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#intuito femminile
tvserie-film · 2 months
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Title: Feminine Intuition (1969) Author: Isaac Asimov Vote: 7/10 I don't know whether to define this story as a story of gender and prejudice or simply another story of robots like Asimov has written many. In a certain sense the gender of the robot is the main topic of the story but it is really all artificial or rather a social construct as the robot is absolutely neutral. They are the people who consider it male or female and if you stop to think for a moment this doesn't make sense even if there are several people who define cars or boats as female
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arcobalengo · 1 year
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Sempre nel corso delle stesse udienze, la genetista Nicoletta Resta (perita nominata dalla Corte d’Assise d’Appello) affermò che nel luogo in cui fu preparata la strage c’era stata e si era trattenuta certamente una donna in quanto resti di Dna femminile furono estratti dai reperti rinvenuti nei pressi del luogo dell’esplosione. La mafia non aveva mai acconsentito che una donna partecipasse a una qualsiasi sua azione, per cui tale donna doveva necessariamente provenire da un ambito non mafioso. Qualche anno dopo si svolse (sempre a Caltanissetta) il processo “Capaci bis”. Nel corso delle udienze questa volta Riggio venne preso sul serio e fu organizzato un confronto tra lui e Peluso, questa volta indagato per la strage del 23 maggio 1992. Riggio: «Peluso mi disse: “Ma tu sei sicuro, credi ancora che il tasto del telecomando l’abbia premuto Brusca?” Io rimasi spiazzato. “Mah – dissi - non lo so perché mi dice questo”. Però ho intuito subito, nell’immediatezza dei fatti, che sicuramente conosceva, sapeva qualche cosa, o diretta o de relato o non so come, che gli facesse affermare questa cosa che Brusca effettivamente non avesse premuto lui». «O era convinto che avesse premuto, diciamo, questo famoso timer per fare saltare in aria Falcone», disse ancora Riggio, che poi aggiunse: «Nel periodo di detenzione a Santa Maria Capua Vetere ho conosciuto diversi ex appartenenti alle forze dell’ordine. Tra questi anche Peluso, ispettore della questura di Roma e un tale Giuseppe Porto. So che entrambi hanno avuto rapporti con i Servizi segreti». Insomma, sul luogo della strage non c’erano solo mafiosi, ma anche appartenenti a corpi di polizia e ai servizi segreti, compresa la misteriosa donna. Tant’è che i magistrati arrivarono a formulare l’ipotesi di un doppio telecomando di innesco, uno diciamo finto in mano a Brusca e uno vero premuto dai molto più esperti uomini dei servizi.
Franco Fracassi - The Italy Project
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lamilanomagazine · 26 days
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Casagiove, utilizzavano autovetture a noleggio per la loro attività illecita. I Carabinieri arrestano 4 persone per spaccio di sostanze stupefacenti
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Casagiove, utilizzavano autovetture a noleggio per la loro attività illecita. I Carabinieri arrestano 4 persone per spaccio di sostanze stupefacenti.    E' stata la presenza di due autovetture, una Renault Twingo e una Volkswagen T-Roc, intestate a due diverse società di noleggio, disposte l'una difronte all'atra in via Martiri di Bellona, una traversa sull'Appia tra Caserta e Casagiove, ognuna con a bordo due persone, a insospettire, nella serata di ieri, i carabinieri della Stazione di Casagiove che hanno così deciso di eseguire un servizio di osservazione. Il giusto intuito ha permesso ai militari dell'Arma di arrestare, per spaccio di sostanze stupefacenti, i quattro occupanti le due autovetture, tre uomini e una donna di età compresa tra i 25 e 37 anni. Costoro, durante il servizio di osservazione, sono stati prima notati affiancarsi con le auto e scambiare degli involucri e poi cedere una dose di sostanza stupefacente ad un acquirente che, giunto a piedi, è riuscito a fuggire prima dell'intervento della pattuglia dell'Arma. A seguito di perquisizioni personali e veicolari i quattro, un 28enne di Grumo Nevano (NA), un 25enne di Casandrino (NA), un 37enne di Marcianise(CE) e una 35enne di Maddaloni(CE) sono stati trovati in possesso di 19 dosi di sostanza stupefacente del tipo "cocaina" del peso complessivo di gr.8 circa e di 82 dosi di sostanza stupefacente del tipo "crack" del peso complessivo di gr. 30 circa, nonché della somma contante di 240 euro, verosimilmente provento dell'attività di spaccio e di diversi telefoni cellulari utilizzati per lo scopo. Gli arrestati sono stati tradotti presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere e presso la casa circondariale femminile di Pozzuoli.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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silviascorcella · 5 months
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PLV Milano: i bijoux con dentro messaggi da custodire
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Basta nominarlo, e ancor prima di indossarlo il cuore si scioglie in gioia. Suona come una ricetta per la felicità, ed in effetti nella sua sostanza più preziosa, ovvero il messaggio che custodisce nel cuore di metallo pregiato, lo è davvero. Invece è un bijoux: quello più iconico tra le collezioni, quello più rappresentativo di questa che è una storia bella di imprenditoria giovane, femminile e italiana, fatta con la giusta combinazione delle dosi di ingredienti complementari per dare concretezza efficace ad un progetto nato da un’illuminazione improvvisa e semplicissima: passione vera, intuito saggio, genuinità costruttiva, competenze lungimiranti, generosità accogliente.
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Ogni dose ben precisa, soprattutto quella che riguarda l’ingrediente dell’amore, il motore dell’abilità di trasformare i sogni in realtà: di amore, nel fare e vivere le cose, ne son necessari almeno 10 grammi al giorno. Gli indizi sparpagliati in quest’introduzione dovrebbero aver già guidato l’intuito verso la soluzione: questa infatti è la storia di PLV Milano, il brand che innanzitutto è le due giovani donne, le cugine Laura e Veronica, che lo hanno fondato e che oggi continuano a condurlo sulla strada del successo conquistato.
E che è la sua creazione più celebrata: i “10 grammi d’amore”, assieme a tutte le persone che dal primo giorno in cui avvenne la folgorazione creativa, continuano ad innamorarsi delle collezioni e a lasciarsi ispirare dalle storie che ci sono allacciate dentro.
Un brand che è l’acronimo di tutto ciò che racchiude: “in realtà è nato per caso, urgeva darci un nome, ci piaceva l’idea che all’interno ci fossero le nostre iniziai, L e V, poi un’amica ci suggerì la parola Pulse intesa come forte passione e ci è piaciuto, per racchiudere la nostra passione per il bello e il mondo della moda e dei bijoux. Milano è per ringraziare la città in cui siamo nate e che ogni giorno ci mette di fronte a sfide ed opportunità nuove”. 
Anche i bijoux nascono in modo inaspettato, come tutte le cose semplici che hanno il guizzo dell’intuizione brillante: “PLV Milano è nato nel 2012 con l’aiuto un ingrediente fondamentale, la fortuna. Laura era in maternità e io lavoravo da poco, ma per quanto mi appassionasse mi sentivo oppressa dall’entrare in ufficio la mattina ed uscirne la sera, sentivo il bisogno di fare qualcosa di manuale e creativo, cosa che mi ha sempre accompagnata. Mi iscrissi ad un corso serale di sartoria alla Naba, dove ho imparato a creare cartamodelli, tagliare tessuti e cucire, tra cui una gonna a ruota per l’esame finale: ricordo che corsi in merceria ad acquistare del gros grain ricamato per il cinturino e lì mi innamorai di alcune “code di topo” (dei cordini in seta) e di una catena di cristalli luminosissima. Feci così il primo bracciale, che ho ancora, base arancio e filo in cotone viola, la sera lo indossai e uscii con delle amiche: spopolò, si sparse la voce fino ad ottenere talmente tanti ordini da chiamare Laura e chiederle se le andava di aiutarmi a far crescere questa piccola idea. Da lì è stato un susseguirsi di casualità bellissime e fortunate, in breve tre negozi ci contattarono per avere i nostri bracciali, aprimmo la partita iva per far diventare più concreto il nostro sogno, e poi la magia vera: Chiara Ferragni ci indossò in vari scatti tra Milano e Barcellona, e da lì fu il boom!”.
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La nascita del pesetto pieno d’amore è altrettanto spontanea: “per dare più concretezza al nostro progetto decisi di fare il corso di oreficeria professionale alla Scuola Orafa Ambrosiana, sempre a Milano. Stava arrivando il periodo natalizio e io dovevo portare dei pezzi in cera a fondere in argento: la forma del pesino della bilancia da orafo mi aveva sempre colpita, lo trovavo molto buffo, e decisi di fonderlo in bronzo. Trovai la frangia di una borsa che si era staccata e la accostai al pesino, mi piacque un sacco. Chiamai Laura per parlargliene dopo averle mandato la foto via messaggio: non fu convintissima dell’accostamento ma le venne la geniale idea di chiamarlo “10 grammi d’amore” e che dovevamo unirci una storia, qualcosa che desse un significato a quella forma. Io le suggerii l’idea del bugiardino e  lei durante la notte ‘partorì’ le frasi -cioè la ricetta con le indicazioni terapeutiche e il dosaggio amorevole- del nostro cartoncino. Fu un successo!”
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E lo è ancora un grande successo, quel pesetto protagonista di collane, bracciali e orecchini, accompagnato da piccole frange soffici che son tocchi di allegria colorata, infilato in una provetta da laboratorio farmaceutico a ricordare la storia vera di Veronica, laureata in farmacia e che negli anni si è occupata di sperimentazione in una grande multinazionale prima di scoprire che il suo destino, insieme a Laura, laureata in economia e con una grande esperienza nel trade marketing di multinazionali, fosse quello di creare bijoux che raccontano storie e diffondono messaggi di positività gentile.
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Et voilà la formula segreta di PLV Milano: ogni creazione è completamente made in Italy, come l’artigianato autentico insegna, ed ogni collezione custodisce storie ed immagini dedicate ad inebriare d’ispirazione chi le sceglie. Come “Io So Volare”, il motto inciso sulla medaglietta che accompagna il ciondolo a forma di aeroplanino di carta e la frangina in cotone thailandese, a decorare collane e bracciali in argento 925 bagnato in oro rosa o bronzo rosa, che raccomanda di non dimenticare mai che “solo chi sogna può volare”; e per suggellare ulteriormente l’appello c’è anche la collezione “Sogno”, dove appesa ad una catena sottile brilla una stella che si appaia ad un ciondolo unico creato con i vetrini di mare sabbiati e una piastrina anch’essa cosparsa di stelline, quelle da impugnare per disegnarci sopra i propri sogni e farli brillare. Grazie PLV Milano della vostra generosità preziosa!
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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avvocatoreale · 5 months
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Torna Sara Boringhieri con le sue recensioni letterarie; per il mese di Novembre ha scelto un'atmosfera british: "La Signora in tweed" di Charles Exbrayat
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di Sara Boringhieri
“LA SIGNORA IN TWEED” di Charles Exbrayat
Londra, anni Cinquanta. L’Ammiragliato è un mondo di soli uomini, che indossano sobrie uniformi scure. Ma c’è una macchia di colore in quelle cupe stanze, una donna dalla folta chioma fulva che veste un caratteristico tailleur di tweed, corredato da una sciarpa tartan rossa e verde. Si chiama Imogene McCarthery. Da vent’anni lavora come dattilografa in quell’ambiente declinato al maschile, fiera e caparbia come le Highlands della sua lontana patria, la Scozia. Ad averle infuso tale sicurezza è stato il padre, che le ha raccontato la storia della sua terra raccomandandole di difenderla a ogni costo. Un giorno, finalmente, Imogene può mettere in pratica i suoi insegnamenti. Il suo capo, David Woolish, ha una missione per lei: dovrà recarsi a Callander, il paese in cui è nata, e consegnare dei documenti segreti a un funzionario del governo. Imogene non esita un secondo e sale sul treno con la busta sottobraccio, ma non sa che ci sono persone che vogliono approfittarsi della sua presunta ingenuità. Eppure, grazie a intuito, destrezza e un pizzico di fortuna, Imogene difenderà l’onore della croce di sant’Andrea, tornando a casa trionfante.
Imogene McCarthery rappresenta l’archetipo della “protagonista controversa”. È un personaggio che nel bene e nel male non lascia indifferenti, la sua presenza e la sua personalità sono ben delineate fin dalle prime pagine e permangono ben caratterizzate nel corso dell’intero romanzo.
Legatissima alle proprie origini scozzesi, non fa nulla per nascondere il suo attaccamento al proprio Paese natale. E’ una donna energica, determinata, schietta e sincera prima di tutto (non manda a dire alcunché) ma al contempo anche una protagonista che dà spazio alle emozioni e che nella sua determinazione è irruente e istintiva, ironica e irascibile: attraverso i suoi occhi e il suo particolare modo di agire, il lettore viene catapultato nell’Inghilterra e nella Scozia degli anni Cinquanta del secolo scorso con tutte le contraddizioni, i pregiudizi e le difficoltà dell’epoca e della società di quel momento storico.
Charles Exbrayat, francese d’origine, crea un personaggio femminile difficile da dimenticare: Imogene o la si ama o la si odia.
Le avventure di Imogene Mc Carthery (da cui nel 2010 è stata tratta anche una versione cinematografica che vede l’attrice Catherine Frot interpretare la beniamina scozzese) vengono pubblicate per la prima volta nella collana “Le Masque” tra il 1959 e il 1975,  mentre sono di recente pubblicazione nel resto del mondo.
“La signora in tweed” è la prima opera pubblicata in Italia nel 2023.
Degna di nota è la prefazione del libro a cura di Alice Basso, nota scrittrice che vive nel torinese e che presenta il romanzo incuriosendo il potenziale lettore.
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avvocatinellapolis · 5 months
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Torna Sara Boringhieri con le sue recensioni letterarie; per il mese di Novembre ha scelto un'atmosfera british: "La Signora in tweed" di Charles Exbrayat
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di Sara Boringhieri
“LA SIGNORA IN TWEED” di Charles Exbrayat
Londra, anni Cinquanta. L’Ammiragliato è un mondo di soli uomini, che indossano sobrie uniformi scure. Ma c’è una macchia di colore in quelle cupe stanze, una donna dalla folta chioma fulva che veste un caratteristico tailleur di tweed, corredato da una sciarpa tartan rossa e verde. Si chiama Imogene McCarthery. Da vent’anni lavora come dattilografa in quell’ambiente declinato al maschile, fiera e caparbia come le Highlands della sua lontana patria, la Scozia. Ad averle infuso tale sicurezza è stato il padre, che le ha raccontato la storia della sua terra raccomandandole di difenderla a ogni costo. Un giorno, finalmente, Imogene può mettere in pratica i suoi insegnamenti. Il suo capo, David Woolish, ha una missione per lei: dovrà recarsi a Callander, il paese in cui è nata, e consegnare dei documenti segreti a un funzionario del governo. Imogene non esita un secondo e sale sul treno con la busta sottobraccio, ma non sa che ci sono persone che vogliono approfittarsi della sua presunta ingenuità. Eppure, grazie a intuito, destrezza e un pizzico di fortuna, Imogene difenderà l’onore della croce di sant’Andrea, tornando a casa trionfante.
Imogene McCarthery rappresenta l’archetipo della “protagonista controversa”. È un personaggio che nel bene e nel male non lascia indifferenti, la sua presenza e la sua personalità sono ben delineate fin dalle prime pagine e permangono ben caratterizzate nel corso dell’intero romanzo.
Legatissima alle proprie origini scozzesi, non fa nulla per nascondere il suo attaccamento al proprio Paese natale. E’ una donna energica, determinata, schietta e sincera prima di tutto (non manda a dire alcunché) ma al contempo anche una protagonista che dà spazio alle emozioni e che nella sua determinazione è irruente e istintiva, ironica e irascibile: attraverso i suoi occhi e il suo particolare modo di agire, il lettore viene catapultato nell’Inghilterra e nella Scozia degli anni Cinquanta del secolo scorso con tutte le contraddizioni, i pregiudizi e le difficoltà dell’epoca e della società di quel momento storico.
Charles Exbrayat, francese d’origine, crea un personaggio femminile difficile da dimenticare: Imogene o la si ama o la si odia.
Le avventure di Imogene Mc Carthery (da cui nel 2010 è stata tratta anche una versione cinematografica che vede l’attrice Catherine Frot interpretare la beniamina scozzese) vengono pubblicate per la prima volta nella collana “Le Masque” tra il 1959 e il 1975,  mentre sono di recente pubblicazione nel resto del mondo.
“La signora in tweed” è la prima opera pubblicata in Italia nel 2023.
Degna di nota è la prefazione del libro a cura di Alice Basso, nota scrittrice che vive nel torinese e che presenta il romanzo incuriosendo il potenziale lettore.
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scienza-magia · 8 months
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We Award premia le donne imprenditrici di successo
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Eccellenze femminili, al via le candidature per il premio WE Award. Riconoscimento delle donne attive nel mondo del business, dell’innovazione e nel no profit - Candidature entro il 17 ottobre. Stanno arrivando le prime candidature per il premio WE Award - Woman Eccellenze 2023. Il progetto internazionale Women at the Top realizzato dal Sole 24 Ore in collaborazione con il Financial Times e con la media partnership di Sky Tg24, per celebrare l’eccellenza femminile: due giornate di incontri e un premio WE Award – Woman Excellence dedicato alle donne attive nel mondo del business, dell’innovazione e nel no profit per valorizzarne i talenti e i successi: personalità femminili che con intuito, determinazione, coraggio e perseveranza si sono impegnate nel raggiungere obiettivi. La finalità del premio è quella di contribuire a dare visibilità agli sforzi e alla creatività di donne per promuovere modelli di azione ed esperienze che stimolino e siano di ispirazione ad essere sempre più protagoniste del nostro tempo e testimoni che «ispirano il futuro». Il percorso, alla sua prima edizione, parte con il Premio ed è articolato su due incontri e una serata di gala conclusiva che vedrà l'assegnazione del premio WE Award - Woman Eccellenze 2023. Candidature entro il 17 ottobre Il premio è suddiviso in quattro categorie (Business, International, Open Innovation e No Profit) e le candidature dovranno pervenire all’indirizzo https://weaward2023.ilsole24ore.com/ entro il 17 ottobre. Ciascun partecipante potrà candidarsi per una sola categoria.
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La categoria Business: rivolto alle imprenditrici, manager e C-level under 45. Possono partecipare tutte le donne di età fino a 45 anni non compiuti che abbiano attivamente lavorato allo sviluppo di un progetto di miglioramento, del cambiamento o del welfare aziendale, avendo prodotto impatti misurabili sull’azienda o ancora l’impatto dei progetti di welfare sui dipendenti. La categoria International: rivolto alle donne artefici di un progetto di internazionalizzazione. Possono partecipare a questa categoria tutte le donne imprenditrici, manager e C-level, senza limiti di età, che abbiano attivamente lavorato alla realizzazione di progetti di internazionalizzazione. La categoria Open Innovation: donne che lavorano nel mondo delle start-up e hanno ideato e sviluppato progetti innovativi. La categoria No Profit: donne o associazioni che, in Italia, si siano particolarmente distinte attraverso attività e progetti del terzo settore e del no profit. La giuria è presieduta dalla Presidente Borsa Italiana S.p.A. e Vicepresidente Il Sole 24 Ore S.p.A Claudia Parzani, con Mirja Cartia d'Asero, Amministratrice delegata Gruppo 24 ORE, Giuseppe De Bellis, Direttore Sky Tg24, Orson Francescone, Managing Director FT Live, Silvia Sciorilli Borrelli, Corrispondente Financial Times, Donatella Sciuto Rettrice Politecnico di Milano, Laura Zanetti, Presidente Italmobiliare Spa e Associate Professor of Corporate Finance Bocconi. Gli incontri L'iniziativa Woman at the top prevede due momenti di confronto sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro e della società in generale con la partecipazione di esperte italiane e internazionali e la premiazione durante la serata di Gala che si conclude il 30 novembre. Sportive, rappresentanti del mondo dell'associazionismo e del terzo settore, imprenditrici, giornaliste, scienziate e istituzioni racconteranno progetti, storie ed esperienze che siano di ispirazione per le donne di oggi e di domani. Il primo appuntamento è un evento digitale in programma il pomeriggio del 17 ottobre, trasmesso in streaming dagli studi milanesi di Sky TG24, dedicato ai temi del lavoro, dell’impresa e i nuovi percorsi di leadership ed empowerment femminile. Il secondo incontro avrà luogo la mattina del 30 novembre, sia in presenza al Teatro Lirico di Milano sia in streaming. Un summit dal vivo in cui l'eccellenza femminile verrà raccontata e celebrata in modo ampio, attraverso le testimonianze di donne di successo in tutti i settori, dal mondo dell'imprenditoria a quello dello sport, della cultura e del terzo settore. Il pubblico presente in sala avrà la possibilità di intervenire con domande dalla platea. Serata di Gala – Assegnazione del Premio Ed infine la serata di Gala, sempre il 30 novembre 2023 a Milano, al Teatro Lirico Giorgio Gaber, con interviste e tavole rotonde, che si concluderà con la cerimonia del premio WE Award: un riconoscimento per premiare tre candidate per ciascuna categoria delle eccellenze femminili nell'ambito del business e dell'associazionismo. Un vero momento celebrativo durante il quale donne di successo italiane e internazionali racconteranno le loro esperienze, non negheranno la fatica, la tenacia e il talento che le ha sostenute. Read the full article
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iosonochiarapagnini · 9 months
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Che il marketing sia qualcosa di cattivo è un pregiudizio duro a morire quando lo si associa al concetto di ''vendere, no matter what''. A dar credito al preconcetto secondo cui per vendere bisogna mentire, ingannare o ancora peggio truffare, bisognerebbe prenderne subito le distanze.
Ma oggi il marketing si sta lentamente riscattando grazie a una posizione diversa presa dagli stessi operatori: il marketing non vuole essere un'arma, ma uno strumento utile che ci fa bene conoscere.
Prima di formarmi come Social Media Manager ho lavorato molto tempo nel commercio a stretto contatto con persone di ogni genere e devo dare merito alla mia curiosità se ho osservato tanto da capire che alla base della vendita ci sono sempre più spesso fattori più semplici di quanto si potrebbe pensare.
La mia esperienza in una boutique è stata altamente formativa per comprendere una regola fondamentale.
Vi racconto una storia.
Ero commessa in questo negozio circondata da abbigliamento, scarpe, gioielli ed accessori. La clientela, naturalmente, era all'80% femminile sebbene fossimo negozio uomo/donna.
Salgo pure al 90%, se considero che i pochi uomini che ho visto erano solo d'accompagnamento (forzato, ovviamente!) a mogli e fidanzate.
Era una mattina d'estate e il negozio era pieno. Vedo entrare una signora che attira la mia attenzione per la sua altezza, una bella donna che di certo non passa inosservata.
Nel trambusto e in un grande via vai, non faccio a meno di notare che la signora gira molto nel negozio osservando qua e là, ma passa e ripassa più volte davanti a un paio di scarpe in particolare.
Finisco di servire altri clienti, mi libero e la signora è ormai al quinto o sesto giro davanti le stesse scarpe.
Le guarda con la testa di traverso, quasi a studiarle. Il corpo è girato verso destra. Sembra prenderne le distanze. Poi distoglie lo sguardo, finge di guardare altro, tocca i vestiti esposti quasi sfogliandoli distrattamente e poi si gira di nuovo a guardarle.
Il mio intuito si attiva e voglio capire.
Le dico che quel paio di scarpe piace tantissimo anche a me (era vero).
Lei per un attimo sobbalza, come svegliata da un sonno di cui non era consapevole. Mi sorride e si avvicina. Ammette il suo interesse palese e mi chiede se ci sono altri colori. Glieli faccio vedere ma negli occhi della signora vedo passare due stati d'animo: l'interesse per i colori che guarda estasiata prima e subito dopo una forte disillusione, il suo sguardo si spegne.
Noto quel cambio di bagliore, ma capisco anche che c'è qualcosa sotto che io non so, anche se posso intuirlo.
Ci vado con delicatezza quando le chiedo: ''Vuole provarle?''
La signora rifiuta, poco convinta e con un'aria di colpevolezza (che era verso se stessa). Ma subito dopo si arrende e mi confida, con voce bassissima quasi a svelare un tremendo crimine, qual è il problema.
''Io non ho mai potuto indossare un sandalo coi lacci alla caviglia, perchè ho una caviglia bruttissima. Non posso.''
''Non posso''. Ecco, è questo il momento esatto in cui quella donna si è fidata di me.
E' il momento esatto in cui ha svelato la sua debolezza e ora sta a me esserne degna e non tradirla.
E' il momento esatto in cui ho l'opportunità non solo di capire, ma di fare qualcosa di buono.
La mia empatia ha uno scossone tale che la prendo in disparte, le offro uno spazio di dialogo lontana da orecchi indiscreti e lei si apre, erutta come un vulcano le sue insicurezze. Queste caviglie le vede grosse, brutte, orribili, inguardabili, per niente femminili e le mettono un disagio tale al punto che mi confida di averle sempre nascoste il più possibile. Che sono il suo disagio più forte da quando era ragazza e non l'ha mai superato.
Sarà che conosco il peso di un'insicurezza, sarà che fra donne ci si capisce, ma prendo a cuore la situazione al punto che mi dimentico di essere una commessa per un paio di minuti.
Le chiedo con la massima delicatezza possibile se posso darle la mia opinione e lei mi permette di guardargliele. Questo succede perchè si fida di me. Lei si alza di poco i pantaloni lunghi, indossati in Agosto con temperature folli (pur di coprirle) e mi continua un elenco dispregiativo e... ingiusto, mentre mi sono abbassata di poco per osservarle.
Quelle caviglie non avevano assolutamente niente.
Mi rialzo e la guardo, sentendomi in dovere di provare a scioglierle qualcosa che la tormenta da tutta la vita e per farlo non devo cercare le parole perchè quando si dice la verità non c'è bisogno di copione.
Quello che le dico è pressappoco questo: ''Io lavoro qui da mesi, di donne ne ho viste e di caviglie pure perchè vendo scarpe tutti i giorni. Le posso garantire che le sue caviglie non solo non hanno niente, ma sono perfettamente proporzionate alla sua altezza e alla sua corporatura.''
Già, dimenticavo: la signora aveva circa 45 anni ed era alta almeno un metro e ottanta. La sua corporatura era imponente per natura, ma non per questo tozza come si vedeva. Forse plagiata dagli standard comuni, dalle sue taglie non in linea con lo standard imposto dal mondo della moda e forse, chissà, da qualche cretino che gliel'aveva fatto credere, quel ''Non posso'' mi ha disturbata e intristita.
Oppure per qualcosa di più semplice: non aveva mai accettato la sua altezza e le sue forme.
Non so se quella signora non avesse mai chiesto a nessuno un'opinione o se avesse avuto bisogno da chissà quanto di sentirsi dire certe parole, ma sono certa che l'empatia ha vinto.
Le ho chiesto di credermi e che provasse quelle scarpe per me, ma non l'avrei mai obbligata all'acquisto se non se le sentiva. Non c'entrava più niente la vendita, volevo che spezzasse quel circolo. Non sopportavo che vivesse in quel modo. Io sapevo che le sarebbero state bene.
Si è fidata di me, le ha provate e io le ho consigliato con cosa potessero stare bene. Mentre parlavo aveva il sorriso stampato in faccia, come di chi si è appena liberato dalle catene.
Lei ha cominciato a fare una lista entusiasta di cosa aveva già nell'armadio che poteva starci bene, non smettendo mai di sorridere. Eravamo davanti a un grande specchio e lei non smetteva mai di fissarsi i piedi con le sue belle scarpe e io mi godevo lo spettacolo di una donna liberata da una paranoia inutile.
''Le prendo!'' e si illumina in volto ancora di più.
Non mi scorderò mai l'espressione che aveva alla cassa: era di libertà, di felicità infantile, di soddisfazione, di chi si è liberata di un peso che l'ha oppressa per anni. Era talmente libera che era diventata goffa dall'emozione.
Quando se n'è andata mi ha sussurrato un ''Grazie'' che parlava da solo.
Questa esperienza è stata una delle più forti mai provate.
E avevo già capito cosa significa per me vendere: attivare l'intuito e l'empatia, andare a fondo, osservare chi ho davanti. A volte la persona non vuole vuotare il sacco, ma in quel caso serve una bella dose di inutito condita da empatia: individuato il potenziale blocco, esprimerlo con delicatezza e vedere se quella persona si lascia aiutare. Nel 90% dei casi funziona, perchè le persone vogliono qualcuno che le aiuti a scegliere.
Vogliono essere ascoltate, comprese, supportate.
Tutto il marketing è empatia. Siamo così presi nel produrre, produrre e produrre oggetti sempre più funzionali, sempre più completi, sempre più costosi che ci dimentichiamo spesso delle persone.
Da cliente, raramente trovo commessi e addetti che mi trattano come una persona. Mi trattano solo come un cliente che deve comprare qualcosa e questo mi fa uscire dal negozio. Non mi interessa essere trattata così. Sono sicura che non piace a nessuno.
Le vendite più difficili, coi clienti più impossibili, le ho sempre chiuse con pazienza, professionalità e una grande dose di empatia.
Il segreto è puntare al cuore e non al portafogli.
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roby1978 · 10 months
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Fragilità femminile
Intuito che è stato infamato, credi ancora che sia selettiva la tua scelta, ma invece guarda, guarda come sei continuamente colpita nel tuo intimo sentimento, e ovvio ti hanno chiesto di essere pari all’uomo negli sforzi psichici del lavoro come sempre denigrazione, perché tu devi comunicare anche il modo come essere madre, neanche hai visto come hanno sostituito questo sinuo intuito, con il…
View On WordPress
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Vecchio e rallentato, ho una visione di me e del mondo completamente diversa da quando sto a casa da solo rispetto a quando sto fuori e mi relaziono. Da maschio divento femmineo, e i miei pensieri altresì si invertono, da femminili diventano maschili. Sono infatti più uomo dentro casa, ma possiedo comunque un pensiero femminile, come l'attenzione ai dettagli sul vestiario, mentre fuori casa sono proprio il contrario. Attento ai dettagli che ingranditi diventano chimere, fuori casa ritornano a essere al loro posto marginale. Dentro casa le mie idee sono ferree e precise, fuori sono come fiumi che si incontrano con un mare mosso, caotico, che tutto rovescia e scombina. Fuori mi sento intorpidito, incapace di un discorso ordinato e elegante ma dentro conservo la fiamma dell'intuito che, sopraffino, approfondisce riflessioni altrimenti sterili. Dentro casa invece, sono ordinato e elegante ma non posseggo nessuno spirito di riflessione particolarmente acuto. È difficile migliorarsi su un certo tipo di aspetto perché se voglio migliorare l'intuito, per esempio, non posso farlo nella mia stanza perché non ho la mente predisposta, per questo è sempre complicato migliorarsi in questo senso, non essendo tuttavia impossibile. Iddio ci ha creati con questi paradossi, che, costanti, si insinuano nelle nostre vite, io infatti sono sicuro, e questo è il mio intuito che parla, che non esiste l'inferno come lo intendiamo noi, ma questo non è altro che il nostro mondo con tutti i nostri problemi e gli orrori che lo contraddistinguono, l'anima, per elevarsi, deve subire delle reincarnazioni, per rendersi perfetta e potersi elevare a tornare nell'uno, nella dimensione paradisiaca.
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londranotizie24 · 2 years
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Europei femminili, Italia-Belgio 0-1: azzurrine fuori ai gironi
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Europei femminili, Italia-Belgio 0-1: azzurrine fuori ai gironi Di Matteo Cefalo A Manchester la sconfitta dell'Italia con il Belgio sancisce l'eliminazione delle azzurrine dagli Europei femminili. La decide De Caigny Europei femminili: l'Italia esce a testa bassa Che questa edizione degli Europei femminili fosse stregata per le azzurrine di Milena Bertolini lo si era già intuito dai primissimi minuti della gara inaugurale con la Francia. Da quel miracolo del portiere transalpino che aveva negato a Bonansea un gol già fatto. E dalla conseguente imbarcata incassata dalle nostre ragazze. Il match con l'Islanda aveva ridato una flebile speranza al gruppo. Ma alla fine dei conti l'evidente incapacità realizzativa di Girelli e co ed una retroguardia non proprio al top della forma sono costate carissimo alla Nazionale. La sconfitta col Belgio nell'ultima giornata del girone pesa come un macigno. L'Italia femminile è per la seconda volta consecutiva fuori dall'Europeo già dalla fase a gironi. La partita dell'Academy Stadium di Manchester delle 21:00 di ieri è stato il perfetto riassunto di tutto ciò che è andato storto alle azzurrine sin dall'inizio della manifestazione. La squadra ha costruito per buoni tratti dell'incontro, si è presentata dalle parti della porta avversaria una miriade di volte, ha tenuto il pallino del gioco. Ma alla fine, se anziché calciare decidi di appoggiarla comodamente tra le braccia del portiere, e se in quell'unica occasione che concedi alle rivali vai completamente in bambola, è inevitabile che te ne torni a casa con 0 punti. A dire il vero, a differenza dei disastrosi avvii contro Francia e Islanda, stavolta l'Italia all'inizio mette i brividi al Belgio. Bertolini si affida nuovamente alle senatrici Bonansea e Girelli in attacco. Mentre in difesa una Gama nettamente fuori forma lascia il posto a Di Guglielmo. Come detto, le scelte del CT, almeno nelle prime battute, sembrano essere premiate. Al 1' Girelli recupera subito la sfera. Ma la sua conclusione è deviata in angolo dal portiere belga Evrard. Le avversarie provano a rispondere all'intraprendenza italiana e in qualche frangente spaventano Giuliani. Ma senza creare grossi pericoli. Al contrario le azzurrine sembrano particolarmente pimpanti. Ma è l'incisività che manca alla banda di Bertolini. Incisività che invece è il punto di forza delle fiamme rosse. In avvio di ripresa, al termine di un batti e ribatti in area mal gestito dalle nostre, la palla arriva a De Caigny. Il suo piazzato vale l'1-0 belga. La reazione dell'Italia è immediata, con Girelli che colpisce una traversa che risuona ancora. Ma da lì in poi la vivacità azzurra andrà gradualmente spegnendosi. Bonansea appare spesso e volentieri imprecisa. Le neoentrate Giacinti e Sabatino non incideranno affatto, proprio come Cernoia. La stessa Girelli uscirà dal campo in preda al nervosismo. E anzi saranno ancora le fiamminghe ad andare più vicine al gol, con un palo colpito da Wullaert in contropiede. Ma al 90' è 0-1. L'Italia si arrende alle avversarie e lascia mestamente l'europeo, al netto di un solo punto conquistato. Il Belgio, complice l'1-1 nell'altra gara di serata tra Francia e Islanda, si qualifica ai quarti da seconda classificata, assieme alle francesi. Spetterà ora al commissario tecnico e al suo staff capire cosa è andato storto in Inghilterra. Probabilmente le ragioni del fallimento azzurro vanno individuate nella scarsa abitudine delle nostre ragazze a sopportare una simile pressione. Oltre che nella comunque risaputa superiorità di altre compagini, dovuta ad una maggiore esperienza in ambito internazionale. La sconfitta brucia e brucerà ancora. Ma, con un Mondiale alle porte, e con l'innovazione portata dal professionismo, già non è più tempo di piangersi addosso. L'avventura inglese servirà da lezione alle nostre calciatrici, nella speranza che questa esperienza contribuisca in qualche modo alla conquista di successi futuri. ... @ItalyinLDN Continua a leggere su Read the full article
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alba72 · 2 years
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Pillole di Psicolgia
…Esistono delle dinamiche così sottili che se non si è sufficientemente intuitivi e differenziati si resta intrappolati nella loro ragnatela, abili come degli aracnidi, tessono reti invisibili alle vittime.
Spesso questi individui sono permissivi accondiscendenti, ma nel momento in cui hanno ottenuto ciò che hanno progettato, iniziano a stringere il cappio intorno al collo del malcapitato.
La strategia in realtà è molto semplice, mostrandosi vittime a loro volta, utilizzano la strategia dello “specchio” per intrappolare, “io ti faccio vedere ciò’ che Tu voi vedere in me”, tessendo alla vittima relazioni a maglie larghe.
Il profilo psicologico di questi soggetti, che risultano avere una intelligenza mediocre, in percentuale maggiore sono soggetti di sesso femminile, emerge da uno studio lungitudinale, sui disturbi di personalità, cluster B, soggetti borderline alto funzionanti.
Le dinamiche messe in atto sono veri e propri atti di controllo sociale mirato alla persona vittima, che può essere un amica/o, un compagna/o, una moglie/ marito. L’aspettò sorprendente è che quando il loro progetto di controllo(spesso inconscio), sta per essere compromesso , poiché la vittima ha intuito qualcosa, ritrattano e tornano ad essere, per un breve periodo accondiscendenti, mostrando una benevola apertura mentale e acconsentono a cedere un pezzettino del loro “ terreno di caccia”.
Cari lettori, alla lunga, la condivisione della quotidianità con questi soggetti, logoranti come le gocce delle galere veneziane, potrebbe rivelarsi un inferno…
Tratto dal mio lavoro di ricerca
Dott.ssa RosAlba Di Grazia
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arcobalengo · 1 year
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«Qui adesso cambia tutto e per capirne di più dobbiamo aspettare l’esito delle prossime elezioni politiche. Non si uccide la gallina dalle uova d’oro se non ce n’è già pronta un’altra che ne fa di più». Giovanni Falcone stava riflettendo con il collega e amico Piero Grasso, e il riferimento era all’omicidio di Salvo Lima, avvenuto due mesi prima. Il rientro a Palermo di Falcone con la moglie Francesca Morvillo era previsto per venerdì 22 maggio. Ma la magistrata venne bloccata, aveva una riunione la mattina successiva convocata dal presidente della commissione d’esame per uditori giudiziari, di cui faceva parte. Il volo fu rinviato al sabato pomeriggio.
[.....]
Alle 17.43 il Falcon 50 noleggiato dal Sisde atterrò sulla pista di Punta Raisi. Antonio Montinaro, caposcorta del giudice, si avvicinò al velivolo. Gli altri agenti di scorta della polizia di Stato attendevano davanti alle tre auto blindate. Giuseppe Costanza aprì il cofano e sistemò i bagagli. Poi salì dietro e lasciò le chiavi dell’auto al giudice, che aveva deciso di guidare. Accanto a Falcone si sedette la moglie. Ad aprire il corteo diretto a Palermo la Fiat Croma marrone guidata da Vito Schifani. Insieme a lui in auto c’erano Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. A seguire la Croma azzurra guidata da Gaspare Cervello, dove a bordo c’erano anche gli agenti Paolo Capuzza e Angelo Corbo. Nel frattempo, il boss di Altofonte Gioacchino La Barbera stava percorrendo in macchina la stradina parallela all’autostrada, seguendo le tre blindate del giudice con il telefonino sempre acceso. Era in contatto con i mafiosi che da un paio di ore erano in attesa sulla collinetta di Capaci: Giovanni Brusca, Antonino Gioè, Santino Di Matteo, Salvatore Biondino, Mariano Tullio Troia, Giovanbattista Ferrante. Ad azionare il radiocomando fu Brusca (o almeno lui credette così), che per qualche istante esitò. «Via, via, via», lo esortò Nino Gioè, per ben tre volte. E alla terza Brusca pigiò il tasto. Ma come spesso accade in questa storia, spesso la realtà si discosta dalla narrazione ufficiale e ancora più spesso le cose sono sempre più complesse di quanto appaiono. Durante il processo d’appello sulla strage di Capaci che si svolse dinanzi alla Corte d’Assise di Appello di Caltanissetta, Pietro Riggio (ex agente del corpo della polizia penitenziaria e contemporaneamente affiliato alla cosca mafiosa di Caltanissetta, per conto della quale svolgeva il ruolo di esattore della mafia) dichiarò che il suo compagno di cella, l’ex appartenente alla polizia di Stato Giovanni Peluso, gli avrebbe confidato di aver lavorato per il Sisde e di aver partecipato alle fasi esecutive della strage insieme a un altro appartenente alla polizia di Stato, denominato “il turco”. Sempre nel corso delle stesse udienze, la genetista Nicoletta Resta (perita nominata dalla Corte d’Assise d’Appello) affermò che nel luogo in cui fu preparata la strage c’era stata e si era trattenuta certamente una donna in quanto resti di Dna femminile furono estratti dai reperti rinvenuti nei pressi del luogo dell’esplosione. La mafia non aveva mai acconsentito che una donna partecipasse a una qualsiasi sua azione, per cui tale donna doveva necessariamente provenire da un ambito non mafioso. Qualche anno dopo si svolse (sempre a Caltanissetta) il processo “Capaci bis”. Nel corso delle udienze questa volta Riggio venne preso sul serio e fu organizzato un confronto tra lui e Peluso, questa volta indagato per la strage del 23 maggio 1992. Riggio: «Peluso mi disse: “Ma tu sei sicuro, credi ancora che il tasto del telecomando l’abbia premuto Brusca?” Io rimasi spiazzato. “Mah – dissi - non lo so perché mi dice questo”. Però ho intuito subito, nell’immediatezza dei fatti, che sicuramente conosceva, sapeva qualche cosa, o diretta o de relato o non so come, che gli facesse affermare questa cosa che Brusca effettivamente non avesse premuto lui».
Franco Fracassi - The Italy Project
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lamilanomagazine · 7 months
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Con “Trame d’autunno” si chiude la rassegna al femminile della Bertoliana dedicata a sei “PrimeDonne”
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Con “Trame d’autunno” si chiude la rassegna al femminile della Bertoliana dedicata a sei “PrimeDonne”. Vicenza, si concluderà mercoledì 27 settembre in contra’ Riale 5, nel chiostro di Palazzo San Giacomo, alle 18, la rassegna al femminile “Trame Intrecci Relazioni – Incontri di letture ad alta voce e lavori a maglia”. Il tour in sei tappe targato Biblioteca Bertoliana dedicato a sei “PrimeDonne”, che si sono distinte in ambiti considerati prettamente maschili, si chiuderà dunque con un focus su Elvira Sellerio, editrice, nell’ambito dell’evento “Trame d'autunno”. Per l’occasione infatti il chiostro sarà oggetto di un nuovo allestimento artistico in stile “urban knitting”, a cura delle volontarie dell’associazione “Come un incantesimo”. L'allestimento sarà in stile e colori autunnali, per festeggiare la stagione entrante e l'equinozio d'autunno. Grazie alla lettura di alcune pagine del libro “La memoria di Elvira”, edito da Sellerio nel 2015, si avrà modo di conoscere Elvira Sellerio, donna di grande finezza e intuito culturale, che nel 1969, insieme al marito, fondò l’omonima casa editrice. La scelta dei brani e le letture dalla raccolta di scritti di grandi autori (tra cui Camilleri, Recami, Canfora, Adorno) - che hanno collaborato o scritto per la casa editrice palermitana - saranno a cura di Carlo Presotto, attore e drammaturgo, presidente e direttore artistico della compagnia teatrale vicentina La Piccionaia. Nell’occasione si parlerà anche della collaborazione in corso della Bertoliana con l’associazione “Come un incantesimo” per la realizzazione di un nuovo progetto artistico collettivo, “Fleurs”: fiori colorati del diametro tra i 5 e i 15 centimetri, realizzati in stoffa, ai ferri o all'uncinetto, vengono raccolti da tutte le biblioteche cittadine fino al 20 novembre 2023. L'ingresso all’evento è libero fino a esaurimento dei posti disponibili. In caso di maltempo, l'incontro inizierà alle 18.30 e si svolgerà nella sala generale di Palazzo San Giacomo, sempre in contra’ Riale 5. Per informazioni sull’evento: Biblioteca Bertoliana – Palazzo San Giacomo, contra’ Riale 5, 0444 578211, [email protected]. Per informazioni sui volontari per la creazione dei fiori: associazione “Come un incantesimo”, 380 3755448, [email protected].... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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silviascorcella · 5 months
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Morfosis f/w 2018-19: il fascino dei contrasti, come in un film noir
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Ci vuole un guizzo intellettuale per scoprirne il segreto, certo, ma l’essenza è tutta già racchiusa nel nome: Morfosis. Senza alcun vanto, chi è avvezza agli studi classici avrà già intuito: la metamorfosi è innanzitutto una disposizione d’animo verso le cose in continuo mutamento, le atmosfere mai fisse, la vita che ci scorre intorno e le evoluzioni infinite che tutto questo, con noi infilate dentro, può godere. 
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Applicata alla questione della bellezza, poi, in particolare quella da portare indosso attraverso gli abiti, l’evocazione della metamorfosi diventa persino un atto generoso: e divertito.
Perché tutto s’impernia sul proprio punto di vista sul mondo, o sul guardaroba che per una donna è un mondo altrettanto importante: vestire è una forma d’espressione profondamente personale, il gusto è questione intimamente individuale, e la capacità d’interpretazione attraverso i capi d’abbigliamento diventa un’occasione di trasformazione quotidiana, un esercizio di scelta all’interno di un caleidoscopio di possibilità, un esercizio di stile e di styling sempre nuovo. 
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L’importante è sentire fino in fondo la grande libertà che una collezione, nata su questa visione quasi filosofica del fare moda, concede con le sue creazioni.
Dopotutto, la predilezione principale della fashion designer e fondatrice del brand Alessandra Cappiello va da sempre verso una direzione ben precisa: l’elogio dell’imperfezione, intesa come spazio di libertà di sperimentazione sull’originalità, naturalmente! 
La collezione a/ 2018-19 è un invito rinnovato a prendere parte al percorso di metamorfosi della visione del brand dedicata alla sua donna, che qui trova il suo riflesso in un’epoca del secolo scorso assai peculiare: ovvero gli anni del cinema noir.
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Chiudete gli occhi e immaginate quelle atmosfere composte di luci e ombre che giocano con i contrasti, gli ambienti densi di tinte scure e intriganti, le penombre che mentre operano una distorsione della realtà ne regala una lettura perfetta a modo suo: ecco, ed ora immaginate un’icona fra le tante, ma forse la più celebre per l’abilità a fare del contrasto una peculiarità della sua immensa bellezza, ovvero Marlene Dietrich.
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Ecco, ora spegnete la tv immaginaria e riscoprite il lato umano serbato nella diva: è lì che Alessandra Cappiello va a cogliere l’ispirazione vera per questa collezione, ovvero nella personalità forte eppur profondamente femminile, nella sensualità innata eppur consapevole, che la caratterizzano nel suo quotidiano fuori dal set, fuori dal linguaggio simbolico con cui è stata catalogata, ma dentro la libertà d’espressione del suo modo di essere e di apparire. 
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Or dunque, è questa la traccia sulla quale è nata una collezione di un’eleganza peculiare, in bilico tra l’appeal mascolino dei completi con la giacca e la femminilità intima dei dress lievi. Un’eleganza fatta soprattutto di quell’autenticità che si esprime nei contrasti dei materiali, tra le trasparenze fiorite e l’opulenza dei velluti, ma anche nelle lunghezze variabili degli abiti, una volta mini e una volta maxi, nei tagli dei pantaloni, ora affusolati come lo spirito urban suggerisce, ora ampi e piombanti a terra come le atmosfere retrò evocano, nella mutevolezza dei volumi, ora netti come nel cappotto dritto, ora rigonfi come nel piumino dall’allure couture.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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imthedestination · 3 years
Note
Ho chiuso con il ragazzo con cui mi frequentavo. Nonostante fosse bello, sveglio e molto sensibile, non trovavo ciò che cercavo e di cui avevo bisogno.
Ho preso questa decisione da sola, ma ora ci sto più male di quanto mi aspettassi.
Dovrei tornare sui miei passi perché ho fatto la scelta sbagliata o è solo un po’ di nostalgia?
Tesoro, magari ora ci stai male perché comunque volevi costruirci qualcosa e man mano ti stavi affezionando. Poi, sicuramente ti eri abituata a lui, a sentirlo e a parlare sempre con lui. Io non so quale sia il vostro rapporto effettivamente. Valuta tu in base a ciò che senti. Segui il tuo intuito femminile
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