Tumgik
#e diventa educatore
omarfor-orchestra · 1 year
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Allora my period was about to come so I was overwhelmed already but stamattina alle 5:15 mi sono immaginata un eventuale spinoff su Filippo che piacerebbe solo a me e ho pianto sola nel letto
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meta-me-2021 · 1 year
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Ciao a tutt*. Potrei dire tanto per descrivermi, ma incomincerò dicendo che sono un ragazzo di 19 anni con tante, forse troppe idee. Il mio nome è Loris Martino, anche se qualcuno mi conosce con lo pseudonimo di Meta Me. Sì, perché ad inizio 2022 ho aperto un blog personale su wordpress intitolato così. Meta come i numerosi posti visitati girando per il mondo, di cui parlo in alcuni articoli (32 stati per la precisione, anche se molti dicono che ne parlo come se fossi andato al bar l'altro giorno…). Meta come metamodernismo, la filosofia e la cultura predominante del periodo storica in cui vivo, questo inizio 21° secolo, che ho trovato come possibile "soluzione" ai dilemmi esistenziali che attanagliano la mia mente. Meta nel senso di metaxy, parola del greco antico che assume il significato di "oltre" e "via di mezzo, oscillazione fra due poli opposti". Non credo ci sia termine migliore per definire il modo in cui mi sento: fondamentalmente diviso da motivazioni contrarie, soprattutto tra la volontà di essere meglio e l'attrazione verso gli istinti distruttivi della natura umana, ponendomi in una posizione lontana e differente da quella comune, e allo stesso tempo incarcando le contraddizioni tipiche di quest'epoca. Infine, Meta usato con l'eccezione del prefisso meta- (metafisica, metamatematica…) con scopo autoreferenziale. Il blog è quindi una piattaforma dove riversare tutto ciò che sono, continuando così a conoscermi di più. Lì troverete, oltre al racconto dei viaggi, anche questi pensieri su argomenti di interesse umanistico, recensioni sulle letture in grado di appassionarmi ed gli scritti con cui ho cercato di dare una forma alle varie elucubrazioni, infine pagine riguardanti il cinema e la mia passione verso di esso, che ho avuto modo di conoscere dal vivo. La storia del blog risale però a molto prima di quando sono riuscito a crearlo effettivamente. Circa tre anni fa, infatti, sento il bisogno di conoscere nuove persone e fare  esperienze differenti, forse cercando di definirmi, di trovare la mia strada. Incomincio quindi a frequentare posti in gradi di offrire tali opportunità a Sanremo, dove abitavo, mentre continuo ad esplorare le mie passioni, sia intellettuali che artistiche, leggendo ed informandomi. Ecco che appare l'idea di studiare in futuro per diventare educatore: l'aspirazione ad essere un esempio per gli altri, con le mie convinzioni e valori, diventa pertanto una delle motivazioni principali dietro alla realizzazione del sito. Più avanti incomincio a frequentare un centro giovani a pochi minuti da dove abitavo, il quale organizza laboratori e serate a tema. Un giorno parlo con uno degli educatori dei molti appunti scritti da me riflettendo su argomenti di vario genere, e lui mi consiglia di crearci, appunto, un blog, includendo anche altri argomenti importanti per me. Non è finita qua, perchè altre persone conosciute al centro mi aiutano a trovarci il nome e a crearlo tramite wordpress. Incomincio così a scrivere articoli e aggiorno il mio profilo instagram, riempiendolo di grafiche per illustrarli e di foto scattate in giro per il mondo, inoltre circa un anno fa apro anche un canale Youtube e un profilo TikTok dove mettere dei video riferiti agli articoli del blog. Adesso che mi sono trasferito a Torino per l'università sono concentrato sul raggiungere più persone possibili con il blog, collaborando con associazioni e altri blog e partecipando ad eventi nella zona. Da qui l'idea di portare parte di Meta Me anche su Tumblr, cercando di coinvolgere gli utenti intetessati magari fra quelli ci siete proprio voi! In tal caso, mi auguro di cuore che leggerete qualcosa di vostro gusto, e vi appassioni, come appassiona me.
Sotto, il video di presentazione che ho messo sulle mie pagine social, realizzato con la tecnica dello stop-motion e utilizzando vari oggetti fra cui la plastilina.
youtube
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occhidibimbo · 1 year
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L’istruzione è quell'aspetto dell’educazione che contribuisce alla formazione intellettuale e mentale del bambino e, di conseguenza, dell’uomo. La prima rende la seconda autentica e completa, ma non sufficiente, perché, se a sé stante, condurrebbe all'astrattezza e all'artificialità. L’istituto a cui storicamente viene assegnata l’istruzione in primis è la scuola in ogni suo ordine e grado. Ad essa è chiesto di assumere una consapevolezza e una competenza tecnica che la allontani dall'improvvisazione e che la invita ad utilizzare metodologie e didattiche nel rispetto delle fasi di crescita della mente in evoluzione. Ma alla scuola si chiede, altresì, sensibilità e capacità educativa più ampia e completa. Si pensi, infatti, all'affettività e alla socializzazione. L’atto di istruire, quindi, non può essere unilaterale e parziale, ma deve essere percepito come un momento dell’educare dal quale a sua volta non può prescindere l’istruzione. La scuola, come istituto e luogo dell’istruzione formale, diventa anch'essa luogo dell’educazione per la sensibilità di cui si veste, ma i luoghi informali (anche la scuola a casa è deputata all'istruzione) sono anch'essi luoghi dell’istruzione e come tale vengono riconosciuti. Testimonianza della correlazione fra istruzione ed educazione è la funzione dell’apprendimento. Inteso come processo psichico, l’apprendimento consente al bambino, al ragazzo e all'uomo di acquisire in forma durevole abitudini, conoscenze e competenze anche molto complesse. Le funzioni che intervengono in questo processo sono molteplici e coincidono con le facoltà umane della percezione, dell’attenzione, dell’immaginazione, dell’associazione e della memoria. L’apprendimento si realizza per condizionamento, imitazione, intuizione e per il semplice “fare”. L’esito del processo di apprendimento dipende dal desiderio di imparare - la cosiddetta motivazione – e dal delicato equilibrio affettivo (capace di interferire sensibilmente finanche nel bloccare qualsiasi processo di conoscenza, attiva o passiva che sia), nonché dalle aspettative che l’ educatore, l’insegnante e il genitore, riversano sul soggetto che apprende. Nell'ottica di un processo sinergico tra istruzione ed educazione, sarebbe molto interessante, quando si riflette sulla motivazione (motore indefesso di qualsiasi apprendimento), contestualizzare e rendere il più possibile attuale il metodo globale (Declory, 1871-1932), anche al di là dell’apprendimento della lettura a cui spesso è associato. I “centri di interesse”, quali centri propulsori di nozioni che appartengano a più campi della conoscenza (a diverse materie scolastiche se si è a scuola), possono essere estesi dalla scuola dell’infanzia, lungo tutto l’arco la scuola primaria, fino agli altri gradi della scuola, a ragione della interdipendenza degli ambiti di conoscenza. Oggi a nessuno può sfuggire che viviamo un momento storico in cui più che mai tutto avviene in modo immediato e, pertanto, sincronizzato. Apprendere per centri di interesse è un modo funzionale che aggancia variabili quali la motivazione (sfera affettivo-emotiva) e l’apprendimento nozionistico legato all'acquisizione delle conoscenze (sfera dell’istruzione) per ampliare, a sua volta, il valore educativo del contesto (educazione). Il tocco pedagogico in tutto ciò, dove sta? Sta nel fatto che ogni bambino, ogni alunno, ogni soggetto in apprendimento, è portatore di caratteristiche individuali uniche ed irripetibili, facilmente riconoscibili con la definizione di “differenze individuali”. Nel rispetto di queste e nella piena consapevolezza della loro incontrovertibile esistenza, il punto di vista pedagogico, intercettando le sacre differenze individuali, modula gli stimoli consoni ed elabora le strategie più congrue al fine di condurre, chi apprende, ad esiti apprenditivi soddisfacenti, per lo più stabili e capaci di essere ampliati, modificati ed anche sostituiti lungo tutto l’arco della vita in evoluzione.
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monicadeola · 1 year
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Noemi Penna | 07 Dicembre 2022
Se il tuo cane ha iniziato a nascondersi sotto i mobili o dietro il divano, oppure ha da sempre avuto la tendenza a isolarsi in un angolo, è importante capirne i motivi per poter aiutare il tuo cucciolo a stare meglio in casa. Ci possono essere sono molte ragioni per cui lo fa. Ma per trovare una soluzione, è fondamentale individuare il periodo da cui ha iniziato ad adottare questo comportamento di isolamento volontario e analizzare tutta la situazione.
Ha paura di qualcosa Non è raro osservare questo comportamento in un cane che ha appena subito un cambiamento significativo nel suo ambiente. Un trasloco, una separazione, l’arrivo di un nuovo membro della famiglia… le opzioni sono molte e, in questo caso, facilmente individuabili. Ma un cane può nascondersi anche quando ha paura di qualcosa che gli sta vicino o con cui entra in contatto contro la sua volontà. Può essere un essere vivente (una persona, un altro cane, un gatto), un rumore ricorrente (dall’aspirapolvere alle tapparelle ma anche i termosifoni) oppure un oggetto recentemente inserito in casa (un attaccapanni, uno specchio o anche una pianta). Cambiamenti che per noi potrebbero passare inosservati, ma non per un cane che ha una sua sensibilità.
Spugne emotive I canidi, nonostante la loro spiccata adattabilità, rimangono animali molto sensibili al cambiamento. Se cerca rifugio sotto un mobile è molto spesso per poter osservare il luogo in cui si trova sentendosi protetto. Ma non sempre il problema è tangibile. I cani sono delle spugne emotive e se stai attraversando un periodo particolarmente complicato, triste o stressante, e il tuo atteggiamento cambia quotidianamente, è possibile che il tuo animale si nasconda per proteggersi dalle “onde negative”. Se non lo sapevi, anche il tuo umore può influenzare il suo benessere.
Contatto fisico Se il cane convive con dei bambini, potrebbe nascondersi per stargli alla larga. Un cane stressato per questa situazione tende non solo a nascondersi, ma anche a tollerare di meno il contatto fisico, da chiunque arrivino le attenzioni. Questo perché probabilmente i bambini tendo a toccarlo molto e questa invadenza e insistenza non fa per lui. Se è questo il problema, meglio tenere a freno i cuccioli umani e offrire al proprio cane un rifugio tranquillo dove trascorrere del tempo in serenità. Lo stesso vale se ha subito un trauma: in questo caso avrà un bisogno quasi vitale di isolarsi per rielaborare una situazione che lo ha segnato negativamente.
Salute cagionevole Se il tuo cane ha iniziato a nascondersi senza altri ovvi motivi, potrebbe essere un segno di dolore o sofferenza. Quando un animale solitamente espansivo e socievole diventa d’un tratto solitario e introverso, in effetti potrebbe non sentirsi bene. I cani generalmente adottano questa forma d’isolamento quando stanno morendo. Questo non significa che il tuo animale domestico sia in pericolo di vita, ma se lo vedi nascondersi improvvisamente è sicuramente importante portarlo da un veterinario per fare un punto sul suo stato di salute.
Come comportarsi? Escludendo i problemi di salute, se il tuo cane si nasconde come reazione di difesa o protezione contro qualcosa che lo spaventa, va identificata il prima possibile la causa e trovata una soluzione efficace. Se il tuo cane ha problemi di insicurezza, puoi leggere qui cosa fare. Se si nasconde a causa di un cambiamento nel suo ambiente, sappi che gli servirà del tempo e una routine quotidiana per strutturata per abituarsi alla nuova situazione. Se il tuo cane ha bisogno di un posto per decomprimere, mettigli a disposizione una cesta con dei cuscini o una cuccia in un angolo isolato e confortevole per lui. Se il tuo cane non apprezza il contatto fisico, non insistere e non forzarlo, piuttosto rivolgiti a un educatore comportamentale che saprà aiutarti a risolvere la situazione. Se invece ha subito un trauma, riconquistare la fiducia di un animale può non essere facile: in questo caso, uno specialista potrà aiutarvi per ridurre l’impatto e trasformare le emozioni negative in positive.
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corallorosso · 4 years
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”Caro fratello che non conosco, ti scrivo per invitarti a riflettere assieme a me su ciò che ci legherà per sempre. Domenica 31 Maggio, Milano ore 19.45, fermata del tram 19. Ti vedo tranquillo in mezzo alla gente in attesa che rideva spensierata, erano quasi tutti sud americani. Forse ero di troppo, e in quel momento decidesti di mettere fine alla mia esistenza infilandomi il tuo coltello nell’addome. A quasi tre mesi dal fatto i miei pensieri vanno sempre a te e alle tue motivazioni. Caro fratello nobilmente pensoso, alla ricerca di una purezza razziale che non saprei garantirti, camminiamo insieme di deserto in deserto, verso il nudo essere, oltre alle frontiere del passaporto e dei tratti somatici, là dove si esaurisce il concetto di etnicità, inizi il nostro cammino. La ricerca dell’umanità è molto più bella dell’etnicità. Io posso capire che tu sia arrabbiato perché vedi i cambiamenti socioculturali che avvengono nel tuo paese, ma questo è solo il risultato di una globalizzazione mal governata dove l’avere condiziona l’essere al punto tale che chi non ha non è. Caro fratello, oggi assistiamo ad una drastica divisione dei popoli in Re e Poveri in base al luogo di provenienza. Basta pensare che le stesse problematiche che hanno spinto persone come me a venire in Italia, sono state le stesse che hanno portato milioni di italiani a lasciare il loro paese per perlustrare nuovi orizzonti. Se la scimmia avesse avuto quello che occorreva sugli alberi per vivere bene, mai sarebbe scesa per terra. Puoi anche pensare che uccidendomi avresti trovato il lavoro che santifica ma sbaglieresti perché mi sono inventato il mio lavoro, ho osservato la città di Milano con i bambini di ogni ceppo culturale, mi sono ritrovato sui banchi di scuola proponendomi come educatore e mediatore culturale che propone dei percorsi didattici permettendo a tutti gli alunni italiani e non, di condividere dei momenti in cui spaziare a livello planetario alla riscoperta dei valori morali tradizionali; è un lavoro che faccio da dieci anni con passione, dedizione e professionalità. Caro fratello, sono approdato a Milano quattordici anni fa e di scoperta in scoperta, mi sono reso conto che la storia ed i simboli erano sconosciuti ai più. Credimi, quando porto i bambini in città alla scoperta dei luoghi e non luoghi, fanno fatica a trovare delle persone in grado di aiutarli a decodificare gli enigmi da Bellevoso, al pozzo dei battuti, dalla maledizione di Tommaso Marino ai doccioni, fino a “lavorare a uf”. Come vedi fratello, non sono venuto ad inquinare la tua (nostra) città ma cerco di rispolverarne la memoria storica, permettendo ai bambini italiani di confrontarsi con gli altri quando porteranno in classe i vari tamburi, racconti…. Ti pregherei di riflettere sul tuo gesto. Uccidendomi avresti privato centinaia di bambini di proseguire un cammino verso una cittadinanza attiva ed il rispetto del patrimonio culturale. Non puoi immaginare quanto, gli stessi bambini, siano rimasti scioccati dal tuo gesto e le loro lettere hanno invaso l’ospedale dove ero ricoverato. Caro fratello, stavi quasi privando a due bambine di sei e tre anni, portatrici di una doppia identità culturale, di un padre. Mi hai lasciato sulla strada mezzo morto, nell’indifferenza totale ma altri italiani mi hanno soccorso, curato, accudito e dato la forza di ripartire. Caro fratello puoi anche sentirti legittimato dai proclami che voci autorevoli di questa città fanno, soprattutto alla vigilia di appuntamenti elettorali ma saresti ingenuo per il semplice fatto che il rapporto tra la popolazione attiva e quella pensionata è quasi di uno a uno. Sarebbe impensabile mandar via tutti gli immigrati, il paese si bloccherebbe. Caro fratello, ti invito a deporre le armi perché non hai un potere salvifico. Un giorno ti accorgerai che quello che si è nella vita non è motivo di orgoglio o di vergogna, ma quello che si diventa lo è. Casualmente ci siamo ritrovati ad essere italiani, americani, africani etc… non è stata una scelta. Ma oggi posso affermare di essermi gradevolmente “italianizzato “ pur sapendo che il tronco d’albero può stare in acqua per secoli, non diventa mai un coccodrillo. Caro fratello, l’Italia vera è quella col cuore in mano che sa riconoscere nell’altro valori arricchenti. Non uccidere le differenze culturali, sono la bellezza dell’umanità. Gli ideali sopravvivono sempre. Un caloroso abbraccio. Pensaci….pensaci….pensaci….” MOHAMED Lettera scritta da Mohamed Ba, senegalese da tanti anni in Italia, artista e teatrante molto apprezzato, all'aggressore che lo aggredì all'improvviso, riducendolo in fin di vita.
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app-teatrodipisa · 4 years
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Silloge di poesie "Danse Macabre"— Alessandro Scarpellini
Introduzione
Dopo giorni di incredulità, forse di smarrimento in questa situazione surreale... gente con le mascherine in fila ai supermercati e alle farmacie o ai pochi negozi aperti, strade deserte, migliaia di morti e contagiati qui  e altrove, limitazioni per non diffondere il contagio del corona virus (un maschio con la corona che uccide)... ho scritto otto poesie ascoltando la musica degli Oregon (The rapid, Beacon, Taos, Beside a book, Arianna, There was no moon that night, Skyline, Impending Bloom).
Il vento della vita... porterà via i giorni cupi.
Come diceva Oscar Wilde: "Il mistero dell'amore è più grande di quello della morte".
Giorni cupi
Quale sorte si cela nel volto della morte che scivola,.. arriva ed entra con i suoi navigli nei cunicoli malati dei polmoni? Ha la saliva per vela e schizzi di sangue per araldo, soffoca il respiro come la cenere la selva dei sogni spogliati dalle stelle. Un macabro maschio re s’accalca la corona sul capo e mima la danza della paura facendo calare il silenzio nelle strade dei borghi. Ma dentro le nostre vene scorre oro potabile purificato dalla luna che può vincere questa eclissi della vita. È l’amore                   l’amore la speranza d’amare                           ancora.
Suoni Confusi
Rughe oblique cifre di morti per soffocamento, vecchi sussurrano alcuni ma le ossa tremano come il cuore al margine d’una fossa buia che ha fango e non ha acqua. Un vagito di bambina sveglia la strada e il sole brilla alto nel cielo. Dio, se ci sei ascolta.
Pozzanghere
I miei ricordi saltellano alla musica di un flauto ed ogni momento vissuto diventa eternità. Desidero la libertà di socchiudere gli occhi e sognare la vita.
Filastrocca dei redivivi
Pisa pesa e pesta il pepe al Papa il virus vira al vento della vita un odore di pane viene dal vicolo e un gatto s’accoccola in un barlume di sole. Sì, sicuramente vincerà l’amore.
D’improvviso
Non più clamore grida sconquassate di baccanti tristi e stanchi. Tace la città. Ogni tanto alcuni passi o il pigolio di un passero che cerca il ramo più alto dei tigli. Poi dentro un’esplosione inaspettata di grilli, speranza che il vento di tramontana muti la paura in costellazioni di stelle.
Lentezza
Cuore che batti che corri ora quasi ti riposi in un nembo di ore che passano uguali e il tempo ha il sapore di marmellata, dolcissima è l’esistenza se cacci via la paura e trasformi uno sguardo in una poesia infinita                           nuova.
Primavera
Gocce gocce sono gli sguardi persi e smarriti. C’è necessità di un profumo nuovo per esistere. Glicine in fiore.
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Alessandro Scarpellini, nato a Pisa il 15 Agosto 1957, è scrittore ed educatore.
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salfadog · 5 years
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Sera. Vorrei un consiglio per migliorare la qualità di vita del mio cane. Mi trovo in un periodo di depressione, le passeggiate nei boschi si sono trasformate in uscite per i bisogni, la pappa casalinga in crocchette, a volte realizzo di non accarezzarlo per tutto il giorno e rimedio subito. Lo amo e vorrei vederlo felice. Cosa posso fare per lui finché non starò meglio? Sconsiglio di prendere un cane a chi ha problemi psicologici per stare meglio, non hanno diritto a padroni sani secondo lei?
Ciao Anon, che bella cosa che hai detto. Ti rende un onore immenso. 
Questo argomento assume a tratti un aspetto quasi esoterico per certi versi ma che ritengo fondamentale per la relazione uomo-cane: la fiducia. 
Soltanto il fatto che tu sia consapevole che in questo periodo lo stai trascurando lo rende un cane molto più fortunato della maggior parte dei suoi simili. 
Usalo come ancora, trai dalla sua gioia di stare con te l’energia per stare con lui.
Aumenta il contatto fisico. Non carezzarlo se non ti va, non è necessario -le coccole sono sopravvalutate,- l’importante è che possiate stare a contatto. Divano, letto, tappeto, va tutto bene ma questa è una delle cose che fanno stare meglio i cani, altro che passeggiate nei boschi. Pennichelle assieme sul divano. 
In parte scherzo, ma non così tanto. Certo che una passeggiata assieme sia fantastica e per inciso fa miracoli per il nostro equilibrio emotivo, ma se non riusciamo, la nostra semplice presenza spesso è motivo di serenità per i nostri amici. 
Comincia con piccolissime cose che sei in grado di proporgli: la più semplice lanciare qualche gustoso premietto a terra e dirgli cerca. :) 
Poi, e qui arriva la parte difficile, quando il cane inizia a cercare, osservalo in silenzio. Nota come usa la vista e il naso in modo complementare per individuare e avvicinare il cibo. Il modo in cui diventa più abile, la precisione con cui si muove -a meno che non sia un labrador o un boxer-. Quando trova un premietto e sta per mangiarlo digli “bravo!” in modo compiaciuto non da coro dello stadio. 
Anche se non riesci proprio a fare altro, lanciare da dieci a venti premietti da una a tre volte al giorno (in seguito anche fuori casa durante i bisogni, intendo prima o dopo i bisogni) e poi iniziare a nasconderli per casa e osservarlo mentre cerca attento e metodico, tu resta concentrato/a sul cane, l’empatia e l’amore daranno un po’ di endorfine anche a te. Ci sono molti video che lo spiegano bene.
Impara o perfeziona gli esercizi seduto, terra e/o cerca cose nuove da imparare assieme a lui ma fallo nel modo in cui riesci e soprattutto cerca i video che usano solo il rinforzo positivo.
E soprattutto perdonati. Hai ragione sul fatto che lui meriti un padrone “sano” ma nell’ordine fai un paio di considerazioni:
Quanti sono gli amici “sani” a cui affideresti il tuo cane se dovessi partire per la terra dei gatti, ove i loppidi sono rigorosamente proibiti?
Per quale motivo un cane dovrebbe preferire un umano “sano”, che magari anche crede di essere il suo capobranco e che lui sia un semplice soldatino-robot a pile, piuttosto che un umano sensibile che fa, per quanto poco, tutto il possibile per renderlo sereno?
E gia che ci siamo? Il diritto che dai al tuo cane, spetta anche a te. Tu hai diritto di avere un cane e prenderti cura di lui per tutta la vita. Ma fallirai sempre e comunque, come me, come @kon-igi. Ma sai perché? Perché tutti cerchiamo la perfezione e questa non esiste. In realtà se guardi con attenzione, il grado di successo della tua vita -a meno di casi oggettivamente e fisiologicamente compromessi- e quella del tuo cane non è per niente malvagio. E lo possiamo ancora migliorare. Sempre. 
Oggi vado come un treno. Quarto. Con i canili pieni preferisco che tu ne prenda anche un paio (maschio e femmina, serilizzati che sennò le associazioni ti mettono al rogo e non completamente a torto, ma in modo un po’ troppo sbrigativo) da far deprimere con te sul divano piuttosto che saperli in canile tutta la vita.
No scherzi a parte, immagino come tu possa sentirti e spero di averti strappato un sorriso. 
Tornando seri, vorrei aggiungere un’ultima cosa: se vuoi e hai la pazienza guarda questo video che mi ha fatto capire cosa sia veramente un educatore cinofilo. La vera felicità ed è un fattore endocrino, è nella serenità delle piccole cose. Ma comprenderlo con il cuore, non con la mente, -biologi, passatemi l’allegoria- richiede tanti piccoli passaggi, micro cambiamenti troppi lunghi e complessi da spiegare. In questo il cane può giocare un ruolo fondamentale, in quanto termometro empatico del nostro umore. 
https://www.youtube.com/watch?v=Pa3leVosBPM&t=47s
Cioè non io, un vero educatore. Anche se non so se lo sia ma da come si muove con i suoi amici, potrebbe diventarlo senza problemi. 
Il tuo cane è il tuo Guardiano dell’essere e questo me lo dimostrano decine di cani con i loro umani ogni settimana.
Lasciagli fare il suo fottuto lavoro: tirarti fuori da qualsiasi posto in cui tu ti possa cacciare. 
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Come per la compagnia dell’Anello sarà un viaggio irto di difficoltà e apparenti insuccessi ma il trucco è capire che si tratta di una maratona e non di uno sprint; basta impostare il passo (anche piccolo) e non fermarsi anche se è consentito fare tappa, di tanto in tanto, per riposarsi. ;)
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paoloxl · 5 years
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Hanno scontato la pena, ma non c’è lavoro per ottenere la libertà
Restano rinchiusi per anni senza far nulla e senza “fine pena” certo, nonostante hanno finito già di scontare la pena. Da tre giorni gli internati al 41 bis del carcere di Tolmezzo sono in sciopero della fame a causa della mancanza del lavoro. Ma perché questa esigenza? «È fondamentale – spiega a il Dubbio l’avvocato e attivista dei Radicali Italiani Michel Capano -, perché senza il lavoro il magistrato di sorveglianza non ha gli strumenti per valutare la mancata cessazione della pericolosità sociale». La figura dell’internato, che teoricamente è diversa da quella di detenuto, è un argomento spesso affrontato da Il Dubbio.Per l’internato, di fatto, c’è una pena prolungata nonostante sia già scontata e con poche concessioni rispetto ai detenuti. Parliamo della cosiddetta misura di sicurezza che risale al codice Rocco che ha come impronta il retaggio fascista che considera il lavoro come misura correzionale. Tolmezzo, formalmente, è una casa lavoro pensata proprio per queste persone che, appunto, pur avendo terminato di scontare la pena, non vengono rimesse in libertà in quanto ritenute ‘ socialmente pericolose’. Senza lavoro, l’istituto rischia di diventare per gli internati un luogo di disperazione.
«A Tolmezzo – sottolinea l’avvocato Capano – gli internati stanno scontando la misura di sicurezza in regime di 41 bis, parliamo sostanzialmente di persone che hanno finito di scontare il regime duro, ma di fatto ci rimangono». Teoricamente dovrebbero lavorare per essere proiettati verso la libertà. «Questa serra che viene presentata come uno specchietto per le allodole – denuncia sempre Capano -, in realtà non è in funzione da moltissimi mesi e quindi accade che la misura di sicurezza si svolge quasi interamente al 41 bis come gli altri detenuti».
In effetti il carcere di Tolmezzo viene, a torto, definito “casa lavoro”, mentre in realtà è un carcere normale dove all’interno dovrebbe esserci una sezione apposita dedicata agli internati. «Ma non è così – precisa sempre Capano -, perché nella stessa sezione al 41 bis si ritrovano internati e detenuti, mentre sulla carta dovrebbe esserci una “casa lavoro” a parte». Come se non bastasse, proprio a causa che, di fatto, gli internati si trovano ancora nel 41 bis, il magistrato di sorveglianza non concede la licenza come previsto, perché, appunto, prevale la regola restrittiva del carcere duro. Da ricordare che la paradossale condizione di internamento a Tolmezzo era stata oggetto già di apposita menzione e segnalazione da parte del Collegio del garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale nella relazione al Parlamento del 2018, ed è esplicitata anche nel “Rapporto tematico sul “41 bis” pubblicato il 5 Febbraio scorso.
In seguito a una visita effettuata a Tolmezzo assieme ad una delegazione composta dall’attivista dei Radicali Italiani Antonello Nicosia e la deputata di Liberi e Uguali Giuseppina Occhionero, è stata presentata un mese fa una interrogazione parlamentare – ancora senza risposta – da parte di quest’ultima al ministro della Giustizia proprio per denunciare queste condizioni. Oltre al problema della mancanza di lavoro, nell’interrogazione viene denunciato il fatto che gli internati non vedono mai uno educatore né uno psicologo. Figure importanti proprio per la prospettiva delle valutazioni di competenza del magistrato di sorveglianza. Uno degli internati, «con il quale la sottoscritta – scrive nell’interrogazione l’onorevole Occhionero – ha colloquiato dopo avere scritto 28 “domandine” nell’ rco di un anno per chiedere di parlare con un educatore ( mentre sarebbe stato l’educatore a dovere andare da lui) ha minacciato poche settimane or sono di darsi fuoco alla cella se tale contatto gli fosse stato ancora negato: e solo così è riuscito ad avere un colloquio di 10 minuti con un educatore».
L’avvocato Capano spiega a Il Dubbio che l’internato Filippo Guttadauro, suo assistito, da un anno fa domande per chiedere un colloquio con l’educatore, ma ad oggi ancora non l’ha visto. «È importante per lui – sottolinea Capano -, perché serve per avere una rivalutazione sulla sua pericolosità sociale». Il suo assistito è un caso emblematico. Il 20 marzo l’avvocato Capano ha udienza per il riesame della sua pericolosità. «Nel 2016 aveva finito di scontare il 41 bis – spiega l’avvocato Capano -, ma poi è stato raggiunto da una misura di sicurezza per tre anni che sono scaduti a gennaio scorso: resta il fatto che è dentro oltre la scadenza e l’udienza per la rivalutazione ci sarà il 20 marzo». Ma il responso è quasi certo. «Non essendoci il lavoro e né il regime educativo – dice con amarezza il radicale Capano -, è quasi certa la proroga visto che mancano gli strumenti per permettere una rivalutazione». Con tutte queste problematiche, il terreno diventa fertile anche per dei probabili abusi da parte di soggetti istituzionali. «Abbiamo appurato che questa è una situazione – denuncia Michele Capano – funzionale al fatto che dentro il carcere ogni tanto entrano persone che parlano con gli internati chiedendogli di collaborare con la giustizia, facendogli capire che lì dentro ci passeranno ancora per altri decenni».
Damiano Aliprandi
da il dubbio
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svediroma · 4 years
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Brutalità poliziesca: quando i poliziotti diventano responsabili degli atti di violenza
"Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio."
Ispirato da una storia vera, “Le Haine” (L’Odio), pubblicato nel 1995 presenta come scena iniziale quella in cui un ragazzo viene ferito – in pericolo di vita - dalla polizia dopo un controllo di routine nel quartiere.
Questo film mostra 24 ore dal punto di vista di 3 ragazzi giovani nelle Banlieues francesi. La loro vita è condizionata da violenza, droghe e angherie da parte della polizia. Dopo aver visto questo film mi stavo chiedendo se il tema della brutalità poliziesca sia ancora attuale.
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Quasi ogni persona – soprattutto a Roma – ha sentito il nome Stefano Cucchi. Un ragazzo di 31 anni, arrestato per presunta vendita di droga. Stefano muore a sei giorni di distanza dal suo arresto, nella notte del 22 Ottobre 2009.
Ma che cos'è successo?
I carabinieri Francesco Tedesco, Gabriele Aristodemo, Raffaele D'Alessandro, Alessio Di Bernardo e Gaetano Bazzicalupo fermano Stefano Cucchi la Sera del 15 Ottobre 2009, mentre lo hanno visto che stava vendendo una bustina di hashish. Dopo averlo perquisito hanno trovato altre bustine con sostanze e pasticche contro l'epilessia, una malattia di cui lui soffriva.
Lo portano in Caserma.
Dopo essere stato trasferito a Tor Sapienza, verso le 4 di mattina, viene chiamata l'Ambulanza; lamenta di non sentirsi molto bene, ma si nasconde sotto la coperta e non vuole essere esaminato.
Prima dell'arresto non aveva dei traumi fisici, invece il giorno dopo, all'udienza per la conferma della pena detentiva, aveva difficoltà a camminare ed a parlare e inoltre vistosi ematomi agli occhi. In seguito, il giudice conferma una sorveglianza cautelare al carcere Regina Coeli, fissando un nuovo appuntamento per il mese successivo.  
Lì viene visitato dai medici che riportano indicazioni per il pronto soccorso all'ospedale Fatebenefratelli; poco dopo viene spostato al Sandro Pertini, a causa di mancanza di posti. In pochi giorni, perde tanti chili e sta sempre peggio perché rifiuta di bere e mangiare. Inoltre non sono permesse visite della famiglia.
Così accade, con grande tristezza, che le infermiere trovano Stefano Cucchi alle 6:15 di mattina del 22 Ottobre 2009, deceduto secondo loro “per presunta morte naturale”.
Lui ha sbagliato, ma non doveva pagare con la morte.  
Nel 2018, il caso è stato riaperto e grazie alla collaborazione di Tedesco, i muri del silenzio senza fine crollavano. Dopo 10 anni di lotta da parte della famiglia, che ha combattuto una falsa testimonianza dopo l’altra, la verità è stata scoperta e ha messo le carte sulla tavola.
Schiaffo violente di Di Bernardo, forte calcio con la punta del piede da parte di D'Alessandro.
Il 3 ottobre 2019 viene dichiarato dal pm nel processo: "Stefano non era un tossicodipendente, ci sono prove documentali e testimonianze sul punto. Si allenava da pugile e faceva attenzione all'alimentazione per stare nel peso della sua categoria di combattimento. Le falsità sono state artefatte in una stazione dei carabinieri, ed è di una gravità inaudita".
Il 14 novembre viene deciso per i due carabinieri 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale.
Per gli altri Carabinieri invece una punizione più leggera.
Una morte così inutile, e in più un occultamento che non è stato scoperto per quasi 10 anni, è semplicemente incredibile. Casi simili continuano a succedere anche oggi e l’espressione della “brutalità poliziesca” è reale e contemporanea.
Chi ti fa sentire in Sicurezza?
Anche in Francia il decesso di un Educatore di 24 anni diventa il simbolo delle forze dell'ordine. Alla fine di giugno 2019 Steve Maia Caniço si trovava ad una festa di musica elettronica sulla Loira, a Nantes. La Polizia ha interrotto la festa in un modo violento: 33 granate di gas lacrimogene e chiasso, così come 10 proiettili di gomma confermati sulla relazione di ricerca. I ragazzi giovani che stavano festeggiando sono entrati nel panico, 14 persone sono cadute dentro la Loira, 13 si sono salvati. Il corpo di Steve Maia Canico è stato scoperto cinque settimane dopo dentro il fiume.
I manifestanti buttavano i fiori nella Loira e alzavano i cartelli con slogans come “Chi ha ucciso Steve?” o “Dov'è la giustizia per Steve?”
Ma di chi è la colpa?
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Dopo investigazioni interne della IGPN (la Polizia nazionale francese), l'amministrazione dichiara in un articolo di 276 pagine che fra la morte del ragazzo di 24 anni e l’intervento della polizia non ci sono delle connessioni.
Tanti giornali si chiedono come si è arrivati a una simile conclusione.
Anche il ministro francese Edouard Philippe non sembra soddisfatto con il risultato della relazione della IGPN e ha richiesto un'indagine delle autorità per esaminare le responsabilità della polizia locale.
Inoltre i parenti sperano di portare un po' di luce con una valutazione di “omicidio colposo”.
I “Gilets Jaunes“ si sono di nuovo alzati in tante città. Un movimento di protesta nato nei social media nel 2018 contro l’aumento dei prezzi del carburante e l'elevato costo della vita. Proprio in Francia la brutalità poliziesca è un tema attuale: a tante manifestazioni dei “Gilets Jaunes” (conosciuti per occupare posti, come parcheggi, e bloccare centri commerciali, caselli autostradali), la Polizia interviene con mezzi discutibili.
Ma anche in Austria succedono rivolte opinabili da parte della polizia.
Per esempio alla manifestazione internazionale sul clima del 31 Maggio 2019. Uno dei manifestanti colpiti descrive al tribunale la sua situazione: dopo aver bloccato la strada, mentre erano seduti a terra, la polizia interrompe la protesta ed alcuni poliziotti prendono il ragazzo e lo maltrattano con botte, e lui cade per terra.
L'avvocato verifica che “l'uso della forza sproporzionato è in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo”.
Grazie ad un video che raggiunge il web viene scoperto un altro caso dello stesso giorno. Un uomo di nazionalità tedesca, che sta facendo le foto della manifestazione, viene attaccato da un poliziotto che lo stende a terra a pancia in sotto bloccandolo con le ginocchia – in maniera illegale per quello che stava facendo. La sua testa si ritrova così molto vicina alla macchina della polizia, per lui uno shock. All’ultimo momento la testa viene allontanata dalla ruota che si avvicinava a lui.
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In più l'hanno portato in caserma e tenuto per 14 ore senza motivo (secondo la polizia per motivi organizzatori).
Amnesty International ha criticato l'approccio dei funzionari.
Durante questa giornata sono state arrestate in tutto circa 90 persone.
Tra Gennaio 2017 e Maggio 2019 sono state sporte 1.244 denunce per violenza della Polizia, in 21 casi finiva con condanne del giudice.
Una soluzione giusta all'orizzonte?
Non dobbiamo dimenticare che le forze dello Stato difendono la legge.
Sono persone, come ognuno di noi, che vanno la mattina al lavoro e la sera tornano a casa. Rischiano la propria vita per combattere per le cose giuste dal loro punto di vista. Non sono le persone ricche che fanno questo lavoro, sono quelli che non hanno lo status più alto nelle classi sociali, quindi perché spesso si ritrovano a combattere contro e non a difendere quel 98% di popolazione delle classi medio-basse di cui loro stessi fanno parte? Come possiamo decidere se agiscono in modo giusto in momenti tesi?
Proprio nei Paesi in cui la brutalità poliziesca ha un significato preciso ed è qualcosa di conosciuto, lo Stato dovrebbe offrire formazione alla polizia, dovrebbe supportare il lavoro dei poliziotti con assistenza psicologica, dovrebbe essere sicuro di chi seleziona per difendere non solo sé stesso ma anche il popolo.
Quando le forze dell’ordine non ci fanno sentire in sicurezza… chi altro dovrebbe?
- Elisabeth Bianchi
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https://wien.orf.at/stories/3025677/
https://taz.de/Polizeigewalt-in-Frankreich/!5610995/
https://alloplacebeauvau.mediapart.fr/
https://www.vanityfair.it/news/cronache/2019/10/22/22-ottobre-2009-il-giorno-della-morte-stefano-cucchi
https://timgate.it/news/italia/caso-stefano-cucchi-storia-morte-chi-era.vum
http://m.espresso.repubblica.it/attualita/2019/11/15/news/stefano-cucchi-ucciso-agenti-verita-1.340893?fbclid=IwAR2qkByYvD4F-uoNTCG1CzVXxpjIYLrQsFAivRx5XcgnYRyeJcsCTceT9MA
https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/11/18/news/caso_stefano_cucch_ilaria_querela_salvini-241345121/
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Alla fine anche coloro che più ti hanno segnato svaniscono dalla mente. Te li scordi man mano che transpaiono. Tutto il vissuto diventa ogni giorno più soffuso, senza che ce ne rendiamo conto. Ho scordato compleanni per i quali aspettavo la mezzanotte per cantare gli auguri e date che festeggiavo come festività. Se non fossero per fortuite foto su Instagram ignorerei del tutto anche questo fenomeno. È dovuto passare davvero tanto, stare molto male.
Brindo al Tempo, guaritore assiduo e saggio educatore.
Salute!🥂
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paoloferrario · 5 years
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IL RICONOSCIMENTO DELLE PROFESSIONI DI EDUCATORE E PEDAGOGISTA: Che cosa cambia con la "Legge Iori"?, da Erickson editore
IL RICONOSCIMENTO DELLE PROFESSIONI DI EDUCATORE E PEDAGOGISTA: Che cosa cambia con la “Legge Iori”?, da Erickson editore
  Il primo gennaio 2018, dopo un lungo iter parlamentare,, è entrata in vigore la «Legge Iori» che dà riconoscimento e tutela alle figure professionali di educatore socio-pedagogico e di pedagogista. Si tratta di una disposizione importante, che diventa il punto di riferimento per migliaia di studenti, laureati e per chi già lavora in ambito educativo. Abbiamo raccolto una serie di…
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pangeanews · 4 years
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In questo tempo moribondo mi innamoro perdutamente di Rubem Alves…
L’aria del complotto fa starnutire le spie. Sta tornando il tempo libero, come un tornado, come una corrente d’aria che contagia anche questo tempo, si ammala, non quello meteorologico che diventa brutto e cattivo, no, quello relativo, cronos e kairos, di un male di vivere alla giornata, di una febbre da domenica pomeriggio, quando la malinconia assurge a tristezza, sgomento inspiegabile, vecchiaia dentro. Mentre allo stereo alterno Dalla alla Bossanova mi resta una domanda per la quale non ho risposta. Mi è stato chiesto se credo in Dio? Ho risposto con un verso non mio, di Chico Buarque: saudade è il contrario del parto. È preparare la camera per il figlio morto. Qual è la madre che più ama? Quella che prepara la camera per il figlio che non farà ritorno o quella che prepara la camera per il figlio che farà ritorno. Sono un costruttore di altari. Li costruisco sulla sponda di un abisso scuro e silenzioso. Li costruisco con poesia e musica. I fuochi che su di essi accendo mi scaldano le mani e m’illuminano il volto.
*
In questo tempo moribondo m’innamoro perdutamente di Rubem Alves, un intellettuale brasiliano morto ottantenne da poco, fu psicanalista, filosofo, storico, poeta, pedagogista, cultore di cucina, pastore presbiteriano e, come teologo, è stato il primo a scrivere in modo approfondito sulla teologia della liberazione. Viene poi accusato di condotta sovversiva dalle autorità ecclesiastiche presbiteriane e perseguito dal regime militare. Per questo abbandona il Brasile e si rifugia negli Stati Uniti. Educatore, teologo, psicanalista, ma anche (o soprattutto) poeta, scrittore di racconti per bambini, amante della cucina. È un mago della parola e possiede uno stile inconfondibile. Ha scritto su temi che spaziano per gli universi della sociologia, della psicanalisi, della filosofia e della teologia. colui che ha coniato il termine “Teologia della liberazione”. Ma più di ogni cosa, Rubem è – come ha avuto modo di sottolineare Antonio Nanni – “Un suscitatore di sensazioni, di emozioni, di fantasie e riesce a risvegliare in chi lo ascolta un mondo di sogni e fiabe che si è addormentato con la fine dell’infanzia in ciascuno di noi”. È uno degli intellettuali più conosciuti e rispettati del Brasile. Autore di una vastissima opera (la sua bibliografia enumera più di 50 titoli), con forte connotazione autobiografica, Alves è uno dei più luminosi artefici della lingua portoghese, la cui plasticità ha toccato nei suoi testi forme cangianti ed espressioni di rara e sempre sorprendente singolarità. Negli anni ’90, giunto alla pensione, diventa proprietario di un “particolare” ristorante nella città di Campinas, dove potrà dare libero sfogo al suo amore per la cucina. Il direttore della Scuola da Ponte (Portogallo) ha detto di lui: “Rubem è un appassionato della vita, un compulsivo fruitore della vita. Ancora non ha scritto tutti i testi e tutti i libri che la sua mente contiene, ancora non ha sentito, amato, giocato e riso abbastanza, ancora non ha risposto a tutte le lettere e messaggi degli amici, ancora non ha raccontato alle sue nipotine tutte le storie che esse sarebbero capaci di indovinare, ancora non ha fatto esperienza di tutte le assenze e di tutte le nostalgie, ancora non ha spiato tutti i misteri del mondo e di se stesso… Al tema dell’educazione associa spesso la metafora del “sogno” e del “giardino”: «Le scuole si dedicano ad insegnare i saperi scientifici, dal momento che la loro ideologia scientifica proibisce di avere a che fare con i sogni (cosa romantica!). Mi spaventa l’incapacità delle scuole di creare sogni! Soprattutto oggi che i mezzi di comunicazione – specialmente la televisione – che conoscono bene la psicologia degli esseri umani, seducono le persone con i loro sogni piccoli, spesso grotteschi. Mi spaventa la capacità dei mezzi di comunicazione di creare sogni! Ma da sogni piccoli e grotteschi può solo sorgere un popolo di idee piccole e grottesche, che ignorano che l’essenziale nella vita di un paese è l’educazione». E altrove: «La mia passione per l’educazione ha dei paesaggi e i paesaggi che mi commuovono adesso non sono gli stessi che mi parevano tali quando ero giovane: esiste un mondo che avviene grazie allo svolgersi logico della storia, in tutta la sua crudezza e insensibilità, ma c’è un mondo ugualmente concreto che nasce da i sogni: La Pietà di Michelangelo, Il bacio di Rodin, le tele di Van Gogh e Monet, le musiche di Tom Jobim, i libri di Guimarães Rosa e di Saramago, le case, i giardini, i cibi: essi sono esistiti come sogni prima di esistere come fatti. Quando i sogni prendono forma concreta sorge la bellezza. Zarathustra diceva che era giunto il tempo per l’uomo di piantare le sementi della sua più alta speranza. È questa l’immagine che si forma attorno alla mia passione per l’educazione: sto seminando le sementi della mia più alta speranza, non cerco discepoli cui comunicare saperi, i saperi già vagano a disposizione di chi li voglia catturare. Io cerco discepoli per piantare in essi le mie speranze».
*
Come si vede, Rubem – con il suo stile peculiare e d’impatto – porta delle severe critiche al sistema educativo. Ma chi lo conosce da vicino, sa che le sue critiche sono la manifestazione di un desiderio profondo di offrire ai nostri alunni un’educazione più giusta, grazie alla quale il professore stesso possa realizzarsi nella sua vocazione di maestro. Pensieri sull’educazione «L’atto di educare si rivela nell’atto di fare l’amore. Chi impara dagli amanti diventa un migliore educatore. Gli alunni conosceranno, concepiranno e daranno alla luce». «Ogni esperienza di apprendimento inizia con un’esperienza affettiva». «Non esiste niente di più pernicioso per il pensiero che l’insegnamento delle risposte esatte. Le risposte ci permettono di camminare su terra sicura. Ma solo le domande ci permettono di entrare nel mare sconosciuto. Per questo esistono le scuole: non per insegnare le risposte, ma per insegnare le domande». «Educare è mostrare la vita a chi ancora non l’ha vista. L’educatore dice: Guarda! E così dicendo mostra. L’alunno guarda nella direzione indicata e vede ciò che non aveva mai visto ancora. Il suo mondo si espande e lui diventa più ricco interiormente, e diventando più ricco interiormente, può provare più gioia e dare più gioia, che sono le ragioni per le quali viviamo. Il miracolo dell’educazione avviene quando vediamo un mondo che non si era mai visto».
* I suoi libri, in Italia pochi e introvabili, sono pietre preziose, miliari, monili di gemme brillanti, rubini di Rubem che riguardano soprattutto la religione, trattata in modo moderno, rivalutata nella gioia e nel corpo, nel gioco e nell’arte, dall’etica all’estetica, piena di guerrieri teneri (lotta meglio chi ha bei sogni) che combattono con le armi della speranza per liberare finalmente l’uomo che non avanza. Congratulazioni a Marco dal Corso, che lo ha portato in Italia facendoci così conoscere questo cristiano brasiliano che non è cattolico ma protestante, che si presenta al consiglio ecumenico della Chiesa a Ginevra raccontando storie per bambini (l’ostrica felice non produce perle e il gallo che cantava per far nascere il sole sono le due più belle); che invitato a tenere una conferenza per persone della terza età esordisce così: signore e signori, siete arrivati finalmente a quell’età meravigliosa in cui potete concedervi il lusso di essere totalmente inutili. Tutti iniziarono a mormorare, ma lui voleva soltanto intendere che fossero messi nello stesso baule dove c’erano i giochi, ben sapendo che qualunque paradiso diventa inferno quando un adulto vi entra. In un poema di Alberto Caeiro all’entrata dell’Eden non c’è san Pietro con il libro contabile di Dio, ma una bambina che apre un baule enorme, dove sono custoditi tutti i giochi inventati e da inventare, e chiede svelta: scegli, vuoi giocare? Entra solo chi sta al gioco e diventa felice. Ma molti si arrabbiano, portano valige di opere buone da presentare a un superiore, sono persone serie, sono andati a scuola per imparare il mestiere di vivere. Mi dispiace, ma qui non sarete promossi, resterete fuori, tornate quando sarete ridiventati bambini e avrete imparato a giocare.
*
Più scoprite Alves e più gli interrogativi aumentano, ben sapendo che la vita è la risposta che cerca la domanda. Dà sempre una bella risposta chi pone una domanda ancor più bella. Cummings. Offro solo risposte a domande che nessuno ha posto. Rosa. Rubem usa metafore e storie, poesia e magia, ragni e ragnatele, per parlarvi d’insegnamento e di apprendimento, va sempre a togliere, a levare, come volesse farvi disimparare. Insegnare deve essere un atto di allegria, un dovere fatto di passione ad arte. Si è come dei pagliacci che salgono sul palco tutti i giorni con la stessa missione e con la stessa parte: divertire gli altri, distrarli dalle loro vite per inoculargli la loro vocazione. Rubem è un grande affabulatore, come tutti i sudamericani, infatti si allaccia spesso a Garcia Marquez e Guimarães Rosa, adatta il Vangelo ai giorni nostri, nutrendolo di nuovi significati. Ma come può un uomo che tra le sue fonti cita Marx e Nietsche portarci alla radice di Dio? Infatti fonda la teopoesia: Dio è un poeta. Se potessi fare una nuova traduzione del testo di Giovanni “e il verbo si fece carne” metterei “e un poema si fece carne”. Mi piacerebbe che la teologia fosse fatta di parole che rendono visibili i sogni e che, quando sono pronunciate, trasformassero la valle di ossa disseccate in una moltitudine di bambini. Fuori dalla bellezza non c’è salvezza. Rubem Alves, guerriero poeta profeta, amico di Mario Quintana, poeta bambino, venerato in patria, sconosciuto qui vicino, che ha come epitaffio sulla tomba “io non sono qui”, e che gli scrive così: tutti quelli che stanno ad ingombrare il mio cammino, essi passeranno, io passerò; amico di Cecilia Meireles, stessa identica sorte del precedente, che cita nuovamente: rimango a meditare se dopo molto navigare si approdi infine in qualche luogo, forse ancora più triste, ne’ barche, ne’ gabbiani, appena sovrumane compagnie, da lontano intravedo l’orizzonte, molto prossimo e senza possibilità, che pena che la vita sia solo questa. Lettore di Valery: che sarebbe di noi senza l’aiuto di quello che non esiste; di Pessoa: Dio vuole. L’uomo sogna. L’opera nasce. Se potessi vivere la mia vita nuovamente cercherei di commettere più errori, correrei maggiori rischi, viaggerei di più, contemplerei di più i tramonti, ma io sono dove sono perché tutti miei piani non hanno funzionato. Sembra una cosa triste quando invece c’è da piangere di gioia. A un certo punto parlando di poesia cita suor Juana Ines de la Cruz: Facciamo silenzio non perché non abbiamo niente da dire, ma perché non sappiamo come dire tutto quello che ci piacerebbe dire. Milton Nascimento dalla radio ha proprio ragione: La terra va in calore, essa ci desidera. Solo diventando dei giardinieri potremmo riappropriarci e gustarci il giardino dell’Eden. Tornando al nostro Alves, in un suo libro ci imbattiamo in un verso di Rilke: chi mai ci deformò, chi ci stravolse così, che sempre ripetiamo il gesto di prender congedo? Contagio? Resto aggrappato al vaccino di Rubem, salvezza in Alves, e alla grande fortuna e occasione di aver conosciuto in questo periodo sfiduciato e sfidato, di amore e psicosi, questo enorme uomo delle amazzoni che ci parla di Dio dal trespolo di un giullare e non ha paura di dichiarare che Descartes si sbagliava, l’essenza dell’uomo è il desiderio. La fantasia crea la Ragione. Lascia che la Bellezza, senza parole e neppure catechismo, evangelizzi il mondo. Dio è bellezza.
* Grazie Rubem per avermi ammalato con cura, con devozione e premura, pazienza che non dura. Questa guerra invisibile, fatta da nemici anemici, ci insegnerà l’incertezza, l’imprevedibilità, la serendipità, e il distacco ci farà mancare le persone care… Non siamo preparati alla guerra fisica, pensa un po’ a quella interiore. I politici e i medici danno l’impressione di brancolare nel buio come capi tribù e stregoni voodoo, di dire tutto e il contrario di tutto come chi deve imbonire un pubblico pagante e non dovuto, venendo a patti col diavolo, tentatore e divisore. Perché la verità (che non va confusa con la realtà) è essenzialmente poetica. “La verità dei poeti – ha scritto Marina Cvetaeva – è la più invincibile, la più inafferrabile, la più indimostrabile e insieme convincente (…) Una verità irresponsabile e priva di conseguenze, una verità che –  Dio ce ne scampi! – non bisogna neanche cercare di inseguire (…) La verità del poeta è un sentiero su cui le tracce vengono subito nascoste dall’erba (…) Non è una tra le innumerevoli verità, ma uno degli innumerevoli aspetti della verità (…) Gli aspetti ogni volta diversi e irripetibili della verità. Semplicemente – una puntura al cuore. Trafittura dell’eterno”.
Di Rubem, in Italia, c’è troppo poco. Punto.
Luca Gaviani
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tmnotizie · 6 years
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MACERATA – Un nido d’infanzia comunale nel parco più bello e antico di Macerata, 21 posti che ampliano l’offerta formativa e di servizi della città, 460 mq di superficie interna ed esterna, locali luminosi e ben arredati attrezzatura moderna e funzionale. Sono le caratteristiche del nuovo servizio 0-3 anni, inaugurato sabato 15 settembre nel parco di Villa Cozza, realizzato dalla sinergia del Comune e dell’APSP- IRCR, grazie anche al progetto QUIsSI CRESCE! selezionato da Con i bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza del sindaco Romano Carancini, del presidente dell’IRCR Giuliano Centioni, dell’assessore alla Scuola Stefania Monteverde, del dirigente Gianluca Puliti, delle educatrici dei nidi d’infanzia, della coordinatrice Marzia Fratini, insieme ad autorità, bambini e famiglie che hanno partecipato alla festa di apertura rallegrata dalla musica della Birbanda.
E’ un nido speciale per la peculiarità del contesto in cui è situato e dell’attività che si andrà a svolgere. Il contesto è la casa di riposo dell’APSP-IRCR,  immersa in un luogo pubblico di eccezionale bellezza. L’attività riguarda la gestione di un nuovo servizio integrativo: uno spazio per bambini, bambine e famiglie ad accesso libero, gratuito e flessibile, rivolto anche alle famiglie della città fuori dai “circuiti” educativi classici, per contrastare la povertà educativa minorile. Funzionerà tre volte la settimana dopo la chiusura del nido, per favorire la relazione intergenerazionale tra i bambini e gli anziani attraverso attività e laboratori con la presenza e la facilitazione di un educatore.
 “In questi anni abbiamo avuto pensieri caparbi per i nostri bambini, affinché il compito di governo della città sapesse essere fedele all’impegno verso loro e le loro famiglie di farli crescere dentro una seconda casa. – ha affermato il sindaco Romano Carancini durante la cerimonia.  “La competenza, la preparazione senza sosta, la dolcezza, la fantasia, la passione e l’amore delle nostre educatrici, così come la chiara strada di un lavoro di gruppo per apportare ricchezza condivisa, la forte determinazione, la qualità del cibo, condizione fondamentale per far sentire i nostri figli a casa, sono solo alcune delle nostre azioni messe in campo in questi anni per camminare verso i bambini e le loro famiglie.
Oggi cresciamo grazie a un progetto raro, originale, sperimentale ed entusiasmante: bambini e anziani dentro uno stesso spazio che li lega e li fa vivere insieme.Siamo convinti che sarà una straordinaria esperienza per misurare l’arricchimento della nostra comunità, la meraviglia quotidiana di ogni bambino, la felicità di ogni anziano che vive a Villa Cozza. Villa Cozza, il suo nome, la sua immagine, la sua anima, da oggi sarà associata al fantastico corso della vita. Un ringraziamento particolare va all’IRCR, al presidente Giuliano Centioni, all’intero CDA, al personale tutto che ha voluto insieme a noi che quel sogno diventasse realtà.
Nido e parco sono gestiti in convenzione tra IRCR e Comune, entrambi partner nel progetto QUIsSI CRESCE!. ”Con l’inaugurazione del Nido, l’Azienda ha raggiunto un ulteriore risultato verso l’ampliamento e la diversificazione dei servizi alla persona nell’ottica dell’integrazione tra generazioni – anziani e bambini – iniziata da qualche anno con i centri estivi, con l’organizzazione nel parco di eventi di intrattenimento per bambini e famiglie e ora con il nido d’infanzia.” ha detto il presidente dell’APSP-IRCR Giuliano Centioni, sottolineando anche che “Villa Cozza in tal modo non solo rafforza i legami socio-culturali con la comunità, ma diventa punto nevralgico di sperimentazioni sociali con attività e servizi innovativi che mettono al centro la persona”.
Grazie al finanziamento del Fondo per il contrasto alla povertà minorile di 300 mila euro in tre anni per interventi di valorizzazione dei servizi prima infanzia, è stato possibile completare i lavori di ristrutturazione e gli arredi del nido che accoglierà 21 bambini in aggiunta ai 128 bambini che frequentano gli altri cinque nidi comunali. Per tre anni Comune e IRCR, inoltre, sperimenteranno la gestione del nuovo servizio integrativo, attivo dai primi mesi del 2019, per favorire la crescita del bambino attraverso la relazione intergenerazionale. Nella cornice del Parco di Villa Cozza, abitato da alberi secolari e custode di memorie passate, nasce, dunque, un presidio educativo pubblico dove si troveranno a convivere generazioni di nonni, genitori e bambini, in dialogo tra passato, presente e futuro, modello di comunità educante che è tra gli obiettivi del progetto QUIsSICRESCE!.
“Inaugurare un nuovo nido d’infanzia  significa mettere solide fondamenta al futuro. È l’impegno della città a investire sui servizi di qualità per i bambini e le famiglie, garantendo la conciliazione tra i  tempi della vita e del lavoro a sostegno in particolare delle donne.” Sono le parole dell’assessore alla Scuola Stefania Monteverde, che ha proseguito sottolineando come “I Paesi europei si sono impegnati a garantire almeno il 33% di posti per i bambini 0-3 anni entro il 2020. Il Comune di Macerata ha raggiunto questa quota. E la qualità è garantita da educatrici formate e sempre aggiornate e da progetti speciali come QUIsSI CRESCE! ideato dall’Associazione Les Friches diventato un modello educativo per crescere i bambini in un clima di belle relazioni e nella natura, oggi premiato nei festival europei e dalla vittoria del bando di finanziamento della fondazione Con i Bambini. Festeggiamo non solo un nido nuovo, ma un sistema intero”.
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occhidibimbo · 6 years
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Metodo Montessori: le regolette magiche per crescerli bene 😯
Metodo Montessori non è solo una guida, ma “la” guida per chiunque stia per diventare genitore. I pedagogisti moderni concordano nel ritenere che ancora oggi sia il più efficace. Sin dai primissimi giorni di vita con prodotti specifici, come collana allattamento e dentizione, utili per fornire primi input su come comportarsi e stimolare i sensi. Divulgato ad inizio Novecento con "Educare alla libertà", al Metodo Montessori va riconosciuto il merito di aver sfidato l’educazione autoritaria sino ad allora radicata. Dopo una lezioncina di carattere storico, soffermiamoci su quali insegnamenti trasmise e trasmette tuttora, seguendo la dottrina. Per approfondire collegarsi sul sito cosedicuore.it
Metodo Montessori giochi
Da chi deriva il nome? Maria Montessori, educatrice marchigiana, una delle prime donne a laurearsi in medicina. Per conto dell’Università di Roma, si dedicò a recuperare bambini e bambine affetti da problemi psichici. Avvicinatasi alla letteratura francese, mostrò interesse verso gli esperimenti rieducativi tentati da Jean Marc Itard ed Eduard Séguin. In particolare fu attirata dall’idea secondo cui era possibile l’inserimento sociale, attraverso un percorso di educazione adeguato.
Aiutami a fare da solo
Fu la spinta decisiva per intraprendere un percorso tutto suo. Giunse alla conclusione che “il piccolo rivela sé stesso solo quando è lasciato libero di esprimersi, non quando viene coartato da qualche schema educativo o da una disciplina puramente esteriore". Solo così il bambino impara realmente ad autoregolarsi. Stando al metodo Montessori il bambino è per sua natura serio, disciplinato e amante dell’ordine. Occorre dunque lasciargli spazio, affinché sfoghi la propria creatività.
Educatore, un angelo custode
Il genitore si deve limitare a guidarlo. "La madre che imbocca il bambino – scrisse la Montessori - senza compiere lo sforzo per insegnargli a tenere il cucchiaio, non lo sta educando, lo tratta come un fantoccio. Insegnare a mangiare, a lavarsi, a vestirsi è un lavoro ben più difficile che imboccarlo, lavarlo e vestirlo". Lo stesso vale nell’ambito scolastico: "Il maestro deve ridurre al minimo il proprio intervento. Non è un insegnante che sale in cattedra e dispensa dall'alto il suo sapere, ma deve essere un angelo custode, deve vigilare affinché il bambino non sia intralciato nella sua libera attività. Deve osservare molto e parlare poco". Ecco qui sotto citati, con le parole di Maria Montessori, i dieci principi fondamentali. Mai impedire a un bambino di fare qualcosa perché è troppo piccolo Non bisogna giudicare la capacità dei bambini in base all’età e non lasciargli fare qualcosa perché troppo piccoli. Bisogna dimostrare fiducia e lasciargli svolgere i compiti più facili. Ad esempio un bambino di due anni potrà mettere il pane in tavola, mentre quello di quattro portare i piatti. I bambini sono soddisfatti quando hanno dato il massimo di cui sono capaci e non si vedono esclusi dalla possibilità di esercitarsi. Abituare un bambino a fare con precisione è un ottimo esercizio per sviluppare l’armonia del corpo. I bambini sono naturalmente attratti dai particolari e dal compiere con esattezza determinati atti. Ad esempio, lavarsi le mani diventa per loro un gesto più interessante se gli si insegna che poi devono rimettere il sapone nel posto giusto; oppure versare l’acqua è più divertente se gli si dice di stare attenti a non toccare il bicchiere. E imparare ad agire con precisione è un ottimo esercizio per armonizzare il corpo e imparare il controllo dei movimenti. L’educatore montessoriano deve essere un angelo custode che osserva e non interviene quasi mai Il maestro deve ridurre al minimo il proprio intervento. Non è un insegnante che sale in cattedra per dispensare il suo alto sapere, ma deve vigilare affinché il bambino non sia intralciato nella sua libera attività. Mai forzare un bambino a fare qualcosa Bisogna rispettare il bambino che si vuole riposare da un’attività e si limita a guardare gli altri bambini lavorare. L’educatore non deve forzarlo. Educare al contatto con la natura Far vivere il più possibile il bambino a contatto con la natura. Perché il sentimento della natura cresce con l’esercizio. Un bambino lasciato in mezzo alla natura tira fuori delle energie muscolari superiori a quello che i genitori pensano. Innaffiare le piante e prendersi cura degli animali abitua alla previdenza Educate il bambino a prendersi cura degli esseri viventi. Le cure premurose verso piante e animali sono la soddisfazione di uno degli istinti più vivi dell’anima infantile. Sviluppare i talenti e mai parlar male di un bambino L’educatore deve concentrarsi sul rafforzare e sviluppare ciò che c’è di positivo nel bambino, i suoi pregi e i suoi talenti, in modo che la presenza delle sue capacità possa lasciare sempre meno spazio ai difetti. E mai parlare male del bambino in sua presenza o assenza. L’ambiente scolastico deve essere a misura di bambino La scuola deve essere un ambiente accogliente e familiare in cui tutti i mobili e gli oggetti (sedie, tavoli, lavandini…) siano modellati sulle misure ed esigenze dei piccoli. I materiali didattici devono essere appositamente studiati, ad esempio: oggetti da montare, incastri, cartoncini… che favoriscono lo sviluppo intellettuale del bambino e permettono l’autocorrezione dell’errore, cioè il bambino capisce subito se un incastro è sbagliato e sarà portato a cercare l’incastro corretto Un bambino posto in un ambiente idoneo a contatto con i materiali giusti e sotto la guida di un insegnante attento  e discreto potrà sperimentare e affinare le sue immense potenzialità. I bambini sono i viaggiatori della vita e noi adulti i suoi ciceroni Il bambino è come un viaggiatore che osserva le cose nuove e cerca di capire il linguaggio sconosciuto di chi lo circonda. Noi adulti siamo i ciceroni di questi viaggiatori che fanno il loro ingresso nella vita umana… Perché non praticare il metodo Montessori casa? Read the full article
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matteorossini · 7 years
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Il Coraggio - Cristo, Pilato, Socrate e Aronne Piperno - Voli intorno al Maestro e Margherita
Pilato e Barabba
Capita un giorno di partecipare a un incontro nella biblioteca cittadina sulla filosofia greca, o meglio sulla visione della contemporaneità Con gli occhi dei Greci, proprio così si intitola il libro di Mauro Bonazzi, uno spunto per osservare la complessità in cui siamo immersi con occhi diversi.
Il discorso cade ovviamente su Socrate e sul Simposio, e su Alcibiade. Alcibiade sa perfettamente cosa sia giusto e cosa no, Laura Giordano in "Da Tucidide a Platone: il ruolo di Alcibiade nel Simposio"" sottolinea che Alcibiade ha perfetta coscienza delle proprie carenze 
non riesce ad applicare la lezione di Socrate. ("Studi Classici e orientali" 43-1998).
Alcibiade aderisce ai valori di Socrate quando è con il filosofo ma una volta sciolto dalla sua compagnia aderisce al mondo dei valori dei molti, οἱ πολλοί.
Dall'altra parte, nell'Apologia, a Socrate viene proposto dai suoi compagni di riconoscersi colpevole e pagare con un'ammenda o l'esilio ma Socrate non accetta, non può accettare:
"ovunque andassi i giovani verrebbero ad ascoltarmi. Se io poi li allontanassi essi mi farebbero scacciare e se non lo facessero sarebbero i loro genitori a cacciarmi". - Non potrebbe allora starsene semplicemente zitto in esilio? No "sarebbe disobbedire a dio... il più gran bene per un uomo sta nell'indagare continuamente sulla virtù". (XXVII-XXVIII)
Socrate si vede come una levatrice e rinnegare il proprio pensiero significherebbe tradire la sua missione di educatore. Ugualmente nel Critone gli viene proposta una via di fuga ma di nuovo Socrate rifiuta.
Ok, ma che c'entrano Cristo, Pilato e Bulgakov?
Eh! C’entrano perché in quel momento stavo leggendo il Maestro e Margherita, o meglio Rileggendo a distanza di venti anni, scoprendo di non averci capito assolutamente una mazza durante la prima lettura.
Dunque leggevo e proprio il giorno dopo aver ascoltato di Alcibiade e della sua incapacità di aderire in toto ai valori di Socrate mi ritrovo al cospetto di Pilato:
“Vi era tanto tempo libero quanto ne occorreva, il temporale sarebbe scoppiato solo verso sera, e la codardia era indubbiamente uno dei vizi più terribili. Così diceva Jeshua Hanozri. No, filosofo, ti obietto: è il vizio più terribile di tutti!…Era pronto a tutto, pur di salvare dall’esecuzione quel pazzo sognatore e medico completamente innocente!” (p.361)
La morte di Socrate Jacques-Louis David
La codardia, il più terribile di tutti i vizi.
Ed ecco che Socrate diventa improvvisamente precursore di Cristo. Il filosofo sente il dovere nei confronti dei suoi allievi di perseverare e non rinnegare quanto insegnato, così Cristo e soprattutto Pilato.
Pilato vede l’innocenza di Cristo/Hanozri e lo vuole salvare nonostante tutto, portarlo in Cesarea e probabilmente trascorrere il tempo che gli rimane a discorrere e filosofeggiare con questo uomo, il più giusto degli uomini, il più saggio.
Di notte, nei sogni, ha il coraggio di salvare Hanozri dalla condanna, di compiere ciò che è giusto.
Di giorno il coraggio viene a mancare, Hanozri viene condannato e ucciso.
In un dialogo con Marco Levi si fa mostrare la pergamena sulla quale sono trascritte le parole di Jeshua Hanozri: 
“il vizio maggiore… la codadria…” (p.371)
Lo lasciamo lì Pilato, pagine di silenzio in cui lo immaginiamo arrovellarsi il cervello, con la testa in preda alla peggior emicrania della sua vita una gran gastrite per non aver saputo prendere quell’unica decisione che avrebbe cambiato il corso della sua vita (e forse quello dell’umanità intera).
Pagine di silenzio in cui la sua storia viene taciuta ma diventa soggetto di qualcosa di più grande e attuale, un tarlo, l’opera del Maestro.
“e Margherita vide che l’uomo seduto, i cui occhi sembravano ciechi, si stropicciava con forza le mani e affissava quei suoi occhi ottenebrati nel disco lunare. Adesso Margherita vedeva che accanto alla pesante scranna di pietra, su cui la luna faceva brillare scintille, giaceva uno scuro, enorme cane dalle orecchie aguzze e come il suo padrone, guardava inquieto la luna. Ai piedi dell’uomo c’erano cocci di una brocca spezzata e si stendeva, senza mai prosciugarsi, una pozza di color rosso-nero.…Ecco, ho voluto mostrarle il suo eroe. Sono quasi due millenni che sta qui, su questo pianoro, e dorme, ma quando viene la luna piena, come vede, lo strazia l’insonnia. Essa tormenta non solo lui, ma anche il suo guardiano fedele, il cane. Se vero che la viltà il vizio più grave, il cane, forse, non ne porta la colpa. L’unica cosa che questo animale coraggioso temesse, era la tempesta. Ma chi ama, deve dividere la sorte di colui che egli ama.Dice, — rispose Woland, — una sola cosa. Dice che anche quando c’ la luna, per lui non c’ pace e che brutto il suo mestiere. Cos dice sempre, quando non dorme, e quando dorme, vede una sola cosa: una strada illuminata dalla luna, e vuole percorrerla e parlare con l’arrestato Hanozri perché, come egli afferma, non ha finito di dire qualcosa allora”
Con sollievo per tutti il Maestro libera Pilato dalla sua eterna pena, Cristo lo chiama per continuare quella conversazione interrotta quasi duemila anni prima.
Panchina Bulgakov - Mosca
Vengono i brividi, leggere questo passo di liberazione, sollievo, fine della pena per un uomo che per secoli rimpiange una decisione che non avrebbe potuto non prendere. Pilato come il Giuda del Jesus Christ Superstar forse, dannatore (? esiste dannatore?) e co-salvatore dell'umanità, pedina di una volontà superiore che, in un mondo dominato dal libero arbitrio non riesce a sottrarsi con la volontà al suo destino. 
Già, mentre da un lato l'accostamento Socrate/coraggio/Cristo denota la profonda anima filosofica della cristianità russa, la figura di Pilato sembra rinnegare tutte le teorie sul libero arbitrio
Ero così contenta di questo parallelo inaudito e mi pascevo tanto in questa scoperta!
Finché non mi venne la brutta idea di prendere in mano “La morte di Socrate” di Lev Tolstoj
“A Socrate avvenne quel che poi avvenne a Cristo. Socrate mostrava agli uomini la via della vita secondo ragione, così come essa gli si rivelava nella sua coscienza, e, nel mostrare questa via, non poteva non ripudiare quelle false dottrine sulle quali si fondava la vita sociale del suo tempo. E la maggioranza degli ateniesi, non essendo in grado di intraprendere la via indicata da lui, benché la riconoscessero come vera non potevano tollerare la condanna di tutto ciò che essi tenevano per sacro, e, per liberarsi dall'accusatore e dal sovvertitore dell'ordine costituito, avevano consegnato Socrate al tribunale per un processo, che doveva concludersi con la morte del condannato. Socrate lo sapeva e perciò non si difese.”
“Evitare la morte non è difficile, molto più difficile è evitare il male”
“Quando mi avrete messo a morte, voi susciterete contro di voi tutti coloro che vi accusano” p.144
Cristo è morto, la sua pena è finita, terminata, è risorto nella luce perché non si è piegato.
La pena di chi lo ha messo a morte invece è eterna, il biasimo nei confronti di Pilato, di Giuda e degli Ebrei continua nei secoli.
Ricordate il Marchese del Grillo? Aronne Piperno l’ebanista che il Marchese non vuole pagare per puro sfoggio di arroganza e sopraffazione?
“E in più... tu sei giudeo e i tuoi antenati falegnami hanno fabbricato la croce dove hanno inchiodato nostro signore Gesù Cristo... posso essere ancora un po' incazzato pe' sto fatto?”
OK, Aronne Piperno c'entra e non c'entra ma non riuscivo a togliermi la scena dalla mente. E' tutto? NO! Perché passano due o tre settimane e Cristo e Socrate ritornano proprio dove non ce li si aspetterebbe. Tra le pagine di Umberto Eco, "La Misteriosa fiamma della regina Loana", si parla di Gragnola, un conoscente, una vita fa...
"Gragnola invece viveva in un mondo intristito da un Dio cattivo, e l'avevo visto sorridere con qualche tenerezza solo quando mi raccontava di Socrate e di Gesù.Due che poi, mi dicevo, erano stati ammazzati, e quindi non vedevo che cosa ci fosse da ridere." p.350
Infatti non rideva, sorrideva con tenerezza. C'è davvero da chiedersi se sia stata la figura di Socrate a essere plasmata su quella di Cristo o viceversa. Questo mito del coraggio, Socrate come Cristo, Alcibiade come Pilato... Ci penserò in un secondo momento...
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newecclesia · 7 years
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San Giovanni Bosco: esempio di educatore
San Giovanni Bosco: esempio di educatore
ZENIT – La vita di ogni santo lascia una testimonianza ed un’eredità che attendono di essere raccolte e spese a servizio del bene comune. La vita di Giovanni Bosco è conosciuta da tutti. Quello che egli ci ha lasciato è una grande attenzione, l’immensa dedizione e la premurosa cura verso l’educazione dei giovani. Questa vocazione di Giovanni Bosco diventa occasione per riflettere sull’urgenza…
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