINE) y de The Photographic Historical Society (Rochester, NY), entre otras agrupaciones académicas. Participa en el Programa de Apoyo a Proyectos para Innovar y Mejorar la Educación (PAPIME) de la Universidad Nacional Autónoma de México.
Las opiniones vertidas en los artículos y producciones audio-visuales son personales. © 2011-2020 by Óscar Colorado Nates. Todos los Derechos Reservados. Esta publicación se realiza sin fines de lucro y con fines de investigación, enseñanza y/o crítica académica, artística y/o científica.
The presentation in this blog of photographs, movies, recordings or written material is used for purposes of criticism, comment, news reporting, teaching and/or research, and as such, it qualifies as fair use as forseen at 17 U.S. Code § 107 and it is not an infringement of copyright. For more information, please check the following link with our Legal Notice regarding copyright.
Notas
[1] Issei Suda | LensCulture, «Anonymous Japanese Master: Issei Suda – Photographs by Issei Suda», LensCulture, accedido 4 de abril de 2020, https://www.lensculture.com/articles/issei-suda-anonymous-japanese-master-issei-suda.
[2] «ISSEI SUDA», PRISKA PASQUER, 16 de septiembre de 2014, https://priskapasquer.art/issei-suda/.
[3] Usamos la costumbre occidental de usar primero su nombre de pila y luego el apellido, aunque en Japón se le suele nombrar Issei Suda
[4] Shashasha.co, «Issei SUDA – 須田一政 | Shashasha 写々者 – Delivering Japanese and Asian Photography to the World», shashasha 写々者, accedido 4 de abril de 2020, https://www.shashasha.co/en/artist/issei-suda.
[5] «「天井桟敷」カメラマン、写真家の須田一政さん死去 : エンタメ・文化 : ニュース», 読売新聞オンライン, 7 de marzo de 2019, https://www.yomiuri.co.jp/culture/20190307-OYT1T50160/.
[6] Rena Silverman, «Japanese Swordsman With a Camera», Lens Blog (blog), 30 de septiembre de 2014, https://lens.blogs.nytimes.com/2014/09/30/japanese-swordsman-with-a-camera/.
[7] «ISSEI SUDA», PRISKA PASQUER, Op. Cit.
[8] Rena Silverman, Op. Cit.
[9] Shashasha.co, Op. Cit.
[10] «写真家の須田一政さんが死去 「風姿花伝」», article.life.arts, 産経ニュース (pub01, 7 de marzo de 2019), https://www.sankei.com/life/news/190307/lif1903070029-n1.html.
[11] Marco Bohr, «Issei Suda’s Theater of the Everyday», Time, accedido 4 de abril de 2020, https://time.com/3589804/issei-sudas-theater-of-the-everyday/.
[12] Rena Silverman, Op. Cit.
[13] «Issei Suda – 130 Artworks, Bio & Shows on Artsy», accedido 4 de abril de 2020, https://www.artsy.net/artist/issei-suda.
[14] «ISSEI SUDA», PRISKA PASQUER, Op. Cit.
[15] Marco Bohr, Op. Cit.
[16] LensCulture, «Anonymous Japanese Master: Issei Suda – Photographs by Issei Suda», LensCulture, accedido 4 de abril de 2020, https://www.lensculture.com/articles/issei-suda-anonymous-japanese-master-issei-suda.
[17] amer4127, «An Interview with Ferdinand Brüggemann – “Issei Suda Master of Japanese Photography” (2011)», AMERICAN SUBURB X (blog), 8 de julio de 2013, https://americansuburbx.com/2013/07/interview-ferdinand-bruggemann-issei-suda-a-master-of-japanese-photography-2011.html.
[18] «「天井桟敷」カメラマン、写真家の須田一政さん死去 : エンタメ・文化 : ニュース», 読売新聞オンライン, 7 de marzo de 2019, https://www.yomiuri.co.jp/culture/20190307-OYT1T50160/.
[19] Ídem
[20] «ISSEI SUDA», PRISKA PASQUER, Op. Cit.
[21] Rena Silverman, Op. Cit.
  Fuentes de investigación
328 outstanding Japanese photographers. Tokio: Tōkyō-to Shashin Bijutsukan sōsho (Museo de Fotografía de Tokio), Takosha, 2000.
amer4127. «An Interview with Ferdinand Brüggemann – “Issei Suda Master of Japanese Photography” (2011)». AMERICAN SUBURB X (blog), 8 de julio de 2013. https://americansuburbx.com/2013/07/interview-ferdinand-bruggemann-issei-suda-a-master-of-japanese-photography-2011.html.
Bohr, Marco. «Issei Suda’s Theater of the Everyday». Time. Accedido 4 de abril de 2020. https://time.com/3589804/issei-sudas-theater-of-the-everyday/.
INC, SANKEI DIGITAL. «写真家の須田一政さんが死去 「風姿花伝」». Article.life.arts. 産経ニュース. pub01, 7 de marzo de 2019. https://www.sankei.com/life/news/190307/lif1903070029-n1.html.
PRISKA PASQUER. «ISSEI SUDA», 16 de septiembre de 2014. https://priskapasquer.art/issei-suda/.
«Issei Suda – 130 Artworks, Bio & Shows on Artsy». Accedido 4 de abril de 2020. https://www.artsy.net/artist/issei-suda.
«Issei Suda on the Drama of Photography · SFMOMA». Accedido 4 de abril de 2020. https://www.sfmoma.org/watch/issei-suda-drama-photography/.
LensCulture, Issei Suda |. «Anonymous Japanese Master: Issei Suda – Photographs by Issei Suda». LensCulture. Accedido 4 de abril de 2020. https://www.lensculture.com/articles/issei-suda-anonymous-japanese-master-issei-suda.
———. «Issei Suda». LensCulture. Accedido 4 de abril de 2020. https://www.lensculture.com/issei-suda.
Shashasha.co. «Issei SUDA – 須田一政 | Shashasha 写々者 – Delivering Japanese and Asian Photography to the World». shashasha 写々者. Accedido 4 de abril de 2020. https://www.shashasha.co/en/artist/issei-suda.
Silverman, Rena. «Japanese Swordsman With a Camera». Lens Blog (blog), 30 de septiembre de 2014. https://lens.blogs.nytimes.com/2014/09/30/japanese-swordsman-with-a-camera/.
読売新聞オンライン. «「天井桟敷」カメラマン、写真家の須田一政さん死去 : エンタメ・文化 : ニュース», 7 de marzo de 2019. https://www.yomiuri.co.jp/culture/20190307-OYT1T50160/.
  Suda Issei: Galería + Mini Bio Presentamos una galería especial de Issei Suda, el fotógrafo japonés que supo ver el teatro en la vida.
0 notes
zer0n0tf0und · 11 months
Text
Baji: chifuyu! My face is on fire! chifuyu: Baji! Are you ok?! Baji: Oh yes, I'm fine. I just said that to make sure you'd come in here quickly. chifuyu: But your face is on fire. Baji: Yes. It's much faster than shaving.
1 note · View note