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#alessandro iii di macedonia
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Recensione: "Ancient Civilization: The Legacy Of Alexander - The Great King Of Macedonia" di Philip Briant
Buongiorno e buona domenica a tutti sono Elena e grazie di essere su Life Is Like A Wave Who Rises and Falls. In questo periodo non riesco a trovare la giusta concentrazione per continuare a leggere The impact of Alexander’s conquest perché è interessantissimo ma devo dedicargli la giusta attenzione, così sto leggendo questi libretti e oggi vi giro la recensione da Alessandro III di Macedonia del…
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massimomelani58 · 1 year
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Alessandro Magno icona gay di tutti i tempi?
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il-gufetto · 4 years
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Aristotele nacque a Stagira (una piccola città della Penisola Calcidica) contesa da Atene e dalla potenza macedone. Suo padre, Nicomaco, era medico personale del re di Macedonia Aminta III (padre di Filippo e nonno di Alessandro Magno). Diogene Laerzio ce lo descrive in questo modo:
"Aristotele figlio di Nicomaco e Festide, nacque a Stagira [...]. Nicomaco visse presso Aminta III, re dei Macedoni, prestandogli servigi di medico e amico. Aristotele fu il più genuino dei discepoli di Platone. Era balbuziente nella parlata, secondo quanto afferma Timoteo l'Ateniese [...]. Aveva anche gambe sottili, come dicono, e occhi piccoli; indossava un abito appariscente e portava anelli e capelli corti. Ebbe anche un figlio, Nicomaco"
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istanbulperitaliani · 4 years
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La risposta dei Cosacchi alla lettera del sultano
Siamo durante la guerra turco-russa del 1676 e l’evento, molto probabilmente leggendario, ha ispirato un dipinto del pittore russo Il’ja Repin del 1891. L’opera dal titolo La Risposta dei Cosacchi dello Zaporož'e al sultano Mehmed IV di Turchia é oggi esposta all’interno del Museo russo a San Pietroburgo.
Eccolo qua.
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Che cosa accadde?
I cosacchi dello Zaporož'e abitavano a sud nell’odierna Ucraina e sconfissero ripetutamente le truppe ottomane durante il conflitto turco-russo. Nonostante queste sconfitte il sultano Mehmed IV scrisse una lettera ai cosacchi invitandoli alla resa.
In quanto Sultano; figlio di Maometto; fratello del Sole e della Luna; nipote e viceré per grazia di Dio; governatore del regno di Macedonia, Babilonia, Gerusalemme, Alto e Basso Egitto; imperatore degli imperatori; sovrano dei sovrani; cavaliere straordinario e imbattuto; fedele guardiano della tomba di Gesù Cristo; fido prescelto da Dio stesso; speranza e conforto dei Musulmani; grande difensore dei Cristiani — Io comando a voi, cosacchi dello Zaporož'e, di sottomettervi a me volontariamente e senza resistenza alcuna, e cessare di tediarmi con i vostri attacchi. Il Sultano Mehmed IV.
I cosacchi, capitanati da Ivan Sirko, risposero alla lettera ricalcandone lo stile  ma riempiendolo di volgarità. Il dipinto di Repin coglie il divertimento dei cosacchi mentre scrivono la lettera.
I cosacchi Zaporozi al Sultano Turco
Tu, diavolo turco, maledetto compare e fratello del demonio, servitore di Lucifero stesso. Quale straordinario cavaliere sei, tu che non riesci ad uccidere un riccio col tuo culo nudo? Il diavolo caca e il tuo esercito ingrassa. Non avrai, figlio d'una cagna, dei cristiani sotto di te, non temiamo il tuo esercito e per terra e per mare continueremo a darti battaglia, sia maledetta tua madre.
Tu cuoco di Babilonia, carrettiere di Macedonia, birraio di Gerusalemme, fottitore di capre di Alessandria, porcaro di Alto e Basso Egitto, maiale d'Armenia, ladro infame della Podolla (regione centro-occidentale dell’Ucraina N.d.A.), “amato“ (passivo nell’atto sessuale N.d.A.) tartaro, boia di Kam'janec’ (città dell’Ucraina occidentale N.d.A.) idiota del mondo e dell'altro mondo, nipote del Serpente e piaga nel nostro cazzo. Muso di porco, deretano di giumenta, cane di un macellaio, fronte non battezzata, scopati tua madre!
Ecco come gli Zaporozi ti hanno risposto, essere infimo: non comanderai neanche i maiali di un cristiano. Così concludiamo, visto che non conosciamo la data e non possediamo calendario, il mese è in cielo, l'anno sta scritto sui libri e il giorno è lo stesso da noi come da voi. Puoi baciarci il culo! Il Comandante Ivan Sirko, con l'intera armata dello Zaporož'e.
Qualche altra curiosità: L'imperatore russo Alessandro III comprò il dipinto per 35.000 rubli, all'epoca la più grande cifra mai spesa per un dipinto russo. Il poeta francese Guillaume Apollinaire scrisse in versi questa versione della lettera nel poema La Chanson du mal-aimé nella raccolta Alcools del 1913.
Una caricatura del 1923 riprende il dipinto di Repin ma con gli esponenti bolscevichi Kamenev, Zinoviyev, Stalin e Trockij che rispondono al ministro degli esteri inglese Lord George Curzon.
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Nel 1944 il dipinto é stato anche celebrato in un francobollo (foto 3) dalle Poste dell’Unione Sovietica.
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La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] Seguici anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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LA GLOBALIZZAZIONE NEL MONDO ANTICO
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LA GLOBALIZZAZIONE NEL MONDO ANTICO
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§ 1: Alessandro il Molosso In Epiro (Albania) viveva la popolazione dei Molossi, di cui era re Alessandro. Costui era il fratello minore di Olimpia, moglie di Filippo II, e madre di Alessandro, il futuro Magno, e di Cleopatra, che poi avrebbe sposato suo zio. Alessandro il Molosso in Epiro si sentiva stretto, e volle costituirsi un regno in Magna Grecia prima, e poi in Sicilia. Ma fece una brutta fine: le popolazioni indigene italiche erano un osso piuttosto duro. Lo sconfissero, ne squartarono il cadavere e se lo divisero: lucani, iapigi, dauni ed altri, erano popolazioni piuttosto agguerrite e toste, e solo un popolo più agguerrito duro e tosto di loro poteva sottometterli: i romani. Un suo successore, Pirro, ci riprovò, ed ebbe a che fare appunto con i romani, e fu fortunato a riportare a casa la pelle, nonostante l’uso degli elefanti, ignoti ai romani (li chiamarono infatti ‘buoi lucani’), perché Roma alla fine lo vinse.
§ 2: Alessandro Magno Filippo II di Macedonia aveva già avviato l’opera di conquista nel Mediterraneo, quando morì assassinato durante le nozze di sua figlia Cleopatra. Fu seppellito in una località della Macedonia greca, Vergina, dove non molti anni fa è stata ritrovata la sua tomba, oggi una interessante attrattiva archeologica, che merita una visita. Tra l’altro la Grecia settentrionale è regione molto bella, con la perla di Salonicco. Salì al trono il giovane figlio Alessandro, ambizioso e temerario. Si narra che sotto il cuscino tenesse una copia dell’Iliade di Omero, infatuato dalle gesta eroiche dei protagonisti del poema. Ebbe come maestro niente meno che Aristotele, e concepì di realizzare un sogno diffuso e visto come utopico, l’impero universale: Alessandro, re del mondo!
§ 3: Il folle volo Per prima cosa sistemò le faccende con la Grecia, rendendola sua dipendente, anche se pro forma indipendente. Quindi si volse ad oriente, ed una dopo l’altra conquistò tutte le regioni, Egitto compreso. Aveva fretta di conquistare, e per questo . man mano che conquistava, lasciava pro tempore un suo delegato a reggere le varie zone, con il programma di riassumere il potere su tutto nelle sue mani, una volta terminata l’opera di conquista. Si volse decisamente contro la Persia, di cui era re Dario III. Si inseriva così nella vicenda dei rapporti complicati tra greci e persiani, rapporti conflittuali da almeno due secoli. La Grecia era sempre stata la cerniera, ora aperta ora chiusa , tra due mondi, l’occidente mediterraneo e l’oriente persiano, e poi indiano e cinese. Sistemi politici antitetici: cittadini liberi e democratici i greci, sudditi di un re teocratico i persiani; economia schiavistica ed individuale in Grecia, antico orientale in Persia, con centralizzazione di tutto il sistema; libera iniziativa per ogni aspetto della vita in Grecia, con il solo limite della legge, scaturita da un confronto democratico, e strutturala sociale piramidale in Persia, con il re al sommo della piramide e padrone di tutto e tutti, compresa la legge. Contro il nemico secolare della Grecia Alessandro volse le armi, ergendosi così a paladino della secolare ostilità dei greci verso quelli che chiamavano barbari.
§ 4: I precedenti Durante la lotta dinastica tra Artaserse, legittimo re, e suo fratello Ciro il giovane, un contingente di mercenari greci di dieci mila soldati s’era mosso con assoluta libertà nel territorio persiano, sotto la guida dello storiografo Senofonte. Il fatto evidenziò la fragilità del gigante persiano. Ed una scorribanda dello spartano Agesilao ne diede ulteriore conferma. Dunque era solo questione di tempo, e mancava solo chi avesse la capacità di prendere l’iniziativa. E questi fu Alessandro Magno.
§ 5: la conquista Sbaragliò Dario III in più battaglie, ne catturò l’intera famiglia, che trattò con tutti gli onori, e come un fulmine conquistò terre su terre. Nel corso della sua impresa fondò una ventina di città, che modestamente chiamò tutte Alessandria, la più famosa delle quali sarà quella in Egitto. In Bactriana (Afganistan) sposò Rossane, la figlia del re, ordinando ad una ventina di suoi ufficiali di fare la stessa cosa con le nobili fanciulle del posto: conquista per via matrimoniale e fusione tra popoli. Poi si diresse verso l’India. Ma, arrivato sulla riva del fiume Indo, i suoi soldati si ammutinarono e si rifiutarono di procedere oltre. E dovette fermarsi. Facevano parte del suo seguito scrittori, pittori e scultori (Apelle e Lisippo i più noti), e la sua opera divenne subito un mito. Tanto più perché morì giovane, forse per malaria, mentre era in Babilonia (anno 323 a.C.), e la morte rapida come la vita lo proiettò nel mito.
§ 6: i diadochi Si diceva qualche riga più su che , man mano che avanzava nelle conquiste, lasciava a governare le regione suoi luogotenenti, con il progetto di riprendersi tutto, una volta terminate le conquiste, e riunire l’intero mondo nelle mandi e sotto lo scettro di uno solo: l’impero universale. Ma la morte lo fermò, ed i suoi luogotenenti si ritrovarono padroni di stati regionali (sono i diadochi). Ad esempio il suo luogotenente Tolomeo si tenne l’Egitto, fondando una dinastia durata fino a Cleopatra, per tre secoli. In questi regni (che conosciamo come ‘regni ellenistici’) il re era di origine greca, la classe dirigente era di origine greca, così pure gli alti gradi militari, la struttura economica, il ceto intellettuale. In Egitto Tolomeo era faraone, come tradizione locale, ma tutto il resto era greco, e la lingua condivisa era quella greca, divenuta subito ciò che per noi è oggi l’inglese, lingua della globalizzazione.
§ 7: Alessandria d’Egitto Sulle rive del Mediterraneo in Egitto fu fondata una città, che dal suo fondatore prese il nome. La fondazione avvenne sul modello di Mileto. Questa era stata distrutta dai persiani all’inizio delle guerre persiane (494 a.C.). I greci sconfissero i persiani e tornarono a Mileto, che fu ricostruita con i criteri dettati dall’architetto Ippodamo, che elaborò un progetto razionale su carta: era il primo piano regolatore della storia umana. Alessandro fece costruire la sua città con i medesimi criteri di razionalità e funzionalità. L’idea conquistò il mondo mediterraneo, e da allora le nuove fondazioni seguirono l’esempio, del resto ribadito dai romani, che molte colonie fondarono, partendo dagli accampamenti militari, strutturati anch’essi su criteri di razionalità e funzionalità, ma senza conoscere Ippodamo. Davanti alla costa di Alessandria c’è un’isola, sulla quale fu istallata una lanterna per illuminare di notte la rotta delle navi, e quell’isola si chiamava Faro. L’esempio piacque e fu replicato in quasi tutti i porti.
§ 8: La globalizzazione Non solo il faro, non solo il piano regolatore, non solo la lingua greca, ma quasi tutti gli aspetti del vivere civile figli di Alessandro si diffusero nel Mediterraneo: ad Alessandria fu costruita e fondata la biblioteca (luogo in cui si riorganizzava la cultura precedente e se ne creava di nuova), ed ovunque sorsero biblioteche. E così per il museo, l’odeon (edificio per la musica), i teatri in muratura (prima erano di legno, montati per le occasioni e poi smontati). E la lussureggiante architettura, in cui domina l’eleganza un po’ leziosa dello stile corinzio. Le antiche mura delle antiche città, come quelle delle nuove, che un tempo erano percepite come struttura muraria e fisica, ma anche psicologica (il dentro, noi, ed il fuori, gli altri), restano ancora in piedi, ma solo nella loro natura fisica, si diviene cittadini del mondo (cosmopolitismo), ci si riversa nelle città (urbanesimo), e tra un luogo ed un altro non ci sono più differenze rimarchevoli. A Roma, come a New York, a Tokio, ed a Città del capo, ci si veste tutti alla stessa maniera, si mangiano le stesse cose (magari con il deleterio fast food), accendi la TV e vedi i medesimi programmi , eccetera. Oggi, come diceva il grandioso Corrado Guzzanti, in un nano secondo puoi trasmettere miliardi di dati a tutto il mondo, anche all’aborigeno dell’Australia. “Il problema a questo punto è un altro: aborigeno! Maio e te, che cazzo ce dovemo dire?”.
§ 9: I romani Spetterà ai romani portare a realizzazione l’utopia dell’impero universale, ma non con la genialità di un uomo eccezionale, ma in forza di una struttura ferrea, nella sua razionalità e logica, nella quale la genialità di grandi personaggi trovava il terreno più fertile, i cui frutti non sono legati ai singoli personaggi, ma divengono patrimonio di un intero popolo. Poi i romani vireranno verso l’autocrazia, dimenticheranno lo schema vincente, tra popolo e classe dirigente si aprirà un solco sempre più profondo e largo. “Fanno il desrto, e lo chiamano pace”, farà dire Tacito a Càlgaco, capo dei caledoni (scozzesi). E la fine sarà solo questione di tempo, quando tra classe dirigente e popolo la distanza si fa incolmabile.
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22 giugno 168 a.C. Battaglia di Pidna. Lucio Emilio Paolo "Macedonico" sconfigge la falange di Perseo e pone fine alla III Guerra Macedonica. Dal punto di vista geo-politico la battaglia determinò la fine del terzo conflitto macedone, la conquista romana della Macedonia che venne suddivisa in quattro repubbliche su proconsolato di Emilio Paolo, il successivo assoggettamento della Grecia da parte di Roma. Da un punto di vista tattico militare la battaglia di Pidna segnò invece la supremazia della mobile e versatile falange romana, abituata, sin dalle guerre contro i Sanniti, a combattere in territori impervi, collinari, irregolari, sulla compatta ma rigida e statica falange macedone, avvantaggiata su terreni aperti - come mostrano le vittorie di Filippo II e Alessandro Magno contro le poleis greche e l'impero Persiano a Cheronea e Granico - ma in maggiore difficoltà su terreni scoscesi, montuosi, impervi; ne è un valido esempio la sconfitta di Pidna, nel corso della quale la falange macedone, nel tentativo di inseguire i legionari romani sulla montagna, resta scoperta in vari punti e sui fianchi, perde compattezza, ed è inoltre impossibilitata ad usare le sarisse poiché si era spinta su un terreno collinare e frastagliato, dove era infattibile mantenere la formazione. La battaglia di Pidna segna quindi il tramonto militare della falange macedone, la fine della sua supremazia sugli eserciti d'età classica e l'ascesa della versatile, più eclettica ed agile legione romana, la cui supremazia tattica e strategica perdurerà sino al V secolo dopo Cristo. Nicolò Maggio #22giugno #22giugno168aC #roma #imperomano #repubblicaromana #greci #macedonia #pidna #perseo #storiaantica #storiaromana #storia #accadeoggi #costruirestorie (presso Αλυκές Αρχαία Πιδνα) https://www.instagram.com/p/CQatr-SlD9UGd3YNZX9PvnzyNSHFFxJM_7aInI0/?utm_medium=tumblr
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notizieoggi24-blog · 5 years
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Cosa c'è stasera in tv? I programmi tv stasera 6 agosto
Questa sera in tv c'è una serie in prima visione su Rai 1, Velvet Collection; un episodio di Squadra Speciale Cobra 11 su Rai 2; Quelli della luna su Rete 4 e la puntata serale dell'approfondimento politico "In Onda" su La7. Molti i film in programma in serata. Samba (21.20 Rai Tre) Trama: Samba Cissé è un senegalese che è da dieci anni in un centro di accoglienza a Parigi. In attesa del permesso di soggiorno ha paura di essere espulso e si rivolge ad un'agenzia. L'associazione prende in carico il suo caso con Alice, una donna in congedo lavorativo. I due troveranno la chiave per migliorare le loro condizioni sociali. Anno: 2014; Durata: 2h; Cast: Omar Sy, Charlotte Gainsbourg, Tahar Rahim Trailer: A perfect getaway - Una perfetta via di fuga (21.15 Rai 4) Trama: Una luna di miele tra Cliff e Cydney è fatta di avventure con zaino in spalla. Raggiungono le Hawaii, ma la sensazione di ambiente perfetto svanisce dopo che incontrano un gruppo di turisti spaventati da alcuni omicidi. Anno: 2009; Durata: 1h 40m; Cast: Milla Jovovich, Chris Hemsworth, Timothy Olyphant, Steve Zahn, Marley Shelton, Dale Dickey Trailer: Pazze di me (21.10 Rai Movie) Trama: Da quando il padre ha abbandonato la famiglia, il 30enne Andrea si sente responsabile delle donne della famiglia. Un giorno incontra una veterinaria e tutto cambia. Anno: 2013; Durata: 1h 35m; Cast: Francesco Mandelli, Loretta Goggi, Chiara Francini, Claudia Zanella, Marina Rocco, Valeria Bilello Trailer: Quien sabe? (21.00 Iris) Trama: Bill Tates è un funzionario del governo che deve far fuori i rivoluzionari ed il loro capo Elias, in Messico. Per arrivare all'obiettivo si aggrega ad una banda, che ruba nelle carovane del governo per rivendere armi al gruppo di Elias. La situazione precipita velocemente. Anno: 1967; Durata: 1h 40m; Cast: Gian Maria Volonte', Klaus Kinski, Lou Castel, Martine Beswick, Andrea Checchi Fabrizio De Andre' - Principe libero (21.20 Rai Premium) Trama: La biografia del cantante De André raccontata in un film prodotto dalla Rai. Anno: 2018; Durata: 3h 10m; Cast: Luca Marinelli, Valentina Belle', Elena Radonicich Infanzia clandestina (21.15 Rai 5) Trama: La resistenza alla dittatura vista da un bambino, in una storia tragica delle dittature del sud America. Anno: 2012; Durata: 1h 50m; Cast: N. Oreiro, E.Altiero, C.Troncoso,C.Banegas, T.Gutierrez Moreno. Trailer: Ip Man 2 (21.30 Tv8) Trama: Riuscito a sfuggire alla colonizzazione giapponese Ip Man si stabilisce nell'Hong Kong controllata dagli inglesi. Ip cerca di aprire una scuola di arti marziali, ma un boss locale si contrappone a lui. Anno: 2010; Durata: 1h 30m; Cast: Donnie Yen, Simon Yam, Lynn Hung Trailer: Compromessi sposi (21.15 Sky Cinema 1) Trama: Diego e Gaetano arrivano da due realtà diverse, uno imprenditore del Nord e l'altro sindaco del Sud. Si ritrovano ad essere consuoceri. Provano un odio immediato, ma hanno un obiettivo comune: impedire il matrimonio dei figli. Anno: 2019; Durata: 1h 35m; Cast: Vincenzo Salemme, Diego Abatantuono, Valeria Bilello, Rosita Celentano Trailer: Alexander (21.15 Mediaset Premium Cinema) Trama: Un grande cast per la storia di Alessandro III di Macedonia, re e condottiero, salito al trono a 20 anni, riesce a sottomettere il mondo. Anno: 2004; Durata: 2h 45m; Cast: Colin Farrell, Anthony Hopkins, Angelina Jolie, Val Kilmer, Jared Leto Read the full article
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pangeanews · 5 years
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Borges con la pinta di birra scozzese che sogna Alessandro Magno (o: per i 35 anni di “Atlas”)
Della cosa più felice che mi lega a lui per ora taccio – è certo, però, che Atlas, pubblico nel 1984, due anni prima della sua morte, è stato scritto quando il mignolo di Jorge Luis Borges sapeva tramutare ogni fatto in enigma, ogni evento casuale in emblema. Quel libro “di suoni, di idiomi, di crepuscoli, di città, di giardini e di persone”, appuntato in compagnia di María Kodama, è una specie di album dell’inafferrabile: Plotino si alterna a Cesare, uno schizzo sull’Irlanda è avvicinato a una poesia sull’“ultimo lupo d’Inghilterra”, Istanbul e Venezia condividono lo spazio con Il Tempio di Poseidone e con William Blake. Insomma, è Borges. Più sintetico. Nostradamus che balla il tango sulla punta di un’unghia.
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A Buenos Aires i savi hanno una venerazione per Borges. Quando fui lì, un anno fa, il fato e il favore d’amare mi portarono alla Recoleta, in una via che si chiama Peña, e ha in sé l’origine della pena. Ad ogni modo, da Peña si diparte un piccolo viale, La Cortada de Bollini, eternato da Borges in Atlas – che in italiano è Atlante. “La gente di quella periferia sceglieva (ci raccontano) questa cortada per duelli a coltello”. La mia compagna, ogni volta che passavamo di lì, non faceva che ricordarmi che quella “traversa” esisteva perché ne aveva parlato Borges.
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L’esordio potrebbe essere questo: fui devoto ad Alessandro Magno. Facile follia. Quando ero ragazzo collezionavo i testi degli storici che ne censivano le imprese – Plutarco, certo, ma poi Arriano, Curzio Rufo, e altri il cui nome mi è rimasto sotto le palpebre. La mia preghiera quotidiana era Alexandros del Pascoli, con quell’esordio fulmineo (“Giungemmo: è il Fine”) e l’immagine, indelebile, del condottiero macedone dagli occhi dispari, uno “nero come morte” l’altro “azzurro come cielo”. Di Franz Kafka adoravo il racconto che cominciava così: “Abbiamo tra noi un nuovo avvocato, il dottor Bucefalo. Nel suo aspetto esteriore ricorda poco il tempo in cui era destriero di Alessandro il Macedone”. In uno dei messaggi sibilanti e sibillini di Atlas, Borges racconta una storia legata ad Alessandro Magno, questa: “Alessandro non muore in Babilonia all’età di trentadue anni. Dopo una battaglia si perde e vaga in una foresta per molte notti. Infine scorge i fuochi di un accampamento. Uomini dagli occhi obliqui e di carnagione gialla lo accolgono, lo salvano e infine lo arruolano nel loro esercito. Fedele al suo destino di soldato, partecipa a lunghe campagne nei deserti di una geografia che ognora. Un giorno pagano il soldo alla truppa. Riconosce un profilo su una moneta d’argento e mormora: Questa è la medaglia che feci coniare per celebrare la vittoria di Arbela, quando ero Alessandro di Macedonia”. La battaglia di Arbela – o meglio, di Gaugamela – accadde nel 331 avanti Cristo, nei pressi di Mosul, in Iraq – la Storia torna sempre, ozioso coccodrillo, negli stessi luoghi – e vede la vittoria del Macedone sull’esercito di Dario III, sbaragliato.
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Il cammeo di Borges su Alessandro conclude una ‘cartolina’ che s’intitola Graves a Deyá. Borges racconta il suo incontro, nel 1981 e nel 1982, a Maiorca, con Robert Graves, il grande poeta, l’autore de La Dea Bianca. Graves sta morendo da molti anni, “nulla più distante da una lotta e più vicino a un’estasi di quell’immobile anziano, seduto, circondato dalla moglie, i suoi figli, i suoi nipoti, il più piccolo sulle sue ginocchia, e numerosi pellegrini da più parti del mondo. (Tra di esso, credo, un persiano). L’altro corpo continuava a compiere i suoi doveri sebbene non vedesse, né sentisse, né articolasse una parola: l’anima era sola”. Il secondo incontro è di delicata angoscia. “La moglie gli dava da mangiare col cucchiaio e tutti erano assai tristi e in attesa della fine”. Il grande alfiere della poesia e della sua autorità – nella Prefazione a La Dea Bianca scrive: “L’oggi è una civiltà… in cui il denaro può comprare ogni cosa eccetto la verità, e chiunque eccetto il poeta posseduto dalla verità” – ridotto a un vecchio inerme, corroso dalla furia poetica.
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L’episodio di Alessandro Magno, va da sé, è connesso alla vicenda terrena di Robert Graves, scopritore di miti e re dei poeti. Il corpo di Graves muore da anni, ma la sua anima continua, senza turbamento, a vivere, combattere, sognare. Che buffo: Robert Graves morirà il 7 dicembre del 1985, qualche mese prima di Borges, che muore il 14 giugno del 1986.
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Le mie peregrinazioni tra Borges, Graves e Alessandro Magno, per festeggiare i 35 anni di Atlas, libro che è ancora pimpante, mi portano a un articolo pubblicato di recente su Literary Hub. Jay Parini, esimio scrittore americano, racconta il suo incontro con Borges in un articolo sgargiante, The time I drank with Borges in a Scottish Pub. Incipit borgesiano – “Sento l’odore di Borges nei miei sogni, e spesso sogno di lui” – per uno sketch sfizioso. Preso alla sprovvista – “Non avevo mai sentito parlare di Jorge Luis Borges e non riuscivo a trovare nulla nella libreria locale” – Parini si trova di fronte un “vecchio arruffato, cieco, con una testa enorme e le gambe magre”. Borges – per via di madre, austera e raffinata traduttrice dall’inglese – conosce a menadito gli inglesi, da Shakespeare a Stevenson e Wilde, “poteva recitare a memoria lunghi brani di poesia anglosassone”, è in Scozia per un convegno e vuole farsi portare in un pub. “Borges chiese una birra, gli portai una pinta, quella che si beve comunemente. Annusa la spuma della birra, intinge un dito, lo lecca dopo aver mescolato. Beve. Si asciuga la spuma rimasta sulle labbra sulla manica della giacca. I grandi occhi rotolano lungo il cranio”.
*
Dopo la bevuta, i due chiacchierano. Borges dice a Parini le cose che ci attendiamo da Borges. “Gli chiesi: Ha mai scritto un romanzo? Mi rispose: ‘Buon Dio, no. Scrivo solo racconti brevi. Piccole cose. Di una pagina. Forse meno. Per tutta la vita, però, ho sognato di scrivere un romanzo, una epopea ambientata nella Pampa. Con gauchos, puttane e criminali. Una saga familiare che dura l’arco di diverse generazioni, con amori falliti, incesti, momenti spettacolari. Guerre. Matricidi. Fratricidi. Un volume da un migliaio di pagine, direi’. Mi incuriosii. E cosa accadde?, gli chiesi. ‘Il romanzo, mio caro ragazzo, non è arrivato. Fu frustrante. Dopo molti decenni, un giorno, ho scritto una pagina su questo immenso romanzo e tutto è finito lì, ho soddisfatto il mio istinto’”.
*
L’incontro scombinato tra Borges e Parini accadde per tramite di Alastair Reid, poeta scozzese morto cinque anni fa, che ha tradotto Borges in inglese. Reid fu allievo di Robert Graves. “Aveva imparato a scrivere andando a lavorare come segretario di Graves a Maiorca. Traduceva per Graves le Vite dei Cesari di Svetonio. Reid faceva una bozza che Graves correggeva, per poi inviare il testo a Penguin, da cui aveva avuto la commissione”. Parini incontra Borges negli anni in cui Borges va a trovare l’infermo Graves. Quando si parla di Borges, il caso ha sempre una disciplina bizantina.
*
Io leggo Atlas nel ‘Meridiano’ Mondadori che raduna Tutte le opere di Borges, è raccolto nel “Volume secondo”, la cura è di Domenico Porzio. L’ultima frase del racconto dedicato a Graves, riferita alla leggenda ustoria di Alessandro Magno è questa: “Questa favola meriterebbe di essere molto antica”. La frase termina con una nota. La pagina è la 1375. Controllo. La nota non c’è. Ricontrollo. Idem. Che cosa avrebbe raccontato quella nota? Forse che, a posteriori, la favola di Alessandro Magno che continua a vivere come soldato semplice in un esercito d’Oriente riguarda Graves e Borges, insieme? Forse l’appellativo “molto antica” può essere affisso sullo stipite dell’opera di Borges e di Graves. Su questo ci sarebbe da scrivere un racconto.
Davide Brullo
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3mano · 6 years
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Bigino di storia Macedone
Un breve e non esaustivo excursus sull’ascesa del regno di Filippo II e Alessandro il Grande.
Parte prima: le origini
Iniziamo dando un’occhiata a quello che succedeva nel mondo quando si cominciò a parlare di Macedonia, cioè nel VII e VI secolo avanti Cristo, per dare un’idea del contesto generale.
Grecia: I secoli delle costituzioni di Atene: da Dracone  a Solone a Clistene, tirannia ad Atene di Ippia e Ipparco,  vivono Talete, Esiodo, Pisistrato, Milziade, Alceo, Saffo, Pitagora…
Roma: regnano dal terzo re Tullio Ostilio all’ultimo, Tarquinio il Superbo e inizia la Repubblica;  
Asia : gli Assiri dei successori di Assurbanipal imperversano, conquistano perfino una parte di Egitto ma vengono poi sconfitti dai Babilonesi che conquistano la regione siro-palestinese  e poi vengono sconfitti dai Persiani , i quali iniziano a puntare gli occhi verso la Grecia;  gli Arabi sono divisi in tribù nomadi ancora lontane dall’Islam e conosciute per il commercio di spezie; in India combattono vari re delle più importanti dinastie e nasce il Buddha; in Cina non è ancora nato Confucio, mentre le più importanti dinastie regnanti lottano per il potere e contro gli invasori circostanti.
America: popolazioni precolombiane in varie fasi di sviluppo.
  La Macedonia (Μακεδονία, Makedonìa, etimologicamente”terre alte”),  in questo periodo  era un’accozzaglia di regni e regnettini situati nel nord della Grecia, messi insieme da conquiste, colpi di mano e matrimoni  dinastici: letteralmente una macedonia di usanze e stili di vita, con una netta separazione tra i montanari e la gente di pianura. I re faticavano a tenere unite tutte le tribù, e i baroni di montagna obbedivano solo nominalmente all’autorità del sovrano, preferendo spesso assecondare gli interessi degli Illiri, le cui tribù occupavano l’odierna Albania e amavano fare scorrerie nelle piane macedoni. Non si può dire che spirasse un enorme amore di patria…
La loro civiltà ricorda molto quella micenea, che è quella degli Achei di Omero: i signori delle varie province partecipavano alle guerre con il proprio seguito, che obbediva a loro piuttosto che al re; la giustizia era quella su base familiare della faida, l’elezione del re deve essere approvata dall’assemblea dei nobili[1].
Sulle montagne, oltre a pascolare le greggi, si cacciavano[2] orsi, cinghiali e leoni; in pianura si allevavano soprattutto cavalli e bestiame, si coltivavano grano, fichi e olivi, nei fiumi si pescavano trote. Per dare un’idea dell’indole pacifica dei contadini macedoni, pare che come hobby praticassero il furto di bestiame altrui; in ogni caso in Macedonia l’allevamento era molto più intensivo che in Grecia, dove si mangiava poca carne al di fuori di quella dei sacrifici religiosi: alcuni sostengono che proprio una dieta più ricca di proteine rendesse i Macedoni particolarmente resistenti sul campo di battaglia.
I Macedoni avevano le stesse origini dei greci (forse con una più forte componente Dorica[3])e parlavano un dialetto greco, ma le poleis della penisola li snobbavano. Li consideravano barbari perché non erano organizzati in città stato o oligarchie ma erano governati da una monarchia assoluta. La dinastia al trono era quella Argeade (da Argo, da dove la leggenda fa provenire uno dei primi re, Perdìkkas.)
Era gente rude e decisa[4], stranamente affascinata dalle raffinatezze attiche, pur  mantenendo una sana attitudine a pirateggiare i vicini e a tagliarsi la gola vicendevolmente.                                                                                                    I sovrani argeadi infatti erano soliti dare aiuto e ospitalità a gente del calibro di Pindaro, Zeusi, Ippocrate[5] e altri;  il padre di Aristotele era medico di corte di Aminta III, il padre di Filippo; lo stesso Aristotele non disdegnò di fare da maestro al piccolo Alessandro e ai suoi amici. Euripide aveva addirittura traslocato a Pella (la capitale macedone) dove pare abbia scritto “Le Baccanti” ispirandosi al diffuso culto di Dioniso e alla natura rigogliosa e selvaggia dei luoghi. Per non uscire dal contesto, morì sbranato da una muta di cani.
Continua... 
[1] Ad esempio, Achille si rifiuta di combattere e quindi stanno fermi tutti i Mirmidoni; Odisseo uccide i Proci ma poi deve affrontare i parenti inferociti che vogliono vendetta; pur essendo figlio del re Telemaco non può prendere il suo posto perché i nobili non lo consentono.
[2] La caccia era lo sport nazionale macedone per eccellenza.
[3] I Dori invasero la penisola balcanica nel 12° secolo a.C., nessuno sa esattamente di che etnia fossero, se elleni o indoeuropei. Alcuni pensano indoeuropei perché dopo la loro invasione nei miti greci compaiono persone bionde (Tipo Achille) e divinità più “nordiche”.
[4] Teopompo, autore di pamphlet antimacedoni, li svillaneggiava così: “Giocano, bevono e scialacquano il denaro, più selvaggi dei Centauri che erano mezze bestie e mezzi uomini; il fatto di avere la barba non li trattiene dalla sodomia.”Questo fatto della barba si spiega con l’usanza Ateniese di consentire relazioni tra due uomini solo se uno dei due era impubere; invece i Macedoni praticavano l’usanza dorica del “’ndo cojo cojo” senza preoccuparsi dell’età (come per Achille e Patroclo, che erano coetanei)
[5] Pindaro: il poeta che inventò i “voli pindarici”; Zeusi: un pittore famoso per aver dipinto dell’uva così realistica da trarre in inganno gli uccellini, Ippocrate: il celeberrimo padre della medicina, noto per il giuramento omonimo.
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Recensione: "Salerno editrice: da 50 anni un’officina di cultura 1972~2022"
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Buongiorno a tutti sono Elena e siete su Life is like a wave who rises and falls. Oggi vi giro un po’ di recensioni di libri letti che ho inizialmente pubblicato su Alessandro III di Macedonia. Partiamo dalla prima lettura e le altre seguiranno nei prossimi articoli-link! Salerno Editrice: da 50 anni un’officina di cultura. 1972~2022 Son passati cinquant’anni da quel 2 febbraio 1972, quando…
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Chaeronea, 2 August 338 BC: A day that changed the world
Museum of Cycladic Art
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Tonight I'll watch #AncientEmpires episode 1 about #AlexandertheGreat! #historychannel
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"Funerals in his day were more gifts of honour than displays of mourning." -Mary Renault, The Nature of Alexander
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