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#penso parlo posto
marikabi · 1 year
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Come banane
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Siamo come banane perché siamo etichettati da chi ci conosce (o pensa di conoscerci) e a nostra volta etichettiamo chiunque e qualunque cosa, spesso anche a sproposito. Lo facciamo per comodità, perché la nostra mente ama le categorizzazioni al fine di non perdersi nella complessità e nella stragrandissima varietà che trovansi nell’universo.
Più etichettiamo e infiliamo roba (volti, eventi, situazioni, persone) nei nostri archivi mentali più c’illudiamo di aver chiarito e pulito i nostri pensieri e riordinato le nostre scale di valori, confermandole invece che confutarle con sani e spesso salvifici dubbi.
Le categorie, ovvero anche le tassonomie - elenchi più o meno esaustivi di cose, persone, animali, piante, santi, interessi e nemici di Salvini, marchi sponsorizzati dalla Ferragni, astri, colori Pantone, libri di Andrea Camilleri - hanno nell’antichità rappresentato lo scibile e dalle tassonomie di un tempo derivano anche le prime enciclopedie. Un paio di esempi - estremi - per tutti: Bouvard et Pécuchet (personaggi di un incompiuto romanzo di Flaubert che volevano categorizzare le conoscenze scientifiche e si ritrovarono a catalogare i luoghi comuni) e Linneo (celeberrimo e puntiglioso naturalista svedese).
Se Charles Darwin non avesse avuto la fissa di catalogare piante, insetti, animali, ciottoli, ossa, conchiglie e fiori sin da piccolo, noi non avremmo avuto la più completa e ragionata disamina delle dinamiche evoluzionistiche che hanno rifondato la filogenesi.
Anche le categorie che applichiamo agli umani (belli, brutti, intelligenti, superbi, cafoni, bizzarri e tanto altro) aiutano ad orientarci, quindi. Lo facciamo da sempre, da quando eravamo cavernicoli, onde evitare personaggi poco raccomandabili ed associarci a soggetti che - già allora - rinforzavano la nostra comfort zone e la nostra bolla, nel senso che non rappresenta(va)no minacce per la nostra sopravvivenza, fisica e psichica: gente simile a noi, che la pensava come noi, con gli stessi gusti gastronomici, e così via fino a categorizzarci per religioni, colore della pelle, politica, squadre di calcio, marche di caffè, pandoro o panettone.
Marc’Aurelio cominciò appunto con un piccolo elenco di personaggi da evitare nel suo A sé stesso.
Nulla di nuovo, pertanto, se abbiamo importato le categorie anche sui social, luoghi pieni delle cosiddette bolle, dove elenchi e selezioni di argomenti e persone vengono peraltro favoriti e/o aggravati da perversi algoritmi.
I social - non si sbaglia mai a ricordare che sono mezzi, come il telefono, la radio, YouTube - sono diventati un’estensione di noi stessi. Hanno ampliato la cerchia di conoscenze (l’amicizia è altra ed alta cosa) e le categorizzazioni risultano vieppiù importanti ed utili nel selezionare o farci selezionare le persone da seguire.
Proprio nel 2023 cade il ventennale della creazione di Facemash, il prototipo di Facebook, da parte di Mark Zuckerberg. Dal momento in cui venne messo in rete, questo totem dei social (ancora il più diffuso al mondo) ha creato una rete così vasta da diventare - virtualmente - la terza nazione più popolosa sul pianeta.
Pensate che Facebook - assieme agli altri social - ci abbia fornito amicizie e vero conforto? Ovviamente no. Seppur nati per mettere in contatto gente, i social sono diventati un palcoscenico personale, più che un salotto accogliente per chiacchierare amabilmente. 
Un palcoscenico siffatto divora quotidianamente storie ed emozioni. C’è chi non sta al gioco al massacro delle proprie immagini, dei propri sentimenti (e della propria vita privata) e diminuisce lo sharenting (la condivisione parossistica) magari aspirando al ghosting (scomparire). C’è chi invece cerca spasmodicamente la ribalta: fare l’influencer diventa il sogno di chi un tempo aspirava a diventare facilmente famoso come calciatore (o moglie di)/cantante/attore/modella.
(Va da sé che diventare famosi come Astrosamantha - alias di Samantha Cristoforetti - non è impresa semplice, pertanto non risulta comunemente appetibile e l’astrofisica - la materia di studio, cioè - non riscuote lo stesso gradimento del gossip.)
Adesso si può diventare famosi semplicemente ossessionando la gente con le proprie immagini, con la propria quotidianità (non sempre esaltante e dorata) e - ahimè - anche con le proprie miserie umane.
Nasce mediante tali sistemi il fenomeno Kardashian, prototipo di vita spiata a favor di telecamera: famiglia famosa per la faccia da esibizionisti che hanno saputo mantenere negli anni.
Tuttavia, non tutti sono così abili con immagini e parole. Infatti, non tutti siamo diventati Kardashian o Ferragnez e tanti, pur di farsi notare, esagerano nell’esporsi, esagerano nelle parole e nei toni e nei filtri fotografici, sia sui social pubblici (Twitter, Instagram, TikTok), che sulle chat.
Lunga premessa - anche un po’ storica - per arrivare al tema: comportarsi nelle chat.
Ormai non possiamo più farne a meno: Whatsapp soprattutto, ma anche Telegram ci aiutano perfino al lavoro.
La cosiddetta comunicazione differita, tramite messaggi scritti, vocali e video, è il sistema imperante, avendo scalzato le telefonate. Il differimento ci fa sentire quasi onnipotenti, perché, nel momento in cui registriamo, il destinatario non può ribattere. Magari lo farà appena dopo, ma nel momento siamo noi, le nostre idee e soprattutto le nostre parole ad imporsi, in quanto non siamo costretti ad ascoltare l’interlocutore. Non ci piace ascoltare nessuno, se non noi stessi. (Fateci caso, anche nei talk-show televisivi: ci sono giornalisti che prima di fare una domanda all’ospite fanno comizietti di un quarto d’ora e l’ospite, poi, risponde spesso off topics, interessato solo alle proprie idee comunque sia.)
E poi c’è il filtro, la lontananza, il rapporto diadico tra noi e l’apparecchio, più che tra noi e il destinatario del messaggio. Così, inconsapevolmente aggiungiamo un sentore di arroganza in più a ciò che diciamo.
A dir la verità, molti aggiungono più che un sentore, guastando irreparabilmente la comunicazione, la quale diventa ostile.
E non ce ne accorgiamo mica. Liti, incomprensioni, bannamenti, ingiurie ed improperi sono sempre in agguato, dentro una chat o in un thread di Twitter: l’incomprensione è l’humus sul quale prolifica l’ostilità digitale.
Se si può, la situazione peggiora quando gli agenti (emittenti e destinatari) sono ragazzi, pre-adolescenti o adolescenti. 
La strutturazione adolescenziale del Sé è faccenda complessa e nel Terzo millennio è diventata addirittura tragica. Si legge da più parti della debolezza psichica dei nostri ragazzi e ragazzini che non reggono il peso del giudizio del branco, fosse anche quella dei partecipanti alla chat della scuola/della palestra/dell’oratorio o gli spietati confronti di immagini su Instagram (dopo esserci smostrati a colpi di filtri, tipo Mona Insta in gallery).
Ci vorrebbe una materia di studio ad hoc, ma poiché non siamo in Norvegia (a scuola è previsto un corso educazione alla comunicazione digitale), dobbiamo correre ai ripari in autonomia.
Tuttavia, abbiamo un aiuto nel (densissimo) manuale  scritto da Carlotta Cubeddu e Federico Taddia: Penso, parlo, posto (il castoro ed.), che abbiamo presentato sabato 11 febbraio 2023 nella sala ragazzi della Biblioteca provinciale (a Corso Europa) nell’ambito del Festival della letteratura per ragazzi organizzato dall’associazione Ebbridilibri, capitanata dall’infaticabile Marina Siniscalchi.
Carlotta ha intensamente interagito con il pubblico, ponendo domande insidiose per dimostrarci come la comunicazione digitale può essere pericolosa, ma ci ha anche insegnato a difenderci con le parole non ostili, come pure a non diventare banane.
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“Cara Sofia, sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.”
Charles Bukowski
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volevoimparareavolare · 8 months
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Cara Sofia,
Sto amando un'altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l'amore è questo,
mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte.
Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest'incantesimo
non è mai riuscito.
Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato.
Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole.
Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo
tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile.
Non ti amo più e non mi ami più ma quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma resti l'amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi l’abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l'amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell'attimo c'è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell'attimo c'è sempre perché tu
sei l'amore della mia vita, l'incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare.
Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre
l'amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso
di amarti molto tempo fa.
- Charles Bukowski
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la-seconda · 1 year
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“Cara Sofia,
Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.”
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angelap3 · 1 month
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“Cara Sofia, Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.”
~ Il diario dei sentimenti, Charles Bukowski
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ec-chi-mo-si · 9 days
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Cara Sofia,
Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.
-Bukowski
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ossicodone · 1 year
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Di base va tutto una merda e l'unica cosa positiva è stata un intervento fatto ieri su una mamma di trentasei anni, con tentativo di suicidio, fermata dal marito con cui stava divorziando perché le cose fra loro non andavano bene. Lei aveva altri uomini ma nessuno che le desse pace, lui invece ha trovato subito una ragazza con cui si trova bene e lei giustamente non accettava questa cosa. Chiamano la CO le loro due figlie di dieci e sei anni, spaventate perché la mamma voleva buttarsi dal balcone. Intervengono sul posto Abz, cinque volanti di polizia e noi, automedica. Da subito lei si apre con me, mi chiede di starle vicino, che avrebbe fatto quello che le dicevo di fare ma di non farle perdere le bambine. Ho rassicurato lei, mi ha dato la mano, si è appoggiata su di me piangendo e cercando un abbraccio, mi stavo per commuovere, trattengo una lacrima, lei mi guarda, io le chiedo di sedersi e lei mi dice che si sentiva scarica, io faccio il filosofo e le dico che quando si scarica il telefono lei che fa? Lo getta dalla finestra? No, lo mette in carica e così deve fare lei con la sua vita, perché un cellulare dalla finestra si rompe ma si può ricomprare, una vita no. Lei piange, io mi interrogo sui misteri della mente e di questa parabola che ho fatto a questa, uscita da chissà che film scadente di Fabio Volo. Vabbè, parlo con le bambine, terrorizzate, ma molto mature. "Mamma picchia papà, noi stiamo bene con entrambi ma mamma sparla di papà mentre lui non lo fa con la mamma, ci sentiamo più libere con papà". Parlo separatamente con il padre, lui molto chiuso, si teneva tutto dentro, gli dico che ci son dei minori in atto e devo assicurarmi il loro bene prima di qualsiasi altro, capisce che c'era il pericolo degli assistenti sociali, si alza e se ne va. Io valutato tutti, non ho ritenuto lui fosse un problema e sarei stato d'accordo a lasciargliele ma dovevo comunque sentire la centrale da prassi. Mi danno l'ok, vado dal padre, glielo dico, lui si mette a piangere, le abbraccia, la madre di la che mi fissava, mi faccio il viaggio con lei sull'ambulanza, mi parla, si apre, mi ha chiesto di non lasciarla, di stare con lei, aveva paura, io che le accarezzo la testa, le dico di stare tranquilla, che può farcela ed ero fiero di lei per la scelta di farsi seguire da uno psicologo per questa sua dipendenza affettiva e depressione, me ne vado. Lei mi guarda forse sperava rimanessi sul serio, mi fan i complimenti il mio amico infermiere, il doc, il cugino della ragazza, per la professionalità e perché ero l'unico con cui lei si fosse attaccata e aperta. Mi faccio una sigaretta, respiro, penso, ma non vivo. In quel momento mi sale uno sconforto, un pensiero brutto, ricordi, finisco il turno e stasera penso che andrò a bere perché ho bisogno di non pensare
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ross-nekochan · 10 months
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Non so cosa scrivere eppure mi sento l'anima nebulosa con tante cose dentro che nemmeno so decifrare.
Mi sento stanca e insoddisfatta. Non so cosa sto facendo e mi sento persa in un mezzo a un vuoto: non vedo una direzione, un'obiettivo, qualcosa. Vivo le giornate a comandi: questo mese fai il training, rispondi alle telefonate, fai i colloqui ecc ecc. Per il resto niente più.
Penso alla mia non-famiglia: non sento nessuno da quando sono partita. Va bene così, era quello che volevo ma non vuol dire che mi faccia stare bene. Mia madre e mio fratello sono a fare le vacanze che lei sognava di fare per festeggiare i suoi 50 anni. Mio padre non lo so né mi interessa.
Chiamo e sento solo i nonni - qualche giorno fa li ho videochiamati e mi sono teletrasportata nel mio paesello. Preparavano le cose per il ferragosto, mentre qui è stata una settimana lavorativa normale (e pure pesante per sto training a orari del cazzo).
Con la coppia indiana stiamo organizzando di scalare il monte Fuji il mese prossimo. Era una cosa che non ho potuto fare 5 anni fa, quando le mie conoscenti lo avevano fatto e che io ho proposto. Vediamo.
Mi sento molto a casa con loro. Mi meraviglio di come il sud sia sud in tutto il mondo: danno grande spazio al cibo, condividono sempre, mi chiamano sempre ma allo stesso tempo criticano tutti, sono pettegoli, sono talmente legati al loro cibo da non volerne sapere di nient'altro. Il risvolto della medaglia è che è un sud molto arretrato: ieri abbiamo visto un film e, a quanto pare, è ancora necessario che la donna sia vergine al matrimonio, il matrimonio combinato è ancora comune, le donne devono servire il marito e badare ai figli, sono devotissimi alla religione e mille altre cose che forse non si vedono più dai tempi dei miei nonni.
Penso a quante persone diverse io abbia incontrato da gennaio. In Erasmus ho fatto amicizia con una polacca, una greca e oggi me la rido con degli indiani, oltre a convivere con persone cinesi, messicane, ceche, francesi, americane, italiane e così via.
Paradossalmente sono in Giappone ma il giapponese lo uso pochissimo. Tutti prima di partire mi hanno detto:"Chissà come migliorerai col giapponese adesso" e invece all'estero succede che entri in delle bolle per cui nel tuo quotidiano parli tutt'altra lingua. Parlo in inglese stentato perché noto che se non ho un interlocutore madrelingua non metto sforzo né in pronuncia né in grammatica e parlo come mangio.
Dicevo, ci sono persone di ogni tipo ed alcune si sono lanciate verso il vuoto in questo paese senza sapere niente della lingua. Mi sono ricordata che al primo anno di università rifiutai la borsa erasmus che avevo vinto perché non c'erano più paesi disponibili che parlassero in inglese e per me era impensabile buttarmi in un paese di cui non conoscessi la lingua. Ad oggi lo farei ma sono passati 7-8 anni di vita nel mezzo e sono ormai adulta. Qui ci sono ragazzini di 20 anni stentati e alla loro età non avrei avuto il coraggio.
Per molti, o forse per tutti, questo è un paese di passaggio. Vieni, prendi il visto studentesco di 1 anno e te ne vai a casa, con la possibilità di aver detto di aver vissuto dall'alta parte del globo. Nessuno rimane e a ben dire (anche perché i giapponesi fanno lo stesso). Questo è un posto unico al mondo dove le cose sono così diverse da tutto il resto della normalità che gli studiosi lo hanno definito "Galapagos syndrome": esistono cose solo per i giapponesi perché questa è una società tutta particolare con esigenze proprie. Se non sei abituato a questa vita non riesci a fartene un'abitudine e se ci sei nato non riesci a vivere altrove. È un posto difficile, ben oltre le aspettative della gente comune.
L'altra volta sentivo il podcast de Il Post sui libri giapponesi sempre più amati in Italia e mi fa sempre ridere quella patina di fascino che hanno tutti quando si parla di qui. Mi fa sempre sorridere e far incazzare questa cosa. Il prof Coci intervistato nel podcast ha detto cose storicamente vere ma per come le ha dette erano cagate per me. Eppure anche io ne sono stata vittima e vivo tuttora a mie spese le conseguenze di questa infatuazione.
Così come mi fanno ridere sia italiani e indiani che dicono:"A me interessa solo la lingua, la cultura non mi interessa". Come se le due cose si potessero separare così, all'acqua di rose.
Ripensandoci forse a Rovigo stavo meglio. Chissà se potrò trovare la serenità anche in questo paese.
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barrenwomb · 3 months
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ho riflettuto molto su me stessa (cosa che evito di fare per scansare una crisi o duecento di nevrosi isterica) e sono giunta alla conclusione che non mi voglio incattivire e neppure irrigidire. mi ci è voluto tanto per ammorbidirmi e abbassare la guardia, che poi alla fine l'ho fatto davvero? mi sono ammorbidita? forse sì, forse no. prima avevo soltanto amicizie superficiali o semplicemente non ne avevo affatto; ora, invece, ho soltanto relazioni sessuali superficiali, perché è meglio che non averne affatto, penso. pensavo. voglio imparare a stabilire dei confini senza dover alzare muri alti dieci metri soltanto perché altrimenti mi lascio schiacciare senza reagire. come ho già detto, non voglio incattivirmi. non sono gesù cristo e la rabbia non è un tabù, ma il rancore ti avvelena soltanto l'anima e alla fine non ci guadagni nulla. alcune volte le persone ti feriscono perché sono ferite e nel ferendoti continuano a ferire anche se stesse. non giustifico chi fa del male (non parlo di cose aberranti o di crimini o di abuso vero e proprio), ma mi rifiuto di covare rancore. mi rifiuto anche solo di pensare che qualcuno possa essere ontologicamente malvagio. questa persona mi ha causato un dolore che non avevo mai provato prima, ma non mi va di vittimizzarmi: anche io ho sbagliato, anche io ho risposto al veleno con altro veleno, anche io l'ho ferita perché non ho ancora fatto bene i conti con le mie paure, le mie ansie, le mie insicurezze, i miei traumi. io la perdono e vorrei che anche lei perdonasse me e soprattutto se stessa. avrei voluto farle capire che esistono persone in grado di capirti se solo gli dai la possibilità di ascoltarti, che è possibile trovare un posto nel mondo anche nella confusione, che c'è chi ti ama indipendente da tutto; ma alla fine io non sono nessuno e devo smettere di avere la presunzione di poterla "salvare". nessuno ha bisogno di essere salvato. lei ha sbagliato nel suo continuo ed estenuante idealizzarmi e svalutarmi senza mai riuscire a vedermi come un essere umano, io ho sbagliato nel proiettare su di lei i miei storici tormenti interiori nel tentativo di poterli risolvere al di fuori di me e senza mai toccare quello che invece abita ben dentro di me. entrambe abbiamo sbagliato ad usarci a vicenda per soddisfare il nostro bisogno di amore e di intimità emotiva senza però mai riuscire effettivamente ad entrare in intimità perché bloccate e paralizzate. ammetto di voler amare ed essere amata e lo ammetto senza vergogna né senso di umiliazione. sono un essere umano. e voglio amare. e non diventerò cattiva. mai
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turuin · 3 months
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Forse adesso, dopo quasi dieci anni, sento questa casa mia davvero mia e inizio a capire che tutto questo disordine è un rilfesso del disordine dentro la mia testa. Non so nemmeno se posso dire che la mia testa è disordinata, è più un discorso di : ci sono mucchi di cose, di ogni genere, in ogni angolo, senza un posto giusto o una collocazione. Proprio come in casa, so dove trovare tutto, ma obiettivamente è il caos, e per spostarsi da una stanza all'altra, a volte, bisogna scavalcare oggetti sul pavimento, mucchi di roba, appiattirsi alle pareti. Non molto feng shui, lo ammetto. Ma è così. Così, mentre penso alle incombenze quotidiane, il mio cervello vaga altrove; mentre suono, il mio cervello pensa ai servizi; mentre lavoro, il mio cervello mi riepiloga tutti i motivi che mi spingono a fare quello che faccio anche se non lo amo. Ma anche: mentre guido mi viene in mente una cosa che ho fatto vent'anni fa. Mentre parlo con qualcuno, mi viene in mente un film che ho visto, o cose che solo io posso capire, come quando una volta, quando vivevo a Roma, ascoltavo la radio e c'era "I Am Mine" dei Pearl Jam con la sua intro e il bus stava arrivando alla fermata e io sono salito sul bus ESATTAMENTE all'attacco della strofa, o quell'altra volta che ho fatto fino all'università, in via Salaria, tutto il percorso ascoltando "Babe, I'm Gonna Leave You" dei Led Zeppelin e sono arrivato davanti alla bacheca dei risultati dello scritto di Economia Politica proprio sull'accordo finale del pezzo (passato con 21, accettato senza orale, I regret nothing). Mentre parlo di altre cose, a tavola, mi viene in mente che in catanzarese c'è un verbo perfetto per chi passa il tempo a cazzeggiare e non fare nulla, ed è "paparijara", letteralmente "papereggiare". Prima, ho avvertito un'ondata di familiarità da questo appartamento, e ho pensato che forse dovrei davvero prendermene un po' più cura, e forse un po' di quell'ordine entrerebbe anche nel mio caos, dove ogni idea fa il pogo come facevamo noi ai concerti negli anni 90 (ma si chiama ancora pogo?). Ho contemporaneamente pensato che dovrei decidermi a entrare nella mia testa, aprire le finestre, spazzare via un po' di polvere e fare lo spazio giusto per sedermici dentro a gambe incrociate, schiena contro schiena con la mia ombra sempre vigile e attenta, e lasciare passare un po' d'aria. Ma c'è un calore ed un senso di vissuto, una voglia di stare sotto le coperte e un'idea di letargo che, pur uccidendomi silenziosamente, fatico ad abbandonare. Spero nella primavera, in questo anno che non ha conosciuto l'inverno.
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ha sempre avuto ragione mio padre e ora sono in ritardo per iscrivermi in università e studiare boh psicologia? sono in ritardo, non so come funzioni se mi iscrivo a 25 anni, parto già come fuori corso? come funziona? la mia vita ha senso in questo modo? a saltare da un lavoro del cazzo a un altro, a non sapere se mi rinnovano lo stage, se mi chiamino da altre parti, se avrò soldi per pagarmi gli studi nel caso in cui decidessi di volerci provare? e se fallissi? se dovessi finire per dover dover rinunciare agli studi dopo un anno o anche meno? quanti soldi andrei a buttarci? vorrei farmi un pianto isterico ma non posso perché sono nello spogliatoio del negozio in cui lavoro e attacco tra mezz'ora, non ho i trucchi per sistemarmi in caso e una collega qualunque potrebbe scendere e vedermi di nuovo in queste condizioni, io non ho forze, davvero, cosa sto facendo? a cosa serve? ha uno scopo? con uno stipendio così misero non potrei pagarmi manco la spesa se non abitassi ancora con i miei, figurarsi un affitto.
non ne posso più, nemmeno guardare e riguardare serie TV e film che già conosco aiuta, sento questo peso addosso e non so come levarmelo, tra l'altro mi sono anche presa il raffreddore e probabilmente ho anche mal di gola, come se non bastasse tutto il resto, sono stanca fisicamente e psicologicamente, ho bisogno di sfruttare l'inutilità della mia sindrome da crocerossina per aiutare chi davvero ne ha bisogno e non per tenerla qui per il nulla perché tanto non riesco a fare niente di buono e mi sento così inutile da giorni, stanca, senza forze, vorrei collassare qui per terra sul pavimento dello spogliatoio e rimanerci finché qualcuno non mi trova e mi chiede cosa c'è che non va, a quel punto però servirebbe uno psicologo a me perché niente può essermi d'aiuto, cosa faccio? scrivo alla psicologa che mi seguiva anni fa e le chiedo un consiglio? tanto prima di settembre non posso iscrivermi per cui è anche inutile pensarci a gennaio
è inutile pensare
è inutile
io lo sono
è davvero così che ci si sente quando si trova un lavoro in cui ci si sente fuori posto totalmente? una collega mi ha chiesto se studio giorni fa e le ho detto no e mi ha chiesto cos'avessi fatto alberghiero, pasticceria bla bla bla e la sua faccia era tipo schifata, come se non valessi nulla perché ero una coglioncella che voleva fare pasticceria e poi non avendo trovato lì ha cambiato completamente.
mi sento così inutile anche qui, è tutto così pesante, a cosa servo io qui? ora mi hanno mandato una mail chiedendo se ho attestati legati a corsi sulla sicurezza, ma a voi esattamente il mio curriculum l'hanno mandato? no perché ci manca giusto che mi mandano a fare un corso sulla sicurezza sul lavoro che manco sono di Milano e non saprei come arrivare dovunque ti mandino, probabilmente in una zona di merda.
a cosa serve? a cosa servo? perché?
dopo questo penso non scriverò per un po', probabilmente finirò per non scrivere nemmeno il libro e sprecare tutto quello che ho fatto per niente, perché tanto è sempre così, che poi con quali soldi pago tutto?
ma cosa cazzo parlo a fare?
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devilkissme · 8 months
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Cara Sofia,
Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.
-Charles Bukowski
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Lettera di Bukowski a Sofia:
“Cara Sofia,
Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.”
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“Cara Sofia,
Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.”
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iovengodallaluna · 10 months
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“Cara Sofia, Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.”
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“Caro Ivan,
Vorrei dire a tutti che non c’é niente di bello nell’essere Sofia e questo perché ho smesso di poterti accarezzare. Ho lasciato ad un’altra donna la possibilità di svegliarsi accanto a te, di prepararti la colazione, di baciarti in una di quelle giornate grigie che sembrano non finire mai. Mi fa ancora male pensare che tu corra da lei dopo lavoro, che la stringa con forza prima di aprire la porta per non perdere nemmeno mezzo secondo insieme e se ti vedo, se ti incontro nei soliti posti, mi si gela il cuore, penso subito a come devo comportarmi, a quanto devo restare composta e fingere che non mi importi nulla. Non ti amo più, ma tremo ancora quando so dove sei, spero ancora di incrociare il tuo sguardo da qualche parte, magari dopo esser stato con lei, dopo averci fatto l’amore. Spero ancora che guardandomi tu possa pensare che con me era meglio. Vorrei dirti che sono felice, che quando mi parlano della tua nuova storia sorrido, ma non posso, questa é l’avventura che non ci siamo concessi per paura, ed io ho maledetto il nostro mancato coraggio ogni giorno, ho pensato a tutte le lotte che potevamo evitare, a tutti i capricci mai risparmiati, a quella gelosia che toglieva il respiro, e a quella fiamma che non smetteva mai di bruciare dentro di noi. Ricordo ancora le urla e i messaggi con scritto “non cercarmi più” almeno mille volte, sperando di non esser mai presi alla lettera, eravamo così terrorizzati dall’idea di perderci che abbiamo fatto in modo accadesse. In tutto questo tempo non sono riuscita a sostituirti, quando altre braccia mi stringevano pensavo soltanto che non erano le tue e a quanto spesso ho dovuto allontanarti mentre tu adesso hai un’altra persona d’amare, userai anche con lei il sapone all’arancia, un giorno finirà e dimenticherai anche quello, ma ogni volta che ci vedremo, ovunque saremo e chiunque avremo al nostro fianco, sentirò ancora il cuore uscire dal petto e poi fare le corse per rientrare.”
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Tumblr media
Senza dubbio, in un passato che ora mi sembra remoto come la preistoria, pensai anch’io di sposarmi. Parlo dei miei quindici, diciotto anni. Tuttavia è strano: più il ricordo fruga in quella stagione, meno vi trovo la parola matrimonio. Già da bambina essa mi incuteva un misterioso fastidio come la parola moglie, marito, fidanzato, fidanzata. Ciò che volevo da bambina, suppongo, era un uomo da amare e da cui essere amata per sempre: come nelle fiabe. Ma nella fiaba avvertivo una specie di minaccia, un rischio mortale: e se quest’uomo mi avesse requisito alla vita? Non sono mai stata un animale domestico. Non mi sono mai vista chiusa a chiave nel piccolo cosmo della famiglia. Il mestiere di moglie mi ha sempre inorridito. Non volevo fare la moglie. Volevo scrivere, viaggiare, conoscere il mondo e sfruttare il miracolo di essere nata. Io ero mia. Sia pur confusamente, inconsapevolmente, penso d’essere stata una femminista ante litteram. Del resto sapermi donna in una società inventata e determinata dagli uomini non mi ha mai dato complessi di inferiorità, non ha mai posto limiti ai miei programmi e ai miei sogni. Al contrario, li ha provocati ed accesi. In una specie di scommessa, di sfida.
La mia prima giovinezza si consumò in quella sfida. Ossessionata dal timore di venir presa al laccio e neutralizzata da una museruola, me ne andai per anni come un cane senza medaglia: libero e ringhioso. Respingevo chi si innamorava di me, mi proibivo di innamorarmi. E certo soffrii, feci soffrire: ma non gettai l’àncora. Non la gettai nemmeno quando mi regalai al mio primo amore. Del resto il mio primo amore non fu gioioso. Servì solo a farmi intuire che amare significa costituirsi coi polsi ammanettati. L’intuizione mi indurì. Per anni non permisi più a nessuno di essere mio carceriere e gli aerei furono i complici più fedeli delle mie fughe. Fuggire non mi costava troppa fatica, spesso nessuna.
Per quanto celebrati, a volte, e stimati, quegli uomini non valevano un granché. Anzi, capitava sempre il giorno cui dimostravo di avere più coglioni di loro.
Oriana Fallaci
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