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#calendario liturgico
luigiviazzo · 2 years
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La Santissima Trinità è una solennità mobile dell'anno liturgico della Chiesa cattolica. È una ricorrenza che, nel rito romano, cade la domenica successiva alla Pentecoste.
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theladyorlando · 4 months
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The Moon Also Rises
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La voce di Johnny Flynn non è più quella di prima: non è la voce spessa dei suoi esordi, quella che ad ascoltarla mi veniva in mente un olio denso, scuro, ben pigmentato, che un pennello stende con caparbietà avanti e indietro. Quella lì era una voce consistente, un timbro caldo e distribuito in maniera uniforme sulla tela. Adesso invece al posto del pennello si sente chiaramente che c'è una mano nuda a dipingere, e che a volte lo fa con le stesse unghie: la voce densa si è spezzata in un urlo, si è graffiata sopra alla tela, ed è bellissima, è sensuale ed è, se possibile, ancora più precisa di prima.
L'autunno me l'ha portata dentro al frutto della sua fatica, la fatica di Johnny Flynn. Lui però mi ha avvisata per tempo, e io così ho avuto modo di vivermi l'attesa, di assaporarla. Insieme al suo amico e scrittore Robert MacFarlane e a un'allegra compagnia di nomadi inglesi -quelli che se ne vanno in giro per boschi e campagne senza scarpe e sotto la pioggia, per capirci- Johnny Flynn ha piantato dei semi che in questi mesi hanno germogliato, e io li ho guardati venire su come ho fatto con tutti gli alberi dietro cui mi sono andata perdendo nell'anno. Un calendario.
Il primo seme è stato "The Wild Hunt": lo ha piantato in terra a dicembre dello scorso anno, e a me è sembrato come di vederlo, Johnny Flynn, mentre infilava le dita nella terra fredda e mi diceva, guardandomi bene dentro agli occhi, che quella era una caccia folle: è una caccia folle la caccia al nome del male, la caccia alla tana, la tana del Primitivo. E così improvvisamente diventa una caccia folle anche quella alle cose scontate, le cose banali che tutto a un tratto ti accorgi di non avere più tra le mani: la competenza dei medici, il giusto ricovero, il pronto soccorso, la cura che ti spetta: il Natale il compleanno la pizza del sabato sera. Quella caccia, vedrai, farà tremare i tuoi amori più certi, farà precipitare l'impalcatura del tuo cielo. Io l'ho ascoltato cantarmela lo scorso anno a dicembre come se dicembre non dovesse mai finire, quando la camelia era l'unica spaventosamente fiorita in giardino come una cosa fuori dalla natura, e il suo, allora, mi è sembrato piuttosto l'urlo di un animale, il grido di una creatura selvatica che non sa dove trovare riparo dalla caccia, non sa più dov'è la sua tana. Oh the wild hunt, the wild hunt: qualcosa di incomprensibile o qualcosa che devo aver frainteso, mi sono detta. E invece il calendario, ormai chiaramente liturgico, è andato avanti con il seme di Pasqua: "Coins for the Eyes". Adesso l'urlo, il graffio sulla tela, si era trasformato in una piccola ballata in tre quarti, dolce, quasi acustica, e la caccia, che in fin dei conti era la mia -inutile continuare a negarlo, non avevo frainteso- aveva trovato la sua proporzione più conveniente, la sua direzione più chiara: guardata da dentro a questa canzone la caccia è una ricerca, e il suo movimento cadenzato insegna la pazienza con cui bisogna condurla. Ora che conosciamo bene il nome urlare non serve a niente, basta praticare l'esercizio, un esercizio di pazienza, di concentrazione, un esercizio di ricerca. Come quando mio padre si stampava le mappe dell'impero romano o della Grecia antica per capire meglio come tradurre una versione contorta, come quando studiava epigrafia e nessuno glielo aveva mai chiesto. Come gli alberi che escono dall'inverno, con pazienza, e mettono i fiori, alcuni addirittura senza foglie. E così in tre quarti abbiamo visto sbocciare i fiori, tutti i fiori, e in tre quarti ci siamo addentrati in quanto ci avanzava dell'anno: a un certo punto inevitabilmente abbiamo riconosciuto i primi sentori dell' impietosa, della temibile estate, finché proprio non la abbiamo vista bene in faccia e le siamo così andati incontro senza opporle resistenza, senza nuove canzoni, senza nuovi semi, con pazienza e in tre quarti. Questa è stata la nostra vera quaresima, il nostro deserto: l'estate. Abbiamo guardato l'estate seccarli, i semi, inaridire la terra, fare scempio dei fiori, spaccare i marciapiedi. Alla fine, giunti nel cuore di quella, la abbiamo vista portarsi via mio padre, e così, in tre quarti, piegati nel nostro esercizio di pazienza, lo abbiamo salutato, con dignità credo.
Ma il calendario non era finito: e a settembre infatti è ricominciato quello scolastico. Allora siamo tornati tutti a scuola, come se niente fosse, e lì dentro abbiamo continuato a fare esercizio, a testa bassa. Ad interromperlo è arrivato improvviso l'annuncio: in questi mesi, diceva, anche se da molto lontano e senza scarpe ai piedi, noi abbiamo lavorato, abbiamo fatto un lungo esercizio qui su, un esercizio intorno all'oscurità e alla luce, all' inverno e alla primavera, alla sepoltura e alla rivelazione, a storie tempo stagioni fantasmi e sentieri, amore e fiumi, e tra poco ne consegneremo i frutti a chiunque avrà voglia di ascoltare. Insomma, neanche il calendario di Johnny Flynn si era esaurito, e il primo frutto raccolto ad ottobre, il primo singolo, è stato "Uncanny Valley": quest'estate ci siamo persi tutti in una vallata inquietante, dice, nessuno ha una mappa per uscirne, e c'è un'enorme confusione qui dentro. Forse mi sbaglio, ma mi sembra che Johnny Flynn ora stia ridendo; che urli ancora invece lo sento benissimo: ride e urla che il lutto non è solo una croce, è anche una delizia, è il nostro privilegio e noi dobbiamo penetrarlo, dobbiamo attraversarlo come fosse una vallata dopo aver scalato la più alta delle montagne.
Quello che viene dopo è semplicemente il raccolto: e io che l'ho aspettato come si aspetta una vita che viene al mondo, con un po' di apprensione e insieme con il timido desiderio di riconoscere nei tratti del viso la somiglianza, alla fine l'ho rincosciuta: quando ho ascoltato l'album per la prima volta di notte, nel mio letto, sotto a coperte pesanti, era di nuovo inverno e ho capito subito che in tutti quei mesi Johnny Flynn non aveva mai smesso di guardarmi negli occhi. Lui ha continuato a tirarmi per la manica, a strattonarmi, mi ha richiamata, mi ha scritto, mi ha raccontato: alla fine lui mi ha raccontata, nel suo calendario. Ha raccontato di tutti gli alberi dietro ai quali io ho guidato la mia macchina quest'anno (the beech is lifting me, ash is reaching me), del saluto che mio padre continua a darmi giorno dopo giorno (be not afraid, sing and pray, cry and sway as I enter the shade); di quel dicembre che pareva non volesse mai finire ("A Year-Long Winter"); e poi mi ha raccontato, ancora una volta, "Coins for the Eyes". Vedo però che la semplice ballata in tre quarti è maturata in questi mesi, e da fiore che era in primavera adesso è diventata un bellissimo frutto rotondo, forse un melograno? È diventata un inno, cantato a piena voce, a più voci. Io l'ho ascoltata, nella sua prima e piu dimessa versione, sulla strada che portava al cimitero, il giorno in cui ci hanno consegnato le ceneri e noi le abbiamo riposte nella tomba ancora senza nome. E poi un altro giorno mi è arrivata questa foto, la foto della lapide che era pronta, finalmente. E io a quel punto mi sono chiesta come ci si comporta davanti alla foto della lapide di tuo padre che ti arriva su WhatsApp: è bella, carina, mi piace, grazie mille? In quel momento mi sono costretta all'esercizio del pianto perché quello mi sembrava opportuno, ma non mi è salita nessuna lacrima sinceramente, se non quelle solite, le lacrime della stanchezza. Niente di ciò che ha a che vedere con la morte appartiene a mio padre, mi sono detta come mi ero già detta guardando la bara ad agosto. Questo però gli inglesi lo chiamano denial, e anche se io davvero continuo ostinatamente a credere che lui sia più vivo di me sopra quelle mappe dell'impero romano che vedo con la coda dell'occhio spuntare dalla sua libreria, so bene che negare non è una cosa sana.
E così la scorsa settimana, tornando al cimitero per vederla, questa famosa lapide montata, ho ascoltato la nuova versione di "Coins for the Eyes", l'inno: il melograno. Pare che almeno una canzone di quest' album la abbiano registrata dentro a una tomba antica, che il coro che sento in questi ritornelli pieni di vita, pieni di voce, di tante voci veramente, venga proprio da una sepoltura. Quando l'ho raccontato a mia madre lei mi ha detto, prendendomi in giro, che ci vuole pure un po' di leggerezza nella vita, dai, e questi non ce l'hanno per niente. Ma lei non sa che se veramente è questa la canzone, e voglio pensare che sia proprio questa, io sulle sue note sono arrivata alla tomba e l'ho trovata piena, piena di gente scalza, gente che si sgola, che canta a squarciagola, canta la vita stupenda di mio padre tra i tanti padri che se ne sono andati. Quest'inno è così lontano dalla pesantezza che mi sembra proprio il suo esatto contrario: al punto che questa canzone mi ha riconciliata con quel paese dove mio padre ora è tornato e dove io da piccola ho passato le più noiose e pesanti domeniche di bambina. Un paese dove tutti sembrano avere due sole cose a cui pensare: sposarsi o morire. Un paese che è come costruito intorno al suo cimitero, pare proprio invitare al cimitero, così mi è sempre sembrato. Che lo abbia sempre invitato al cimitero, a mio padre. Beh oggi sento di andarci quasi leggera, al cimitero da lui, mi sento invitata, e quelle canzoni che vengono da così lontano, da un altro luogo, un altro anno, da un'altra fatica, risuonano perfettamente per le strade del paese dove mio padre riposa in questo momento. Io amo tutto di lui e non voglio vivere nella negazione: non mi nego niente, le mappe e la bara, la vita e la morte: è un mio diritto, la mia delizia, il mio privilegio. E me lo ha raccontato Johnny Flynn, urlandolo a volte, a volte ridendo e cantandolo con leggerezza, a volte facendone un inno gioiso e a più voci: il calendario di un anno che abbiamo trascorso insieme, e io non lo sapevo.
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somediyprojects · 1 year
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Lavender and Lace: Celtic Autumn conversion by Elena Bucciarelli. Pattern designed by Marilyn Leavitt-Imblum.
“Ecco la mia versione in abito Fiorentino mediceo per La festa della Rificolona, evento tradizionale del folklore popolare fiorentino, organizzata nelle parrocchie della diocesi di Firenze ogni 7 settembre, per il calendario liturgico vigilia della natività di Maria.”
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levysoft · 1 year
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In molti paesi del mondo il Natale si festeggia il 7 gennaio e non il 25 dicembre. Il motivo della differenza nelle date tra cristiani orientali e ortodossi da una parte e cattolici e protestanti dall’altra risale all’antica Roma e ha a che fare con una differenza di calendario: i cattolici e i protestanti usano quello gregoriano, mentre il calendario delle festività degli ortodossi, il calendario liturgico, è indipendente da quello civile e basato sull’antico calendario giuliano.
Nel primo secolo avanti Cristo l’astronomo Sosigene di Alessandria elaborò il calendario giuliano che nel 46 a.C. venne adottato come calendario ufficiale da Giulio Cesare, in qualità di pontefice massimo, cioè supremo sacerdote di Roma che aveva l’incarico, tra le altre cose, di tenere il conto ufficiale degli anni. Da lì a poco, Roma avrebbe dominato direttamente o indirettamente tutto il bacino del Mediterraneo e qualcosa anche oltre, diffondendo insieme alle strade, alle terme e alle fogne anche il proprio calendario. Ma i calcoli di Sosigene avevano un problema: sovrastimavano la durata dell’anno solare di 11 minuti e qualche secondo. Questo significava – e all’epoca già si sapeva – che ogni 128 anni il calendario giuliano si sarebbe ritrovato in ritardo di un giorno rispetto alla posizione del sole.
Si arrivò così al 1582 in cui, secondo le osservazioni astronomiche, la primavera era già cominciata quando il calendario segnava ancora l’11 marzo. Il problema principale, però, non era avere solstizi ed equinozi nei giorni sbagliati, ma che risultava sbagliato il calcolo della Pasqua: le celebrazioni non venivano più officiate nel giorno giusto.
Papa Gregorio XIII prese dunque la decisione di cambiare le regole e impose il calendario che usiamo ancora oggi, il calendario gregoriano. La riforma di Gregorio XIII fu piuttosto drastica. Per recuperare i giorni perduti venne stabilito che dopo venerdì 4 ottobre si sarebbe passati direttamente a sabato 15: i dieci giorni di mezzo, in un certo senso, non sono mai esistiti.
Questo però non risolveva il problema della durata media dell’anno. Per evitare di perdere altri dieci giorni nel migliaio di anni successivo venne stabilito che gli anni multipli di cento sarebbero stati bisestili soltanto se fossero stati multipli anche di 400. Con il nuovo calendario l’errore annuale venne ridotto da 11 minuti e qualcosa a soli 26 secondi: il calendario gregoriano, quindi, sbaglia di un giorno ogni 3.323 anni.
Ma c’era un altro problema, di natura storica e religiosa. Alla fine del Cinquecento, all’epoca di Gregorio XIII, l’Europa era ormai saldamente divisa tra cattolici, luterani e calvinisti, mentre l’Europa orientale era quasi tutta, da più di cinque secoli, di religione ortodossa. Chi non era cattolico non vedeva di buon occhio le novità che arrivavano da Roma. La riforma venne subito adottata dai paesi cattolici e dai territori ad essi sottoposti: Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Belgio, Paesi Bassi e gran parte della Germania meridionale. I paesi protestanti si adattarono soltanto nel corso del Diciottesimo secolo, quando le rivalità religiose si erano affievolite e quando ormai gli scambi frequenti tra i paesi avevano reso avere due calendari diversi una vera seccatura.
I paesi ortodossi rimasero i soli a seguire il calendario giuliano: erano molto più lontani, avevano molti meno rapporti con i paesi che avevano adottato la riforma e quindi la discrepanza tra i due calendari portava a meno equivoci. E poi, a causa dello scisma tra la Chiesa orientale e quella cattolica avvenuto poco dopo l’anno Mille, non accettarono di compiere i loro riti sulla base di un calendario introdotto proprio dal Papa, di cui non volevano riconoscere la supremazia. A oriente si mantenne dunque il vecchio calendario e si continuò a festeggiare il Natale 13 giorni dopo la data gregoriana, cioè il 7 gennaio. Le altre feste “scalano” di conseguenza: l’Epifania è il 19 gennaio.
Oggi il Natale ortodosso è celebrato da circa 260 milioni di persone in tutto il mondo.
Alcuni ortodossi hanno preferito però adattarsi al calendario gregoriano: in Grecia, ad esempio, il Natale coincide con quello cattolico. Altri paesi hanno invece fatto la scelta di affiancare il 25 dicembre alla tradizionale festività ortodossa, e quindi di concedere un giorno festivo in entrambe le date. Lo hanno fatto per esempio la Moldavia nel 2013 e l’Ucraina nel 2017.
In Ucraina poi la questione è particolarmente complicata dagli ultimi anni di conflitti con la Russia (prima nel 2014, poi l’invasione del 2022), che hanno portato alla separazione della Chiesa ortodossa ucraina da quella russa e a crescenti divisioni. Quest’anno, per la prima volta la Chiesa ucraina ha consentito anche ai fedeli ortodossi di celebrare il Natale il 25 dicembre anziché il 7 gennaio come tradizione, provocando molte polemiche in Russia.
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jacopocioni · 2 months
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Gli strumenti astronomici di Santa Maria Novella
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Nella Repubblica fiorentina l'affermarsi della famiglia Medici, salita al rango nobile, necessitava di una evoluzione da status di banchieri a qualcosa di più prestigioso.  Cosimo I intuì, o meglio copiò Lorenzo il Magnifico, che il mezzo per fare questo era la cultura. E' noto che Cosimo I fu mecenate per le arti ma allo stesso tempo, oltre scultori pittori ed architetti, chiamò a se anche scienziati impegnati in varie branche di studio. Una delle scienze a cui Cosimo I teneva particolarmente era il "tempo" e il calendario. All'epoca era in uso il calendario giuliano basato sul ciclo delle stagioni. Questo calendario era stato elaborato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria e poi introdotto da Giulio Cesare (per questo chiamato giuliano) nell'anno 46 a.C.. All'epoca era fondamentale l'individuazione del corretto giorno della Pasqua Cristiana, questo sia perché era una festività importantissima, sia perché si organizzava poi, di conseguenza, tutto il calendario liturgico cristiano. Per individuare il giorno della Pasqua si partiva a fare il calcolo dal giorno dell'equinozio. L'equinozio è il giorno in cui la notte e il giorno hanno la stessa durata, cioè quando il sole si trova allo zenit all'equatore e lo illumina perpendicolarmente. Perché questa lunga introduzione? Perché il calendario giuliano era impreciso e perdeva 11 minuti per ogni anno trascorso, rendendo i calcoli molto complessi. A questo, Cosimo I, aveva velleità di porre rimedio e sostituire il nome di Giulio Cesare con il suo. Sappiamo oggi che fu Gregorio XIII nel 1582 ad attuare questo cambiamento ed infatti ancora oggi ci basiamo sul calendario gregoriano che ha ridotto a soli 26 secondi la "perdita di tempo" in un anno.
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Questa "gara" dell'epoca per la riforma del calendario indusse Cosimo I a chiamare presso di se a Firenze uno dei più grandi astronomi del tempo, un frate domenicano che si chiamava Egnazio (Ignazio) Danti. L'incarico che aveva il frate era di trovare con la massima precisione il giorno dell'equinozio di primavera.
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Fu scelta la chiesa di Santa Maria Novella con la sua meravigliosa facciata di Leon Battista Alberti per realizzare ed applicare tre strumenti astronomici che ancora oggi sono osservabile dal fiorentino curioso e dal turista pellegrino. Questi strumenti furono realizzati tra il 1572 e il 1575 e sono: un grande quadrante con orologi solari, un'armilla equinoziale, e un foro gnomonico per una meridiana a camera oscura. Con questi strumenti si contava di individuare con estrema precisione il momento dell’equinozio di primavera, quindi studiare nuovi calcoli astronomici per riformare il calendario giuliano e alla fine individuare incontestabilmente il giorno di Pasqua.
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Il grande orologio, o meglio quadrante astronomico serviva a calcolare l’inclinazione dell’asse terrestre e l’altezza del sole durante tutto l’anno. Attraverso questo si poteva disporre di tutte le ore di tutti i sistemi orari dell’epoca, questo ma per la massima distribuzione del sapere.
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L’armilla è invece uno strumento poliedrico in quanto ha più scopi. Primo era ovviamente l'individuazione esatta dell’equinozio. La struttura consta di due cerchi di bronzo con un diametro di 130 centimetri che sono posti perfettamente perpendicolari tra di loro. Con il cerchio verticale, quello meridiano, si individua il mezzogiorno solare, cioè quando il sole è alla sua massima altezza. Il cerchio proietta sulla facciata della chiesa l'ombra di se stesso e quando questa ombra sovrappone perfettamente i lati del cerchio allora siamo al mezzogiorno preciso. L'altro cerchio, quello orizzontale o equatoriale, farà la stessa cosa al momento dell'equinozio. Quindi nel giorno dell'equinozio, a mezzogiorno preciso, le due ombre si porranno sulla facciata perpendicolari l'una all'altra disegnando una croce.
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Infine furono realizzati due fori gnomici per una meridiana a camera oscura all'interno della chiesa. La luce passando dai fori avrebbe dovuto indicare l'ora e i solstizi, ma si presentarono due problemi. Il primo fu che uno altro foro sarebbe dovuto essere realizzato nella volta, creando un probabile danno strutturale e l'altro problema fu l'allontanamento del Danti da Firenze. Il Danti si trasferì a Bologna dove continuò i sui studi e poté mettere in atto il suo progetto nella cattedrale di San Petronio. Egnazio Danti riuscì comunque, grazie ai suoi strumenti di misura a calcolare la vera durata dell’anno solare commettendo un errore di soli 38 secondi e dimostrando come la riforma del calendario giuliano fosse imprescindibile. Nonostante il miglioramento ancora oggi necessitiamo di un anno bisestile ed infatti oggi è il 29 febbraio un giorno di più per recuperare il tempo perso.
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claudio1959 · 5 months
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OGGI 4 DICEMBRE,
ITALIANO RICORDA…
STORIA DELL’ESERCITO ITALIANO
SANTA BARBARA
PATRONA DEGLI ARTIGLIERI E DEI GENIERI DELL’ESERCITO ITALIANO, DELLA MARINA MILITARE, DEL CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO, DEGLI ADDETTI ALLA PREPARAZIONE E CUSTODIA DEGLI ESPLOSIVI, DEGLI ARMAIOLI, DEI GEOLOGI, DEI MONTANARI, DEI LAVORATORI NELLE ATTIVITÀ MINERARIE E PETROLIFERE, DEI MINATORI, DEGLI ARCHITETTI, DEGLI STRADINI, DEI CANTONIERI E DEI CAMPANARI, NONCHÉ DI TORRI E FORTEZZE
SANTA BARBARA (NICOMEDIA, 273 – 306 circa) è venerata come Santa e Martire dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.
Benché non vi siano dati certi sulla sua vita, la sua figura è divenuta leggendaria grazie alla Legenda Aurea e il suo culto molto popolare per il fatto di essere considerata protettrice contro i fulmini e le morti improvvise e violente.
Nacque nel 273 d.C. a NICOMEDIA in BITINIA e PONTO, provincia asiatica dell'impero romano (oggi İZMIT, in TURCHIA).
La leggenda vuole che suo padre Dioscoro, di religione pagana, l'avesse rinchiusa in una torre per proteggerla dai suoi pretendenti.
Inoltre, per evitare che utilizzasse le terme pubbliche, egli gliene fece costruire di private.
Barbara, vedendo che nel progetto vi erano solamente due finestre, ordinò ai costruttori di aggiungerne una terza, con l'intenzione di richiamare il concetto di Trinità.
Quando il padre vide la modifica alla costruzione, intuì che la figlia poteva esser diventata cristiana.
La madre di Barbara aveva già abbracciato segretamente la religione cristiana, finendo col rivelare il suo segreto alla figlia. Questa, dopo aver sentito alcune delle preghiere, percepì Gesù all'interno del suo cuore, diventando così cristiana e coinvolgendo nella sua nuova passione anche la sua amica Giuliana, che convinse a convertirsi e a pregare insieme a lei.
Il padre decise allora di denunciare sua figlia al magistrato romano che, in quei tempi di persecuzione, la condannò alla decapitazione, prescrivendo che la sentenza venisse eseguita proprio dal genitore, dopo due giorni di feroci torture.
Queste iniziarono con una flagellazione con verghe, che secondo la leggenda si tramutarono in piume di pavone (e per questo motivo spesso nella sua iconografia la santa è raffigurata tenendo in mano delle lunghe piume), quindi venne torturata col fuoco, ebbe le mammelle tagliate e fu quindi decapitata.
Era il 4 dicembre dell'anno 306. Secondo la leggenda, Dioscoro procedette all'esecuzione, ma subito dopo venne ucciso da un fulmine, interpretato come punizione divina per il suo gesto.
Con lei soffrì lo stesso martirio anche Giuliana.
Esistono diverse tradizioni sul luogo del martirio e della deposizione del corpo: la tradizione indica in NICOMEDIA il luogo del suo martirio. Tra le tante leggende sul luogo della sua morte una di queste, storicamente infondata e non avvalorata dall'antica tradizione, riferisce che il martirio avvenisse a SCANDRIGLIA e il corpo sia stato poi trasferito a RIETI nel X secolo per metterlo in salvo dalle scorrerie saracene: qui divenne patrona della città e le fu dedicata la cappella più ricca della Cattedrale.
Un'altra vuole il martirio avvenuto in EGITTO e le reliquie trasferite a COSTANTINOPOLI, da dove i veneziani, alla fine del X secolo, le avrebbero portate a VENEZIA, e di lì a TORCELLO e poi a MURANO. Oggi i resti della Santa riposano nella Cappella omonima a BURANO.
Viene festeggiata dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa il 4 dicembre (giorno in cui la Chiesa universale la ricordava prima che venisse cancellata dal calendario liturgico generale), data del suo martirio.
È invocata contro la morte improvvisa per fuoco, perciò gli esplosivi ed i luoghi dove vengono conservati sono spesso chiamati "santabarbara" in suo onore.
È patrona dei minatori, degli addetti alla preparazione e custodia degli esplosivi, degli armaioli e più in generale, di chiunque rischi di morire di morte violenta e improvvisa.
Molto invocata dai militari, è anche la protettrice delle armi di ARTIGLIERIA e GENIO dell’Esercito Italiano, della Marina Militare e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
È anche la protettrice dei geologi, dei montanari, dei lavoratori nelle attività minerarie e petrolifere, degli architetti, degli stradini, dei cantonieri, degli artisti sommersi e dei campanari, nonché di torri e fortezze.
Nel culto popolare è uso rivolgersi a Santa Barbara recitando la seguente preghiera: "Santa Barbara Benedetta, liberaci dal tuono e dalla saetta".
Come patrona delle attività principali del gruppo ENI le è stata dedicata la grande nuova chiesa costruita a METANOPOLI, quartier generale del gruppo, per decisione di Enrico Mattei.
Alla Santa è dedicata la Caserma “Santa Barbara” dell'Esercito Italiano, situata ad ANZIO e attualmente sede della Brigata Informazioni Tattiche.
La Caserma della Scuola di Artiglieria Contraerei di SABAUDIA (LT), la Caserma sede del 1° Reggimento Trasmissioni sita a MILANO.
Come protettrice dei Marinai della Marina Militare, un'immagine della Santa viene sempre posta nei depositi munizioni delle Unità Navali e delle Caserme.
Il 4 dicembre a bordo delle Unità Navali della Marina Militare, secondo la tradizione, si dona un fascio di rose rosse al 1º Direttore del Tiro di bordo.
È tra le Sante più venerate al mondo, specie in SUD AMERICA, ASIA, EUROPA e STATI UNITI.
Come protettrice dei minatori, una semplice statua della santa spesso viene posta nelle gallerie minerarie.
Santa Barbara Benedetta, liberaci dal tuono e dalla saetta……. rendi il nostro cuore forte come la tempra dei nostri cannoni, il nostro braccio potente come l' uragano di fuoco che irrompe dai nostri pezzi!
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frateclaudio · 10 months
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Allontanamenti
Non sono facilmente assimilabili i due allontanamenti di cui parlano oggi le Scritture disposte dal calendario liturgico. Quello di «Agar l’Egiziana» e del fanciullo «che lei aveva partorito ad Abramo» (Gen 21,9) – Ismaele – sorge a causa della gelosia di Sara e del suo tremendo sospetto che il figlio della schiava possa «essere erede» insieme al suo figlio «Isacco» (21,10). Quello del Signore…
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incamminoblog · 11 months
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Don Luciano Solennità della Santissima Trinità/A: Un oceano di luce
Santissima Trinità (Anno A)  (04/06/2023) Vangelo: Gv 3,16-18  Nel calendario liturgico, la prima domenica che cade nel tempo ordinario dopo Pentecoste, è dedicata alla solennità della Santissima Trinità. Dopo aver celebrato la Pasqua di morte e resurrezione del Figlio, asceso al cielo, con l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa, oggi siamo invitati ad elevare il nostro sguardo…
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personal-reporter · 1 year
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L’ingresso di Gesù a Gerusalemme
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Con la Domenica delle Palme, ricordo dell’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme per andare incontro alla morte, inizia la Settimana Santa dove si rievocano gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo e vengono celebrate la sua Passione, Morte e Risurrezione. Il racconto dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme è presente in tutti e quattro i Vangeli, ma con alcune varianti, se quelli di Matteo e Marco raccontano che la gente sventolava rami di alberi, o fronde, Luca non ne fa menzione mentre solo Giovanni parla di palme. Quell’episodio rimanda alla celebrazione della festività ebraica di Sukkot, la festa delle Capanne, dove i fedeli arrivavano in massa in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al tempio in processione, dove ciascuno portava in mano e sventolava il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi, la palma, simbolo della fede, il mirto, che lo era della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie rimandava alla bocca chiusa dei fedeli, in silenzio di fronte a Dio, legati con un filo d’erba. Spesso al centro c’era anche una specie di cedro, l’etrog, che era il buon frutto che Israele rappresentava per il mondo. Il cammino era ritmato dalle invocazioni di salvezza in quella che col tempo divenne una celebrazione corale della liberazione dall’Egitto: dopo il passaggio del mar Rosso infatti, secondo la tradizione, il Messia atteso si sarebbe manifestato proprio durante questa festa. Gesù, quindi, fece  il suo ingresso a Gerusalemme, sede del potere della Palestina, acclamato come si faceva con i re e a cavalcioni di un’asina, in segno di umiltà e mitezza. I Vangeli narrano che Gesù arrivato con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme, la sera del sabato, e subito il Figlio di Dio mandò due del suoi seguaci nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui ma,  se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito. I discepoli fecero quanto richiesto e, trovati i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli, poi Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme. Qui la folla, radunata dalle voci dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente rendevano onore a Gesù. La liturgia della Domenica delle Palme, si svolge inizialmente  al di fuori della chiesa, dove  i fedeli si radunano e il sacerdote benedice i rami di ulivo o di palma, che,  dopo la lettura di un brano evangelico, sono distribuiti ai fedeli, poì comincia la processione verso la chiesa. Dentro la chiesa continua la celebrazione della Messa, che si distingue per la lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il calendario liturgico, infatti  il testo della Passione non è lo stesso che si legge nella celebrazione del Venerdì Santo, che è quello del Vangelo di San Giovanni. Il racconto della Passione viene letto da tre lettori rappresentanti il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso ed è articolato in quattro parti, l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura. Al termine della Messa, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, come simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. In molte regioni il capofamiglia usa un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua. La Domenica delle Palme è celebrata dai cattolici, dagli ortodossi e dai protestanti, e cade durante la Quaresima, che termina il Giovedì Santo, primo giorno del Triduo Pasquale, ma non cade sempre nello stesso giorno perché è legata direttamente alla Pasqua, la cui data cambia ogni anno ed è fissata in base alla prima luna piena successiva all’equinozio di primavera del 21 marzo. La data della Pasqua per i cattolici oscilla così tra il 22 marzo e il 25 aprile dato che,  se la luna piena si verifica di sabato 21 marzo, la Pasqua cade il 22 marzo, cioè  la domenica immediatamente successiva all’equinozio. Per gli ortodossi la data della Pasqua è tra il 4 aprile e l’8 maggio perché usano il calendario giuliano e non quello gregoriano come i protestanti e i cattolici. Read the full article
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SABATO 11 MARZO 2023 - 🔸♦️SAN COSTANTINO ♦️🔸 Flavio Valerio Aurelio Costantino, conosciuto anche come Costantino il Vincitore, Costantino il Grande e Costantino I (in latino: Flavius Valerius Aurelius Constantinus]; in greco antico: Κωνσταντῖνος ὁ Μέγας, Konstantînos o Mégas; Naissus, 27 febbraio 274 – Nicomedia, 22 maggio 337), è stato un imperatore romano dal 306 fino alla sua morte. Costantino è una delle figure più importanti dell'impero romano, che riformò largamente e nel quale permise e favorì la diffusione del cristianesimo. Tra i suoi interventi più significativi, la riorganizzazione dell'amministrazione e dell'esercito, la creazione di una nuova capitale a oriente, Costantinopoli, e la promulgazione dell'Editto di Milano sulla libertà religiosa. La Chiesa ortodossa e le Chiese di rito orientale lo venerano come santo, presente nel loro calendario liturgico, col titolo di Eguale agli apostoli; mentre il suo nome non è presente nel Martirologio Romano, il catalogo ufficiale dei santi riconosciuti dalla Chiesa cattolica. Da Il Santo del Giorno Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia Sicilia Terra di Tradizioni #Tradizioni_Barcellona_Pozzo_di_Gotto_Sicilia #Sicilia_Terra_di_Tradizioni Rubrica #Santo_del_Giorno (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/Cpp9h72I1cl/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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dom Prosper Guéranger: 21 novembre la Presentazione di Maria Bambina al Tempio
dom Prosper Guéranger: 21 novembre la Presentazione di Maria Bambina al Tempio
21 NOVEMBREPRESENTAZIONE DI MARIA SANTISSIMA AL TEMPIO Origine e carattere della festa.La Presentazione di Maria, ultima festa mariana dell’anno liturgico, inferiore alle altre per solennità e iscritta molto tardi nel calendario, è tuttavia fra le più care al clero e alle persone consacrate a Dio.Come è nato in Oriente il culto della Madonna, così in Oriente è sorta questa festa e vi era…
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beppebort · 2 years
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Meraviglia
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Roberto Pasolini Cappuccino
La solennità della nascita di Giovanni Battista è piuttosto singolare all’interno del calendario liturgico. Se tralasciamo quella della vergine Maria e, naturalmente, quella del Signore Gesù, si tratta della sola umanità di cui facciamo memoria non solo in occasione della sua nascita al cielo, ma anche del suo ingresso nel mondo e nella storia. Le letture scelte per questa festa ci obbligano a meditare a fondo il mistero dell’Incarnazione, mostrandoci la nascita del Battista come una «meraviglia stupenda» (Sal 138,14) a cui volgere tutta l’attenzione del cuore per riscoprire quanto grande sia il dono di Dio deposto anche nella nostra vita, se ci scopriamo capaci di leggere e assumere la nostra umanità non solo a partire dal nostro punto di vista, ma anche nella prospettiva nuova e vivificante del battesimo in Cristo.
Nel momento della sua nascita, si crea una certa tensione per la scelta del nome, tra quello «di suo padre, Zaccarìa» (Lc 1,59) e «Giovanni» (1,60), suggerito con grande ostinazione dalla madre Elisabetta. La diversità di significato tra i due nomi non sembra poi così rilevante, dal momento che Zaccaria significa «Dio ricorda», mentre Giovanni «Dio usa misericordia». Eppure una sottile differenza tra i due nomi c’è e sembra rivelante. Il primo nome è senza dubbio un dito puntato verso il passato, cioè verso quella storia di salvezza costruita da Dio lungo la storia. È un nome fondato sul criterio che il passato debba orientare il presente. Il secondo nome, invece, focalizza l’attenzione sul presente e su ciò che il Signore è intenzionato a fare nella realtà. Promuove un altro tipo di criterio, secondo cui l’attualità della storia è anche emancipata dalle sue premesse. La breve disputa attorno al nome da assegnare al figlio diventa occasione per comprendere che, mentre il primo nome proviene semplicemente dall’abitudine di legare la vita del figlio a quella del padre, il secondo nome porta con sé l’eccedenza di una rivelazione, la grazia di una promessa del Signore a cui è sempre difficile credere:
«Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19).
In realtà, il mistero della vita di Giovanni Battista, annunciata e conosciuta per «nome» fin «dal seno materno» (49,1), rivela il segreto di ogni persona che nasce in questo mondo, il cui nome è «nascosto all’ombra della mano» (49,2) di Dio. Mentre noi pensiamo che l’esistenza sia drasticamente segnata dalle sue origini, il vangelo sembra annunciare che ogni vita che viene dalle mani di Dio sia determinata soprattutto dal suo destino. La misericordia del Signore non è un attributo statico della sua bontà, ma un dinamismo che vuole continuamente rigenerare tutte le cose, realizzando lungo i secoli lo stupendo mosaico del Regno di Dio.
Nella solennità di Giovanni Battista possiamo gioiosamente recuperare la consapevolezza che anche il nostro nome non deve coincidere con le aspettative o i giudizi degli altri. Al punto da poter fieramente esclamare anche noi:
«Io non sono quello che voi pensate!» (At 13,25).
La «stupenda» realtà di quello che siamo, e di ciò che presto saremo con la grazia di Dio, non dipende solo dalle pagine già scritte del libro della nostra storia, ma anche da tutte quelle parole che il Signore intende ancora rivolgerci. Volgendo lo sguardo alla nascita del Battista, possiamo dunque imparare a rinascere – o a risorgere – al di là di qualsiasi condizionamento abbia potuto segnare, anche dolorosamente, il nostro cammino umano. Fino a recuperare quella fiducia in noi stessi, così indispensabile per attraversare in pace le alterne vicende della vita. Una fiducia che solo di fronte allo sguardo di Dio è possibile maturare e proclamare:
«Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda» (Sal 138,13-14).
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San Giuseppe e il senso cristiano del lavoro
San Giuseppe e il senso cristiano del lavoro
Il 1° maggio del 1955 il venerabile papa Pio XII istituì la festa di “San Giuseppe artigiano” (oggi memoria di San Giuseppe lavoratore) per aiutare i lavoratori a non perdere di vista il senso cristiano del lavoro, così pienamente incarnato nell’umile falegname di Nazareth e glorioso padre putativo di Gesù.
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aitan · 3 years
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I Tre Arcangeli
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Oggi il calendario liturgico e la tradizione popolare celebra i tre angeli supremi, gli arcangeli, una sorta di supereroi della chiesa cattolica romana e apostolica.
Michele dalla spada infuocata che si mette il drago e Satana sotto i piedi e li calpesta, implacabile.
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Guido Reni, 1636
Gabriele, l’annunciatore che appare a Zaccaria e alla Vergine Santa nel Vangelo e a Maometto nel Corano.
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Beato Angelico, 1449 ca.
Raffaele, viatores comitor, l’accompagnatore e protettore dei viaggi pericolosi e il guaritore degli infermi e degli indemoniati.
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Pietro Perugino, 1500 ca.
Tre potenti emissari della volontà divina. Tre riconosciuti combattenti armati contro Satana e le truppe del Male.
Tre spiriti del popolo e protettori delle nazioni di cui, di questi tristi tempi, sentiamo un gran e impellente bisogno.
Vai con i superpoteri e tanti auguri a coloro che portano il loro nome.
Colonna sonora: Zero Assoluto, Goldrake
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Versione originale:
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corallorosso · 3 years
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Il deputato di destra grida al sacrilegio: "Achille Lauro con il Sacro Cuore di Gesù offende gli italiani" La destra post missina (che era a suo volta post-fascista) vorrebbe portare un po’ di Ungheria e Polonia in Italia: ossia oscurantismo. E mentre Salvini ha sbomballato gli italiani in lungo e in largo con il cuore Immacolato di Maria, ora il deputato meloniano porta la polemica religiosa a Sanremo. "Sul palco dell'Ariston Achille Lauro si presenta con il Sacro Cuore di Gesù, simbolo religioso cristiano e di numerosi Stati e ricorrenza del calendario liturgico quest'anno sarà il 21 giugno, ledendo la sensibilità e la fede della maggioranza degli italiani". Lo dichiara il commissario di Vigilanza Rai, deputato Federico Mollicone, in occasione della presentazione di CulturaIdentita'. "Chiediamo come sia stato possibile, senza bigottismi, che in uno show nazionalpopolare nessuno abbia vigilato. È uno dei motivi per cui riteniamo che la direzione artistica debba tornare sotto il controllo di Rai", conclude. Ossia un tentativo di commissariare il prossimo festival di Sanremo all’insegna di dio, patria e famiglia. globalist
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toradata · 5 years
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Primera sesión estética de lo feo.
Notas sobre anatomía de lo feo
Nietzsche> Lo apolineo y dionisiaco es una dicotomía filosófica y literaria a la que Nietzsche el concepto de dualidad desarrollado en su libro "EL nacimiento de la tragedia en el espiritu de la música" Apolo y dioniso representan figuras antagónicas
las tentaciones de San Antonio: Triptico del pintor flamenco El bosco. Es un óleo sobre tabla de 131x238cm de ancho perteneciente al renacimiento nordico(1) . EL tema es las tentaciones de San Antonio el cual suscitaba bastante interes por reflajar la lucha entre el Bien y el Mal, Cristo y Satan. Posibles fuentes pudieron ser la Vita Sancti Antonii de Atanasio o la leyenda áurea de Jacopo da varazze (2) Con el trìptico cerrados se observan dos escenas; el prendimiento a la izq y el Cristo subiendo al calvario con la cruz a cuestas a la deracha. Abierto encontramos e la izr el vuelo y caida del santo. En la tabla central se encuentra la tradición del Bosco por la habilidad santa de rechazar la tentación. Contiene escenas de toda perversión. En la derecha encontramos la meditación de San Antonio
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Kafka, un medico rural, la metamorfosis (la herida). Literatura grotesca
Retrato de viejo con niño. Domenico Ghirlandai 1490. Òleo sobre tabla 62x46cm. La fealdad del viejo, central, queda contrastada por el niño, la vista aerea del paisaje y la melancolía que suscita la relación de ambos.
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Melancolía (bilis negra): teoría de los humores, corpus ipocatium: Grecia clásica, una de las teorías más importantes de la medicina. Hipocrates la inventa para explicar las enfermedades dividiendo el cuerpo en cuatro humores; La sangre, la flema, la bilis negra y la bilis amarilla. las enfermedades son entonces, un desequilibrio de estos humores. (completar)
Obras:
Saturno y la melancolía (panofsky): dividido en 4 partes. Sobre la noción de la melancolía, en el contexto de la tradición literaria como tradición pictórica antigua y medieval, la tercera estudia la melancolía poética, la glorificación de la melancolía, saturno en el neoplatonismo florentino y el origen del ideal moderna de genio.Por último, el grabado de melancolía I de Durero.
la palabra y el fantasma en la cultura occidental: reconstrución de cuatro capítulos de la cultura europea; la teoría del fantasma en la poesía amorosa del S13, el concepto de melancolía desde los padres de la iglesia hasta freud, la obra de arte frente al dominio de la mercancia, la forma emblemática desde el S16. Cuestiona el lugar (topográfico y no espacial) donde se situa la cultura humana tentada a entrar en relación con se objeto.
Orfeo de Verdi. música de la melancolía
Um bellum bonum . Platón:
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La filosofía- manía, procede de la locura. (R)
Notas.
Renacimiento nórdico: Término historiográfico usado para clasificar el renacimiento europeo del norte de los alpes. Fuera de italia y con exclusión del renaciniento español. Artistas como Jan van Eyck, Pieter Brueghel el viejo, Alberto Duero, Bernard van Orley
la leyenda áurea o doroda son relatos hagiográficos compilados reunidos por el arzobispo de Gènova. Fue uno de los libros más copiados durante la baja edad media. El original recogen, en latin, lecturas sobre la vida de 180 santos mártiles cristianos y presenta una explicación basada en los evangelios de las fiestas del calendario liturgico.
Introducción a la estética de lo feo
Fealdad trasmutado a lo cómico. - Rossemberg . El gran macabro
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Shakespeare con componentes feos, maldados, una temática ultracontemporanea y las Sad historia. Ideas como el teatro dentro del teatro, el juego del duelo. Envenenamiento de oído. EL envenenamiento de oído de Hamlet tiene un precedente en Eduardo II de Marlowe, quien utiliza polvos introducidos con la ayuda de una pluma. Es interesante dado la asociación de la ingesta de veneno por la vía oral hasta llegar al punto de dudar la verosimilitud (1) Las enfermedades de oído de aquella época rompían el tímpano por lo que el veneno podía atravesarlo y llegar al torrente sanguíneo.
Akira korosawa. Dentro de lo shakesperiano. "La vida es un idiota lleno de euforia que no significa nada" (2)
Campanadas a medianoche, 1965. Coproducción hispanosuiza dirigida y protagonizada por Orson Welles. Cuenta con el personaje recurrente shakesperiano Sir John Falstaff. El tema es la traición de la amistad. Considerada una de sus mejores películas.
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Sandro Boticelli, historia de nastagio degli Onetti, temple sobre tabla. Sobre una narración de Boccaccio (octava novela de la quinta jornada del decameron) El infierno de los amantes crueles. Fue un encargo donde cada color, su cantidad, su iconografía estaba acordado. Obra de carácter cinematográfico, dividida en cuatro capítulos. Los tres primeros se pueden encontrar en el museo del Prado mientras que el último pertenece a una colección privada del palacio de Pucci en Florencia.
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Notas.
1. William Harvey De motu cordis considerado el primer estudio científico sobre el sistema sanguíneo humano.
2. Akira Kurosawa fue un director, productor, guionista y editor de cine nacido y residente de Japón, también conocido como El Emperador. Comienza su carrera con La leyenda del gran Judo pero algunas de las mas notables fueron; La fortaleza escondida, los siete samuráis o Rashomon .
Historia de la fealdad
El banquete de Platón. Junto con Fedro conforma la idea de amor platónico.
http://www.filosofia.org/cla/pla/img/azf05285.pdf
Rubens. La cabeza de medusa, óleo sobre lienzo: Con la muerte en los ojos. Supuesta colaboración con Fran Snyders(1) La escena es la cabeza de Medusa cortada mostrada de forma bisceral y repleta de insectos y reptiles.
Medusa de rodanini. "Que no entre nadie que no este dispuesto a perder la cabeza "
Harold Bloom, la angustia de las influencias(T). Apofrades, el retorno de los muertos. Toma la palabra de los días aciagos ateniense donde los muertos regresaban a habitar las casa en las que habían vivido. Introducirse a si mismo dentro de una genealogía. El poeta que se piensa a si mismo dentro de un historia, el artista que se considera dentro de la historia del arte.
Geometrías de las pasiones, remo bodei.
El desollamiento de marsias, óleo sobre tabla, obra de Tiziano inspirada en los libros VI (suplicio de marsias) y IX (historia del rey midas) de mas metamorfosis de Ovidio. Plasma en momento en el que el sátiro es desollado por el Dios Apolo. Expresiones como dejarse la piel
Perritos en el arte ej. Caniches, críticos de arte
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Cerámica griega. Los de frente (símbolo) están de cara a la muerte.
Mito de la centauromaquia. Centauros, mitad hombre mitad caballo, criaturas salvajes entregadas a las pasiones (por su parte de animal) pero capaces de razonar, analizar y reflexionar (parte humana) Representan por ello el conflicto entre razón y emoción.
Tirzano. Ninfa y pastor, John Berger.
Homero Ilíada, " tersites era el hombre mas deforme.. : Es presentado como el más feo de los griegoscon un carácter vulgar e impertinente. Origen del bufón
Platon, la República, III. Advierte sobre el peligro de las enseñanzas de los poetas
Platón contra la teatrocracia, Aristófanes y la comedia. Teatros bullicioss La comedia introduce una crítica. Platón gobierna imponiendo un arte que educa a través del miedo.
José Manuel Cuesta Abad, Apolis. Dos ensayos sobre la política del origen.
Dialéctica de la ilustración. Obra de filosofía y crítica social escrita por los filósofos de la escuela e Frankfurt Theodore adorno y Max horkheimer ambos dedicados a la teoría crítica.
El silencio de las sirenas de Kafka. Las sirenas nunca dijeron lo que cantaban. El silencio de las sirenas es mucho más aterrador.
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Elogios homoeróticos durante la batalla.
Cassandra. Sacerdotisa de Apolo que cambia el don de la profecía por un encuentro carnal. Incumple su parte pero sigue teniendo su don aun que nadie cree sus profecías. Junto con el Laaoconte predijo el engaño del caballo de Troya. "temo a los griegos por hacer regalos"
Hospitalidad-hostilidad (extraño, miedo) La traición de Paris y Helena es el comienzo. Ulises tarda en volver a Ítaca por reconstruir la hospitalidad isla por isla agradeciendo regalos.
Altar de colmar, matias 1515. Pies de cristo crucificado. Manos que expresan dolor  (2)
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SAN AGUSTIN “ para sostener su fe, cristo [...] cristo deforme” Llegar al colmo de la fealdad. Representaciones literarias feas de cristo para demostrar humanidad. 
Cristo que duda de ser cristo (padre por qué me has abandonado)  
Arte cristiano representación de la iconografía de la fealdad 
Cristo en la columna 1485 con gotas de sangre. Flagelación
Antropologia. Mery Doglas. Pureza y peligros. La primera cuestión es el miedo al contacto por las sustancias que general los cuerpos entendidas como sucias. Miedo a la sangre, excrementos, fluidos pero sobre todo a la sangres menstrual, mayor contaminación (tabú) 
Priscilla monge: Compresas como material artístico. El “balon de futbol” engarzada con fragmentos de cuero. “habitacion de aislamiento”  a modo de pared insonorizada, motivo de aislamiento fisico y pscoologico. “Pantalones apra dias de regla” pasea con pantalones “sanitarios” que absorben su sangre mestrual. (3)
El llanto de Cristo muerto de 1304 Padua
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el hospital de los venerables.  In ictu oculi. La muerte apagando una vela
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(L)  El otoño en la edad media  
Macabro (E) 
La danza de la muerte/ danza macabra:  Género artístico tardo medieval con temática de la universalidad de la muerte. Diálogo en verso, representable. Inició en Francia y extendido por toda la literatura Europea.  Ver la danza general de la muerte
Notas:
1. Fran Snyders. Pintor flamenco especialista en animales y bodegones.
2. el abad del monasterio de San Antonio de Isenheim (Alsacia), Guido Guersi, encargó al maestro Matthias Grünewald un retablo que habría de presidir la capilla de un hospital para enfermos de un mal conocido como el "Fuego de San Antonio", una extraña enfermedad de la piel que provocaba grandes padecimientos gangrenosos a los afectados y que en aquellos años tenía como único tratamiento la amputación, por lo que era extremadamente temida. Esta enfermedad sería diagnosticada bastantes años mimás tarde, en 1597, y registrada como ergotismo, un mal producido por el consumo prolongado de centeno contaminado por el hongo cornezuelo
Se relaciona a los enfermos con el que padeció cristo en la pasión. Al cerrarlo y ver la imagen de la crucifixión  el cuerpo se encuentra moribundo y deformado por la cruz mostrando una anatomía suficiente, retorcida y antinatural. Los pies y las manos presentan un tamaño desproporcionado remarcando el dolor. Las úlceras tienen una tonalidad verdosa que contrastada con los coágulos de sangre similar a las heridas que produce el ergotismo 
3.
Unas pocas notas sobre lo monstruoso
El libro de los monstruos espsñoles http://www.siruela.com/catalogo.php?id_libro=1248 
Bestiarios  medievales https://www.iberlibro.com/buscar-libro/titulo/bestiario-medieval/ 
Lo monstruoso viene de Oriente
Monstruos en los capiteles de iglesias 
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