Dicono ci sia sempre un prezzo da pagare per avere troppo cuore. Avere un cuore grande significa accollarsi in qualche modo il dolore degli altri, farlo proprio, sentirlo dentro e non riuscire a liberarsene. Greta lo sa bene, lo ha scoperto in un giorno di pioggia, uno di quei giorni in cui guardi il cielo pieno di nuvole e pensi che non passerà mai, la pioggia, e con lei la tristezza, il dolore.
Lo nascondiamo da qualche parte, il dolore, perché non vogliamo sembrare deboli agli occhi degli altri, perché è più facile che dare spiegazioni, perché non sappiamo gestirlo, il dolore, allora è meglio tenerlo dentro. Ma a volte scoppia, a volte ne abbiamo troppo per non condividerlo.
Ma a volte il dolore non si manifesta in pianti, urla o singhiozzi nel cuscino. Non si manifesta con rabbia e rancore e con sfrontatezza con la quale affronti gli altri solo per riuscire a sfogarti, anche in minima parte.
A volte il dolore è silenzio. Non ci sono parole, tanto meno urla, le lacrime non escono anche se provi. Fissi il vuoto e resti a sentire il ticchettio delle lancette, fissi il vuoto e ti dimentichi che esisti. Certe volte stai male, forse troppo e quindi lasci stare. Semplicemente lasci che le cose vadano, ti trapassino, e resti zitto perché non ci sono parole abbastanza grandi per poter esprimere come ti senti. Ti accasci lì, su te stesso, ti perdi nel nulla, annuisci, fai dei mezzi sorrisi, aiuti gli altri, ma tu sei fuori gioco, tu sei perso e non sarai mai in grado di ritrovarti.
Adoro le persone che si prendono per mano. Che sia una mamma che prende la mano del suo bambino per attraversare la strada, che sia un uomo che prende la mano della sua fidanzata per avvicinarla a sé, che sia un amico che ti stringe la mano per darti conforto. E’ uno dei gesti d’amore più belli, vuol dire: “non ti mollo, ci sono io con te”.