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#Gioventù odierna
divulgatoriseriali · 6 months
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I ragazzi di oggi: un'emergenza educativa della società liquida del XXI secolo
Demotivati, senza valori, con lo sguardo sempre rivolto verso uno schermo. Pare che i ragazzi d’oggi prendano parte ad una generazione a sè stante, con linguaggi ed atteggiamenti indecifrabili e lontani dai codici tradizionali. In questo mondo globalizzato la realtà fluida permea in ogni vissuto, trascinando verso l’abisso soprattutto chi non ha gli strumenti per decifrarne le difficoltà…
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weirdesplinder · 1 year
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Podcast amiche di drama e trama: Perchè guardare i drama asiatici? 
File mp3 scaricabile del podcast in modo possiate ascoltarlo quando e dove volete: https://www.dropbox.com/s/0yxnpwjd12npyfy/Perch%C3%A8%20guardare%20i%20drama.mp3?dl=0
Drama e libri citati nel podcast:
- Squid game, kdrama
Link: https://www.netflix.com/it/title/81040344
Trama:  un uomo divorziato e sommerso  dai debiti, Gi-hun, viene invitato da un uomo incontrato per caso a  partecipare a una serie di giochi tradizionali per bambini per vincere  una grossa somma di denaro. … Chi rifiuta di giocare verrà eliminato, o meglio ucciso.
La mia opinione:  chi non conosce questo drama? Avvincente e adrenalinico, non gioca solo  sull’apparenza, ma ci mostra anche uno squarcio di umanità realistica e  grottesca che ben si sposa con la crudezza dei giochi per bambini, così  crudeli nella loro semplicità.
- Battle Royale, romanzo di Koushun Takami
Link: https://amzn.to/43y8Glc
Trama: Repubblica  della Grande Asia dell'Est, 1997. Ogni anno una classe di quindicenni  viene scelta per partecipare al Programma; e questa volta è toccato alla  terza B della Scuola media Shiroiwa. Convinti di recarsi in una gita  d'istruzione, i quarantadue ragazzi salgono su un pullman, dove vengono  narcotizzati. Quando si risvegliano, lo scenario è molto diverso:  intrappolati su un'isola deserta, controllati tramite collari radio, i  ragazzi vengono costretti a partecipare a un “gioco” il cui scopo è  uccidersi a vicenda. Finché non ne rimanga uno solo…
La mia opinione: Edito  nel 1999, “Battle Royale” è un bestseller assoluto in Giappone, il  libro più venduto di tutti i tempi; diventato fenomeno di culto, ha  ispirato celebri film, manga sceneggiati dallo stesso Takami e  videogiochi. Scritto con uno stile insieme freddo e violento, “Battle  Royale” è un classico del pulp, un libro controverso e ricco di  implicazioni, nel quale molti hanno visto una potente metafora di cosa  significhi essere giovani in un mondo dominato dal più feroce darwinismo  sociale.   Battle Royale descrive nei dettagli la  violenza perpetrata e subita dai ragazzi coinvolti nel terribile  programma, mettendone in mostra l'inutilità e la gratuità. Non si può  dare senso a tanto sangue per quanto lo Stato cerchi di giustificarlo, e  non si può negare che l'uomo qualsiasi uomo, se messo alle strette sia  capace di tali atrocità.Questa in soldoni l'amara verità di  Battle royale, insieme a un triste dipinto della gioventù odierna.  Perché allora leggere questo libro? Perché in fondo è lo specchio di una  generazione, la nostra quella dei nostri figli, alla stregua di film  come Fight club è bene che ci si renda conto di quanto la violenza sia  ormai considerata normale, giustificata e assimilata attraverso  videogiochi e altri mezzi mediatici. Ed è bene rendersi conto di a cosa  ciò potrebbe portare. Ma a parte questa visone  morale del libro, si tratta anche di un bel romanzo, scritto bene, che  merita di venir letto. A mio parere almeno, siete liberi di non  condividere la mia opinione. Da ragazza cresciuta a forza di  cartoni animati giapponesi ambientati nei licei giapponesi non mi ha  sconvolto più tanto come lettura, mi era già chiaro come quelle scuole  dividessero i ragazzi in caste e come li potessero ferire.
- What’s wrong with secretary kim, kdrama
Link:https://www.viki.com/tv/35835c-whats-wrong-with-secretary-kim
Trama: Puoi essere così egocentrico da non aver idea di cosa stia veramente succedendo intorno a te? Lee Young Joon (Park Seo Joon)  è il vice presidente dell'azienda di famiglia, Yoomyung Group. È così  narcisista da non prestare attenzione a quello che la sua fidata  segretaria, Kim Mi So (Park Min Young), cerca di dirgli il più delle volte. Dopo  nove anni cercando di mettere Young Joon in buona luce e gestire il suo  enorme ego, Min So decide di lasciare il lavoro. Il fratello maggiore  di Young Joon, Lee Sung Yeon (Lee Tae Hwan), è un attore famoso ed è innamorato di Mi So. Potrà Young Joon accettare il fatto che Mi So non vuole più lavorare per lui o se ne farà un'idea sbagliata? "Cosa  c'è che non va con la Segretaria Kim" è una serie drammatica sud  coreana diretta da Park Joon Hwa. È basata su un romanzo di Jung Kyung  Yoon. Un fumetto online del 2016 di Kim Young Mi è basato sullo stesso  romanzo.
- Touch your heart, kdrama
Link:https://www.viki.com/tv/36416c-touch-your-heart?locale=it
Trama:  Oh Yoon Seo (Yoo In Na), un'attrice famosa, viene coinvolta in uno  scandalo insieme al figlio di una ricca famiglia. Con la sua carriera in  rapido declino, cerca un'ultima possibilità di tornare sugli schermi e  finisce con l'ottenere la parte di segretaria in un film drammatico  scritto da un famoso sceneggiatore. Per potersi calare nella parte, Yoon  Seo inizia a lavorare per sei mesi come segretaria per conto di Kwon  Jung Rok (Lee Dong Wook), un avvocato famoso per il suo perfezionismo.
- Alice in Borderland,  jdrama
Link:https://www.netflix.com/it/title/80200575
Trama:  Un appassionato di videogiochi e i suoi due amici si ritrovano in una  Tokyo parallela, dove per sopravvivere sono costretti a partecipare a  una serie di giochi sadici.
La mia opinione: Così come  Squid game, Alice in borderland fa parte dello stesso filone a cui  appartengono molti altri film e telefilm per lo più giapponesi, dei  giochi mortali, che mostrano l’umanità al suo peggio durante la lotta  per la sopravvivenza. Vedi ad esempio Battle Royale, che è anche un  romanzo.
-My roommate is a Gumiho, kdrama
Link: https://www.viki.com/tv/37880c-my-roommate-is-a-gumiho?locale=it
Trama:  Dopo aver vagato sulla Terra per gli ultimi 999 anni, Shin Woo Yeo sta  per realizzare il suo più grande sogno. Dopo aver passato gli  ultimi mille anni a raccogliere energia umana nella sua preziosa perla,  questo gumiho millenario è finalmente pronto a liberarsi della sua forma  di volpe e diventare completamente umano. O almeno lo era fino a quando  una ignara studentessa di nome Lee Dam, ha rovinato tutti i suoi piani.  Mentre cerca di aiutare la sua amica ubriaca a  tornare a casa, Lee Dam ingoia accidentalmente la perla di volpe di Woo  Yeo. Sapendo bene che ingoiare la perla finirà per uccidere l'umana, Woo  Yeo non ha altra scelta che affrontare Lee Dam svelando la verità.  Senza una vera idea su come risolvere la situazione, Woo Yeo suggerisce  di vivere insieme, finché non troveranno una soluzione.  Lee Dam accetta  l'insolita richiesta di Woo Yeo. Ma la convivenza li aiuterà davvero a   trovare la risposta che cercano, o porterà solo una serie di problemi  completamente nuovi?
La mia opinione: di nuovo un  drama con elementi fantasy perchè conoscete i miei gusti letterari, ed è  questo tipo di trame che posso trovare più spesso nei telefilm coreani  che non americani. Questo mix di realtà e fantasia. Una storia dolce,  senza grandi conflitti. Ad un certo punto inciampa nel clichè  dell’amnesia, ma per fortuna lo supera in fretta. Molto bello l’inizio e  la fine, la parte centrale ralleta un poco, ma è comunque una favola  molto bella su cosa significa essere umani e su come diventarlo.  
- Extraordinary you, kdrama
Link per guardarlo: https://www.viki.com/tv/36728c-extra-ordinary-you
Trama:   La liceale Eun Dan Oh, figlia unica di una famiglia facoltosa, soffre di  un problema cardiaco congenito. Un giorno inizia a domandarsi perché  stia continuando a perdere i propri ricordi. Scopre così di  essere il personaggio di un fumetto, e che tra una scena e l’altra può  uscire dalla personalità del suo personaggio ed essere se stessa, così  decide di cercare di cambiare la sceneggiatura in modo da non morire.  Nel frattempo, un personaggio  più che secondario, che non ha neppure un  nome nel fumetto ma è  noto soltanto come il liceale n. 13 della Seuri  High School,  vive nello sfondo insieme a tutti gli altri personaggi. Questo finché la  sua vita non cambia grazie all'incontro con Dan Oh. I due iniziano la  loro misteriosa avventura per scoprire il funzionamento del mondo del  fumetto,  e cercare di riottenere la propria indipendenza.
La mia opinione:  bellissimo sia intellettualmente come concetto che come estetica. Trama  stupenda, attori bravissimi, vi farà provare ogni tipo di emozione.  Super consigliato
- W two worlds apart, kdrama
Link: https://www.viki.com/tv/30854c-w?qId=b26aac1720f56c7e0431eb489ccd3695#episodes
Trama: Il padre della chirurga toracica Oh Yeon-joo scompare  misteriosamente durante la realizzazione dell'ultimo capitolo del suo  webtoon  “W”. Recatasi nell'ufficio dell'uomo, Yeon-joo rimane scioccata  trovando sul computer una scena in cui Kang Cheol, il protagonista  dell'opera, muore. Mentre legge una nota lasciata dal genitore, una mano  emerge dallo schermo e la trascina dentro “W”, trasportandola in cima  all'edificio dove Kang Cheol giace sanguinante. Yeon-joo riesce a  salvarlo e apprende di poter tornare al mondo reale se i sentimenti di  Kang Cheol cambieranno. Quando succederà, la parola “continua” apparirà  sullo schermo e verrà teletrasportata nuovamente a casa sua.
La mia opinione:
altro drama con elementi fantastici, dove mondo reale e modo virtuale  si incontrano. Un disegno scoprirà di non essere reale ma solo creazione  di un artista e questo cambiareà per sempre due mondi. Adrenalinico,  molto veloce come ritmo (cosa rara per un drama), appassionante, un  piccolo gioiellino, forse non esente da qualche difetto (alcuni  personaggi secondari sono solo abbozzati e praticamente inutili da  esempio), ma le performance della protagonista femminile e dell’attore  che fa suo padre da sole bastano a renderlo un drama di alto livello. La  trama innovativa fa il resto.
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passione-vera · 1 year
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Aaron Paris: nelle discoteche piu' sano divertimento e meno “sballo”.
Aaron Paris ha pubblicato in questi giorni il singolo "Sboccio Coca Cola" , un brano apparentemente leggero ma che, al conrario, mostra la fotografia della maggior parte dei ragazzi di oggi: a dire dell' Artista, i ragazzi che frequentano le discoteche no
Aaron Paris ha pubblicato in questi giorni il singolo “Sboccio Coca Cola” , un brano apparentemente leggero ma che, al conrario, mostra la fotografia della maggior parte dei ragazzi di oggi: a dire dell’ Artista, i ragazzi che frequentano le discoteche non sono così attaccati all’alcol come i media vogliono far credere.La gioventù odierna, purtroppo è sotto tiro degli stereotipi adulti per cui si…
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...un romanzo di formazione sociale e culturale di un figlio della Sardegna...un capolavoro della letteratura Sarda ma anche uno dei libri più sottovalutati della storia della letteratura italiana. Il libro offre uno spaccato storico della Sardegna che aiuta a capire molto della nostra situazione attuale. Sconvolgenti le similitudini tra la storia di ieri e quella odierna: la stessa malagestione da parte della politica, la stessa bieca miopia della "classe borghese", la stessa ignoranza della gente che nasce da una totale assenza del concetto di stato e, con esso, di società civile..."Paese d'ombre" è un romanzo solido, robusto e compatto che, ambientato nell'Ottocento, racconta la storia di Angelo Uras in un paesino non lontano da Cagliari. La storia si snoda partendo dalla gioventù fino alla vecchiaia del protagonista, che si staglia in tutta la narrazione come una figura tenace, paziente, saggia e giusta. La sua vicenda umana e politica offre lo spunto all'Autore per affrontare i più importanti temi della vita, dall'amore alla morte, dai rapporti famigliari all'attaccamento alla propria terra e le grandi questioni politiche del suo tempo, dall'ecologia all'impegno diretto nella vita amministrativa, dal senso della giustizia alla polemica delusione per gli esiti risorgimentali. Una prosa quasi musicale ed una accurata, ma mai ridondante, ricercatezza lessicale ne rendono ancora più deliziosa la lettura...un libro che non si dimentica...#ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #narrativa #giuseppedessì (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/Cl0NsUroSYK/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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spettriedemoni · 4 years
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La foce del Pescara
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Immagine 1: “La Foce del Fiume Pescara” – Paolo De Cecco.
Dei tanti artisti che fecero la storia del rinascimento abruzzese di fine ‘800, Paolo De Cecco fu senz’altro uno dei piu’ talentuosi, anche se tra i meno conosciuti. Nato nel 1843 a Città Sant’Angelo, Paolo trascorse gli anni della gioventù a Napoli, ove frequentò il locale Istituto di Belle Arti e conobbe il collega F. P. Michetti. Nel 1880, assieme a G. d’Annunzio, F. P. Tosti, C. Barbella e lo stesso Michetti, fu tra i fondatori del “Cenacolo Michettiano”, la più prolifica collaborazione di intellettuali che l’Abruzzo abbia mai visto. Le opere di De Cecco, sconosciute alla maggioranza dei pescaresi, sono oggi ammirate in numerosi musei / collezioni private in Spagna, Germania, Regno Unito e nella stessa Pescara. Ed è proprio la nostra città la protagonista nell’opera più famosa dell’artista: “La Foce del Fiume Pescara”. Come una macchina del tempo, questo capolavoro ci apre uno scorcio sulla bellezza malinconica e sfuggente della Pescara di 115 anni fa. Al centro della tela ammiriamo le coloratissime vele latine issate dai pescatori di ritorno verso casa. Sulla parte destra, contempliamo la natura selvaggia ed intatta della sponda sud, mentre uomini, donne e bambini riparano le reti nella luce del tardo pomeriggio (una scena che a volte capita di vedere ancora oggi). A sinistra, infine, si staglia la mole di un edificio di proprietà dei baroni de Riseis, produttori di vino, la cui grande villa andò distrutta nella catastrofe del 1943. Certo, il confronto con la visuale presente è sorprendente, difficile negarlo. La guerra e l’avidità umana hanno cancellato quasi ogni traccia della poesia, natura e colori del luogo. Eppure non tutto è andato perduto: le tradizioni marinare sono dure a morire, i lupi di mare pescaresi conservano ancora l’identità fiera, l’amore per il loro mestiere. Le loro barche solcano ancora, notte e giorno, gli stessi flutti di allora. E infine ci siamo noi. Ancora qui, ad ammirare Pescara come era, come è, e ad immaginare come sarà. Per recuperare la nostra identità, rimediare agli errori del passato e renderla ancor più bella di prima.
Immagine 2: veduta odierna.
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(Pescara Segreta su Facebook).
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Cinema e adolescenza. Harmony Korine e l’underground che diventa mainstreem
Insieme all’arte visiva e alla musica punk, altra mia grande passione è il cinema. Ovviamente parlare di cinema nella generazione Netflix è cosa assai difficile, ma ci sono molte sfaccettature e analisi semiotiche legate ai film indipendenti che solitamente sfuggono ai più. Bene, detto questo, oggi parliamo di cinema indipendente e di quel maledetto genio che è Harmony Korine. 
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Per cinema indipendente, o indie, si intende la produzione di un film senza l'intervento di una grande casa di produzione (ad esempio una delle grandi major di Hollywood). Le caratteristiche principali di questi film sono essenzialmente due: il basso costo e la completa libertà espressiva lasciata al regista, cosa questa che solitamente spaventa i grandi studi, che preferiscono evitare i film sperimentali per concentrarsi su progetti più sicuri e remunerativi. La cosa che generalmente contraddistingue, quindi, queste pellicole, riguarda il soggetto che è molto più impersonato e cerca di staccarsi dai consueti stereotipi dei vari generi cinematografici, il che li rende dei film del costo di svariati milioni di dollari ad un regista esordiente, specie se ha intenzione di utilizzare attori sconosciuti. Un grande impulso ai film indipendenti si ebbe a metà degli anni ’80 con le prime videocamere, e più recentemente con i modelli digitali, che hanno permesso a schiere di giovani registi di evitare i costi proibitivi delle pellicole 35 mm, dei noleggi delle attrezzature, della stampa dei negozi, ecc. Anche la fase di post-produzione è ora molto più economica, grazie al significativo aumento delle prestazioni dei personal computer, all'introduzione dei DVD e al contemporaneo sviluppo di software semi-professionali sempre più sofisticati (utilizzati per il montaggio, la correzione del colore, i titoli di testa ecc.). La crescente popolarità degli “indie” ha costretto recentemente gli studi di Hollywood a creare delle piccole filiali per poter entrare a loro volta in questo nuovo mercato. Di conseguenza, oggi, non è più così netta la differenza fra ciò che è realmente indipendente e ciò che non lo è: per fare un esempio, il film Eternal Sunshine of the Spotless Mind, noto in Italia come Se mi lasci ti cancello, del 2004, considerato un film indipendente, vanta un cast che non sfigurerebbe in un grane blockbuster, la sceneggiatura di un autore pluripremiato, e un budget iniziale di decine di milioni di dollari. D'altra parte, attori di fama internazionale sono molto attratti dal fenomeno indie, tanto da arrivare ad autoridursi il compenso pur di prendere parte ai progetti più interessanti. 
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Harmony Korine è una delle figure più emblematiche del cinema indipendente e della scena musicale indie statunitense degli anni Duemila. Nato a Bolinas, il 4 gennaio 1973 e cresciuto a Nashville, all’età di 19 anni scrive lo shock movie “Kids” diretto da Larry Clark. Il film segna la rappresentazione cinematografica dell’adolescenza; ai genitori di metà anni ’90 venne sbattuta in accia in maniera esplicita la vita dei propri figli tra sesso e droga, e per il sesso e per la droga si muore tutti i giorni. Korine veniva proprio da lì: dalla periferia di Nashville e dalla dipendenza dall’eroina, da un ambiente in cui morivano tutti i giorni giovani affetti da AIDS.  Due anni dopo questa “botta alla società” dirige il suo primo lungometraggio, GUMMO, elogiato da registi quali Gus Van Sant e Werner Herzog. L'anno seguente Korine dirige The Diary of Anne Frank Part II, un mediometraggio di 40 minuti diviso in tre parti composto da footage realizzati dallo stesso regista (che raffigurano adolescenti in vesti sataniste, un ragazzo che seppellisce il proprio cane, un menestrello che balla e canta) e frammenti di pellicole super 8 saturate di altri film e videoclip. Con la sua seconda opera, Julien Donkey-Boy, deciderà di aderire al Dogma 95, movimento cinematografico creato dai registi danesi Lars Von Trier e Thomas Vinterberg, fondato sul decalogo di precise regole espresse in un manifesto programmatico pubblicato nel 1995 (da cui il nome). La corrente, dunque, non è nata né si è evoluta in modo spontaneo, come invece è avvenuto nella maggior parte dei casi nella storia del cinema. Il decalogo, al quale aderirono subito anche Søren Kragh-Jacobsen e Kristian Levring, è spesso definito anche con il significativo nome di Voto di castità, che lascia intendere lo spirito del movimento, ed è stato stilato e firmato ufficialmente a Copenaghen, lunedì 13 marzo 1995. L'obiettivo, molto ambizioso, era quello di "purificare" il cinema dalla "cancrena" degli effetti speciali e dagli investimenti miliardari. Niente luci, nessuna scenografia, assenza di colonna sonora, rifiuto di ogni espediente al di fuori di quello della camera a mano. Le regole da seguire per raggiungere questo obiettivo sono state espresse in un manifesto scritto. Le regole furono violate già dal primo film e ogni regista, chi più chi meno, ha fatto ricorso nei propri film ad espedienti (musica, luci, scenografie) vietati dal manifesto. Come riportato nel sito ufficiale, in realtà ogni regista può interpretare il decalogo a suo modo. Il 20 marzo 2005, a Copenaghen, i registi hanno firmato il documento che ha sancito la fine del patto a dieci anni di distanza. I dieci anni di esperienza del Dogma 95 hanno portato alla produzione di 35 film.  Julien Donkey-Boy è la storia di un ragazzo schizofrenico, interpretato in maniera perfetta da Ewen Bremner che tutti ricordano per Spud in Trainspotting, e da un “adorabile” Werner Herzog che interpreta il padre del ragazzo. Dopo otto anni di assenza dalla scena e una sola sceneggiatura scritta per il Ken Park di Larry Clark, Korine torna alla regia con un film che si vuole avvicinare al cinema canonico: Mister Lonly; storia di un sosia di Michael Jackson che trova una comune di sosia in cui tutti sono perennemente immersi nei propri personaggi. Il film non riceve critiche entusiaste, ed è forse il film minore di Harmony Korine. Prima di dirigere una delle pellicole più importanti di questo nuovo secolo cinematografico, Korine regala al mondo uno dei film più immorali e disgustosi di sempre: Trash Humpers. Nel 2012 partecipa alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia con il suo quarto lungometraggio Spring Breakers, un affresco nichilista e senza pietà sulla gioventù odierna svuotata di ogni ideale e di ogni sensibilità, con protagoniste attrici prese da vari film per ragazzi (per creare un maggiore senso di sberleffo) "sporcate" con il ruolo di giovani criminali. 
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Gummo è il primo lungometraggio di Harmony Korine, girato nel 1997 e che ne rappresenta perfettamente il decennio. Siamo a Xenia, in Ohio, diversi anni dopo che un tornado ribattezzato Gummo ha devastato tutta la città, costringendo gli abitanti a vivere in una situazione di disagio e precarietà. Il film, costato 1,3 milioni di dollari, ne guadagnò soltanto 117000. Gli abitanti della città in cui è stato girato il film pensarono che stessero girando un film pedopornografico, e andarono a minacciare la crew armati di fucile. Il film racconta il susseguirsi delle giornate di diversi ragazzini, tra bambini e teenager con particolare attenzione per Tummler e Solomon. Tutti sono costretti a vivere male per sopravvivere, ad esempio i due ragazzini quasi protagonisti ammazzano i gatti e li rivendono al macellaio per tirare su qualche soldo. Lo shock del film sta nel disagio dei fatti, nell’oscuro vivere di questi ragazzini e nella volgarità del linguaggio. Violenza non ce n’è a parte qualcuna sugli animali, ma penso che sia finta.
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Facciamo un attimo mente locale, qual è lo scopo della maggior parte dei ragazzini? La gara perenne al primo rapporto sessuale, dire parolacce e comprare oggetti praticamente inutili, mentre quello delle ragazzine è quello di sembrare e apparire più grandi. E cosa succede a questi ragazzini così in fermento quando i genitori praticamente non esistono più? Che i ragazzini pagano una disabile per farci sesso, che le ragazzine si mettono il nastro adesivo sui capezzoli per farli sembrare più grossi e un'altra miriade di piccoli eventi che barcamenano tra personaggi improbabili, pervertiti, psicofarmaci ed altri generi di amenità che infastidiscono lo spettatore e lo fanno quasi sentire colpevole. Ci sentiamo davvero sporchi ed anche responsabili per quello che stiamo vedendo. Ed è proprio così, è tutta colpa degli adulti.  Questo film ci dimostra che i bambini che crescono con dei genitori poco presenti nella vita di questi, crescono esattamente nello stesso modo in cui crescono i bambini senza genitori. È vero che spesso la prima categoria di genitori sono costretti dalla povertà o a loro volta dai loro genitori a perpetrare un certo comportamento (questo ovviamente per problemi psicologici). E questo trasforma lo spettatore in un doppio spettatore: quello che sta guardano il film, e quello che sta guardando una realtà non molto lontana da lui, quello che spesso si dimentica o a cui non si pensa. Tutti alle elementari o alle medie avevamo compagni simili, e qui li ritroviamo tutti: quelli che pensano che la violenza sia uno scherzo e che la usano sempre e comunque, quelli che già bevono e già fumano, quelli che dicono parolacce, quelli che fanno già sesso senza sapere precisamente cosa sia, quelli che se incontrano il tuo sguardo vengono a spintonarti e ti danno dello sfigato. La descrizione di questi bambini è la stessa descrizione degli adulti ignoranti che popolano le nostre città, che ritroviamo nelle discoteche, nelle scuole, negli uffici, nelle fabbriche, ovunque. E oggi non è che ci sia molto bisogno di andare in giro per ritrovarli, basta guardare il popolo del web. Che dite non siamo tutti un po' responsabili di questa situazione?
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Il bambino vestito da coniglio rosa riassume tutte le condizioni psicofisiche della pubertà: l’innocenza ricoperta da una scorza di adulto che non appartiene a questa età. La tecnica registica di Korine in questo film comprende diverse tecniche: comincia con una specie di found footage molto confusionario, tecnica che viene ripresa anche durante il corso del film; poi si passa a dei veri e propri videoclip musicali disagianti, e incolla il tutto con una camera a mano che risulta essere quasi un terzo personaggio sulla scena. Perché questo miscuglio di tecniche così diverse tra loro? Perché deve essere coerente con il fatto che il film deve essere narrato da un ragazzino. Se ci pensate bene un ragazzino di questa età è molto confuso, basta leggere come scrivono sui social network o come raccontano le cose. La fotografia è molto curata e risulta essere abbastanza realistica. Le meravigliose scenografie degradate ed i personaggi vengono illuminati proprio come farebbe madre natura, questo per essere il più attinenti possibile al reale. Korine da bravo regista indipendente ed anche un po' hipster, critica anche molto la cultura pop, e intendo pop nel senso più stretto del termine, ovvero quella che ascolta Madonna, quella che guarda Happy Days e quella che ha Pamela Handerson come idolo, un concetto che porterà a compimento nel suo ultimo, discussissimo film, ovvero quel capolavoro di Spring Breakers. Il ragazzo ubriaco che ci prova con il ragazzo affetto da nanismo africano è lo stesso Korine realmente ubriaco sul set. La colonna sonora è meravigliosa. Oltre alla già citata Madonna e il vecchio pop alla Buddy Holly, troviamo un sacco di brani di vari generi metal, anche estremi; abbiamo ad esempio i Batory, i Mortician, i Brujeria, per poi passare all’ambient di Burzum. C’è un tema che ricorre spesso durante il film che è un brano davvero meraviglioso. L’uso di questa musica non so se vuole essere una critica perché ovviamente il metal estremo non è un genere pedagogico per gli undicenni o i dodicenni. La soundtrack è meravigliosa, una selezione musicale davvero ottima; potreste vedere il film anche solo per questo. Gli attori sono quasi tutti non professionisti, ed è anche un po' ovvio visto che sono tutti molto giovani, ma questo non è affatto un difetto, anzi. Spesso i ragazzini e i bambini sono molto più naturali degli adulti e questo film ne è un esempio perfetto. 
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Menzione all’astro nascente del cinema indipendente Chloe Sevigny che, oltre a recitare, ha curato anche i costumi. Gummo di Harmony Korine non è un capolavoro, ma è un film generazionale fondamentale per gli anni ’90, che dovrebbero vedere tutti per smuovere le proprie coscienze. I contenuti e le tematiche sono molto forti, è un film davvero pregno di significati. Il regista è davvero un portento, se pensiamo che questa è la sua opera prima e l’ha realizzata a soli 24 anni c’è da rimanere a bocca aperta. 
https://www.youtube.com/watch?v=gtY_545-ST8
Valerio Hank Vitale
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3nding · 6 years
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Gente del popolo, partigiani e lavoratori, genovesi di tutte le classi sociali. Le autorità romane sono particolarmente interessate e impegnate a trovare coloro che esse ritengono i sobillatori, gli iniziatori, i capi di queste manifestazioni di antifascismo. Ma non fa bisogno che quelle autorità si affannino molto: ve lo dirò io, signori, chi sono i nostri sobillatori: eccoli qui, eccoli accanto alla nostra bandiera: sono i fucilati del Turchino, della Benedicta, dell’Olivetta e di Cravasco, sono i torturati della casa dello Studente che risuona ancora delle urla strazianti delle vittime, delle grida e delle risate sadiche dei torturatori. Nella loro memoria, sospinta dallo spirito dei partigiani e dei patrioti, la folla genovese è scesa nuovamente in piazza per ripetere “no” al fascismo, per democraticamente respingere, come ne ha diritto, la provocazione e l’offesa.
Io nego – e tutti voi legittimamente negate – la validità della obiezione secondo la quale il neofascismo avrebbe diritto di svolgere a Genova il suo congresso. Infatti, ogni atto, ogni manifestazione, ogni iniziativa, di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo e poiché il fascismo, in ogni sua forma è considerato reato dalla Carta Costituzionale, l’attività dei missini si traduce in una continua e perseguibile apologià di reato.
Si tratta del resto di un congresso che viene qui convocato non per discutere, ma per provocare, per contrapporre un vergognoso passato alla Resistenza, per contrapporre bestemmie ai valori politici e morali affermati dalla Resistenza.
Ed è ben strano l’atteggiamento delle autorità costituite le quali, mentre hanno sequestrato due manifesti che esprimevano nobili sentimenti, non ritengono opportuno impedire la pubblicazione dei libelli neofascisti che ogni giorno trasudano il fango della apologia del trascorso regime, che insultano la Resistenza, che insultano la Libertà.
Dinanzi a queste provocazioni, dinanzi a queste discriminazioni, la folla non poteva che scendere in piazza, unita nella protesta, né potevamo noi non unirci ad essa per dire no come una volta al fascismo e difendere la memoria dei nostri morti, riaffermando i valori della Resistenza.
Questi valori, che resteranno finché durerà in Italia una Repubblica democratica sono: la libertà, esigenza inalienabile dello spirito umano, senza distinzione di partito, di provenienza, di fede. Poi la giustizia sociale, che completa e rafforza la libertà, l’amore di Patria, che non conosce le follie imperialistiche e le aberrazioni nazionalistiche, quell’amore di Patria che ispira la solidarietà per le Patrie altrui.
La Resistenza ha voluto queste cose e questi valori, ha rialzato le glorie del nostro nuovamente libero paese dopo vent’anni di degradazione subita da coloro che ora vorrebbero riapparire alla ribalta, tracotanti come un tempo. La Resistenza ha spazzato coloro che parlando in nome della Patria, della Patria furono i terribili nemici perché l’hanno avvilita con la dittatura, l’hanno offesa trasformandola in una galera, l’hanno degradata trascinandola in una guerra suicida, l’hanno tradita vendendola allo straniero. Noi, oggi qui, riaffermiamo questi principi e questo amor di patria perché pacatamente, o signori, che siete preposti all’ordine pubblico e che bramate essere benevoli verso quelli che ho nominato poc’anzi e che guardate a noi, ai cittadini che gremiscono questa piazza, considerandoli nemici della Patria, sappiate che coloro che hanno riscattato l’Italia da ogni vergogna passata, sono stati questi lavoratori, operai e contadini e lavoratori della mente, che noi a Genova vedemmo entrare nelle galere fasciste non perché avessero rubato, o per un aumento di salario, o per la diminuzione delle ore di lavoro, ma perché intendevano battersi per la libertà del popolo italiano, e, quindi, anche per le vostre libertà.
E’ necessario ricordare che furono quegli operai, quegli intellettuali, quei contadini, quei giovani che, usciti dalle galere si lanciarono nella guerra di Liberazione, combatterono sulle montagne, sabotarono negli stabilimenti, scioperarono secondo gli ordini degli alleati, furono deportati, torturati e uccisi e morendo gridarono “Viva l’Italia”, “Viva la Libertà”. E salvarono la Patria , purificarono la sua bandiera dai simboli fascista e sabaudo, la restituirono pulita e gloriosa a tutti gli italiani.
Dinanzi a costoro, dinanzi a questi cittadini che voi spesso maledite, dovreste invece inginocchiarvi, come ci si inginocchia di fronte a chi ha operato eroicamente per il bene comune.
Ma perché, dopo quindici anni, dobbiamo sentirci nuovamente mobilitati per rigettare i responsabili di un passato vergognoso e doloroso, i quali tentano di tornare alla ribalta?
Ci sono stati degli errori, primo di tutti la nostra generosità nei confronti degli avversari. Una generosità che ha permesso troppe cose e per la quale oggi i fascisti la fanno da padroni, giungendo a qualificare delitto l’esecuzione di Mussolini a Milano. Ebbene, neofascisti che ancora una volta state nell’ombra a sentire, io mi vanto di avere ordinato la fucilazione di Mussolini, perché io e gli altri, altro non abbiamo fatto che firmare una condanna a morte pronunciata dal popolo italiano venti anni prima.
Un secondo errore fu l’avere spezzato la solidarietà tra le forze antifasciste, permettendo ai fascisti d’infiltrarsi e di riemergere nella vita nazionale, e questa frattura si è determinata in quanto la classe dirigente italiana non ha inteso applicare la Costituzione là dove essa chiaramente proibisce la ricostituzione sotto qualsiasi forma di un partito fascista ed è andata più in là, operando addirittura una discriminazione contro gli uomini della Resistenza, che è ignorata nelle scuole; tollerando un costume vergognoso come quello di cui hanno dato prova quei funzionari che si sono inurbanamente comportati davanti alla dolorosa rappresentanza dei familiari dei caduti.
E’ chiaro che così facendo si va contro lo spirito cristiano che tanto si predica, contro il cristianesimo di quegli eroici preti che caddero sotto il piombo fascista, contro il fulgido esempio di Don Morosini che io incontrai in carcere a Roma, la vigilia della morte, sorridendo malgrado il martirio di giornate di tortura. Quel Don Morosini che è nella memoria di tanti cattolici, di tanti democratici, ma che Tambroni ha tradito barattando il suo sacrificio con 24 voti, sudici voti neofascisti.
Si va contro coloro che hanno espresso aperta solidarietà, contro i Pastore, contro Bo, Maggio, De Bernardis, contro tutti i democratici cristiani che soffrono per la odierna situazione, che provano vergogna di un connubio inaccettabile.
Oggi le provocazioni fasciste sono possibili e sono protette perché in seguito al baratto di quei 24 voti, i fascisti sono nuovamente al governo, si sentono partito di governo, si sentono nuovamente sfiorati dalla gloria del potere, mentre nessuno tra i responsabili, mostra di ricordare che se non vi fosse stata la lotta di Liberazione, l’Italia, prostrata, venduta, soggetta all’invasione, patirebbe ancora oggi delle conseguenze di una guerra infame e di una sconfitta senza attenuanti, mentre fu proprio la Resistenza a recuperare al Paese una posizione dignitosa e libera tra le nazioni.
Il senso, il movente, le aspirazioni che ci spinsero alla lotta, non furono certamente la vendetta e il rancore di cui vanno cianciando i miserabili prosecutori della tradizione fascista, furono proprio il desiderio di ridare dignità alla Patria, di risollevarla dal baratro, restituendo ai cittadini la libertà. Ecco perché i partigiani, i patrioti genovesi, sospinti dalla memoria dei morti sono scesi in Piazza: sono scesi a rivendicare i valori della Resistenza, a difendere la Resistenza contro ogni oltraggio, sono scesi perché non vogliono che la loro città, medaglia d’oro della Resistenza, subisca l’oltraggio del neofascismo.
Ai giovani, studenti e operai, va il nostro plauso per l’entusiasmo, la fierezza., il coraggio che hanno dimostrato. Finché esisterà una gioventù come questa nulla sarà perduto in Italia.
Noi anziani ci riconosciamo in questi giovani. Alla loro età affrontavamo, qui nella nostra Liguria, le squadracce fasciste. E non vogliamo tradire, di questa fiera gioventù, le ansie, le speranze, il domani, perché tradiremmo noi stessi. Così, ancora una volta, siamo preparati alla lotta, pronti ad affrontarla con l’entusiasmo, la volontà la fede di sempre.
Qui vi sono uomini di ogni fede politica e di ogni ceto sociale, spesso tra loro in contrasto, come peraltro vuole la democrazia. Ma questi uomini hanno saputo oggi, e sapranno domani, superare tutte le differenziazioni politiche per unirsi come quando l’8 settembre la Patria chiamò a raccolta i figli minori, perché la riscattassero dall’infamia fascista.
A voi che ci guardate con ostilità, nulla dicono queste spontanee manifestazioni di popolo? Nulla vi dice questa improvvisa ricostituita unità delle forze della Resistenza?
Essa costituisce la più valida diga contro le forze della reazione, contro ogni avventura fascista e rappresenta un monito severo per tutti. Non vi riuscì il fascismo, non vi riuscirono i nazisti, non ci riuscirete voi.
Noi, in questa rinnovata unità, siamo decisi a difendere la Resistenza, ad impedire che ad essa si rechi oltraggio.
Questo lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei nostri morti, e per l’avvenire dei nostri vivi, lo compiremo fino in fondo, costi quello che costi.
Sandro Pertini, Genova 1960
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paoloxl · 6 years
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Gente del popolo, partigiani e lavoratori, genovesi di tutte le classi sociali. Le autorità romane sono particolarmente interessate e impegnate a trovare coloro che esse ritengono i sobillatori, gli iniziatori, i capi di queste manifestazioni di antifascismo. Ma non fa bisogno che quelle autorità si affannino molto: ve lo dirò io, signori, chi sono i nostri sobillatori: eccoli qui, eccoli accanto alla nostra bandiera: sono i fucilati del Turchino, della Benedicta, dell’Olivetta e di Cravasco, sono i torturati della casa dello Studente che risuona ancora delle urla strazianti delle vittime, delle grida e delle risate sadiche dei torturatori. Nella loro memoria, sospinta dallo spirito dei partigiani e dei patrioti, la folla genovese è scesa nuovamente in piazza per ripetere “no” al fascismo, per democraticamente respingere, come ne ha diritto, la provocazione e l’offesa. Io nego – e tutti voi legittimamente negate – la validità della obiezione secondo la quale il neofascismo avrebbe diritto di svolgere a Genova il suo congresso. Infatti, ogni atto, ogni manifestazione, ogni iniziativa, di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo e poiché il fascismo, in ogni sua forma è considerato reato dalla Carta Costituzionale, l’attività dei missini si traduce in una continua e perseguibile apologià di reato. Si tratta del resto di un congresso che viene qui convocato non per discutere, ma per provocare, per contrapporre un vergognoso passato alla Resistenza, per contrapporre bestemmie ai valori politici e morali affermati dalla Resistenza. Ed è ben strano l’atteggiamento delle autorità costituite le quali, mentre hanno sequestrato due manifesti che esprimevano nobili sentimenti, non ritengono opportuno impedire la pubblicazione dei libelli neofascisti che ogni giorno trasudano il fango della apologia del trascorso regime, che insultano la Resistenza, che insultano la Libertà. Dinanzi a queste provocazioni, dinanzi a queste discriminazioni, la folla non poteva che scendere in piazza, unita nella protesta, né potevamo noi non unirci ad essa per dire no come una volta al fascismo e difendere la memoria dei nostri morti, riaffermando i valori della Resistenza. Questi valori, che resteranno finché durerà in Italia una Repubblica democratica sono: la libertà, esigenza inalienabile dello spirito umano, senza distinzione di partito, di provenienza, di fede. Poi la giustizia sociale, che completa e rafforza la libertà, l’amore di Patria, che non conosce le follie imperialistiche e le aberrazioni nazionalistiche, quell’amore di Patria che ispira la solidarietà per le Patrie altrui. La Resistenza ha voluto queste cose e questi valori, ha rialzato le glorie del nostro nuovamente libero paese dopo vent’anni di degradazione subita da coloro che ora vorrebbero riapparire alla ribalta, tracotanti come un tempo. La Resistenza ha spazzato coloro che parlando in nome della Patria, della Patria furono i terribili nemici perché l’hanno avvilita con la dittatura, l’hanno offesa trasformandola in una galera, l’hanno degradata trascinandola in una guerra suicida, l’hanno tradita vendendola allo straniero. Noi, oggi qui, riaffermiamo questi principi e questo amor di patria perché pacatamente, o signori, che siete preposti all’ordine pubblico e che bramate essere benevoli verso quelli che ho nominato poc’anzi e che guardate a noi, ai cittadini che gremiscono questa piazza, considerandoli nemici della Patria, sappiate che coloro che hanno riscattato l’Italia da ogni vergogna passata, sono stati questi lavoratori, operai e contadini e lavoratori della mente, che noi a Genova vedemmo entrare nelle galere fasciste non perché avessero rubato, o per un aumento di salario, o per la diminuzione delle ore di lavoro, ma perché intendevano battersi per la libertà del popolo italiano, e, quindi, anche per le vostre libertà. E’ necessario ricordare che furono quegli operai, quegli intellettuali, quei contadini, quei giovani che, usciti dalle galere si lanciarono nella guerra di Liberazione, combatterono sulle montagne, sabotarono negli stabilimenti, scioperarono secondo gli ordini degli alleati, furono deportati, torturati e uccisi e morendo gridarono “Viva l’Italia”, “Viva la Libertà”. E salvarono la Patria , purificarono la sua bandiera dai simboli fascista e sabaudo, la restituirono pulita e gloriosa a tutti gli italiani. Dinanzi a costoro, dinanzi a questi cittadini che voi spesso maledite, dovreste invece inginocchiarvi, come ci si inginocchia di fronte a chi ha operato eroicamente per il bene comune. Ma perché, dopo quindici anni, dobbiamo sentirci nuovamente mobilitati per rigettare i responsabili di un passato vergognoso e doloroso, i quali tentano di tornare alla ribalta? Ci sono stati degli errori, primo di tutti la nostra generosità nei confronti degli avversari. Una generosità che ha permesso troppe cose e per la quale oggi i fascisti la fanno da padroni, giungendo a qualificare delitto l’esecuzione di Mussolini a Milano. Ebbene, neofascisti che ancora una volta state nell’ombra a sentire, io mi vanto di avere ordinato la fucilazione di Mussolini, perché io e gli altri, altro non abbiamo fatto che firmare una condanna a morte pronunciata dal popolo italiano venti anni prima. Un secondo errore fu l’avere spezzato la solidarietà tra le forze antifasciste, permettendo ai fascisti d’infiltrarsi e di riemergere nella vita nazionale, e questa frattura si è determinata in quanto la classe dirigente italiana non ha inteso applicare la Costituzione là dove essa chiaramente proibisce la ricostituzione sotto qualsiasi forma di un partito fascista ed è andata più in là, operando addirittura una discriminazione contro gli uomini della Resistenza, che è ignorata nelle scuole; tollerando un costume vergognoso come quello di cui hanno dato prova quei funzionari che si sono inurbanamente comportati davanti alla dolorosa rappresentanza dei familiari dei caduti. E’ chiaro che così facendo si va contro lo spirito cristiano che tanto si predica, contro il cristianesimo di quegli eroici preti che caddero sotto il piombo fascista, contro il fulgido esempio di Don Morosini che io incontrai in carcere a Roma, la vigilia della morte, sorridendo malgrado il martirio di giornate di tortura. Quel Don Morosini che è nella memoria di tanti cattolici, di tanti democratici, ma che Tambroni ha tradito barattando il suo sacrificio con 24 voti, sudici voti neofascisti. Si va contro coloro che hanno espresso aperta solidarietà, contro i Pastore, contro Bo, Maggio, De Bernardis, contro tutti i democratici cristiani che soffrono per la odierna situazione, che provano vergogna di un connubio inaccettabile. Oggi le provocazioni fasciste sono possibili e sono protette perché in seguito al baratto di quei 24 voti, i fascisti sono nuovamente al governo, si sentono partito di governo, si sentono nuovamente sfiorati dalla gloria del potere, mentre nessuno tra i responsabili, mostra di ricordare che se non vi fosse stata la lotta di Liberazione, l’Italia, prostrata, venduta, soggetta all’invasione, patirebbe ancora oggi delle conseguenze di una guerra infame e di una sconfitta senza attenuanti, mentre fu proprio la Resistenza a recuperare al Paese una posizione dignitosa e libera tra le nazioni. Il senso, il movente, le aspirazioni che ci spinsero alla lotta, non furono certamente la vendetta e il rancore di cui vanno cianciando i miserabili prosecutori della tradizione fascista, furono proprio il desiderio di ridare dignità alla Patria, di risollevarla dal baratro, restituendo ai cittadini la libertà. Ecco perché i partigiani, i patrioti genovesi, sospinti dalla memoria dei morti sono scesi in Piazza: sono scesi a rivendicare i valori della Resistenza, a difendere la Resistenza contro ogni oltraggio, sono scesi perché non vogliono che la loro città, medaglia d’oro della Resistenza, subisca l’oltraggio del neofascismo. Ai giovani, studenti e operai, va il nostro plauso per l’entusiasmo, la fierezza., il coraggio che hanno dimostrato. Finché esisterà una gioventù come questa nulla sarà perduto in Italia. Noi anziani ci riconosciamo in questi giovani. Alla loro età affrontavamo, qui nella nostra Liguria, le squadracce fasciste. E non vogliamo tradire, di questa fiera gioventù, le ansie, le speranze, il domani, perché tradiremmo noi stessi. Così, ancora una volta, siamo preparati alla lotta, pronti ad affrontarla con l’entusiasmo, la volontà la fede di sempre. Qui vi sono uomini di ogni fede politica e di ogni ceto sociale, spesso tra loro in contrasto, come peraltro vuole la democrazia. Ma questi uomini hanno saputo oggi, e sapranno domani, superare tutte le differenziazioni politiche per unirsi come quando l’8 settembre la Patria chiamò a raccolta i figli minori, perché la riscattassero dall’infamia fascista. A voi che ci guardate con ostilità, nulla dicono queste spontanee manifestazioni di popolo? Nulla vi dice questa improvvisa ricostituita unità delle forze della Resistenza? Essa costituisce la più valida diga contro le forze della reazione, contro ogni avventura fascista e rappresenta un monito severo per tutti. Non vi riuscì il fascismo, non vi riuscirono i nazisti, non ci riuscirete voi. Noi, in questa rinnovata unità, siamo decisi a difendere la Resistenza, ad impedire che ad essa si rechi oltraggio. Questo lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei nostri morti, e per l’avvenire dei nostri vivi, lo compiremo fino in fondo, costi quello che costi.
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giuliocavalli · 6 years
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«Essere antifascisti è impedire ai neofascisti di manifestare»: cosa disse Sandro Pertini a Genova nel 1960 «Gente del popolo, partigiani e lavoratori, genovesi di tutte le classi sociali. Le autorità romane sono particolarmente interessate e impegnate a trovare coloro che esse ritengono i sobillatori, gli iniziatori, i capi di queste manifestazioni di antifascismo. Ma non fa bisogno che quelle autorità si affannino molto: ve lo dirò io, signori, chi sono i nostri sobillatori: eccoli qui, eccoli accanto alla nostra bandiera: sono i fucilati del Turchino, della Benedicta, dell’Olivetta e di Cravasco, sono i torturati della casa dello Studente che risuona ancora delle urla strazianti delle vittime, delle grida e delle risate sadiche dei torturatori. Nella loro memoria, sospinta dallo spirito dei partigiani e dei patrioti, la folla genovese è scesa nuovamente in piazza per ripetere “no” al fascismo, per democraticamente respingere, come ne ha diritto, la provocazione e l’offesa. Io nego – e tutti voi legittimamente negate – la validità della obiezione secondo la quale il neofascismo avrebbe diritto di svolgere a Genova il suo congresso. Infatti, ogni atto, ogni manifestazione, ogni iniziativa, di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo e poiché il fascismo, in ogni sua forma è considerato reato dalla Carta Costituzionale, l’attività dei missini si traduce in una continua e perseguibile apologià di reato. Si tratta del resto di un congresso che viene qui convocato non per discutere, ma per provocare, per contrapporre un vergognoso passato alla Resistenza, per contrapporre bestemmie ai valori politici e morali affermati dalla Resistenza. Ed è ben strano l’atteggiamento delle autorità costituite le quali, mentre hanno sequestrato due manifesti che esprimevano nobili sentimenti, non ritengono opportuno impedire la pubblicazione dei libelli neofascisti che ogni giorno trasudano il fango della apologia del trascorso regime, che insultano la Resistenza, che insultano la Libertà. Dinanzi a queste provocazioni, dinanzi a queste discriminazioni, la folla non poteva che scendere in piazza, unita nella protesta, né potevamo noi non unirci ad essa per dire no come una volta al fascismo e difendere la memoria dei nostri morti, riaffermando i valori della Resistenza. Questi valori, che resteranno finché durerà in Italia una Repubblica democratica sono: la libertà, esigenza inalienabile dello spirito umano, senza distinzione di partito, di provenienza, di fede. Poi la giustizia sociale, che completa e rafforza la libertà, l’amore di Patria, che non conosce le follie imperialistiche e le aberrazioni nazionalistiche, quell’amore di Patria che ispira la solidarietà per le Patrie altrui. La Resistenza ha voluto queste cose e questi valori, ha rialzato le glorie del nostro nuovamente libero paese dopo vent’anni di degradazione subita da coloro che ora vorrebbero riapparire alla ribalta, tracotanti come un tempo. La Resistenza ha spazzato coloro che parlando in nome della Patria, della Patria furono i terribili nemici perché l’hanno avvilita con la dittatura, l’hanno offesa trasformandola in una galera, l’hanno degradata trascinandola in una guerra suicida, l’hanno tradita vendendola allo straniero. Noi, oggi qui, riaffermiamo questi principi e questo amor di patria perché pacatamente, o signori, che siete preposti all’ordine pubblico e che bramate essere benevoli verso quelli che ho nominato poc’anzi e che guardate a noi, ai cittadini che gremiscono questa piazza, considerandoli nemici della Patria, sappiate che coloro che hanno riscattato l’Italia da ogni vergogna passata, sono stati questi lavoratori, operai e contadini e lavoratori della mente, che noi a Genova vedemmo entrare nelle galere fasciste non perché avessero rubato, o per un aumento di salario, o per la diminuzione delle ore di lavoro, ma perché intendevano battersi per la libertà del popolo italiano, e, quindi, anche per le vostre libertà. E’ necessario ricordare che furono quegli operai, quegli intellettuali, quei contadini, quei giovani che, usciti dalle galere si lanciarono nella guerra di Liberazione, combatterono sulle montagne, sabotarono negli stabilimenti, scioperarono secondo gli ordini degli alleati, furono deportati, torturati e uccisi e morendo gridarono “Viva l’Italia”, “Viva la Libertà”. E salvarono la Patria , purificarono la sua bandiera dai simboli fascista e sabaudo, la restituirono pulita e gloriosa a tutti gli italiani. Dinanzi a costoro, dinanzi a questi cittadini che voi spesso maledite, dovreste invece inginocchiarvi, come ci si inginocchia di fronte a chi ha operato eroicamente per il bene comune. Ma perché, dopo quindici anni, dobbiamo sentirci nuovamente mobilitati per rigettare i responsabili di un passato vergognoso e doloroso, i quali tentano di tornare alla ribalta? Ci sono stati degli errori, primo di tutti la nostra generosità nei confronti degli avversari. Una generosità che ha permesso troppe cose e per la quale oggi i fascisti la fanno da padroni, giungendo a qualificare delitto l’esecuzione di Mussolini a Milano. Ebbene, neofascisti che ancora una volta state nell’ombra a sentire, io mi vanto di avere ordinato la fucilazione di Mussolini, perché io e gli altri, altro non abbiamo fatto che firmare una condanna a morte pronunciata dal popolo italiano venti anni prima. Un secondo errore fu l’avere spezzato la solidarietà tra le forze antifasciste, permettendo ai fascisti d’infiltrarsi e di riemergere nella vita nazionale, e questa frattura si è determinata in quanto la classe dirigente italiana non ha inteso applicare la Costituzione là dove essa chiaramente proibisce la ricostituzione sotto qualsiasi forma di un partito fascista ed è andata più in là, operando addirittura una discriminazione contro gli uomini della Resistenza, che è ignorata nelle scuole; tollerando un costume vergognoso come quello di cui hanno dato prova quei funzionari che si sono inurbanamente comportati davanti alla dolorosa rappresentanza dei familiari dei caduti. E’ chiaro che così facendo si va contro lo spirito cristiano che tanto si predica, contro il cristianesimo di quegli eroici preti che caddero sotto il piombo fascista, contro il fulgido esempio di Don Morosini che io incontrai in carcere a Roma, la vigilia della morte, sorridendo malgrado il martirio di giornate di tortura. Quel Don Morosini che è nella memoria di tanti cattolici, di tanti democratici, ma che Tambroni ha tradito barattando il suo sacrificio con 24 voti, sudici voti neofascisti. Si va contro coloro che hanno espresso aperta solidarietà, contro i Pastore, contro Bo, Maggio, De Bernardis, contro tutti i democratici cristiani che soffrono per la odierna situazione, che provano vergogna di un connubio inaccettabile. Oggi le provocazioni fasciste sono possibili e sono protette perché in seguito al baratto di quei 24 voti, i fascisti sono nuovamente al governo, si sentono partito di governo, si sentono nuovamente sfiorati dalla gloria del potere, mentre nessuno tra i responsabili, mostra di ricordare che se non vi fosse stata la lotta di Liberazione, l’Italia, prostrata, venduta, soggetta all’invasione, patirebbe ancora oggi delle conseguenze di una guerra infame e di una sconfitta senza attenuanti, mentre fu proprio la Resistenza a recuperare al Paese una posizione dignitosa e libera tra le nazioni. Il senso, il movente, le aspirazioni che ci spinsero alla lotta, non furono certamente la vendetta e il rancore di cui vanno cianciando i miserabili prosecutori della tradizione fascista, furono proprio il desiderio di ridare dignità alla Patria, di risollevarla dal baratro, restituendo ai cittadini la libertà. Ecco perché i partigiani, i patrioti genovesi, sospinti dalla memoria dei morti sono scesi in Piazza: sono scesi a rivendicare i valori della Resistenza, a difendere la Resistenza contro ogni oltraggio, sono scesi perché non vogliono che la loro città, medaglia d’oro della Resistenza, subisca l’oltraggio del neofascismo. Ai giovani, studenti e operai, va il nostro plauso per l’entusiasmo, la fierezza., il coraggio che hanno dimostrato. Finché esisterà una gioventù come questa nulla sarà perduto in Italia. Noi anziani ci riconosciamo in questi giovani. Alla loro età affrontavamo, qui nella nostra Liguria, le squadracce fasciste. E non vogliamo tradire, di questa fiera gioventù, le ansie, le speranze, il domani, perché tradiremmo noi stessi. Così, ancora una volta, siamo preparati alla lotta, pronti ad affrontarla con l’entusiasmo, la volontà la fede di sempre. Qui vi sono uomini di ogni fede politica e di ogni ceto sociale, spesso tra loro in contrasto, come peraltro vuole la democrazia. Ma questi uomini hanno saputo oggi, e sapranno domani, superare tutte le differenziazioni politiche per unirsi come quando l’8 settembre la Patria chiamò a raccolta i figli minori, perché la riscattassero dall’infamia fascista. A voi che ci guardate con ostilità, nulla dicono queste spontanee manifestazioni di popolo? Nulla vi dice questa improvvisa ricostituita unità delle forze della Resistenza? Essa costituisce la più valida diga contro le forze della reazione, contro ogni avventura fascista e rappresenta un monito severo per tutti. Non vi riuscì il fascismo, non vi riuscirono i nazisti, non ci riuscirete voi. Noi, in questa rinnovata unità, siamo decisi a difendere la Resistenza, ad impedire che ad essa si rechi oltraggio. Questo lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei nostri morti, e per l’avvenire dei nostri vivi, lo compiremo fino in fondo, costi quello che costi.» (grazie a Christian Raimo per averlo riproposto, qui) «Gente del popolo, partigiani e lavoratori, genovesi di tutte le classi sociali. Le autorità romane sono particolarmente interessate e impegnate a trovare coloro che esse ritengono i sobillatori, gli iniziatori, i capi di queste manifestazioni di antifascismo.
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silviascorcella · 4 years
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Cheap Monday a/i 2017: Detroit, il Costruttivismo e l’inossidabile slim fit jeans
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"Everything will be okay in the end. If it's not okay, it's not the end”: ebbene sì, ha esordito nella mia mente così, sarà forse perché questa è un’occasione d’incontro con quella sorta d’ispirazione che si rivela densa nonostante sia intessuta in capi dalla superficie fin troppo quieta e cool per nascondere un’insospettabile funzione di messaggera. Eppure, l’aver scrutato ben bene la nuova collezione annunciata da un brand assai celebrato ha fatto spuntar alla mente tal citazione, anch’essa arcinota eppur mai come oggi assai necessaria: “Tutto andrà bene alla fine. Se non va bene, allora non è la fine”. 
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Il brand in questione? Basta il nome: Cheap Monday! E la collezione? Quella dedicata alla prossima stagione fredda: l’Autunno-Inverno 2017, a cui si allaccia anche la speciale linea Under Construction! A dirla davvero tutta con la sincerità dell’approfondimento che va a scavare instancabile nella memoria fashion: la storia stessa di Cheap Monday ha sempre impugnato questo mood, sin dall’inizio. 
Ovvero sin dall’esordio in quel lontano anno 2000 dove il celeberrimo marchio must have sigillato dal logo col teschietto era ancora una scommessa di moda nella forma di negozietto nei sobborghi di Stoccolma. Oh yes, uno store aperto per diletto e passione solo durante il fine settimana, ma che sin da subito ebbe un successo che lo portò dalla periferia al centro città e dal nome di Weekend ad essere ribattezzato Weekday. Ecco, proprio qui nacque una nuova scommessa: stavolta in forma di denim dalla qualità alta, dalla coolness slim fit irresistibile e dal prezzo così equo da essere irrinunciabile. Il resto è storia, must have di qualsivoglia guardaroba ed espansione di fama e collezioni.
La collezione a/i 2017 prende questo mood e lo mette in una scatola dei ricordi storici e sociali: ovvero in un’ispirazione che vola in America e atterra nella città di Detroit, per lasciarsi raccontare la sua eterna epopea di città fluttuante tra la bancarotta devastante e l’istinto testardo di rinascita che proprio in questi ultimi anni sta mettendo radici solide di positività. 
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Un’immagine di approccio alla vita ottimistico, che Cheap Monday narra in creazioni svelte e easy nelle forme, attraversate da quel touch underground che da sempre le distingue: maglie a coste, tagli a laser, combinazioni mesh-cotton, giacche trapuntate, bomber e dettagli "upside down”, tra cui s’inseriscono i celebri must have del brand, ovvero i jeans slim fit nei modelli Audic e Sonic. Ma, “it’s not the end”, appunto: perché alla collezione a/i 2017 si aggiunge anche la linea “Under Constructivism”: una sorta di mashup nato dall’incontro tra il guizzo di gioventù odierna e quel Costruttivismo storico dove l’arte andava a prendersi i materiali nello sviluppo industriale e incaricava le opere di essere utili alla società. Una collezione di pezzi dove tale ispirazione torna con il rosso, il bianco, il nero, le strisce nette e i blocchi di colore, le stampe fotografiche e i grafismi. Ed il teschietto: of course!
Silvia Scorcella
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uds · 7 years
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i miei concerti saltati all'ultimo (un post di aneddotica sui cazzi miei, che tanto ormai la giornata è buttata)
oggi sarei dovuto andare all'home festival, manifestazione musicale nostrana che sta tentando di fare, encomiabilmente, il salto di qualità. a causa del maltempo della nottata e dei danni causati da questo, la giornata di esibizioni di oggi è stata cancellata. posto che sono comprensibilissime le improperie di chi si era organizzato il viaggio da lontano con tanto di pernottamenti e scazzi vari (non io, fortunatamente, che abito ad un’oretta da lì) o anche solo la delusione di chi voleva vedere un concerto che magari aspettava da sempre, dando la giusta misura anche all'ovvia ironia dei messaggi dell'organizzazione che fino a ieri si diceva attrezzata anche in caso di nubifragio, è ovvio che, una volta che l'area viene dichiarata inagibile per la giornata, non è che ci sia molto da fare. vi consiglio comunque di andare sulla pagina facebook dell'home festival, o su quella twitter di liam gallagher, per godervi il putiferio che solo la internet sa scatenare. c'è maleducazione, buon senso, sarcasmo pesante, analfabetismo funzionale e tanto, tanto, tanto altro in un migliaio e passa di commenti sotto l'annuncio della cancellazione della data.
di mio sono ovviamente scazzato, anche per la giornata buttata, però bon, amen. non è che ci si possa far molto. il biglietto almeno è rimborsabile. sarà per la prossima, se ci sarà e si riesce*.
ciò detto, ecco una carrellata delle altre volte in cui è stato cancellato un concerto a cui sarei dovuto andare:
-la prima occasione del genere è stata all'independent days festival di bologna del 2005. line up notevolissima, ma io ci andavo essenzialmente per i bloc party, che avevano appena pubblicato il loro debutto, silent alarm, album tuttora tra i miei preferiti in assoluto (sui seguenti dischi della band, invece, diciamo che preferisco non soffermarmi)(ma silent alarm dovreste ascoltarlo tutti, almeno una volta nella vita)(poi se non vi piace non vi rimborso il tempo perduto, però vi do un abbraccione di consolazione quando ci troviamo). arrivo prestissimo, carico a molla, tutto contento -nei miei acerbi 22 anni di smilzo col ciuffone e le magliette dei gruppi roghenrol- perché sto per vedere una band che adoro. giracchio fischiettante per il festival a cancelli appena aperti, camminando a un metro da terra (sto per vedere i bloc party!), ripassando mentalmente i testi delle canzoni. arrivo al banco del merchandising e c'è un foglio a4 spiegazzato appeso al tendone che spiega che i bloc party hanno annullato l'esibizione per problemi alla gola del cantante. lato positivo: la line up era comunque effettivamente della madonna (per dirne una, alle due e mezza di pomeriggio suonò un gruppetto inglese piuttosto sconosciuto -saremmo stati più o meno in quaranta a guardare sotto al palco- che mi piacque moltissimo: erano gli editors), e un paio di mesi dopo i bloc party vennero a suonare al new age**. li incontrammo anche, prima e dopo il concerto. persone di un'educazione encomiabile, nonostante provenissero da un paese privo di bidet. faceva un freddo cane e si premurarono che quelli del locale ci tenessero al caldo. ho ancora il cd autografato e la scaletta. le soddisfazioni di gioventù.
-sempre parlando di festival, avevo i biglietti per l'heineken jammin’ festival del 2007 a venezia, parco san giuliano. smashing pumpkins e aerosmith. che i secondi bon, li avrei ascoltati volentieri eh, però a essere onesti a me interessava essenzialmente il pelatone. che io aspettavo solo il momento in cui sarebbe partita, che ne so, bullet with butterly wings, sapendo che in quei momenti sarebbe venuto giù tutto. e invece a venire giù fu tipo un tifone, il giorno prima del concerto. lato positivo: nessuno. non ho avuto altre occasioni fattibili per vederli, e ora come ora non so se mi accollerei le chilometrate per farlo. di nuovo, capita, che ci vuoi fare? se non altro ora billy corgan pesa duecento chili, se arriva un tifone lo allontana con un rutto e il concerto si fa.
-radiohead, 2012, codroipo. questa è triste, perché il concerto è stato rinviato a causa della morte di uno della loro crew a seguito di un incidente nella preparazione di una data di poco precedente. l'hanno recuperato pochi mesi dopo, ed è stato anche un bel concerto (grazie al cazzo), ma non sono così merda da considerarlo un lato positivo.
ma soprattutto:
-non ricordo neanche la data o l'anno, ma c'è stata una volta in cui riccardo sinigallia doveva suonare al new age (era prima dell'onnipresenza dei social, ci tengo a specificare, altrimenti la cosa non sarebbe potuta accadere, per ovvi motivi). avevamo proprio un volantino del new age con la data segnata, preso nel locale poco tempo prima, ad un altro concerto. arriviamo al locale. all’esterno non c'è nessuno. soprattutto, non c'è neanche mezzo poster indicante il concerto. mah, magari sinigallia non si mette a fare manifesti, ci diciamo. buttiamo un occhio dentro il locale: ci sono tre persone di numero.  e sono le bariste. mah, sarà ancora presto, ci diciamo. ci avviciniamo alla cassa e chiediamo a un tizio (enorme) notizie del concerto. la conversazione è più o meno stata la seguente: "buonasera. mi scusi, ma stasera non c'è il concerto di sinigallia?" "il concerto di?" (nello sguardo il vuoto di un mcdonald aperto in una comune no global) "sinigallia." "..." "..." "..." mostriamo il volantino ufficiale. "..." indichiamo col dito. "vede? la data di oggi? c'è scritto 'riccardo sinigallia'." "..." "..." "un attimo." il tizio enorme (sembrava uno di quei biker da telefilm tipo walker texas ranger: rasato, con la barba, i tatuaggioni) si alza e se ne va. passa un tempo indefinito, poi torna, senza alcuna espressione sul volto. "non lo fanno." "ah. come mai?" "..." "..." passano dieci secondi buoni. ci guarda nel modo in cui guardo il vassoio del pandoro al pistacchio dopo che è finita anche l’ultima fetta. "si... è... sentito male." (col ben noto tono di chi dice qualcosa solo perché non gli si rompano più le scatole, tipo la mamma che spiega ai bambini che se babbo natale ha sbagliato modello di astronave degli exogini è per colpa delle traduttrici italofinlandesi sottopagate che assume per aiutarlo con le letterine) “chi?” “eh?” “chi si è sentito male?” "..." "..." altri dieci secondi di nulla. "il... bassista."  (palesemente a caso, avrebbe potuto anche recitare la formazione della ternana dell’85/86 e avrebbe avuto lo stesso grado di plausibilità) "..." "..." "ah. ok. buona sera."
e io ancora oggi mi chiedo: ma il concerto c'era veramente? è stato annullato? se lo sono dimenticato tutti? qualcun altro sarà pur andato a chiedere informazioni a parte noi, o no? lato positivo: siamo stati parte di una commedia di ionesco (e comunque qualche tempo dopo sinigallia l'ho comunque visto, per cui bon). *non è che io sia un monaco zen, è che ho già assistito in altre circostanze a concerti di chi mi interessava maggiormente tra gli artisti della line-up odierna. fosse successo altrimenti starei prendendo a testate la maniglia dell’armadio da tre ore. **locale nel trevigiano che nella seconda metà degli anni zero aveva una programmazione meravigliosa per quanto riguarda il rock alternativo e il cantautorato indipendente. poi, forse perché si sono accorti che il pubblico per quel genere nel trevigiano non abbondava (io boh, davvero, la tristezza infinita nel vedere concerti di gente anche piuttosto famosa come, che ne so, i perturbazione, con un pubblico di poche decine di persone), negli ultimi anni hanno virato abbondantemente sul metal, decidendo sostanzialmente di poter fare a meno di me, brutto pelato quattrocchi che non sono altro. ma io non porto rancore e ti voglio bene lo stesso, amico new age.
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sportpeople · 5 years
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Scioglimento La Meglio Gioventù Lucca La Meglio Gioventù comunica a partire dalla data odierna lo scioglimento del gruppo per motivazioni proprie. Mai infami , mai vili , mai spie. Un abbraccio ed un saluto ai gemellati ed ai veri amici.
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Uno dei più bei romanzi della letteratura Italiana e capolavoro della letteraura sarda.Letto e riletto ho "snidato" frasi di pura poesia che mi hanno turbato profondamente e provocato allo stesso tempo malinconia e conforto, meraviglia e sgomento, in un turbinio di sensazioni forti e coinvolgenti.Il libro offre uno spaccato storico della Sardegna che aiuta a capire molto della nostra situazione attuale.Sconvolgenti le similitudini tra la storia di ieri e quella odierna: la stessa malagestione da parte della politica, la stessa bieca miopia della "classe borghese", la stessa ignoranza della gente che nasce da una totale assenza del concetto di stato e, con esso, di società civile. "Paese d'ombre" è un romanzo solido, robusto e compatto che, ambientato nell'Ottocento,racconta la storia di Angelo Uras in un paesino non lontano da Cagliari, in Sardegna. La storia si snoda partendo dalla gioventù fino alla vecchiaia del protagonista, che si staglia in tutta la narrazione come una figura tenace, paziente, saggia e giusta. La sua vicenda umana e politica offre lo spunto all'Autore per affrontare i più importanti temi della vita, dall'amore alla morte, dai rapporti famigliari all'attaccamento alla propria terra e le grandi questioni politiche del suo tempo (ma che si ripropongono in tutte le epoche storiche!),dall'ecologia all'impegno diretto nella vita amministrativa, dal senso della giustizia alla polemica delusione per gli esiti risorgimentali.Una prosa quasi musicale ed una accurata,ma mai ridondante, ricercatezza lessicale ne rendono ancora più deliziosa la lettura.... #libridisecondamano #ravenna #bookstagram #booklovers #bookstore #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #giuseppedessì (presso Libreria Scattisparsi) https://www.instagram.com/p/B9V1VzUI1O0/?igshid=1mm5afgtmaz4w
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delinquenzanews · 4 years
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Gioventù e talento nella terza linea delle Zebre con l'ingresso di Iacopo Bianchi
Gioventù e talento nella terza linea delle Zebre con l’ingresso di Iacopo Bianchi
Nella settimana del raduno della Nazionale a Parma, proseguono anche gli allenamenti delle Zebre Rugby che il prossimo 22 agosto torneranno a giocare in Guinness PRO14, chiudendo la stagione 2019/20 col primo dei due derby in programma contro il Benetton Rugby.
A margine della sessione di lavoro odierna al centro sportivo in gestione alla Federazione Italiana Rugby, il giovane flanker Iacopo…
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untitled42566 · 4 years
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Senigallia celebra il Giorno della Memoria con un ricco programma
 SENIGALLIA – A vent’anni dalla sua istituzione, Senigallia celebra il Giorno della Memoria con un programma di iniziative denso ed emozionante, con incontri di riflessione, mostre, proiezioni cinematografiche, concerti e reading teatrali.
“Il nostro più sentito ringraziamento – afferma il sindaco Maurizio Mangialardi – va alla Comunità Ebraica di Ancona e alla Diocesi di Senigallia che insieme a tante altre belle associazioni del nostro territorio hanno messo a punto un programma capace di proporre occasioni di riflessione. Celebrare il Giorno della Memoria, infatti, è oggi più che mai fondamentale per difendere la nostra democrazia, la nostra libertà, i nostri diritti, e riaffermare l’idea di una società coesa e solidale. Una società opposta a quella odierna, avvelenata dal rifiuto della diversità e dove una donna come Liliana Segre, costretta giovanissima dal fascismo a vivere l’orrore del campo di sterminio e della Shoah, oggi, per le stesse ragioni di oltre ottanta anni fa, è costretta a vivere sotto scorta”.
“Una ricca programmazione culturale – aggiunge l’assessore Simonetta Bucari – che oltre a tante associazioni coinvolge le scuole cittadine e i quindi i giovani studenti. Credo che ciò sia molto importante perché tutte le istituzioni hanno il dovere di conservare e tramandare la memoria storica”.
Si inizia giovedì 23, alle 17,30 alla Biblioteca comunale Antonelliana, con l’inaugurazione della mostra “Abbattere i muri. Il muro di Berlino – The Berlin Wall- Die Berliner Mauer 1989 – 2009” con foto tratte dalla collezione di Reinhard Schultz. Venerdì 24, poi, alle ore 16 a Palazzetto Baviera, sarà inaugurata la mostra fotografica “Auschwitz 1940-45” curata da Teofilo Celani e promossa dalla Pro Loco Spiaggia di Velluto Senigallia.
Sabato 25 la giornata inizierà alle 8,45 al Cinema Gabbiano con la proiezione del film “Jojo Rabbit” riservata agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Senigallia. Il film, che sarà replicato alle ore 20,30 con la visione aperta a tutti, è una commedia che vede come protagonista un timido bambino tedesco di dieci anni, Jojo Betzler, soprannominato “Rabbit”, appartenente alla Gioventù hitleriana durante i violenti anni della seconda guerra mondiale. Il padre di Jojo è al fronte in Italia, mentre sua madre, Rose, si prende cura di lui, dopo la morte della sorella. Sebbene sia considerato strambo dai suoi coetanei, il ragazzo si sente un nazista avvantaggiato perché ha un amico immaginario molto particolare: una versione grottesca e caricaturale di Adolf Hitler. Jojo odia gli ebrei, nonostante non ne abbia mai visto uno, è fermamente convinto che sia giusto ucciderli. La sua visione nazista del mondo cambia completamente quando scopre che sua madre nasconde in soffitta una ragazza ebrea. Da questo momento in poi Jojo dovrà fare i conti con i dubbi sorti riguardo il nazionalismo e in questo dissidio interiore verrà aiutato soltanto dal suo amico immaginario Adolf.
Alle 18, invece, all’auditorium della Chiesa dei Cancelli sarà inaugurata la mostra “Etty Hillesum. Il cielo vive dentro di me”. Interverranno il vescovo Franco Manenti, Amos Zuares, della Comunità Ebraica di Ancona, il sindaco Maurizio Mangialardi e la curatrice dell’evento Claudia Munarin. L’iniziativa intende ricordare la toccante vicenda umana e spirituale di Etty Hillesum, la giovane donna ebrea olandese morta ad Auschwitz nel 1943.  Nell’occasione si esibiranno Alessandro De Felice al violoncello e Ilenia Stella al pianoforte. Alla Hillesum sarà dedicata anche la conversazione intitolata “La vita è meravigliosamente buona”che si terrà domenica 26 al Cinema Gabbiano alla presenza di dom Alessandro Barbon, priore generale dei Camaldolesi, e il reading teatrale in programma domenica 2 febbraio, alle ore 21 all’auditorium San Rocco, che vedrà Sandra Passarello leggere alcuni brani del celebre Diario scritto da Etty, accompagnata al pianoforte da Michael Loesch.
Tornando a domenica 26, alle ore 11 al circolo “La Marina Pro Cesano”, è previsto un incontro dal titolo “Quando dimenticare è impossibile ricordare è necessario” con Remo Morpurgo, mentre alle ore 18,30, al Cinema Gabbiano, sarà replicata la proiezione di “Jojo Rabbit”.
Lo stesso film sarà riproposto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado lunedì 27, alle 8,45, al Cinema Gabbiano. Alle ore 11, invece, nella sede dell’associazione “Bellanca” sarà inaugurata la mostra “C’è un paio di scarpette rosse: Joyce Lussu, viaggio ad Auschwitz” di Leonardo Bellagamba. Durante l’iniziativa sarà proiettata un’intervista a Clelia Jesi Morpurgo.
Infine, sempre lunedì 27, Giorno della Memoria, la sinagoga di Senigallia aprirà i battenti alle ore 17. Alle ore 18, poi, si terrà l’intervento musicale “Non gli ho detto arrivederci” diretto da Paola Pancotti con Lorenzo Giambartolomei al violino, Daniele Streccioni alla fisarmonica, Giovanni Spinozzi e Andrea Massaccesi alle chitarre, Roberto Mori alle percussioni e con il coro di giovani studenti. Il titolo richiama un libro che raccoglie le testimonianze dei bambini che persero i genitori nei campi di sterminio nazisti.
“Il filo conduttore – spiega il presidente della Consulta della Cultura Remo Morpurgo – è quello di cercare il sentimento vero e profondo di umanità e identità che voleva essere cancellato. I vari brani musicali, tratti dal repertorio Klezmer e Yiddish, e soprattutto i canti dei bambini, vogliono far ricordare la storia familiare interrotta improvvisamente e ognuno, quasi improvvisando, riporterà scene di quotidianità con ricordi e sapori d’infanzia”.
  Senigallia celebra il Giorno della Memoria con un ricco programma Senigallia celebra il Giorno della Memoria con un ricco programma  SENIGALLIA – A vent’anni dalla sua istituzione, Senigallia celebra il Giorno della Memoria con un programma di iniziative denso ed emozionante, con incontri di riflessione, mostre, proiezioni cinematografiche, concerti e reading teatrali.
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italianaradio · 5 years
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NAVIGATORCENTRUM Presentato il progetto a Camini e Caulonia
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/navigatorcentrum-presentato-il-progetto-a-camini-e-caulonia/
NAVIGATORCENTRUM Presentato il progetto a Camini e Caulonia
NAVIGATORCENTRUM Presentato il progetto a Camini e Caulonia
R. & P. È in corso di svolgimento a Camini e a Caulonia la visita strategica del progetto europeo EVS/SVE “MoreNAP – Strategic EVS project in Navigatorcentrum” coordinato dal Dipartimento Lavoro del Comune di Östersunds, città svedese di circa 70.000 abitanti capoluogo della contea dello Jämtland sita 400 chilometri a nord di Stoccolma. Si tratta della prima esperienza di questo tipo per la cooperativa EUROCOOP Servizi “Jungi Mundu” e per il Comune di Camini (RC), con il coinvolgimento anche del partner locale cooperativa Pathos anche in virtù dell’impegno parallelo nell’ambito del nuovissimo programma dei “Corpi Europei di Solidarietà” per il quale entrambe hanno ottenuto l’accreditamento negli ultimi mesi, oltre che della prima visita di questo tipo da parte di funzionari di un ente pubblico di un altro paese europeo per il territorio di riferimento.
Nel corso di questa prima giornata si sono susseguite sessioni formative, scambi di ‘best practices’ e confronti sulle metodologie di inclusione sociale e sul lavoro di coinvolgimento giovanile, in particolare per quanto riguarda l’inserimento socio-professionale, incontri con gli operatori e le operatrici locali e momenti conviviali che hanno permesso ai referenti svedesi di poter conoscere dal vivo anche le attività artistiche e culturali delle organizzazioni coinvolte come l’iniziativa di integrazione dei migranti attraverso la musica ampiamente conosciuta come “Global Chorus Integration Project” e diretta dal maestro Frascà per la cooperativa Pathos. L’intenso programma proseguirà per tutta la giornata di venerdì 24 maggio con visite ad altre iniziative locali, soprattutto quelle formative e i percorsi laboratoriali attivi a Camini, alle istituzioni pubbliche locali e alle principali esperienze di inclusione sociale attive nell’area interessata dal progetto finanziato dall’agenzia governativa svedese “Swedish Agency for Youth and Civil Society” grazie al programma europeo “Erasmus+ per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa”.
L’ente capofila, ovvero il Comune di Östersunds, ha presentato il modello di supporto e tutoraggio attuato a livello statale e regionale in Svezia tramite la struttura organizzativa denominata “Navigatorcentrum” (ovvero “Navigation Centres working with Youth” dalla traduzione in lingua inglese) sperimentata in Svezia sin dall’anno 2005 grazie al supporto del “Fondo Sociale Europeo”. Tale iniziativa aveva interessato numerosi comuni della contea dello Jämtland prevedendo precise responsabilità nell’occuparsi a livello pubblico dell’intera popolazione giovanile con età uguale o inferiore ai 20 anni che non rientrasse in percorsi di studio o lavoro. Una volta realizzata la mappatura di tali situazioni, il Comune si attivava per fornire ai giovani in difficoltà un servizio gratuito di orientamento a livello professionale che è stato costantemente perfezionato nel corso degli anni fino ad assumere l’odierna forma dei “Navigatorcentrum” che integrano ora anche le opportunità create dagli stessi operatori pubblici grazie ai programmi europei più recenti come i “Corpi Europei di Solidarietà”. Proprio tali programmi hanno reso possibile il partenariato con la cooperativa EUROCOOP di Camini e la stessa visita strategica iniziata in data odierna. Tali visite strategiche hanno l’obiettivo specifico di conseguire un impatto sistemico che possa essere il più ampio possibile a livello locale, regionale, nazionale e internazionale e sensibilizzare le comunità locali rispetto ai principi delle attività di solidarietà e di volontariato strutturato, oltre a preparare tutti gli attori coinvolti all’arrivo di giovani partecipanti nell’ambito dei programmi “Erasmus+” e “Corpi Europei di Solidarietà”.
R. & P. È in corso di svolgimento a Camini e a Caulonia la visita strategica del progetto europeo EVS/SVE “MoreNAP – Strategic EVS project in Navigatorcentrum” coordinato dal Dipartimento Lavoro del Comune di Östersunds, città svedese di circa 70.000 abitanti capoluogo della contea dello Jämtland sita 400 chilometri a nord di Stoccolma. Si tratta
Gianluca Albanese
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