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#astrosamantha
ilfascinodelvago · 2 years
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[Perché ci vuole stile anche nel tornare]
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bryonyashley · 2 years
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rosaleona · 2 years
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Samantha Cristoforetti è tornata sulla Terra. Finalmente potrà aggiustarsi i capelli.
🙄
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gripyoga · 2 years
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Yoga has reached to outer space as Samantha Cristoforetti, became the first European woman to take over command of the International Space Station, performed some great yoga poses and so is GRIP aspiring to reach space and make its mark as one of the largest producer and exporter of Yoga products.
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gripyogamat · 2 years
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Yoga has reached to outer space as Samantha Cristoforetti, became the first European woman to take over command of the International Space Station, performed some great yoga poses and so is GRIP aspiring to reach space and make its mark as one of the largest producer and exporter of Yoga products.
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clacclo · 2 years
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"Dieta Mediterranea: dieta sana e sostenibile
Come dimostrato dalle evidenze scientifiche, ad oggi la Dieta Mediterranea (DM) rappresenta un vero e proprio modello di dieta sana e sostenibile, in grado di anteporsi come fattore determinante di prevenzione, contrastando il rischio di insorgenza di importanti patologie croniche come diabete, ipertensione arteriosa ed obesità.
Contestualmente la DM si presenta anche come modello di dieta sostenibile con i suoi effetti positivi in ambito ambientale ed economico; le produzioni agricole e agroalimentari, infatti, insieme alla tradizione culinaria da un lato assicurano la qualità dal punto di vista organolettico e, dall’altro, garantiscono il rispetto di criteri etici e ambientali."
Quindi, mangiate insetti!
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itsfullofstars · 10 months
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Inside Cupola by AstroSamantha https://flic.kr/p/2odyByc
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t-annhauser · 2 years
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Le stelle ci guardano
Una nuova categoria di infotainment: gli scienziati che vanno in orbita e ci mostrano come fanno la pipì, poi come si fanno i peli del naso, poi quelli del pube. Non è colpa loro, glielo dice la NASA di farlo, per contratto. Arriveremo ai porno girati in orbita. Tutte quelle goccioline in sospensione, non farmici pensare, ci vorrebbe un tubo. Le stelle ci guardano. La NASA non camperebbe senza un po' di circo, sossoldi. Gli astronauti lo fanno in piedi, una manna per l'ernia al disco. Nuove posizioni: la carriola perpetua, la forbice volante, la pecorina elettrica. Ah ma lavorano anche, piantano fagioli a gravità zero per vedere se crescono al contrario. Noi abbiamo quella scienziata, quella coi capelli dritti, è brava. Anche Parmitano, che ha portato il parmigiano. Eccellenze italiane in orbita, roba da farci una ventina di cinegiornali regionali, Bonaccini tutto gasato. Se lo gasi ancora un po' arriva in orbita senza bisogno dell'astronave. Comunque, adesso possiamo guardare fino ai limiti dell'universo, ci sono ancora galassie, ma a qualcuno viene il dubbio che siano sempre quelle che stiamo guardando, ripiegate su se stesse, lo fanno apposta. Si divertono, le stronze. Non gliene frega niente che ci vuole tutto quel carburante per mandare in orbita i telescopi, se la ridono. Comunque adesso Astrosamantha inventa un carburante potentissimo che non inquina estratto dalla radice del sedano, una pianta inutile, che è stata sostituita dal dado. Da grandi tutti volevano fare gli astronauti, io il consulente ecobonus, ma mi han detto che ci vuole la laurea in scienze politiche. Ai filosofi propongono invece posti da bidelli. Se sai fare i nodi marinari ti assume Elon Musk per chiudere gli sportelli del Dragon. Che bello lo spazio, però è faticoso da pulire.
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soldan56 · 2 years
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@AstroSamantha
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ilfascinodelvago · 2 years
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Dopo questo, è inutile che continuiate a farvi i selfie.
@AstroSamantha
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L'ITALIA FOTOGRAFATA DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Così ha commentato: bel passaggio senza nuvole sull' Italia la mattina del 12 giugno...
Credit: astroSamantha (Twitter)
L'Italia ripresa ad altissima definizione
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marikabi · 1 year
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Come banane
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Siamo come banane perché siamo etichettati da chi ci conosce (o pensa di conoscerci) e a nostra volta etichettiamo chiunque e qualunque cosa, spesso anche a sproposito. Lo facciamo per comodità, perché la nostra mente ama le categorizzazioni al fine di non perdersi nella complessità e nella stragrandissima varietà che trovansi nell’universo.
Più etichettiamo e infiliamo roba (volti, eventi, situazioni, persone) nei nostri archivi mentali più c’illudiamo di aver chiarito e pulito i nostri pensieri e riordinato le nostre scale di valori, confermandole invece che confutarle con sani e spesso salvifici dubbi.
Le categorie, ovvero anche le tassonomie - elenchi più o meno esaustivi di cose, persone, animali, piante, santi, interessi e nemici di Salvini, marchi sponsorizzati dalla Ferragni, astri, colori Pantone, libri di Andrea Camilleri - hanno nell’antichità rappresentato lo scibile e dalle tassonomie di un tempo derivano anche le prime enciclopedie. Un paio di esempi - estremi - per tutti: Bouvard et Pécuchet (personaggi di un incompiuto romanzo di Flaubert che volevano categorizzare le conoscenze scientifiche e si ritrovarono a catalogare i luoghi comuni) e Linneo (celeberrimo e puntiglioso naturalista svedese).
Se Charles Darwin non avesse avuto la fissa di catalogare piante, insetti, animali, ciottoli, ossa, conchiglie e fiori sin da piccolo, noi non avremmo avuto la più completa e ragionata disamina delle dinamiche evoluzionistiche che hanno rifondato la filogenesi.
Anche le categorie che applichiamo agli umani (belli, brutti, intelligenti, superbi, cafoni, bizzarri e tanto altro) aiutano ad orientarci, quindi. Lo facciamo da sempre, da quando eravamo cavernicoli, onde evitare personaggi poco raccomandabili ed associarci a soggetti che - già allora - rinforzavano la nostra comfort zone e la nostra bolla, nel senso che non rappresenta(va)no minacce per la nostra sopravvivenza, fisica e psichica: gente simile a noi, che la pensava come noi, con gli stessi gusti gastronomici, e così via fino a categorizzarci per religioni, colore della pelle, politica, squadre di calcio, marche di caffè, pandoro o panettone.
Marc’Aurelio cominciò appunto con un piccolo elenco di personaggi da evitare nel suo A sé stesso.
Nulla di nuovo, pertanto, se abbiamo importato le categorie anche sui social, luoghi pieni delle cosiddette bolle, dove elenchi e selezioni di argomenti e persone vengono peraltro favoriti e/o aggravati da perversi algoritmi.
I social - non si sbaglia mai a ricordare che sono mezzi, come il telefono, la radio, YouTube - sono diventati un’estensione di noi stessi. Hanno ampliato la cerchia di conoscenze (l’amicizia è altra ed alta cosa) e le categorizzazioni risultano vieppiù importanti ed utili nel selezionare o farci selezionare le persone da seguire.
Proprio nel 2023 cade il ventennale della creazione di Facemash, il prototipo di Facebook, da parte di Mark Zuckerberg. Dal momento in cui venne messo in rete, questo totem dei social (ancora il più diffuso al mondo) ha creato una rete così vasta da diventare - virtualmente - la terza nazione più popolosa sul pianeta.
Pensate che Facebook - assieme agli altri social - ci abbia fornito amicizie e vero conforto? Ovviamente no. Seppur nati per mettere in contatto gente, i social sono diventati un palcoscenico personale, più che un salotto accogliente per chiacchierare amabilmente. 
Un palcoscenico siffatto divora quotidianamente storie ed emozioni. C’è chi non sta al gioco al massacro delle proprie immagini, dei propri sentimenti (e della propria vita privata) e diminuisce lo sharenting (la condivisione parossistica) magari aspirando al ghosting (scomparire). C’è chi invece cerca spasmodicamente la ribalta: fare l’influencer diventa il sogno di chi un tempo aspirava a diventare facilmente famoso come calciatore (o moglie di)/cantante/attore/modella.
(Va da sé che diventare famosi come Astrosamantha - alias di Samantha Cristoforetti - non è impresa semplice, pertanto non risulta comunemente appetibile e l’astrofisica - la materia di studio, cioè - non riscuote lo stesso gradimento del gossip.)
Adesso si può diventare famosi semplicemente ossessionando la gente con le proprie immagini, con la propria quotidianità (non sempre esaltante e dorata) e - ahimè - anche con le proprie miserie umane.
Nasce mediante tali sistemi il fenomeno Kardashian, prototipo di vita spiata a favor di telecamera: famiglia famosa per la faccia da esibizionisti che hanno saputo mantenere negli anni.
Tuttavia, non tutti sono così abili con immagini e parole. Infatti, non tutti siamo diventati Kardashian o Ferragnez e tanti, pur di farsi notare, esagerano nell’esporsi, esagerano nelle parole e nei toni e nei filtri fotografici, sia sui social pubblici (Twitter, Instagram, TikTok), che sulle chat.
Lunga premessa - anche un po’ storica - per arrivare al tema: comportarsi nelle chat.
Ormai non possiamo più farne a meno: Whatsapp soprattutto, ma anche Telegram ci aiutano perfino al lavoro.
La cosiddetta comunicazione differita, tramite messaggi scritti, vocali e video, è il sistema imperante, avendo scalzato le telefonate. Il differimento ci fa sentire quasi onnipotenti, perché, nel momento in cui registriamo, il destinatario non può ribattere. Magari lo farà appena dopo, ma nel momento siamo noi, le nostre idee e soprattutto le nostre parole ad imporsi, in quanto non siamo costretti ad ascoltare l’interlocutore. Non ci piace ascoltare nessuno, se non noi stessi. (Fateci caso, anche nei talk-show televisivi: ci sono giornalisti che prima di fare una domanda all’ospite fanno comizietti di un quarto d’ora e l’ospite, poi, risponde spesso off topics, interessato solo alle proprie idee comunque sia.)
E poi c’è il filtro, la lontananza, il rapporto diadico tra noi e l’apparecchio, più che tra noi e il destinatario del messaggio. Così, inconsapevolmente aggiungiamo un sentore di arroganza in più a ciò che diciamo.
A dir la verità, molti aggiungono più che un sentore, guastando irreparabilmente la comunicazione, la quale diventa ostile.
E non ce ne accorgiamo mica. Liti, incomprensioni, bannamenti, ingiurie ed improperi sono sempre in agguato, dentro una chat o in un thread di Twitter: l’incomprensione è l’humus sul quale prolifica l’ostilità digitale.
Se si può, la situazione peggiora quando gli agenti (emittenti e destinatari) sono ragazzi, pre-adolescenti o adolescenti. 
La strutturazione adolescenziale del Sé è faccenda complessa e nel Terzo millennio è diventata addirittura tragica. Si legge da più parti della debolezza psichica dei nostri ragazzi e ragazzini che non reggono il peso del giudizio del branco, fosse anche quella dei partecipanti alla chat della scuola/della palestra/dell’oratorio o gli spietati confronti di immagini su Instagram (dopo esserci smostrati a colpi di filtri, tipo Mona Insta in gallery).
Ci vorrebbe una materia di studio ad hoc, ma poiché non siamo in Norvegia (a scuola è previsto un corso educazione alla comunicazione digitale), dobbiamo correre ai ripari in autonomia.
Tuttavia, abbiamo un aiuto nel (densissimo) manuale  scritto da Carlotta Cubeddu e Federico Taddia: Penso, parlo, posto (il castoro ed.), che abbiamo presentato sabato 11 febbraio 2023 nella sala ragazzi della Biblioteca provinciale (a Corso Europa) nell’ambito del Festival della letteratura per ragazzi organizzato dall’associazione Ebbridilibri, capitanata dall’infaticabile Marina Siniscalchi.
Carlotta ha intensamente interagito con il pubblico, ponendo domande insidiose per dimostrarci come la comunicazione digitale può essere pericolosa, ma ci ha anche insegnato a difenderci con le parole non ostili, come pure a non diventare banane.
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vintagebiker43 · 2 years
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Sui social piovono critiche (soprattutto da parte di donne) per il look dei capelli di AstroSamantha.
Abbiamo tanti influencers e un esercito di deficienters.
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maarigolds · 2 years
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ASTROSAMANTHA NON ME L'ASPETTAVO
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AstroSamantha 💖💗💞
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pengychan · 2 years
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AstroSamantha saying hi from literal space is iconic tbh
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