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#vorrei essere già a marzo
omarfor-orchestra · 2 years
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Ma perché mi mancano tre esami e sembra che devo dare un piano di studi intero
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seoul-italybts · 3 months
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[✎ ITA] Harper's Bazaar Japan : marzo 2024, Intervista - JIMIN, Acuto e Sensibile, un Uomo Pieno d'Amore | 19.01.2024
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🗞 Harper's Bazaar Japan Marzo 2024 | Twitter
JIMIN, acuto e sensibile, un uomo pieno d'amore
__ AOKO MATSUDA __
Fortunatamente abbiamo avuto l'opportunità di immortalare Jimin dei BTS, prima del suo servizio militare. Questo servizio fotografico e l'intervista annessa sono contenuti inediti, disponibili esclusivamente su Harper's Bazaar. Star K-Pop di fama globale, nonché ambassador per Tiffany & Co., vi presentiamo ora gli scatti fatti da Bazaar a Jimin dei BTS, un'icona del suo tempo.
Durante l'intervista, condotta da Aoko Matsuda, Jimin indossava gioielli firmati Tiffany, con l'eleganza e la naturalezza di spirito che lo contraddistinguono.
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❝ Spero che tuttə quantə possano sempre trovare e sperimentare
anche solo un pizzico di gioia, nelle proprie esistenze ❞
In quanto membro dei BTS, hai contribuito molto a portare cambiamenti positivi nel mondo, ma quali sono le tue speranze per il futuro – non solo per la società e cultura a te più immediate, ma per il mondo in generale? Questa è la domanda cui è collegata la suddetta risposta. “Spero che tuttə quantə possano sempre trovare e sperimentare anche solo un pizzico di gioia, nelle proprie esistenze.” Questo potrà sembrare un auspicio piuttosto semplice, ma non lo è, specialmente in una società come la nostra, con tutte le problematiche d'attualità cui stiamo assistendo.
Tuttavia, le/i sue/oi fan e coloro che lo seguono da tempo sapranno sicuramente che Jimin ha sempre fatto tutto il possibile affinché le persone a lui care potessero sperimentare anche solo un pizzico di gioia
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Questo tipo di approccio traspare chiaramente anche dal suo album solista, “FACE”. Quando gli ho chiesto se avesse scoperto qualche nuova abilità o punto di forza, grazie alle sue attività individuali, la sua risposta – molto umile – è stata. “Era la prima volta che mi cimentavo in un progetto simile, ma grazie a questa prima esperienza, in futuro, vorrei mettermi ulteriormente alla prova e continuare a crescere.”
Personalmente, sono diversi anni che seguo Jimin e sono sua fan, ma ciò che non manca di sorprendermi ogni volta è che la sua non è solo modestia, è davvero convinto di ciò che dice.
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Un giorno stavo guardando un'esibizione di ‘DNA’, e ho pensato sarebbe stato interessante scoprire di più sul suo conto. L'ho visto balzare in primo piano sul verso “fin dalla creazione dell'Universo~” e sono diventata sua fan. Proprio così. E mentre cercavo informazioni su Internet e guardavo quanti più video possibili, come sotto incantesimo, ho trovato una clip in cui Jimin, dopo un'esibizione, era seduto mogio mogio e turbato per un errore commesso sul palco, come ha confidato allo staff in sua compagnia. Questa scena risale ai MMA 2019, subito dopo una performance mozzafiato, estremamente poetica. Vedere che non solo è un essere umano ed un artista perfetto, ma anche una persona capace di mostrare le sue fragilità me l'ha fatto amare ancor di più. Jimin è sempre così umile, così umano e questa sua sincerità d'animo arricchisce anche le bellissime performance che ci presenta sul palco.
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Durante le sue attività soliste, Jimin ha tenuto interviste individuali principalmente in inglese, ma è fluente anche in giapponese. Tra le/i fan, si è già fatto tanto parlare della premura con cui, quando posta sui social media, Jimin cerca sempre di scrivere in modo che il suo messaggio arrivi e sia facilmente comprensibile e trasponibile in quante più lingue possibile, quand'anche le/i fan usassero un traduttore automatico. Ero dunque curiosa di sapere come e quando avesse sviluppato questo tipo di approccio così attento ed intelligente rispetto alle parole e all'uso delle lingue, e la sua risposta è stata, “Sono davvero grato e felice le/i fan la pensino così. Ho ancora tante cose da migliorare, quindi credo siano fin troppo generosə e pazienti con me (ride).”
Essendo pienamente consapevole dell'amore che i BTS e lui stesso ricevono a livello globale, Jimin fa sempre del suo meglio per le/i fan – anche nelle piccole cose – e questo spirito traspare non solo dalle sue parole ma anche nei suoi gesti. Sicuramente le interazioni e risposte che riceve dalle/i fan sono tutte incommensurabili, ma ce n'è forse qualcuna che gli è rimasta particolarmente impressa?
“Sono grato per qualsiasi forma di feedback da parte loro, ma a volte le/i fan mi rispondono con una canzone. Quel tipo di risposta vale più di qualunque altro regalo.”
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Nel suo album solista, “FACE”, ha trasposto in musica ciò che ha provato durante la pandemia e, a questo proposito, ha menzionato che lo stare a ‘poltrire’ senza ‘fare niente’ è sicuramente un modo per disfarsi dello stress.
“Credo il momento in cui mi trovo più a mio agio in assoluto sia quando sto sdraiato sul sofà, a casa, senza dover fare nulla. L'ideale sarebbe poter riposare per un po' – non troppo, ma neanche troppo poco, magari per tre giorni, tipo. Sì, credo tre giorni sarebbero perfetti (ride).”
Jimin, che non ha paura di mostrare la sua fragilità, sa anche esprimere magistralmente luci ed ombre dell'animo umano, nelle sue performance. Ma cosa pensa di questi due aspetti, quando sono parte di lui, e come vi si approccia?
“Sono convinto che ognunə di noi abbia un lato più radioso e felice ed uno più cupo e triste. Penso sia importante accogliere e sperimentare appieno la gioia, quando stiamo bene, ma accettare anche le difficoltà e ciò che comportano. Credo il mio consiglio ed approccio riguardo lo stress sia semplicemente accettare ed affrontare di petto ogni momento per quello che è.”
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Per questo servizio fotografico, Jimin indossa gioielli firmati Tiffany. “Come sempre, sono molto soddisfatto di questi accessori, perché sono molto d'impatto pur nella loro semplicità.” Descrive i bijou come un 'cambiamento, qualcosa di diverso' per se stesso
“Quando indosso articoli di gioielleria, mi sento diverso. E questo vale specialmente quando ho riprese o servizi fotografici per riviste di moda. Quando porto gioielli diversi dal solito, provo anche sensazioni nuove, particolari.”
Osservare Jimin, il suo modo di porsi, il suo make-up ed il suo approccio alla vita – lui che accoglie e vive ogni momento per quello che è -, mi dà grandissima gioia e percepisco quel suo spirito libero. Quando gli ho chiesto se avesse un qualche segreto per fare suo quello stile, l'artista ha risposto:
“Non ho esattamente 'un segreto'. Semplicemente, sono grato per il senso di libertà che posso provare sul palco, quando mi esibisco, o durante un servizio fotografico – come quello di oggi, grazie a questi nuovi stili e concept.”
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L'anno scorso, i BTS hanno festeggiato il loro 10° anniversario; “Non significa che cambieremo, solo perché ora abbiamo raggiunto questa tappa nella nostra carriera. Da parte mia, farò del mio meglio per mostrarvi sempre lati nuovi e migliori di me, pur continuando a concentrarmi su ciò che ho sempre fatto.”
In conclusione, ricollegandomi al suo brano solista ‘Promise’, gli ho chiesto quale promessa avrebbe voluto fare a se stesso.
“ <Cerca di non cambiare troppo, in futuro>, è questo ciò che vorrei dire a me stesso.”
E allora aspettiamo con trepidazione il giorno in cui potremo rincontrare questo infaticabile e propositivo Jimin, che è sempre pronto a dare il meglio di sé.
⠸ Eng : © 061313purple | Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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cycktok · 2 months
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14 marzo:
Post fisioterapia la mattina decido di andare fino a Fe il pomeriggio per guardare qualche lavoro di tesi degli anni trascorsi; devo iniziarla e dunque vorrei un minimo sbirciare la lunghezza e com'è impostata. Trascorrere il tempo in biblioteca non mi dispiace, sento che sono molto più produttivo rispetto che a casa, e mi mette in uno stato di serenità. Mi faccio dare 5 lavori dell'anno scorso (il limite massimo per i prestiti) e una in particolare mi ha piacevolmente colpito: Serendipity: una tesi triennale di design del prodotto industriale su un concept che mira alla salvaguardia della salute psichica di chi ne giova, una struttura pensata per i colloqui come quello dallo psicologo, ovviamente tutto un po' originale come deve essere fatta da un designer.
Soddisfatto, guardo com'è impostato l'indice, e quindi prendo spunto anche per la mia, per completare la bibliografia e i titoli intermedi.
Arrivano le 17:30 e torno in stazione con il bus. Mentre mi avvicino alla postazione dove si ferma il bus, vedo superarmi Penelope Cruz, una ragazza che avevo già visto altre volte, che lavorava in un bar vicino al mio paese e che quindi di vista sapevo chi fossi. Una volta arrivato sotto la pensilina decido con una scusa del cazzo di attaccare bottone, per cui: "l'orario alle 6 arriva alle 40 giusto? Spesso mi confondo" "" "Scendi verso **** te giusto, perché ti vedo alle volte" Dopo avermi detto che studia biologia al mammuth e che appunto 3 volte la settimana lavora al bar, ed è del segno della vergine, mi chiede se conoscessi un boy che effettivamente ha giocato con me in squadra. 4 anni più piccola una gran bella topa, doveva aspettare una chiamata ad un orario specifico, ragione per cui declina l'offerta per cui mi sarei dovuto sedere vicino a lei (spero non sia stata una scusa per evitare di parlarmi). Cosa che mi ha piacevolmente sorpreso è stato che abbia più di una volta detto la frase: "ah allora ci vediamo dai, sei di Villanova, stiamo vicini" sperando anche questa volta non sia stata una scusa per essere gentile nei miei confronti.
Le opzioni sono tante:
•So qual è il suo IG ma non ho intenzione di seguirla prima di averglielo chiesto direttamente dal vivo se la ribeccherò.
•Vado coi boy al bar dove lavora per parlarle (anche questo da evitare magari).
•le poche volte che la becco dal vivo proseguo la conversazione e continuo così.
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notizieoggi2023 · 2 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/chiara-ferragni-nel-2017-da-fazio-cosa.html Chiara Ferragni nel 2017 da Fazio, cosa disse su Fedez: cosa è cambiato a distanza di 7 anni Domenica prossima, il 3 marzo 2024, Chiara Ferragni si recherà come ospite da Fabio Fazio, dove è probabile che chiarisca la questione della sua separazione da Fedez. Tuttavia, non tutti sanno che la celebre influencer è stata ospite a Che Tempo Che Fa già altre due volte. La prima, in particolare, risale addirittura al 26 febbraio 2017. Da allora, le cose sono molto cambiate. Se all'epoca Chiara era stata insignita del titolo di influencer di moda più importante del mondo da Forbes, oggi soffre per le conseguenze del pandoro gate. E, per quanto riguarda l'amore, nel 2017 aveva intrapreso la sua relazione con Fedez solo da qualche mese, mentre oggi sembra essere arrivata al capolinea… insomma, era un altro mondo. Ma cosa disse esattamente nel salotto di Fazio, all’epoca in onda su Rai Tre? E cosa è cambiato in questi 7 anni? Leggi anche:-- Nel 2017 Fazio le chiese: 'Che cosa pensi che ti succeda nel futuro?'. La risposta della Ferragni non è stata profetica: non è andata come aveva pensato Chiara Ferragni da Fazio nel 2017: cosa disse all'epoca l'influencer Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Per capire cosa è cambiato tra Fedez e Chiara Ferragni basta guardare la prima intervista di lei da Fabio Fazio, risalente al 2017. Introdotta da 'Vorrei da non posto' di Fedez e J-Ax e accompagnata dalla mamma, Marina Di Guardo, seduta in prima fila, la prima domanda di Fazio fu: "la mamma si è ripresa dello scherzo?" Lei rispose: "Sì, non era nemmeno così… era una situazione così… Eravamo tutti a casa mia a Los Angeles per Natale. È stata un'idea di Fede. È arrivato tardi a un nostro appuntamento e ha avuto il coraggio di dire 'ho avuto un'idea geniale per tua mamma, per Natale, dobbiamo regalarle un test di gravidanza e diciamo che sei incinta, facciamo un mega scherzo'". All'epoca, i due stavano insieme da qualche mese e Leone sarebbe nato dopo più di un anno. "Che scherzo!", rispose Fazio che, rivolgendosi alla figlia disse: "Tesoro caro di papà, sappi che se ti venisse in mente di fare questo scherzo, sappi che papà muore". Alla fine della puntata inoltre, il conduttore disse: "Quando è venuto qua Fedez, io sono l'unico babbeo che non si è accorto che lui ti ha dedicato un cuoricino mentre cantava con J-Ax, un post-it con il cuoricino. Lo restituiamo a Fedez?" E poi, insieme alla Ferragni, fece il gesto del cuore come dedica a Federico. Insomma, dall'epoca le cose sono molto cambiate… In vista dell'ospitata di domenica, è probabile che la Ferragni che vedremo da Fazio dopo 7 anni sarà molto diversa. Così come ogni riferimento a Fedez!
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18 marzo 2023 ore 05:16 …..ricorrenza del ritrovamento del corpo di Sant’Antioco. Fra circa un mese di festeggerà la festa del Santo Martire e i lavori del sagrato che ormai sta per essere del tutto modernizzato come ahimè già accaduto all’antica basilica minore ormai irriconoscibile sono ben lungi dall’essere conclusi …. Qualora qualcuno ancora avesse dubbi in merito all’importanza dell’edificio e di conseguenza non abbia capito pienamente quanto delicata e grave era la situazione e contestualmente la misura in cui le dovute attenzioni di sarebbero dovute apprestare alla struttura in oggetto , vorrei narrare un particolare …. Quella che noi conosciamo come basilica minore grazie a una bolla papale del 1991 fu in passato cattedrale almeno dall’anno 484 durante il quale il vescovo Vitale di Sulci partecipò al Concilio di Cartagine sino al 1503 quando con la bolla papale Aequum reputamus del 26 novembre Giulio II spostò la sede della diocesi ancora de iure a Sulci nella cittadina di Iglesias dove di fatto già da tempo stabilmente risiedevano i vescovi. Memori di codeste glorie consegnate alla Storia e consci dell’importanza del patrimonio dovremmo avere come priorità la sua custodia e preservazione nonché la divulgazione ai contemporanei e ai posteri di quanto ci è stato provvisoriamente donato. (presso Basilica di Sant'Antioco Martire) https://www.instagram.com/p/Cp7Rv5GqtsjtCASQq9GkalEzzppoEAlqIHMe0o0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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visionairemagazine · 2 years
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Ritratti di Donna:
Paola Borboni, il coraggio di riprendersi la vita.
Incontro con Paola Borboni, una giovane, bellissima, vecchia attrice tornata in palcoscenico nel gennaio di quest’anno.
Ida Farè – Marzo 1979
Paola Borboni mi riceve nel suo camerino al teatro Nuovo. E’ sdraiata su un divano a cornice, vestita di una vestaglia verde pisello. Sottolinea e ripiega una serie di riviste che riportano qualcosa sul suo ultimo spettacolo, sulla sua vita, sul suo strano destino. (Ha perduto il giovane marito Bruno Vilar in un incidente d’auto, l’estate scorsa). I suoi occhi sono azzurri e vivi, dal capo le pendono due treccine color sale e pepe, le sue guance sono lisce e chiare, è una giovane bellissima vecchia attrice. Parla con voce modulata, allenata da 62 anni di recitazione. Mi siedo davanti a lei un po’ indecisa, fumando automaticamente una sigaretta. Mi dice che sono maleducata, non le ho nemmeno chiesto il permesso. Sono un po’ imbarazzata, ma poi mi accorgo che il suo fare brusco e diretto è mescolato a una grande dolcezza.
«Recito dal 1916, c’era già la prima guerra mondiale a farmi compagnia. Ho lavorato tutta una vita, cara. Mi devo arrangiare, se no cosa succede di tutta questa gente?».
Si riferisce ai lavoratori della compagnia, che insieme a lei hanno allestito “Harold e Maude”, uno spettacolo che pare fatto su misura per lei.
Mi sento un po’ più sollevata, le spiego che la voglio intervistare per “Effe”, una rivista femminista che lei non conosce, e aggiungo come lei, la sua persona, la sua storia, incuriosiscono e piacciono molto alle donne giovani.
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«Le donne, se hanno voglia di vivere, devono sacrificarsi — mi dice — devono avere una pazienza infinita. Chi è impaziente non può nemmeno avere coraggio, se vuole andare avanti, oltre la giovinezza…
Solo l’ultimo fatto mi ha sconvolto, la morte di mio marito. Ecco, non avrei dovuto avere la felicità che lui mi ha dato. Eravamo dei parenti che vivevano sotto lo stesso tetto. Ora la sconto con altrettanta infelicità. Speravo di superare anche quest’ultima cosa, invece no».
Mi butto in una domanda difficile, non vorrei offenderla o disturbarla ma, mi sembra che proprio questo suo sopravvivere a un uomo tanto più giovane, è, anche se doloroso, una conferma di quello sconvolgimento dei canoni tradizionali della donna (della vecchiaia e della giovinezza) che lei rappresenta.
«No. Capisci; c’è un errore di natura. Io avevo 42 anni più di lui, è morto lui, non è logico. Io sono ordinata, e questo mi dà disordine. Sono io la più forte. E’ demoniaco, non mi piace.. Non mi piace il fatto che io abbia vinto restando al mondo al posto suo. E’ come quando ti avvicini alla fiamma. Bruci. Io amo la vita, ma non fino al punto di essere contenta nel vedermi distrutta quel poco di pace e di gioventù che mi era venuta vicino».
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Mi parla ora della sua carriera e della sua vita, senza modestia, da grande attrice, ma anche senza falsi pudori. «Ero bella, molto. Ero intelligente, molto. Avevo talento, molto. Ho dato molto fastidio.
Quando mi mancava il contributo di una persona, in teatro sapevo sempre sostituirla, sapevo fare da sola. E quando vedevo gente importante mi mettevo in disparte.
Ho amato tanto il mio lavoro. Più di tutto. Avrei potuto scegliere la via della comodità e della ricchezza. Invece ho sacrificato la mia fortuna perché ho voluto sempre fare di testa mia.
Ho tenuto in piedi una compagnia per sei anni con il mio denaro.
Anche ora lavoro senza essere pagata, ci sono diciotto persone tra attori e tecnici che non possono essere traditi.
Ecco, io sono rimasta attaccata a questa pena e a questa gioia, per 63 anni e non sono sempre stati rose e fiori… Per fare l’attrice ci vuole fascino, morbidezza, attrazione fisica morale e psichica. Ma ci vuole anche molta generosità per essere una e cento persone. E poi molta fantasia».
Si lamenta poi della TV e mi dice che sono appena venuti due ragazzi di una televisione privata che l’hanno fatta arrabbiare. Detesta la TV così come le sigarette.
«La TV assorbe il teatro, vedi. Il pubblico si è abituato a stare seduto comodo con l’apparecchio davanti, senza i pericoli della strada. E’ una forma di difesa del cittadino che vuole distrarsi senza problemi. Tutto rientra nell’ordine delle cose, «Quando una ragazza mi dice che vuole fare l’attrice io le rispondo: tenta, cara. Se avessi avuto una figlia le avrei detto di fare la ballerina. E’ una vita molto sacrificata, ma ti dà tanta soddisfazione, una vita piena di ordine e di pulizia».
Le domando qualcosa sulle donne, sui loro problemi, sul loro movimento. Ne esce un’immagine singolare che non so quante donne condividano, ma che racchiude un certo interesse. ‘soltanto tu puoi darti il corano e la pazienza, soltanto tu puoi decidere che non ti abbattano.’
«Gli uomini dipendono da noi. Dobbiamo fare di loro quello che vogliamo. E’ l’istinto materno che li domina sempre.
La donna è sempre la madre dell’uomo, colei che lo usa.
Tutto questo poi diventa amore e sessualità. Ma lui non può mai competere con noi: noi lo guardiamo e lo conosciamo, lui ci guarda e non ci conosce mai. Io penso che le donne non conoscano la loro forza.
Questo nuovo movimento che le ha portate alla ribalta ha un po’ diminuito la loro forza, perché le ha messe alla ribalta, le ha scoperte. Facendosi conoscere troppo le donne hanno perso il loro potere misterioso, una forma di elezione che andrebbe custodita e tenuta segreta.
Però guarda che io non sono arretrata: penso solo che questo potere della donna esiste e che non va distrutto. Per il resto penso che il movimento femminista abbia ragione, Gli uomini sono delle SS. Io ho conosciuto tanti mariti SS.
Madonna, bastava che la moglie facesse un gesto inconsulto e guai! Adesso ci stanno un po’ più attenti. E poi c’è un’altra cosa; secondo me la donna che lavora, lavora due volte.
Io non mi sono mai sposata prima, non ho mai avuto una famiglia (se non quando ero vecchia e mio marito era un po’ anche mio figlio) proprio per questo.
E’ stato questo che mi ha fatto scegliere l’indipendenza.
Questo è vero: la donna lavora due volte. I famigliari scaricano su di lei il loro sadismo e sono contenti di vederla impicciata in un numero incredibile di cose. Così lei si sacrifica per non mollare e non fare vedere che è stanca. Io voglio così bene a queste donne, quando le vedo, la sera, con quei faccini così stanchi.
Io amo le donne.
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Mi interessa parlare con lei della vecchiaia, per una donna. Provo a dirglielo, un po’ timidamente, e forse aspettando la ricetta, la segreta soluzione di un problema che lei sembra avere risolto così bene. Ma lei gioca sempre in “corner”, mescola tutto e esce di traverso.
«A me non è importato mai di non essere più giovane. Quando ho compiuto 50 anni, mi sono messa a ridere. Oh, guarda, mezzo secolo, mi sono detta. Del resto se non volevo morire dovevo invecchiare. Vedi, mio marito è morto e non è invecchiato.
Però quando non hai più la giovinezza ti devi mettere in disparte. Non puoi più gareggiare, e se lo fai la vita ti dà calci. A meno che tu non abbia una tale intelligenza da riuscire a trovare la maniera di buttare la tua lancia. Io ho sempre avuto da lavorare: ricorda che questo è il momento in cui il lavoro difende la donna.
Io mi sono sposata per morire.
Io l’ho sposato perché mi chiudesse gli occhi, perché cosa vuoi a 72 anni, quando mi sono sposata , io, una donna non è solo vecchia, ma moritura. La cosa orrenda è che poi è morto lui e io non finirò mai di piangerlo. Io conoscevo tutte le sue virtù (lui non beveva, non fumava).
Gli altri conoscevano solo i suoi difetti.
Ci hanno preso in giro per un’anno e mezzo quando ci siamo sposati.
Ma io ero felice e mi divertivo: mi bastava vederlo girare per casa. Pensa che non ho mai avuto una casa fino a 72 anni. Ma adesso basta parlare, io ho bisogno di pace».
Faccio per andarmene, ma suona il telefono, poi arriva una sarta, poi una che deve stirare il vestito.
Le chiedo qualcosa del suo spettacolo, prima di andarmene.
«Ma cosa vuoi, io lo recito e basta. L’ho fatto per levarmi dal mio dolore. Ma non ci sono riuscita, mi è rimasto, ancora più grande. Perché io ho fatto uno sforzo e tutto quello che si fa contro un senso preciso di ordine, certe volte è un danno.
Io ho cercato un po’ di pace nel lavoro, ma non ci sono riuscita.
Sto bene sola, così posso pensare. Soltanto tu puoi darti il coraggio e la pazienza; soltanto tu puoi decidere che non ti abbattano».
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Ci salutiamo, le prometto di mandarle il numero di “Effe” con la sua intervista.
Dice che lo aspetta senz’altro e mi dà il suo indirizzo. Poi si volta e mi chiede qualcosa di me, dove lavoro, se ho dei figli.
«Povera figlia — mi dice — quanto ti costa la tua indipendenza!».
Appena fuori mi accendo una sigaretta.
Una vita per il lavoro
Paola Borboni nasce nelle prime ore del 1° gennaio 1900, e con una punta di civetteria rimpiange di non,essere nata qualche ora prima, per essere indicata come l’Ultima attrice dell’Ottocento. Praticamente figlia d’arte (il padre era impresario teatrale) debutta a Milano con la compagnia di Alfredo De Sanctis, nella commedia di Shalom Asch, Dio della vendetta. 
Ha diciassette anni e questa sua prima recita coincide con il suo primo successo. Nella prima parte della sua carriera è attrice brillante.
Il lavoro «più famoso» di questo periodo è Alga marina di Carlo Veneziani, in cui lei appare nelle vesti di una sirena. Attraverso varie compagnie, arriva, nel 1935, a mettere in scena Come prima meglio di prima di Pirandello. In questo periodo è già direttrice di compagnia e attrice di successo. Di Pirandello rappresenterà anche Vestire gli ignudi e La vita che ti diedi.
Pur rimanendo sempre fondamentalmente attrice di teatro, Paola Borboni recita anche per il cinema. Vivere del 1936, Nina non far la stupida del 1937 fino a Giorno di nozze del 1942.
Nel 1967 le viene assegnato il Premio dell’Istituto del Dramma Italiano, in occasione dei cinquant’anni di attività teatrale al Sant’Erasmo di Milano, con la commedia Farfalla, farfalla di Aldo Nicolai.
Subito dopo si impegna a Torino con La casa di Bernarda Alba di Garcia Lorca.
Nel luglio 1968 il primo momento critico della sua carriera: durante un recital al teatro Mentana di Verona (in questa occasione le viene offerto il Premio Renato Simoni) l’attrice ha un vuoto di memoria.
Lo spettacolo viene sospeso.
Nel settembre dello stesso anno dichiara che presto tornerà alle scene. L’incidente era dovuto soltanto ad affaticamento.
Nella primavera del 1970 interpreta, al teatro Valle di Roma, La professione della Signora Warren di G. B. Shaw.
Riscuote un notevole successo nel 1972 a Milano, in un recital con brani di diversi autori contemporanei Luna lunatica. 
E’ dello stesso anno il suo matrimonio con l’attore e poeta Bruno Vilar.
Nel 1974 prende parte per la prima volta ad una rappresentazione «aera.
E’ l’Addolorata in uno spettacolo che si tiene nell’ambito delle manifestazioni del «Settembre Artistico» a Caserta Vecchia.
Nel 1976 prende parte alla lavorazione del film Nerone di Pingitore e Castellacci.
Novembre 1976: Paola Borboni esordisce nel cabaret, a Milano; con lei recita anche il marito.
Un anno dopo mette in scena, come regista teatrale, la Lina Cavalieri Story, con Michael Aspinall. Con lo stesso lavoro inaugura a Roma il teatro Parnaso, agli inizi del 1978.
Dopo un periodo difficile, seguito all’incidente automobilistico in cui ha trovato la morte il marito, è tornata in teatro nel gennaio di quest’anno con «Harold e Maude», in cui interpreta la parte della deliziosa Maude che a ottant’anni insegna la vita a Harold.
Fonte: Archivio Effe Mensile Femminista Autogestito
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leffoo · 2 years
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6 Marzo 2022 Ciao..è un bel po di tempo che non ci sentiamo ma da una parte credo sia meglio così per entrambi..come va? Claudio? Io tutto bene, a parte per qualche momento dove si riaccende la testa che ultimamente si stanno intensificando sempre di più ed è proprio in questo momento che perdo il lume e rantolo nel buio cercando conforto nei ricordi..
Non penso proprio che leggerai tutte queste lagne perché per una volta le terrò per me dando ascolto a quell'orgoglio che mi impedisce tutt'ora di chiederti di prendere un caffè insieme, anche se so benissimo che non è di tuo gradimento..
Dall'ultima volta che ci siamo sentiti sono cambiate un po di cose..al momento non lavoro più, dopo 2 mesi hanno deciso di non rinnovare il tirocinio e di mandarmi a casa, ma ciò non vuol dire che non mi sia impegnato, anzi, se tu mi avessi visto saresti stata fiera di me, anche se credo ormai non te ne freghi più nulla giustamente..
Devo ammetterti che tutto questo periodo senza neanche un messaggio ha scaturito una ricerca del me stesso che non trovavo più da anni e se sono qua a ragionare anche senza che tu lo sappia è solo grazie a una persona che ultimamente non sto vedendo e sentendo molto spesso, ma alla quale voglio un mondo di bene e alla quale devo tutto.
Devo ammetterti anche che se sono qua a scrivere c'è qualcosa che a distanza di mesi, anni mi tormenta e non poco, come se dovessi ancora qualcosa nei tuoi confronti ma non so cosa.
Voglio dirti con estrema sincerità che non ci sono rimasto per niente bene da maggio a questa parte.
Nonostante tu mi abbia già detto le motivazioni non riesco a capacitarmi di come sia andata; sono stato molto male perché una volta per tutte ci avevo creduto più che mai e invece come sempre solita delusione..si, mi sono sentito deluso e preso in giro, non te ne fregherà niente perché sei andata avanti ma ho bisogno di sfogarmi, ma vai tranquilla che tanto questo messaggio non verrà neanche inviato e lo userò come una sorta di diario che sinceramente non credo leggerà nessuno.
È difficile da dire in un momento così ma riesco a ritrovarti in ogni singola cosa che faccio durante la giornata ma non riesco a capire cosa provo oltre alla malinconia.
Credo che adesso ciò che mi tenga legato a te oltre ai ricordi è quella sensazione di "bene" che ho provato solo con te e quella sensazione di essere apprezzato per ciò che sono che faccio fatica a ritrovare..
Insomma mi mancano quelle sensazioni là, ma comunque tu non sei da meno.
Devo ammetterti che ultimamente il mio orgoglio ha preso il sopravvento facendomi dire delle cose su di te che non penso realmente, ma niente di offensivo come si possa immaginare in queste circostanze, cose del calibro "non mi manca" o "non me ne frega nulla di lei", niente di più niente di meno.
Perché la verità è che non smetto di pensarti,  solo che lo nascondo perché ho paura dei miei sentimenti e ho paura di mostrarli.
Spesso ti ho ripetuto che l'amicizia tra me e te non potrà mai nascere e a distanza di anni devo dirti che purtroppo è ancora così perché attualmente sei ancora in grado di distruggermi quando e come tu voglia.
Non riesco ad essere arrabbiato con te perché non ho motivo di arrabbiarmi contro i tuoi sentimenti perché ho imparato che spesso non sei tu a decidere cosa provare o no, anche se lo vorrei davvero un motivo per odiarti perché mi renderebbe le cose più semplici, ma te l'ho già detto svariate volte, almeno credo.
Questo credo sia quanto, nonostante non abbia praticamente detto nulla su cose che non sai.
Quando prima o poi il mio orgoglio me lo permetterà mi piacerebbe chiederti di un caffè, o meglio di una bottiglia d'acqua.
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corallorosso · 2 years
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PER CHI HA LA MEMORIA CORTA, di Domenico Tiziani: 23 anni fa, esattamente il 24 marzo 1999, la Nato attaccò la Serbia, senza nessun mandato dell'Onu, furono 78 giorni di bombardamenti a tappeto sulle città, non di Milosevic come titolava il Corriere, ma dei cittadini serbi. L'Italia si distinse tra i paesi aggressori, l'85% degli aerei Nato che andavano a bombardare partiva dal nostro paese, che per suo conto realizzò, 152 missioni. D'Alema, allora presidente del consiglio, diceva " Vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi siamo stati, nei 78 giorni del conflitto, il terzo Paese, dopo gli USA e la Francia, e prima della Gran Bretagna. In quanto ai tedeschi, hanno fatto molta politica ma il loro sforzo militare non è paragonabile al nostro: parlo non solo delle basi che ovviamente abbiamo messo a disposizione, ma anche dei nostri 52 aerei, delle nostre navi. L'Italia si trovava veramente in prima linea." Come diceva Luciana Castellina "È la prima guerra che si è combattuta sul suolo europeo dalla fine del conflitto mondiale, è un’aggressione di europei a un altro stato sovrano europeo, del sud-est de’Europa. Smentisce così la mitologia – che si ripete ogni giorno – secondo cui la creazione dell’Unione europea avrebbe per sempre allontanato lo spettro degli scontri fratricidi fra le nazioni del vecchio continente. È la prima volta che viene stracciato brutalmente un accordo internazionale considerato uno dei pilastri dell’ordine postbellico: quello di Helsinki, siglato nel quadro dell’Osce, secondo cui i confini degli stati continentali devono essere considerati intangibili. La violazione della Carta dell’Onu – intervenire militarmente senza mandato del Consiglio di sicurezza – è invece reato già consumato in precedenti occasioni, ma in questo caso appare certamente più grave perché non c’è nemmeno una sembianza di chiamata dall’interno: la popolazione serba, compresi tutti i dissidenti, erano orripilati dall’aggressione." Abbiamo letto in questi giorni di fantasiose ricostruzioni della storia che parlano di violazione dello stato di pace in Europa con l'aggressione della Russia all'Ucraina dopo 80 anni, rifate i conti,questo è successo 23 anni fa. Questo giustifica l'invasione delle truppe russe in Ucraina? Certamente no, ma molti di quelli che ora si mettono l'elmetto, sono tra coloro che approvarono quell'intervento. come Fassino che rivendicava i 78 giorni di bombardamenti come "missione umanitaria". Erano i Putin di allora e, ancora, non sono molto diversi da lui.
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kon-igi · 3 years
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7.893.439
Buon pomeriggio, caro Kon. Come stai? Disturbo senza urgenza per un quesito sul quale sono ignorante ed al quale vorrei cercare una risposta Problema COVID Da un lato l'OMS auspica che entro marzo 2022 si possa volgere verso la fine della pandemia, dall'altro gli ospedali stan raddoppiando i posti covid e di intensiva e operano anche il sabato, in previsione "del disastro covid" per autunno e inverno.... Ritengo improbabile che le due versioni possano coesistere (autunno/inverno con covid che fa disastri assurdi e primavera in cui se ne va e la pandemia diventa un ricordo).... Quindi: quale delle due prospettive ritieni possa essere più verosimile? Ovviamente nessuno ha la sfera di cristallo, ma da più parti si dice che medici ed ospedali abbiano dati che noi comuni ignoranti non abbiamo e che fan presagire il peggio...... È vero??? Grazie e scusa... faccio proprio fatica a razionalizzare la questione e a trovare elementi per capire cosa sia vero e cosa no.
Per rendere più semplice la comprensione della questione vorrei raccontarti una cosa.
Nel laboratorio farmaceutico dell’Ospedale di Parma, ogni mese la mia compagna perde qualche ora ad approntare una tanica da 5 litri di una preparazione galenica magistrale chiamata CALCIUM GEL - una soluzione di calcio gluconato e lidocaina in gel addensato da spalmare sulle ustioni di 3° grado causate da acido fluoridrico - un antidoto di Priorità 1 (disponibilità in 30 minuti) che chela e inattiva gli ioni fluoruro dell’agente contaminante che altrimenti sequestrerebbero il calcio ematico portando a tetania muscolare, fibrillazione cardiaca e morte per ipocalcemia acuta.
Essendo un preparato galenico ha la scadenza a 30 giorni.
Numero di persone ustionate da acido fluoridrico che nei suoi 25 anni di servizio hanno avuto bisogno del Calcium gel?
Zero.
1500 litri di preparato magistrale galenico buttate nel cesso in attesa di un emergenza che non c’è mai stata.
Ma la questione fondamentale è che tale emergenza continuerà a poterci essere.
Così è il lavoro di noi sanitari: sperare il meglio ma prepararsi al peggio e anche se la definizione è AZIENDA ospedaliera di Parma (o AZIENDA sanitaria locale) c’è solo da ringraziare che il S.S.N. impieghi risorse ‘a perdere’ senza alcun tipo apparente di guadagno aziendale.
Perché il guadagno è il benessere psico-fisico degli assistiti.
Ritornando alla tua domanda, la ‘previsione del disastro covid per autunno e inverno’ è uguale alla previsione dell’arrivo in PS di un ustionato da acido fluoridrico, con la differenza che da Marzo 2020 l’acido fluoridrico è caduto dal cielo come nella stagione dei monsoni.
Allora ha ragione l’OMS?
L’epidemiologia clinica dice di sì.
Raggiunta l’immunità di gregge (che potrebbe attestarsi attorno all’80% della popolazione immunizzata ma purtroppo è un calcolo che usualmente si fa sempre a posteriori) dovremmo assistere a una flessione della curva dei ricoveri e dei decessi (cosa che peraltro sta già avvenendo adesso) con una stabilizzazione in basso della fisiologica fluttuazione stagionale.
A mia intuizione, però, sebbene l’ombrello dell’immunità di gregge dovrebbe tecnicamente servire a proteggere i soggetti non immunizzati, ho come il timore che visti i 3 milioni di over 50 non vaccinati e il fatto che l’italiano medio sia un ciarlone/smanaccione da apericene, i numeri che stiamo vedendo adesso tenderanno a rimanere stabili senza decrescere e che per l’agognata notizia del OGGI NESSUNA VITTIMA dovremmo aspettare ancora qualche anno... e solo perché si sarà perso interesse nel fare clickbait intorno a un virus oramai diventato endemico.
D’altra parte nel picco di Dicembre-Gennaio 2018-2019 ci sono stati 809 casi gravi di influenza stagionale, con 601 persone intubate in terapia intensiva e 198 morti, quindi OGGI NESSUNA VITTIMA è un qualcosa che non conviene a nessuno sperare di sentirsi raccontare. 
Adesso scusatemi ma devo tornare a unire i puntini da 1 a 7.893.439.
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nonsaremodellestar · 2 years
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Potrei aver scritto qualcosina sulla coppia più sottona d'Italia... questa è la prima parte, relativa alla settimana in Nazionale (finita ammmmerda con crusty ano da affrontare a marzo), la seconda (incentrata su ieri sera/stamattina) uscirà a breve
ps a un certo punto leggerete una frase collegata a questo messaggio di @sppu che mi ha dato l'ispirazione
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buona lettura!❤
Lunedì, 8 novembre
Quando Mancini l'ha chiamato, Matteo ha semplicemente pensato di non essere pronto. E non solo per l'infortunio, visto che dopo un mese di stop era appena tornato in campo contro il Cagliari nei minuti finali. Non era pronto a rivedere Manuel.
I due, infatti, non si incontrano da esattamente due mesi, dopo la fine della sosta di settembre. Erano felici, già in attesa di rivedersi per la pausa nazionali successiva. Ma poi il 3 ottobre, qualche ora prima dell'inizio del raduno, tutto cambia. Il moro, infatti, si infortuna nella gara contro il Milan, e lo prende come un segno del destino. Quella mattina stessa, infatti, Manuel ha chiesto alla sua ragazza di sposarlo. Se si fossero visti in quel frangente, avrebbe detto la parola "fine" a qualsiasi loro relazione.
Manuel in quella pausa nazionale gli scrisse, e tanto, sia per chiarire la situazione che per accertarsi del suo stato di salute, ma Matteo ha trovato il coraggio di rispondergli solo quando ha trovato la sicurezza dentro di sé che non gli avrebbe vomitato addosso tutti i pensieri peggiori che ha avuto nei suoi confronti, e cioè alla fine del mese. È stato freddo, gelido, ferito nel profondo, con la voglia di fargliela pagare. Si è ammorbidito solo grazie a un vocale che Manuel gli ha inviato spiegandogli la situazione. Era stato molto spinto dalla società a fare quella proposta, forse per mettere a tacere tutte le voci su lui e il trequartista. Matteo ha ascoltato quel vocale così tante volte da saperlo praticamente a memoria.
"Matteo lo so che sei appena tornato in campo e che ci eravamo accordati di farti riprendere al meglio, ma credimi che non ti chiamerei se non fossimo in emergenza." sono queste le parole del Mister che lo convincono ad andare. Lo doveva alla sua nazione, ai suoi tifosi, al suo gruppo di amici e compagni. Doveva farsi trovare pronto come ogni Campione d'Europa che si rispetti.
Quando Manuel quella stessa mattina scopre la convocazione di Matteo impazzisce del tutto.
Gira come una trottola andando da Barella e da Chiellini per chiedere i consigli più disparati ("Bare, ma ora che arriva gli parlo? Mi avvicino io per primo? Mi vorrà? Nei messaggi è stato freddo..." "Chiello, ma come mi devo comportare? Devo essergli appiccicato o fare il sostenuto? Non vorrei che pensasse che non lo voglio più perché di certo non è così") senza pensare al fatto che al momento i due hanno sicuramente altro a cui pensare visto che sono alle prese con guai fisici forse seri.
Quando quel pomeriggio Matteo arriva, il gruppo è già nel campetto di Coverciano a fare allenamento.
Manuel, appena se ne accorge, corre da lui. Si abbracciano, e il riccio sussurra nell'incavo del collo del più grande un "Quanto mi sei mancato!"
"Talmente tanto che ti sposi un'altra!" risponde a tono Matteo comunque con il sorriso.
"Lo so, ti ho già spiegato la situazione... mi dispiace tanto farti soffrire"
Nonostante la frecciatina, comunque il rapporto continua a esserci: passano del tempo insieme, ridono e scherzano, parlano di tutto.
Quello che Manuel non sa, però, è come ci si sente a essere rifiutati. E lo scopre quella sera stessa. Il riccio è in cerca di coccole, ma gli vengono prontamente negate.
"Eh no, ormai hai fatto la tua scelta. Queste cose le fai con la tua mogliettina. Mi pare scontato che noi ormai siamo solo buonissimi amici. E gli amici non fanno quello che vorresti tu." La voce di Pessina è perentoria e decisa.
"Amici? Ma che cazzo sta dicendo?" pensa Locatelli quando lo sente parlare. "Amici? Io con i miei amici non ho voglia di farci l'amore."
"Hai deciso tu di sposartela. Sai cosa vuol dire sposarsi? Costruirsi una vita insieme, nella gioia e nel dolore, costruirsi un futuro, guardare l'orizzonte con gli stessi occhi e cazzate simili? Ecco. Prima sposi lei e poi cerchi me? No grazie." Il moro continua a sembrare estremamente tranquillo nel pronunciare quelle frasi, a differenza del riccio che sta cadendo a pezzi parola dopo parola.
"Posso-posso almeno dor-dormire qui?" prova almeno a chiedere Manuel cercando di non scoppiare a piangere davanti a lui.
"Certo. Siamo amici, ricordatelo." sono le ultime parole che sente prima di rannicchiarsi sul letto in posizione fetale dall'altro lato del letto mentre piange in silenzio.
Sabato, 13 novembre
"Allora, con l'infortunio di Davide torniamo a essere un po' corti, quindi abbiamo chiamato un sostituto, che è Zappacosta dell'Atalanta..." le parole del Mister quasi fanno capitombolare Manuel.
"Cosa ha detto? Chi ha chiamato? Cosa cazzo c'entra con il gruppo, cosa cazzo c'entra con noi due!"  riesce solo a pensare in preda al panico il riccio.
"...Pessi, tu lo conosci bene eh?" ridacchia Mancini rivolgendosi al trequartista.
"Eeeh sì, è un grande! Sta facendo una stagione fantastica!" anche Matteo ride in risposta.
"Cosa cazzo si ridono questi due DIO SANTO IO ESPLODO"  continua a pensare preoccupatissimo.
Quando il terzino arriva, Matteo si precipita a salutarlo e gli si appiccica per tutta la sera. Non solo a cena insieme, ma anche dopo.
"Loca, vado a stare un po' da Davide, sai, era da un po' che non tornava in Nazionale, ci conosce poco, poi Rafa non c'è, quindi l'unico atalantino che può fargli da cicerone per questi giorni sono io. È un grande amico, come lo sei tu, mica ti dispiace, no? A dopo! o a domani, boh..." pronuncia quest'ultima frase sottovoce mentre chiude la porta.
"Va da Davide. Da solo. Per tutta la sera. E mi lascia qui. Perché io sono un amico come un altro. NO CAZZO!" le ultime due parole Manuel le strilla. "Ma quale amico! Capisco farmela pagare, anche se gli ho spiegato cento volte che a certe idee della società non ci si può ribellare, però cazzo, ma che amici! Noi abbiamo fatto ben altro!"
Si sente un deficiente a parlare lì al nulla. Pessina infatti se n'era andato svariati minuti fa. Resta lì come uno scemo e si sdraia sul letto, prende le cuffie e cerca di isolarsi completamente dai suoi pensieri, fino ad addormentarsi.
Quando il moro rientra in camera, un po' dopo la mezzanotte, lo trova così. "Perché non mi sei corso dietro, Manu? È la prova definitiva che di me non ti importa più nulla?... beh, anche se bastava quella proposta di matrimonio in effetti" pensa assumendo un'espressione corrucciata.
Domenica, 14 novembre
Quando Manuel si sveglia e si ritrova Matteo accanto a lui che lo guarda quasi non ci può credere.
"Ah, sei tornato", sono le prime parole che gli rivolge prima di sbadigliare e stiracchiarsi. "Ti sei divertito con il tuo Davide?" chiede in modo provocatorio.
"Perché non mi hai fermato ieri?" gli chiede a bruciapelo.
"Volevi andare da lui. Ti ho lasciato libero" ammette Locatelli quasi rassegnato.
"Sì, è vero, ma se tu mi avessi fermato... se tu mi avessi detto che avresti voluto stare con me..." Matteo trattiene le lacrime a fatica. Quella rinuncia è per lui l'ennesima dimostrazione del fatto che lo juventino non ci tenga più.
"Ma stai per piangere? ehi, no..." Manuel si avvicina e gli cinge con un braccio le spalle, mentre il moro cerca di fare il forte più di quanto lo sia davvero in questo momento.
"Non... non devo, infatti. È semplicemente ora che io me ne faccia una ragione. Ti stai per sposare. Non posso più sperare in niente. Va bene così." Il tono di Pessina è fermo e risoluto nonostante trattenga le lacrime a stento.
Locatelli gli lascia un bacio sulla guancia prima di iniziare a parlare. "Te l'ho detto cento volte: non l'avrei mai fatto di mia spontanea volontà. È che le voci su noi due hanno iniziato a correre troppo e lo sai com'è fatto questo mondo, se nessuno è mai uscito allo scoperto ci sarà un perché. Mi hanno "caldamente consigliato" in società di fare questa mossa per mettere a tacere tutto. Ho dovuto farlo. Ma non voglio, Matte, non voglio."
Il monzese gira la testa verso sinistra, ora i due sono faccia a faccia. Non c'è bisogno di dirsi nulla: le loro bocche si incontrano dando il via a un bacio caldo e coinvolgente.
"Non doveva finire così" sussurra Matteo mentre si trova già a cavalcioni sul corpo di Manuel. Gli sfila la maglia e poi in un attimo si toglie anche la propria. Percorre con le mani il suo torace e poi le sue spalle per diverse volte.
A Manuel piace tantissimo essere in balia dei tocchi del suo compagno, quindi chiude gli occhi e gli mette una mano sulla guancia.
È tutto molto veloce ma molto naturale: Pessina abbassa i pantaloncini del compagno sulle ginocchia e il riccio con le sole gambe se li sfila e li toglie di mezzo. La mano del moro si trova già sul membro del Loca, e si inizia a muovere a ritmo sostenuto.
Il lecchese riapre gli occhi, le mani dalla guancia si spostano al collo, e se lo porta giù per potersi scambiare altri baci.
A un certo punto, però, il riccio lo ferma. "Mi voglio girare, tesoro" esclama a fil di voce. Matteo lo guarda piacevolmente sorpreso, è molto contento di saperlo così intraprendente. Continua a masturbarlo mentre prende dal cassetto il lubrificante che proprio Manuel aveva portato, lo apre e se lo passa un po' sull'asta, già dura, tirata fuori dopo aver buttato i pantaloni chissà dove, e il buco del lecchese.
Dopo averlo preparato a dovere con due dita, entra in lui con un colpo unico ma dolce. Ormai non c'è più la fatica dei primi tempi, può andare più spedito. Appena entrato emette un sospiro di felicità. Si muove piano, in modo lento, chiude gli occhi e si fa guidare solo dagli ansimi del suo uomo.
"Oddio, quanto mi mancavi", confida Locatelli sospirando.
"Anche tu, bebé, anche tu" ammette il moro.
Manuel, piegato a 90, si appoggia con le mani alla spalliera del letto, mentre Matteo, con le mani sui suoi fianchi, spinge dentro di lui con sempre più foga.
Il riccio inizia a gemere forte, e toglie le mani dalla spalliera, portandole indietro, sui fianchi del moro. Si tiene alla carne del suo ragazzo, stringe forte anche il suo sedere, vorrebbe quasi imprimerci sopra le sue impronte fra un ansimo e una supplica.
"Erano più... più di due mesi che... che non avevamo un contatto, che n-non avevamo questo contatto", riflette Manuel a voce alta mentre il piacere cattura sempre più i suoi sensi. "Prendimi ancora, come un animale, tira fuori il mio animale" aggiunge poi dopo, facendo fare una risata beffarda al moro che aumenta di ritmo. Quasi si era dimenticato della passione che ci mettevano nel fare l'amore. Non tutti sarebbero riusciti a capire in cosa consiste davvero questa "parte animalesca". È volersi al 100%, è cercarsi, è desiderarsi con tutto il corpo e tutta l'anima, è essere concentrati sulle voglie dell'altro in ogni istante. Locatelli non può far altro che staccare una mano dal fianco dell'altro e metterla sul suo membro per alleviare l'erezione e aiutarsi a raggiungere l'orgasmo.
Dopo un po', togliendo la propria testa dall'incavo del collo del riccio, Pessina chiede "ti dispiace se ti giro di nuovo?"
Manuel acconsente, quindi torna a essere sdraiato sul materasso (e alla mano sinistra di Matteo che è appiccicata alla sua schiena). La mano destra del monzese è, come spesso succede nei loro momenti d'amore, fra i ricci angelici del compagno, e ci gioca un po'. Poi si abbassa di nuovo sulle labbra dell'altro e se le mangia.
Si guardano negli occhi, sanno entrambi che manca pochissimo al culmine.
"Matte, sto per venire" esclama Manuel ansimante.
Il moro non capisce più niente e lascia prevalere il suo istinto: cambia la posizione delle sue mani, ora sono sulle cosce del più piccolo e lo tengono stretto, mentre il suo bacino entra sempre più in profondità dentro di lui. "Ancora, ancora Matte, ancora, continua, non ti fermareee" il lecchese urla di piacere tenendosi con una mano al fianco del trequartista e con l'altra muovendosi furiosamente sulla sua erezione, che prontamente esplode. Il seme finisce sulla sua mano e sul suo ventre, e presto si unisce quello di Matteo, uscito dal riccio poco prima, mentre geme ad alta voce.
Sono entrambi stremati, avevano bisogno di ritrovarsi a modo loro dopo due mesi infernali, di lontananza, di ostacoli, di malumori. Ora sono finalmente pronti a un nuovo periodo della loro vita insieme.
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tempofermo · 2 years
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l'anno scorso scrivevo questo
forse essere felice e vedere la luce senza paura / è il mio unico buon proposito / non solo per l’anno che tra poche ore comincerà / ma per il mio futuro / per tutto quello che ne sarà di me
ora mi chiedo, ci sono riuscita? non saprei. fino a ieri sera avrei detto che quest’anno è stato persino peggiore di quello scorso, ma pensandoci bene, sarebbe una cavolata.
faccio non poca fatica a rimettere insieme i pezzi, tutte le cose successe, perché è stato un anno davvero molto lungo, pieno di alti e bassi, ma proviamoci.
• gennaio: ho dato due dei tre esami mancanti della triennale e iniziato a scrivere la tesi.
• febbraio: avrei dovuto dare l’ultimo esame della triennale, ma non l’ho dato perché ero davvero molto in ansia. questo non ha di certo aiutato ad aumentare la mia già inesistente autostima né la fiducia nelle mie capacità, e di conseguenza, neanche quella nel futuro.
• marzo: mese più buio di tutti, insieme ad aprile... ho cercato di lasciarmi febbraio alle spalle e continuato a tradurre il racconto per la tesi a una velocità abbastanza normale.
• aprile: è stato il mese del mio compleanno, che non ho passato in modo felice. mi ero bloccata con la traduzione e non avevo rispettato la scadenza per la consegna della tesi fino al punto in cui ero arrivata... il 30 aprile ho ricevuto una telefonata che penso mi abbia in qualche modo salvata, così ho pianto tantissimo, sia per la disperazione, sia per il sollievo.
• maggio: ho ripreso a scrivere la tesi e il mese è passato in modo abbastanza tranquillo.
• giugno: tra lavoro e studio, ho finalmente dato l’ultimo esame della triennale, consegnato e discusso la tesi in una stanza dell’albergo in cui lavoravo. ho ricevuto una bellissima notizia quel giorno, da parte della mia relatrice e correlatrice, Silvia Pozzi e Alessandra Pezza (quando sarà il momento la condividerò anche con voi).
• luglio: ho continuato a lavorare e il 16 luglio sono stata proclamata “Dottoressa in Comunicazione Interculturale”, e sono pure uscita con amiche a festeggiare giocando a Dixit.
• agosto: sono andata al mare con mia mamma e ho passato una bella estate, informandomi anche sulle magistrali disponibili e mandando candidature un po’ ovunque.
• settembre: ho iniziato i corsi di cinese online della Liaoning Normal University e a seguire le lezioni della magistrale in Lingue e Culture Orientali della Sapienza, con quattro esami da dare per poter finalizzare l’iscrizione. andava tutto bene finché non ci è giunta la notizia dal Perù che mia nonna non stava bene, e mia mamma è dovuta partire all’improvviso. mentre lei era là, ho dato uno dei quattro esami.
• ottobre: dopo l’esame sono partita anche io per aiutare mia mamma e ho passato in Perù dei bellissimi momenti di spensieratezza, riscoprendo quella strana bella sensazione di essere in famiglia. nel frattempo la salute di mia nonna è migliorata e mi sono tatuata sul braccio una delle mie frasi preferite in cinese.
• novembre: abbiamo festeggiato il compleanno di mia nonna, con tanto di vino anche per lei che poi aveva le guance rosse. sono tornata in Italia con tanta nostalgia e pensieri in testa. ho dato un altro esame, continuato a seguire le lezioni di cinese e visto finalmente Strappare lungo i bordi.
• dicembre: è morto Broccolo. ho continuato a studiare e un paio di giorni fa ho dato il primo di una serie di esami di cinese.
e poi arriviamo a oggi, con me seduta in mezzo alla mia stanza col computer davanti a scrivere di cose passate. “e il futuro?” mi chiedo. beh, oltre al buon proposito per la vita, vorrei che quest’anno andasse ancora meglio. vorrei fare di più, molto di più. ho tante idee in testa: devo solo trovare un modo per riuscire a metterle in pratica, e se ci riuscirò, chissà, magari potrei fare anche delle belle cose.
tra le mie idee e buoni propositi:
• raccontare il mio viaggio in Cina.
• leggere e disegnare di più.
• bere l’idromele.
• riuscire a portare a termine le cose che mi metto in mente di fare (si accettano consigli da procrastinatori guariti e non).
• prendermi più cura di me e non abbandonarmi se le cose vanno male.
• “ricordami che è solo una corda” (e anche questa ve la spiegherò).
ora, se sei arrivat* fino a qui, ti ringrazio di avermi dedicato il tuo tempo e ti auguro un anno pieno di momenti di felicità e tanto cibo buono.
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31/12/2021
Con un po’ di ritardo, anche quest’anno farò un breve riassunto di questo 2021. Ricapitolando:
Inizio l’anno con le persone più importanti per me, famiglia e amici. Qualche pensiero al passato ci va sempre, ma sembra tutto nella norma. Penso sempre che il “mio” peggio sia passato. Fine gennaio- inizio febbraio , va beh, c’è bisogno di parlarne? 🤣 Le persone o meglio, la persona conosciuta in quel mese è stata solo una dimostrazione che spesso gli anni che si hanno non combaciano con gli anni che abbiamo mentalmente. Solo una questione di culo trovare chi li dimostra davvero, ma anche quella persona mi ha lasciato una cosa fondamentale nella vita: l’esperienza. Periodo marzo/aprile nuovamente in lock ma almeno lavoro, vedo la mia bambina che riesce a rendere le mie giornate più leggere. Conosco un tipo e il primo pensiero è “ma chi è sto pischelletto?” ormai con i ragazzi l’ho presa un po’ alla presa per il culo , nel senso che penso siano tutti casi umani che hanno bisogno della psicologa di turno. Prosegue bene. Non male come terzo mese dell’anno, marzo. Esce su tutti i giornali un articolo che mi sta molto a cuore e che porterò dentro di me per sempre. Maggio: Stavolta mi sbaglio, io e #A stiamo bene insieme, sono tre mesi di frequentazione e a me sembra di conoscerlo da sempre. Cerco di andarci cauta (giuro, ci provo, ma chi mi conosce sa che nella mia vita non ci sono vie di mezzo , o tanto o niente 😅) e moooolto cautamente (😂) la nostra relazione dura ormai da 9 mesi. Luglio: 22 per l’esattezza. È il mio compleanno e io ho molta ansia. Ormai odio questo giorno anche se ci tengo a far credere a tutti il contrario. Dovrebbe essere un giorno speciale per me , ma in tutti gli anni trascorsi, è sempre stato deludente. Ero io che mi aspettavo troppo? Non so. Quest’anno invece è diverso. Vedo una luce diversa in me, nella mia vita, negli altri. Sembrerò una piccola sognatrice, ma credo che l’Amore faccia questo effetto. #A mi da tutte le attenzioni che ho sempre immaginato in una relazione e che non immaginavo fossero possibili solo perché mi erano state date di rado, in passato. #A è una persona matura che ha i coglioni per amare (e per amare me, credetemi, servono più che due coglioni oltre che la pazienza 😂) e, soprattutto, #A non è un caso umano che ha bisogno della psicologa di turno, altroché! E forse questo è stato uno dei motivi che mi ha spinta ad andarci piano con lui, il fatto di starmi per imbattere in una relazione diversa dalle altre , che non aveva il solito libro con la solita trama e lo sappiamo, il “diverso” fa strano un po’ a tutti all’inizio. Fin quando poi ho capito che in realtà ognuno riceve ciò che merita nella vita, per questo ci crederò sempre. Insomma, trascorro un compleanno stupendo, fatto di foto, risate, pianti, amici e lui. Agosto: una delle esperienze più belle della mia vita, Arezzo e Milano. Non ho bisogno di scrivere troppe parole a riguardo, anche perché ogni singola emozione l’ho impressa sul mio cuore. Dalla più piccola, alla più bella e pura. Alle risate, ai pianti di gioia, al cibo fuori ogni sera, ma anche alle lacrime di tristezza quando ero verso la fine dell’estate. Settembre: un’altra estate è passata e io voglio cercare di essere ottimista, ma stavolta c’è qualcosa che non va. No, il problema non sta in me o in chi mi sta affianco. Ho voglia di fare , TANTA voglia di fare. 21 settembre, incidente con l’auto ma ci è andata bene. Siamo stati miracolati e ciò mi aiuta ancora di più ad apprezzare la mia vita e PROVARE a trarne il positivo. Ottobre/novembre: continuo a pensare che questo posto non faccia più per me, credo sia arrivato il momento di aprire gli orizzonti. Ma stavolta non sarò impulsiva, questi sbagli lì ho già fatti in passato. Vorrei solo realizzare i miei sogni, i miei progetti, ma so che ci sarà tempo. Come ho scritto prima: io credo molto nella vita. Dicembre: Natale. Tra un virus e qualche variante sono sopravvissuta e sono arrivata anche al 31 dicembre. È tutto ok, sto bene per quel che posso, ma non sono soddisfatta al 100% della mia vita e questo non è da me. Il 2022 vorrei fosse la svolta. Ci spero ma soprattutto … ci credo.
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