Tumgik
#Due Minuti di Lucidità
guidosaraceni · 2 months
Text
Una guerra italiana
Continua da più di trent’anni, la silenziosa strage dei lavoratori italiani. Mille e più morti ogni anno da più di trent’anni. Tre ogni giorno.Passano le stagioni, le emergenze, le pandemie. Cambiano i governi, i presidenti ed i papi.Mille e più morti ogni anno, da più di trent’anni. Vietanoi rave, mettono fuori legge la carne sintetica, dichiarano guerra al bancomat. Discutono con grande serietà…
Tumblr media
View On WordPress
8 notes · View notes
Poi appena ho due minuti di lucidità parliamo del collega ventisettenne con cui mi scrivo se non mi stufo prima di questa situazione che sinceramente non capisco e non so se voglio capirla
4 notes · View notes
scienza-magia · 8 months
Text
L'importanza dei sogni per la salute mentale
Tumblr media
I sogni lucidi sono pericolosi per la salute mentale? Oltre ai sogni esistono i cosiddetti sogni lucidi, durante i quali si è coscienti che si sta sognando. Scopriamo cosa sono, come riuscire a controllarli e quali effetti positivi e negativi possono avere sulla psiche. Ogni notte durante il nostro sonno avviene un fenomeno misterioso: i sogni. Tuttavia, alcuni riescono a superare il confine tra il mondo dei sogni e la realtà, sperimentando i sogni lucidi. Le fasi del sogno durano circa due ore ogni notte. Tuttavia, alcuni hanno i cosiddetti sogni lucidi, cioè sogni durante i quali sono coscienti di sognare. Durante un sogno normale, il dormiente non agisce nel suo sogno, rientra nell’inconscio. Al contrario, durante un sogno lucido, il dormiente è perfettamente consapevole che sta sognando, può quindi controllare il suo sogno, cambiarne la fine e mantenere il controllo.
Tumblr media
I sogni lucidi sono un mondo affascinante ed è anche possibile esercitarsi per diventare un sognatore lucido. Tuttavia, in alcune persone, questi sogni lucidi possono portare a conseguenze sulla salute mentale. Come avviene un sogno lucido? Il sogno lucido o cosciente si manifesta come il sogno ordinario, nella fase del sonno detta paradossale. In termini di attività cerebrale, i sognatori “lucidi” mostrano modelli insoliti. Gli elementi del sonno e della veglia vengono effettivamente fusi, il che equivale ad una forma ibrida della coscienza del sognatore. Ma quali sono i modi per indurre un sogno lucido? Diversi metodi possono essere utilizzati per indurre un sogno lucido, e uno di questi è l’Induzione Mnemonica dei Sogni Lucidi (MILD), in cui il dormiente ripete a se stesso che quando sogna sarà consapevole del suo sogno. Questa affermazione viene ripetuta mentalmente prima di riaddormentarsi, solitamente dopo circa cinque ore di sonno e un periodo di veglia compreso tra 30 e 120 minuti. - Un’altra tecnica, “Wake Back to Bed” (WBTB), prevede di svegliarsi intenzionalmente presto la mattina e poi fare un pisolino, il che aumenta le possibilità di sogni lucidi . - Il sogno lucido avviato dai sensi (SSILD) prevede il risveglio dopo alcune ore di sonno, quindi la focalizzazione dell’attenzione su diversi stimoli come immagini, suoni e sensazioni fisiche prima di tornare a dormire. Infine, alcune persone utilizzano stimoli esterni per stimolare la lucidità durante il sonno, mentre altre utilizzano sostanze per disturbare direttamente i sistemi di regolazione del sonno. Quali sono le conseguenze dei sogni lucidi? Ovviamente non tutti i sognatori lucidi hanno problemi di salute mentale. Questi sogni lucidi, in alcuni casi, permetterebbero addirittura di scoprire nuove esperienze, sviluppando alcune facoltà psichiche. Nelle persone con disturbo da stress post-traumatico (PTSD), potrebbero, ad esempio, ridurre gli incubi, e sarebbero utili per le persone con disturbi d’ansia. Per quanto riguarda gli effetti negativi, riguarderebbero piuttosto le persone che già presentano psicosi, perché il sogno lucido può essere considerato uno stato mentale dissociativo. La sensazione di disconnessione dal corpo può portare a difficoltà nel distinguere il reale dall’immaginario. Insistendo nell’indurre sogni lucidi, le persone già mentalmente fragili si esporrebbero alla depressione, alla schizofrenia o addirittura ai disturbi ossessivo-compulsivi (DOC). Read the full article
2 notes · View notes
vintagebiker43 · 2 years
Text
Tumblr media
Ieri sera Elly Schlein ha raccontato, punto per punto, pezzo per pezzo, chi è Giorgia Meloni e perché è così pericolosa.
Quella che ne è uscita fuori è una straordinaria lezione sul fascismo e, al tempo stesso, un manifesto progressista in cinque punti.
“Ho sentito Giorgia Meloni parlare del fondamentalismo ecologico del Green New Deal e mai sui 4 milioni di italiani che soffrono già oggi di povertà energetica.
La campagna di Meloni è tutta sulla difensiva, a spiegare cosa non è e non ho mai sentito da lei una soluzione su come aumentare i salari, una parola su cosa pensa del salario minimo, su come contrastare il precariato, come stanno facendo in Spagna. Non una parola sul welfare, sulla sanità pubblica da garantire a tutte e tutti.
È una destra ipocrita che se la prende sempre coi migranti irregolari e mai coi datori di lavoro che li impiegano irregolarmente nei campi e nelle aziende.
Una destra che sbraita contro l’Unione europea perché non farebbe abbastanza sui migranti e non si fa mai vedere ai tavoli negoziali dove si cambiano le norme ingiuste che hanno bloccato centinaia di migliaia di richiedenti asilo in Italia, forse per non dare fastidio all’alleato Orban. Forti coi deboli e deboli coi forti. Come sempre.
Ecco, è un po’ tardi per raccontarcela. Se parli di “Dio, patria e famiglia” e difendi i manifesti Pro-vita, onestamente non bastano due minuti di video-messaggio per smarcarti dal fascismo.
Da Giorgia Meloni ho visto un bel compitino in tre lingue alla stampa estera, ma non ha detto una cosa semplice: che non ci saranno fascisti e nostalgici nelle liste. Può dirlo o non può dirlo? Perché noi qui possiamo dirlo”.
Se la sinistra in Italia avesse un decimo della chiarezza, della lucidità e della grazia di questa donna qui, Meloni neanche esisterebbe.
#lorenzotosa
10 notes · View notes
nardogranata · 2 months
Text
Nardò e Martina: il ritratto della delusione.
Tumblr media
NARDÓ – MARTINA 1-1
Goal: 57' Gennari, 65' Tedesco. 
NARDÓ (4-3-3): Viola; Dibenedetto, Ceccarini (85' Borgo) , Gennari, Lanzolla, Dambros (18’ Ferreira) , Dammacco (66' De Giorgi), D`Anna, Addae (61' Gentile), Cellamare (69' Ciracì), Guadalupi.
Reserve: Della Pina, Latagliata, Mariani, Milli. Coach: Massimo Costantino.
MARTINA (4-3-3): Figliola, Nikolli (60' Ievolella), Bonanno (87' Langone), Dieng, Virgilio (87' Battimelli), Silletti, Tedesco (80' Palermo), Tuccitto, Pinto (80’Baglione), Mancini, Piarulli. Reserve: Pirro, Perrini, Perez Ganfornina, Albanese. Coach: Pizzulli.
Arbitro: Andrea Palmieri di Brindisi.
Assistenti: Kevin Tutta di Milano, Arli Veli di Pisa.
Ammoniti: Bonanno, Dieng (M), Guadalupi (N)
Nardò e Martina danno vita ad un derby scialbo, condizionato dal vento e dalla paura di ricadere nella sconfitta. Due squadre reduci da prestazioni negative che hanno confermato di non attraversare un buon momento.
Nardò reduce da quattro sconfitte consecutive con un cambio d'allenatore infruttuoso, Martina scosso dalla debacle casalinga col Gravina; entrambe le compagini guardano ormai al piazzamento play off.
La cronaca del match è scarna. nel primo tempo portieri inoperosi. Si battaglia in mezzo al campo con scarsa lucidità nel gioco a terra e l'impossibilità di disegnare traiettorie aeree per l'imperversare del vento. Il Nardò con verticalizzazioni cerca di innescare Dambros ma dopo qualche sgroppata il brasiliano deve lasciare il posto per infortunio al connazionale Ferreira. Solo un tiro debole di D'Anna parato da Figliola riempie il tabellino.
Il Martina appoggia il gioco sugli esterni allargando le maglie della difesa neretina ma in area giungono solo palloni innocui su cui Viola non ha problemi come il tiro di Bonanni al 30' alto sopra la traversa. Per il Nardò solo un tiro debole di D'Anna parato da Figliola riempie il tabellino. Lo 0-0 con cui si chiude il primo tempo è specchio fedele dello stato delle cose: nervosismo e apprensione su entrambi i fronti.
Nel secondo tempo si assiste ad uno spettacolo più gradevole. Tuccitto impegna Viola in una parata a terra con tiro dai 25 metri. Risponde Guadalupi con un cross radente su cui Figliola si produce in respinta plastica.
La partita entra nella fase decisiva con il goal granata. Dammacco al 57' pennella una punizione-cross per la testa di Gennari che schiaccia in rete. Schema vincente: 1-0. Due minuti dopo ghiotta occasione per Ferreira con diagonale a pochi centimetri dal palo.
Episodio chiave attorno al 65', Addae cade male e si infortuna. Costantini manda in campo Gentile, un peso leggero, e il Nardò sbanda. Il Martina ne approfitta subito con un rasoterra di Piarulli affannosamente respinto da Viola su cui si avventa Tedesco e insacca. 1-1.
Il Nardò perde anche Dammacco per infortunio, il Martina prova a vincerla con gli inserimenti di Langone e Palermo ma non ci sono particolari pericoli per le porte eccetto un tiro-cross di Tuccitto deviato in corner da Viola. Finisce pari con due squadre convalescenti ormai tagliate fuori dalla lotta al vertice e due tifoserie che hanno ulteriormente suggellato uno splendido gemellaggio.
0 notes
elorenz · 4 months
Text
Una delle esperienze più strane ed assurde che ho fatto nella vita è frutto di una macabra casualità. Nel 2013 con due miei amici decidemmo di prendere un acido, non era la prima volta che usavamo allucinogeni. Era inverno ed uno di loro due aveva casa libera; ci infiliammo il cartone tra la gengiva ed il labbro ed aspettammo. Nell'attesa cominciarono discorsi superflui da maschio alfa, commenti del cazzo su amiche ed ex ragazze; mi stufai. Dopo due ore non era salito nulla. Preso dallo sconforto di chiacchiere che non mi erano mai interessate afferrai il giubbotto "ragazzi me ne vado, tanto non sale". Brusio di sottofondo "sei il peggio... ecc, ecc". "Si, si, bene. Ci vediamo" chiudendomi la porta alle spalle. Dopo cinque minuti e cinquecento mentri cominciò ad alterarsi la vista, i passi che muovevo in avanti mi davano l'impressione di ritornare indietro, erano le tre di notte e la città era deserta. L'unico suono erano i miei dannati passi sulla strada ma questi vivevano di una eco strana che aveva un ritorno come avessi alle spalle qualcuno. A quel punto, nel pieno della paranoia, aumentai velocità e per una mezz'ora buona, senza rendermene conto, girai in cerchio nello stesso quadrato di case. Addio razionalità. In preda alla paranoia comiciai a camminare sempre più veloce mentre una luna immensa si affacciava esageratamente luminosa dietro ai tetti dei palazzi. Ero fuori da un ora e mezza (per arrivare da casa del mio amico alla mia ci volevano venti minuti). Con un lampo di lucidità improvvisa riconobbi il tabacchi dove compravo sempre le sigarette, mi affidai all'inconscio seguendo la strada che facevo ogni giorno per comprare le sigarette. Casa di mia madre era una vecchia costruzione del 900' a due piani più mansarda semi abitabile, ad un certo punto ero sotto le coperte in camera ma ero pieno di energie e le gambe non stavano ferme. Nel silenzio sentivo qualcosa strisciare nelle pareti, nelle tubature, suoni strani nella soffitta e scricchiolii di un parquet che non avevamo. La luce dei lampioni entrava elettrica dalle bugie delle persiane ed illuminava la poltrona che avevo in camera su cui guardavo i film, ed ero lì, sulla poltrona, e mi vedevo ad osservare il buio mentre il volto si piegava, si espadeva, si restringeva come fosse un polmone. Indietreggiai sul letto e mi feci sottile contro al muro, schiacciato, sudato, con la mascella pulsante e gli occhi sparati verso quella zona in penombra col cuore nella gola. Poi d'un tratto svanì, le gambe cominciarono a rilassarsi ed un velo di calma mi calò su gli occhi ed insieme a lui anche la stanchezza. Chiusi gli occhi e rimasi così per qualche ora prima di sentire l'effettivo calo totale dell'alterazione. Quello fu l'ultimo acido che presi nella vita.
1 note · View note
carmenvicinanza · 7 months
Text
Adania Shibli
Tumblr media
Adania Shibli è una scrittrice palestinese, autrice di saggi, romanzi, racconti e opere teatrali.
Nata nel 1974, vive tra Londra e Ramallah. Ha una laurea in Comunicazione e Giornalismo presso l’Università Ebraica di Gerusalemme e un dottorato in media e studi culturali presso la University of East London.
Lavora nel campo delle arti visive e collabora con l’al-Hakawati Theater di Gerusalemme e il Sakakini Cultural Centre di Ramallah.
È stata premiata per due volte con lo Young Writer’s Award–Palestine per il romanzo Sensi (il cui titolo originale è Masaas) nel 2002 e per Kulluna Ba’eed Bethat al Miqdar ‘an al Hub (Siamo tutti equidistanti dall’amore) nel 2004.
Considerata tra le scrittrici di lingua araba più promettenti individuate dal progetto Beirut39, ha insegnato all’Università di Berna e da luglio 2023 è stata ospitata dalla Literaturhaus di Zurigo.
Il suo ultimo libro, Un dettaglio minore, pubblicato originariamente in arabo nel 2017 da una casa editrice libanese e poi tradotto in diverse lingue, è stato candidato a due prestigiosi premi letterari, i National Book Awards e l’International Booker Prize 2021. Racconta la vera storia di una beduina stuprata e uccisa da un gruppo di soldati israeliani nel 1949 e la storia inventata di una giornalista di Ramallah che decide di indagare sulla vicenda ai giorni nostri e che viene uccisa dai militari israeliani dopo essersi avventurata in una zona militare senza permesso.
Il 20 ottobre 2023, per questo romanzo, avrebbe dovuto ricevere il LiBeraturpreis 2023 alla Fiera del Libro di Francoforte, assegnato ogni anno a  scrittrici provenienti da Africa, Asia, America Latina per promuoverne il lavoro e accrescerne la visibilità nell’editoria internazionale. La motivazione citava che l’autrice è stata in grado di «creare un’opera d’arte molto precisa dal punto di vista formale e linguistico che racconta il potere dei confini e cosa comportano le guerre per le persone. Con grande lucidità, Shibli è riuscita a volgere lo sguardo verso i dettagli più minuti, le sottigliezze che ci permettono di intravedere le vecchie ferite e le cicatrici che si estendono oltre la superficie».
A causa del conflitto tra Israele e Hamas, il 13 ottobre è stata cancellata la cerimonia di premiazione adducendo come motivazione “la guerra in Israele”.
In realtà, il libro si trascina dietro polemiche fin dall’estate, quando Ulrich Noller, giornalista e membro della giuria del premio, si era dimesso contro la decisione di premiarne l’autrice palestinese.
La vicenda ha smosso l’opinione pubblica mondiale che si divide tra chi critica il libro perché antisemita e chi difende Adania Shibli e la libertà di espressione. Sono state raccolte migliaia di firme di esponenti del mondo della cultura in sua difesa e innumerevoli sono stati i messaggi di solidarietà sui social che invitano ad acquistare e leggere il romanzo della discordia.
0 notes
cinquecolonnemagazine · 10 months
Text
Prime day: i giorni delle offerte su Amazon
Sono iniziati da poche ore i Prime Day 2023 di Amazon: 48 ore di offerte per soli abbonati. Chi ha sottoscritto l'abbonamento, infatti, potrà usufruire di sconti su vari generi di articoli nel marketplace più grande del mondo. Gli sconti sono partiti a mezzanotte e termineranno alle 23.59 di domani 12 luglio. Come destreggiarsi nella giungla dei saldi online? Chi può accedere ai Prime Day La due giorni di offerte promossa da Amazon sugli articoli presentati sul suo marketplace sono riservate solo a quanti possiedono un abbonamento Prime. L'abbonamento Prime consente, dietro pagamento di un canone mensile di 4,99 euro mensili o 49 annuali, di avere tra l'altro consegne illimitate in un giorno, abbonamento a Prime Video dov'è disponibile un ampio catalogo di film, serie tv e altri programmi di intrattenimento, abbonamento al servizio di ebook Prime Reading, accesso ad Amazon Music Prime. Chi non fosse in possesso di tale abbonamento può sottoscrivere un abbonamento prova gratuito della durata di 30 giorni e approfittare quindi delle offerte. Prime day: quante offerte Gli articoli scontati appartengono a diverse categorie: dall'elettronica all'abbigliamento, ai casalinghi. Non è sempre facile trovare quello giusto per sé o accaparrarselo. Alcune offerte, infatti, seguono tutta la durata dell'iniziativa, altre durano solo un determinato lasso di tempo. Parliamo delle offerte a tempo dove per tempo intendiamo qualche ora ma non di rado 15 minuti. Inoltre alcuni articoli particolarmente popolari possono letteralmente andare a ruba ed esaurire la loro disponibilità nel giro di poco. In alcuni casi, quando l'articolo desiderato è esaurito si ha possibilità di iscriversi a una lista d'attesa. Le offerte di Prime sono davvero convenienti? Come con la stagione dei saldi, anche con Amazon è bene assicurarsi che quello proposto in offerta sia un prezzo realmente conveniente. Per farlo si può girare, sempre sulla rete, alla ricerca dell'oggetto desiderato in altri e-commerce e verificarne il prezzo. Operazione, questa, che può richiedere del tempo sottraendolo agli acquisti. In tal caso è possibile affidarsi ad alcune piattaforme come CamelCamelCamel o Keepa. Entrambe monitorano i prezzi su molti articoli proposti da Amazon, forniscono report in merito e avvisando quando arrivano a un livello conveniente. Il mouse, diciamolo, non è il migliore alleato dello shopping, almeno per il consumatore. La sua velocità può offuscare la lucidità di chi acquista facendogli riempire il carrello di cose non necessarie ma appetibili solo in virtù del loro prezzo. Vale quindi sempre la stessa regola. Create una lista degli acquisti da fare, datevi delle priorità o un determinato budget da non superare. La tasca vi ringrazierà e il senso di colpa non busserà alla vostra coscienza. In copertina foto di Christian Wiediger su Unsplash Read the full article
0 notes
missingchronicles · 1 year
Text
Attaccamento Disorganizzato e Distaccamento Organizzato - Parte 1
È passato un po' di tempo da quando ho scritto l'ultima volta su questo blog, ho appena finito da una 20ina di minuti la mia seduta con la psicologa e finalmente siamo riusciti ad andare a fondo della questione con mia madre.
Ho fatto un tema su mia madre, del mio rapporto con lei negli anni e cosa è diventato, ho tirato fuori diverse cose scrivendolo e lascio qui il link al post dove pubblicherò il testo (Potete leggerlo qui). In sostanza comunque il rapporto con mia madre è sempre stato molto dualistico, da un lato c'era la madre che mi proteggeva e si prendeva cura di me e dall'altro il mio personale aguzzino che mi picchiava violentemente quando facevo qualcosa che secondo lei era sbagliato.
Ne ho parlato con la psicologa e mi ha detto che io ho sviluppato una cosa chiamata "Attaccamento disorganizzato", ne ho letto un po' su internet oltre alla sua spiegazione e principalmente si tratta di una confusione in cui il bambino cade e continua a crescere proprio a causa di questo dualismo che ha con una delle due figure genitoriali.
Questa cosa porta ad una bassa autostima di se stessi (Check), ad avere comportamenti violenti a volte (Ne ho avuti quando sono arrabbiato ma solo lanciando oggetti in giro, non ho mai fatto del male a nessuno), e in generale a fidarsi poco delle persone (Double Check). Abbiamo parlato soprattutto di quest'ultima per un pezzo della seduta, ed effettivamente io mi rendo conto che per esempio delle persone per cui lavoro in questo momento mi fido molto poco. Ogni volta che mi ringraziano quando sto staccando da lavoro il mio pensiero fisso è "Me lo dicono perché così io che sono loro dipendente mi sento apprezzato e lavoro meglio" vedo sempre un secondo fine insomma.
Il suo consiglio per iniziare a staccarmi da questa cosa è, adesso che sono più consapevole del problema che ho, cercare di osservare la situazione a posteriori e chiedermi se effettivamente magari in quelle parole c'è un doppio fine o magari sono io che sto esagerando. Ovviamente non significa che ogni volta che ho il dubbio io stia esagerando è proprio per questo che, essendo arrivato ad un livello di lucidità migliore negli ultimi periodi, posso permettermi di studiare la situazione in maniera più obbiettiva e ottenere un'idea più chiara e oggettiva di quello che è successo e delle cose che mi sono state dette.
Concludo qui questa prima parte perché altrimenti il post viene troppo lungo.
(Parte 2)
0 notes
naivet-e · 2 years
Text
Vulnerabilità
Sono successe tante cose in questa primavera. Ero nell’angolo del letto matrimoniale di F., appoggiata al muro con le gambe al petto e le braccia attorno, e mi sembrava di essere separata dalla realtà interiore e esteriore da un velo, la mia ansia, multiforme Non mi sentivo in contatto con nulla, solo un’emozione: la paura e ricordo che guardavo F. e dicevo a volte temo di non saper vivere. Il giorno dopo era lunedì, tutto il mondo aziendale si risveglia e devi lavorare Sono andata in reparto e si è ricoverata d’urgenza una ragazza di 37 anni, la Signora S.C.T., che il sabato precedente aveva tentato di togliersi la vita. Una paziente già conosciuta, di quelle definite “scoccianti”, di quelle il cui dolore non si tenta neanche di vederlo perchè tanto è “lei che non vuole stare bene”. Io so solo che quella donna, con i capelli alla Amy Winehouse, non voleva ricoverarsi, piangeva, si mette le mani al collo e non riesce a respirare, si calma, si sente tradita, capisce di non avere alternative, accetta il ricovero. La prendo in carico io. E già sentivo dentro una resistenza. Vado a parlarle nella sua stanza e mi colpisce la sua lucidità, mi dice che in quella settimana il suo compagno le aveva fatto da specchio: Tu non sai prenderti cura di te. E’ tutto vero dottoressa, Io non so vivere.  La mia crepa nel petto che risuona con la sua, in un attimo, chi è psichiatra e chi è paziente? chi aiuta chi? chi sa vivere?  Sono chiamata a essere fattiva. Sono chiamata a essere sana, funzionante e a rimanere dall’altro lato. A dissimulare. In più ora gestisco io il ricovero, devo insegnare ai più piccoli, devo far sembrare che so come fare, cosa dire a colloquio, devo star bene. Martedì è il giorno della riunione con i primari e gli strutturati, e io sono tenuta a spiegare il caso; ero tranquilla, mi sono detta, ormai so farlo, leggo l’anamnesi e vado a braccio, non sono più una novella, è da un anno che faccio riunioni. Entro. Mi seggo attorniata da tutti. Davanti la telecamera in collegamento con i colleghi. Alla mia destra gli specializzandi piccoli, a sinistra le strutturate, di fronte, i due primari. Io sono tranquilla. Inizio a leggere: La Signora S.C.T. -la saliva mi si blocca non riesco ad deglutire- pausa. Di -respiro- 37 anni. Il cuore mi va in gola, non respiro inizio a iperventilare. Cazzo sono in silenzio non riesco a riprendermi e a parlare. Scusi prof sono in ansia. La Professoressa scoppia a ridere “e come mai, apriamo la finestra” In un clima disteso, apriamo la finestra, e io riprendo a respirare. Mi riprendo apparentemente e ricomincio. Sono stati tra i 40 minuti più lunghi mai percepiti. Ce l’ho fatta si ma.. oddio cosa è successo. oddio. oddio. Oddio. Un dramma. Nel mio immaginario sarebbe stato un dramma. Eppure è accaduto, e non è successo poi nulla. Eppure mi vergogno molto e corro da F. per essere abbracciata e piangere un po’ Questa invece è una crepa nell’idea che ho di me. L’ennesima. Già a 18 anni con il primo attacco di panico ho capito di non essere invincibile e ho fatto la mia conoscenza. Tutti quei contenitori che sentivo dentro, tutti quegli strati, non erano miei. Almeno però sono sempre stata sicura di funzionare quando dovevo funzionare. Ieri mi sono data un altro schiaffo. Si è dissolta un altro mattone su cui poggiava. Poggiava cosa? Quella cosa per cui sono giusta nel mondo. Quella cosa per cui posso andare a testa alta davanti agli occhi dell’altro. Sono R., sono brava.  Eppure.. eppure.. Mentre pranzavo con F., io.. io mi sentivo anche sollevata. Mi sentivo un po’ più leggera. Mi sentivo come quel rumore che fa il tappo di un barattolo sottovuoto quando lo apri.  Sento dentro me, un’angoscia e poi un’apertura verso una nuova possibilità di esistenza. Verso la possibilità di essere più libera, meno vincolata all’occhio dell’altro e al dover essere confezionata in un certo modo per poter essere accettata e ammirata. Una possibilità di respiro e di perdita di controllo. Una possibilità di assumersi il rischio di essere nonostante Non c’è un giusto o sbagliato, un buono o cattivo, in assoluto. Forse ciò che abbiamo tra le mani è solo la possibilità di cogliere un senso in ciò che accade o in come la vita accade in noi. Forse la nostra possibilità di serenità è trasformare e trasformarci. Avvicinandoci sempre più a quella autenticità di chi abita la propria vulnerabilità e vive fatto tutto del proprio cuore
1 note · View note
aleessisss · 3 years
Text
Tumblr media Tumblr media
E quindi il tempo è passato, e quella notte è ormai un ricordo lontano. Domani è settembre e solo io so cosa significa. Per una volta avevo sperato che non fosse così negativo, che mi sarei portata dietro sensazioni belle e positive, che lo avrei affrontato con il sorriso questo maledetto mese e invece eccomi qui. Domani è settembre e tu non ci sei. Non darò la colpa a nessuno, forse alle circostanze e alla vita che come al solito aspetta il nono mese dell’anno per farmi aprire gli occhi e riportarmi con i piedi per terra. Settembre è realizzare che la vita è altro, è lontana da quelle notti passate insieme, senza regole, solo io te e qualche canzone che spero riascolterai pensando a me. Settembre mi taglia le ali e mi mostra le cose con più lucidità, la stessa lucidità che ho scelto consapevolmente di mettere da parte per godermi al massimo queste settimane insieme a te. È stato fantastico ma settembre è arrivato e nonostante sia dura e vorrei schiacciare un pulsante per tornare indietro, quello che ci resta da fare è prenderne atto e voltare pagina. Non è quello che voglio ma è quello che bisogna fare. Perché infondo infondo lo sapevamo entrambi che quell’abbraccio era l’ultimo così come quel bacio che ho fatto durare qualche secondo per averlo impresso, nella mia memoria. E lo sapevo, mentre ti vedevo andare via, che non ti avrei rivisto, ma è sempre più facile nascondere la verità per qualche attimo in più di pace. Vorrei dirti che non è facile, lasciare andare. Vorrei prendere un treno e raggiungerti ora, ma poi cosa avrei risolto? Assolutamente nulla. Sarei forse ancora più confusa e dividermi da te sarebbe ancora più difficile. Quindi ecco, questa è la nostra fine, per ora. Nessuno dei due sta più scrivendo all’altro e in pochi giorni svanirà tutto, come se non ci fosse stato niente. Forse lo sapevo già dall’inizio. Ma l’ho fatto lo stesso. Magari per un assoluto caso del destino mi sarei ricreduta, scegliendo questa volta di non lasciare andare e di combattere, ma ora so che non è il momento giusto per farlo. Ti lascio andare a malincuore, ho provato tanto, ma non gli so dare un nome. Questo non significa che non sia stato importante, però. Ci rincontreremo un giorno, forse sarà tutto finito per entrambi, avremo qualcun altro in mente e ci saluteremo come due vecchi amici che hanno condiviso tanto. Forse avremo ancora in testa i nostri nomi, e sarà come una pugnalata rivederci, ma avremo la forza di non lasciarci andare, non per una seconda volta. Forse tu sarai un po’ più sicuro, avrai la testa libera dalle tue vecchie storie e il tempo avrà curato le tue ferite preparandoti a qualcosa di nuovo. Forse io sarò più decisa, saprò quello che voglio, sarò meno spaventata di iniziare qualcosa di importante, con te, e avrò imparato a fidarmi delle persone. Forse invece non ci incontreremo più. Mi fa strano pensare che sia finita così, infondo tre giorni fa eri tutto quello a cui pensavo e ora se ti penso sto male.
Mi chiedo spesso se ci hai mai davvero capito qualcosa di me, se guardandomi negli occhi sei riuscito a vedere qualcosa di più profondo oltre al colore. Occhi tristi e malinconici, mi dicono spesso di averli così e ad oggi penso che un motivo ci sia; se hai provato ad andare oltre quel verde avrai capito che provo a nasconderli perché non mentono, quelli. Perché se mi avessi guardato negli occhi avresti capito che facevo fatica a guardarti, perché già sapevo che ti avrei perso, lo sapevo dal primo istante. E il mio difetto più grande è posticipare le decisioni importanti, prendere tempo, rimandare, come se un bel giorno svegliandomi sentissi dentro di me che sì, quel dannato momento di mettere un punto è arrivato. Ma la vita ti fotte, quel momento non arriva mai, e senza una grande dose di sofferenza, frustrazione e dolore niente ti viene servito gratis. Mi hanno insegnato che nella vita non è come mai come pensi ma è come senti. E io con te ho sentito tanto, per la mia prima volta. E ci ho sperato che un bel giorno un segno del destino mi avvertisse dicendomi di tenere duro che tutto si sarebbe sistemato e che tu eri quella persona, ma la verità è che la mia mente mi ha sempre avvertito che non eri tu quella persona per me e che io, al tempo stesso non lo ero, per te. Intendo dire quella persona che magicamente con la sua sola presenza sembra sistemare ogni tuo problema, rallegrarti la vita e disegnarti davanti agli occhi una prospettiva nettamente migliore di come era prima. Io avrei incasinato tutto nella tua vita e tu mi avresti distrutto, a lungo andare sarebbe rimasto solo odio e tanti rimorsi.
E ci ho provato, credimi, a farla funzionare, ma non puoi forzare qualcosa che non è destinato ad essere. O meglio, potresti, ma poi dovresti accettare tutto il male che ne deriva e dovresti accettarlo a testa bassa. E non voglio questo per me e nemmeno per te. Quindi domani è settembre ed è arrivato per noi il momento di chiudere questo piccolo capitolo e andare avanti. E mentre farò finta di niente ogni tanto mi verrai in mente tu, i tuoi modi un po’ strani che mi infastidivano, il tuo sorriso che faceva ridere anche me anche quando cercavo di rimanere seria e i tuoi occhi e il modo in cui mi guardavano. Ripenserò alle ore passate al porto per parlarti anche solo 5 minuti; mentre ti guardavo non sapevo minimamente cosa stavo facendo, se fosse giusto o sbagliato, se avrei rimpianto quei momenti, un giorno. Penso troppo, questo me lo dico da sola, e tu me lo hai chiesto un’infinità di volte ‘a cosa stai pensando’ e non te l’ho mai saputo dire; pensavo a tante, troppe cose, e non avrei saputo dirtele, non ce l’avrei fatta senza piangere. Pensavo che i giorni volavano e il momento di salutarti si avvicinava troppo velocemente. Pensavo al primo incontro, a come mi sentivo quando ti abbracciavo, al tiramisù di tua nonna, alla luna piena quella notte, a quella maledetta canzone che ormai associo a te, a quella volta in macchina e a noi due a cantare alle 4 e mezza di mattina, te stanco morto e io in lacrime perché lo sapevo che finiva e non sapevo come dirtelo a parole. Non dimenticherò niente, ma non potrò dirtelo. Quindi ti saluto qui, accetto il fatto che tu possa odiarmi perché come si fa a non odiare chi promette e poi scompare, ma capirai con il tempo che ho fatto bene, che forzare le cose quando non è il loro momento fa stare male il doppio e che se tornassi ora sarebbe impossibile allontanarci, e ci condannerei a tanta sofferenza. Non voglio questo, non lo voglio per me ma sopratutto per te. Perché in questo momento della mia vita sono una bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento e sono molto più complicata di quello che hai potuto intravedere. E non voglio che tu ti senta in dovere di aiutarmi, e non voglio trascinarti a fondo, insieme a me. Spero dimenticherai la promessa che ci siamo fatti, perché ripensandoci a mente lucida non vorrei che un bel giorno ripiombassi nella mia vita per avvisarmi che sei andato a letto con una ragazza, perché sarebbe come una pugnalata al petto e poi ci cadrei di nuovo, in questo circolo vizioso. Tanto lo so che probabilmente è già successo, ma mi piace pensare che non è così e per quanto egoista possa sembrare, a volte è meglio vivere nell’ignoranza per un briciolo di serenità piuttosto che soffrire inutilmente conoscendo la realtà dei fatti. Una bugia a fin di bene potrei chiamarla, per il mio bene.
Quindi ciao C ti porterò dentro di me, so che non sei come dicono, sei tanto altro. È stato un caso con te, è successo. E no, non credo che le cose succedano per caso quindi non me la prenderò con il destino o con qualsiasi cosa che governa l’universo per averti incontrato, perché evidentemente doveva andare così e il motivo lo capirò crescendo un giorno quando sarò più grande e matura. Perché per quanto io possa sforzarmi i 19 anni che ho si sentirebbero troppo e forse cerco la leggerezza di una storia che che tu hai già vissuto con qualcun altro, e questo mi fa stare male. E mi fa stare tanto male pensare che in questo momento tu hai ancora in mente lei, e te ne renderai conto con il tempo; che ogni nostro piccolo traguardo, per me nuovo e importante, sarebbe per te solamente una replica di qualcosa che hai avuto con una ragazza che non sono io; che passeresti il tuo tempo a fare paragoni e alla fine vorrai tornare da lei. Quando incontri qualcuno succede e basta, non lo scegli, ma puoi scegliere come finirla e io scelgo di farti stare bene, senza di me, la mia assoluta instabilità e freddezza. All’inizio è difficile ma come tante cose nella vita la parte complicata è iniziare, poi tutto tornerà al suo posto e sarà solo un ricordo, triste forse, ma almeno non doloroso. Settembre arriva e si porta via tutto, per prime le parole. Cercherò di ricordare quale fosse il soprannome che mi avevi dato, ci sto pensando da giorni ma niente, l’ho rimosso, però era molto carino e mi faceva sorridere. Come tutte le parole che ci siamo detti è svanito. Perché per quanto possa sembrare una frase fatta alla fine rimangono i gesti e abbiamo scelto entrambi di mollare la presa. Questi erano i miei motivi. Ci incontreremo quando saremo più pronti, meno arrabbiati, un po’ più soli. E oggi è settembre, mi faccio forza da sola, non sarà facile, ma sarà come deve essere. Non dimenticarmi e prenditi cura di te.
La tua ‘piccolina’
AxA
17 notes · View notes
guidosaraceni · 3 months
Text
Un suicidio ogni due giorni
(Roma) – Un ospite del CPR di Ponte Galeria si è tolto la vita, impicciandosi ad una grata. Aveva solo 22 anni e si sentiva tanto solo. Questo gesto estremo ha scatenato l’ennesima rivolta al CPR di Ponte Galeria, un luogo ben noto per le sue tante criticità, già teatro di suicidi e scontri in passato. Al punto che Ilaria Cucchi aveva visitato la struttura negli scorsi mesi, documentando,…
Tumblr media
View On WordPress
8 notes · View notes
corallorosso · 2 years
Photo
Tumblr media
“Si è sputato sulla mano e mi ha dato uno schiaffo sul sedere” Greta Beccaglia ricorda tutto con estrema lucidità. E prova rabbia. "Mi sento oltraggiata, violata", dice quando racconta cosa è accaduto all'esterno dello stadio ‘Castellani' (...) Perché, le ha rinfacciato l'ignorante di turno sui social e nella vita reale, indossava un jeans attillato e quello schiaffo sul sedere un po' se l'è cercato. Ironia della sorte, nel week-end in cui la Serie A aderiva alla campagna contro la violenza sulle donne (...) "Mi sono anche sentita in colpa – ha aggiunto la reporter -. Mi sono detta che quei jeans non dovevo metterli, che non dovevo andare dove escono i tifosi. Mi sono anche chiesta se avevo qualcosa di sbagliato". La reazione immediata "aiutatemi a trovarlo", è servita a elaborare il disagio della situazione: Beccaglia lo ha fatto condividendo il video affinché quella persona fosse identificata così da denunciarla, soprattutto alla luce delle indagini che la polizia sta già svolgendo. "Mi hanno trattata come un palo da prendere a calci per sfogarsi – ha ammesso al Corriere della Sera -". La ricostruzione parte da questa considerazione dolorosa e molto amara: aziona la sequenza videoclip e, frame dopo frame, ripercorre ogni attimo: la pacca molto forte del primo tifoso ("prima si è sputato sulla mano e poi mi ha dato uno schiaffo sul sedere che mi ha fatto male"), le frasi altrettanto pesanti di un altro paio di sostenitori e "un altro uomo incappucciato che mi è venuto addosso e mi ha toccato nelle parti intime". Nonostante tutto Beccaglia ha mantenuto la calma: "Questo non lo puoi fare", ha detto rivolgendosi al suo aggressore in diretta TV conservando un "atteggiamento professionale nei confronti dei telespettatori". Quattro istantanee molto chiare: non servono altre parole a corredo di quei due minuti e mezzo di collegamento tremendi. E la cosa che le ha fatto veramente male è stata anche un'altra: "Nessuno intorno a me ha detto niente. Tutti vedevano, ma nessuno interveniva". Quanto al "non te la prendere, andiamo avanti" pronunciato in studio dal collega, Giorgio Micheletti, ha aggiunto: "È un professionista serio. Non s'è reso conto di quello che realmente stava accadendo. Si è scusato molte volte e mi ha invitata a denunciare tutto". Maurizio De Santis
7 notes · View notes
ma-pi-ma · 3 years
Quote
Le volte che mi sei mancato… oh, non per la lontananza, ma proprio per la diversità del sentire, le volte che mi sei mancato sono esattamente questi minuti di attesa e di angoscia e di terribile lucidità aspettando un treno a Santa Maria Novella alle due e trentacinque del mattino. Ma le volte che mi sei mancato, oh, non per la lontananza, ma per questa diversità dello sguardo sono i miei occhi che tesi non vedono quasi più.
Pier Vittorio Tondelli, da Biglietti agli amici
32 notes · View notes
amadello · 4 years
Text
“Pippo From Ibiza” pt. 1/?
Rating: T (?)
Fandom: Sanremo RPF
Ship: Amadello
Warnings: Spagnolo orribile, Oblivious Amadello Are Oblivious, Si Amano E Non Lo Sanno, Canon? I Don’t Know Her, Fraintendimenti, Fake Dating (?), Sentimenti Repressi, Se me ne vengono in mente altri li aggiungo
Note: Prima fanfiction in italiano che scrivo in età adulta, siate clementi. Tutto questo è nato da discorsi sul Discord di Sanremo, un aperitivo da quarantena, e la mia ossessione per Friends. Enjoy! 
Programmare una vacanza nostalgica, a quindici anni dalla loro ultima estate ad Ibiza, era stata un’ottima idea.  
Prenotare un albergo di reputazione migliore del loro vecchio motel, ormai chiuso a causa di chissà quante infrazioni del codice sanitario, era stato necessario.
Affidarsi allo spagnolo di Ama, quello sì che era stato un errore.  
Era stato così che Rosario ed Amedeo si erano ritrovati in coda nell’afoso atrio dell’hotel, intenti a recitare le loro spiegazioni in un misto di italiano, spagnolo, e quel tanto inglese che basta per avere una qualche chance di fare capire alla receptionist che doveva esserci stato un errore.  
Sicuramente, non avrebbero potuto condividere una suite matrimoniale. Va bene la confidenza, va bene l’amicizia, ma un limite andava stabilito. Quel limite, Fiore ed Ama avevano concordato, era stato raggiunto nel momento in cui avevano scoperto che non solo avrebbero dovuto condividere una camera, ma che suddetta camera conteneva un singolo letto matrimoniale, decorato da petali di rosa, con una bottiglia di champagne in bella vista sul comodino e un biglietto di congratulazioni sul cuscino.  
“Ma com’è possibile, Ama?”, Rosario si trovò a ripetere, per quella che immaginava fosse almeno la quindicesima volta da quando avevano lasciato la camera con fare teso ed impacciato.
“Ciuri, non ne ho idea! Quando ho chiamato per prenotare, ho chiaramente detto che saremmo venuti a celebrare i vecchi tempi, come amici fraterni. Aniversario con mi hermoso!” Scandì, chiaramente confuso ed ignaro del suo errore.  
In un futuro poco distante, Fiore si sarebbe complimentato internamente per quel breve momento di lucidità che gli aveva permesso di non andare completamente nel panico, limitandosi a sgranare gli occhi in modo piuttosto comico prima di ricomporsi, aggrappandosi all’avambraccio di Amedeo con entrambe le mani.
“Ama,” riuscì finalmente a spiccicare, quasi esilarato dall’assurdità del malinteso. Sì, domani ci avrebbero riso su, ne era sicuro. In fondo, che pensiero assurdo! Lui ed Ama?
“D’ora in poi, dello spagnolo me ne occupo io.” disse, con tono deciso, ma un sorriso rassicurante. In fondo, Ama aveva solo cercato di rendersi utile, non poteva dargli colpa di un errore così innocente, per quanto panico gli stesse causando.  
Panico completamente ingiustificato, tra l’altro. Avevano condiviso una stanza per un’estate intera, proprio ad Ibiza, perché avrebbe dovuto essere causa di così tanti sentimenti contrastanti proprio ora? Rosario non riusciva ad individuare la causa esatta di quest’ansia di sottofondo.
Di sicuro, la giovane coppia in coda di fronte a loro, che aveva passato gli ultimi dieci minuti a parlare con la receptionist senza scollarsi per un secondo l’uno dall’altra, non aveva contribuito a diminuire la sua ansia, o quella strana sensazione di volere lo stesso tipo di contatto con il suo migliore amico.  
Ancora una volta, la parola “assurdo” venne a mente.  
Erano tornati ad Ibiza per passare qualche giorno di vacanze e rivivere I vecchi tempi insieme, in amicizia.  
Ma, quando la coppia di fronte a loro si ritrovò ricoperta di coupon, servizi complementari ed omaggi da parte dell’albergo come parte del pacchetto “Luna De Miel” (quello era stato abbastanza facile da capire), la proverbiale lampadina si accese.  
“Siamo qui per rivivere i vecchi tempi, no?” Fiorello cominciò cauto, quasi casuale. L’espressione di Ama, fronte corrucciata e labbra leggermente aperte, non lasciava alcun dubbio sui suoi sospetti. In fondo, lo conosceva fin troppo bene.
A quel punto, Fiore non riuscì a trattenere una risata.
“Dai, ti fidi di me?”  
Nonostante il breve attimo di apparente conflitto interiore, lo sguardo di Ama si era finalmente tranquillizzando, lasciando spazio a quel suo sorriso sincero.
“Certo, Ciur-”
Non ebbe neanche tempo di finire la frase. Rosario lo aveva già preso a braccetto, e trascinato senza troppe cerimonie verso il bancone della reception, ormai libero.  
“Hola. Estamos en luna de miel. Aniversario con mi hermoso!”  
Le orecchie di Amadeus non erano mai state così paonazze.  
Almeno, non fino a quando Rosario non lo strinse più vicino a sé qualche secondo dopo, guardandolo con un sorriso smagliante e furbetto, e facendo gesto teatrale dell’appoggiare una mano sul suo fondoschiena.  
_____________________
Fingersi in luna di miele nel tentativo di rimediare qualche regalo da parte dell’hotel era sembrata un’ottima idea, sul momento. Certo, al contrario dell’ultima volta che si erano trovati sulle spiagge di Ibiza, nessuno dei due aveva più bisogno di usufruire di omaggi o sconti.  
Ma c’era un qualcosa di così incredibilmente eccitante (e quasi nostalgico) nel creare un po’ di caos nel tempo libero!
Resistere era stato impossibile.
Peccato che la receptionist avesse chiesto di vedere foto del matrimonio, fra un “felicitaciones!” e l’altro, per poi notare la mancanza delle fedi ai loro anulari. Trovandosi alle strette, Fiore aveva biascicato un “No, no! Mañana! ...A la playa! Matrimonio a la playa! Prima, vamos a la playa. Dopo, luna de miel!” frettoloso, sotto lo sguardo esasperato di Ama.  
“Ti occupi tu dello spagnolo?” Punzecchiò Amedeo, a metà fra il divertito e la malcelata preoccupazione.  
Beh, almeno sembrava essersi calato nel ruolo di futuro marito, doveva ammettere.  
Fu a quel punto che la receptionist, che evidentemente capiva abbastanza italiano da avere intuito la natura di quello scambio, sembrò convincersi che queste loro inesistenti intenzioni di sposarsi fossero in realtà una scelta impulsiva e romantica, e si offrì di metterli in contatto con un celebrante, e mettere a disposizione i locali dell’albergo.  
E fu proprio così che Rosario ed Amedeo si erano ritrovati nell’ufficio di un parroco, la sera prima del finto matrimonio, tentando ardentemente di spiegare la situazione senza utilizzare la parola “truffa”.  
Parola che non avrebbero potuto utilizzare neanche se avessero voluto, ad essere sinceri.  
La conversazione aveva consistito di una serie di gesti, frasi di cui avevano capito circa la metà delle parole, e un discreto numero di fraintendimenti.  
“Però, padre, famos la cerimonia per finta, sì?” Aveva cercato di accertarsi Ama, ricevendo uno sguardo confuso come tutta risposta.  
“Per scherzo?” Riprovò, ma l’espressione del parroco rimase immutata.
Ormai spazientito e sempre più nel panico, Rosario interruppe i suoi giri attorno alla stanza, tentando di abbattere l’evidente barriera linguistica.
“Es un escuerzo. Sì? De acuerdo?”  
Il prete lo fissò per un attimo, prima di rivolgergli un sorriso bonario, dargli una pacca sulle spalle con fare rassicurante, e accompagnare un “muy bien!” con due bei pollici in su, congedandoli.
I due amici si trovarono a tirare finalmente un sospiro di sollievo una volta varcata la soglia.  
“Che ti avevo detto? Lo spagnolo, lascialo a me!” Esclamò Rosario, con una risata liberatoria, convinto di avere risolto, e gettando un braccio attorno alle sue spalle con fare entusiasta.
Se avessero saputo che, dall’altra parte della porta, avevano lasciato un prete molto confuso da una frase traducibile solo come “Si tratta di un rospo in conformità” (che aveva deciso di attribuire ad emozione e poca conoscenza della lingua), forse avrebbero trattenuto l’entusiasmo.
Così come, se Rosario avesse saputo che il “finto” matrimonio dell’indomani sarebbe in realtà stato legalmente vincolante, non avrebbe scherzato così facilmente sul passare la “loro ultima notte di libertà” al Ku.  
Ma, non sapendolo, i due si avviarono verso i taxi con fare spensierato.  
28 notes · View notes
nardogranata · 6 months
Text
Il Toro passa ad Angri e aggancia il secondo posto.
Tumblr media
ANGRI - NARDO' 0-2
Scorers: 31' Gentile, 68' Guadalupi.
US ANGRI: Scarpato; Picascia, Mane, Klajic, Mansour (46' Fabiano); Palmieri (75' Cardore), Herrera; Cordato (77' Spunticcia); Sabatino (75' Giorgio) Longo, De Marco (46' Ascione);
Reserve: Palladino, Marasco, Fiele, Caropreso.
Trainer: Stefano Liquidato
AC NARDO': Viola; Urquiza, Lanzolla, Gennari (83' De Giorgi); Milli (75' Rossi), Ceccarini (86' Ciannamea), Addae, Guadalupi, J. Russo; Gentile (77' Mariani), Dambros (61' D'Anna).
Reserve: Furnari, Ferreira, Stragapede, Ingrosso.
Trainer: Nicola Ragno.
Arbitro: Giovanni Castellano di Nichelino.
Assistenti: Andrea Gentilezza e Angelo Di Curzio di Civitavecchia.
Ammoniti: Picascia, Cordato (A)
Il Nardò vince per la seconda volta fuori casa, centra il sesto risultato utile consecutivo e aggancia il secondo posto. Buio pesto per l?Angri alla terza sconfitta consecutiva e con una classifica che diventa sempre più preoccupante.
Gli angresi avevano cominciato con rabbia e determinazione attaccando a testa bassa. Nardò più guardingo attento a non scoprirsi. I grigio-rossi si rendono pericolosi su corner. Al 7' tiro di Picascia, Viola si salva in corner. Dalla bandierina scaturisce una mischia in area. Spazza Addae. Al 10' Palmieri guadagna un altro corner. Ancora mischia in area. Para a terra Viola su Longo. 15' passaggio corto di Lanzolla per Viola che si rifugia in corner. Cross basso, batti e ribatti. Spazza Urquiza. Passata la sfuriata il Toro comincia a tessere gioco a centrocampo. Al 20' primo tiro del Nardò. Ci prova Gentile. Pallone alto. Al 24' tiraccio di Addae. Palla fuori misura. Un minuto dopo fuga di Dambros con tiro lento e centrale. Occasione sciupata ma i granata si avvicinano alla meta. Al 30' azione d'attacco perimetrale del Nardò, Ceccarini verticalizza e Gentile insacca da due passi. Nardò in vantaggio.
Angri in confusione. Il Nardò sale di tono. Al 33' tiro di Guadalupi deviato in corner dal portiere mentre al 36' tiro di Addae, centrale. Para Scarpato. 40' ritmi alti. Azione insistita del Nardò. Guadalupi dalla distanza tira alto. L'Angri si fa vedere solo al 43' con un tiro in corsa di Mansour, alto d'un metro. troppo poco per impensierire Viola. Finisce il primo tempo. 1-0 per il Nardò.
Si riprende. Due cambi per l'Angri. Dentro Ascione e Fabiano per Mansour e De Marco. Fraseggio Nardò ma il primo tiro in porta è di Palmieri. Para Viola.
La partita si fa dura. Viola disturbato in uscita alta, prende un colpo in faccia. L'emblema degli attacchi campani è Palmieri che svirgola da buona posizione. Tanta foga ma scarsa lucidità. Il Toro cerca di approfittarne per chiudere la partita. Serie di corner per il Nardò. Salva Mansour su tiro di Guadalupi a portiere battuto. Al 60' complicata uscita alta di Viola. Urquiza sbroglia la situazione. 61' entra D'Anna per Dambros. Passano 7 minuti ed arriva il raddoppio. Ripartenza letale del Nardò. D'Anna per Addae, tocco per Guadalupi che insacca. 2-0 per il Toro. Al 71' erroraccio di Addae. Rimedia Viola in uscita bassa su Longo. L'Angri non si arrende. Ascione sfonda e crossa. Palmieri manca il tap in in tete. Seguono 10 minuti inframezzati da sostituzioni e infortuni. Si giunge nel recupero con un' uscita di pugni di Viola e un tiro di Addae che sfiora il palo con un sinistro dalla distanza. Al 95' mischia finale in area granata e triplice fischio che sancisce la vittoria neretina.
0 notes